{A tRuE lOvE sToRy}

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  1. Naminè94
     
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    Ecco il terzo... Sto andando un pò più veloce nel postarli perchè quando sono pronti, mi sembra inutile farvi aspettare, e comincio subito a scrivere il seguito. Spero vi piaccia, fatemi sapere!
    Capitolo 3
    Roxas si voltò di botto, interrotto da quella voce che aveva già sentito prima. Una chioma rosso fuoco spiccava su una t-shirt nera e degli shorts bianchi, per non parlare degli occhi verde smeraldo.
    Roxas: Axel?! Ma tu lavori qui??
    Questo era un problema. Non aveva mai parlato ai ragazzi della sua “scampagnata in decappottabile” con Axel, e non aveva intenzione di farlo!
    Doveva trovare un modo per evadere da quella situazione e in fretta.
    Axel: si, te l’ho detto che sono un nuovo arrivato. Questo è solo un lavoretto part-time.
    Roxas: Si, certo.
    Rispose in modo molto distratto e sfuggente, impegnato a pensare ad un modo per giustificare il fatto che conoscesse Axel. Ma non aveva nessuna idea in mente, e si limitò a seguire la corrente.
    Sora: Hey Roxas, cavolo potevi rallentare!
    Roxas: Ehm, avevo molta sete…
    Era tutto inutile ormai. Axel avrebbe parlato troppo e i ragazzi si sarebbero chiesti perché Roxas avesse voluto tenerglielo nascosto.
    Axel: Ciao ragazzi, siete amici di Roxas?
    Naminè: Si… lo conosci?
    Axel: Ma certo! Ci siamo conosciuti ier…
    Roxas: Ci siamo conosciuti per caso, pochi minuti fa!
    Roxas aveva riparato al danno, ma si era accorto del fatto che Axel all’inizio ci era rimasto un pochino male, ma poi anche lui decise di spalleggiarlo.
    Axel: Si, pochi minuti fa! Sapete sono nuovo di qui, allora ogni cliente che arriva gli chiedo il nome, per fare nuove conoscenze. Io sono Axel!
    Era una bugia. Ma Sora, Kairi e Naminè ci erano cascati ed erano affascinati da quel bel ragazzo che li stava servendo…
    Dal retro del negozio sbucò un’altra figura, stavolta femminile. Due ciocche sparate in aria di capelli biondi, fu l’unica cosa che i ragazzi notarono all’inizio. Poi, osservarono il resto. Era una ragazza molto carina, della stessa età di Axel. Aveva occhi verdi e un viso angelico (all’apparenza).
    ???: Axel, dammi una mano dai!
    Reggeva un enorme e traballante scatolone ricolmo di grossi bicchieri. Axel accorse subito e afferrò lo scatolone, poggiandolo sul bancone.
    ???: Finalmente! Non ne potevo più di trasportare quei maledetti bicchieri. Avevi detto che non erano pesanti! La prossima volta tocca a te, e io servirò al bancone!
    Axel: Si si si... Ragazzi questa è Larxene, la mia ragazza.
    Roxas rimase a bocca aperta. Ragazza???
    Bene, pensò... Gli faceva molto piacere. Ma non del tutto...
    Sora: La tua ragazza eh? Piacere io sono Sora, questa è Kairi, la mia ragazza, lui è Roxas, e lei è la sua ragazza, Naminè.
    I ragazzi, intimiditi da Larxene, salutarono con un cenno o un mezzo sorriso.
    Larxene: Ma tu guarda che carini! Così passi il tempo eh Axel? Conoscendo ragazzi, mentre io sgobbo con quegli scatoloni!
    Axel sbuffò. Alcune volte era davvero pesante. Ma altre volte, molto raramente, era davvero dolce. Strano, ma era così… Tuttavia ultimamente, questi suoi attimi da “ragazza dolce” non si erano verificati mai. Axel si chiedeva perché. Se era colpa sua. O se semplicemente lei stava passando un periodo “no”.
    Non gli era chiaro, ma continuare a formulare ipotesi non gli sarebbe servito a niente e lo avrebbe fatto entrare solo in uno stato di paranoia.
    Era sicuro di non amare Larxene, tuttavia le piaceva molto e tra di loro c’era parecchia attrazione. Infondo non piace a nessuno essere trascurati…
    Intanto Roxas cercava di scappare da quella situazione, molto imbarazzante.
    Roxas: Ragazzi… Andiamo???
    Sora: Perché tanta fretta?!?
    Roxas tirò un calcio a Sora. Quest’ultimo, avendo capito che c’era qualcosa che non andava, decise di schierarsi con l’amico.
    Sora: Va bè, andiamo… Ci si vede in giro Axel! Ciao Larxene!
    Naminè e Kairi salutarono con la mano, mentre Roxas fece un solo cenno con la testa. Sapeva di aver sbagliato, infondo, tra lui e Axel non era successo niente, gli aveva solo dato un semplice passaggio e avevano fatto conoscenza. Perchè tutti quei misteri? Aveva fatto tutto per orgoglio, lo sapeva. Ma ormai il danno era fatto e l’unica cosa da fare era confidarsi con Sora, l’unica persona di cui si fidava veramente.
    Era il tramonto. Roxas e Sora erano seduti su un albero, osservando il panorama mozzafiato. Il sole era di un rosso acceso e, intorno a sé, tingeva il cielo e le poche nuvole di rosa. Anche il mare aveva cambiato colore, e all’orizzonte aveva assunto lo stesso colore del sole che si schiariva man mano che si veniva a riva.
    Sora ascoltava interessato le parole dell’amico. Dopo tutto quello che aveva fatto per lui era il minimo che potesse fare. Ascoltarlo, confortarlo e consigliarlo, come lui aveva sempre fatto nei suoi confronti.
    Sora: Non capisco proprio perché hai voluto tenercelo nascosto! Alla fine non c’è nulla di male se un ragazzo ti ha dato un passaggio!
    Roxas: ….. Hai ragione, non so perché l’ho fatto, sono stato uno stupido. Ti chiedo scusa, almeno tu dovevi sapere le cose come stavano sin dall’inizio.
    Sora: non fa niente. Mi fa piacere che per una volta sono io quello che ti dà una mano.
    Roxas: già…
    E continuarono a parlare da buoni amici finchè non venne sera… Roxas era sollevato. Almeno Sora l’aveva presa bene. Ma per ora non aveva intenzione di rivelare la verità alle ragazze, poiché non sarebbe servito a nulla e avrebbe solo fatto la figura dello sciocco.
    Era tardi ormai. Roxas decise di tornare a casa mentre Sora si trattenne ancora. Era solo. Il luogo sembrava deserto, illuminato dalla debole luce della luna. Sora era soprappensiero. Vagava solitario per le strade dei suoi affollati ricordi...
    ???: Che fai qui?
    Sora: Cosa?
    Riuscì ad intravedere solo i capelli argentei e gli occhi di un azzurro chiarissimo, quasi ghiaccio.
    Riku: Ho detto, cosa ci fai qui?
    Sora lo guardò un po’ scocciato, un po’ interessato, come se la sua visita fosse stata un bene, ma non necessariamente...
    Sora: Niente... Non mi andava di tornare a casa...Tu?
    Riku: Ci vengo sempre...
    Sora non rispose. Non sapeva se essere offeso nei suoi confronti o far finta di niente. Decise di comportarsi come al solito. Loro non erano amici per la pelle, anzi, a dirla tutta non erano neanche amici. Tra di loro c’era un po’ d’odio, ma quella sera, sembrava che questo si fosse dissolto nel nulla.
    Riku: è tardi... Non ti ho mai visto in giro a quest’ora.
    Sora: perché che ore sono?
    Riku guardò di sfuggita il suo orologio. Segnava le 2 del mattino.
    Sora aveva completamente perso la cognizione del tempo.
    Sora: Cavolo! Devo andare... Ciao.
    Riku: Aspetta... Devo dirti una cosa.
    Sora: ok, ma in fretta.
    Riku: sarò breve. Voglio solo che tu sappia che io non ti odio affatto, anzi...
    Sora: Dici sul serio?
    Riku annuì: Perché dire una cosa del genere se non fosse vera?
    Sora: Ho sempre creduto che tu non mi sopportassi e di conseguenza anche io non riuscivo a tollerarti.
    Riku: ti sbagliavi...
    Sora: ... Grazie per quello che hai detto. Forse potremo ricominciare da capo, ti va?
    E dicendo queste parole porse la mano al ragazzo.
    Riku: si…
    Rispose con molta insicurezza e ci pensò un po’ prima di accettare. Si strinsero la mano e, dopo uno sguardo, in un attimo quella formale stretta di mano si tramutò in un amichevole abbraccio. Sora era sollevato. Tirò un sospiro e salutò Riku, dirigendosi verso casa, lasciando il ragazzo solo.
    Era molto tardi. Sarebbe dovuto essere a casa già da un pezzo. Ma non gli importava. Riku continuava ad osservare, ostinato, lo splendido cielo stellato sopra di lui; sorridendo...
    “Finalmente! Sono riuscito a parlare con Sora! Grazie Kairi!”
    Il cuscino tremò e Kairi sussultò. Guardò la sveglia sul comodino, accanto al suo letto. Erano le 3.15 del mattino. Aveva ricevuto un sms. Era sua abitudine tenere il cellulare sotto il cuscino mentre dormiva. Pensò che dovesse essere una cosa molto importante per arrivare a quell’ora. Così lesse il messaggio al momento. Sorrise. Quella notte era nata una nuova stella. Una nuova amicizia. Quella tra Riku e Sora.
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    Erano le 7 del mattino. Axel si stava alzando dal letto di Larxene e frettolosamente si infilava i pantaloni, con un’espressione corrucciata.
    Larxene: Ma che ti prende??!!??
    Axel non rispose e continuò a vestirsi senza guardare negli occhi la ragazza.
    Non gli era mai successa una cosa del genere. Non aveva mai lasciato una ragazza da sola nel suo letto. Quando aveva un’occasione la prendeva al volo. Da sempre. Ma questa volta no.
    Larxene: Axel?? Perché te ne vai all’improvviso??
    Axel: Non mi va più, ok?
    Larxene: e mi lasci così?
    Axel: Senti, non prenderla a male, ma adesso non ne ho proprio voglia. Ci vediamo più tardi al bar.
    E senza dire altro si diresse verso la porta.
    Una lacrima rigò il viso della ragazza. La asciugò in fretta come per non farlo notare, anche se era sola in casa. Forse non voleva farlo notare neanche a se stessa. Sentiva che il legame tra lei e Axel non sarebbe stato mai più lo stesso. Qualcosa di irrimediabile aveva turbato il loro rapporto, ma non sapeva di che si trattava.
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    Roxas si era appena svegliato. Non era allegro come al mattino precedente. Si guardò allo specchio.
    Roxas: Che faccia di merda!
    E, incazzato nero, si diresse verso il bagno per farsi una doccia e schiarirsi le idee. Aprì l’acqua della doccia e in attesa che si fosse riscaldata a sufficienza, appoggiò le mani sul lavandino, accasciando la testa.
    Non gli era mai capitato di essere così irragionevolmente arrabbiato con se stesso. Non sapeva neanche il motivo di quel suo malumore. O forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
    Aveva sbagliato a mentire, ma aveva sbagliato ancor di più a trattare Axel in quel modo. Infondo lui era solo un amico, niente di più, giusto?!?
    Questa domanda risuonava nella sua mente da ore ormai. Era talmente distratto che non si accorse che l’acqua della doccia era diventata bollente e che aveva riempito tutto il bagno con una fastidiosa nuvola di vapore. Tossì violentemente mentre arrossiva per l’eccessivo calore. Chiuse l’acqua e aprì la finestra. Sulla strada una decappottabile nera stava sfrecciando a tutta velocità verso la spiaggia...
    La osservò finchè non fu più possibile vederla. Voleva parlare con Axel. Voleva chiarire il perché del suo tremendo errore. Sapeva dove trovarlo così, dopo aver fatto la doccia, si vestì velocemente e si avviò al bar sulla spiaggia, pensando alle parole che gli avrebbe detto...

    Edited by Naminè94 - 26/12/2008, 13:37
     
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  2. axel36
     
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    brava...bellissimo capitolo...fai bn a postare così...
     
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  3. Naminè94
     
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    Ecco il 4 capitolo. L’ho scritto mentre avevo l’influenza, quindi se c’è qualche errore di grammatica, per favore non fateci caso. E scusate!
    Capitolo 4
    Roxas era quasi arrivato in spiaggia. Per tutto il tragitto aveva pensato a cosa dire, ma niente gli sembrava appropriato. Niente gli sembrava...giusto.
    Riusciva ad intravedere il chiosco. La macchina di Axel era parcheggiata sul marciapiede. Si avvicinò. La saracinesca del bar era ancora abbassata. In effetti non era presto per aprire il bar. Provò ad immaginare dove fosse Axel. Eppure aveva visto la sua auto. Era lì. Ma lui dov’era??
    Lo cercò con lo sguardo. Finalmente! Notò la sua folta chioma rossa alla riva. Era accucciato sulla sabbia, osservando il mare. Era pensieroso, e si notava.
    Roxas: Axel?
    Axel si girò lentamente verso di lui.
    Axel: Oh ciao Roxas...
    Roxas notò nella sua voce un pizzico di tristezza.
    Roxas: Che cos’hai?
    Axel: Troppi pensieri...
    Roxas: Posso?
    Axel annuì e Roxas si accomodò di fianco a lui. Per alcuni minuti nessuno dei due parlò. Roxas era in imbarazzo, mentre Axel sembrava fregarsene.
    Roxas: Senti Axel volevo parlarti di ieri, io ho sbagl...
    Axel: Lascia stare, piccolo, non importa.
    Roxas: No, non trattarmi come un bambino! Importa eccome! Ti ho trattato una merda e mi odio per averlo fatto!
    Roxas non si accorse che era saltato in piedi e stava alzando decisamente il tono di voce.
    Ma non gli importava. Continuò,questa volta cambiando tono di voce.
    Roxas: Perdonami, Axel.
    E fece per andarsene, ma Axel, molto agile, lo afferrò per il polso e lo strinse forte a sé. Roxas rimase sbalordito da quel gesto, ma nello stesso tempo inizio a stringere anche lui Axel. Rimasero per qualche minuto in quella posizione, stringendosi sempre di più e restando in silenzio. Quel gesto valeva più di mille parole.
    Dopo qualche minuto, Roxas cominciò ad arrossire violentemente, non aveva mai abbracciato neanche Naminè in quel modo. Perché era successo con Axel?
    E piano piano si staccò da lui, senza fare movimenti bruschi.
    Larxene li osservava da lontano. Non sapeva cosa stesse succedendo, sapeva solo che non le piaceva affatto. Axel che abbracciava un ragazzo? Non era mai successo... Axel era uno che rimorchiava solo ragazze. Non era gay, vero?
    E mentre questo dubbio la attanagliava, si diresse verso il retro del bar, aspettando Axel.
    Roxas: è meglio che vada adesso...
    Axel abbozzò un mezzo sorriso e Roxas corse via. Axel lo trovava estremamente dolce, era davvero un ragazzo gentile. Nessuno si era mai scusato con lui. E in quel momento ebbe un irrefrenabile voglia di stringerlo a sé di nuovo.
    Axel era appena entrato. Inaspettatamente trovò Larxene appoggiata al bancone.
    Larxene: Dov’eri finito?
    Axel: Scusa ero andato a fare un giro e ho perso la cognizione del tempo.
    Larxene: Da solo?
    Axel: si...
    Stava mentendo, ma non voleva creare altri problemi tra di loro. Le si avvicinò e la baciò. Larxene fu sorpresa da quel gesto e ricambiò il bacio.
    “In fondo non era successo niente tra lui e Roxas, perché crearsi problemi inesistenti?” Pensò Larxene. “Se Axel fosse gay, adesso non la starebbe sicuramente baciando in quel modo” e sicura di sé, cominciò a sfilargli i pantaloni...
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    Sora e Kairi passeggiavano tranquilli. Il ragazzo aveva un sorriso stampato sul viso e un’espressione serena.
    Kairi: Sei sereno oggi...
    Sora sorrise ancor di più e le stampò un bacio sulla guancia.
    Sora: Ho capito che per tutto questo tempo ho giudicato male una persona.
    Kairi: E questa persona chi sarebbe???
    Sora: Indovina?!!??
    Kairi: Emm.. non lo so, dimmelo tu dai!
    Sora fece una lieve pausa come per creare una specie di suspance.
    Sora: Ieri ho incontrato Riku e abbiamo chiarito tutti i nostri disaccordi.
    Kairi facendo finta di non sapere nulla, fece una delle sue facce sorprese.
    Kairi: Woooow! Mi fa molto piacere!
    Sora: Già… Anche a me! Avevi ragione tu, sai... Come al solito!
    Kairi fece una linguaccia. “Dai, andiamo a prendere Nami e Roxas, vorranno sapere anche loro quello che è successo tra te e Riku!”
    Sora sorrise e cominciò a correre spensierato, mentre Kairi si accingeva e stargli dietro...
    Mentre correva, Sora si voltò per vedere Kairi se gli stava ancora dietro e senza volerlo andò a sbattere contro un ragazzo.
    Sora:Oh scusa! Non volev... Roxas?!
    Roxas: Ehi ragazzi! Vi stavo proprio cercando... Andiamo a prendere Naminè dai!
    Roxas era allegro e Sora lo guardò con il suo sguardo da “cos’è successo? perché sei così allegro??”. Roxas gli sorrise e cominciò anche lui a correre verso casa di Naminè.
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    Naminè stava aspettando fuori da casa sua da più di 20 minuti ormai.
    “Ma perché ci mettono tanto??” si chiedeva impaziente ormai.
    Finalmente li vide arrivare, allegri come non mai, e per non rovinare tutto sorrise anche lei.
    Roxas:Scusa Nami, aspetti da molto??
    Naminè era esterrefatta nel vedere Roxas così allegro.
    “No, pochi minuti!” mentì. E gli stampò un bacio.
    Si diressero verso un giardino comunale che Naminè amava molto. Era molto tranquillo. Sereno. C’era un vasto prato e al centro una grossa fontana dove di solito i ragazzi si sedevano. Naminè si sedette per prima e tirò fuori il suo blocco da disegni. Intanto Sora decise di raccontare la storia di Riku ai compagni.
    Roxas: Aaah, finalmente!
    Naminè sorrise nel vedere il suo ragazzo così di buon umore. Non l’aveva mai visto così felice, era come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.
    “Bip, bip” il cellulare di Kairi squillò, un SMS. Aprì il messaggino e mentre Sora si sporgeva per guardare, lo chiuse subito.
    Sora, insospettito: Chi era?
    Kairi: Ehm, mia madre, vuole che torni a casa. Ci vediamo ragazzi!
    Naminè: Aspetta, vengo anch’io!
    Kairi annuì, stampò un bacio a Sora e si avviò verso l’uscita del giardino.
    Sora: Non mi sembrava affatto sua madre, da come ha chiuso in fretta il messaggio. Ti pare?
    Roxas: Oooh Sora, ricominci? Ti pare che Riku ci prova ancora??!! Non essere paranoico!
    Sora accasciò prima la testa, imbronciato, poi la sollevò sorridendo.
    Sora: hai proprio ragione! A proposito, tu devi dirmi perché sei così felice!!
    Roxas: Emm... ma non è successo, adesso è vietato essere allegri?
    Sora non insistette, ma sapeva che era successo qualcosa, perché Roxas non era mai felice senza un valido motivo.
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    “Voglio vederti. Riku”
    Questo era il messaggino che Kairi aveva ricevuto. Non aveva mai mentito a Sora. Perché lo stava facendo? Lei era innamorata di lui. E lui lo era di lei. Perché fare casini quando c’era una situazione così perfetta?!
    Naminè era tornata a casa e Kairi era seduta su una panchina, aspettando qualcuno che finalmente arrivò...
    Kairi riusciva ad intravedere un ragazzo dai capelli argentei che le si avvicinava. Non era nervosa, come quando aspettava Sora, ma aveva uno strano presentimento.
    Riku: Ciao.
    Kairi: Ciao.
    Riku era estremamente carino quel giorno. Portava una t-shirt azzurra e dei bermuda bianchi. “Cavolo, sta proprio bene!” pensò Kairi. Era strano pensarlo di una persona che non fosse Sora... Pazienza.
    Kairi: E’ successo qualcosa?
    Riku: No.
    Kairi: Allora come mai hai voluto vedermi?
    Riku: Perché mi mancavi.
    E detto questo le cinse con un braccio le spalle. Kairi non sapeva cosa fare. Se si sarebbe rifiutata, l’avrebbe offeso. Se sarebbe stata al gioco, era come fare un torto a Sora. Tuttavia il torto gliel’aveva già fatto, in quanto lui la credeva a casa. Decise di allontanarsi in modo molto cauto.
    Riku: Ho fatto qualcosa che non va??
    Kairi: Ehm, no.
    Riku: Allora perché ti allontani?
    Kairi in un primo momento non rispose, ma Riku la guardò con uno sguardo estremamente dolce, costringendola a dire qualcosa.
    Kairi: Non voglio fare un torto a Sora... E’ pur sempre il mio ragazzo e io ci tengo parecchio a lui.
    Riku la guardò stranito.
    Riku: Guarda che non ti sto chiedendo di fare un torto a Sora, il mio era un abbraccio amichevole...
    Kairi: Mi sembrava tutt’altro...
    Sussurrò queste parole tra sé, ma Riku la sentì.
    Riku: Hai detto a Sora che dovevi incontrarti con me?
    Kairi: non esattamente...
    Riku: e cosa gli hai detto, esattamente?
    Kairi: che dovevo tornare a casa...
    E detto questo mise su una delle sue espressioni da “l’ho fatta grossa lo so, non guardarmi in quel modo!”.
    Riku: Wow Kairi, e poi per un semplice abbraccio mi dici che non vuoi fargli un torto?!
    Kairi non rispose, effettivamente aveva ragione. Dopo un silenzio di pochi secondi Kairi se ne uscì con un “hai ragione tu”.
    Kairi: non dovrei essere qui, ma perché cavolo hai voluto vedermi???
    Riku: per fare questo.
    E la baciò con passione, quasi impedendole di muoversi. Ma Kairi non ricambiò il bacio.
    Kairi: Ma che fai?!?!
    Riku: Quello che ho sempre voluto fare... Kairi tu mi piaci.
    Kairi: Non mi interessa!
    Era in lacrime. Kairi non piangeva mai. Era quel tipo di ragazza che sorrideva anche in faccia ai problemi più grossi. Fuggì via senza dar tempo al ragazzo di risponderle.
    Riku: Aspetta!
    Le gridava da lontano, ma la piccola Kairi non si fermò. Continuò a correre finchè non fu esausta. Era arrivata quasi vicino alla scuola. Si accovacciò a terra e iniziò un pianto inesauribile.
    ???: Kairi?
    Fine capitolo. Scusate se la suoneria del cellulare era un po’ antiquata ma non sapevo come riprodurla. Comunque spero vi piaccia, fatemi sapere... {5 capitolo in lavorazione}
     
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  4. eneru92
     
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    Riku è un bastardo dentro e fuori ... povera Kairi .

    Bellissimo capitolo , descrivi le tue storie molto bene , complimenti
     
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  5. Siegmund
     
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    mmm
    che riku è un bastardo è vero ma non sarà mai com me...perfar soffrire tutti io sono contento (con la classica eccezione del pennuto) quindi mi va più che bene che kairi soffrà
    stai veramente migliorando, questo cap mi sembra scritto molto meglio del primo
     
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  6. axel36
     
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    beeeeeeeeeeelloooooooooooooooooooo...

    siegmund l'esclusiva del beeeeeeeeeeellooooooooooooooooooo è sl mia...la puoi fare sl nella mia fic...oppure lo posso scrivere io da solo

    *axel si mette a pensare*
     
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  7. Siegmund
     
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    axel vuol dire che sei un pirla se ti dici belloooooooooooooooooo da solo...io lo fccio per sfotterti comunque
     
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  8. axel36
     
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    lo so k era x sfottermi...e riguardo al pirla...nn so cm darti torto...
     
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  9. Naminè94
     
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    Pronto il 5 capitolo... Fatemi sapere!
    Capitolo 5
    Kairi: Axel c-che ci fai qui??
    Axel: Passeggiavo.
    Kairi singhiozzava. Axel la aiutò ad alzarsi. E lei gli si buttò fra le braccia. Axel la tranquillizzava stringendola e accarezzandole il capo.
    Axel: Cosa ti è successo??
    Kairi: Ho f-fatto una c-cosa o-orribile...
    Axel: Dai sono sicuro che non è così orribile...
    Kairi: S-sì i-invece!
    Axel: Dai calmati... Raccontami quello che è successo, magari potrò aiutarti.
    Kairi: Ormai il d-danno è fatto...
    Ma negli occhi verdi di Axel trovò il conforto e la sicurezza di un amico.
    Le raccontò tutto quello che le era successo.
    Axel: Hai ragione è orribile...
    Lo disse in tono sarcastico, ma Kairi ricominciò a singhiozzare.
    Axel: Hey, Hey, scherzavo.
    E la riabbracciò.
    Kairi: Grazie, Axel. Sei davvero un buon amico. Non eri tenuto a farti annoiare da me.
    Axel: Che dici Kairi. Siamo amici tu ed io, no?
    Kairi annuì e appoggiò la testa sul suo petto mentre lui continuava a tranquillizzarla.
    Kairi: Ma adesso cosa posso fare?
    Axel: Assicurarti che non succeda più.
    Kairi: Non devo dirlo a Sora?
    Axel: Tu non hai fatto niente! Se non sbaglio non hai ricambiato il suo bacio, giusto? Quindi il colpevole è solo Riku. Se lo dici a Sora creerai un casino. Lo hai detto anche tu che Sora è molto geloso di te. Però... Stai lontana da Riku, ok? E se si avvicina ancora fammelo sapere, gli spacco la faccia!
    Kairi fece una risatina. Axel si stava comportando come un fratello maggiore. A Kairi piaceva questo suo lato protettivo. Anche se le volte che avevano parlato erano poche, lui era comprensivo nei suoi confronti. Se fosse stato qualcun altro l’avrebbe giudicata, ma lui no. La guardava come se non fosse successo niente. Come se lei non avesse alcuna colpa. E invece la colpa ce l’aveva. Non avrebbe dovuto raggiungere Riku e per di più mentire a Sora. Si sarebbe fatta perdonare; in un modo o nell’altro.
    Intanto Sora decise di andare a casa di Kairi, ma sua madre gli disse che non era ancora rientrata. Sora rimase dubbioso. Forse si era trattenuta da Naminè. O forse non aveva voglia di vederlo. Decise di tornarsene a casa.
    Per la strada incontrò Riku.
    Sora: Hey Riku, come va??
    Riku: Ciao Sora, abbastanza bene, a te?
    Sora: Lo stesso.
    Riku: allora siamo sulla stessa barca.
    Sora: Già... Ti va di fare un giro?
    Riku: Ok...
    E insieme si avviarono al chiosco sulla spiaggia. Durante il tragitto parlarono molto, della scuola, dell’estate, del futuro, del passato... Ma non parlarono di Kairi, perché sia Riku che Sora evitavano di nominarla.
    Sora: Ciao Axel, come va?
    Axel si voltò di botto. Sorrise al ragazzino che aveva rubato il cuore della ragazza impaurita che poche ore fa stava consolando.
    Axel: Sora! Come stai?? A me tutto bene!
    Rispose con un gran sorrise e una naturalezza invidiabile.
    Sora: Bene; sei di buon umore eh?? Meglio! Comunque lui è Riku, un mio amico.
    Al suono di quel nome Axel cambiò espressione. Il suo sorriso si spense pian piano per poi scomparire del tutto.
    Axel: Ciao... Scusa Sora, adesso non posso chiacchierare, ho tanto da lavorare, non ho tempo di andare in giro a rimorchiare ragazze già impegnate!
    E con queste ultime parole guardò Riku, poi sorrise a Sora e riprese il suo lavoro.
    Sora non capì cos’avesse voluto dire Axel, e decise di non curarsene. Riku si sentì colpevole dopo le parole dette da Axel, ma non gli importava. Sapeva che prima o poi Kairi sarebbe stata sua...

    L’estate stava passando lentamente ma in pochi giorni cambiarono molte cose.
    Kairi era distesa sul suo letto ascoltando il suo Mp3.
    “When you walk away, You don't hear me say please Oh baby, don't go
    Simple and clean is the way that you're making me feel tonight It's hard to let it go Hold me Whatever lies beyond this morning Is a little later on Regardless of warnings the future doesn't scare me at all Nothing's like before”
    Le parole di Utada Hikaru risuonavano nella testa:
    “Nothing’s like before: niente è più come prima”
    Ma cos’era cambiato? Perché l’aveva fatto? Lei era ancora innamorata si Sora, quando lo vedeva il suo cuore andava a mille. Arrossiva. E sorrideva come un’ebete. Perché lo amava davvero. Lo considerava la persona più importante della sua vita. E ora.. Perché mandare tutto a puttane per uno che ha tante ragazze più carine di lei dietro?
    Non lo sapeva. Aveva mollato Sora con il suo migliore amico per vedere uno che non le avrebbe mai dato quello che le dava lui...
    “Tuc, tuc”. Kairi sentì dei piccoli tonfi sul vetro. Qualcuno stava lanciando sassolini per attirare la sua attenzione. Si sporse dalla finestra con cautela, sperando di non essere colpita in piena faccia.
    ???:Kairi!
    Kairi scorse la sagoma di Riku nel buio della notte.
    Kairi: Vattene via!
    E di botto chiuse la finestra. Ma Riku non si arrese, continuò a lanciare sassolini.
    Kairi: Vuoi andartene??!!
    Riku: Non me ne vado finchè non scendi!
    Kairi: Allora puoi restare lì anche tutta la notte!
    Richiuse la finestra senza indugiare e si infilò di nuovo le cuffiette del suo Mp3 nelle orecchie, stavolta alzando il volume al massimo per dimenticarsi di tutto. Di Riku e della sua insistenza. Di Sora e del suo errore. Di Axel e del suo grande aiuto. Lei non esisteva e tutto intorno a lei era il nulla...
    “Kairi per favore. Ho bisogno di te” “Ti prego scendi” “Sono disposto a tutto per te!” Il cellulare di Kairi squillava all’impazzata. Nel giro di un’ora circa 15 SMS erano apparsi sul display, tutti di Riku. Ma Kairi non esisteva in quel momento...
    Passarono i giorni e Kairi evitava in tutti i modi Riku. Voleva dimenticarselo. Quando lo vedeva cambiava strada, sperando che non le fosse corso dietro. Ma per evitare che accadesse andava in giro sempre con Sora o Naminè. Aveva paura che sarebbe successo di nuovo. Non voleva mentire ancora a Sora, non voleva tradire così il suo amore.
    Erano passati circa 4 giorni dalla vicenda tra Riku e Kairi. Sora le aveva dato appuntamento, neanche e a farlo apposta, nello stesso luogo dove Riku volle incontrare Kairi.
    Si sedettero sulla stessa panchina di allora. Kairi si sentiva a disagio in quel posto... Voleva cambiare aria.
    Sora iniziò a stringerla forte. Era la stessa situazione che aveva vissuto con Riku. Identica.
    Sora: Amore, mi sei mancata... è tanto che non siamo un po’ soli tu ed io!
    Kairi in quella frase ebbe un flash-back.
    “Kairi: Allora... come mai hai voluto vedermi?
    Riku: perché mi mancavi!”
    Sora iniziò a baciarla con dolcezza e Kairi notò molta differenza dal bacio forzato di Riku. All’improvviso iniziò a darle fastidio quel bacio come se non fosse stato Sora a darglielo, come se al suo posto ci fosse Riku.
    Kairi: Basta dai!
    Ma Sora non si fermò, credendo che scherzasse...Continuò a baciarla, come aveva sempre fatto. Ma Kairi notava qualcosa di diverso, qualcosa che le ricordava il bacio di Riku. Non poteva sopportarlo.
    Kairi: Ho detto basta!
    Kairi stavolta urlò e allontanò Sora con uno spintone. Il ragazzo rimase sbalordito. La guardò per un secondo. Era in lacrime. Ma l’aveva ferito. Lentamente si alzò e cominciò ad allontanarsi da Kairi, che cominciò a piangere sempre più forte. E continuava a ripetere che le dispiaceva anche se Sora non poteva sentirla.
    “Mi dispiace! Mi dispiace!” E dopo circa cinque minuti, Kairi si alzò e cominciò a passeggiare irrequieta senza una meta.
    Sora continuava a pensarla. Non era mai successa una cosa del genere.
    Perché? Perché doveva succedere? Cosa le era preso?
    Si sentì in colpa. L’aveva lasciata sola mentre stava male. Stava per piangere. Non aveva mai visto Kairi piangere. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave. Si fermò un istante a pensare. Deciso tornò indietro. Correva. Veloce. Correva per lei. Nessuno poteva fermarlo. Voleva rivederla, chiederle scusa, capire cosa le era successo. Perché lui l’amava.
    Era arrivato. Ma la panchina era vuota e di Kairi non c’era traccia nei dintorni. Continuò a cercarla finchè non venne sera. Sperava solo di non averla persa per sempre…
    ---------------------------------------------
    Era sera. Naminè e Roxas camminavano tranquilli per le strade di Destiny Island.
    Naminè: Kairi è strana da un po’ di giorni...
    Roxas: Si?? Sai il perché?
    Naminè: In realtà no... La conosco molto bene e si confida solo con me di solito, ma stavolta no... Mi chiedo perché si sia chiusa così, all’improvviso.
    Roxas la guardò. Era triste nel sapere che la sua più cara amica si stava allontanando da lei. Stava male. Roxas la abbracciò forte. Ma non come abbracciò Axel...
    Erano quasi arrivati a casa della ragazza, non molto lontana dalla spiaggia.
    Roxas accompagnò Naminè fin alla porta, promettendo che il giorno successivo sarebbe andato a prenderla per farla svagare un po’.
    Rimasto solo, il ragazzo iniziò a passeggiare. Notò l’auto di Axel parcheggiata al solito posto, vicino alla spiaggia.
    Osservò il panorama incantevole. Il mare a Destiny Island era sempre stupendo. Ripensandoci, tutta Destiny Island era stupenda. Ma ancor più stupende erano le persone che la abitavano. Non poteva pensare di essere amico a persone così. Era davvero fortunato.
    C’era una piacevole brezza che gli sfiorava il viso, scompigliandogli i capelli che erano già un disastro.
    Si diresse verso la riva e trovò Axel accovacciato al solito posto. Roxas gli si avvicinò sempre di più, finchè Axel lo vide.
    Axel: Ciao... Tutto bene?
    Roxas: Ciao... Si... Tutto bene. Tu che mi racconti?
    Axel si voltò verso l’orizzonte, osservandolo ammaliato. Ci pensò un po’ prima di rispondere. Era passato quasi un mese dal suo arrivo a Destiny Island.
    Axel: Che adoro questo posto. Le persone che ci abitano. L’aria che tira. E’ davvero un posto tranquillo. Mi dispiacerà andare via...
    Roxas rimase di sasso. Andare via? Dove? Perché? Quando? Non voleva che se ne andasse...
    Roxas: Perché dove vai ?
    Axel: Torno all’università. Il mio posto è quello.
    Roxas: E quando ci tornerai?
    Axel: Probabilmente poco prima della fine dell’estate.
    Nelle loro voci c’era una nota di tristezza. A Roxas scese una lacrima. Ma la asciugò subito per paura che Axel potesse notarlo. Avrebbe voluto abbracciarlo forte. Avrebbe voluto stringerlo. Avrebbe voluto dirgli “Ti voglio bene”. Ma sapeva che non lo avrebbe fatto...
    Erano seduti vicini e Roxas poteva ascoltare il rumore dei suoi respiri. Si guardarono negli occhi e Roxas allungò la mano verso il viso di Axel...

    Aggiornerò più presto possibile... Purtroppo in qst giorni ho parecchio da studiare e posso completare i capitoli solo la sera! Scusate per gli eventuali ritardi! Ciao
     
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  10. Judger-Gabranth 94
     
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    bellissimo capitolo
    SPOILER (click to view)
    gia dalle ultime frasi si capisce come andrà a finire roxas o mi sbaglio??
     
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  11. Naminè94
     
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    SPOILER (click to view)
    lo scoprirai...
     
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  12. axel36
     
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    secondo me roxas e axel nn combinano nulla...arriverà larxene k li sorprenderà...e axel se ne andrà...bel capitolo nam brava...
     
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  13. Judger-Gabranth 94
     
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    sarebbe meglio roxas viene visto nella maggior parte delle fic come un gay sarebbe bello che le cose rimangano come all inizio axel che si fa larxene e roxa rimane con naminè
     
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  14. Siegmund
     
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    CITAZIONE
    roxas viene visto nella maggior parte delle fic come un gay

    qoto alla grande :asd:
    bel cap
     
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  15. Naminè94
     
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    Fatemi sempre sapere che ne pensate e se secondo voi vale la pena che continui...
    Capitolo 6
    Axel chiuse gli occhi per un momento e lentamente si avvicinò a Roxas. Quest’ultimo non si mosse. Era pietrificato. Non sapeva perché l’aveva fatto. Non sapeva perché la sua mano si era diretta verso il viso di Axel. Così bello... Così “intoccabile”...
    Una goccia di pioggia cadde sul suo viso, rompendo l’atmosfera che si era creata. Axel si allontanò di botto mentre Roxas metteva in tasca le sue mani e abbassava il capo.
    Axel: Cazzo, ho lasciato l’auto scoperta!
    E cominciarono a correre verso l’auto.
    Axel: Dammi una mano dai!
    Ormai pioveva estremamente forte. Roxas si affrettò a chiudere la cappotta. Quando fu chiusa, entrambi scivolarono nell’auto, bagnati fradici.
    Roxas fece per scendere dall’auto. Ma Axel lo afferrò per il polso, mettendolo di nuovo a sedere.
    Axel: Dai, ti riaccompagno.
    Roxas: Grazie.
    Durante il tragitto non parlarono per niente.
    Roxas stava pensando al grosso errore che stava per commettere. Ma che gli era venuto in mente? Accarezzare Axel? Ma era impazzito?! Forse si...
    Axel: Piove veramente forte!
    Fu l’unica cosa che disse dopo cinque minuti di silenzio.
    Roxas: Già...
    Axel: Peccato, si stava così bene sulla spiaggia, insieme a te.
    Al suono di quelle parole a Roxas andò la saliva di traverso e cominciò a tossire. Non ci poteva credere. Che cazzo aveva detto?! Insieme a te...
    Quanto avrebbe voluto possedere una macchina del tempo per tornare indietro di cinque secondi e fermarsi a “spiaggia”.
    Ma ormai aveva pronunciato quelle parole. Decise di continuare.
    Axel: tu non stavi bene?
    Roxas: si...
    Rispose con molta insicurezza pensando a Naminè. Era fidanzato. Che stava facendo? Perché tutta quell’attrazione nei confronti di Axel?
    Era un ragazzo, e lui non era gay. Tanto meno Axel, in quanto era fidanzato anche lui.
    Con la coda dell’occhio Roxas osservava Axel. Era bello. Indubbiamente. Sentiva di nuovo quell’irrefrenabile voglia di toccarlo, accarezzarlo, abbracciarlo.
    Ma questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore.
    Roxas: Voglio scendere.
    Axel: Ma manca ancora molto per arrivare a casa tua, ti bagnerai!
    Roxas: Non importa. Voglio scendere.
    Axel frenò di botto.
    Axel: Perché fai così?
    Roxas: Voglio solo scendere.
    Parlava lentamente e con calma, quasi scandendo le parole.
    Axel: Ti bagnerai.
    Roxas: Non importa. Grazie.
    Axel: Come vuoi...
    Roxas scese dall’auto. La pioggia cadeva violenta e fredda su di lui. Sorrise ad Axel e chiuse lo sportello.
    Cominciò a camminare, allontanandosi dall’auto che, nel frattempo, non ripartì. Axel, scese dall’auto. Gli occhi socchiusi dalla violenza della pioggia...
    “Roxas!” Gridò.
    Roxas si voltò di botto.
    Lo guardò con sguardo interrogativo ma sorrise, nella speranza che gli dicesse quello che anche lui voleva dirgli.
    Indugiò per un secondo.
    Axel: Niente, non importa.
    Roxas rimase deluso. Salutò con un cenno e ricominciò a camminare, a testa bassa. Le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto...
    Axel rientrò in auto, mise in moto e si avviò verso casa, incazzato nero per non aver detto quella maledetta frase.
    -----------------------------------------------
    Il giorno dopo Kairi non voleva alzarsi dal letto. Non voleva farsi vedere in giro. Voleva scomparire. Odiava Riku. E odiava anche se stessa. Che aveva combinato!?!
    Tuttavia non serviva a niente stare nel letto per sempre, anche perché non gli sarebbe stato possibile. Controllò i messaggi sul cellulare. Il solito Riku che insisteva. Ma di Sora, neanche una traccia...
    Quanto gli mancava. Chissà se ora stava già cercando qualcun’altra per sostituirla. Voleva parlargli. Non voleva perderlo. Provò a chiamarlo, ma il suo cellulare (quello di Sora) risultava isolato. Dov’era?
    Ci pensò bene. L’unico posto dove non c’era campo a Destiny Island, che Sora frequentava, era la grotta. Come un fulmine scese dal letto e si vestì. Non voleva perdere un secondo. Cominciò a correre e in pochi minuti arrivò a destinazione.
    Si avventurò fino in fondo ma non c’era nessuno, era vuota. Delusa, cominciò ad osservare i graffiti sul muro. Il primo che vide fu quello del giorno in cui lei e Sora si misero insieme. Appoggiò una mano sulla pietra e una leggera lacrima le rigò il viso.
    Continuò ad osservare il muro, notando che c’era qualcosa di nuovo.
    “Mi manchi””Dove ho sbagliato?” All’inizio Kairi pensò che fossero di Riku. Ma poi ne notò un altro. “Vuoi lasciarmi? Io ti amo”. E sorrise capendo che erano di Sora.
    Sentì dei passi provenire dall’entrata della caverna. Si voltò.
    ???: Kairi?!?
    Nel vederlo, Kairi non pensò a niente, corse solo ad abbracciare Sora più forte che poteva. Si baciarono con passione e, dopo un po’, la ragazza cominciò a piangere e a ripetere che le dispiaceva. Questa volta lui poteva sentirla...
    Sora non volle chiedere spiegazioni a Kairi. Non gli importava. Voleva solo stare con lei. Decise così di non pensarci più.
    Kairi: Non so perché l’ho fatto...
    Kairi si era appena calmata, ma a quelle parole fu di nuovo in lacrime.
    Sora: Hey, amore, non fa niente. Non m’importa. M’importa solo di te.
    E con queste parole la abbracciò forte. Come non aveva mai fatto.
    Sora: Io ho sbagliato ad andarmene via, dopo un po’ sono tornato ma tu non c’eri più... Ti ho cercata ovunque.
    Kairi capì che lui ci teneva davvero e si sentiva sempre più in colpa.
    Voleva dirglielo. Ma avrebbe rovinato tutto. Avrebbe creato un casino. Non doveva. Doveva portarsi questo segreto fino alla tomba. Ma risultava davvero difficile...
    Si diressero verso l’isolotto dove di solito guardavano il tramonto, decisi a sedersi sul loro albero e a scambiarsi le loro solite tenerezze.
    Ma sull’albero c’era già qualcun altro. Tuttavia Kairi non ci fece caso.
    Sora: Hey Riku!
    Esclamò Sora, muovendo senza logica le sue braccia per farsi notare. Al suono di quelle parole Kairi si voltò di botto verso l’albero. No... Non era possibile. Aveva fatto tanto per evitarlo e adesso... Riku era lì, proprio davanti a lei.
    Come una bambina impaurita, strinse forte il braccio di Sora, che la guardò stranito.
    Riku: Ciao.
    Sora: Che fai qui?
    Riku: Niente, pensavo...
    Poi guardò Kairi e disse:Chi non muore si rivede, eh Kairi?!?
    Kairi non rispose, abbozzò un mezzo sorrisino per non far insospettire Sora. Ma altro che sorrisino. Avrebbe voluto schiaffeggiarlo. Pestarlo. Fargli pentire di essere nato, per quello che aveva fatto.
    Non si accorse di essere rossa in viso per la rabbia.
    Sora: Kairi, ti senti bene?
    Kairi: Benissimo.
    Mentì. Era in preda alla rabbia. Sapeva che se non se ne fosse andata in quel preciso momento avrebbe realizzato i suoi desideri.
    Quello di cancellare lui e la sua insistenza dalla faccia della terra.
    Lo guardò bene. Che falso. Faceva l’amico con Sora, ma qualche giorno prima ci provava di brutto con la sua ragazza.
    E Sora che l’aveva anche intuito, ma lei non gli diede ragione... Per quell’unica volta che ce l’aveva.
    Cominciò a tremare dalla rabbia. Voleva andarsene.
    Kairi: Amore, andiamo?
    Guardò Sora come una bambina innamorata, quale era.
    Sora: Avevi detto che volevi stare un po’ qui con me!
    Sora era ostinato a restare.
    Kairi: Si, ma adesso ho voglia di cambiare aria. Fa troppo caldo. Sto “soffocando” qui.
    Sora: Va bene. Come vuoi tu! Ciao Riku.
    Kairi non salutò; si limitò a lanciargli una delle sue occhiatacce.
    Riku fu ferito dalle parole di Kairi. Era soffocata da lui? Forse si. Ma non si arrendeva così facilmente. Lei l’aveva colpito, ormai. Gli aveva rubato il cuore. E sapeva che, presto, lui avrebbe rubato il suo...
    -----------------------------------------------------------------------------------
    Naminè aspettava impaziente l’arrivo di Roxas, in ritardo di più di un’ora ormai. Ma dov’era?!
    Possibile che doveva passare la vita ad aspettarlo!?
    Pensò al giorno in cui si erano messi insieme.
    Lui indossava una t-shirt rossa e dei pantaloni neri, con le solite converse che lui adorava. I suoi capelli erano come al solito, senza una forma ben precisa. Ma era bellissimo lo stesso.
    Lei, invece, indossava una gonnellina di jeans, un top bianco e delle ballerine bianche, come il top. Portava i capelli da un lato dietro l’orecchio, dall’altro li portava in avanti.
    All’inizio non era sicura che le piacesse Roxas. Cioè, era indubbiamente un bel ragazzo, ma non sapeva se valeva la pena starci insieme.
    Ma quel bacio cambiò tutto. Quel bacio... Lui non la baciava più allo stesso modo. Non la guardava neanche più allo stesso modo. Ma perché?
    L’estate aveva cambiato tutto. Sperava solo che non cambiasse la loro situazione.
    Passò un’altra ora... Decise di fregarsene di Roxas e del fatto che se sarebbe arrivato, non l’avrebbe trovata. Aveva voglia di camminare.
    Vagando da sola per le strade di Destiny Island, reggendo come al solito il suo blocco da disegni, Naminè era pensierosa, anche se non c’era un motivo vero e proprio.
    Non era sicura del fatto che Roxas fosse diverso, magari era solo una sua impressione. Si sedette su una panchina, intenta a cominciare uno dei suoi disegni.
    Di fronte a lei riusciva a vedere una splendida fontana al centro di un giardino comunale. Era stupendo. C’erano poche persone, ma lei era concentrata su un coppia di innamorati che si baciavano, presi l’uno dall’altra, seduti sul bordo della fontana.
    Li guardò, desiderosa che potesse ricapitare anche a lei.
    Roxas non era più tanto preso da lei. Quando stavano insieme, sembrava annoiato. Non parlava molto. Sorrideva poco. E non la guardava più nello stesso modo in cui la guardava prima. Cos’era cambiato?
    Cominciò a disegnare, intenta a dar vita a tutti i suoi dubbi.
    Una lacrima cadde sul blocco da disegni, rovinando un po’ del suo lavoro. O forse migliorandolo. Lo guardò con attenzione:
    Lo sfondo era quello del giardino con la fontana, ma al posto degli innamorati c’erano due persone diverse. Un ragazzo biondo, bello, e imbronciato; Roxas. Una ragazza (lei) in lacrime, seduta sul bordo della fontana, che stringeva un cuore spezzato: il suo.
    Con rabbia strappò il suo disegno e cominciò a piangere violentemente.
    Non l’aveva mai fatto. Non aveva mai strappato uno dei suoi disegni. Neanche quando non era venuto come se lo aspettava o magari qualcosa gli veniva rovesciato sopra.
    Ma c’è una prima volta per tutto.
    --------------------------------------------------------------------
    Roxas aprì piano piano gli occhi. Aveva un tremendo mal di testa, conseguenza della sua passeggiata sotto la pioggia.
    Portò le mani sulla fronte. Non aveva la febbre, questo era certo.
    Tuttavia raffreddore e mal di testa non mancavano a fare la loro parte.
    Si alzò a fatica, con molta calma, pensando che, come al solito, si fosse svegliato presto.
    Ma stavolta no. Guardò incredulo la sua sveglia. Segnava le 12.30.
    Cazzo. Aveva promesso a Naminè che le avrebbe fatto passare una mattinata divertente... Alla faccia del divertimento!
    Le inviò un SMS. “Scusami, mi sono appena svegliato. Come un cretino ho disattivato la sveglia. Perdonami. Passo nel pomeriggio ok?”
    Il cellulare di Naminè squillò. Era abbandonato sul suo letto. Ma lei non era in casa.
    Roxas, afflitto dal dolore alla testa, si stese nuovamente sul suo letto e dopo qualche minuto si alzò.
    Ripensava ad Axel. Che cosa c’era tra loro?
    Axel si chiedeva la stessa cosa. Quanto avrebbe voluto dirgli chiaramente: “Roxas tu cosa provi per me???”.
    Anche se gli avrebbe risposto “niente”, non se ne sarebbe fregato più di tanto. O si?
    Guardò Larxene profondamente addormentata. Era davvero bella.
    Ma cosa stava facendo??!!?? Roxas era un ragazzino. Un ragazzino, nient’altro. Perché perdere tempo a farsi complessi su di lui, quando stava con una ragazza del genere?!?
    Non voleva nient’altro.
    Ma soprattutto non voleva una relazione con Roxas.
    Anche Roxas cominciò a pensarla allo stesso modo.
    E poi, lui non voleva lasciare Naminè per uno che non avrebbe più visto dopo quest’estate.
    E’ vero. Axel era speciale. Ma anche Naminè lo era. Perché lasciare una ragazza così? Che idiota! Anche solo pensare ad una relazione con Axel era una cosa senza senso. Sorrise tra sé. Finalmente tutti i suoi dubbi scomparvero.
    Non avrebbe più avuto quell’irrefrenabile voglia di stare con Axel.
    Però. Voleva davvero che fossero amici.
    Axel era davvero un bravo ragazzo. Perché non far nascere un’amicizia?
    Roxas scese dal suo letto e si preparò per uscire un po’.
    In realtà non sapeva dove andare.
    Cominciò a camminare senza meta. Senza tempo.
    Perché Naminè non rispondeva?? E se se la fosse presa??
    Non era tipo da prendersela per queste cose.
    Il suo carattere, calmo e in pace con tutti, lo faceva stare bene. Gli dava un senso di libertà, che spesso in una relazione manca.
    A lei aveva dato il suo primo bacio. A lei aveva regalato la sua prima vera emozione. Lei. Naminè.
    Non avrebbe potuto scegliere una persona più speciale di lei.
    Sora: Hey Roxas!!!!
    Si stava sbracciando come un matto (come suo solito) e Roxas sussultò, distratto dai suoi pensieri.
    Roxas; Hey ragazzi!
    Kairi: Ciao. Ma stamattina non dovevi vederti con Naminè?
    Roxas: Si ma mi sono svegliato da poco. Le ho mandato un messaggio ma non risponde. Stavo appunto andando a cercarla. Spero che non se la sia presa.
    Mentì. Non cercava Naminè. Ma infondo avrebbe voluto vederla.
    Sora: Sei già andato a casa sua?
    Roxas: No. Chissà se è lì. Avrebbe risposto, no?
    Kairi lo guardava stranita. Era piuttosto evasivo. Come mai?
    Kairi: Va bè, noi andiamo. Se la trovi, magari ci chiami così vi raggiungiamo ok?
    Roxas annuì e osservò i suoi amici allontanarsi sempre di più.
    Mancavano pochi isolati alla spiaggia. Perché non farci un salto??
    E lentamente si avviò.
    Quella mattina era piuttosto affollata. C’erano molti ragazzi (un po’ più grandi di lui) che non aveva mai visto. Strano. Conosceva tutti a Destiny Island.
    Sembravano studenti universitari.
    Osservando la folla si diresse verso il chiosco per salutare Axel.
    Lavorava come un matto. Serviva i clienti, che impazienti, protestavano. Era solo. Dov’era Larxene?
    Era talmente indaffarato che non notò l’arrivo di Roxas.
    Roxas: Axel! Vuoi una mano?
    Axel annuì frettolosamente. Roxas scivolò sul retro del chiosco e vi entrò. Era più piccolo di quanto pensasse. Numerosi scatoloni intralciavano il passaggio, ricolmi di bicchieri e bottigliette di ogni genere.
    Senza perdere altro tempo si fiondò al bancone e cominciò ad aiutare Axel a servire i clienti.
    Le loro mani si sfiorarono parecchie volte. Ma non sempre ci facevano caso.
    Dopo circa mezz’ora di pienone, ci fu finalmente un po’ di pace.
    Axel: Hey grazie...
    Roxas sorrise. Ma mentre stava per rispondere gli scappò uno starnuto.
    Axel: Te l’avevo detto...
    Roxas: Già... Me l’avevi detto. Ma mi è servito a molto camminare un po’.
    Axel: Troppi pensieri?
    Roxas: Si... non credo tu possa capirmi.
    Axel: Oh, ti capisco eccome.
    Roxas: Problemi con Larxene?
    Axel: Problemi in generale. Ma cerco di non dargli troppo peso.
    Roxas sorrise di fronte alla positività dell’amico.
    Roxas: Altri clienti... Ma non c’è mai un attimo di pace in questo posto?!
    Due ragazzi si stavano avvicinando al bancone.
    Uno aveva folti capelli di uno strano colore che si avvicinava molto al rosa. Sembrava molto attento al suo aspetto esteriore in quanto, mentre camminava, scrutava la sua immagine riflessa in un piccolo specchietto, sistemandosi i capelli.
    L’altro, invece, sembrava molto più trasandato. Aveva dei lunghi capelli di un colore anch’esso strano per dei capelli: azzurro. Una profonda cicatrice gli solcava lo spazio tra le due sopracciglia e aveva uno strano ghigno stampato sul viso.
    Ma da dove venivano?
    ???: Axel... Allora è qui che lavori?
    Axel si voltò di spalle al cliente, scocciato, e cominciò a lucidare dei bicchieri.
    Axel: Ciao Marluxia. Si lavoro qui. Non ho tempo per farmi le vacanze, come voi.
    Marluxia: Problemi tuoi.
    ???: Mi piace molto questo posto, soprattutto le persone che ci lavorano.
    E, interessato, guardò Roxas.
    Axel: Ti dispiace?
    Axel tornò a voltarsi verso i clienti, spingendo indietro Roxas.
    Maluxia: Dai Saix stava scherzando.
    Axel: Sisi... comunque, io sono qui per lavorare, quindi... Volete qualcosa?
    Marluxia non rispose. Fissava Roxas in modo molto insistente.
    Roxas: Perché mi guardi così?
    Marluxia fu sorpreso nel vedere tanta determinazione in quel piccolo ragazzino.
    Marluxia: Sei ancora piccolo per capire certe cose... Andiamo Saix.
    E con queste parole si allontanarono dal bar, lasciando Axel e Roxas da soli...
    Roxas: Ma chi erano quelli? Li conosci, no?
    Axel: Non devi mai parlare con loro, capito!?
    Roxas si sentì messo da parte. Perché non voleva parlargli dei suoi amici?
    Roxas: Scusa...
    Decise di giocare la carta del piccolo pentito. Funzionava sempre.
    Peccato che Axel sembrasse immune. Rispose solo dopo qualche minuto.
    Axel: Fidati di me... Certa gente è meglio perderla che trovarla...
    Roxas: Ti và di spiegarmi?

    Ciau!
     
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1356 replies since 29/9/2008, 20:45   16540 views
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