Trascinati tra luce e ombra

La mia prima fic qui *-*

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  1. Nyxenhaal89
     
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    Ragazzi un piccolo sondaggio, vi prego di rispondere numerosi....
    Adesso dovrebbe entrare in scena una nave pirata: però cosa potrei usare?
    Non sono molto tentato da Onepiece, ma sarebbe una possibilità.
    Sennò ci sarebbe Jack Sparrow, altrimenti Pirate John, che viene da Aveyond(sconosciuto ma bel gioco).
    Aiutatemi per favore, sono nel pallone più totale e non riesco a continuare ç__ç
     
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  2. Nyxenhaal89
     
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    Rieccomi qui! ^__^ Mi sono consultato con Kyon, a cui dedico questo capitolo. Mi scuso con Xander a cui avevo promesso l'apparizione di Kakuzu.... stavolta GIURO che lo faccio comparire nel capitolo 17, semplicemente non ho avuto più spazio XD(il mio limite è cinque pagine a capitolo per motivi di ordine). Ma insomma, ti ho già promesso che sopravviverà XD
    Detto questo, vi auguro buona lettura: vi informo, comunque, che questo sarà l'unico pg disney che comparirà nella fanfic, poichè alla fine si adatta bene all'ambiente.
    Ok, finisco di parlare. Buona lettura, e mi raccomando, leggete e commentate numerosi! ^__^ mi piace scambiare opinioni coi lettori ^__^

    16: La Perla Nera

    La loro reazione a quella sgradita sorpresa fu uno scoramento generale. Persino Altair, shockato, cadde in ginocchio a occhi spalancati, maledicendosi per la leggerezza con cui l’avevano lasciato andare. Alla fine era questo, il loro piano? Impedire loro di salpare da Midgar?
    Certo, realizzò Ezio. In questo modo, li avrebbero avuti a disposizione…
    Il continente di Midgar era uno dei più piccoli di Ivalice: contava sei città di primo piano, e innumerevoli paesini più piccoli. Le città di primo piano erano Twilight Town, Midgar(la capitale), Kalm, Yokohama, Junon e la più piccola, Nibelheim. Le loro regioni erano piccole e autonome, sottoposte all’autorità della ShinRa solo in caso d’emergenza. In un luogo così limitato, con due città rase al suolo alle spalle, le probabilità di fuga diminuivano. Il porto più vicino era a Junon, a duecento chilometri da Midgar: un viaggio decisamente troppo lungo, anche viaggiando presso la costa. Altair inoltre aveva avvisato di vari movimenti di Nessuno verso Midgar. Era improbabile che la città cadesse, soprattutto ora che Vincent e Sephiroth erano a guardia della metropoli.
    Riku sapeva quanto potesse essere forte suo padre, e Vincent aveva detto che anche lui aveva subito qualche mutamento drastico: insomma, Midgar era in una botte di ferro, per ora. E gli Esorcisti…
    In effetti, sembrava che tutti evacuassero verso Midgar, per renderla una fortezza impenetrabile.
    Se trovavano una nave a Junon, quindi, era un miracolo.
    Gli altri rimasero semplicemente sgomenti, osservando la nave che colava a picco. Solo Xion non se ne curava, presa com’era dal tentativo di fasciare il morso di Orochimaru sulla spalla di Naminè. Ezio restò accanto al suo mentore, fissando l’albero maestro che, come la mano di un annegato, si tendeva verso il cielo, prima di sparire anch’esso tra i flutti.
    A Sora ricordò il Grattacielo della Memoria, l’ultima, eroica costruzione ad aver retto alla distruzione della loro città. Il senso di impotenza e incapacità tornò più forte di prima, e gli impedì di proferire ancora parola.
    Kairi sfogò la sua frustrazione con un singolo pugno ad un palo, facendo cadere la lanterna che reggeva; Riku si guardava intorno senza capire, come se il tempo si fosse fermato. Allen espresse il suo sconforto sedendosi pesantemente per terra e tirando debolmente una manciata di sassi in acqua.
    - Maestro, che facciamo adesso? – chiese Ezio dopo un’ora di quella scena statica. – Ci dirigiamo a Junon? –
    Altair non rispose, fissando il vuoto che prima ospitava un bel galeone istoriato, con grandi vele bianche e soprattutto capace di portarli via da lì.
    - Maestro? – incalzò l’italiano. – Maestro? –
    - Ah – sussultò Altair muovendo la testa in modo scomposto verso di lui. – Sì… sì, credo –
    - Non faccia così – rimproverò Ezio. – Ci ha tirati fuori dai guai, finora. Ce la farà anche stavolta –
    - Le Chiavi hanno messo in fuga quegli esseri, non noi, Ezio. – gli fece notare l’islamico. – Ma hai ragione, non possiamo abbatterci… -
    L’Assassino si alzò e guardò l’orizzonte, alla ricerca di risposte. Ezio vide gli occhi del maestro assumere una tonalità azzurrognola: stava usando ancora una volta la sua capacità di analisi sovrasviluppata, l’Occhio dell’Aquila. Con essa, poteva anche vedere più lontano di qualunque essere umano. Ezio era un Assassino esperto e un suo discendente, ma non era ancora in grado di usarlo. Inoltre, a differenza di Altair, Ezio aveva il dito anulare; grazie alle nuove tecniche, infatti, le generazioni future potevano evitare la pratica del taglio dell’anulare, al tempo di Altair reso necessario dall’uso della lama celata. Fu Altair stesso a creare una una lama nascosta che permettesse di tenere tutte le dita al loro posto.
    - C’è una nave – disse interrompendo i ragionamenti dell’ex-allievo.
    - Cosa? Una nave?! – sobbalzarono tutti in piedi avvicinandosi ad Altair senza capirci granchè. Nessuno vedeva nulla, infatti. – Altair, che razza di idea di umorismo hai? – rimproverò duramente Kairi crocchiando le dita. I guanti emettevano ancora piccolissime volute di fumo.

    - Dove sta puntando? – chiese Ezio.
    - Verso di noi, ma non credo si fermerà – rispose Altair serioso, sforzando gli occhi. – Dobbiamo abbordarla pacificamente –
    - Come si fa ad abbordare una nave pacificamente? Non è un controsenso? – protestò Riku poco convinto.
    Altair non rispose, ed Ezio fece cenno di aspettare. Sembrava irrequieto per qualcosa.
    L’islamico si girò verso di loro, sedendosi.
    - Arriverà tra circa tre quarti d’ora, quindi stiamo calmi. Quando sarà abbastanza vicina, vi spiegherò il mio piano – disse prendendo la pipa saracena.

    - Ti fa tanto male, Naminè? – chiese Xion inginocchiata accanto all’amica, fissando preoccupata il morso che sanguinava ancora. – Mordere il collo, che cosa da maniaci… -
    Naminè sorrise rassicurante, scostando i capelli biondi che le finirono lievemente sul viso.
    Fu proprio quella sua grazia, quella sua eleganza che da sempre la contraddistingueva, a far innamorare Roxas anni prima. Per lui era come un fragile fiore da proteggere, da accudire e custodire. Ma Naminè era un essere umano, e come tale voleva ache vivere per sé stessa. Così si lasciarono e restarono comunque ottimi amici.
    Chissà perché Naminè pensava adesso a Roxas.
    In fondo, dopo averlo visto quella volta sotto l’Arca Bianca, era naturale che pensare a lui gli facesse venire il batticuore.
    Ma era davvero lui? Sembrava cambiato, indurito, quasi. I suoi occhi emanavano una forte sofferenza, struggente e travolgente. Non capiva perché si fosse mostrato a lei invece che a Sora, comunque. Ma in effetti, un’altra visione evanescente non gli avrebbe fatto bene.
    - I capricci dei morti sono misteriosi, eh? – disse tra sé. Xion la guardò dubbiosa. –Ah, scusa, i vaneggiamenti di una specie di misticista – rise con leggerezza.
    Non dirgli che mi hai visto, Naminè. Non dirgli che anche tu riesci a vedermi, non voglio che si illuda.
    Ecco cosa le disse Roxas prima di dissolversi nuovamente come fumo al vento.
    Sora e Allen stavano poggiati l’uno all’altro, impazienti, confrontandosi le scarpe per passare il tempo.
    Dopo un quarto d’ora di dibattimenti, arrivarono a sostenere che Sora sarebbe cresciuto ancora un po’, circa sul metro e settatacinque, poiché le sue scarpe erano una misura più grandi di quelle di Allen.
    Kairi aveva preso il fioretto di Ezio, tirando un po’ di scherma contro un albero a caso. Naminè la guardò con freddezza micidiale; quindi, la pugile preferì allenarsi sull’aria.
    - Ha le vele nere – notò Riku avvicinandosi preoccupato. – E se fosse una nave pirata? –
    - E’ una nave pirata – asserì Altair tirando fuori la spada. – La Perla Nera, il terrore del mare tra Midgar e Spira. A occhio e croce, questa zona è tornata indietro nel tempo di centocinquant’anni, più o meno –
    - Anche Spira? – chise Sora alzandosi a sua volta. La mano gli fremeva un po’. Non capiva perché: forse, quel pezzo di Roxas era turbato da qualcosa. Altair alzò le spalle, indicando chiaramente che non ne sapeva un accidente.
    Naminè si diresse verso il bordo della passerella del porto.
    - Posso provare a richiamarla qui – disse. – E’ pur sempre di legno. Potrei creare una passerella da qui a loro –
    - Devi fare un ponte di almeno centocinquanta metri – disse Ezio. – Probabilmente ci hanno già avvistati, potremmo ricevere una bordata da un momento all’altro –
    - Ezio, ti sembrano soldati della marina Junense? – commentò sarcastico l’islamico. – Naminè, prova, ma ho un brutto presentimento –
    La ragazza tese le braccia, con un profondo respiro. Percepì le forze di Gea fluirle in corpo, come prima, sebbene stranamente moderate… il Bracciale si illuminò come in precedenza, pronto. I ragazzi e gli Assassini videro dei rami intrecciarsi e fuoriuscire dal terreno, formando una lunga passerella nodosa che andava via via costruendosi, foglia per foglia, ramo per ramo, come un albero secolare che cresceva in pochi secondi, durante i quali la Perla Nera, ignara, si avvicinava, probabilmente per rifornirsi d’acqua dalla fonte vicina…
    Poi Naminè strillò e cadde in ginocchio, tenendosi la spalla che prese a sanguinare copiosamente.
    - Merda! – imprecò Altair. Xion e Riku corsero subito da lei, alzandola. Era cosciente, ma gemeva e ansimava, mentre la giacca da Esorcista e la maglia scollata bianca che aveva la sera del disastro si imbrattavano di sangue scuro. – Ecco cos’ha fatto quello schifoso di Orochimaru – disse scoprendo in malo modo il punto del morso.
    Inequivocabile, irremovibile e prepotentemente in vista, era spuntato un macabro tatuaggio circolare, arzigogolato, con diversi raggi interni; sembrava che ne mancassero alcuni.
    - Cos’è? – chiese Xion in apprensione.
    - Un sigillo, credo – rispose Altair atono. – Un sigillo che blocca i suoi poteri. Hanno messo fuori uso tre Chiavi del Destino – aggiunse. – Hanno ucciso il Guardiano, il Paladino e la Maga. Belle mani, quelle in cui ci siamo messi, stavolta! – borbottò tra sé.
    - E’ morto soltanto Roxas, Assassino menagramo – ringhiò Kairi, fumante di rabbia. – Ed è stato più che sufficiente. Puoi non avere fiducia in noi, ma ti assicuro che finchè resterò in vita IO, in questo gruppo non morirà nessun’altro! – aggiunse alzando la voce.
    Altair la fissò gelido, nero su azzurro. Kairi ansimava, furente.
    - Allora fatemi cambiare idea – disse. – Abbordiamo quella nave e cerchiamo di arrivare a Spira in tempo –
    La rossa spinse l’Assassino da parte.
    - Datemi due minuti – sorrise beffarda.
    Corse sul tronco, rapida, così veloce che il vento le sferzava sulla faccia, tirandole i capelli sulle guance come una frustata. Ma lei se ne infischiava altamente, mentre la Perla era sempre più vicina. Distinse delle urla impanicate, forse dirette alla passerella. Sentì dei rapidi passi accanto a lei, e distinse gli scarponi di Riku.
    - E dire che ti ho dato tre secondi di vantaggio – disse spaccone. – Il sesso forte vince ancora una volta –
    - Fottiti – sbottò Kairi alterata, vedendo la fine della passerella incredibilmente vicina alla Perla Nera. – Ehi, sesso forte! – esclamò. – Prestami i tuoi bicipiti, voglio provare una cosa! –
    Riku non capì finchè non vide Kairi scattare davanti a sé e saltargli addosso.
    C’erano quindici metri tra loro e la Perla, un salto impossibile.
    - Riku! – esclamò quando i suoi stivali toccarono le braccia muscolose del ragazzo. – Spingimi e fammi incazzare! –
    - Eh? – ripetè Riku senza capire. – Perché dovrei? Sei sempre incazzata! –
    - FALLO E BASTA! – abbaiò inferocita mentre il ragazzo, usando la spinta delle ragazza, la afferrò da una caviglia e la tirò verso la nave con forza inaudita.
    - Ehm… sei… sei… BRUTTA! – le urlò.
    - RIKU, VAFFANCULO! NON SAI NEANCHE INSULTARE LE PERSONE! - urlò lei di rimando; le mani le si infiammarono, sotto il suo “sì!” di contentezza. Battè energicamente le mani caricandole con tutta la forza che aveva, ottenendo il risultato sperato; non appena le mani si scontrarono, una potente onda d’urto da esplosione la scagliò sulla nave, colmando la distanza in un attimo.
    Vide il parapetto, quindi atterrò sul ponte rotolandoci sopra, per poi fermarsi con una mano e un ginocchio a terra, l’altra mano sospesa e alzata a mezz’aria, e una gamba divaricata.
    - Non so su quale principio fisico si basi, però ha funzionato – esclamò ansante.
    Si voltò e vide, sul ponte sopraelevato del timone, un uomo con un cappello a tricorno di colore verde scuro stinto, una camicia bianca, una fascia rosso stinto come cintura, una lunga giacca scura con gli orli dei bottoni dorati, e varia chincaglieria che gli pendeva da quell’ensemble confuso di abiti. Aveva il viso contornato da numerose treccine dread, e la barba su mandibola inferiore e labbra. Da lì, credette di vedere la barba del pizzetto legata in treccine.
    - Prendi questooo! – abbaiò qualcuno davanti a lei; si voltò subito, per vedere un ragazzo sui vent’anni, alto e magro, tirare un robusto pugno contro la sua persona. Aveva un semplice gilet rosso e pantaloncini di jeans, con scarpe infradito.
    Bloccò infastidita il suo pugno, fissandolo negli occhi neri. Aveva una cicatrice sotto l’occhio sinistro, parallela.
    - Capitano! L’ho presa! – disse festante, facendo alzare un sopracciglio alla ragazza, che si sentiva tutt’altro che vinta.
    Il Capitano allargò leggermente le braccia con un gesto impaziente.
    - Uccidila, allora – disse con un tono che tradiva una certa esasperazione. – E’ mai possibile che in questa nave nessuno sappia fare qualcosa senza che io debba spiegarla col cucchiaino? –
    - Credo che Rubber volesse… - intervenne un ometto simile ad un orso, con enormi basette cespugliose e una sorta di codino che dovevano compensare la testa per buona parte pelata.
    - Silenzio! Non ho chiesto il suo parere, mastro Gibbs! – troncò il Capitano scendendo dal ponte del timone. – E Rubber, per quale motivo continui a non avere una spada? – aggiunse fissando con astio il ragazzo.
    Sarà uno nuovo, pensò Kairi. Per i niubbi era dura la vita, centocinquant’anni fa.
    - Signore, io sono molto più bravo con… - spiegò Rubber innocentemente.
    L’uomo gli fece un versaccio. – “Sono molto più bravo a pugni, signore” “Sono molto più bravo a non impegnarmi, signore” Sono molto più bravo a disobbedire, ammutinare, farla esasperare, signore! – disse infine in tono acceso. – Su questa nave manca costantemente disciplina, cosa che non posso accettare da lei, signor… Rubber, dal momento che lei è solo-un-mozzo! –
    Kairi si stava annoiando. Conosceva quel ragazzo da pochi secondi e già provava un’enorme compassione.
    - E aggiungerei che non fa neanche bene il suo lavoro. Vede quelle funi?- mosse scompostamente le braccia indicando qui e lì il vario sartiame della nave. - Non era lei che doveva occuparsene? Sono inguardabili, sono impresentabili, sono un autentico obbrobrio -
    - Se vuoi gli do un pugno – intervenne Kairi.
    - Non toccare il capitano tu – replicò Rubber. – Non sbaglierò più, signore, glielo prometto – si rivolse al Capitano.
    - Jack… - intervenne Gibbs prendendo una spalla dell’uomo. –Intanto occupiamoci di questa tizia. Buttiamola fuori, porta male una donna a bordo! – gli borbottò. Le labbra di “Jack” formarono una sorta di espressione ringhiante per un attimo.
    - BASTA CON QUESTA STORIA! -latrò Kairi spingendo via il ragazzo e facendolo rotolare contro il parapetto opposto, facendo ruzzolare due marinai in acqua.
    - Ma questa ragazza è il demonio in persona! – accusò Gibbs. – Uomini! Uccidetela! –
    Kairi si trovò circondata da almeno una ventina di uomini ben armati, di varia nazionalità; evitò un paio di spari, parò un fendente col guanto, e si fece largo a gomitate, il più delle volte facendo cadere qualcuno in acqua.
    Tirò un pugno sui denti ad un grosso pirata nerboruto, e se ne vide un altro addosso…
    Svenuto.
    - E’ qui la festa? – sorrise beffardo Riku.
    - Il solito imbucato – disse Kairi contrariata. – Alla vecchia maniera? –
    Il ragazzo rinfoderò la Via per l’Alba.
    - Sì – annuì con un ghigno.
    Non appena vide che anche gli altri ragazzi abbordavano la nave, Jack si diede alla fuga, correndo sbracciandosi verso il timone. - Vieni qui, piratucolo – provocò Altair, mentre Ezio, vicino a loro, schiantava la testa di un pirata contro un altro albero della nave.
    I due ingaggiarono un feroce duello, che lasciò comunque basito l’Assassino; quel pirata sembrava avere le molle sulle gambe, per come si muoveva ed evitava i colpi.
    Improvvisamente, dopo un quarto d’ora di baraonda, in cui Sora e Allen avevano steso cinque pirati, Riku e Kairi tutti gli altri (Xion e Naminè stavano in disparte), ed Ezio giocava con mastro Gibbs, il Capitano diede di matto.
    - Basta! Stop! Alt! Basta! – esclamò sussultando le braccia ad ogni parola. – Finitela! Smettetela di martoriarmi la nave e la ciurma! –
    I vari astanti si fermarono, o meglio, i ragazzi si fermarono, dopo aver messo a tappeto mezza ciurma. Si radunarono tutti assieme, guardandosi intorno mentre i pirati si rialzavano doloranti. Rubber, che aveva ingaggiato Kairi, si allontanò quasi contrariato. La ragazza vide uno strano cappello di paglia con un nastro rosso alla base, che stava appeso al suo collo. Sembrava piuttosto vecchio e logoro.
    - D’accordo – disse Altair abbassando la spada. – Allora ascoltaci, Capitano –
    Jack sorrise, mostrando una serie di denti d’argento.
    - Ora fateli fuori – disse suadente, puntando la lama alla gola dell’assassino; nello stesso istante, vari fucili, pistole e spade furono puntate sul gruppo. Ezio grugnì di disapprovazione.
    - Pirati – sbuffò alzando le mani.
    - Puntare! – disse Gibbs con un grosso bernoccolo in fronte.
    - Roba da matti – disse Allen. – Che codardi, i pirati! –
    - Pirata indica nessuna regola, giovane pidocchio – rispose Capitan Jack con un gesto eloquente del braccio.
    Sora notò che gesticolava davvero tanto.
    - Uomini, fuoc… - disse Gibbs prima di venire interrotto.
    - Parlay! – squittì Xion sbattendo la punta della Lancia per terra.
    - Cosa? – disse Gibbs.
    - Parlay, Parlay! – ripetè la ragazzina. – Chiedo di parlamentare col Capitano della Perla Nera! –
    Entrambe le parti la guardarono sorpresi.
    - Questa ragazzina conosce il codice! – disse un uomo alto e gracile, con occhio visibilmente finto. Quei pochi istanti che lo vide, fecero venire a Kairi il voltastomaco.
    Jack alzò gli occhi irritato. – E di cosa vorreste parlare, signorina? Siete venuti sulla mia nave e avete attaccato briga –
    - Io sono salita per ultima, e non ho attaccato nessuno! – protestò lei. Avanzò decisa verso il pirata scostando gli altri uomini spazientita. – Signor Jack… - esordì, interrotta all’istante.
    - Capitan, Jack, Sparrow – sillabò irritato. – Capitan Jack Sparrow. Ripeti con me –
    - Capitan Jack Sparrow – ripetè lei ondeggiando la testa spazientita alla sua faccia compiaciuta. – Abbiamo bisogno del suo aiuto per andare a Spira –
    Jack sembrò soppesare la proposta, senza però lasciare il collo di Altair, evidentemente visto come una minaccia mortale.
    - E io cosa guadagno a scortare sei belligeranti mocciosi e due Assassini nel continente dove mi danno la caccia, signorina? – argomentò poco convinto, con l’espressione altezzosa.
    - La tua testa resterà ancora attaccata al collo, non è sufficiente? – ribattè Altair senza mollare la propria spada.
    - Vi daremo le nostre armi – disse Xion. – Tutte quante. La mia Lancia e le spade di Sora e Riku. Sono molto preziose, sono le uniche in grado di abbattere i Nessuno –
    Jack la guardò con attenzione, scrutando i suoi occhi azzurri.
    - Posso fidarmi? – disse.
    - Io non sono un pirata – ribattè Xion.
    Tutti la fissarono sconvolti, chiedendole con lo sguardo se fosse impazzita. Altair la fulminò con gli occhi.
    Lei si limitò a sorridere con furbizia.
    - Affare fatto, allora. Vi scorteremo fino a Spira – disse tendendo la mano libera per stringergliela.
    - Ehm…. andata – disse lei stringendogli la mano dubbiamente pulita, sorridendo per mascherare il disgusto.
    Jack prese una scatolina nera contenente una bussola, e la fissò.
    - Forza, cani rognosi! Prendete il vento! Ci dirigiamo a Spira a vele spiegate! – ordinò sbraitando, dirigendo il timone verso la loro meta.
    Xion sospirò sollevata, guardando Sora.
    Lui le rivolse un largo sorriso.
     
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  3. Ouelletism
     
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    Ok, sono riuscita a leggermi tutti i tuoi capitoli in 2 giorni! *esulta*
    Ti faccio i miei complimenti perchè è a dir poco stupenda questa fiction, il tuo modo di scrivere è scorrevolissimo e la trama è assolutamente avvincente! Sei anche riuscito a farmi piacere Sora, il che è alquanto impensabile da parte mia xD
     
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    Twilight Player

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    Nix, ti ricordi di me?
    Sono stato uno dei primi a commentare la tua fic ma poi - mancanza di tempo - non la ho più commentata.
    I precedenti capitoli sono sempre ben scritti, scorrevole e senza errori, come hai sempre fatto.
    Bella l'idea di mettere Naruto e il marchio di Orochimaru.
    Divertente e ben scritto quest'ultimo, stupendo il pezzo di Kairi e Riku in cui la rossa lo manda a fanculo. x°°D
     
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  5. Nyxenhaal89
     
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    CITAZIONE
    Nix, ti ricordi di me?

    Sì, anche se cambi sempre nome @___@ Quando ti ho conosciuto eri Xemnas, poi Roxas, poi Honor... Comunque, non preoccuparti se non sei riuscito a commentare: nel mio cuore sapevo che leggevi u.u *ecco che succede a scrivere una longfic su kingdom hearts -.-* E comunque quello che conta è che vi piaccia, se insisto perchè commentiate è perchè mi piace dialogare coi lettori e anche, a volte, commentare le parti che vi sono più piaciute. Anche se io sono uno spoilerone, se non faccio attenzione dico troppe cose XD

    Quanto a Ouellettism, COMPLIMENTI! XD Cioè, io non riesco a rileggermela tutta, tranne quando mi assento a lungo e devo riprendere il filo. Devi essere una lettrice molto svelta e attenta, perchè vi avviso, ci saranno parti in cui se non avrete letto tra le righe, non ci capirete granchè XD Anche tu fan di Roxas? Io ho ADORATO la tua fanfiction, e spero che tu non faccia morire, o la mia ira si abbatterà su di te ù.u Scherzo, l'autrice sei tu e il dovere di un autore è anche stravolgere le aspettative del lettore(ovviamente interessandolo XD).
    Che dire di più, grazie per i commenti così rapidi, mi sento più motivato che mai XD
     
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  6. Ouelletism
     
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    Particolarmente svelta no, ma quando qualcosa mi prende veramente tanto non faccio a meno di divorare una lettura xD Per quanto riguarda Roxas, dire che mi piace è poco, è semplicemente il personaggio più bello e profondo di tutto Kingdom Hearts *-* E ti pare che farò fare una brutta fine a Roxy? Assolutamente no! xD
     
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  7. Nyxenhaal89
     
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    Ecco brava, non fare come ho fatto io, che l'ho fatto schiattare al primo capitolo. XD
    Comunque aspetto anche i tuoi prossimi capitoli, è ovvio.
    Ah, Nemesis, per caso hai postato una nuova fic?
     
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  8. xander.XVII
     
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 1/2/2010, 14:52)
    Ma insomma, ti ho già promesso che sopravviverà XD

    e no no , hai detto testualmente:
    CITAZIONE
    Sì infatti, il bello del crossover è proprio questa possibilità di ampliare gli orizzonti di una storia e dei suoi personaggi...
    Anche se io nn credo che il potere di Zetsu sia questo XD
    Kakuzu.... ti dirò, forse lo farò assolutamente e nel modo più irrevocabile e ineccepebile ed inappellabile sopravvivere, ma non anticipo nulla u.u

    :ahsi: :ahsi:
    Quanto al resto, stupendo capitolo, ben scritto ,scorrevole, ampie descrizioni quando servono, Naminé l'hai ridimensionata, dopo tutto non può essere gnocca-fortissima :ahsi: , ora è gnocca-meno forte :sese:
    Ti prego fà morire Sora XD
     
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  9. Nyxenhaal89
     
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    Ma no perchè XD
    Povero Sora XD Lo odio dal profondo del cuore, non credere ma al massimo gli darò taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanta sofferenza X3
    Comunque ho fatto finalmente apparire Kakku, se tutto va bene entro giovedì avrete il capitolo 17. Grazie a tutti per i commenti e per la forza che mi date, vi voglio bene! x3
     
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    CITAZIONE (Nyxenhaal89 @ 1/2/2010, 19:20)
    Ecco brava, non fare come ho fatto io, che l'ho fatto schiattare al primo capitolo. XD
    Comunque aspetto anche i tuoi prossimi capitoli, è ovvio.
    Ah, Nemesis, per caso hai postato una nuova fic?

    Sì, ecco qui il link (è sempre sul KHF) :pwn:
     
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  11. Nyxenhaal89
     
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    Ragazzi credo che metterò qualcosa di Bbs, ovviamente stravolgendo.
    VI PREGO di perdonarmi, ma metterò qualche piccolo spoiler ovviamente distorto. La mia preoccupazione maggiore è l'inserimento di Vanitas, di cui svelerò anche l'identità... Ma sarà tutto un contesto diverso, anche l'ambito della sua "creazione". Vi avviso già da adesso per essere corretto con voi.
     
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  12. xander.XVII
     
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    Fai pure per quanto mi riguarda, non ho la spoiler-fobia :asd:
     
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  13. Nyxenhaal89
     
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    Come promesso, ecco il capitolo 17: E' tutto ambientato sulla Perla, e dato che ho sforato il limite di pagine, forse non sembrerà molto eccezionale, ma non volevo fare come nell'Ordine Oscuro, dal momento che Sora e Naminè sono inutilizzabili per il momento.
    Comunque spero lo troviate comunque bello, e mi raccomando, commentate e fatemi sapere che ne pensate ^__^
    Buona lettura!!

    17: Poker e Sei di Picche

    Un altro pezzo scomparve dalla scacchiera. Adesso, ne restavano solo dieci. Il Leader dell’Akatsuki si alzò dal trono, dando un’occhiata ai pezzi. La partita non sembrava completamente volgere a loro favore.
    Una partita secolare, una sfida che ormai si avvicinava alla fine. L’Akatsuki e l’Organizzazione XIII, antiche e potenti, erano ormai prossime allo scontro finale per la supremazia sul Cuore.
    La Donna si alzò a sua volta, raggiungendolo alle spalle, posandovi una mano, dalle unghie tinte di nero.
    - Zetsu è morto – disse in tono greve, il bel fiore di carta sui capelli tinto di un’alba color sangue. La sabbia del deserto, simile ad un mare del fluido vitale, si colorava lentamente d’oro.
    - Lo so - rispose atono il Leader fissando la scacchiera coi suoi occhi concentrici.
    - Come ci muoviamo, adesso? Abbiamo già perso tre di noi, Deidara e Itachi sono ancora molto gravi – continuò lei spostandosi per fissarlo di fronte.
    - Orochimaru ha recuperato gli anelli? – chiese con voce profonda.
    - Sì. Ci sono ancora tutti – assicurò lei.
    Un altro uomo entrò nella camera. I suoi maligni occhi verdi luccicarono come fanali, come quelli di un gatto, restringendosi vistosamente alla luce del sole.
    - Mi hai chiamato, Leader? - disse. Il suo volto, occhi a parte, era totalmente coperto.
    - Devi andare a Spira, Kakuzu. – disse il Leader con le mani dietro la schiena.
    - Spira? – ripetè Kakuzu sdegnosamente. – Perché mai proprio Spira? E’ una landa desolata piena di poveracci, non guadagnerei neanche un soldo bucato, odiano il denaro! -
    - Devo arguire che non intendi eseguire l’ordine assegnato…? – disse in sospeso l’altro girandosi verso di lui, il suo sguardo micidiale sugli occhi del subordinato.
    Kakuzu restò un attimo interdetto, vedendo altre cinque paia di occhi come quelli del Leader luccicare nell’oscurità.
    - Voglio solo sapere cosa devo fare. Hai dato l’ordine di non inseguire più le Chiavi, no? - borbottò cercando di mantenersi sul calmo. Era sempre molto paziente, ma non sopportava l’idea di sforzarsi senza profitto.
    - Limitati a vedere. Osserva, cerca, controlla – rispose la Donna andandogli incontro. – Porta Hidan con te. Non ingaggiate combattimenti, Kakuzu. Ricorda che ti restano solo due cuori in più, e che Hidan senza di te non può combattere facilmente –
    Kakuzu annuì con un assenso poco convinto.
    - Posso almeno andare a S. Bevelle? - chiese, ma aveva tutta l’aria di essere una domanda retorica.
    - Come preferisci – rispose il Leader tornando a sedersi.

    Il viaggio sulla Perla procedeva spedito e piuttosto monotono. Il che, ovviamente, ai ragazzi non dispiaceva affatto; dopo gli avvenimenti del porto, nessuno aveva più molta voglia di combattere. Adesso, volevano soltanto rilassarsi fino all’arrivo al molo di Kilika, dove sarebbero approdati. Kilika era un porto franco per molti pirati, non perché fossero permesse attività illecite, ma perché veniva permesso anche ad essi di rifocillarsi e riparare le loro navi.
    Infatti, nessuno attaccava Kilika.
    Ovviamente, aveva precisato Jack, a patto che non trovassero navi Templari lungo la via. Ad Altair si rizzarono i capelli sotto il cappuccio a sentirne il nome. Assassini e Templari erano in conflitto molto più di Ninja e Pirati.
    - Ragazzo – disse Jack, inascoltato. – Ometto – niente. – Pidocchio! – esclamò accalorato. Allen si rizzò subito fissandolo con odio. – Sei un Esorcista? –
    Il ragazzo non rispose subito, soppesando la risposta.
    - Anche se lo fossi? – rimbeccò.
    - Saresti nei guai fino al collo, ragazzo mio. Gli Invocatori non vi vedono di buon occhio, quindi cerca di non fare giochetti col tuo bel braccino – rispose il Capitano tornando a fissare la sua bussola. Sora gli ronzava attorno, eccitato come un cagnolino in una nuova casa. Non faceva che girare per la nave, facendo domande a tutti, in particolare a Rubber, sebbene fosse richiamato costantemente sui propri doveri.
    A dirla tutta, l’equipaggio li trattava abbastanza freddamente: forse il pestaggio di poco prima non li aveva messi di buon umore.
    E mastro Gibbs continuava a girovagare intorno alle ragazze, fissandole con dissenso.
    - Secondo me è frocio – borbottò Kairi suscitando delle risatine in Naminè e Xion. Dopo qualche ora, quando il sole fu alto, gli uomini si fermarono dal loro lavoro. Gibbs risalì dalla stiva lanciando alla ciurma pane, carne secca e della frutta, soprattutto agrumi per prevenire il temutissimo scorbuto.
    Della peste, però non si preoccupava nessuno. Strano, considerate le condizioni igieniche della nave, che avrebbero fatto rabbrividire anche il più impassibile degli investigatori sanitari.
    Xion si rifiutava categoricamente di parlare con tutti del suo patto con Sparrow, e non appena lo accennavano, si innervosiva e cambiava argomento, strizzando l’occhio subito dopo se l’interlocutore era uno dei compagni. Altair non la guardava proprio, sentendosi forse profondamente deluso.
    Ezio studiava meravigliato la fattura dei cannoni sul ponte.
    - Belli, vero? – disse Gibbs col suo solito tono pomposo. La sua voce era un po’ irrochita dall’età, ma era profonda e scattante. – Qualità Junense. Rubati, è vero… ma fanno una bella figura qui, no? – confessò con una risata, dando una manata alla schiena del giovane Assassino italiano.
    Allen intanto si confrontava con l’orribile gioco d’azzardo dei Pirati: sleali come carogne, facevano uscire assi e carte da ogni antro dei vestiti. Tuttavia, grazie all’abilità nel poker passatagli da Cross, i loro sporchi trucchetti finivano smascherati e resi inutili. Non che Allen fose particolarmente leale, quando giocava.
    A loro si avvicinò un altro membro della ciurma, con un accento molto simile a quello di Allen. Aveva una rada barba squadrata di un color biondo chiarissimo attorno alle labbra e occhi azzurri come il ghiaccio. Alle orecchie portava una decina di orecchini, e aveva dei tratti del viso pronunciati, in particolare un naso un po’ adunco e gli zigomi leggermente appiattiti. Portava una bandana rossa e un vecchio gilet sopra una camicia bianca tarlata, pantaloni marroni e stivali di cuoio neri, forse l’unico elemento degno di nota in quell’orrendo vestiario.
    - Sembra che tu te la cavi abbastanza bene – disse con una leggera risata sbuffante.
    Allen sentì sulla propria persona lo sguardo truce di un uomo con enormi basette e lunghissime trecce dread nere che scendevano sotto le spalle. Il suo viso arcigno era aggravato da un’espressione raggelante rivolta a lui e all’altro membro della ciurma.
    - Ti va una partita? – propose l’uomo biondissimo. Allen fece per rispondere, ma l’altro uomo lo bloccò.
    - Non qui, Lord. Devo pulire il ponte, quindi levatevi dal cazzo – ordinò. Lord sospirò e fece un sorriso ambiguo ad Allen.
    - Se vuoi seguirmi nella stiva… -
    - Devo portare Sora con me… - disse Allen cercando il ragazzo con lo sguardo.
    - Sono sicuro che possa cavarsela da solo. Non faremo molto tardi – rispose Lord facendo cenno di seguirlo sottocoperta.
    Allen pensò che magari il raggio d’azione dell’Innocence avrebbe tenuto comunque Sora al sicuro, quindi lo seguì: in fondo, di fronte alla tentazione di giocare d’azzardo, non c’era scusa che tenesse, doveva assolutamente accettare la sfida. E l’espressione arrogante e sicura di quell’uomo, così simile a quella irritante di Cross, accresceva il suo senso di disprezzo e competizione. Arrivarono in una porticina della stiva, dove era stato allestito un piccolo tavolo da gioco nella stanza da essa custodita. Allen sorvolò sulla presenza di uno scarafaggio che zampettava allegramente intorno ai suoi piedi.
    Lord si sedette al tavolo e invitò cortesemente l’avversario a fare altrettanto, ascoltato.
    Con flemma assoluta, Lord distribuì le carte ad Allen e poi a sé, a ritmo alternato, mantenendo il suo sorrisetto di superiorità sul viso. L’Esorcista, però, era cosciente che quella faccia gli si sarebbe frantumata come vetro alla prima mano. Nell’Ordine Oscuro, l’unico che potesse tenergli testa (e a volte batterlo) era Cross. Ma per la legge dell’allievo migliore del maestro, Allen, battuto Cross la prima volta, inconsapevole della trappola contenuta nel premio in palio, si trovò a dover affrontare tutti i creditori di Cross. Vinse, ma poi dovette scappare inseguito da una grandinata di proiettili dovuti alla scoperta di un paio di regine casualmente nascoste nella sua manica.
    Allen prese la sua mano fissando con attenzione le carte. Lord sembrava estremamente fiducioso, tanto che la sua faccia restava impassibile. Già dal viso capì che era un osso duro: nel poker, infatti, la prima cosa da fare era leggere il volto dell’avversario.
    - Cosa metti in palio? – disse Allen fissandolo da sopra le carte.
    - Dato che ho proposto io la sfida, porrò io le condizioni – disse Lord. – Se perdi, sarai mio schiavo per un giorno – disse.
    - E se vinco? – Allen alzò un sopracciglio. Lord sorrise, e improvvisamente nella stanza il tempo sembrò fermarsi. L’Esorcista rimase parzialmente impassibile, vedendo poi che, avvolto da fumo nero, il suo avversario cambiò radicalmente: la bandana scomparve, rivelando corti capelli biondo ossigenato pettinati all’indietro. I suoi vestiti divennero neri… Un unico soprabito nero, e la stanza divenne bianca, bianca come l’Arca, come la stanza dove Allen suonava il pianoforte.
    Il ragazzo restò allibito.
    - Il mio nome è Luxord, lo Sfidante del Destino – disse con un accento ancora più marcato di quello di Allen. – E se vincerai, esaudirò un tuo desiderio –
    Allen si alzò bruscamente trasformando l’Innocence nel cannone. – Bastardo, non uscirai vivo da… - Con una fitta di dolore si trovò nuovamente sulla sedia.
    - Ti prego, non scordare la buona educazione – disse comodamente seduto a gambe accavallate. – Ogni minuto che perdi tentando di battemi in modi non inerenti alla nostra sfida… -
    - Sora! – esclamò Allen sentendosi maledettamente idiota. Come aveva potuto dimenticarsi di quella faccia? Luxord, quel dannato Luxord, che l’aveva distratto permettendo al Numero XIII di batterlo, a Kalm…
    - Esatto – disse Luxord. – E adesso… - allargò leggermente le braccia e intorno al tavolo comparve un muro di carte, con lo stesso strano simbolo che portava il Nessuno alle orecchie, un cuore rovesciato con una croce al posto della punta, stampato sul dorso.
    - …giochiamo – ringhiò Allen, più che ma deciso a batterlo. Doveva sbrigarsi…
    Altrimenti, Sora…

    L’uomo che puliva il ponte si fermò improvvisamente quando la testa bianca di Allen scomparve nella stiva. Fissò Sora, aspettando una sua reazione. Ancora nulla.
    Ora che erano in pausa, Sora potè fare a Rubber tutte le domande che voleva.
    - Ah, Rubber è il mio soprannome – disse il mozzo . –Mi chiamo Luffy, Monkey D. Luffy -sorrise. Sorrideva sempre, mostrando tutti i denti. In effetti, la sua faccia sembrava di gomma come il suo nome.
    - Come mai questo soprannome? – chiese Sora seduto accanto a lui. Sentì un po’ di fastidio al braccio, ma non ci fece caso. Rubber allungò a dismisura un braccio, facendolo poi tornare indietro con uno scatto.
    - Quando arrivarono i Nessuno, stavo mangiando un frutto. Quel frutto aveva un sapore orrendo, e quando finii di mangiarlo mi ritrovai in grado di allungare ogni parte del mio corpo… - raccontò entusiasticamente il mozzo.
    Kairi fece una specie di ambiguo ululato, guadagnandosi uno sguardo imbarazzato di Riku, che evidentemente aveva capito.
    - I-Ignorali – balbettò Sora arrossendo. – Ma come mai sopporti che Jack ti tratti sempre male? –
    - Lui è il Capitano – rispose Rubber. – Un giorno anch’io sarò Capitano di una nave. Un Capitano merita rispetto, perché ha la responsabilità della nave e dalla ciurma. Specialmente i Capitani Pirata, dal momento che non vengono pagati da nessuno – il ragazzo ascoltava rapito, affascinato da tutti quei discorsi. – Se mi richiama, è perché devo migliorare. E se voglio diventare Re della Fratellanza Pirata, devo ascoltarlo –
    Jack sorrise compiaciuto, sbuffando poi alla dichiarazione del ragazzo... evidentemente era un ritornello che ripeteva spesso.

    - Ecco le condizioni – disse pescando l’ultima carta. – Ogni volta che vincerò io una mano, un pezzo di te scomparirà. – Allen deglutì. Ci mancava soltanto un altro impedimento alla sua riunione con Sora. Se non si sbrigava… - Lo stesso accadrà a me se sarai tu a vincere una mano. Abbiamo, in totale, sei mani da vincere –
    Allen accettò e prese la carta da Luxord. Vedendo che la mano non gli sembrava favorevole, capì che doveva giocare d’ingegno e cercare di chiudere col punteggio più alto possibile. Solo così poteva evitare che Luxord ribattesse.
    - Cambio una carta – disse togliendosi un dieci di picche e prendendo un’altra carta dal mazzo. Doveva assolutamente restare impassibile…
    Una coppia.
    Poteva andare…. ma era facilmente contrattaccabile. Luxord passò.
    Allen sentiva il cuore pesante. Da quella partita dipendeva la sua vita, e di conseguenza, anche quella di Sora… c’era cascato come un idiota qualunque.
    Non poteva fare altro, purtroppo. Aveva già bruciato i cambi per quella mano.
    - Un’altra piccola regola – disse Luxord tranquillo. – Se si fa un poker di Re, scompaiono tre parti del corpo –
    Cosa? Allora voleva fare il furbo. Ma gli era andata male.
    - Poker… - disse Luxord. - …Di Jack – aggiunse ammiccando. Ma un Jack ce l’aveva lui! Aveva barato, allora.
    Ma Allen non aveva fatto da meno.
    - Poker di Re – ghignò mettendo le carte sul tavolo. – Di’ addio a mezzo corpo –
    Luxord sorrise, mentre le sue gambe e un suo braccio sbiadivano.
    Allen però restava preoccupato. Nessuno prenderebbe una simile sconfitta con tanta calma.


    Sora iniziò a guardarsi intorno, sentendosi il respiro mancare. Dov’era Allen? Ormai era quasi mezz’ora che mancava, e si sentiva veramente male.
    - Ehi? – chiamò Rubber guardandolo. Sora era pallido come un cencio. – Hai mal di mare? –
    Intanto, Xion e Naminè parlavano con Ezio, Altair si rifiutava ancora di rivolgerle la parola.
    - E come hai fatto a conoscere il Codice della Fratellanza? – chiese Ezio. Jack si mise in ascolto: anche lui era molto interessato a sapere come mai una ragazza che evidentemente si lavava tutti i giorni sapesse fatti intimi della fratellanza come il Codice.
    - Sono sempre stata appassionata di pirati da quando ero piccola – rispose Xion arrossendo imbarazzata. – Mio padre ha sempre assecondato questa mia passione, portandomi spesso descrizioni, cronache d’epoca… e quando avevo dieci anni mi regalò una copia dell’autentico Codice della Fratellanza, stilato dai pirati Morgan e Bartholomew trecento anni fa – spiegò. – Lo so a memoria –
    - Centocinquanta – interruppe Capitan Sparrow. – Morgan e Bartholomew lo stilarono centocinquant’anni fa –
    - Ah…. giusto – disse Xion. – Meglio non dare troppo nell’occhio – sussurrò ai due compagni. – Manteniamo segreti i fatti del nostro tempo! – Naminè annuì. Ezio, che era vissuto più di trecento anni prima, certo non era molto interessato dalla faccenda.
    - Scusate, signorine – disse Gibbs, ignorando di proposito l’Assassino italiano. – Il vostro compagno non sembra stare molto bene –
    Xion rizzò la testa e vide Kairi china su Sora, che sembrava in preda ad una crisi respiratoria. Corse immediatamente da loro, seguita da Naminè ed Ezio, preoccupatissimi.
    - Sora! Sora! -chiamava Kairi schiaffeggiandolo leggermente per mantenerlo lucido. – Guardami! Non azzardarti a chiudere gli occhi! –
    - Aspetta Kairi – interruppe Xion.
    Era un tentativo molto stupido, ma poteva funzionare. In fondo era la Lancia dei Santi, no?
    - Altair – disse rivolta all’islamico. – Cosa fa quest’arma? Perché non me l’hai detto, nella grotta? –
    - E’ in grado di controllare la vita e la morte – rispose Altair. – Ecco perché ho detto che era pericolosa –
    Xion fece rapidamente i suoi calcoli. Era una follia.
    Prese l’estremità di cristallo della Lancia e la battè con violenza sulla mano di Sora, che non se ne accorse nemmeno, sempre più pallido.
    - Roxas… ti prego… se mi senti… salvalo.. – disse. – Io non so se esistono delle formule… - pianse, disperata. – Non so se devo fare qualche rituale… ma ti scongiuro, Roxas… lascialo stare… almeno finchè non saremo arrivati a Spira… -
    Sora continuava la sua agonia come se non la sentisse nemmeno.
    - LUI TI AMA, DANNATO FIGLIO DI PUTTANA! – strillò Xion; la Lancia si illuminò improvvisamente, e come tirata da un magnete, comparve la collana di Roxas, che uscì dalla maglietta di Sora. La Lancia agì da sola e toccò la croce puntata, che sembrava opporsi con tutte le sue forze al tocco della Chiave di Xion.
    Sora tirò un lunghissimo respiro, e la collana divenne improvvisamente gelida.
    La mano di Sora era tornata normale.

    Allen aveva sottovalutato pesantemente l’abilità di Luxord. Con dolore atroce sentì il proprio corpo cominciare a sparire quasi del tutto; una mano per volta, Luxord le aveva vinte tutte, aveva anticipato ogni sua mossa, e, pezzo per pezzo, lo aveva battuto. Adesso, ad Allen che ansimava sul tavolo, restavano solo un braccio e la testa ancora perfettamente visibili, mentre Luxord era ancora nella situazione di quattro turni prima. Doveva liberarsene, ma in quelle condizioni, col corpo trasparente, non era nemmeno in grado di barare come si doveva.
    - Potrei prenderti come mio animale domestico – pensava Luxord ad alta voce. – Mi farebbe comodo –
    - T…taci… - balbettò, ora molto meno sicuro di sé.
    Se adesso voleva finirlo con un poker di Re, non ci sarebbe stato più scampo.
    Non credeva di dover affrontare nuovamente una partita mortale.
    - Full di Re su dieci – disse angelico lo Sfidante del Destino. Allen si accasciò sul tavolo strillando, mentre il suo braccio destro spariva lentamente, come divorato da migliaia di minuscole formiche incorporee. Non era riuscito a far nulla nemmeno stavolta.

    Il mozzo osservò la scena ridendo. – E così le Chiavi si stanno finalmente svegliando – ridacchiò. - Ma l’incontro con Rixfern sembra averti lasciato molti più segni di quanti pensassimo, giovane Guardiano –
    Sora era ancora molto debole, ma riuscì a riconoscere quell’uomo, ora che lo vedeva di fronte.
    - Tu… eri a Kalm… - disse.
    I pirati si alzarono tutti con le armi alla mano, puntandole sull’uomo, che evidentemente non avevano mai visto.
    - Di grazia, lei cosa fa sulla mia nave? – chiese Jack gesticolando come sempre.
    - Il mio nome è Xaldin, il Feroce Lanciere – disse con tono baritono l’uomo, che era gigantesco, sebbene non alto quanto Lexaeus, ma comunque massiccio e poderoso. – Sono qui per le Chiavi del Destino –
    Allargò le braccia e fu inghiottito da fumo nero. Gli indumenti pirata scomparvero rivelando il soprabito nero dell’Organizzazione XIII; sei turbini comparvero intorno a lui, e pochi istanti dopo, in una sciame di scie nere, numerosi Nessuno atterrarono sulla Perla Nera, brandendo lunghe lance dalla punta rosata, con una lama circolare che ne anticipava una bianca sempre nella parte anteriore. Avevano la testa di drago, senza occhi, coperta da una sorta di corazza viola: aveva piccole ali rigide, e il corpo umanoide, con i piedi che terminavano con lunghi artigli violacei. Le loro mani erano coperte da placche bianche come il loro corpo, coperto sulle cosce e sulla coda da corazze viola. Anche la punta posteriore della lancia, che formava praticamente una croce, era rosata.
    - E questi che cosa sono? – ringhiò Kairi disponendosi di fronte a Sora: in poco tempo, i due Assassini, Xion, Riku e Naminè fecero altrettanto. Quest’ultima brandiva una sciabola pirata, quella di Rubber, che compresa l’antifona, si unì a loro.
    Xaldin schioccò le dita, e i Nessuno attaccarono subitaneamente tutto ciò che li circondava. Allargò le braccia, e un turbine separò i compagni, lasciando Sora da solo.
    - SORA! – esclamò Xion, costretta a difendersi con la sua, di lancia.
    Sei lunghe alabarde comparvero ai fianchi di Xaldin , con la punta a forma di bocca di dragone. I dread del Nessuno fluttuarono come impazziti per alcuni istanti.
    - In guardia, Custode – disse puntandogli una lancia alla gola.
    Reggendosi a fatica sulla Catena Regale, Sora si mise in piedi e poi in guardia, ansante.
    Nonostante gli sforzi di Xion, il ciondolo aveva nuovamente rilasciato l’anima di Roxas nel corpo di Sora, e la mano era inutilizzabile. Non era in grado di combattere molto bene, con la sinistra.
    - Fatti sotto – disse Sora. Avrebbe venduto cara la pelle, stavolta. Si sentiva in grado di affrontarli, sapeva di potercela fare.
    Intorno a loro, la battaglia infuriava: ma i pirati compresero velocemente che bastava superare la gittata della lancia, per essere in grado di colpirli, nonostante i dragoni si spostassero continuamente come il vento a cui appartenevano.

    - Se vuoi ci fermiamo qui – disse Luxord. –Devi solo arrenderti –
    - Non pensarci nemmeno – rispose Allen digrignando i denti. – Ho appena cominciato… -
    Un altro rapido scambio di carte, mentre il Nessuno lo fissava tranquillo.
    Quando si giocava, andava utilizzata ogni risorsa possibile. E lui l’aveva fatto.
    Non sarebbe stato molto leale, anzi, era nel perfetto stile di Cross. Ma per una volta, poteva anche smentire i propri metodi e andare avanti. Per Sora, per salvarlo.
    Luxord sorrise feroce.
    - Poker di Regine – disse.
    Era sicuro, lui. Aveva un Re nella propria mano…
    Ma in fondo, in una nave pirata, le regole non contano.
    Allen ghignò con l’inferno negli occhi. Aveva vinto. E Luxord non aveva visto la carta di Re che aveva nascosto in cima al mazzo, una carta che veniva dal mazzo di Cross.
    Allen ghignò con l’inferno negli occhi. Aveva vinto.
    - Poker di Re – sibilò, mettendo le carte sul tavolo.
    Luxord spalancò un attimo gli occhi incredulo, mentre spariva sotto gli occhi dell’Esorcista, che tornava lentamente corporeo. La stanza riprese la forma precedente.
    - E il mio desiderio è che tu mi faccia uscire, e te ne vada da qui con chiunque tu abbia portato, bastardo! -

    Sora attaccò ancora, scostando violentemente gli attacchi delle lance di Xaldin, che facevano tutto il lavoro mentre il padrone si limitava a fluttuare lontano dai suoi colpi; non riusciva a saltare, poteva solo rotolare. Non sapeva da quanto stesse combattendo; sapeva solo che si sentiva sempre peggio. Parando un colpo molto violento che il lanciere diede personalmente, cadde a terra, e la Catena Regale rotolò lontano da lui. Si mise carponi, cercando di strisciare verso la sua arma, ma Xaldin gli si parò di fronte.
    - E’ tutto qui? – disse fissandolo coi suoi gelidi occhi blu.
    - Mi hai preso in un brutto momento… metallaro del cazzo… - rispose Sora rialzatosi, reggendosi al parapetto.
    Poi, improvvisamente, si sentì meglio.
    Molto meglio.
    Era come se…
    - Allen! – esclamò ancora ansante, ma in grado di respirare e muoversi molto meglio.
    Al fianco di Luxord, vindice, comparve l’Esorcista, con ancora le carte vincenti in mano.
    Riku atterrò con successo l’ultimo Nessuno e tutti si puntarono contro Xaldin; Sora gli diede un violento spintone al fianco, scansandolo, e rotolando afferrò la lama: prima che Xaldin potesse rispondere gliela puntò alla gola.
    - E ora… -
    - Parlay – disse Luxord sicuro di sé. – Invoco il Parlay –
    - Sia maledetto quel caprone che ha inventato il Parlay – latrò Riku.
    Jack alzò gli occhi, irritato.
    - E cosa volete, esattamente? –
    - Le Chiav… - disse Xaldin, ma Luxord lo interruppe.
    - Andarcene dalla nave, poiché non ci interessa essere coinvolti in combattimento – chiese Luxord. - Perdonate l’audacia del mio compagno, agisce spesso senza riflettere –
    Jack ebbe un leggero tic sulle labbra.
    - Allora via - disse con ancora la spada sulla testa di un Dragone. – E non fatevi più rivedere – aggiunse gesticolando con la mano per farli allontanare.
    - Andiamo, Xaldin. Abbiamo ciò che ci serviva – concluse lo Sfidante del Destino. A malincuore, Xaldin divenne fumo nero, e insieme al compagno, scomparve.
    I ragazzi sospirarono, sollevati. Avevano vinto un’altra battaglia, e contro l’Organizzazione, nientemeno! Si sentivano in grado di fare di tutto, oramai.
    - Sora – esclamò Allen sollevato.
    Il ragazzo lo guardò per un attimo, con la delusione negli occhi. Quindi si allontanò verso poppa, dove stava il timone. Allen fece per seguirlo, ma Riku gli prese una spalla, scuotendo la testa per fargli capire di non insistere.
    Anche Xion e Kairi lo guardarono contrariate. Per la prima volta, Allen si sentì veramente inutile.
    Fortunatamente, Gibbs interruppe i loro pensieri, chiamandoli.
    - Ecco Spira, ragazzi. Siete arrivati – disse con un sorriso sulla faccia gonfia.
    Videro dozzine di nubi nere saettare inquietanti su Kilika.
    Ma nessuno vide che due scie rosse le inseguivano.
     
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  14. xander.XVII
     
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    Fiuuuu temevo facessi morire il sommo,inarrivabile,invincibile,inattaccabile ed onnipotente Luxord ! Infedele ed eretico! XD
    Ed è arrivato anche Kakuzu è.é
    Ora Akatsuki revenge voglio :addit:
    Bel capitolo come sempre, particolarmente l'apparizione di Luxord,inaspettata , e bella la partita a poker,gioco che conosci :sisi:
     
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  15. Nyxenhaal89
     
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    CITAZIONE
    Bel capitolo come sempre, particolarmente l'apparizione di Luxord,inaspettata , e bella la partita a poker,gioco che conosci :sisi:

    Ma anche no, la parte del poker me l'ha fatta tutta il mio beta-reader, FrancycnarF XD Mi ha spiegato i princìpi, io ho fatto la partita, più o meno. XD Meno male che è venuta bene XD
    Riguardo all'akatsuki revenge, non so, però ti spoilero solo che kakuzu sopravviverà XD Grazie per aver commentato così rapidamente ^__^

    Edit: Io e Francycnarf volevamo farti i complimenti per i tuoi avatar XD
     
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322 replies since 30/6/2009, 14:51   3558 views
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