Kingdom Hearts Forum

Posts written by ~ Lev

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    Bill Callahan - Writing
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    Bill Callahan - Son Of The Sea
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    Amor De Días - Wild Winter Trees
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    CITAZIONE (.Fosco @ 18/6/2019, 23:49) 
    Mi sono perso un po' di messaggi; perdona la mia pigrizia, cos'hai tentato?

    Un colloquio per un'agenzia immobiliare.
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    Masashi Hamauzu - Saga Frontier 2 Piano Pieces (Album)
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    Non sono stato ricontattato, quindi immagino si sia presentato qualcuno di più qualificato. Vediamo come va con i concorsi.
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    Al contrario, non c'è mai stata una linea guida particolarmente precisa (standard che da un decennio a questa parte si direbbe il mantra produttivo di Square): per Nomura, l'importante è sempre stato sviluppare almeno un capitolo di KH per ogni dispositivo che cogliesse la sua attenzione, ed è la ragione per cui la serie si è sparsa qua e là col passare degli anni.

    Detto questo, per me la narrativa è andata fuori fuoco già con 358/2 Days (e lo dico da persona affezionatissima al gioco), che da solo costringe a rileggere molte scene anche notevoli di KH II con risultati decisamente opinabili.
    Però, nonostante poi con 3D si sia arrivati al totale sfacelo della credibilità della trama e delle regole che muovono il multiverso di KH (sfacelo che pesa come un macigno a maggior ragione se si sviluppa una conoscenza approfondita del plot), ho continuato a credere nella bellezza del racconto: percepivo ancora la magia della serie se non altro nei rapporti fra i personaggi e nelle loro riflessioni, grazie a dialoghi e scene sempre curate e sentite, come il finale segreto di BBS e la sequenza conclusiva di 3D nel cuore di Sora.
    Ed è proprio l'assenza di questa specifica caratteristica a condannare la narrativa di KH III, almeno per me: pur con tutti i problemi che affliggono il gioco ad ogni livello, l'avrei comunque accolto di buon grado se solo non avesse dimostrato assoluta superficialità e fretta esattamente dove risiedeva il cuore del mio affetto per la storia della serie, ovvero le dinamiche dei/fra i personaggi e la perpetuazione di quell'atmosfera inconfondibile, che passa anche per la regia delle scene e l'immersività delle ambientazioni, entrambi elementi che in KH III sono insufficienti.
    Il paradosso è che quei pochi momenti che invece sembrano recuperare il feeling proprio della saga riguardano sempre e solo il prossimo arco: a titolo esplicativo, è sufficiente la conversazione con forse-Strelitzia, articolata tanto da irritarmi.

    Edited by Lev ~ - 13/6/2019, 15:56
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    O, molto più semplicemente, studio da un anno appena ed è ancora presto per valutare il mio potenziale professionistico (il mio maestro crede molto in me, però). :pac:
    Chiaro, difficile che io arrivi a vivere di questo, soprattutto perché dovrei introdurmi in un modo ultra-competitivo, ed ormai penso sia chiaro a tutti cosa penso di ambienti del genere; però, sono anche uno di quei viziati che sfortunatamente non riescono a trovare soddisfazione nella sola sopravvivenza, e rinunciare al violino comporterebbe un colpo non trascurabile a quella vaghissima nozione di identità che sono riuscito ad imbastirmi. Non solo: uno studente di violino basta che smetta di esercitarsi per tre giorni e vedrà i propri muscoli tornare all'assetto pre-studio, perdendo anche settimane di lavoro. Figuriamoci se mi fermassi a tempo indeterminato: avrei sprecato un anno di impegno, ed avrei gettato nel vuoto tutti i soldi messi da parte con pazienza e rinunce durante la mia adolescenza. Difficile chiedermi di mandare tutto all'aria.

    CITAZIONE
    Dalle 9 alle 20? Non credo esista un CCNL che preveda orari del genere.

    C'è la pausa pranzo fra le 13 e le 15.30, ma mi è stato detto che si usa praticamente sempre per riunioni con i colleghi della filiale, quindi dovrei comunque rimanere lì.

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    CITAZIONE
    O magari, l'indipendenza non esiste.
    Come quando alle elezioni si è chiamati a scegliere un leader tra quelli scelti precedentemente da qualcun altro, anche nella vita potremmo dover scegliere di dipendere da chi o da che cosa sia maggiormente sopportabile per noi. Ma la sto buttando troppo sul filosofico.

    Per carità, siamo sempre legati a qualche catena, e non credo neanche che possiamo veramente sceglierci quale/i. Il mio è più un discorso di conditio sine qua non, che è esattamente quel che verrebbe meno se io decidessi di imboccare certe strade: sfortunatamente per me, sono disposto a mettere da parte "solo" quasi tutto, anche perché, in realtà, per studiare musica ho già praticamente rinunciato a tutto il resto.

    CITAZIONE
    In realtà, più che della famiglia, parlavo del giudizio delle persone in generale.
    Conoscere una persona e presentarsi come Tizio che ha 25-30 anni, vive mantenuto dai genitori e non lavora ma coltiva la grande passione del trombone, può sollevare qualche perplessità.
    A 22 anni no perché sei considerato un neoventenne e in quanto tale hai tutta la vita davanti/ti devi divertire/devi scegliere che strada prendere, ma man mano che ti avvicinerai ai 30, se non avrai realizzato qualcosa di concreto che forgi una tua identità rendendoti una persona adattata e rispettabile, la scure del giudizio si abbatterà su di te. Serve un buon biglietto da visita.

    Di questo mi importa relativamente: giudizi e pregiudizi sono una cosa naturale ed inevitabile, qualunque sia la tua condizione: potrai anche essere l'emblema della rispettabilità convenzionalmente intesa, ma ci sarà comunque qualcuno che ti sottoporrà implacabilmente al proprio giudizio, magari senza neanche sapere niente di te e nella limpidissima consapevolezza che non ci si dovrebbe porre così nei confronti di nessuno (io lo faccio spessissimo).
    Questo perché con ogni critica si attua un meccanismo di auto-validazione ed auto-definizione, l'edificazione di un piccolo piedistallo da cui poter dire "Almeno io non sono così"; viceversa, identificarsi con se stessi, restare stabili, spesso implica necessariamente numerose forme di nettissimo rifiuto: il punto è che le critiche ed il disprezzo (così come gli apprezzamenti e l'affetto) non riguardano mai il destinatario, ma sempre e solo il mittente.
    Quindi, anche se è impossibile non dare peso alla percezione che gli altri hanno di noi, è inutile arrovellarsi troppo al riguardo: è una dinamica irrisolvibile, ed esisteranno sempre innumerevoli angolazioni dalle quali appariremo come persone disprezzabili e patetiche.

    Edited by Lev ~ - 12/6/2019, 03:11
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    CITAZIONE (Cawowilla @ 10/6/2019, 23:55) 
    Possiamo fare delle valutazioni qui assieme, ma spetta a te decidere.

    Cos'è più importante, per te: lavorare, essere indipendente, o il violino?
    Lo stipendio, poi, è sufficientemente alto da permetterti di essere autosufficiente?
    Sei disposto a lavorare per tutto quel tempo, sacrificando tutto il resto?

    Diventare un violinista, tornare a sentirmi vivo (anche solo un po') ed abbandonare la grande città sono le tre cose che desidero davvero. Il resto è subordinato.
    Lo stipendio, beh, c'è un mensile, ma ovviamente in quanto agente immobiliare dipenderebbe tutto dai contratti chiusi.
    E... no, non vorrei lavorare per tutto quel tempo, ma ci sono alternative?

    CITAZIONE
    Se il colloquio è andato molto bene, può significare che il tuo modo di porti e il CV siano ottimi, e che quindi tu possa avere molte opzioni, trovare di meglio.
    O forse hai avuto un grosso colpo di fortuna, e non accettando potresti rimpiangerlo per il resto della tua vita.

    Il mio CV è come se non ci fosse, visto che non ho esperienze o titoli di studio utili. Certo, sono piaciuto molto, mi è stato apertamente detto che ho fatto un'ottima impressione come essere umano prima ancora che come potenziale dipendente; ma è il fatto che si impara lavorando, con sei mesi di apprendistato retribuito, che davvero mi apre le porte a questo lavoro senza bisogno di esperienze passate. Quindi è soprattutto un grosso colpo di fortuna. Molto grosso.

    CITAZIONE
    Mi vengono in mente quei papà che stanno tutto il giorno al lavoro e arrivano all'ora di cena a casa distrutti, non avendo le forze di fare nient'altro che stare sul divano a guardare qualche programma stupido e leggero, per non stancarsi. Loro lo fanno perché sono motivati dal mantenere moglie e figli garantendo loro una vita agiata, il meglio, quasi annullandosi: la tua motivazione è altrettanto forte?

    Questo, almeno, è un discorso (ho citato solo il primo paragrafo, ma mi riferisco a tutto ciò che dici sulle dinamiche familiari) che non mi riguarda: sono fermamente deciso a non avere figli, lo sento quasi come un dovere (riguardo ai motivi, beh, ci si potrebbe fare un thread a parte). La mia motivazione, invece, è forte relativamente al mio desiderio d'indipendenza, ma è quello il guaio: dovrei sacrificare tutti i costituenti fondamentali di quella stessa indipendenza che cerco, in primis la possibilità di continuare a suonare, per ottenerla?

    CITAZIONE
    Ripeto, questa è solo una faccia della medaglia, e mi sono spinto all'estremo. Anche essere senza lavoro o con lavori precari e sottopagati, in qualche grado a carico dei genitori ecc. ecc. non è certo ben visto: tra qualche anno potresti essere considerato un bamboccione che gioca col violino perché non ha voglia di lavorare (a meno che tu non raggiunga un successo socioeconomico notevole grazie alla tua passione).

    La questione del bamboccione, di per sé, non la vivo come un grosso problema: non mi considero in debito con la mia famiglia, semmai il contrario. Bensì, è tutta questa animosità, questa frustrazione che io ed i miei parenti ci gettiamo addosso ogni giorno, il fardello che mi pesa davvero, e di cui posso liberarmi solo con l'indipendenza totale. Più il fatto che ci sono comunque un paio di spese grosse legate al violino di cui dovrò farmi carico.

    CITAZIONE
    Cerca di non rimanere paralizzato nell'indecisione. :ham:

    Non credo ci rimarrò ancora a lungo. Grazie, comunque.
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    Yusuke Tsutsumi - Michel Bollinger
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    CITAZIONE (»Manuel @ 10/6/2019, 17:00) 
    Ma quando mai.
    Non è per nulla detto che tu debba rinunciare al violino, non lavori 24/24 7/7. Poi, finchè sei a casa con la tua famiglia e non devi provvedere a cucina pulizie ecc (credimi, toglie tantissimo tempo ed energie) hai tutto il tempo per fare altre cose.

    Lavorerei dalle 9 alle 20, dal lunedì al sabato. Quindi no, niente violino se accetto, visto che coincide esattamente con la fascia oraria in cui la legge sulla quiete pubblica mi permette di esercitarmi. D'altra parte, realisticamente parlando, è quasi certo che qualsiasi mestiere mi costringerà a mollare la musica, visto che appunto si lavora da mattina a sera, quindi boh, forse dovrei semplicemente decidermi ad accettare la realtà.

    Edited by Lev ~ - 10/6/2019, 18:04
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    Sigh.
    Il colloquio è andato fin troppo bene. Sono piaciuto molto e mi è stato detto chiaro e tondo che mi si prenderebbe subito in prova, e che se tutto andasse bene inizierei i sei mesi di lavoro + formazione retribuiti. Però, la rappresentate mi ha anche detto che dovrei pensarci molto bene prima di accettare, perché prendermi quest'impegno significherebbe avviare una vera e propria carriera imprenditoriale, forse al costo del violino e di tutti gli altri miei interessi. Quindi, mi ha dato qualche giorno per decidere.
    Da una parte è un'occasione d'oro e meriterei di essere preso a pugni se me la lasciassi sfuggire, dall'altra mi condannerei a restare per sempre a Napoli e forse a rinunciare a tutto.
    Non so.

    Tic, tac, tic, tac...
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    Secondo me dovresti limitare la quantità di appunti che prendi durante le lezioni, e concentrarti sui libri.

    A Filosofia ho sostenuto solo esami orali, e in tutti i casi, per prepararmi, mi è stato molto utile, come strumento di memorizzazione e poi anche di buona resa al momento della prova, rielaborare tutto quello che leggevo (capitolo per capitolo o paragrafo per paragrafo) sforzandomi di organizzarlo ed esporlo a modo mio invece che "ripeterlo e basta"; ovviamente ci sono linguaggi specifici da rispettare e, soprattutto se stai studiando un saggio e non un manuale, devi attenerti al suo autore, ma anche con queste premesse puoi a maggior ragione impegnarti a fare tuo ciò che devi studiare, esattamente come se dovessi scrivere a tua volta un saggio a riguardo. È un processo molto intuitivo e rapido, una volta che lo internalizzi, e poiché il suo prodotto è qualcosa che è a tutti gli effetti opera tua, il tuo cervello lo memorizza con notevole facilità. Può esserti utilissimo, naturalmente, mettere su carta il prodotto della tua rielaborazione ed usarlo come appoggio per ripetere.

    Tra l'altro, se sei in una facoltà umanistica, è molto probabile che agli esami orali ti verranno fatte domande che ti costringeranno a partire per la tangente ed imbastire ragionamenti sul momento (la prima domanda che mi sia mai stata posta in assoluto ad un esame riguardava un trattato sul GALATEO, e fu: "Ritiene che questo libro possa essere considerato un testo politico, e perché?"), quindi porsi in questo modo nei confronti del materiale di studio è utile a prescindere, perché ti offre una dimestichezza col testo tale da permetterti di giostrartici come meglio credi.

    Edited by Lev ~ - 7/6/2019, 16:43
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    CITAZIONE (Sashy @ 6/6/2019, 17:56) 
    Lev, a me sembra che il tuo desiderio sia principalmente quello di andare a vivere fuori casa, il che non richiederebbe per forza un lavoro. Tutto il resto, come in ogni post, mi sembrano più scuse che fatti. Hai 22 anni, è normalissimo avere paura di quello che c'è là fuori, ne ho io a 24 e ce l'hanno i miei amici a 28. È una cosa che non passerà finché non lo farai. Ma potrò ripeterlo cento volte, non lo capirai fin quando non arriverà il momento. Ti auguro genuinamente di trovare qualcosa di appagante.

    Dopo il mio fallimento all'Università, ho perso il sostegno economico della mia famiglia per le mie future iniziative ed in generale per qualsiasi cosa non sia legata strettamente al vitto. Quindi, se anche decidessi di riprendere a studiare, dovrei prima di tutto accumulare il denaro necessario per pagare le tasse. Ovviamente, diventare un fuori sede con queste premesse non è realisticamente fattibile, visto che dovrei caricarmi ogni singola spesa quotidiana e mensile, più le rate universitarie. Per il resto, dici cose verissime, e ti ringrazio per l'augurio. :3 Il distacco dalla mia famiglia ha sicuramente la priorità assoluta, anche più che lo studio della musica (purtroppo).

    CITAZIONE (Pausa camomilla @ 6/6/2019, 18:35) 
    Non so, forse l'alternativa potrebbe essere andare a vivere in qualche borgo medievale e vivere in modo tranquillo imparando e portando avanti qualche antica arte; un po' di persone stanno riscoprendo il fascino dell'artigianato.
    Anche se fa un po' manga, potresti cercare qualche vecchio maestro che ti tramandi la sua arte in via d'estinzione, che so qualcosa come ceramica, lavorazione del vetro (da piccolo le persone mi parlavano con ammirazione dei vetri di Murano): vendendo a una nicchia di appassionati (anche all'estero attraverso un negozio eBay o simili) potresti vivere della tua arte immerso nella calma e nella natura, rilassandoti con la filosofia e il violino nel tempo libero.
    Potresti anche suonare nelle piazze di paese, ad eventi e conoscere un sacco di persone. In paese anche i rapporti umani mantengono ancora l'importanza di un tempo, ci si conosce un po' tutti e ci si aiuta, non si è più uno dei millemila volti anonimi a cui dover pestare i piedi per rimanere a galla in una logica di mors tua vita mea anzi con lo spopolamento c'è domanda di lavoro manuale che parecchio giovani non vogliono più fare.

    Potresti fare il falegname. O l'apicoltore. O ancora più di nicchia, allevare bombi. Puoi provare nuove cose per sperimentare, per esempio la scultura, la pittura (conosco un pittore naïf pensionato che guadagna bene vendendo i quadri, e ha cominciato da pensionato come autodidatta). Sennò qualcosa come il pasticcere, il cuoco. Imparare a preparare qualche cibo tipico e naturale del posto dove andrai a vivere, anche in questo caso una volta imparata l'arte potresti vendere via internet.

    Come vedi si possono avere mille idee :3

    Qualche tempo fa mi sono informato per vedere se qualche liutaio fosse disponibile ad accogliere un apprendista: in Italia, infatti, l'arte della liuteria sta sparendo, perché i maestri stanno morendo uno dopo l'altro senza che nessuno raccolga la loro eredità; addirittura, sull'onda di questo fenomeno, molti ricchi stanno comprando e mettendo sotto chiave violini di atelier in grandi quantità, perché fra qualche decennio saranno introvabili ed i loro nipoti potranno rivenderli a carissimo prezzo. Questa speculazione è ulteriormente favorita dall'inquinamento, che danneggia le foreste di aceri ed abeti da cui ricavare i legni per la costruzione degli strumenti, riducendo quindi la qualità delle produzioni recenti: ecco uno dei tanti motivi per cui gli antichi Guarneri e Stradivari, per esempio, costano così tanto, perché ormai materiali così pregiati non esistono più. Ad ogni modo, suddetti maestri sono molto legati alla conduzione familiare, e a quanto pare non sono disposti a tramandare la loro arte ad estranei.
    Per quanto riguarda la vita nei paesini, la conosco molto bene e la preferisco di gran lunga a quella cittadina: come accennavo in un post precedente, la mia vita si è divisa fra Napoli ed un borgo lucano (divenuto formalmente calabrese da qualche decennio, ma geograficamente e culturalmente rimasto legato alla Basilicata), ed anche se ci sarebbe la possibilità concreta di trasferirmi lì, magari a diploma di violino ottenuto, purtroppo non è così facile trovare lavoro; mi conoscono tutti, certo, ma comunque si favorisce il residente nato e cresciuto lì, anche non più giovane, che ha bisogno di mettere qualcosa in più in tasca, oppure uno dei tanti immigrati sottopagati che prendono sempre più piede ed iniziano lentamente a soppiantare la popolazione locale.


    Detto questo, lunedì ho un colloquio presso un'agenzia immobiliare, cercano qualcuno che lavori lì full time, occupandosi di mostrare le abitazioni ai potenziali acquirenti: per vie traverse, si tratta di un'attività che ho avuto modo di osservare a lungo, e che credo di avere le capacità di gestire con efficienza.
    Però, non ho mai sostenuto un colloquio di lavoro in vita mia e sono terrorizzato. Avete qualche consiglio da darmi? Anche raccomandazioni insignificanti sull'abbigliamento o sulla condotta possono essermi di aiuto. So già che verrò compromesso dalla mia faccia da bambino e dai tre anni di vuoto dopo il diploma, ma voglio provare lo stesso.

    Edited by Lev ~ - 7/6/2019, 16:33
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    CITAZIONE (Pausa camomilla @ 6/6/2019, 16:14) 
    L'autore del thread ha una formazione umanistica, non si tratta di avere in tasca una laurea in Giurisprudenza e stringere i denti accettando di tutto prima di poter mettere piede nel proprio ramo: se va a lustrare pavimenti quasi-gratis "facendosi il culo" butta gli anni migliori della gioventù e non vedo nemmeno come potrebbe ottenere l'autosufficienza economica rispetto ai genitori nel caso certi stipendi non bastino nemmeno per pagare l'affitto.

    Ma in realtà, e con questo rispondo anche ai due post di Goh, io non avrei nessun problema a svolgere lavori più gravosi e pagati poco, sia perché non mi illudo di guadagnare chissà cosa, sia perché l'educazione paterna mi ha abituato alla manualità e me l'ha fatta anche apprezzare: lo scorso settembre, per esempio, ho fatto del volontariato nel reparto metallurgia di un centro di accoglienza; ho imparato subito, ho reso bene ed è stato gratificante. Ovviamente un'occupazione così, come qualsiasi altra, non sarebbe tutta rose e fiori se svolta a tempo pieno, anzi, ma quel che voglio dire è che sarei in grado di occuparmi anche di mansioni fisiche. Quindi non ho preferenze troppo specifiche, il cameriere è forse l'unico mestiere che non vorrei mai e poi mai svolgere.
    Inoltre, credo di avere due punti di forza utili: la tendenza a voler imparare a fare bene quello che mi ritrovo a dover fare, e quella di essere molto ligio agli impegni che mi assumo con reale convinzione; propensioni che mi aiuterebbero a combattere il naturale avvilimento derivato dal lavoro.
    I miei veri problemi sono la paura e la debolezza di carattere, criticità che, soprattutto in una città come Napoli, ti tagliano le gambe.
652 replies since 3/9/2012
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