Trascinati tra luce e ombra

La mia prima fic qui *-*

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  1. xion,
     
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    Allora xD
    Premetto che io sono una ragazza a cui le storie romantiche fanno venire il voltastomaco. Le evito a priori, di solito. Ma so riconoscere un qualcosa 'scritto bene' da un qualcosa 'scritto male', e questa fanfiction, permettimi, è davvero scritta bene.
    Il ritmo è costante, si alterna ottimamente tra stasi e frenesia, i dialoghi... Santo Cielo, quanto ti invidio... i dialoghi sono, a parer mio, la parte migliore, curatissimi, dettagliati, del tutto coerenti ai personaggi. Errori di distrazione ce ne sono, ma, suvvia, chi non ne fa? xD
    La storia è discretamente originale, mi piace lo sviluppo. Anche se non capisco l'inserimenti di Roxas e Xicch nei 'buoni' ò__ò Cioé, Roku è un Nobody, e l'Organizzazione c'è, mi è inconcepibile immaginarlo come umano. Lasciando stare il fantomatico 'Numero XIII' già citato, nel mio immaginario nessuno può sostituire la 'Chiave del Destino'.
    E Xion... bah, su Xion non posso dire nulla, non so se ti sei già spoilerato 358, ma non ce la vedo così come la stai caratterizzando, non so perché xD E' molto più maliconica nel gioco, attento a non andare OOC.
    Larxen *____* Io AMO quella donna, è il miglior personaggio femminile di tutto KH EçE
    Ok, la chiudo qui, so di essere una dannata logorroica =D
    Stai certo che continuerò a seguirti *^*
    SPOILER (click to view)
    Sperando che, oltre allo ShonenAi, ci sia anche dello ShoujoAi *____*
     
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  2. Nyxenhaal89
     
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    Quanti commenti! *-*
    Vedo che Roxas umano non vi convince XD
    Ma come ho detto prima, la storia è distaccata da KH (avanti, non ditemi che non avete capito che è una crossover! XD), e i personaggi andranno spesso e volentieri OOC.
    Xion non posso farla troppo malinconica, avendola distaccata da 358/2.
    Quanto allo Shoujo-Ai, chi vivrà vedrà u.u
    Il romantico ce lo metto, ma vi avverto fin dall'inizio. Ci sarà lo yaoi. Anche NC-17 o Shonen-Ai (meglio soft, per non urtare nessuno u.u). Quindi, preparatevi all'idea.
    Ah, e ho intenzione di farla mooooooooooolto lunga, per questo mi sto prendendo molto tempo.
    Siccome mi hanno anche levato il pc, il terzo capitolo, giro di boa definitivo per iniziare la storia in tutto e per tutto, sta impiegando più del previsto. Conto di pubblicarlo entro il 15, siate fiduciosi X3
    Grazie per i commenti!
     
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  3. namyxriku
     
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    io aspetto volentieri...non vedo l'ora di leggere xò...^^continua così...
     
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  4. Nyxenhaal89
     
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    Rieccomi! Mi sento squallido ad avervi lasciati un mese e mezzo e ripresentarmi solo con questo... ma prometto di rifarmi! X3
    Per ora accontentatevi, mi farò perdonare X3

    3: Pedine

    La caverna era buia, molto buia. Sembrava di galleggiare nella notte. Ma la notte era in realtà solida, fatta di pietra.
    Il pavimento della caverna era umido e freddo, punteggiato, come stelle, da bagliori e riflessi argentei, tremolanti. Come in un acquario.
    Udì un vago scrosciare d’acqua, lento, interminabile, che gli riempiva le orecchie. Si chiese se fosse sott’acqua, ma realizzò di non esserlo. Si alzò a fatica.
    Camminò, i suoi passi erano come tonfi sordi che riecheggiavano. Vide qualcosa, una sfera luminosa, perlacea: era lei la fonte dei riflessi argentei. Cercò di correre più veloce, ma come nei sogni, si rese conto che era incredibilmente difficile e faticoso. I suoi occhi furono catturati da un bagliore azzurro.
    E allora riuscì a correre, mentre la pallida figura prendeva una forma…
    - Sora – salutò con un debole sorriso Roxas, sfumato e sbiadito, come se dietro una lente molto sporca.
    - Rox…. – esordì il ragazzo, ma lo attraversò, sbattendo contro il muro. Roxas fece un altro debole sorriso, scuotendo la testa. Aspettò che si alzasse. – Roxas… sei tu… - sorrise ampiamente Sora.
    - In un certo senso… anche se non so come -. Volse lo sguardo verso la caverna, che si illuminò improvvisamente. Sora distinse una specie di punta di freccia sul pavimento. E si rese conto di avere tra le mani la croce di Roxas.
    - Allora sei… - cercò di dire, ma le parole si bloccavano in gola. No, no, no. Non è vero.
    Sì che lo è, è MORTO. E’ un cadavere. E’ solo la tua visione, folle.
    Cercò di sopraffare le voci che lottavano in lui e fissò Roxas, che aveva gli occhi vacui e persi.
    - Sì – affermò Roxas gettando il ragazzo nella disperazione. – Mi dispiace –
    - E’ colpa mia. Solo colpa mia! – sbottò improvvisamente Sora sgranando gli occhi. – Non dovevo lasciarti andare! Tu mi hai salvato… e io non sono riuscito a ricambiare…. e ora – singhiozzò – ora siamo in giro, fuggiamo…. e loro hanno bisogno di te Roxas, non di me…. – pianse a lungo. Sentì del calore sulla guancia: forse quella specie di immagine lo stava accarezzando sul viso. – I…io… ho bisogno di te… - mormorò.
    - Ora capisco perché quel ciondolo mi ha richiamato… - disse Roxas.
    Diventava sempre più lontano.
    - Non… aspettarmi, Sora. Non tornare indietro. Non raggiungermi! – gli disse da lontano.
    Sora sentì del calore sulle labbra, prima di risvegliarsi.

    - AH! – esultò la voce di Kairi, in quella che sembrava una calda stanza da letto.
    Dei rapidi passi indicarono che i suoi amici si erano velocemente ammassati intorno al letto di Sora.
    - Lasciatelo respirare! – abbaiò Xion.
    Aprì gli occhi. Quattro facce preoccupatelo sovrastavano.
    - Tutto bene…? –
    - Sei caduto in mezzo al campo! –
    - Che caspita ti è successo? –
    - Amico, non farci prendere simili spaventi… -
    - PIANTATELA! – ruggì una voce profonda sull’uscio.
    Il suo padrone si mostrò e Sora trasalì per un attimo. Davanti a lui stava Roxas….
    Scosse la testa.
    Infatti era impossibile: quello era il padre di Naminè, Kaspar Rostova. I corti capelli biondi, gli occhi blu e il viso squadrato, per un attimo lo avevano accomunato all’amico morto.
    Scostò con un gesto deciso Riku e la figlia, creandosi un varco. – Sara, come ti senti? – chiese tastandogli la fronte.
    - E’ SORA, buzzurro dislessico! – replicò Naminè schiantandogli il blocco sulla testa, di filo.
    - Ahia! Ma ti pare il modo di trattare tuo padre… -
    - MA VI PARE IL MODO DI FAR CASINO IN CASA MIA! – gracchiò un’altra voce da una stanza indefinita della casa.
    - Ecco, hai fatto arrabbiare il nonno – disse il signor Kaspar.
    Naminè borbottò qualcosa, quindi uscì dalla stanza.
    Il nonno di Naminè, un arzillo vedovo novantasettenne, entrò a rapidi passi nella stanza. Il tempo sembrava non averlo colpito minimamente. I capelli bianchi avevano ancora flebili ciuffi biondi, il viso era almeno vent’anni più giovane, e si muoveva con l’agilità di Riku. Tutte le volte che i sei amici andavano a casa del nonno di Naminè, Riku perdeva regolarmente a Braccio di Ferro contro l’anziano fattore.
    Il vecchio Rostova si avvicinò a Sora, il lungo naso simile ad un mirino piantato tra gli occhi di Sora.
    - Questo qui non mangia niente. E voi sareste suoi amici? Quando la mia povera moglie era amica mia, la facevo ingozzare come si deve. Ah, ma erano i tempi della guerra, chissenefrega di quello che dice un vecchio pazzo! – caricò.
    - Err… signor Rostova, la prego… - cercò di placarlo Kairi.
    - Vogliamo solo sapere cos’ha – aggiunse Xion.
    - E ti sembro un dottore, eh? Anche tu, comunque, sembri una che non mangia da mesi. Fermatevi qui, e stasera mangerete come non avete mai mangiato in vita vostra! – si allontanò verso la cucina, ridacchiando.
    - Perdonalo – sospirò il signor Kaspar. – Lui ha visto entrambe le guerre, e associa la magrezza alla fame. Non riesce ad accettare che i giovani d’oggi facciano a gara a chi diventa più anoressico –
    - E fa bene! – sbottò Riku battendo il pugno sul bracciolo della poltrona. – Ma tu guarda se e bello gareggiare a morir di fame, dico io –
    - Riku, non dargli sempre ragione solo perché se ti mette un dito in culo ti spedisce in Alaska dopo averti fatto girare il mondo 25 volte – replicò tutto d’un fiato Kairi. – Sei proprio tu che dici che ti piacciono magre – aggiunse.
    Il bianco ammutolì, fissando la finestra.
    Pioveva ancora.
    In tutto ciò, Sora non aveva detto una parola.

    Dopo un’abbondante cena, il gruppo si riunì intorno alla tavola. Mentre i signori Rostova facevano i piatti e sistemavano i recinti, i sei poterono parlare in pace. Sora raccontò nel dettaglio ciò che aveva visto, tutto quello che aveva detto Roxas, e le sue allusioni.
    - A dire il vero solo una cosa è certa – interruppe Xion. – E cioè che il ciondolo di Roxas, in qualche modo,ha creato un collegamento tra te e lui –
    Naminè lo fissò meravigliata. – Ma questa – disse – è magia molto potente! Devi amarlo davvero, Sora! Ho sentito mia madre parlare spesso di spiriti che si mettevano in contatto coi consorti… ma il contrario…, cielo, non avrei mai potuto crederci, nemmeno se l’avessi visto –
    Restarono momentaneamente in silenzio.
    Restarono ancora qualche minuto a parlare, senza risultati. Roxas non aveva detto nulla di utile, e loro erano ancora in fuga.
    L’indomani sarebbero ripartiti, ma Naminè avvisò: i suoi familiari erano troppo cocciuti per lasciare la fattoria.
    Sembrava che la cosa la rattristasse parecchio.
    La disposizione dei letti fu molto singolare: gli uomini avrebbero dormito tutti in salotto. Riku per terra, il nonno Rostova sul divano, il signor Kaspar in poltrona, Sora avrebbe preso il letto singolo, accanto a Xion. Kairi e Naminè avrebbero dormito nel letto matrimoniale.
    Tuttavia, Sora aveva dormito fin troppo e decise di alzarsi. Rassicurò Xion dicendole che sarebbe andato solo a prendere una boccata d’aria, quindi uscì. La luna splendeva luminosa, mentre in lontananza, Twilight Town era ancora illuminata da fulmini violenti e oscure nubi nere la coprivano alla vista.
    A quella visione gli si strinse il cuore.
    Si voltò con decisione dall’altra parte, verso il cielo innocuo e stellato.
    Mise la croce in tasca.
    Si voltò verso la casa

    e improvvisamente trasalì.

    Davanti a lui stava un uomo fermo, eretto contro il muro dell’abitazione. Era vestito di bianco. Una specie di cappa bianca con cappuccio gli copriva il volto e il torso muscoloso; la cappa poi si snodava in quattro lembi, due anteriori e due posteriori, che coprivano le gambe fino al ginocchio, danzando nel vento notturno. Aveva pantaloni e guanti di cuoio, con borchie di ferro alle ginocchia e sulle nocche: alla sua gamba destra, tre minuscole cinte reggevano una lunga spada curva, mentre un largo cinto di cuoio a tracolla sul torace recava una serie di minuscoli pugnali argentei davanti, e alla schiena, un pugnale ricurvo lungo quanto i suoi grossi avambracci. La cappa era tenuta aderente al corpo da una larga cintura di stoffa rossa, con il nodo che lasciava un lembo penzolante sul davanti.(OFF: e se dopo questa descrizione non avete capito chi è……….! XD)
    L’uomo era immobile. Sembrava disinteressato a tutto.
    Si chiese se lo stesse spiando, e i suoi sospetti furono confermati quando un’iride nera luccicò alla luce lunare.
    - Lo stai cercando – disse.
    - S..Scusi? – farfugliò Sora allontanandosi.
    - Lo senti. E anche lui ti sente – continuò.
    - La smetta di dire idiozie! Chi è lei?! –
    - Il mio nome è Altair – rispose l’uomo incappucciato, il volto ombroso. – Ho sentito qualcosa, qui. Uno spirito, nell’oscurità. E veniva da te - aggiunse indicandolo.
    - Qualunque cosa fosse, ormai non lo vedrò più –
    - E sarà meglio! – esclamò Altair ergendosi nella sua altezza. – Rischieresti di alterare questo mondo ancora di più. MAI cercare la guida degli spiriti. Non sono che un’ombra di noi stessi e dei nostri desideri –
    Sora era inquietato da quella persona.
    - senta, non so di cosa stia parlando. Mi è capitato per sbaglio. E poi io l’ho visto. –
    - I morti non tornano in vita. E improvvisamente, tutti nel mondo si trovano in possesso di poteri misteriosi. Potrebbe essere cambiato qualcosa. Forse un cambiamento irreparabile. – rispose Altair avanzando verso di lui. – Ma ricorda. Niente è reale, tutto è lecito. -
    - E che diavolo vorrebbe…! –
    Ma Altair si era già volatilizzato nel nulla.

    Lo strano incontro della sera prima lasciò Sora così pieno di domande che non riuscì a dormire.
    Inutile farsi troppe domande.
    L’indomani sarebbero partiti.
     
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  5. Rukario90
     
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    Good ! I like it
     
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  6. °%=destiny=%°
     
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    *.* bellissimo!!! davvero...abbiamo sentito la tua mancanza e finalmente si tornato..e con che capitolo! davvero bello! continua presto ti prego ^^
     
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  7. Soraform
     
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    mi piace molto aspetto il continuo
     
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  8. .::Crystal::.
     
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    Bel capitolo^^ la storia mi appassiona sempre di più! Aspetto il prossimo capitolo...
     
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  9. kairi x sora
     
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    Bello! Ora sono sempre più curiosa xD continua!
     
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    Twilight Player

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    Bel capitolo di ritorno, anche se Altair non era molto azzeccato.. sarebbe esser già morto da tempo, ma vabbeh, la storia è tua. xD
    Brava
     
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  11. Nyxenhaal89
     
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    Ehi, vi ricordo che è una crossover e che io sono un tipo molto creativo XDD (ART IS BANG! In italiano e dopo le censure della mediaset, Deidara dirà "Art Attack!")
    Comunque sto elaborando, la fanfic è lunga e voglio mettere un sacco di cose Xd
    Spero di farvi avere il quarto cappy entro pochi giorni. Grazie per attendere così fiduciosi X3
    E chiedo scusa a tutti quelli che pensavano questo messaggio fosse un aggiornamento XDD
     
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  12. Soraform
     
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    infatti io ci speravo ma nn fa nnt aspetterò
     
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  13. Nyxenhaal89
     
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    Ok, so che dovreste uccidermi, ma vi prego di avere pazienza ç__ç ho perso l'ispirazione, e l'ho dovuta rileggere un sacco di volt eper ritrovarla.
    Comunque, spero davvero che vi piaccia, buona lettura ^^

    4: Colui che Vola

    Di buon mattino, il gruppo fu giù dai letti. Il signor Kaspar preparò un’abbondante colazione, mentre il vecchio Rostova sistemava le provviste in un paio di zaini.
    Avevano infatti cercato, invano, di riparare la loro auto. Ma quando il padre di Naminè andò a cercarla, disse che era stata schiacciata da un albero. Riku ululò di disperazione.
    - Quindi dovremo metterci in viaggio a piedi – disse Xion preoccupata.
    - Ah, ai tempi della guerra emigrammo per più di un centinaio di chilometri – annuiva distrattamente il nonno. – Bei tempi quelli –
    Sospirarono.
    Finito di mangiare, Kairi e Xion presero gli zaini. Il vecchio Rostova spiegò che gli uomini dovevano avere le mani libere per combattere.
    - Troppi tipi strani di recente, meglio che chi sa combattere sia sgombro –
    - Allora – obiettò Kairi – Sora dovrebbe prendere il mio. Io SO combattere –
    E così fecero. Sora si trovò le spalle ingombre di un fardello intorno alla quindicina di chili.

    Arrancando un po’, i cinque avanzarono fino ad un paio di chilometri dopo la fattoria. Dovettero riposare, distrutti, specialmente Sora e Xion che avevano la schiena a pezzi.
    - Al diavolo quel vecchio rimbambito – disse secca Naminè. – Xion, porterò io il tuo zaino. Riku, porta quello di Sora. Data l’utilità della tua testa, potremo comunque usarti come ariete –
    Ammutolirono. Naminè sembrava inviperita, sebbene non se ne capisse il motivo.
    Kairi ipotizzò che doveva esserle arrivato il ciclo mestruale, durante il quale la ragazza andava fuori dai gangheri e minacciava di cavare gli occhi a qualcuno con le matite.
    Un altro motivo, poteva essere l’odio viscerale per quei familiari così caricaturali.
    - Se Roxas fosse qui, non dovremmo preoccuparci dei combattimenti – disse flebile la voce di Sora. Persino il parlante si meravigliò delle sue parole. Lo guardarono tutti con un’espressione intenerita, ma Riku volle dire qualcosa che però gli si troncò in gola. A vedere l’espressione assente di Sora, gli vennero i brividi.
    Credevano che quel sogno lo avrebbe in qualche modo rassicurato. Invece era ancora peggio di prima.
    - Ma ora non c’è più, quindi… dovremo fare affidamento sulle nostre forze – disse con un sorriso poco tranquillizzante, andando in testa con un grosso bastone in mano. – Non preoccupatevi, sono abbastanza agile da poter affrontare qualcuno quanto basta – aggiunse battagliero.
    Il viaggio proseguì senza intoppi per qualche ora. Solo dopo aver visto il gigantesco grattacielo della memoria, si resero conto di aver girato in tondo: erano tornati nei pressi della città, a circa una decina di chilometri dalla periferia: l’altura dove si trovavano permetteva loro di vedere anche il grande ponte, totalmente distrutto. C’erano dappertutto volute di fumo, incendi, esplosioni, lampi. Non si capiva cosa stesse succedendo, meno un particolare:
    La città era un campo di battaglia.

    Larxene uccise altri due stupidi civili che cercavano la fuga, quindi impugnò nuovamente i suoi kunai, tre per mano, e fissò astiosa la figura che li osservava dall’alto. Ad un cenno di essa, altre cinque scesero dritto di fronte a lei, tutte con lo stesso manto, e lo stesso colore di capelli.
    Una di esse, dalle sembianze femminili e gli occhi a cerchi concentrici come le altre, giunse le mani.
    All’istante, un’enorme Cerbero comparve davanti a Larxene, che fece un salto all’indietro e scatenò una tempesta di tuoni sul suo nemico. anche lei prese a fluttuare, e il cielo si riempì di nuvole nerissime che fecero scaturire dozzine e dozzine di fulmini, tutti addosso all’unica figura fluttuante:
    fu inutile.
    Essa si limitò a respingerli con un cenno seccato della mano.
    - Perché cazzo deve essere solo io ad affrontare questi bastardi?!! AXEL! ZEXION!LEXAEUS! Piantatela di perdere temp o e raggiungetemi, stronzi! – latrò la ragazza inferocita.
    Immediatamente, dei varchi neri si aprirono alle sue spalle.
    - La tua dolce voce ci ha raggiunti in un attimo, Larxene – disse Axel, un ragazzo alto e dinoccolato dai capelli rossi lunghi e sparati all’indietro, con gli occhi verdi e segnati da due triangoli in basso, impugnando due strane armi circolari chiamate Chakram. Al suo fianco stava un uomo altissimo e nerboruto, simile ad una montagna vivente, che teneva sulla spalla un gigantesco tomahawk, un’arma simile ad un’ascia e una mannaia. Non diceva una parola. Zexion, mingherlino e quasi insignificante, gli comparve affianco.
    Un uccello bianco simile ad una colomba si posò sulla spalla della figura fluttuante.
    Immediatamente, tutte le altre saettarono in alto sparendo dalla vista.
    - Questa città è inutile, ormai. – disse la figura fluttuante, i piercing sul naso, sugli occhi e sulle orecchie che luccicavano sotto la pioggia.
    Si portò ancora più in alto, sempre più in alto, mentre ogni fulmine si fermava, come se ogni elemento fosse terrorizzato da quell’essere dall’aria malefica e potentissima.
    L’uomo fissò l’intera città dall’alto. Nello stesso istante, lontano dalla città, le altre cinque figure svennero.
    Egli alzò le mani, e poi le abbassò, come se avesse raccolto tutta l’aria del mondo, per poi rigettarla in basso.
    - Shinra Tensei –

    All’inizio non capirono.
    Poi, capirono fin troppo cosa stava succedendo.
    Un’onda gigantesca si alzò: la città stessa sembrava essere stata rivoltata via da un’uragano improvviso.
    - A TERRA! – gridò Riku gettandosi a terra, trascinando con sé Xion e Kairi, che gli erano accanto. Sora e Naminè si abbassarono a loro volta. – LONTANI DAGLI ALBERI! – aggiunse sentendo il vento alzarsi.
    Eccolo.
    Una spaventosa onda d’urto investì anche la loro posizione, sradicando i primi alberi, schiantandoli su quelli dietro, mentre gocce d’acqua turbinavano come impazzite, inzuppandoli da capo a piedi. L’onda d’acqua sbattè sul promontorio, fermandosi in buona parte.
    Dopo il minuto più lungo della loro vita, paragonabile solo all’inferno che avevano vissuto nella città stessa, si azzardarono ad aprire gli occhi.
    Xion fu la prima a singhiozzare. Naminè rimase con la bocca semiaperta e gli occhi spalancati, inorridita e spaventata. Kairi strinse forte il braccio di Riku, in lacrime. Sora cadde in ginocchio. Riku piangeva senza accorgersene, fissando la loro città…
    Che ora era…
    Niente.
    L’unica cosa che aveva resistito a quell’urto spaventoso furono i grattacieli più forti, che rimasero solo con l’impalcatura in acciaio in piedi. Le case erano state spazzate via, se non per qualche rimasuglio salvatosi grazie ai palazzi più grandi.
    Macerie, poche.
    Era un’immenso spiazzo vuoto, che veniva lentamente riempito dal mare per buona parte. si salvò solo il livello più alto della città, e quello immediatamente sotto.
    - Sono andati via… allora…? – farfugliò Xion. – Sono… scomparsi…? –
    - Temo di no – ammise Kairi lasciando Riku. – Temo che sia solo l’inizio… - Si lasciarono andare alle lacrime.
    Avevano amici, famiglia… compagni… persone che avevano visto tante volte, che ora non erano più.
    Ora erano solo un ammasso di polvere in quello spiazzo interminabile.
    Il Grattacielo della Memoria, alto, sghembo, sul punto di crollare, si ergeva come una mano decrepita, quasi ad urlare perché qualcuno l’aiutasse.
    Ma dopo pochi secondi, anche la sua struttura, l’ultima ad aver resistito a quell’attacco disumano, cedette, silenziosamente, perché nessuno poteva più sentirla: i ragazzi videro la loro città finire così, nel nulla.
    In uno schiocco di dita, quasi, la loro vita era stata cancellata…
    Non avevano più un passato.
    Né una casa.
    Né un posto in cui tornare.

    Passarono diverse ore prima che si decidessero a rimettersi in viaggio. Fissare delle macerie era inutile, figurarsi fissare il vuoto. Persero tutti la loro carica combattiva. Non avevano la minima speranza di batterli.
    Camminavano nel fitto bosco, incappando in animali morti, addirittura pesci, uccelli. Non si era salvato nessuno, nemmeno gli animali, che fiutano il pericolo prima di tutti.
    Avevano tutti l’espressione triste e camminavano mogi, senza parlarsi.
    Ancora avevano negli occhi quella visione, quella città che un secondo prima c’era, e un secondo dopo non c’era più. Per tutto i ltempo in cui erano scappati, avevano sentito aerei, missili, esplosioni, che poi tacevano. evidentemente non erano serviti a nulla.
    Se nemmeno l’esercito poteva fermarli, cosa avrebbero potuto fare loro?
    - Avete visto la distruzione con gli occhi. Non è facile tornare indietro, presumo – disse una voce nota davanti a loro.
    Alzarono lo sguardo, e videro quell’uomo, quell’uomo dal cappuccio bianco.
    Altair.
    - Altair?! – esclamò incredulo Sora.
    - E’ quello l’uomo che hai visto? – disse Naminè.
    - Stia lontano – ringhiò Riku brandendo il bastone, strappandolo a Sora.
    - Pace – interruppe l’uomo, mettendo una mano avanti. – Non intendo uccidervi. Siete troppo rumorosi e inesperti, perché io debba ricorrere ad uno scontro diretto. -
    Tutti lo fissarono dubbiosi. Sora però si mosse in avanti, più vicino a lui. – E allora, cosa vuoi dirci? Perché sei qui, adesso? Ci stai seguendo? – il suo tono tradiva tensione ed una certa paura.
    - Certo che no – asserì Altair lasciando intravedere un sorriso. – Voglio aiutarvi, e darvi un rifugio –
    - Come no – sbottò sarcastica Naminè incrociando le braccia. – Un Hashashin che vuole “aiutare”, questa è buona –
    A sentirsi chiamare così, Altair parve quasi lusingato.
    - Potete non fidarvi di me, e andare dritto verso quattro di quei tizi incappucciati che scappano a gambe levate dalla città, oppure fidarvi di me, e apprendere molte cose utili – replicò.
    - Io mi fido – disse Riku deciso. – Andiamo, la nostra vita che valore ha? Se avesse voluto ucciderci l’avrebbe fatto d aun pezzo. E Sora non sarebbe certo tra noi, e nemmeno tuo padre e tuo nonno, Naminè – aggiunse.
    - Quelli poteva prenderseli – sbottò Naminè irritata.
    “Seguilo, fidati di lui. E’ un amico”, disse una voce nella testa di Sora. Gli capitava spesso di sentire la voce di Roxas quando indossava il medaglione.
    Temeva fosse una fissa pericolosa, ma decise di ascoltare le sue allucinazioni.
    - Anche io mi fido – disse, seguito da Xion, ancora taciturna e tremante. Kairi si avvicinò a Riku, dicendo “Anch’io”. Naminè non ebbe scelta, e li seguì.

    Altair sembrava umano solo d’aspetto. Era agilissimo, si muoveva nel bosco con maestria, individuava appigli e sporgenze, riconosceva il terreno.
    Sembrava aver percorso quella strada migliaia di volte, conoscerla a memoria, e non ci credettero, quando disse loro che era la prima volta che visitava quella foresta.
    Dopo molte ore di faticoso cammino, inerpicatisi nel bosco e su pendii scoscesi, i ragazzi arrivarono ad una caverna nascosta, sul fianco di una montagna.
    - Sembra di essere finiti in un libro fantasy… - disse Riku meravigliato. Guardando da un’altra parte che non fosse il mare, si vedevano distintamente chilometri di foresta, che terminavano a Kalm, una città piccola, circondata da mura medievali. Riku c’era stato solo una volta.
    - secondo voi… - esordì Xion rompendo il suo silenzio, guardando allarmata la piccola città, come se da un momento all’altro dovesse sparire a sua volta.
    - Kalm è stata evacuata l’altro ieri – disse Altair davanti a loro. – Un’operazione imponente. L’intera zona nel raggio di cinquecento miglia è stata evacuata. Anche i tuoi parenti, Naminè Rostova – aggiunse fissando la ragazza che guardava preoccupata verso la fattoria. – sedete – disse indicando loro un angolo con un tavolo e comodi cuscini a motivi orientali.
    I ragazzi posarono gli zaini e ubbidirono, rilassando le stanche membra. Altair si sedette a gambe incrociate, davanti a tutti loro, con le mani sulle ginocchia.
    - Allora – esordì. – Cosa pensate di questi eventi? -
    Che domanda stupida, pensarono.
    - La fine del mondo – disse Sora sovrastando un po’ tutti.
    - Sciocchezze! – esclamò Altair scacciando le sue parole come mosche. – Non vuol dire nulla. E’ solo una fase, un’interferenza nel nostro mondo, che non ne decreterà certo la fine. Ma una trasformazione, questo sì – aggiunse.
    - Molte persone nel mondo stanno acquisendo poteri. – continuò. – Forse anche voi, che siete stati esposti alla distorsione spaziale, ne acquisirete, ma è ancora presto per dirlo –
    Rimasero un po’ in silenzio.
    Non sapevano come ribattere a quell’affermazione. Come potevano sapere se avevano dei poteri?
    - Come facciamo a capirlo? – disse Kairi.
    - Lo scoprirete quando sarà il momento - disse semplicemente. – Per ora restate qui – aggiunse alzandosi. - Vado a dare un’occhiata fuori –
    E li lasciò lì.
    Discussero subito su quello che aveva detto. In realtà aveva solo fatto un’elucubrazione, ma tutti furono improvvisamente eccitati dall’idea.
    - Quanto sarebbe bello farli a pezzi con qualche bel potere speciale – disse Riku. – Tanto per cominciare, arrostirei quella puttana che ci ha fatto lasciare indietro Roxas –
    - D’accordo – disse a sua volta Kairi.
    - A me piacerebbe animare i miei disegni – intervenne Naminè.
    - Sembrate dei bambini davanti alla Play… - disse Xion torva. – Perché pensate a poteri distruttivi? Perché non pensare, ad esempio, a riportare in vita quella povera gente? -
    In effetti…
    Questo avrebbe avuto più senso.
    - Ma a cosa servirebbe, se nessuno può fermarli? – interruppe Sora. – Ci vuole chi li ferma, e chi lenisca i loro effetti distruttivi… -
    Altair tornò dieci minuti dopo, ordinando loro di andare a dormire. Chiuse la caverna con una parete di roccia, pronunciando delle formule arcane.
    Che strano…
    Il sonno doveva dargli alla testa, pensò Sora. Per un attimo, gli era sembrato che Altair ce ne fossero due!
     
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    Bello bello *-*
    Devo dire che continui a migliorare. Non ho trovato particolari errori e per ora, anche se non ci sono emozioni forte se non la scena della città distrutta ei l palazzo che crolla, la trama è ben definita.
    Attendo con impazienza le scene di battaglia e sangue! xD
     
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  15. Nyxenhaal89
     
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    E lo yaoi no? tsk XDDD
    Comunque credo tu abbia capito CHI ha distrutto la città... cioè, lo capisce chi ha letto quella frociata di Naruto XD *frociata perchè ogni capitolo è una dichiarazione di naruto a sasuke ahem*
     
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322 replies since 30/6/2009, 14:51   3558 views
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