Kingdom Hearts: All the Rest...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. CieL°
     
    .

    User deleted


    Capitolo un pò transitorio, ma che spero gradirete comunque...

    Capitolo 3
    Even


    Sullo schienale della sedia erano poggiati, l'una sopra l'altra, la camicia bianca e la giacca color sabbia, entrambe stropicciate e ricoperte da un sottile strato di polvere.
    L'uomo a cui appartenevano stava seduto ad una scrivania, in canottiera, a studiare scartoffia dopo scartoffia numerosi documenti.
    Mentre si passava le mani fra i capelli biondi, una signora dai capelli corvini aprì la porta.
    Subito dopo si sentì il rumore di un vetro rompersi e la donna si girò ad urlare “ZELL! HAI DI NUOVO ROTTO LA FINESTRA!”
    Si sentì un debole “Scusa...” in lontananza, e la signora entrò sbattendo la porta dietro di sé.
    “Kairi ha rimesso” sbuffò Edea, quindi cominciò a togliersi la tuta macchiata, mostrando un abbondante seno compresso in un reggiseno beige pizzato.
    “Allora caro, come va?” chiese poi la donna avanzando verso la scrivania.
    “Non molto bene” rispose Cid smuovendo lo stecchino che aveva fra le labbra “Non abbiamo più molti soldi... se non troviamo qualcuno che voglia adottare uno dei ragazzi, finiremo in bancarotta!”
    “Ma qui a Radiant Garden non c'è più nessuno che possa accudire dei bambini!”
    “Beh, potremmo sempre tenerli con noi. In fondo volevamo dei bambini, no?” chiese Cid ridacchiando.
    “Solo perché io non posso averne non mi sembra il caso di tenere come nostri otto pargoli!”
    “Allora dobbiamo cercare casa per almeno uno di loro entro poche settimane!” concluse il biondo abbassando nuovamente il capo sui fogli di carta.
    Edea gli si avvicinò, preoccupata, e gli fece alzare lo sguardo premendo con le sue lunghe dita sulle guance dell'uomo, poi gli tolse lo stecchino dalla bocca e vi tagliò la stoffa del reggiseno.
    “Su amore, adesso basta fare i conti...” disse la donna con voce sensuale “Prenditi qualche minuto di pausa!”

    Passarono altre tre settimane.
    Durante quel periodo di tempo, a stento Even ed Aeleus riuscirono a spiegarsi l'improvvisa amiciza che avevano stretto Braig e Dilan.
    “Continuo a pensare che ci sia qualcosa sotto...” commentò Even sibilando.
    “Tu pensi troppo” rispose Aeleus passando al compagno una provetta di vetro.
    Il biondo sbuffò e, nolente, tornò ai suoi studi.
    “Perchè hai scelto di diventare uno scienziato, Even?” chiese il castano.
    L'uomo alzò la testa mostrando un'espressione sorpresa.
    “Voglio dire, lavori costantemente contro voglia, sbuffi in continuazione e non vedi l'ora di tornartene a casa.”
    “Oh, intendi questo...” disse il biondo abbassando la testa “Vedi, mio padre era uno scienziato, come mio nonno prima di lui e così via... per ben sette generazioni!”
    “Sette?” chiese nuovamente Aeleus.
    “Già. E mio padre non poteva sopportare che io spezzassi il ciclo, quindi mi ha obbligato a formarmi negli studi scientifici.”
    “E' brutto quando un padre per perseguire i suoi sogni decide il destino del figlio.”
    “Non dirlo a me, io avrei voluto farmi spazio nel mondo dell'arte.”
    “L'arte?”
    “Già... Picasso, Leonardo, Van Dick, Caravaggio, ho sempre adorato le loro opere e quelle di tutti gli altri artisti. Se avessi potuto, avrei voluto diventare uno scultore come Bernini, il mio mito indiscusso!”
    “Beh, volendo puoi sempre prendere la scienza come un altro tipo di arte” consiglio il castano.
    “C'ho già provato, ma l'arte è immaginazione, creatività e soprattutto deve piacerti ciò che fai...” rispose Even con aria sognatrice; poi, squadrando i suoi numerosi appunti, aggiunse “Non come tutti questi pallosi calcoli matematici ed equazioni del cazzo.”
    “E' la prima volta che ti sento dire una parolaccia!” commentò sorpreso il castano.
    Ma il biondo ignorò il compagno, e disse “Dopo essermi laureato, ho deciso che non avrei mai messo su famiglia. Non voglio rovinare l'avvenire dei mio potenziali figli.”
    Aeleus si guardò intorno riflettendo, non sapeva come rispondere. Quando il compagno si accorse di ciò, per metterlo a suo agio, domandò con la sua solita voce sibilante “Tu, invece, come mai parli tanto oggi?”
    L'omone si lasciò scappare una fragorosa risata, poi, silenziosamente, uscì dalla stanza.

    Nel pomeriggio Even si diresse in biblioteca a cercare dei libri sul flusso di stelle che, si dice, un tempo avrebbe separato il mondo in tanti piccoli pianeti.
    Mentre sfogliava velocemente un libro sulla composizione di stelle, sentì alcune voci discutere al di là dello scaffale dove si trovava.
    “E lei chi è?” chiese una voce femminile, che il biondo riconobbe essere quella di Aqua.
    “L'ho adottata giusto poco fa” rispose la voce di Ansem.
    “Per. Chè?” sillabò la figlia con tono irritato.
    “Non c'era più spazio all'Orfanotrofio, se non l'avessi fatto avrebbe chiuso” spiegò il Saggio.
    “Non perché l'hai adottata, perché ci tieni a metterti sempre in mostra!”
    “Cosa?”
    Even si sporse appena per osservare la scena.
    In effetti Ansem teneva in braccio una bambina piccola, di tre o quattro anni, vestita di bianco e dai capelli rosso fuoco e gli occhi azzurri come il mare.
    “So che l'hai fatto per metterti in mostra alla luce del paese!” rispose Aqua, arrabbiata come mai prima d'allora.
    “Ma non è vero!” ribatté il padre “Come ti permetti di dire una cosa del genere?”
    “Me lo posso permettere perché ti conosco!” concluse la ragazza uscendo dalla sala.
    Ansem alzò lo sguardo al cielo e sospirò.
    “E' colpa mia?” chiese con la sua vocetta soave Kairi, ancora in braccio al Saggio.
    “No, piccola...” rispose Ansem, poi un'altra voce completò la frase “Aqua è solo una gran testa calda.”
    Poco distante, seduta a un tavolino di legno sotto una scala, stava una simpatica vecchina.
    “Mamma...” disse Ansem.
    “Ansem” cominciò lei “Per che cosa tu l'abbia fatto, non m'importa, ma sappi che sarò comunque orgogliosa di te per aver adottato questa dolce bimba!”
    “Aqua è tale a quale a sua madre:” spiegò il Saggio “una donna forte e coraggiosa, con precisi ideali in testa, ma avventata e testarda.”
    “La povera Saphir... sono quasi tre anni che è morta di tumore al seno” ricordò la signora.
    “Il suo desiderio era di riuscire a crescere due bambine... e io voglio realizzare per lei questo sogno.”
    “Ti fa onore...” ribatté la madre sorridendo “Sai, una volta un caro ragazzo mi ha spiegato che qualsiasi cosa facciano i tuoi genitori, lo fanno per il tuo bene.”
    “Lo sai come si chiama questo, Kairi?” chiese Ansem.
    La bimba scosse la testa ad occhi sgranati, aspettando la risposta.
    “E' l'animo della famiglia!”

    “Even” lo chiamò il padre “Ti ho iscritto all'università di scienze, il corso lo puoi scegliere tu.”
    “Papà, tu lo sai che voglio andare all'Accademia delle Belle Arti!” replicò il ragazzo.
    “Ci sono cose per le quali si è portati a fare, altre per le quali siamo negati, Even... e tu lo sai!”


    Il biondo ripensava a quelle parole osservando le sue mani vissute, piene di segni e d'appunti frettolosi.
    Solo adesso Even ne capiva il senso: lui non era bravo a lavorare con le mani, ma come tutti i suoi predecessori, con la mente e l'intuito. Suo padre l'aveva capito e l'aveva forzato negli studi per non farlo illudere e poi fallire.
    “Vieni qui, Kairi” le disse la nonna “Ti voglio raccontare una storia...”
    La piccola scese dalle braccia del padre e si diresse verso la signora, che cominciò “Molto tempo fa, la gente viveva in pace, unita dal calore della luce...”
    Even uscì dalla stanza cercando di non farsi notare, sorridendo.
    L'animo della famiglia, che belle parole piene di significato.
    Perché era quello il tipo di calore che solo gli amici, una persona amata o, ancora di più, la tua famiglia ti può donare. E chissà, forse quell'unica lacrima che rigò il suo viso smunto era proprio il gelido cuore che cominciava a scaldarsi.
    E finalmente credette in ciò che gli disse il suo genitore anni prima.
    Perché a volta bisogna aspettare anni prima che quell'animo si diffonda per pochi istante nel cuore di un singolo individuo, ma a volta bastano pochi istanti per metterlo a tacere.
    Così come è stato per Edea e Cid, che litigarono sull'affidamento di Kairi, inopportuno secondo la moglie, e si divisero. E così anche per due giovani fratelli che, appena un mese dopo, vennero traditi dal loro mentore, che ormai consideravano un padre...
    “Ti vedo sollevato!” commentò Aeleus al rientro del compagno in laboratorio.
    “Sai, comincio ad apprezzare il mio lavoro...” rispose, ancora sorridendo, il biondo.

    SPOILER (click to view)
    Un piccolo appunto: come avrete notato dalle ultime righe c'è un preciso riferimento.
    Infatti, tra questo capitolo e il prossimo si colloca il flash-back di Birth by Sleep che ho narrato nel primo atto.
    Non vi chiedo di rileggervi tutti i capitoli in questione, che sono quelli che vanno dal 20 al 30, ma vi consiglio fortemente di rileggervi almeno il 27 ù_ù

    PS: tanto per curiosità, "saphir" significa zaffiro in francese :sisi:
     
    Top
    .
192 replies since 28/6/2009, 16:06   3807 views
  Share  
.
Top