Cristal Heart

Un cuore di cristallo può provare sentimenti?

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  1. LighyHero
     
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    Scrivi davvero molto bene
    (Cmq Kairi gia' aveva conosciuto Yuffie e co in kh1)
     
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  2. Nemeryal
     
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    Grazie ! -me arrossisce- (caspita!!! hai ragione!!!!!!!! oh bhè, chiamiamola "licenza poetica! XD)
     
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  3. LighyHero
     
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    :asdsi:
     
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  4. Nemeryal
     
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    Nuovo capitolo! (il dialogo tra Kelya ed il Nessuno può sembrare privo di senso, invece...)

    Capitolo 5
    Il Nessuno nato tra le fiamme
    Era finita. Ormai era tutto inutile. Non sarebbero riusciti a sconfiggere i Nessuno. Non avrebbero salvato Radiant Garden. Non avrebbero fermato Malefica. Non avrebbero impedito ai mondi di cadere nell’Oscurità.
    Sora alzò lo sguardo. La spada del Berserker incombeva su di lui, pronta a sferrare il colpo di grazia.
    Kairi cadde in ginocchio, sfinita. Avvertì la lama del Samurai alla gola.
    Riku piegò il ginocchio a terra e si appoggiò all’elsa di Via per l’Alba, a un passo dal collasso. Le ali del Dragone fendevano l’aria.
    Alzatevi avanti, non è ancora tutto finito!
    Non ce la facevano. Non potevano farcela. La loro fine era giunta.
    Non lasciatevi andare alle tenebre. Non fatelo mai. Abbiate speranza!
    E in cosa dovevano avere speranza?
    Nella luce.
    Un lampo insanguinato illuminò il Crepaccio. Il tramonto si sostituì alla luce del giorno. Il fischio di una lama fece vibrare l’aria. I Nessuno si allontanarono, accecati da quel bagliore a loro così sconosciuto. Dopo il primo attimo di smarrimento cercarono di tornare all’attacco. Sembravano aver perso completamente il controllo, il desiderio di un cuore superiore alla ragione.
    Non riuscirono ad avanzare, una barriera frapposta fra loro ed il cuore dei Custodi, una barriera dai riflessi vermigli, intensi come i raggi del sole morente.
    Sora, Riku e Kairi alzarono lo sguardo.
    -Kelya?-
    -State bene?- si informò la ragazza
    -Credo di sì- mormorò Sora
    -Grazie…- disse Kairi rialzandosi a fatica.
    Riku non rispose. Era diversa. Completamente. Lei lo guardò ed il ragazzo venne trafitto dal suo sguardo di zaffiro. Uno sguardo freddo, di puro ghiaccio, privo di calore. Nessuna fiamma danzava nei suoi occhi. La pelle di lei non era pallida, era…bianca. Non un bianco malsano, dovuto alla debolezza, ma il bianco della neve appena caduta, candida, pura. Nessun velo di colore sfiorava le sue guance e le labbra erano del tenue colore dell’alba.
    -Riku, stai bene?- gli chiese Kairi
    -Sì, penso di sì. Ma tu che ci fai qui?- chiese rivolto a Kelya -Dovresti essere a letto, a riposare!-
    -No, ne ho più bisogno. Sto meglio adesso, posso combattere-
    Chiuse gli occhi e alzò Silenzio del Tramonto sopra la sua testa. Un vento fresco avvolse i tre Custodi, rinvigorendoli.
    -Siete pronti?-
    I tre ragazzi annuirono.
    La barriera vermiglia si frantumò e i Nessuno tornarono all’attacco.
    Kelya sembrava quasi danzare, i movimenti del braccio e delle gambe fluidi e precisi. Silenzio del Tramonto sembrava un prolungamento del suo corpo. La lama scintillava, come dotata di vita propria.
    Gli occhi della ragazza brillavano, intensi, ma freddi. Non c’era nessuna traccia di calore dentro di lei. Il corpo sembrava modellato nel marmo, la sua anima nel ghiaccio.

    Laxiel osservava il combattimento da uno sperone di roccia. Il Crepaccio sembrava coperto di neve. Voltò lentamente lo sguardo alla sua destra e sorrise. Il Lampo del Tramonto. Intenso, vermiglio, pulsante di vita, eppure freddo come il ghiaccio. Non sorrise più e si portò una mano al petto, dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore. Solo silenzio. Nessun battito. Nonostante questo, viveva. In un limbo fra luce ed oscurità, ma viveva.
    Osservò una figura dai capelli neri striati d’argento mietere vittime ad ogni fendente. Osservò un ragazzo dai capelli castani eliminare i suoi avversari con pochi colpi del suo Keyblade. Vide un ragazzo dai capelli d’argento uccidere i suoi nemici con il Keyblade dell’Alba. Le creature bianche cadevano sotto gli attacchi del Keyblade di una ragazza dai capelli rossi.
    I tre Custodi del Keyblade, nelle loro mani giaceva il destino di tutti i mondi.
    Ma perché faceva tutto questo? Perché voleva aiutarli? Cosa ne avrebbe guadagnato? Aprì la mano sinistra. Una pietra di topazio brillava, colpita dai raggi del sole. Non riusciva a comprendere, e forse non l’avrebbe fatto mai. Sapeva che doveva aiutarli. Schioccò le dita. Mentre svaniva nell’abbraccio di fiamme incandescenti, intuì il motivo del suo gesto. Non aveva ancora perso del tutto il suo cuore. Una parte di esso esisteva ancora e lo avrebbe salvaguardato.

    I Nessuno diminuirono. I loro attacchi scemarono. Si guardarono ancora un po’ intorno, poi sparirono.
    -Ce l’abbiamo fatta!- urlò Yuffie, saltando dalla gioia
    -Oh yeah!- Cid fece roteare la sua lancia
    Merlino ridacchiò e si lisciò la folta barba bianca.
    Leon sorrise. Rinoa gli sfiorò il viso con la mano, sorridendo anche lei.
    Aeris uscì dalla casa e guardò il cielo. Il pallido riflesso di un sorriso si posò sulle sue labbra.

    -A, abbiamo vinto?- chiese Sora, sorpreso
    -Ce l’abbiamo fatta!- esultò Kairi abbracciando il ragazzo.
    Riku rise per l’imbarazzo di Sora e si voltò verso Kelya. La ragazza guardava fisso l’orizzonte, lo sguardo assente.
    Lui le si avvicinò
    -Grazie- e le mise una mano sulla spalla
    La ragazza sembrò riscuotersi dal suo stato di trance; fissò Riku coi suoi occhi ghiacciati
    -Di nulla-
    -Sei sicura di stare bene?-
    -Sì-
    Poche e semplici parole, prive di ogni emozione.
    -Dovremmo andare adesso-
    Il ragazzo annuì
    -Sora! Kairi! Andiamo!-
    Kairi si staccò da Sora, ancora incapace di capire cosa fosse successo, ed annuì.
    -Allora, Sora? Andiamo!-
    -Volete immergervi nelle tenebre. Perché?-
    Si voltarono, tutti e quattro. Era apparsa tra le fiamme: avvolta da un mantello candido, i lunghi capelli color miele e gli occhi di sangue.
    -Chi sei tu?-, il Keyblade riapparve tra le mani di Sora
    -Non ha importanza il mio nome, perché esso è effimero quanto la mia nuova vita-
    -Sei un Nessuno, non è vero?-
    -Esatto-
    -Che cosa vuoi?- domandò Riku, affiancandosi all’amico
    -Voi siete i Custodi, la luce del Cristallo risiede in voi. Proteggetela-
    -Sei venuta fin qui solo per dirci questo?- il Keyblade apparve fra le mani di Kairi
    -Che altro dovrei dirvi? La Luce del Cristallo non risiede più dentro di me-
    Detto questo, svanì, avvolta dalle fiamme.
    -Ma chi diavolo era?- chiese Sora. Il Keyblade svanì in un raggio di luce
    -Non ne ho idea- Via dell’Alba scomparve
    -Dovremmo fidarci di lei?- l’arma di Kairi si dissolse
    -Tu che ne dici, Kelya?- domandò Sora
    La ragazza non rispose. Lo sguardo posato sulle ceneri lasciate dal Nessuno e una mano all’altezza del cuore. Sembrava persa, spaesata. Allora anche Sora e Kairi si accorsero del cambiamento di Kelya e ne rimasero spaventati. Un’aura di timore riverenziale la circondava. Silenzio del Tramonto in mano, gli occhi di zaffiro persi nel vento, i capelli d’ebano che danzavano sul suo viso ed un rivolo di sangue che le scendeva dalla fronte; sembrava una guerriera dall’animo antico, un soldato dei tempi andati.
    -Qualcosa non va? Kelya?-
    Lei si riscosse e guardò Sora.
    -No, va tutto bene. Andiamo ora- e si diresse verso l’uscita del Crepaccio.

    Si rigirò nel letto, incapace di prendere sonno. Perché non erano partiti subito?
    “Dovete fare rifornimenti” aveva detto Leon “Non potete partire impreparati”
    Si sedette sul materasso, le ginocchia poggiate al petto e circondate dalle braccia. Ogni minuto sprecato era un minuto concesso a Malefica. Si alzò e si diresse verso la finestra. Un volto impassibile restituì il suo sguardo. Si portò una mano al petto. Tutto in lei era divenuto gelo. L’equilibrio era stato spezzato. Non sentiva più alcun calore, il fuoco su di lei non aveva effetto. Riku se ne era accorto. Sora se ne era accorto. Kairi se ne era accorta. Il suo volto così bianco da somigliare alla neve ed il suo volto così impassibile da sembrare scolpito nel marmo li aveva confusi. Non riusciva più ad esprimere alcun tipo di sentimento. Dentro di sé sorrise amaramente, ma il volto alla finestra rimase privo di espressione. Sentimenti?
    Chiuse gli occhi. Non ci aveva mai pensato prima, non aveva mai dato peso ad una cosa del genere. Ora, invece, tutto era diverso. Erano bastati tre ragazzi per farle apparire tutto sotto una luce diversa. Tre? O forse uno?
    Si diede della stupida. Cosa accidenti andava a pensare? Cos’erano quei sentimentalismi? Ancora quella parola. Sentimenti.
    Sospirò ed aprì la finestra.
    Sentì una voce nel vento, leggera come il danzare della fiamma di una candela. Volse lo sguardo sul tetto della casa di fianco. Un mantello bianco scosso da una leggera brezza.
    Kelya annuì e la figura scomparve, avvolta dalle fiamme. Facendo meno rumore possibile si vestì e scese le scale dell’albergo. Non c’era nessuno nell’atrio. Aprì lentamente il portone ed uscì in strada. Corse lungo le strade del borgo, superò l’area fortificata e quella in costruzione, fino a giungere all’entrata posteriore del castello. Si fermò al centro esatto
    -Sono qui- disse
    Un crepitio di fiamme alle sue spalle la fece voltare
    -Cosa volevi da me? Perché mi hai chiamato?-
    -L’equilibrio è stato spezzato- rispose il Nessuno nato tra le fiamme -Ghiaccio e Fuoco non si equivalgono più. L’opale brilla più del topazio-
    -Mi hai chiamato solo per questo? Per dirmi cose che conosco già?-
    -Le tue parole esprimono rabbia, rancore e angoscia, eppure sul tuo volto non si intravede alcun tipo di sentimento, o meglio, emozione-
    Kelya non rispose.
    -Non immaginavo che la caduta della Fenice avrebbe provocato un tale effetto-
    -Il fuoco è la vita dei sentimenti…-
    -Emozioni, vorrai dire. Nel tuo caso è più appropriato-
    -Il fuoco è la vita delle emozioni- calcò bene la parola -Il ghiaccio è la vita dell’impassibilità, dell’indifferenza. Il fuoco spinge all’impulsività. Il ghiaccio al ragionamento. Se uno dei due scompare, le conseguenze non possono essere che queste-
    -Degne parole-
    -Che cosa vuoi? Non certo fare una chiacchierata al chiaro di luna-
    -Il ghiaccio ti ha resa più tagliente, meno paziente. Il ghiaccio non porta luce se il fuoco non si riflette su di esso-
    -Che vuoi dire?-
    -Lo sai benissimo. Più ti avvicini alla luce più grande diventa la tua ombra-
    -Cosa centra, ora?-
    -Forse tutto, forse nulla-
    -Allora perché sei venuta a dirmelo?-
    -Perché te ne ricordassi. Dimenticandolo avresti commesso un errore imperdonabile-
    -Cosa stai dicendo? Deliri, forse? I tuoi discorsi non hanno senso!-
    -Sei lontana dalla luce, adesso. Oramai è fievole anche dentro di te. Lontana dal chiarore del Cristallo hai capito cosa vuol dire vivere. Riuscirai a ritornare sui tuoi passi?-
    -Smettila! Non capisco una parola di quello che dici!-
    -Eppure dovresti. Le tenebre hanno trovato una crepa dentro di te-
    Kelya sgranò gli occhi
    -Una…crepa?-
    -Si stanno facendo strada nel tuo essere, lentamente è vero, ma sta accadendo. La luce del fuoco ti permetteva di tenerle a bada. Le fiamme purificavano i tuoi pensieri. Ora che il suo potere è caduto, domande che nella luce non ti saresti mai posta ora stanno prendendo forma del buio. Il fuoco le scioglieva, il ghiaccio le conserva per l’eternità. Hai assaggiato la vita, tornerai alla morte?-
    -Perché mi stai dicendo tutto questo?- urlò
    -Perché tu sia pronta, quando si compirà il tuo destino. Non dovrai avere rimpianti-
    La ragazza stava zitta, fissando il Nessuno con sguardo inespressivo. In realtà dentro di lei gridava e piangeva.
    -Hai vissuto una specie di sogno. Nulla ti toccava. Nessun sentimento. Non te ne eri mai preoccupata, vero? A cosa ti serviva in fondo? Ma adesso, adesso che ti sei accorta di questa mancanza, di questo vuoto dentro di te, vuoi tornare a dormire? Vuoi tornare a sognare?-
    -Più ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra- mormorò
    -Ora capisci? Quell’ombra che si era creata in te non aveva mai trovato modo di uscire, non ne aveva mai avuto l’occasione. Adesso, invece…- il Nessuno non concluse la frase
    -Adesso invece ha trovato in me un punto debole e ne ha approfittato-
    -Esatto-
    -Non capisco. Tu mi dici tutte queste cose, ma è come se fossero in costante divisione. Da una parte mi aiuti, dall’altra mi spingi a cadere nelle tenebre-
    -Non ti sto spingendo nelle tenebre. Ti sto aiutando a comprenderle. Non esiste alcun essere al mondo privo di oscurità e tu non fai eccezione. Conoscendo le tenebre che albergano dentro di te, non rischierai di fare la mia stesa fine. Non ti ritroverai a vivere in un limbo fra la luce e l’oscurità, tra la vita e la morte-
    -Perché mai dovrebbe accadermi una cosa simile?-
    Il Nessuno non rispose a quella domanda, ma si avvicinò a Kelya, le prese una mano, l’aprì e vi mise dentro qualcosa.
    -Tieni. Ti servirà-
    Si voltò, schioccò le dita e venne avvolta dalle fiamme.
    Kelya guardò ciò che ora stava tenendo in mano: un topazio, modellato a goccia; la sua luce era flebile, smorta
    -L’opale brilla più del topazio. L’equilibrio è stato rotto- disse
    Si voltò e tornò indietro. Ripensava a tutto ciò che il Nessuno le aveva detto e provava una grande angoscia. Aveva sempre pensato che in lei le ombre non esistessero, che la luce dominasse incontrastata. Quanto si era sbagliata! Solamente non le aveva viste. Nascoste, timorose, le tenebre avevano aspettato il momento opportuno, il momento in cui lei fosse stata lontano dalla luce, il momento in cui fosse stata più debole.
    “Più ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra”
    Aveva dimenticato quell’insegnamento, completamente. Aveva davvero commesso un errore imperdonabile. Era andata in guerra, priva di armatura.
    Entrò nell’aria fortificata, fece due passi, alzò lo sguardo e subito si nascose.
    Leon e Rinoa, mano nella mano, stavano scendendo, chiacchierando sommessamente. Si fermarono e si guardarono negli occhi. Rinoa sfiorò il viso di Leon con la mano, mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli. Lei sorrise, un lieve rossore sulle sue guance. Il ragazzo le prese il mento fra le dita e la guardò negli occhi scuri. I loro visi si fecero vicini. Le loro labbra si sfiorarono. Chiusero entrambi gli occhi. Le mani di Leon scivolarono sulla vita di Rinoa. Le braccia di Rinoa circondarono il collo di Leon. Le loro labbra si incontrarono.
    Kelya si voltò e si sedette, la testa china e le mani artigliate al terreno.
    Il suo viso era inespressivo, i suoi occhi asciutti. La sua anima piangeva, disperata. Eccole le sue tenebre. Sentimenti mai avuti e che non avrebbe mai provato. Le sue ombra erano solamente il desiderio di essere una persona qualunque, amare ed essere amata come una persona qualunque, odiare come una persona qualunque, provare affetto, come una persona qualunque.. Non sarebbe mai successo. Non era questo il suo destino.
    -Ho tanto freddo- mormorò, la voce priva di emozioni, l’anima spezzata.
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Brava! Bel capitolo, forse un pò triste, ma bello comunque!
     
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  6. Nemeryal
     
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    Gassie! ^^
     
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  7. Nemeryal
     
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    Non è che la fic abbia avuto quel gran successo, ma non mi do per vinta! ecco qua un altro capitolo!

    Capitolo 6
    Bentornati, miei Custodi
    Le stelle brillavano nel buio dell’Universo. Lucenti, remote e solitarie esse nascevano e morivano. Ricevevano il dono della vita in una luce scura quanto le tenebre e trovavano la morte in un tripudio di fiamme.
    Le mani sulla cloche della Gummiship, Sora guardava l’oceano di stelle scorrere davanti, sopra, sotto, affianco a lui. Quanti mondi! Alcuni rigogliosi di vita, altri di morte. Tutti, indissolubilmente, legati a loro, alla riuscita della loro missione. Se avessero perso…non osava nemmeno immaginarlo. Era un peso enorme quello che portavano sulle spalle, ma non potevano rinunciare. Dovevano farcela, anche a costo della vita.
    Sora virò a sinistra.
    La vita. Sapeva benissimo che era quello il prezzo. L’Oscurità li avrebbe inghiottiti. Per salvare le vite di tutti coloro che abitavano l’Universo, lui, Kairi e Riku avrebbero dovuto offrire la loro come sacrificio. Trovare la morte per donare la vita. Simba lo avrebbe chiamato “Il grande cerchio della vita”.
    Il ragazzo sorrise, o forse fece solo una smorfia che voleva somigliarli. Non avrebbe mai visto i frutti del suo sacrificio, ma sapeva, o sperava, che esso sarebbe servito a qualcosa. In fondo, non doveva preoccuparsi troppo. Alla loro morte, altri Custodi sarebbero stati designati, benedetti dal Cristallo. Altri avrebbero impugnato i Keyblade, altri avrebbero combattuto contro l’Oscuirtà e…altri sarebbero morti per salvare la luce.
    -Grande cerchio della vita?- mormorò Sora amaramente -Grande cerchio della morte vorrai dire-
    -Hai detto qualcosa, Sora?-
    Kairi si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla
    -Sei stanco? Vuoi che guidi io?-
    -Eh? No, grazie Kairi-
    La ragazza sorrise e tornò a sedersi. Sora era davvero strano in quel periodo, sembrava aver perso buona parte del suo ottimismo.
    Si mise una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio e tenne lo sguardo basso, mordendosi il labbro. Era normale. Una reazione comprensibile, chiunque si sarebbe sentito allo stesso modo al posto loro. Volgendo lo sguardo oltre i vetri della capsula, Kairi si accorse di come il proprio sguardo risultasse scuro, adombrato dall’angoscia. Aveva paura, era inutile mentire. Paura di fallire, paura di deludere chi credeva in lei, paura di…morire…
    Chiudere gli occhi e non pensare a nulla, abbandonarsi all’oblio dei sensi, il respiro debole, il cuore fermo. Ecco la morte. Poteva vederla avvicinarsi a lei, in sella ad un nero destriero, la spada oscura e insanguinata. Sarebbe morta sul campo di battaglia, circondata dalle tenebre, lontana dalla luce.
    Strinse la mano destra a pugno, l’aprì lentamente e la guardò. Chissà, forse, nell’ultimo spasmo della morte, mentre gli occhi si velavano di ghiaccio, forse con quella stessa mano avrebbe afferrato quella di Sora e avrebbero esalato il loro ultimo respiro insieme. Se proprio doveva morire, se era questo il destino scritto nelle stesse stelle che adesso la fissavano con i loro occhi eterni, sarebbe morta mano nella mano con Sora, il ragazzo con cui le sarebbe piaciuto passare la vita e con cui avrebbe condiviso la morte.
    Avvertì qualcosa di freddo pungerle la guancia. Si passò una mano sul viso. Stava piangendo. Chiuse gli occhi e cercò di farsi forza. Si alzò e si diresse verso il vetro della Gummiship. Vi poggiò una mano
    -Vi prego, esaudite almeno questo mio desiderio, non chiedo altro- sussurrò
    Riku fissò lo sguardo sulla ragazza che stava al suo fianco. La testa reclinata da un lato, gli occhi chiusi, la ciocca argentata che le copriva il viso, Kelya dormiva. Il ragazzo si alzò, si tolse la giacca e cercò di coprirla meglio che poteva. Sulle sue braccia non vi erano brividi, ma il suo corpo era gelido, quasi si trovasse intrappolato in un ghiacciaio eterno. Si teneva raggomitolata sul sedile, il respiro lento e calmo. In quel momento sembrava un animaletto ferito, una bimba piccola bisognosa di calore e di affetto.
    Le mani di Riku si attardarono sulla sua pelle fredda mentre la copriva. Rimase a fissare quel corpo niveo, incapace di pensare. Voltò lo sguardo davanti a sé, oltre il campo di stelle. Cosa lo aspettava alla fine del viaggio? La morte? L’oblio? L’oscurità? Le tenebre dell’oblio, il silenzio della morte. Non riusciva a scorgere la luce. Il sentiero che stava percorrendo avrebbe dovuto portarlo oltre l’orizzonte, ai confini dell’alba. Là avrebbe visto il sole nascere, le tenebre morire.
    Abbassò lo sguardo. Avrebbe mai visto tutto ciò? O lo avrebbe solo sognato, durante il suo sonno eterno? Si guardò i palmi delle mani. Le sue dita avrebbero cercato di raggiungere l’orizzonte, afferrare il sole, accarezzarne i raggi, ma non vi sarebbero mai riuscite. Le sue dita sarebbero state troppo gelide per muoversi, il suo spirito troppo lontano per animare il suo corpo esanime. Non avrebbe mai rivisto la sua isola. Non avrebbe più sentito le onde cullarlo nel loro azzurro abbraccio.
    Si scoprì a sorridere. Lui che aveva sognato e in seguito cercato di lasciare le Isole del Destino, ora avvertiva la tristezza attanagliarlo al solo pensiero di non farvi più ritorno?
    Sospirò e si passò una mano fra i capelli argentati. Per quanto cercasse di scappare, il suo cuore era sempre incatenato a quegli scogli, legato a quegli alberi. Affogava nel mare e volava tra le fronde.
    Avvertì un movimento dietro di sé. Si voltò.
    Kelya aveva aperto gli occhi e in quel momento teneva fra le mani la giacca con cui Riku l’aveva coperta
    -Grazie- mormorò porgendogliela
    -Di nulla-
    Ancora quello sguardo, freddo e senz’anima. Ancora quel volto, inespressivo e privo di sentimenti.
    La ragazza abbassò lo sguardo. Non riusciva più a guardarlo negli occhi, non riusciva più a fissare i propri occhi nei suoi. Ogni volta che lo faceva avvertiva un fremito dentro di lei, dolore e piacere si mescolavano nella sua anima. Le tornarono in mente le parole del Nessuno nato tra le fiamme. Hai vissuto una specie di sogno. Nulla ti toccava. Nessun sentimento. Non te ne eri mai preoccupata, vero? A cosa ti serviva in fondo? Ma adesso, adesso che ti sei accorta di questa mancanza, di questo vuoto dentro di te, vuoi tornare a dormire? Vuoi tornare a sognare?
    Sognare, esattamente quello che aveva fatto per tutti quegli anni. Avvertì una fitta al petto.
    -Eccole le mie tenebre- sussurrò -Il desiderio di vivere-
    -Dormito bene, Kelya?- domandò Sora, voltando un attimo il viso nella sua direzione
    -Sì, grazie Sora-
    Cercò di sorridere. Si voltò verso il vetro. Un viso scialbo, privo persino dell’ombra di un sorriso, la guardò.
    Chiuse gli occhi tornò a fissarsi le scarpe.
    Avvertì una mano sulla spalla
    -Kelya, sei sicura di stare bene?-
    Guardò Kairi accanto a lei
    -Sono, ecco, un po’ stanca-
    Avvertì un fremito. Sgranò gli occhi e guardò davanti a sé. Si alzò in piedi. Gli occhi di zaffiro ebbero un bagliore.
    Riku la guardò. Kairi la fissò.
    Piangeva. Il volto era impassibile, eppure le lacrime rigavano il suo candido volto, brillanti quanto le stelle. Scendevano copiose, lasciando sulle sue guance scie grigio perla. Mise una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un topazio modellato a forma di lacrima. Se lo portò al cuore, continuando a piangere silenziosamente.
    -Kelya…?- chiese timidamente Kairi
    Riku rimase zitto, ad osservare le stille scivolare senza sosta sul volto della ragazza. Nessun singhiozzo. Nulla. Era uno spettacolo quasi grottesco. Il suo volto, simile ad una maschera di neve sembrava animato solo da quel pianto. Erano lacrime di dolore? Oppure di gioia?
    -Cosa succede?- domandò Sora, ancora intento a guidare -Kelya, stai male?-
    -Casa- fu la sua unica risposta
    -Cosa?-
    Kelya avanzò, a passo lento, quasi esitante. Si accostò a Sora e puntò il dito davanti a sé
    -Siamo arrivati-
    -Davvero? Io non vedo nulla!-
    Guardate meglio. Non lo vedete? Un chiarore soffocato, una luce fievole, là nelle tenebre, nell’oscurità più nera dell’Universo.
    Sora aguzzò la vista.
    I vostri occhi non possono vedere. Solo i vostri cuori possono farlo.
    Eccolo. Un debole scintillio.
    -La vedete? La barriera che protegge il mio mondo-
    Kairi e Riku si avvicinarono. Non riuscivano a vedere nulla se non lo scuro Universo.
    -Kelya, sei sicura?- domandò Kairi
    La ragazza annuì e chiuse gli occhi.
    Sora scrutò con più attenzione.
    Usate gli occhi del cuore!
    -Gli occhi…del cuore?- chiese in un sussurro Riku
    Gli occhi del cuore, la vista che ferisce le tenebre, lo sguardo che vede oltre l’eternità.
    -Ora la vedete?- la voce di Kelya sembrava lontana e distante, ma li avvolse, li circondò.
    Usate gli occhi del cuore. Osservate la luce nell’Oscurità. Guardate l’oscurità nella Luce.
    Fu allora che apparve. Una barriera dorata, scintillante. Dietro di essa un mondo eterno, sconosciuto ai più, la dimora del Cristallo. Al centro esatto di quella barriera a prima vista perfetta, si apriva però una lunga crepa vermiglia. Le tenebre vi si affacciavano, vi entravano, la allargavano. La superficie del pianeta divenne a poco a poco sempre più livida, la sensazione di eternità lasciò il posto ad una sensazione di morte imminente.
    Sora fece un respiro profondo, le mani talmente strette sulla cloche da avere le nocche bianche.
    -Siete pronti?-
    Riku e Kairi annuirono e tornarono ai loro posti.
    -Reggetevi forte, gli Heartless non saranno contenti di vederci e ci attaccarono con le loro navi. Kelya- si rivolse alla ragazza ancora accanto a lui -Vai a sederti, non sarà piacevole-
    La ragazza non si mosse. Sembrava in trance. Gli occhi chiusi, la mano col topazio al petto e l’altra a coprirla.
    -Kelya…?-
    Lei aprì gli occhi, lentamente si voltò e lo guardò.
    Sora temette di perdersi in quell’oceano di zaffiro. Quello sguardo così profondo lo immobilizzò. Non sembrava nemmeno più lei. Il suo volto rimase impassibile, ma il ragazzo fu sicuro di vedere un sorriso rassicurante posarsi dolcemente sulle sue labbra.
    Si voltò e si sedette al suo posto, accanto a Riku.
    Sora respirò profondamente ancora una volta e spinse in avanti la cloche.
    La Gummiship accelerò, diretta verso la crepa, pronto ad immergersi nell’Oscurità della luce.
    Ci fu un lampo, bianco e accecante.
    Bentornati, miei Custodi…non abbiate paura…mai…
    La Luce divenne Oscurità. L’Oscurità divenne Luce.

    -Sono arrivati, Malefica-
    -Lo sospettavo, molto bene Pietro, manda loro il comitato di benvenuto-
    Rumore di passi ed una porta chiusa
    -Finalmente siete tornati, Custodi del Keyblade. Finalmente-
     
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  8. XxnaminèxX
     
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    uao è stupenda!!!! aspetto con ansia il seguito... peccato ke io non so scrivere così bene...
    a me sembra che la tua fic sia già un successone ma nn posso dire lo stesso della mia XDXDXD
    complimenti!
     
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  9.  
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Bbbbeeeeeeeeeelllllllllllloooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Aspettavo il seguito!!! Bravissima!!!
     
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  10. Nemeryal
     
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    Ta-dah!!!! Visto che ero ispirata, posto un altro capitolo!!!! Solo che voglio lasciarvi un po' di suspense quindi non vi dirò cosa è successo a Sora e agli altri!! (me cattiva!!!)

    Capitolo 7
    Il Cristallo è quindi una persona? Un essere senziente?
    Era un libro dalla copertina smeraldo, il titolo stampato con lettere dorate; al centro spiccava il disegno di un Cristallo i cui raggi candidi cadevano dolcemente su quattro persone inginocchiate.
    Re Topolino aprì il libro e cominciò a sfogliarlo.
    A seguito di lunghe ricerche io, Ansem, sono giunto infine alla certezza che ciò raccontato nella leggenda del Cristallo di Luce possa trovare un suo riscontro nella realtà. Mi accingo dunque ad esporre i dubbi a riguardo e a dar loro una risposta, per quanto mi sia possibile.
    Comincio con una breve lezione di storia, sperando di non annoiare il lettore più colto, né quello che si avvicina per la prima volta a questo lato della storia.
    Non si sa con precisione la datazione della leggenda del Cristallo di Luce, ma essa fa parte della mitologia locale già da molti secoli; nonostante questo le varie interpretazioni non si discostano molto l’una dall’altra se non per minimi dettagli.
    Si narra che millenni prima della nostra comparsa su questo mondo, quando l’Universo era giovane e il fulgore delle stelle lieve quanto la luce di una candela, le ombre minacciarono la luce. Il Cristallo di Luce, volendo proteggere i mondi ed il bene che aveva creato tempo prima, chiamò a sé quattro giovani, perché fossero i Custodi della sua Luce. Li benedisse, purificò il loro cuore e da esso creò un’arma formidabile, l’unica in grado di dissipare le ombre. Una lama per ferire l’Oscuirtà e una chiave per aprire le i cuori dei mondi alla luce, ecco il Keyblade, l’arma dei Custodi. Una tremenda battaglia scosse le fondamenta di tutto ciò che era stato creato e le ombre ne uscirono sconfitte. Era solo una battaglia, non la guerra. Compreso che il potere del Keyblade era legato al Cristallo, le ombre penetrarono nel suo regno e cercarono di distruggerlo. I Custodi erano pronti e grazie alla luce dei loro cuori vinsero anche la guerra. Persero la vita, i quattro benedetti, ma ogni volta che le ombre torneranno, i Custodi rinasceranno per salvaguardare la luce.
    Il Cristallo si nascose agli occhi dell’Oscuirtà, creò una barriera di Luce Sacra per accecarli e proteggere il suo popolo, come fa ancora oggi.

    Il Re aggrottò le sopracciglia. Erano le identiche parole che aveva usato Kelya quando aveva narrato la leggenda a Sora, Riku e Kairi.
    Sfogliò ancora le pagine, fino a raggiungere un paragrafo dall’aria promettente.
    Secondo la leggenda, il Cristallo di Luce scelse i propri Custodi, fu il Cristallo stesso a designarli. Dunque la domanda che viene da porsi è: il Cristallo è quindi una persona? Un essere senziente? Non una semplice pietra dalle mille sfaccettature? Purtroppo a riguardo posso fare solo delle ipotesi, non mi è dato sap…qui la frase si interrompeva. Il Re voltò la pagina, ma quello che vide fu solo l’inizio di un altro capitolo, denominato “I Cinque Guardiani”
    -Ma cosa…?-
    Voltò nuovamente la pagina. Perché il discorso era interrotto?
    Il suo sguardo cadde a margine della pagina.
    -Un appunto?-
    Era scritto davvero molto piccolo, impossibile da vedere se non si aguzzava la vista. Avvicinò la pagina agli occhi.
    Erano lettere. Cinque lettere.
    -Cosa significa?-
    Chiuse il libro di Ansem, scese dalla sedia ed aprì la porta della biblioteca, attraversando con passo veloce e nervoso il colonnato.
    -Perché ha interrotto il discorso così bruscamente? È come se mancasse una pagina! Ma perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Ansem non era tipo da strappare i fogli dei suoi appunti! Chissà, forse se riuscissi a trovare una copia stampata e non l’originale forse troverei la risposta. Ma perché mi ha dato i suoi appunti e non una copia? Uhm…-
    Uscì nel giardino e si diresse verso il Gummihangar.
    -Magari voleva farmi trovare quell’appunto, però perché non me ne ha parlato direttamente?-
    Forse quello non era un mistero. Aveva sempre rispettato Ansem, lodato la sua genialità, ma, come aveva detto a Sora, quando lui gli aveva parlato di quel trattato aveva liquidato il tutto dicendo che aveva fatto indigestione di gelati al sale marino. Se solo gli avesse dato ascolto! Invece…
    Si fermò. Non lo aveva ascoltato e adesso che lui non c’era più…
    -Oh, accidenti!- mormorò scuotendo le orecchie -Amico mio se solo ti avessi ascoltato!-
    State dicendo che Ansem è morto?
    La voce di Kelya sembrò raggiungerlo dalla Sala delle Udienze.
    Come conosci Ansem?
    Me ne hanno parlato Leon e gli altri a Radiant Garden,dicevano che avrebbe potuto aiutarmi, ma non mi avevano detto fosse morto!

    Guardò la copertina del libro.
    -Cosa significano quelle lettere? Cosa significano?-
    -Buon giorno Vostra Maestà!-
    Il Re si voltò.
    -Buon giorno Paperino!- lo salutò
    -State andando da qualche parte?-
    -Devo andare a Radiant Garden, ma…-
    -Verremo con voi! Vado subito a chiamare Pippo!-
    -No, Paperino, fermati! Non c’è bisogno che mi accompagniate! Devo solo andare a controllare una cosa nella biblioteca di Ansem, voi rimanete al castello-
    -Ma, Vostra Maestà!- provò a replicare Paperino
    -Vedrai che riuscirò a cavarmela!-
    La porta del Gummihangar si aprì, il Re entrò e scomparve alla vista del Mago di Corte, ancora impietrito nell’atto di replicare qualcosa.


    -Cosa volete controllare nel database?- domandò Leon, camminando affianco al Re
    -Voglio solo sapere cosa c’era scritto nella pagina strappata dei suoi appunti- voltò lo sguardo sul guerriero -Sei sicuro di non aver trovato una copia del suo trattato?-
    Leon annuì
    -Nessuna. Abbiamo cercato in ogni angolo dello studio e della biblioteca, ma non abbiamo trovato nulla-
    -L’avrà rubata Malefica, non vedo nessun’ altra spiegazione-
    Giunsero all’entrata posteriore del Castello.
    -Parlami dell’attacco dei Nessuno- disse il Re
    -Erano in molti e sembravano aver perso completamente il controllo-
    -Non c’era nessuno a guidarli?-
    -No. Erano soli. Si comportavano quasi come gli Heartless, il loro istinto era più forte della ragione-
    -Non è normale. I Nessuno si distinguono dagli Heartless proprio per la loro capacità di ragionare, mettendo da parte l’istinto. Mi chiedo cosa li abbia spinti ad agire in quel modo-
    -La presenza di un cuore ben più forte di quello dei Custodi- una voce li raggiunse
    Leon ed il Re si voltarono. Un vortice di fiamme era apparso dietro di loro. Fece la sua comparsa una donna, alta, coi capelli dorati e gli occhi insanguinati. Era coperta da un mantello candido e sotto si poteva intravedere una veste vermiglia.
    Leon sguainò la Gunblade. Il Nessuno parve interessata all’arma del guerriero.
    -Perché mi vuoi attaccare, tu che come me sei il prescelto del fuoco?-
    Il Re si avvicinò, ma non fece apparire il Keyblade
    -Vostra Maestà- lei si inchinò -Quarto Custode e signore del Castello di Luce. È un onore incontrarvi-
    -Chi sei?-
    -Il mio nome è Laxiel, ma questo non vi aiuterà nella vostra ricerca-
    -Cosa vuoi?- domandò Leon poggiando la Gunblade sulla spalla
    -Solamente dirvi questo, Maestà. Quelle cinque lettere non sono senza significato. Date loro un ordine. In fondo conoscete già lo soluzione-
    -Chi ti manda?- chiese il Re
    -Il mio cuore- rispose e svanì nelle stesse fiamme in cui era comparsa.
    -Il suo…cuore? Cosa voleva dire?-
    - Non lo so, Leon. Non lo so-

    -Leon, vorrei entrare da solo- si scusò Re Topolino sulla soglia dello studio di Ansem
    -Come volete, Maestà. Chiamatemi quando avete finito-
    -Naturalmente-
    Il Re si chiuse la porta alle spalle. Gettò uno sguardo allo studio circolare. Per un attimo gli sembrò di vedere ancora Ansem seduto dietro alla scrivania, un gelato al sale marino in mano ed un sorriso sul viso.
    Si avvicinò al tavolo e lo accarezzò.
    -Amico mio- mormorò
    Se ne era andato, morto per una causa ben più grande. Per salvare Kingdom Hearts aveva rinunciato al battito del suo cuore.
    Il suo sacrificio non è stato vano.
    -Laxiel?- chiese il Re guardandosi intorno. No, quella non era la voce del Nessuno.
    Morendo per la luce si è salvato dall’Oscurità.
    L’aveva già udita, ma non ricordava né dove né quando. Era una voce lontana, perduta nei meandri della memoria, affievolita dallo scorrere del tempo.
    Sempre guardandosi attorno si diresse nella stanza del computer. Si avvicinò alla tastiera, poggiò il libro poco distante e premette un pulsante. Il monitor si accese, illuminando la stanza di un tenue bagliore azzurro.
    Attese che il processo di caricamento terminasse e cominciò la sua ricerca.
    L-a-l-u-c-e-n-e-l-b-u-i-o.
    Apparve un messaggio: FILE NON TROVATO
    Prese il libro e lo sfogliò, tornando alla pagina con l’appunto di Ansem. Gli venne un’idea.
    C-r-i-s-t-a-l-l-o-d-i-L-u-c-e.
    Apparve una clessidra.
    Il Re attese, sperando.
    Comparve un altro messaggio: INSERIRE LA PASSWORD
    -Una password?- esclamò Topolino stupito -Non ho idea di quale potrebbe essere! Vediamo…-
    C-r-i-s-t-a-l-l-o.
    PASSWORD ERRATA
    L-u-c-e.
    PASSWORD ERRATA
    K-e-y-b-l-a-d-e.
    PASSWORD ERRATA
    -Ehm…- lo sguardo gli cadde sulle lettere a margine della pagina -E se…?-
    Le inserì.
    PASSWORD ERRATA
    -Cosa ha detto Laxiel?-
    Quelle cinque lettere non sono senza significato. Date loro un ordine. In fondo conoscete già lo soluzione.Come poteva conoscerla già? Quelle lettere erano state messe a caso, senza un ordine logico!
    In fondo conoscete già lo soluzione.
    Le osservò ancora, quasi si potessero animare e dargli la risposta da sole.
    Le cinque lettere vorticarono nella sua testa. Dovevano avere un ordine! Dovevano averlo! Cosa mai potevano significare quelle lettere per Ansem? Cosa poteva collegarle allo studioso?
    Ebbe un lampo improvviso. No, non poteva essere. Non aveva senso! Non aveva alcun senso!
    -Non può essere vero!-
    Le sue dita si mossero da sole sulla tastiera.
    La clessidra apparve di nuovo.
    -Sicuramente sarà errata, non può essere giusta- disse per convincersi
    PASSWORD CORRETTA
    Il Re avvertì il terreno mancargli sotto i piedi.
    -Però, può benissimo essere un caso!- cercò di convincersi.
    Sul monitor apparve il volto di Ansem il saggio.
    -Sono Ansem il saggio, se tu che stai visionando questo video non sei me, allora vuol dire che qualcosa di spiacevole è accaduta alla mia persona. Nel caso avessi lasciato questo mondo, vuol dire che siete voi, Re Topolino, a guadare il mio viso nel monitor. Non potete essere che voi. Se non avete digitato la password per caso, cosa di cui dubito fortemente, allora significa che il nostro destino è sull’orlo del baratro. Un lato positivo della questione è che vi siete finalmente deciso a leggere il mio trattato e avete così trovato il mio indizio. Se può esservi di consolazione non ho pubblicato la parte in cui esponevo i miei dubbi sul fatto che il Cristallo potesse essere un essere consenziente oppure no. Non potevo farlo dopo quello che mi è accaduto. Molto bene, Vostra Maestà, ora vi svelerò il segreto che si nasconde dietro a quella pagina strappata. Vi prego di sedervi, perché se le cose sono andate come ho previsto, allora questa scoperta vi sbalordirà non poco…-

    Eh eh! Non potevo mica dirvi tutto, no? XD
     
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  11. XxnaminèxX
     
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    non so se dire uao sia sufficiente, quindi strauaooo
     
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  12. Nemeryal
     
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    Gassie! Mi è risultato un po' difficile scrivere le parti di Ansem, ho cercato di calarmi al meglio nei suoi panni, cercando di pensare in che modo potesse esprimersi uno studioso come lui! Spero di averlo fatto bene!
     
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  13.  
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    Bravissima è riduttivo!!! Vai così!!!
     
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  14. Nemeryal
     
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    Ta-dah! Altro capitolo! Scusate se è un po' che non posto, ma la mia vena artistica si era momentaneamente seccata! Spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo!

    Capitolo 8
    Divisi nell’Oscurità, uniti nella Luce

    Riku aprì debolmente gli occhi. Non riusciva a capire nulla: ne dove si trovasse, ne come ci fosse arrivato.
    La testa ronzava e faticava a schiarirsi la vista. Le uniche cose che avvertiva era il frusciare del vento tra le fronde ed un corpo tiepido sotto di lui.
    Respirò a fondo. Aveva la nausea. Non aveva nemmeno la forza di alzarsi. Chiuse nuovamente gli occhi e si distese sul morbido terreno, le braccia ancora strette a quel corpo estraneo.
    Avvertì qualcosa muoversi accanto a lui ed un fiato caldo sulle labbra. Alzò le palpebre. Un viso candido circondato da folti capelli d’ebano striati d’argento sul lato sinistro. Gli occhi erano chiusi, un rivolo di sudore freddo scendeva dalla sua fronte e le labbra, tiepide e del colore dell’alba, erano a poca distanza da quelle di lui.
    La mente del ragazzo era offuscata dalla debolezza. Chi era quella ragazza? Come mai anche lei era lì?
    La striatura argentata brillò sotto un fugace raggio solare. La pelle candida di lei ne assorbì un poco il calore.
    Riku sgranò gli occhi, i pensieri ora lucidi. Si rizzò a sedere, allontanando il suo viso da quello di Kelya.
    Si passò una mano sul viso, il respiro affannoso, il cuore in tumulto. Poteva ancora il caldo fiato della ragazza sulle sue labbra.
    Cercò di calmarsi. Perché accidenti aveva avuto quella reazione? Si portò una mano al petto. Il battito era ancora accelerato.
    Si diede dello stupido e cercò di pensare con lucidità a quello che era successo. Non riusciva a ricordare molto. Solo una luce abbagliante ed un tremendo scossone. Poi…due mani che si tendevano verso di lui ed una voce, eterea e lontana.
    Bentornati, miei Custodi…non abbiate paura…mai…Kelya si mosse debolmente. Riku si girò verso di lei e la scrollò leggermente
    -Kelya…? Kelya…? Svegliati, Kelya!-
    Il ragazzo ritirò la mano. La sua pelle…non era più fredda! Un poco di calore era tornato e persino sulle guance si poteva notare un leggero tocco rosato.
    Alzò lo sguardo. Erano in una foresta: gli alberi erano alti e maestosi, le frasche sembravano arrivare fino al cielo, coprendone buona parte. Solo qualche debole raggio riusciva a superare quella coltre frondosa, ma era comunque un raggio debole ed effimero, affievolito dalle tenebre.
    Si voltò da una parte e dall’altra. Non si riusciva a vedere nulla. Tra i tronchi c’era solamente una profonda oscurità, talmente pesante da avere inghiottito ogni singolo suono. Non un uccello cantava. Non uno scoiattolo zampettava tra i rami. Nulla.
    Quell’atmosfera, cupa, silenziosa e afosa gravava su Riku, che si sentiva piccolo ed indifeso in mezzo a tutta quella morte.
    Si alzò e solo allora si accorse che oltre a lui e a Kelya non c’era nessun altro.
    -Sora! Kairi!- gridò allarmato, cominciando a correre. Le sue parole si persero nel buio, le tenebre le circondarono e le ombre le cancellarono.
    -Sora! Kairi!- provò nuovamente, ma la sua voce era così flebile…
    -Sora! Kairi!- aveva mosso le labbra, ma era uscito qualche suono?
    Si fermò. Si portò una mano alla gola. Respirava a fatica. Le tenebre lo circondavano, premevano su di lui, imprigionandolo in una rete d’ebano. Aveva caldo, ma brividi gelati correvano lungo la sua schiena. Urlava, ma le parole erano prigioniere delle ombre. Respirava, ma l’aria malsana infiammava i suoi polmoni.
    “Sora! Kairi!”
    Questa volta non era neppure riuscito a muovere le labbra.
    Gli parve che le ombre si addensassero attorno a lui. Una fitta nebbia cominciò a salire dalle radici degli alberi.
    Sussurri.
    Si voltò indietro.
    Sussurri. Tenebre.
    Guardò davanti a sé.
    Sussurri. Tenebre. Oscurità.
    Le frasche sembrarono cadere su di lui, la foresta rinchiuderlo per l’eternità.
    -Riku…- il sussurro di Kelya lo fece trasalire.
    Le tenebre sembravano retrocedere, spaventate. Le fronde si risollevarono. L’aria si purificò. Solo il silenzio rimase, eterno custode dell’Oscurità.
    Riku tornò indietro e si chinò sulla ragazza.
    -Kelya, stai bene?-
    Lei annuì debolmente. Cercò di alzarsi, ma le forze le mancarono facendola cadere in avanti. Il ragazzo la sorresse prima che toccasse il terreno. Avvertì il suo viso all’altezza del cuore, i capelli che gli accarezzavano il petto. Le prese le spalle e la allontanò da sé, sempre sostenendola. La guardò negli occhi. Erano meno freddi, ma un velo opaco di debolezza era calato su quelle iridi di zaffiro.
    Kelya si portò una mano alla testa, chiudendo gli occhi.
    Riku cercò con lo sguardo un punto dove farla sedere; lo trovò in un masso a destra, sul ciglio del sentiero, al limite ultimo con le tenebre.
    Le offrì un braccio cui appoggiarsi; la ragazza scosse la testa e provò a fare qualche passo. Le braccia di Riku la sostennero nuovamente.
    Il ragazzo la condusse fino al masso e la fece sedere, adagiandosi poi sul terreno.
    I suoi occhi rotearono tutt’intorno. La cappa gravosa che lo aveva oppresso poco prima frusciava attorno a loro, la nebbia strisciava fra i cespugli, ma era come se una barriera proteggesse il punto dove erano seduti.
    -Dove siamo?- domandò Riku
    Kelya alzò lo sguardo, cercando un pezzo di cielo attraverso le fitte fronde.
    -Questa dovrebbe essere la Foresta Antica, però…-
    “E’ molto lontana dal nostro reale obiettivo. Mi chiedo, come abbiamo fatto a finire qui?”
    -Però? Kelya?-
    La ragazza non rispose, era nuovamente sprofondata nel suo stato di trance.
    -Kelya?-
    Lei si riscosse d’un tratto, guardandosi attorno, spaesata.
    -Riku, dove sono Sora e Kairi? Perché non sono qui anche loro? Dove sono andati?-
    -Non lo so- il ragazzo scosse la testa argentata -Quando mi sono risvegliato loro non c’erano-
    -Dovevamo essere tutti insieme. Qualcosa deve essere andato storto-
    Kelya si alzò, risoluta
    -Andiamo, dobbiamo uscire da qui al più presto-
    Riku si alzò
    -Sora? E Kairi?-
    -Non sono nella Foresta, è inutile attardarci qui-
    -D’accordo, allora. Andiamo-
    -Voi non andrete da nessuna parte!-
    Si voltarono entrambi.
    Avvolta in un’aura nera, una donna li osservava. I capelli color miele erano tenuti stretti in una lunga treccia, gli occhi chiari solcati da lampi oscuri e la bocca piegata in un sorriso malevolo. Indossava una tunica vermiglia, stretta alla vita da una cintura dorata; un mantello color ghiaccio turbinava nel mare oscuro che la circondava.
    I suoi occhi oscuri si posarono prima su Riku per poi dardeggiare su Kelya. Il sorriso si fece ancora più maligno.
    Non disse una parola, si limitò solamente a fissarla.
    Le tenebre attorno a loro si addensarono, la nebbia si intensificò, la cappa divenne ancora più opprimente. La barriera invisibile che fino ad allora li aveva protetti, tremolò.
    -Cosa diavolo…?- chiese il ragazzo.
    Via per l’Alba apparve nella sua mano.
    La donna continuava a guardare Kelya con i suoi occhi tenebrosi, scintillanti come le lame di un coltello ed altrettanto pericolosi e letali.
    Strinse ancora di più il Keyblade.
    Sentì un tonfo e vide accanto a sé il corpo di Kelya cadere a terra, in ginocchio.
    -Kelya!- esclamò il ragazzo.
    Rantolava, in preda all’asfissia. Una mano alla gola, l’altra stretta all’altezza del cuore. Le labbra cianotiche, gli occhi spalancati, vitrei e fuori dalle orbite.
    Via per l’Alba scomparve. Riku si inginocchiò davanti alla ragazza, prendendola per le spalle.
    -Kelya! Kelya! Kelya!-
    Ma lei sembrava non sentire nulla tranne l’aria infuocata nei suoi polmoni vuoti. Non sembrava vedere nulla tranne quegli occhi colmi di oscurità.
    Il ragazzo si voltò.
    -Cosa le stai facendo?-
    -Io?- disse la donna con fare innocente -Io non le sto facendo nulla. È il vuoto dentro di lei che reclama di essere riempito!-
    -Bastarda!- gridò il ragazzo.
    Scintillante, infuocata come una stella, Via per l’Alba si materializzò tra le dita del suo Custode, che si lanciò in avanti, pronto a colpire.
    La donna rise e con un gesto molto simile a quello per scacciare una mosca fastidiosa, evocò un muro di fiamme livide contro Riku.
    -Reflex!- gridò lui.
    Una barriera incandescente lo circondò. Le fiamme si dissiparono.
    La lama del Keyblade cercò il petto della donna, ma quella schivò il colpo con facilità, scivolando a destra, il mantello color ghiaccio che danzava dolcemente.
    Il ragazzo iniziò a correre, fece per attaccarla frontalmente, invece con uno scatto magistrale apparve dietro la schiena di lei.
    -Sciocco ragazzo!-
    Dardi incandescenti saettarono contro di lui, spedendolo con la schiena contro un albero.
    Avvertì le ossa scricchiolare, ma non vi fece caso, partendo nuovamente all’attacco.
    -Non ti arrendi tanto facilmente, non è vero?-
    La donna saltò in aria, afferrò due coltelli da lancio da dentro la veste e li scagliò contro Riku, atterrando poi con eleganza a terra.
    Il ragazzo deviò la traiettoria con il Keyblade, si voltò verso la sua avversaria
    -Aura Oscura!- gridò
    Quattro sfere di energia saettarono nell’aria, dirette contro la donna.
    Si alzò un enorme polverone.
    Il ragazzo si girò e prese a correre verso Kelya, ancora in ginocchio.
    Stava per raggiungerla quando un muro di fiamme gli sbarrò la strada.
    -Non credere che serva così poco per battermi! Regola numero 1…-
    Riku avvertì un tremendo dolore alla spalla sinistra ed il sangue colare lungo la pelle
    -…mai e sottolineo mai, dare le spalle all’avversario!-
    Stringendo i denti, il ragazzo afferrò l’elsa del pugnale, fece forza e lo estrasse. Il dolore attraversò come una scarica elettrica i suoi nervi, facendolo quasi crollare a terra.
    Rimase un piedi e si mise in posizione di guardia, sfidando la donna con un semplice sguardo dei suoi occhi acquamarina.
    -Non so se definirti stupido o coraggioso- disse, chiudendo le dita sul mantello, all’altezza della spalla sinistra -Ma chissà, forse sono sinonimi- aggiunse con un sorriso tra il sadico e l’ironico, togliendosi il manto ghiacciato e gettandolo di lato
    -Adesso facciamo sul serio, Custode dagli occhi acquamarina- mormorò.
    Il ragazzo trattenne il fiato.
    Due ali fiammeggianti, nere, tenebrose si spiegarono dalla schiena della donna. Sollevò il braccio sinistro in aria, aprendo il palmo.
    Una fiammata oscura. La lama di una katana rifletté le ali di tenebra.
    -Sei pronto?- domandò suadente
    Riku respirò a fondo, chiuse gli occhi, la mano stretta sull’impugnatura del Keyblade, il suo unico appiglio nella profonda oscurità.
    -Preparati a morire, Custode!-
    Si sollevò in aria, spiegò completamente le ali e si gettò in picchiata.
    Il sibilo delle due lame fendeva l’aria. Il cozzare del metallo faceva tremare la terra. Luce contro Oscurità. Oscurità contro Luce.
    Riku schivava, parava e affondava. La donna affondava, affondava e affondava.
    Era di un’agilità impensabile e la sua forza non era da meno. Più di una volta il ragazzo si trovò stretto nella morsa delle fiamme e la punta della katana, ma i volti di Kelya, di Sora e di Kairi gli davano la forza di resistere e contrattaccare.
    Non lottava per se stesso. Lottava per i suoi amici, la sua famiglia. Lottava per la luce.
    Si ritrovò schiena a terra, il volto sporco di terra, i capelli incrostati di sangue. Rotolò di lato, evitando per un soffio la lama della katana nel petto. Si rimise in piedi e scattò.
    La donna rise e si spostò di lato. L’attacco però non era diretto a lei.
    Via per l’Alba saettò nell’aria, colpendo una delle ali dell’avversaria. Il suo grido di dolore fece vibrare il silenzio.
    Il ragazzo atterrò e assunse la posizione difensiva.
    La sua avversaria lo guardò, gli occhi oscuri colmi di rabbia, odio e rancore. Si lanciò contro il Custode con un grido rauco, la lama insanguinata tesa davanti a lei.
    Un’ala era stata spezzata, ora toccava all’altra.
    Piegò le ginocchia, pronto al salto.
    -Muori!- gridò lei, la bocca deformata in un ghigno truce.
    Un lampo color topazio. La donna si coprì gli occhi. Riku saltò, il Keyblade davanti a lui. Avvertì la lama affondare nelle fiamme.
    Un altro urlo e il ragazzo fu scaraventato a terra, contro un masso.
    La schiena scricchiolò. Dolore. Intenso. Insopportabile. Boccheggiò, sputando sangue vermiglio.
    Avvertì una presa ferrea artigliarlo al collo e sollevarlo da terra.
    -Tu, moccioso!- esclamò la donna, scaraventandolo nuovamente contro la roccia.
    La vista era offuscata. Il dolore insostenibile. Stava per cadere nel baratro dell’incoscienza.
    La donna lo sovrastò, le ali di tenebra piegate a terra, rotte, inutili.
    -Adesso imparerai- sollevò la katana sopra la sua testa -A stare al tuo posto!-
    La lama scese di lui. Stava per morire e non poteva fare nulla. Era come una bambola di pezza, un burattino senza fili.
    Ma non avrebbe chiuso gli occhi. Avrebbe guardato la morte negli occhi, l’avrebbe sfidata. Non avrebbe mai abbassato lo sguardo.
    Un clangore metallico. Ora c’era un’altra figura sopra di lui.
    Silenzio del Tramonto, vermiglio, lucente bloccava il fendente della katana.

    Edited by Nemeryal - 22/7/2008, 21:49
     
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  15. XxnaminèxX
     
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    Bravissima!!!!!!!!!!! è fantasticooooooooooooooo......... voglio sapere come continua, non lasciarmi sulle spine !!!!!!!!!!!
    Povero Riku! Come hai potuto?! Sta soffrendo... XDXDXDXD
     
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320 replies since 5/7/2008, 13:56   2522 views
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