Kingdom Hearts Forum

Posts written by fugue

  1. .
    Epic XQ________________________________
    Disappeared, Rage Awakened e Mysterious Figure: capolavori <3
  2. .
    Auotre: Sanè / I m mortal
    Titolo: Scattered Picture.
    Tipo: One Shot.
    Genere: ??? Sorry, non ho trovato una vera e propria categoria a cui questo scritto possa appartenere =/
    Rating: Verde.
    Note: Ooookay, dopo un bel po' di tempo a non far niente, si torna sul palcoscenico. Devo dire che scrivere questa One Shot mi ha appassionato parecchio, sebbene, dopo averne discusso con una persona fidata, non sia risultata il massimo: sarà perchè è confusa e a volte non si riesce a capire chi faccia cosa, sarà perchè non sono riuscito a rendere bene il tutto, sarà che sono arrugginito, fatto sta che non decolla. Però, bo', avevo voglia di postarla, mi è dispiaciuto lasciarla lì, morta e mezza sepolta x°D.
    Dopo questa lunga pappardella, vi lascio alla lettura.
    Enjoy.

    Scattered Picture.

    Lentamente, senza pensiero, senza un comando preciso a muovere la mano, le setole del pennello fluivano lungo la tela, lasciando una scia di colore ceruleo, che continuava a seguire quel percorso, che finiva sul limite del papiro.
    Poi, la mano immerse il pennello in una boccetta di vetro, che rifletteva il colore del suo contenuto: un azzurro spento ma al tempo stesso brillante, denso di un fascino misterioso, che lo rendeva migliore del suo ‘fratello’ più chiaro e vivace. E, di nuovo, un’ombra simile alla prima venne gettata sui fili intrecciati, sporcandoli con la tempera. Un’altra, e poi un’altra ancora, e tante altre ancora seguirono, prima che la mano smettesse di continuare quella che stava diventando per lei una routine.
    Aprì l’astuccio, veloce, vi mise dentro il pennello e ne prese un altro, più grosso.
    Prima, però, di rimettersi al lavorò, due occhi color ambra scrutarono il lavoro finito qualche secondo prima: una grande, grande distesa azzurrina s’apriva davanti allo sguardo soddisfatto dell’uomo, un grande cielo, terso e tranquillo, che sovrastava un’ancor più grande spazio bianco. Neanche la luce di un sole dipinto osava rovinare la meraviglia di quella tavola così monotona, così piatta, eppur così romantica e incantevole.
    Solo il cielo, un unico, grande, immenso cielo, che sembrava inghiottire chiunque provasse a guardarlo.
    Annuì soddisfatto, la chioma nera che frustava l’aria nel muoversi, le labbra carnose che assumevano una piega vagamente rassomigliante ad un sorriso. Inspirò, poi esaminò per bene la punta del pennello: con l’ arnese leggermente snucciato, avrebbe finito il lavoro in meno tempo. Ottimo.
    Chiuse con cura il contenitore del colore usato poc’anzi e, messo a posto anche quello in una cassetta, vi tolse un altro, che brillava, però, di tante sfumature smeraldine; prese un’altra bottiglietta, dalle tonalità più chiare, ed un’altra ancora, dalle tonalità più scure. Non degnò la tavolozza nemmeno di una passata di straccio, ma subito ci versò sopra parte del contenuto di tutte e tre, mischiando prima questo con quello, poi quello con quell’altro e quell’altro con questo. Con scatti secchi del polso, intinse il pennello, e subito una nuova scia, che sembrava sfavillare di tante pagliuzze, si delineò sulla tela, pronta a sfidare le altre cento - o forse mille? - che stavano sopra di lei.
    Prima una pennellata di questo, poi di quello, poi di quell’altro. E fu così che, scia dopo scia, linea dopo linea, sfumatura dopo sfumatura, un campo verde colmò il vuoto lasciato dalla tempera celeste.
    Senza tempo da perdere, la mano lasciò andare la presa sullo strumento, per dirigersi veloce verso il bordo del cavalletto. Afferrò i pettini che stavano lì riposti, poi lasciò il resto alla mente.
    L’uomo si inginocchiò, arrivando col viso al limite tra la tela e il supporto di acero; le iridi piene di miele scrutarono con attenzione ogni minimo particolare del lavoro appena compiuto, notando anche la minima imperfezione. Come se avessero dato un comando, la mano scelse il pettine più adatto, uno con le punte strette, e si rimise a lavorare: dovunque notasse un bagliore, un riflesso, una minuscola sfumatura, passava i denti dell’utensile, grattando, smuovendo la tintura, facendole assumere la direzione che voleva, distorcendola, frammentandola; nei punti dove si presentava più nitida o troppo omogenea, usava pettini dalle punte più larghe, in modo da disperdere ogni ombra ed ogni luce.
    A lavoro terminato, si asciugò il sudore dalla fronte, si alzò, si stiracchiò e sondò, ancora una volta, il papiro: una scintilla di soddisfazione accentuò la gradazione bizzarra dei suoi occhi, nel vedere come il prato fosse ora più realistico, nel vedere come desse la sensazione di poter toccare ogni singolo stelo, ogni singolo filo d’erba con mano, nel vedere le forme fini ma al contempo ben definite che lui stesso aveva creato. Quella scintilla, però, si spense non appena capì.
    Cadde in ginocchio, davanti alla sua creazione.
    Era stato uno stupido a pensare di poterci riuscire; era stato davvero stupido, stolto ed arrogante, pensando di poter ottenere un risultato di cui poter andare orgoglioso con troppa ‘facilità’.
    C’aveva perso tempo ed energie, certo, c’aveva messo l’anima, certo, era un qualcosa di cui poter andare comunque ieri, certo, era un regalo comunque apprezzabile, certo. Ma non era abbastanza. Non era finito, non era completo: mancava l’elemento più importante, quello più gradito, quello più bello, quello che avrebbe dato un senso a tutto. Quello che non sapeva fare.
    E adesso?
    “Qual è il problema?”, accompagnate da una voce cristallina e melodiosa, dita sottili e candide si poggiarono sulla camicia immacolata. Sebbene il contatto fosse delicato, si riscosse, sorpreso, e si voltò: incontrò due grandi occhioni azzurri, della stessa tinta che si stava lentamente seccando sulla tela, come incastonati sul volto gentile e grazioso di lei, incorniciato da lunghe ciocche bianche. Abbassò lo sguardo sul vestitino di seta nera, che andava a coprire il corpo della ragazzina lì dove l’abito bianco di gessato non arrivava, deluso. Perfino la sorpresa era svanita. Non rimaneva più niente. Niente.
    “Ti sei fatto male? Hai paura?”, sentì la mano della piccola accarezzargli delicatamente la guancia affilata, mentre si chinava verso di lui, sorridente, “è bello, lo sai?”; schioccò un bacio sul palmo vitreo, per poi girarsi verso il quadro.
    “Non riesco a fare i fiori.”
    Sei, profonde, marcate parole, che fino a mezz’ora prima non significavano un ostacolo per lui, ma ora erano il divieto più insormontabile, l’unico muro che non riusciva ad abbattere. Non da solo, almeno.
    Portò la mano alla fronte, scompigliando il ciuffo che ricadeva disordinato davanti al naso ed agli occhi, e stette così, immobile, ad aspettare che la frustrazione sparisse in qualche modo; la sentì ridere, ridere del cinguettio che adorava, il tintinnio di una campanella di cristallo, puro, limpido e dolce. Di nuovo, si accorse della mano sulla sua spalla, poi la senti scivolare sul petto, lì dove batteva il cuore, poi senti l’altro braccio aggregarsi alla stretta, poi senti il corpicino premere sulla sua schiena: “Posso aiutarti io, se vuoi.”.
    Era strano. Davvero strano.
    Strano vederla così concentrata nello scegliere il pennello più adatto, nel selezionare i colori con cura e gestire e toccare ogni singolo strumento con maestria; nonostante sapesse di quante volte l’aveva visto al lavoro, non riusciva a capacitarsi di come apprendesse con tanta facilità. Era il suo piccolo miracolo, molto più bello e prezioso della tela che tanto aveva voluto terminare.
    “Vieni”, con la mano che cingeva la sua, aiutandolo a reggere la cannuccia sottilissima del pennello, lo guidava, fermandolo qualora il tremolio fosse troppo forte o di disturbo, e aiutandolo a tingere minuscoli, leggeri boccioli variopinti; qui una chiazza rossa, là una gialla, lì tre bianche, qua cinque lilla: puntino dopo puntino, pausa dopo pausa, sospiro dopo sospiro, il prato si popolò di una miriade di fiori non ancora nati, ma stranamente densi di una passione che mai la più fulgida delle corolle avrebbe potuto trasmettergli.
    Adesso, sì, adesso era un’opera d’arte.
    L’uomo rivolse un’occhiata, finalmente serena, alla ragazza, che ricambiò con un sorriso che trapelava una calda e innocente spensieratezza. Intrecciò le dita fra le sue, e si alzarono, incamminandosi verso la vetrata poco distante dal cavalletto.
    Sei lastre di vetro, incastonate in due colonne ordinate nell’intelaiatura di piombo, aprivano il panorama che si poneva dinanzi a loro: una grande, grande distesa azzurrina, un grande cielo, terso e tranquillo , senza alcuna luce di un sole a rovinare la meraviglia di quella tavola così monotona, così piatta, eppur così romantica e incantevole.
    Sotto il suo sguardo ceruleo si stendeva un manto color smeraldo, pieno di tante sfumature, come sparpagliate lungo il cammino, onde di fili d’erba che si muovevano cullate da un vento invisibile, perdendosi oltre la linea indistinta dell’orizzonte. E a coronare tale spettacolo, migliaia di boccioli, non ancora nati, ma più belli e densi di fascino delle più fulgide corolle.
    L’uomo e la ragazzina, dall’interno della stanza, osservavano ammaliati, cercando di non badare alle crepe che spezzavano l’immagine in alcuni punti; la sentì avvicinarsi a sé, stringendo il braccio tra le sue, ed appoggiando la testa sulla spalla, in un’unica cascata bianca, quella dei suoi capelli, che scendeva come una fitta pioggia nel lago bianco, quello della camicia. All’improvviso, la vide sorprendersi, come se si fosse accorta di un dettaglio, come se si fosse ricordata di un pensiero dimenticato: “Manca qualcosa”, esordì pacata.
    Mentre osservava la figurina di lei dirigersi verso la tela, la solita voce di cristallo arrivò alle orecchie: “Posso?”: teneva in mano due pennelli fini, uno unto con la tempera bianca, l’altro con la nera; l’uomo annuì, e lei si mise al lavoro, tracciando giusto qualche linea decisa, irregolare, dritta, prima con uno, poi con l’altro. Si avvicinò, non appena capì che aveva finito. Ridacchiò sommessamente: con un gioco di luci ed ombre, aveva reso lo stesso effetto del vetro rotto, come se, guardando nel quadro, si potesse guardare fuori dalla finestra.
    “Adesso è più bello, vero?”, chiese lei, giungendo le mani, emozionata. “Molto più bello.”.
    “Be’”, l’uomo sbuffò, divertito, poi posò lo sguardo tenero, color dell’ambra, su di lei, indicando la tela: “Buon compleanno”. La ragazza sorrise, riducendo gli occhi a stille azzurrine e arrossendo.
    “Grazie.”.


    Commenti, arrr :piraddit:
  3. .
    CITAZIONE (Fxe @ 6/9/2010, 14:49)
    CITAZIONE (†Decay† @ 6/9/2010, 12:55)
    Quella ormai ce l'hanno tutti! :asd:

    Comunque, anche secondo me, è Xehanort da giovane.
    [ATTENZIONE: DI QUI IN POI SPOILER BBS]
    SPOILER (click to view)
    Pensateci: ogni Secret Boss è una diversa forma di Xehanort:
    KH1FM: Uknown (Xemnas)
    KH2FM: Lingering Sentiment (Terra)
    L'unica che rimane e che non abbiamo mai affrontato, quindi, la versione da ragazzo.

    Anche se mi sfugge il movente...

    Questo forse è stato l'accorgimento più interessante fatto fino ad ora, considerando che, in KH3 finisce la saga di Xehanort.
    Solo è che se questa è un'altra forma di Xehanort , chissà chi sarà quello in Re:coded o.O

    Essendo Re: Coded un 'Capitolo di Mezzo', come Days e Chain of Memories, non credo ci sarà una versione di Xehanort ad attenderci, nelle fila dei Boss :ahsi:
  4. .
    CITAZIONE (Master Xehanort @ 5/9/2010, 20:15)
    CITAZIONE (i m mortal @ 5/9/2010, 20:06)
    Ma sta' zitto *tira lattina in testa*
    :pwn:

    Una lattina! Che emozione! *^*
    No dai seriamente, quoto i miei predecessori qui, non ha senso metterci a flammare perfino di qualcosa che sarebbe Ot =ç=
    SPOILER (click to view)
    E, Sanè, non ho niente contro di te, ergo non zittirmi

    SPOILER (click to view)
    Quel che giusto è giusto, oh e_e"


    CITAZIONE
    aspetta un attimo, quello che ha esagerato sarei io o il Lich King che vi ha tirato fuori? no perché, okay che ho detto che avete un nome brutto(di merda, a mio giudizio, però non importa) e che mi piace di più la nostra grafica(la vostra è rossa!) ma non mi sembra che nessuno abbia esagerato chissaccheccosa!

    Che poi questo è tutto spam gratuito, vi denuncio al supporto, ecco!

    In caso il nome di merda abbia davvero toccato e ferito qualcosa, me ne scuso, un abbraccio e una pizzetta pure a voi. anche se non vi conosco : ) byebye!

    Era per calmare Din .
    No, scherzi a parte: diciamo che per uno che il forum lo conosce bene e che sa il lavoro che c'è dietro ci son cose che possono, mh... dar fastidio? Mettere a disagio? Non so bene come descrivere tali sensazioni; come ho già detto, la reazione di Dino è stata esagerata, ma, leggendo frettolosamente ( cosa che, lo ammetto, ho fatto anch'io ), uno ci mette poco ad ingranare la marcia e ad incavolarsi o cosa ( e a sbaglare ).

    Ecco, appunto, non parliamone più e la storia è finita :sisi:.

    Ma no, io resto qui - nel topic -, non c'è bisogno di saluti ç_ç

    CITAZIONE
    Stavo proprio pensando che dovremmo proprio mettere una sezione Hentai&Porn accessibile a tutti

    Solo hentai e yaoi e solo con autorizzazione ad utenti che frequentano da molto tempo; giusto per dare le direttive, se proprio volete farla :look:


    Mi scuso per l'ennesimo messaggio di OT :pwn:
    Se qualcuno vuole rispondermi, ho la casella messaggi abbastanza libera :sisi:.
  5. .
    CITAZIONE (Master Xehanort @ 5/9/2010, 19:55)
    CITAZIONE (Master Xehanort @ 5/9/2010, 13:20)
    Ti adoro nel vero senso della parola :zxc:

    Non riesco a contenermi dall'autoquotarmi(è riferito a Xevon), in questo caso

    Ma sta' zitto *tira lattina in testa*
    :pwn:

    CITAZIONE
    Senti bello, io non vengo più a rompervi i coglioni, ok? Quindi gradirei che non fossimo nominati senza conoscerci. Grazie

    MX culo.

    Insultati, Dino, non nominati, non siamo Gesù Cirsto, su.
    Va bene che hanno un po' esagerato ( o meglio, 'ha', perchè è stato uno ), ma mettersi a litigare in un topic che, già di per sé è morto è inutile, anzi, controproducente, su. Sei intelligente, quindi puoi capire benissimo che non c'è bisogno di far così.
  6. .
    Scusate se non mi metto a fare un post chilometrico, ma non c'ho voglia :look:. - mi scuso inoltre per "l'intromissione" -
    Mi rivolgo a coloro che 'rimpiangono' i vecchi tempi: volete il vecchio forum? Volete i topic seri o comunque sensati, che possono diventare luogo di dibattiti e discussioni edificanti?
    Apriteli.
    Qualcuno tra voi apra un topic del genere. Non lo calcolano? Ne aprite un altro. E un altro. E un altro. Fino a quando non otterrete almeno una risposta, magari la più stupida, magari una fatta da un utente che dell'argomento affrontato dal thread non conosce nemmeno l'ABC, ma, se davvero volete che si ritorni ai vostri ( dico vostri perchè ci son da poco, non prendetela a male, ve ne prego x° ) 'bei tempi' - che, chissà? Possono essere bei tempi anche per i nuovi arrivati -, sono sicuro che saprete cogliere la palla al balzo.
    E se dite "Ah, ma di certo mica dobbiamo metterci a fare noi tutto il lavoro °_°!", be'... attaccatevi al tram e suonate la Ida. Senza offesa, ovviamente, ma è così :sisi:.

    SPOILER (click to view)
    So benissimo che sto sottolineando quello che altro non è se non l'ovvio, ma non fa mai male :look:
  7. .
    Vorrei richiedere l'abitazione, se possibile-
  8. .
    Autore: Sanè
    Titolo: Carillon
    Genere: Introspettivo
    Tipo: One Shot
    Fandom: Final Fantasy IV
    Autore su EFP: Marly94
    Note: Piccola One Shot su un personaggio che mi affascina *3* Golbez, uno dei più bei Villain in assoluto, quindi, come non dedicargli una bella sega mentale su di sè e sul proprio "credo" <3?
    Spero piaccia, ho cercato rimanere più IC possibile :asd:. Infatti questo è un remake di un vecchio lavoro, non ho cambiato niente se non la parte centrale, con i pensieri riguardanti il passato, e giusto qualche forma di punteggiatura. So che Somnus c'entra poco con FFIV, ma una versione Carillon sarebbe oltremodo magnifica, ed adattissima a questo char <3

    Somnus

    Tellus dormit
    et liberi in diem faciunt
    numquam extinguunt
    ne expergisci possint

    Omnia dividit
    tragoedia coram
    amandum quae

    Et nocte perpetua
    ehem vel vera visione
    par oram videbo te
    mane tempu expergiscendi

    -Yoko Shimomura, Somnus Nemoris

    Carillion

    Rosso. Un Borgogna come gli altri.
    Ne saggiò la consistenza muovendo il bicchiere di cristallo che aveva in mano; piccoli movimenti rotatori, prima in senso orario, poi antiorario.
    In sottofondo, un lieve concatenarsi di note melodiose, limpide, che provenivano da una piccola scatoletta di avorio rifinito con schiuma, pallido come la luna. Riposto su un tavolino davanti alla sedia dove si era disteso. Disteso, rilassato, quasi totalmente disordinato, eppure manteneva ancora una certa aria di maestosità .
    Non gli importava.
    Al diavolo le pose plastiche e le posture da comandante, aveva diritto a un momento di riposo, nel quale poteva sciogliere le membra nel fiume della riflessione; era tutto ciò di cui aveva bisogno: stare lì, su quello che assomigliava più a un trono, per poter godere del piacere di un bicchiere di vino e di quel componimento nostalgico.
    Tutto ciò di cui aveva bisogno, per poter pensare, riflettere, ricordare.
    Piccoli attimi, momenti di respiro tra una battaglia e l’altra, dove piccoli frammenti di memoria riemergevano dal mare procelloso della sua mente; anche gli avvenimenti più recenti venivano rimossi per le preoccupazioni e i pensieri del momento. Poi, tornavano. Lentamente, andando a comporre un mosaico luminoso.
    Già.
    “Cecil, presumo.”
    Il dito lisciò piano una piega del mantello nero, mentre ripensava a quell’incontro.
    Portò il calice alle labbra sottili, mentre assaporava il gusto dolciastro del liquido, sentendo le papille gustative pervase da un lieve torpore, le narici che s’inebriavano del profumo intenso alla cannella; un gusto remoto, che dava sollievo alla bocca.
    Nell’aria, le note continuavano a intrecciarsi l’una con l’altra; pian piano, riempivano ogni singolo atomo d’ossigeno presente nella stanza. Poteva sentire voci, echi cristallini giungere alle orecchie, risa, grida spensierate, mentre davanti ai suoi occhi apparivano forme, spettri.
    Fantasmi di un passato che non era il suo. Non più.
    Due bambini.
    “Cecil. Theodore.”
    Bambini che correvano, giocavano, venivano divisi l’un l’altro da un freddo muro di risentimento, di colpe che non c’erano, ma diventavano reali, filtrate da una voce che s’intricava nel ghiaccio, ispessendolo.
    E poi, il pentimento, la voglia, stanca, sonnolenta, di ritornare sui propri passi, di abbandonare tutto, per poter finalmente tornare a casa, e finire il resto dei suoi giorni nel caldo torpore che i ricordi della sua famiglia gli avrebbero donato.
    No. Ormai il sipario andava alzato, e a lui era stato affidato il compito di mettere fine a quella farsa. Non era più tempo di provare sensazioni effimere come la calma dei suoi scheletri, calma che sarebbe stata meglio da definire colpa; avrebbe calcato il palcoscenico, per poter finalmente schiacciare gli insetti che gli impedivano di realizzare i suo sogno.
    Bevve un altro sorso, alzò lo sguardo verso la finestra e due occhi violetti si posarono sulla luna, che candida e immacolata regnava sovrana nel manto stellato. Aprì la mano libera, portandola all’altezza del satellite, le dita ben distese. Lentamente le chiuse, stringendo l’immagine in una morsa.
    La luna nel suo palmo.
    Potere.
    Casa.
    Sì, Avrebbe messo fine a quella pagliacciata che andava per le lunghe.
    Sospirò, cullato ancora dal carillon; tutto era pronto, mancava solo un piccolo tocco. Poi, si levò dalla sedia e prese a camminare verso un trespolo; tutto come nei piani, così doveva andare. Si fermò vicino al mobile, prese l’elmo dal colore del cielo notturno, come tutta la sua armatura, e vi cinse la testa.
    E mentre il canto finiva, Golbez sparì, lasciando solo un alone di polvere nera.

    Arrrrr, commenti :UPirate:
  9. .
    CITAZIONE (Nemesis; @ 23/5/2010, 21:05)
    CITAZIONE (Sanè @ 23/5/2010, 21:05)
    A dire il vero, essendo una flashfic, è composta solo e soltanto da quel capitolo, quindi non avrà un seguito :pwn:
    Comunque sì, è incentrata sulla perdita di memoria da parte di Xehanort prima di venire ritrovato da Ansem, un piccolo tributo a un personaggio semplicemente fantastico :asd:
    Grazie anche a te ^ò^

    Nuoooooooo, devi farne un continuo, oppure un altra cosa, perché mi piace come scrivi. ;_;
    Ok, scusa il fraintendimento allora. XD

    Ah-ah x°D
    Tranquillo, ultimamente soon parecchio in vena di scrivere, quindi posterò qualche altro mio lavoro :sisi:
    Inoltre ho in cantiere una longfic, quindi non penso che rimarrai a bocca asciutta x°D
    Grazie ancora **
  10. .
    CITAZIONE (Nemesis; @ 23/5/2010, 20:57)
    Mi piace il tuo modo di scrivere, sinceramente. Non posso dire ovviamente molto sulla storia essendo un piccolo capitolo, se non il "resettamento" di Xehanort che sembra aver perso la memoria..?
    E' vero, il tuo modo di scrivere è molto poetico.

    Non mi soffermo su altro anche perché non saprei che dire, se non che aspetto il seguito!

    A dire il vero, essendo una flashfic, è composta solo e soltanto da quel capitolo, quindi non avrà un seguito :pwn:
    Comunque sì, è incentrata sulla perdita di memoria da parte di Xehanort prima di venire ritrovato da Ansem, un piccolo tributo a un personaggio semplicemente fantastico :asd:
    Grazie anche a te ^ò^
  11. .
    CITAZIONE (capitan universo @ 23/5/2010, 19:56)
    il tuo stile di scrittura è molto poetico, se devo essere oggettivo devo dire che su questo punto di vista vai molto bene, se invece la metto sul personale devo dire che proprio non mi piace, io prediligo una scrittura più diretta senza troppe metafore ecc...

    Oh, grazie *ò* Mi piace molto dare un po' di "magia" a quello che scrivo, mi sembra che renda gli elaborati speciali x°D! E posso anche capire che non piaccia, alle volte può risultare noioso, quindi non preoccuparti, capisco benissimo che sia stato un boccone di traverso, mi sento onorato che tu abbia commentato lo stesso :zxc:
    Grazie ancora ^ò^
  12. .
    Autore: Sanè
    Titolo: D e s t a t i
    Genere: introspettivo-surreale, OS brevisssssssssima
    Rating: Verde
    Fandom: Kingdom Hearts
    Autore su EFP: Marly94 ( TACETE =ç= )
    Note: Angf. Breve breve breve, giusto un qualcosa venuto così, per caso.

    Il cavaliere non fece nessun gesto; la sua destra inguantata d'una ferrea e ben connessa manopola si serrò più forte all'arcione, mentre l'altro braccio, che reggeva lo scudo, parve scosso come da un brivido.
    - Dico a voi, ehi, paladino! - insistè Carlomagno. - Com'è che non mostrate la faccia al vostro re?
    La voce uscì netta dal barbazzale. - Perchè io non esisto, sire
    - Italo Calvino, Il cavaliere Inesistente


    E cadde. Cadde nel nero, cadde in un pozzo che non aveva inizio né fine, nel quale non era entrato, ma era stato buttato, un pozzo nel quale non sprofondava, non galleggiava, ma cadeva, abbandonato da se stesso e da chi lì l'aveva lasciato, abbandonato a quella sensazione che riempiva le narici, i polmoni, gli occhi socchiusi, che sbattevano le palpebre ritmicamente, meccanicamente.
    Riempiva il petto, lì dove il cuore non batteva, ma danzava, ormai ridotto in frammenti cristallini, macchiati da schizzi carmini e neri, un cuore diventato il marchio del suo peccato, della sua colpa, un cuore che, ormai, come il suo possessore, non aveva più ragione d'essere: stanco, fiaccato, disilluso, ormai preda di quel fio che non voleva combattere, pronto a sparire in un oblio eterno, cullato dai dolci ricordi di un passato che ormai non sentiva più suo, un passato che gli era stato rubato.
    Le iridi s'oscurarono del tutto, un luccichio balenò un attimo davanti a lui, poi il buio schermò anche la vista.
    Dapprima silenzio, poi un’esplosione di colori vorticava nella testa, sprazzi di urla, parole e pianti che si schiantavano su un muro invisibile, colando lenti e ordinati, come inchiostro su uno stampo, andando a delineare forme e figure note, che si seccavano in poco e poi, come polvere, sfumavano via, turbinando in tante leggiadre farfalle di sabbia e terracotta.
    Ricordi. Non. Più. Suoi.
    Reset.
    Dimentica.
    Destati.

    Un rantolo, un sospiro boccheggiato, come se riemergesse da un abisso, come se l’aria fosse un qualcosa di sconosciuto, un primo respiro, un vagito roco saliva dalla gola arida e avida d’ossigeno; continuava, mentre gli occhi si schiudevano lentamente, per poi serrarsi, fulminati dal bagliore del sole.
    ‘Luce. Per…chè?’
    Si sentiva leggero, sorretto da un braccio forte ma tremolante, mentre sentiva su di sé uno sguardo preoccupato.
    Non gli importava, nulla importava. Nulla era reale, tutto era ancora da scoprire. Grugnì, confuso, la mente annebbiata da un velo senza colore né tessuto, senza sapere nemmeno far altro movimento che il respirare; passivamente, sentiva il cuore battere, ruotare su e stesso, comprimersi e poi rilasciare il sangue, e tutto andava acquietandosi.
    Respiro regolare.
    Due iridi color ambra bruciarono il mondo, mettendolo a fuoco, dapprima scontornato, poi più chiaro: eppure, la luce ancora persisteva, lo costringeva a socchiudere gli occhi, lo infastidiva, lo ostacolava; soltanto un viso sopra il suo faceva un po’ d’ombra, alleviando il dolore.
    Una voce calma, ma piena di apprensione, gli fece una domanda che a primo impatto sembrava semplice, ma aveva mille e nessuna risposte, tutte errate.
    “Qual è il tuo nome?”
    Sospirò di nuovo.
    “Xeha…nort.”


    Arrr, commenti :addit:

  13. .
    CITAZIONE (Matzu¸ @ 11/4/2010, 14:00)
    CITAZIONE (Sanè @ 11/4/2010, 13:49)
    Sei molto molto brava, a quanto vedo te la cavi non poco bene con le proporzioni, inoltre riconosco del talento :sisi:
    Mi piacciono molto il chibi di Sephiroth e il Marluxia con la falce.
    Mi raccomando, continua a esercitarti e a migliorare, ti consiglio inoltre di azzardare a fare qualcosa di grande: poco importa che non venga benissimo, al limite vedi cosa non va e lo migliori :sisi:.
    Alla prossima ;3

    Mi ha promesso di farmi Cloud e Squall [Non ho capito se separati o in versione yaoi abbracciati EçE] *_*

    Bene uçu, così vedremo come se la cava eçe/
  14. .
    Sei molto molto brava, a quanto vedo te la cavi non poco bene con le proporzioni, inoltre riconosco del talento :sisi:
    Mi piacciono molto il chibi di Sephiroth e il Marluxia con la falce.
    Mi raccomando, continua a esercitarti e a migliorare, ti consiglio inoltre di azzardare a fare qualcosa di grande: poco importa che non venga benissimo, al limite vedi cosa non va e lo migliori :sisi:.
    Alla prossima ;3
  15. .
    Titolo: Bloom ( Bu-ru-mu )
    Autore: San- Der Richter ( Nick attuale Sanè)
    Autore su EFP: non ve lo dico perchè lì il mio nick è niubbo eçe e non ho pubblicato niente.
    Genere: Romantico, introspettivo, One Shot.
    Pairing: MaruNami.
    Raiting: Verde.
    Note: Veccho lavoro, scritta quest'estate. Agli inzi doveva essere una longfic, poi ho chiuso per motivi di tempo e per l'inizio di altri lavori, ma ho in programma di terminarla, prima o poi. Fino d allora, resta una semplice One Shot romantica su due personaggi che amo, in tutti i sensi. Enjoy =D


    image
    Sah ein Knab ein Röslein stehn,
    Röslein auf der Heiden,
    War so jung und morgenschön,
    Lief er schnell, es nah zu sehn,
    Sah's mit vielen Freuden.
    Röslein, Röslein, Röslein rot,
    Röslein auf der Heiden.
    Knabe sprach: Ich breche dich,
    Röslein auf der Heiden!
    Röslein sprach: Ich steche dich,
    Daß du ewig denkst an mich,
    Und ich will's nicht leiden.
    Röslein, Röslein, Röslein rot,
    Röslein auf der Heiden.
    Und der wilde Knabe brach
    Röslein auf der Heiden;
    Röslein wehrte sich und stach,
    Half ihm doch kein Weh und Ach,
    Musste es eben leiden.
    Röslein, Röslein, Röslein rot,
    Röslein auf der Heiden.


    Johann Wolfgang von Goethe, Rosenrot/Heidenroslein

    Prologo- Bloom

    Buffo.
    Il cuore le batte a mille.
    Dopo sedici anno passati con la mano poggiata al petto, in attesa di un palpito che mai sarebbe stato, di un solo palpito, il muscolo che non dovrebbe avere emette un continuo, ritmico, per lei nuovo, velato suono.
    Tu-Tum, tu-tum….
    Accelera ogni tanto, quando viene presa dell’euforia di quel momento così speciale…. Euforia.. non dovrebbe provarne… non dovrebbe provare niente, il cuore non dovrebbe battere; trattiene il respiro, avvicinando le mani dalle dita esili e dalla carnagione diafana sul punto, ma niente… anche se meno velocemente, continua a pulsare, continua a produrre quel ritmo, che le parla, le dice che ciò che prova è vero, che tutte quelle sensazioni sono vere…. Sensazioni, sentimenti, tante cose, e tutte in una volta….
    Ci si mette anche l’occasione.
    Un petalo le scivola lungo l’anca nuda, il vestitino che s’è messa si piega ogni tanto; liscia la seta bianca, coprendosi metà coscia, mentre un altro petalo le cade sulla spalla, seguito a ruota da due braccia che forti le stringono la vita sottile, portando la sua schiena contro il petto di qualcuno dietro di lei…. Un mento affilato si appoggia sull’incavo del collo, capelli arruffati dall’improbabile colore rosa si mescolano ai suoi biondi, due dita femminili stringono l’ennesimo petalo… un profumo dolce le invade le narici e la bocca, inondandola di altre sensazioni.
    Un pomeriggio strano, senza dubbio. Le tapparelle abbassate fanno filtrare poca luce, creando un atmosfera particolare.
    Sussulta.
    Due labbra carnose si posano sulla scapola, che al contatto sembra diventare rovente per l’imbarazzo, mentre le gote della ragazza avvampano, sfociando in un colore carminio acceso, e quelle stesse labbra salgono, marchiando anche il collo; si soffermano, per poi staccarsi seccamente, lasciando un alone rosso, che viene alleviato con qualche lappata.
    Poi, arriva all’altezza dell’orecchio, una voce sensuale che sussurra: “Ti sono mancato?
    Ha il fiato mozzato. Non riesce a far fuoriuscire una singola sillaba, un solo suono.
    È bloccata.
    Come per rigirare il coltello nella piaga, le mordicchia il lobo; stringe le labbra fra i denti, trattenendo un gemito…. “Tantissimo” risponde con voce fioca, stringe le mani sull’orlo della vestaglia, deglutisce, mentre lui continua la sua tortura, abbassandole una spallina, seguendo con il dito il filo della spalla, l’altra mano che accarezza il fianco.
    Tu-tum, tu-tum, tu-tum…..
    Il battito va più veloce.
    Trema.
    Mette una mano su quella di lui, la scosta, si gira.
    Eccolo. In tutta la sua bellezza.
    Marluxia.
    Il viso dai lineamenti aggraziati, la bocca carnosa, il naso liscio e con la punta un po’ all’insù… si avvicina, strofinandovi contro il suo, un giochetto che fanno sempre, questa volta serve a tranquillizzarla; rivolge gli occhi cobalto a quelli color zaffiro del suo amante, occhi seducenti, che si stagliano con un’espressione divertita tra le ciglia lunghe, le sottili sopracciglia del medesimo colore dei capelli si arcuano, e lui pronuncia il suo nome:
    Naminè
    Ricomincia a tremare. Non vuole essere sé stessa, non questa volta. Posa un dito leggero sulle labbra, facendogli lasciare il posto poi alle sue, piccole e deliziose, che si congiungono come i petali di rosa che cadono in continuazione intorno a loro, finendo sul letto ad una piazza… un letto di rose, solo per loro…. Avvolge il collo con le braccia minute, si fa più vicina, cercando di aumentare il contatto, lui che le passa le mani tra i capelli, facendo filare ogni singola ciocca fra le dita.
    Si separano un attimo, Naminè che resta ancorata. Marluxia si avvicina e le lecca le labbra divertito, per poi iniziare a morderle piano.
    La maglietta a maniche lunghe di velluto nero senza spalline è un ostacolo per lei, così si stacca da quel dolce supplizio diretto alle sue labbra, scioglie il nodo intorno alla cervicale di lui e poggia le mani sui pantaloni di pelle corvina, accarezzandogli i polpacci, mentre l’altro gioca con i piedi scalzi, battendo le dita del destro contro quelle del sinistro; cerca un punto qualsiasi per concentrarsi, e lo trova nel collarino in seta con tanto di fiocco che gli ha regalato. Sorride, ricordandosi della serata che hanno passato insieme… un sorriso, un altro accenno d’emozione.
    Marluxia è speciale. Marluxia la fa sentire speciale.
    Lo vede che le prende una guancia delicatamente, e le schiocca un bacio sull’altra, e con la sua voce sinuosa dice: “Se hai paura puoi dirmelo, non mi arrabbio”, lei ricambia il bacio sulla mano, tenendola con la propria, sorridente: “Non ho paura di te……ma….. di ciò che sto provando… no, del fatto che io stia provando qualcosa… ho davvero paura e…”, non finisce che l’indice le solleva il mento, portando lo sguardo all’altezza del viso del suo amante… tranquillo, sereno….
    Finche io sono con te tu non devi avere paura di niente
    Un attimo. Fulminea, torna ad unire le proprie labbra alle sue, come fossero fonte d’ossigeno.
    Lacrime scendono lungo le gote ormai paonazze. Non le importa.
    L’unica cosa che desidera è verificare una cosa.
    Disfa i nodi dei lacci della maglia di Marluxia, situati dietro la schiena, mentre lui, non poco sorpreso, se la leva, mostrando il fisico tonico; ed ecco che lo fa, le mette un braccio dietro la schiena, e lascia che la gravità li porti verso le lenzuola sistemate, li faccia cadere, inebriandoli della loro fragranza, così simile a quella del suo amante; ma il suo profumo è speciale. Va oltre gli indumenti, va oltre i capelli trattati con balsami alla salvia, va oltre il dopobarba al pino… è profumo, la materializzazione e l’apoteosi della parola stessa.
    Il suo profumo. Suo. E di nessun’altro.Quegli stessi capelli rosei, sparsi, sul lenzuolo, incorniciano ridente il volto di Marluxia, mentre quelli dorati di Naminè ricadono piano su di lui, le labbra carnose protese la chiamano, e lei non può far altro che abbandonarsi a quel richiamo passionale, che la travolge ancora una volta con il suo carico d’emozioni.
    Poi, si porta all’altezza di quel punto.
    Quel punto che per lei, ora come ora, è cruciale.
    Congiunge le labbra al pettorale sinistro di lui, poi posa l’orecchio, teso ad ascoltare.
    Sorride, gli occhi chiusi, come cullata.
    Tu-tum.


    Sah ein Mädchen ein Röslein stehen
    Blühte dort in lichten Höhen
    So sprach sie ihren Liebsten an
    Ob er es ihr steigen kann

    Sie will es und so ist es fein
    So war es und so wird es immer sein
    Sie will und so ist es Brauch
    Was sie will bekommt sie auch

    Tiefe Brunnen muß man graben
    Wenn man klares Wasser will
    Rosenrot oh Rosenrot
    Tiefe Wasser sind nicht still

    Der Jüngling steigt den Berg mit Qual
    Die Aussicht ist ihm sehr egal
    Hat das Röslein nur im Sinn
    Bringt es seiner Liebsten hin

    Sie will es und so ist es fein
    So war es und so wird es immer sein
    Sie will und so ist es Brauch
    Was sie will bekommt sie auch

    Tiefe Brunnen muß man graben
    Wenn man klares Wasser will
    Rosenrot oh Rosenrot
    Tiefe Wasser sind nicht still

    An seinen Stiefeln bricht ein Stein
    Will nicht mehr am Felsen sein
    Und ein Schrei tut jedem kund
    Beide fallen in den Grund

    Sie will es und so ist es fein
    So war es und so wird es immer sein
    Sie will und so ist es Brauch
    Was sie will bekommt sie auch

    Tiefe Brunnen muß man graben
    Wenn man klares Wasser will
    Rosenrot oh Rosenrot
    Tiefe Wasser sind nicht still


    Rammstein, Rosenrot



    Spero sia piaciuta ^^
    Commenti **?
82 replies since 8/4/2009
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