Kingdom Hearts Forum

Posts written by -M a r s h-

  1. .
    Deo, arrivo in ritardo anche a commentare i commenti ai miei capitoli :asd:
    C'è qualcosa in cui io sia ancora puntuale?
    Non penso :asd:
    Grazie Ener, il tuo commento mi ha fatto cadere dalla sedia e non sapevo che Valentine, pur essendomela inventata di sana pianta, "avesse le palle", men che meno grandi come mongolfiere XD
    Sono contenta che piaccia come personaggio^^

    Grazie Nami^^
    Non ti preoccupare per il ritardo che la ritardataria per eccellenza sonoproprio io XD Vedrò di aggiornare presto e di ritrnare ai capitoli di quest'estate che, a mio parere, sono i migliori che io abbia mai scritto XD
  2. .
    CITAZIONE
    ‘‘ Vuoi davvero portarmi lì in manette , Fujimoto ? E perché non aggiungere un letto , un frustino e un bel completo nero attillato ? Forse al tuo uomo piacerò così tanto che mi baratterà con la Mano del Giudice , che dici ? ’’

    Io la amo!! *w* Ener mi organizzi il matrimonio tra me e Ningen? Per faaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaavoreeeeeeeeeeeeee!!! *fa occhi pucci
    Tornando “seri” (e quando mai lo sono stata)
    Davvero un mega capitolo! Letto tutto d’un fiato (quando mi sono accorta dell’aggiornamento e probabilmente mi sono persa di commentare qualche pezzettino degno di citazione… seh alà, dovrei citare tutto il capitolo -.-) e subito venerato come le bende di Apollo (quanto amo Apollo *w*)!
    Invece dovresti vergognarti! Dire che questo capolavoro è venuto male quando forse è il più bello di tutti, è un affronto!
    *indignata*
    Ti manderò la mia sosia sadica e a volte anche masochista a romperti le scatole e a non farti dormire la notte per questo, con il mio martellone di gomma (essendo più violenta di me ne ho fatto scorta *w*)!
    Ok no, non esageriamo, non c’è un capitolo più bello degli altri, tutti sono poesia -.-
    Mi assumi come tua allieva?
    *si ricorda che deve chiederlo anche alla Je*

    In definitiva prevedo lampi, fulmini e saette all’orizzonte, sia per quello che succederà nel prossimo capitolo (voglio una Ningen ancora più… *le manca il termine*), sia per il fatto che verrai carbonizzato e nanizzato di una cinquantina di centimetri in seguito ad un colpo di martello se non aggiorni presto e se la tua iniziale frase sarà “non mi è venuto bene” et simila :addit:
  3. .
    CITAZIONE
    (in particolare la prima, molto poetica e originale... Ener, sta attento che sta nascendo una tua degna rivale )

    In realtà... non niente, vabbè XD

    Quanto l'ho odiato sto capitolo -.-
    Danke caro, ultimamente non riesco a concentrarmi bene sui cap perciò... rimarranno a questo livello ancora per un po' XD

    SPOILER (click to view)
    Dimenticavo di dire, quando ho aggiunto il cap, che i titoli sono messi alla gran cazzo ._.
  4. .
    St. Jimmy- Green Day
  5. .
    Ho superato me stessa (leggasi: fa più pena del solito) !
    Pienamente soddisfatta della mia capacità di non sapermi spiegare… In effetti mi sono imbarcata nell’aggiungere Claymore e si sta rivelando quasi un errore! La storia dell’anime di suo è complicata e tentare di riassumerla in poco non è stato facile…
    Come dice mio padre quando vede camera mia “Un casino della Madonna!”
    Bella prospettiva eh? XD
    Beh dai, già sono fisicamente menomata, non voglio beccarmi martellate e non voglio essere investita da un autotreno che, per caso, passava di qua ._. perciò la smetto di giustificarmi e non tolgo più tempo alla lettura del capitolo^^




    Capitolo 46: Time After Time

    Il buio cominciò a calare lento e fiero, salutando il sole che tornava a nascondersi dopo aver rischiarato a lungo il cielo. La dea Eris, figlia della Notte, aveva nuovamente attaccato il sentiero della sera sotto gli zoccoli del cavallo dell'alba, facendo così scendere la coltre scura anche sulla foresta dove Renn, Raki e la Claymore si stavano aggirando.
    Durante il breve viaggio compiuto sollevata di un metro e trenta circa da terra, la giovane ragazza si era rassegnata a smettere di parlare e ne aveva approfittato per cogliere i discorsi dei due, alla ricerca di qualche spunto con il quale cominciare una conversazione decente, una volta tornata con i piedi per terra. Non cogliendo niente di interessante si era limitata a fissare il terreno erboso sotto di lei. Non sapeva nemmeno dove erano diretti ma se Procne non era intervenuto ciò significava che la situazione non era pericolosa e non c’era motivo per il quale valesse la pena preoccuparsi. Sì limitò a rispondere “si” e “no” alle domande che le venivano poste e sfruttò la tranquillità della situazione per dimenticarsi temporaneamente dei suoi problemi.
    Ogni volta che sollevava lo sguardo quello di Claire, deciso e pieno di rimorso, si intrecciava al cioccolato dei suoi occhi, incutendole sia timore sia rispetto, convincendola a tornare a confrontarsi con il piano erboso. Decisamente, la Claymore non si fidava ancora e probabilmente voleva averla fuori dai piedi il più presto possibile. Raki invece rimaneva sempre sul vago: si limitava a sorridere di tanto in tanto e a ridacchiare quando la donna lo contraddiceva o gli lanciava occhiate di sfida.
    Decisero di rimetterla a terra solo quando la luna era ormai alta nel cielo e quando i piedi cominciavano a rifiutarsi di proseguire. Raki lasciò la presa non appena giunsero nei dintorni di una parete scoscesa, dove gli alberi pendevano a causa del terreno friabile e inclinato, poco lontano da un sottile ruscello che di acqua ne aveva gran poca.
    - Rimani qui e non fare scemenze! Io vado a recuperare la nobile guerriera che non sente la stanchezza e non ha intenzione di fermarsi,- borbottò annuendo alla Claymore.
    Renn annuì pensando già alla fuga. Una volta accertata la lontananza del ragazzo, scattò in piedi dirigendosi a passo spedito, seppur poco sicura dell’affidabilità del suo senso dell’orientamento, nella direzione opposta rispetto a quella scelta da Claire e dal suo compagno.
    Il volatile dalle candide ali invece, atterrò sereno, forando la cupola verde sopra il sottile ruscelletto che scorreva debolmente, accovacciandosi tranquillo poco lontano dalla fitta boscaglia. Rilassato e fiducioso, abbassò le palpebre nascondendo le iridi smeraldine e si accoccolò su stesso, emettendo un lieve pigolio compiaciuto.
    La castana si voltò interrogativa, squadrando l’uccello. Gli si avvicinò dubbiosa, con rapido passo, e tentò di convincerlo a lasciare la foresta, nominando più e più volte Ganer e Myris. Sapeva che Procne capiva le sue parole e sapeva altrettanto bene che non era intenzionato a reagire. Rimaneva fermo e immobile, con gli occhi chiusi ma comunque vigile e attento. Dal quel che aveva capito, lui era stato evocato per seguirla ovunque andasse, per proteggerla e per tornare indietro su espressa richiesta del vecchio saggio. Quindi poche erano le possibilità di spingerlo a seguire le sue parole.
    - Sono certa che quei due saranno di ritorno tra pochissimi minuti! Per favore, portami via da qui! Non ne posso più!- supplicò disperata.
    Per tutta risposta la maestosa creatura sollevò un’ala e vi trascinò sotto la giovane ragazza, intrappolandola sotto un mare di piume candide e morbide, bianche come la neve. Emise un colorato gorgoglio e grattò per terra con le zampe, vittorioso.
    Renn non oppose resistenza e si fece trascinare al coperto: non appena Procne abbassò la guardia, smettendo di premere con l’arto alato sopra la sua schiena, borbottò rapida strane parole e bruciò appena il terreno sotto l’uccello, scatenando nell’animale un momento di incertezza e un lieve dolore che lo fece spostare. Sgusciò fuori velocemente e riprese l’equilibrio barcollando appena. Si allontanò di un paio di passi in modo da non farsi acchiappare nuovamente dal volatile.
    -Bell’amico che sei!- borbottò irritata.
    Procne rispose con un lamento, voltandosi dall’altra parte, con fare noncurante.
    Una serie di passi rapidi echeggiò debole provenendo dal folto della foresta. Raki sbucò in poco tempo dagli alti alberi, seguito a ruota da Claire che, non appena la vide, assunse un atteggiamento di superficialità e si appoggiò con la schiena ad un grande arbusto opposto alla posizione di Renn, incrociando le braccia e puntando lo sguardo sulla castana che tentò di ignorare le plumbee iridi della donna, insistenti, ostinate e dubbiose. Raki invece si sedette per terra incrociando le gambe e togliendo dalla cinghia sui fianchi la lunga sciabola, posandola a terra di fronte a sè.
    Renn si chiese perché i due non avessero fatto domande sul candido uccello che adesso stava a pochi passi da loro, sonnecchiando debolmente ed emettendo ogni tanto un soffice pigolio. Evidentemente si erano accorti di lui ancora all’inizio, quando l’avevano incontrata qualche ora prima a ciondolare tra la fiorente vegetazione che non lasciava vie di fuga. Stupita, vagò con lo sguardo dall’uno all’altro, sostenendo quello della Claymore e cercando di comprendere cosa stesse facendo il ragazzo dalla buffa chioma all’insù.
    Raki alzò il volto e le sorrise facendole cenno di sedersi, accomodante. La castana ubbidì provando un pizzico di ansia.
    “Della serie mettiti-comoda-che-sarà-una-cosa-lunga, suppongo…” pensò sospirando.
    - Beh Renn, come mai ti trovi in questo posto? In fondo sei ancora una bambina, non dovresti girovagare tutta sola!-
    La castana strinse i pugni: odiava sentirsi dare della bambina, soprattutto quando “bambina” non era. D’accordo, poteva sembrare innocente, pura, casta e simili, poteva anche assumere un’espressione in grado di intenerire chiunque, ma da lì a dire che era una bambina c’era un autostrada di mezzo!
    - Di fatto non sono né sola né una bambina e ho deciso io stessa di… staccarmi dai miei precedenti compagni,- rispose nervosa con una punta di incertezza nella voce.
    Automaticamente le ritornò in mente il volto di Kairi che la fissava truce e lo associò subito a Claire. Possibile che in qualunque posto andasse e in chiunque si imbattesse trovasse ogni volta qualcuno, anzi qualcuna, che la fissava ostile come se avesse scritto in fronte “bersaglio per occhiatacce, fare centro per favore”?
    -Compagni? Ce li puoi descrivere? O almeno dirci qualcosa in più su di loro…- intervenne Claire dimostrandosi curiosa e interessata. La donna tolse la spada dal fodero- Renn aveva già pensato a quel gesto come ad una minaccia- ma lei incastrò nel terreno affondando la lama fin poco oltre la punta. Si sedette davanti all’alabarda, appoggiandosi con la schiena alla parte piatta dell’arma bianca.
    -Non ho passato molto tempo con loro… Sei persone. Tre ragazzi e tre ragazze, quindi io ero decisamente di troppo. Da quel che ho capito erano Custodi di non-so-esattamente-cosa, utilizzavano enormi chiavi per combattere, due ragazze erano in grado di volare facendosi comparire ali bianche sulla schiena. La terza invece era una valchiria che…-
    Raki visibilmente annoiato interruppe la castana che, per la verità, non sapeva cosa aggiungere, avendo paura di dare troppe informazioni alle persone sbagliate.
    -Bene perfetto, possiamo smettere di preoccuparci! Niente Claymore! Era questo di cui ti preoccupavi, vero Claire?-
    La donna annuì, lievemente infastidita dall’intervento del ragazzo. Evidentemente voleva sapere di più ma comprese lo sguardo di Renn, grata al rossiccio.
    -Se non è chiedere troppo… potrei sapere anch’io qualcosa su di voi?- chiese in un sussurro, lievemente imbarazzata.
    La Claymore roteò gli occhi, Raki sorrise cordiale. Sembrava felice di poter parlare un po’ di se.
    - Partiamo dal principio. Claire è una Claymore, anzi, se vogliamo essere precisi è una mezza Claymore perché…-
    -Cos’è una Claymore?- intervenne Renn curiosa.
    -Ci stavo arrivando!- rispose lui sempre mantenendo un tono dolce e rilassato.- dicevo, Claire è una mezza Claymore perché non è come le altre sue compagne mezza yoma e…-
    -Cos’è uno yoma?- chiese nuovamente sempre più curiosa.
    -Facciamo così, tu non interrompi e lui ti spiega tutto ok?- disse la donna. Il suo sembrava più un comando che una domanda.
    - Allora, cominciamo da ancora più indietro: nel nostro vecchio continente, esistono creature chiamate Yoma, demoni. Le Claymore sono donne che vengono addestrate al combattimento e che vanno di luogo in luogo sterminando questi demoni che, in parole povere, mangiano gli uomini. Claire è una Claymore o meglio, come dicevo prima, una mezza Claymore. Queste donne in realtà non sono umane perché di fatto il loro sangue e per metà quello di uno Yoma. Lei invece ha dentro di sé il sangue di un’altra Claymore, Teresa del Sorriso. Teresa è la donna, anzi la guerriera, che l’ha tenuta con sè per qualche anno. Dopo che fu uccisa da altre sue compagne, Claire ha deciso di diventare anch’ella una Claymore prendendo il suo sangue. Tutto chiaro fino qua?-
    Renn si grattò la testa, cercando di ricapitolare tutto nella sua mente:- Credo di sì, a grandi linee almeno…-
    -Più semplicemente di così non saprei come spiegarla!-
    - Di fatto la nostra qui presente biondina- Claire gli lanciò un’occhiata dura- presenta tutte le caratteristiche di una normale Guerriera dagli Occhi d’Argento*, con l’unica differenza che lei ha un maggiore autocontrollo. Le Claymore, raggiunto un certo stadio, diventano demoni completi e prendono il posto degli yoma nello sterminio degli uomini. Se osservi bene il suo braccio destro noterai che la carnagione è diversa e che è lievemente più lungo del sinistro. Ebbene quel braccio non è esattamente il suo ma quello di un’altra Claymore. Per questo viene chiamata dominatrice del Tagliavento. Compreso tutto?-
    -Penso di sì… solo una cosa, come ha fatto ad… sì insomma, ad avere il braccio di un’altra?
    Claire si sporse in avanti sospirando:- Facciamola semplice ok? È una proprietà del sangue Yoma che permettere di rigenerare una parte del corpo, di curare ferite inguaribili e di attaccare, rischiando però di diventare dei demoni completi, un arto che è stato tranciato o comunque che non è più al suo posto.-
    -Quindi siete praticamente imbattibili! Niente vi può distruggere!-
    -Errore. Siamo pur sempre delle umane, anche se solo a metà. Io in modo particolare. Perciò un colpo nel punto giusto e per me (per noi) è tutto finito.-
    Renn rabbrividì. Certamente ci sarebbero dovuti essere degli svantaggi a diventare una Claymore altrimenti…
    -Però il passo da ragazzina a Claymore è stata una tortura…-
    “Ecco, appunto”
    - Non lo consiglierei neanche al mio peggior nemico. Ti senti divorare dall’interno come se qualcosa avanzasse da dentro il tuo corpo, distruggendolo lentamente. Il dolore che normalmente si prova diventa dieci volte più intenso, non ci si può neanche muovere a causa degli spasmi che provoca il sangue yoma: deve adattare un corpo debole e fragile come quello umano, alla velocità e alla complessità dei processi molto più rapidi e laboriosi rispetto a quelli umani.-
    Renn fece una smorfia e scosse lievemente la testa cancellando l’idea di assomigliare alla donna.
    - Credo che per oggi mi basti, non voglio più sapere altro riguardo a demoni, sangue e dolore- decretò rabbrividendo.
    Raki ridacchiò.
    -La mia storia è molto meno inquietante e molto meno dolorosa, ma adesso voglio farti un’altra domanda: come mai ti trovi in questa foresta?-
    - In principio volevo dimostrare di non essere un’incapace e un’inetta, volevo essere utile agli altri miei compagni, per questo mi sono allontanata da loro.-
    -In parole povere volevi allenarti,- concluse per lei il ragazzo.- Ebbene sappi, che questa è la miglior tutor del mondo! Preparati a pesanti giornate dove andrai a dormire senza cena e a notti insonni a causa dei dolori!-
    La Guerriera dagli Occhi d’Argento scattò alzandosi in piedi, visibilmente contrariata.
    -Chi ha deciso che sarò proprio io ad allenare questa bamboccia?- sbraitò contro il compagno.
    -Beh, la guerriera qua sei tu!- replicò sorridendo e piegandosi leggermente all’indietro, portando le mani con i palmi aperti in avanti come per cercare di respingere la donna.
    - Sì ma anche tu sai usare la spada, l’arco e le frecce. E poi io di magia non so assolutamente niente, zero assoluto! Se devo proprio farle da maestria direi che non mi spetta l’obbligo di colmare la sua completa ignoranza!-
    Renn sospirò. Adesso era anche ignorante. Inetta, incapace, goffa, rincretinita e ignorante. Che quadretto perfetto. Non aveva voglia di reagire perciò lasciò correre con un secondo sospiro.
    - Dividiamocela! Tu le insegnerai la magia e in parte la tecnica della spada mentre io mi occuperò della pratica e della mira.-
    -Per me va bene!- dichiarò il ragazzo. – Ah, Renn, permettimi di augurarti buona fortuna! Non conosce le buone maniere e non sa cosa sia la stanchezza perciò sarà un miracolo se ne uscirai viva!-



    Stava ancora aspettando una risposta da Valentine che non accennava a voler uscire dalla sua stanza. Vi si era ritirata all’interno assieme ad un paio di ministri di poca importanza: dopo lo sgambetto al regno da parte di Brigan e del mago, la sovrana si era rassegnata a fare tutto da sola. Solo due inetti cocciuti e senza speranze come loro avrebbero potuto aspirare a voler tutto per sé un regno in rovina come era Ragnanival in quel periodo. Con i dovuti ragionamenti Valentine si sarebbe resa conto che nessuno era intenzionato a sovrintendere una caos simile: avrebbe anche potuto scegliere personalmente i suoi sottoposti ma piuttosto che perdere tempo in inutili riunioni, preferiva di gran lunga accollarsi montagne di scartoffie e tonnellate di problemi mai risolti.
    Misty aspettava impaziente. In fondo aveva chiesto solo una nave, non per forza a posto in tutto e per tutto e nemmeno bella e sfarzosa: una semplice imbarcazione sufficiente a portare sei o sette persone era l’essenziale e l’essenziale era ciò di cui aveva bisogno.
    Dopo pochi minuti passati a osservare gli stendardi bianchi e blu che ondeggiavano pigri, mossi da un debole alito di vento, sentì la voce furiosa tuonare da dentro la porta scuotendo le mura di tutto il castello.
    - Io non faccio viaggiare mia nipote su di una bagnarola che potrebbe colare a picco dopo un temporale! Non se ne parla! Voglio una delle navi dell’esercito, la più veloce e la più grande. E non me ne può importare di meno se non esiste una nave veloce e grande al tempo stesso, costruitela, fannulloni scansafatiche che non siete altro! Non vi pago per gozzovigliare al porto appena oltre il Picco delle Nevi Perenni!-
    - Ma signora è impossibile costruirla in così poco tempo e poi…- sussurrò una timida voce tremante.
    - È una cosa urgente! Io sono la regina e voi dovete fare quello che voglio, chiaro? Sono pronta anche a scomodare mezzo regno per mia nipote! E adesso statemi bene a sentire: se giungerà anche solo un’altra lamentela alle mie regali orecchie nel giro delle prossime dodici ore, giuro che scendo da questo trono, che tra l’altro è anche scomodo, e vengo giù al porto a spezzarvi le ossa una ad una personalmente, intesi?- dichiarò decisa, con un tono che non ammetteva un fiato.
    Misty ridacchiò debolmente: decisamente nonna Valentine non aveva capito assolutamente niente di ciò che le aveva detto o, più semplicemente, non aveva voglia di ascoltarla. Doveva immaginarselo, quella donna faceva sempre di testa sua. Per quanto fosse inutile tentare di convincerla, continuava però a chiedere il minimo indispensabile sperando che un giorno si sarebbe limitata a fare ciò che le veniva chiesto. Rendeva ogni cosa che avesse a che fare con lei, una questione della capitale, del regno, dell’intero continente; era incredibile come riuscisse a scomodare mezzo mondo!
    I due magistrati si congedarono con un sonoro sospiro. La porta si spalancò e la valchiria poté constatare il nervosismo della nonna. Affondava completamente nel tronetto, troppo grande per lei visto che in precedenza era stato costruito su misura per l’imponente figura del figlio, e, a braccia incrociate, aveva dipinta sul volto un’espressione imbronciata che nessuno sarebbe mai riuscito a rifare. Borbottava qualcosa sottovoce.
    Più Misty confrontava la figura del padre con quello della nonna, più le saltava all’occhio un particolare: Odino, enorme, imponente, maestoso, colui che inquieta, aveva parlato tanto, minacciato ancor di più e fatto relativamente poco, non si era mai messo in gioco. Valentine invece, per quanto bella e giovane- forse molto in là con gli anni malgrado l’aspetto, visto che la sua età era segreta al mondo intero- minacciando e imponendo il suo volere, stava riscuotendo un incredibile successo, talmente impressionante da intimorire i generali più crudeli. Non per niente, mentre la psilite di Odino, enorme e poco precisa come il possessore, era andata infranta dopo poco tempo, quella di Valentine, sottile ma letale, era temuta in ogni luogo, da chiunque
    –Che banda di inetti!- mugugnò offesa.
    -Guarda che pretendi troppo!- cercò di spiegarle Misty.
    La donna scattò in piedi e picchiò le mani sul tavolo.
    - Troppo? Niente è mai troppo, soprattutto se è per te! Non voglio che mia nipote e il suo fidanzatino siano costretti a fare moine, smancerie e atti… impuri in pubblico!-
    -Atti che cosa?- mormorò indicandosi. Le sue guance si imporporarono in pochi secondi e non seppe più che pensare.
    -Sì esatto, in fondo sei grande e io voglio diventare.. cosa diventerei? Bis-nonna? Ecco…-
    -Tu sei fuori!- fu la netta risposta della ragazza che uscì dalla stanza sbattendosi la porta.




    *Rettifico: Le Claymore sono bionde, con gli occhi non azzurri, non verdi, non fucsia, ma grigi. Tutte, costantemente, perennemente, sempre ecc… è il colore del primo stadio. Arrivate all’ultimo il corpo si deforma, si allunga, si accorcia, si alza, si allarga, i tratti umani scompaiono e il colore degli occhi con la trasformazione diventa giallo, ambrato… (come Miciomiao *aveva voglia di dire una minchiata*)





    È stato un periodo lungo, complesso, pesante ed estremamente deprimente se vogliamo dirla tutta, perciò è venuto come è venuto. Siccome sono in vena di dire cazzate a raffica è meglio se mi lego alla sedia e mi incerotto per bene :sisi:
    E adesso, via ai commenti!

    Edited by -M a r s h m a l l o w- - 25/4/2010, 19:12
  6. .
    Massì dai, ormai non so se sei più malefica tu o se è più perverso, stro***, bas***do e spaccacaz*i Marluxia XD
    Davvero un bel capitolo, tralasciato ovviamente il mio immmmmmmmmAnso ritardo!
    Non devono esserci sempre le descrizioni dettagliatissime (che io amo *°* anche se non sono capace di farle -.-") e poi è stato figo, sì figo *O*, stramitico, stupendo, fantastico così, anche stringendo un po' i papiri sempre apprezzati! Ho voglia di un papiro ç_ç
    Ottimissimo lavoro :zxc: !
    Mi manca un po' di AkuRoku, però sono anche contenta che Roku stia con Naminè... Mah, non capisco neanche più quello che voglio!
    Invece capisco benissimo i tuoi impegni (sono il triplo dei miei molto probabilmente -.-") perciò non preoccuparti per il ritardo^^
    Pensa piuttosto ad essere meno autocritica quando posti meraviglie di questo calibro XD
    Ah già, non mi sarebbe dispiaciuto vedere una Kairi modella, violentata una volta sì e un'altra pure da Marluxia; prospettiva molto rosea!XD
    Vai alla grande cara^^
  7. .
    Ma quanto è bello perdersi i commenti alla propria fic =ç=
    Sono in ritardo anche quando non si tratta di postare -.-

    Grazie Frenz e grazie Eneru!
    Beh insomma, lo sapete no? Lìimportante è commentare :asd:
    Comunque sia il capitolo è già pronto solo... penoso come al solito. Lo correggo e poi lo posto, tempo di un'ultima revisione!
    Spero si capisca qualcosa in più rispetto ai precedenti XD
  8. .
    *acchiappa Marluxia
    *lo castra
    Così impari brutto pezzo di...
    *ringhia
    *Prende l'accendino e brucia Marluxia
    Magari bruciasse vivo quel bastardo deficiente! Morisse di tumore alla prostata!
    *elenca tutte le malattie che le vengono in mente

    Scusa il ritardo cara, come ho potuto perdermi una cosa così?!?!?!?
    *si automartella
    Stupendo, meraviglioso, la prima parte mi è piaciuta perchè è decisamente completa di ogni dettaglio possibile e inimmaginabile
    La seconda beh, lo sai: io non vivo senza stupramenti!

    Continua presto cara^^
  9. .
    Mah ohmmioddio sei un razzo

    Grazie cara^^
    SPOILER (click to view)
    adoro quell'akuroku che hai inf irma *°*
  10. .
    XD tranquilla Nami, io ti perdono il ritardo, tu perdoni il mio! Che poi basta che alla fin fine tu abbia commentato^^
    Grazie cara^^

    Ebbene, uccidetemi…
    Penso di aver toccato il fondo sinceramente…
    Non è niente di speciale come capitolo, dico solo questo tanto per non incorrere nel martello di qualcuno (ah no, quella ero io! -.-)
    Ebbene (yeah bis) ho deciso che arriverò al 50 finendo l’allenamento e finalmente porterò a termine il riassunto, così che almeno qualcuno non si perda per strada (tipo me) e per agevolare chi, poro Cristo da santificare, è all’inizio…
    Basta castronerie, leggete e piangete sulla mia tomba! :3




    Capitolo 46: For What is Worth


    - Respira profondamente Renn, non ti è successo niente. È tutto normalissimo, tempo due minuti e si risolve tutto- lo ripeteva ormai da un bel pezzo, ma rimaneva comunque poco convinta di quelle parole.
    Effettivamente qualcosa era successo. Procne l’aveva persa di vista e lei subito si era andata a cacciare nei guai. Anzi, non lo sapeva nemmeno, dove era andata a cacciarsi. E adesso vagava tra gli alberi, probabilmente girando in tondo, visto che il suo senso dell’orientamento era davvero pessimo, per non dire inesistente, alla disperata ricerca di un nuovo sbocco alla luce del sole. La fitta boscaglia, come un invalicabile muro di cinta intorno a lei, non le permetteva di andare da nessuna parte, non sembrava avere una fine. Tornare sui suoi passi non era servito a niente visto che in mezzo a quel verde tutto era uguale, come se avessero fotocopiato centinaia di volte lo stesso maledettissimo albero.
    - Dannazione!-
    Conclusione: si era persa. E tutto perché quella sua testaccia bacata l’aveva spinta a non fermarsi.
    Un’imprecazione di quelle decise, risuonò forte e concreta rimbalzando dappertutto.
    -Proprio una bella giornata! Al diavolo- borbottò la castana.- E adesso che faccio?-
    Si grattò sconsolata la testa e, al limite di ogni ragionamento possibile, decise di proseguire. Tanto ormai, o moriva lì, in mezzo al verde smeraldo dell’erba e delle fulgide chiome che tanto le faceva male agli occhi, sola, isolata e persa, o finiva uccisa per mano di qualche uomo, o donna, non completamente a posto con la testa.
    Ormai aveva capito che quella foresta non era pericolosa a livello di bestie, animali, insetti ad otto zampe e via discorrendo, ma più che altro era un vero e proprio labirinto, con tanto di persone inesistenti che imprecavano come scaricatori di porto e fotocopiatrici gigantesche in grado di riprodurre alberi a milioni
    Sì, quel posto le stava dando decisamente alla testa.
    -Raki, torna qui, maledettissimo figlio di…-
    Renn si portò una mano alle tempie. Perfetto, oltre a sentire le voci, adesso quelle avevano anche un nome. Giornata storta, stortissima!
    Un giovane sulla ventina le corse incontro ridendo e si nascose dietro di lei afferrandola per le braccia, come se una ragazzina avesse potuto nascondere una persona, oltre che più alta di lei, più imponente ed estremamente facile da riconoscere grazie ai capelli che tenevano al rossiccio: insomma, di rosso non c’era neanche un fiore in quella dannatissima foresta! Subito Renn provò l’impulso di rifilargli un manrovescio ma una serie incalcolabile di probabili conseguenze la convinse a non agire. Già le cose non erano cominciate bene e in più adesso aveva un deficiente che le aveva assegnato il ruolo di “indistruttibile, impenetrabile, infrangibile muro anti-scocciature”. Stupendo…
    Una donna dai corti capelli biondi emerse dalla boscosa massa informe minacciando di stendere a terra chiunque si mettesse tra lei e il ragazzo, in mano brandiva una spessa e larga spada. La sua espressione non sembrava minacciosa, sembrava più che altro un sorriso divertito quello appena accennato che allargava leggermente le sue labbra rosee.
    Contemporaneamente Renn sentì il richiamo di Procne, proprio sopra di lei. L’aveva ritrovata.
    Grazie a Dio!
    - Sai benissimo che è impossibile fuggire di fronte ad una Claymore, piccolo bastardo!-
    La mora si irrigidì, distogliendo la mente dal pensiero del volatile, non del tutto sicura di quello che la sua mente le stava propinando insistentemente. Due immagini, quella della donna nella visione e quella della Claymore di fronte a lei, si sovrapposero individuando come unica differenza il colore degli occhi: la prima esibiva un profondo color ambra, la seconda un imperscrutabile grigio plumbeo. Per il resto erano due gocce d’acqua o, tanto per restare in tema, la fotocopia della stessa persona.
    Notando la ragazza la Claymore rallentò la sua avanzata, studiandola nei minimi dettagli e imprimendosi nella mente ogni singolo particolare. Dietro Renn, il ragazzo che sembrava chiamarsi Raki ridacchiava sommessamente. Quel nome l’aveva già sentito.
    -Non pensavo bastasse una ragazzina per fermarti Claire!- disse in un soffio mentre ancora rideva.
    La donna fece una smorfia senza distogliere lo sguardo dalla ragazza.
    Incerta Renn storse il naso; decise di fidarsi della sua mente e dei suoi pensieri, esponendo la conclusione alla quale era arrivata con un semplice ragionamento, sperando che non la mettessero nei pasticci come la stragrande maggioranza delle volte.
    - No, cioè, aspettate un attimo. Tu sei la Claymore numero 47, sangue di…-
    -…Teresa del sorriso, dominatrice del tagliavento e tutto il resto… sì sono io! Piuttosto, se una bamboccia come te mi conosce vuol dire che qualcuno mi ha tradito e ha messo in giro la voce che sono ancora viva. Dì un po’, sei venuta per riportarmi dalle altre?-
    Claire alzò lievemente la sua lama e la portò dritta davanti a sé, sollevandola con una mano sola. Evidentemente, o la donna era più forte del previsto, o la spada era più leggera di quanto non sembrasse. In ogni caso la sua espressione era cambiata: il sorrisino era scomparso e adesso il viso niveo della donna era una maschera di serietà, animato da una punta di nervosismo.
    -Calmati gioia di vivere! Ti sembra possibile che mandino una ragazzina, e per di più con un visino d’angelo- Renn lo guardò male- alla ricerca di una Claymore ormai superata? In fondo sono passati più di cinque anni!- considerò il giovane, appoggiandosi con il braccio alla spalla della mora con sufficienza.
    -Non mi hanno dimenticato se due giorni fa ho trovato le tracce d’altre tre mezze-yoma.-
    -In effetti, non pensavo esattamente a questo quando ho detto… lasciamo stare! Però ti sembra comunque sensato che mandino una ragazzina normale? Voglio dire, non è neanche una Claymore!-
    “Dio, che casino!”
    La mora roteò gli occhi, visibilmente confusa. Si grattò incerta la testa e spostò lo sguardo dal ragazzo, calmo e sorridente, che intanto si era allontanato da lei e aveva mosso un paio di passi verso la Claymore, alla donna, con ancora l’arma da taglio protesa in avanti.
    Sospirò sonoramente
    - Basta, io ci rinuncio…- si lasciò cadere a terra, incrociò le gambe e si appoggiò con i gomiti alle ginocchia.
    Raki la guardò dubbioso, Claire inclinò la testa mettendo la spada al suo posto nel fodero applicato dietro la schiena.
    - Sono capitata in mezzo a questi dannatissimi alberi, sono passati pochi giorni e già il mio cervello non capisce più niente. Sono stufa, chiudo baracca e burattini e me ne torno a casa! Piuttosto che diventare più scema di quanto io non sia già, me ne torno da dove sono venuta e finalmente vivrò normalmente. Queste cose non fanno per me. Basta boschi, basta foreste, basta cosi enormi che volano in grado di distruggere ogni osso del tuo corpo, basta principesse viziate, basta chiavi dalle strane forme, basta custodi che fanno sbavare e basta vecchi rimbambiti.-
    Il giovane la fissò esterrefatto. Era imbronciata. Più che “stanca” come diceva lei e quindi irritata, sembrava arrabbiata, quasi offesa.
    Raki fece un cenno alla donna e Claire annuì, seppur a malincuore. Si avvicinarono entrambi di un paio di passi, distanza sufficiente per il ragazzo per poterla affiancare.
    -Allora basta lamentele, basta borbottarei e basta scemenze!-
    Il ragazzo la sollevò di peso suscitando in Renn una certa ira. Le passò la mano intorno alla vita e cominciò ad avanzare tenendola sottobraccio.
    La mora, dal canto suo, rimase imbronciata anche dopo aver supplicato di essere messa a terra e lasciata in pace, richiesta che ovviamente non fu accolta.
    La trattava come se fossero amici di vecchia data, ma loro nemmeno sapevano il suo nome. Nel modo di fare, Raki le ricordò vagamente Ingway. Certo, se la stessa situazione fosse capitata con lui, il biondo ne avrebbe certamente approfittato all’istante, senza chiedersi come, cosa e perché, avrebbe messo semplicemente le mani avanti; perciò sospirò rassegnata e in parte felice. Almeno non era nelle mani di un depravato, o comunque se lo era, nascondeva bene il suo modo di essere.
    - Bene, adesso, con calma, ci racconterai un po’ di cosette, chiaro dolcezza?-
    Sospirò di nuovo:- Non mi sembra di avere altra scelta…-



    Misty era ormai prossima a raggiungere il palazzo di suo padre, tra le candide nuvole e i tiepidi venti che mormoravano dolci parole di bentornato alla giovane sovrana: sapeva benissimo che, presto o tardi, avrebbe sostituito Valentine come regina di un regno ormai in rovina pur non desiderandolo.
    Guardandosi intorno, posando lo sguardo sulla devastazione che aveva travolto la città, le tornarono alla mente spiacevoli ricordi che subito scacciò scuotendo lievemente la testa.
    -Non sono qui per deprimermi- ripeté a se stessa.
    Con un piede davanti all’altro, a passo sostenuto, avanzò nella città, constatando con i suoi occhi la gravità della situazione. Niente era rimasto intatto, nulla si era preservato.
    Con il regno nelle mani di suo padre, soprattutto negli ultimi anni, il castello di carte e di illusioni che Odino aveva costruito attorno ai suoi sudditi aveva cominciato a crollare su se stesso rivelando la confusione e il disordine del sistema governativo adottato e la poca organizzazione del re. Il massimo albore di Ragnanival era ormai un vecchio ricordo, seppellito sotto decine e decine di rivolte generali, una manciata di guerre a fronte aperto e un incalcolabile numero di decisioni prese a casaccio, quelle che meglio suonavano nella mente contorta del re.
    Eppure, proprio con lui, Nebulapolis era diventata una delle maggiori città di sempre, la più splendente. Se non fosse stato per l’eccessiva esuberanza e per la troppa impulsività del re, inizialmente riflessivo e obbiettivo, il regno avrebbe vissuto un lungo periodo florido, senza rischiare di giungere all’autodistruzione.
    Forse la venuta della nuova sovrana si sarebbe dimostrata una benedizione. Misty aveva sempre ritenuto nonna Valentine la donna più carismatica, talentuosa, ma soprattutto la persona più convincente che fosse mai esistita al mondo. I suoi modi di fare, di atteggiarsi e di comportarsi, le sue tecniche di convinzione, i suoi sorrisi ambigui, comprensibili solo a metà, erano le principali modalità con cui la madre di Odino influenzava a suo piacimento le decisioni di chiunque le si presentasse davanti, ottenendo sempre l’effetto desiderato. Poche volte ricorreva alla violenza, metodo particolarmente efficace sulle persone lente di comprendonio, dure a cedere o semplicemente antipatiche. Perciò concluse che bene o male, il suo arrivo non avrebbe fatto altro che portare miglioramenti, che fossero notevoli o meno era al momento poco importante.
    Mentre avanzava immersa nei suoi pensieri rivoluzionari, una donna sui ***anta, intenta ad abbellire con piante e fiori l’esterno della casa che dava sulla via principale, colorata e trafficata, la riconobbe. Subito si portò una mano alla bocca, gli occhi sbarrati. Indietreggiò di un paio di passi, fino a toccare la porta in legno con la schiena. I capelli corvini ondeggiarono appena, seguendo il movimento della testa che ruotava a destra e a sinistra in un chiaro segno di incredulità.
    Misty le sorrise cordialmente e la donna corse all’interno della sua abitazione lasciando intendere tutto e nulla. Come comportamento era davvero strano visto che lei era sempre stata a contatto con la città. Anzi, passava più tempo nei sobborghi che non al castello, perciò le risultava inspiegabile quel modo di reagire. Scosse la testa e, rimanendo comunque nel dubbio, decise di proseguire.

    In pochi minuti fu subito alle porte del castello e tutti i soldati, dai loro posti di guardia o sulle cinta murarie o ai lati delle entrate, le rivolsero uno sguardo incredulo e concitato. In due sbiancarono sino a diventare color latte mentre uno dei tanti ufficiali che l’accolsero inizialmente con noncuranza, uscì di corsa dal castello borbottando frasi incomprensibili. Notò che due giovani valchirie, più o meno della sua età, la stavano osservando e ogni tanto civettavano l’una con l’altra. Dopo aver bisbigliato qualcosa le rivolsero uno dei loro migliori sguardi dubbiosi. Ad un cenno della prima, la valchiria che sembrava ricoprire un ruolo minore dato il colore delle sue piume, scattò verso la scalinata che portava alla stanza del trono.
    Sembrava che tutti avessero paura di lei. O comunque che tutti cercassero di evitarla.
    -E levati dai piedi, certo che la mia Misty è viva! Dovrei impiccarvi tutta alla piazzola rialzata per non avermi creduto!-
    La voce irritata, il “toc” sommesso di un paio di tacchi, il semplice fatto di aver chiamato il suo nome senza pronunciarci dietro qualcosa che riguardasse il suo ruolo, niente “principessa”, niente “maestà”… sì insomma, niente formalità varie che aveva sempre odiato. Un semplice “Misty”.
    Senza alcuna ombra di dubbio, quella che aveva parlato era sua nonna. La vide scendere rapidamente la scalinata, lasciando indietro di una decina buona di scalini addirittura gli ufficiali più giovani e robusti, borbottando e inventando chissà quante nuove imprecazioni.
    - Eccola qui la mia bella nipotina!- Valentine si avvicinò a passo spedito e l’abbracciò senza preoccuparsi dei pareri dei soldati.
    La valchiria rimase interdetta per un attimo, ma dopo poco rispose con meno forza e allegria all’energica stretta della donna, imbarazzata.
    -Lo sai vero che di fronte alla presenza d’altre persone, io non dovrei chiamarti nonna e tu non dovresti chiamarmi né Misty né gioia di vivere o stellina, come fai di solito?- mormorò la ragazza, sempre più rossa in volto.
    La sovrana sciolse l’abbraccio e si impegnò in un’espressione imbronciata e piena di stizza.
    - Ma figurati! Davanti a questi quattro imbecilli io posso fare e dire qualunque cosa. Primo: io sono la regina e potrei andare tranquillamente in giro a sfarfallare per il paese alla ricerca di un altro marito, pace all’anima sua, senza che nessuno mi rimproveri di nulla. E secondo: tu SEI mia nipote, io ti chiamo come mi pare e piace anche davanti all’intero popolo! Se loro si sono permessi di non credermi quando ho affermato che eri viva e vegeta, non sapevo se aggiungere fidanzata perché avevo un certo presentimento m, anche se a fatica, l’ho scacciato, posso io decidere se fare o meno scenette di riunione familiare in pubblico!- Proseguendo nel suo discorso aveva alzato sempre di più la voce in modo da farsi sentire da tutti i presenti e di farli vergognare. Avevano dubitato di lei, della regina, di colei che deteneva il potere assoluto…
    Tramortita da quella sfilza di parole, Misty impiegò qualche momento per cogliere tutto il significato del discorso. La cosa che la colpì di più fu certamente il termine “fidanzata”. Arrossì involontariamente e distolse lo sguardo. Che Valentine avesse un certo intuito per cose di questo genere già lo sapeva, ma non si aspettava che manifestasse il presentimento in una maniera così diretta.
    -Dio, non dirmi che ho indovinato!-
    La donna sorrideva raggiante, piena d’entusiasmo.
    -Co-cosa?- borbottò Misty ancora persa nei suoi pensieri e temporaneamente presa dal precedente discorso.
    -Non penserai mica di farla in barba a me! Sono pur sempre tua nonna, tesoro! Ho una certa esperienza in fatto di giovincelli aitanti e di ragazzine Allora cara… voglio tutti i dettagli!-




    Non l'ho neanche riletto, sono stufa marcia di 'sto benedettissimo capitolo! Prima di cestinarlo l'ho postato così com'era... probabilmente mi sarebbe venuta l'ulcera a forza di pensarci (wow fico! Sputare sangue *w*)!

    Edited by -M a r s h m a l l o w- - 11/4/2010, 18:09
  11. .
    Cioè tu mi posti una cosa del genere e non avvisi?
    CattiFa PamPina èçé

    Ohmmioddio ma quanto sono teneri! *O*
    *le verrà il diabete a causa di falshfic amorose*
    Scritta bene, senza alcuna ombra di dubbio, abbastanza lineare e chiara e... ohmmiodddio che adorabili che sono *O*
    Poi mescolati con Alice in Wonderland... semplicemente °O°

    Lasciami perdere, fino alle 8 di sera io non connetto bene con il cervello e sparo minchiate a raffica perciò è meglio assecondarmi... Poi da quell'ora comincio a dire delle vere e proprie castronerie e lì sono guai per le orecchie che mi ascoltano -.-

    *torna a studiare*
  12. .
    Oh ma guarda, che bello, tanto per cambiare sono in ritardo -.-
    E tanto per cambiare Naminè è anoressica!
    Ma vieni!!! Quando si dice che la vita è proprio bella! *°*
    *stappa spumante e lo butta nel cesso
    Povera Naminè, ha tutte le sfighe di 'sto mondo :asd:
    Stuprata, violentata e compagnia bella e adesso ci si mette pure l'anoressia... e Axel che "spunta fuori dal nulla"!! Alèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè!
    *stringe la mano
    Complimenti per la fantasia Nami, fai paura!! *°*

    Ok basta minchiate...
    Per la prima volta non sono dalla parte dell'AkuRoku, mi dispiace dirlo! deve essere l'influenza di Pandora Hearts, dove ho tifato per una coppia normale :asd: ma credo che tempo due capitoli e tornerò a sbracciarmi per Axel XD
    Bel capitolo stellina mia, con i fiocchi e i controfiocchi!
    Voglio vedere se riesci a stupirmi col prossimo!
    Ho elaborato ogni possibile (per la mia mente) avvenimento! So che non mi deluderai^^

    Continua presto *w*

  13. .
    Yeah... say it isn't so...
    Momento temporaneo di sclero :asd:
    In effetti Riku è troppo... *non le viene la parola* condizionato da Misty XD
    *immagina Riku con in testa un condizionatore
    XD
    Grazie Frenz-sama^^
  14. .
    *fa occhi pucci
    E se mi martelli senza pietà poi come li scrvo io i capitoli? Ho anche un dito insaccato
    *piange sommessamente
    *da bacino al mignolo

    Beh Eneruccio puccio, sono contenta che ti sia piaciuto...
    è stato difficile riprendere in mano la tastiera e ... e word XD
    Ma figurati, non offenderei mai il papero!
    Eh già, Ingway è un figo... non per niente è il mio nuovo "compagno di giochi"
    *muhahameggia

    Grazie ancora caro^^
  15. .
    Scusate il super iper arci mega ritardissimissimissimo!!
    *si prostra chiedendo pietà
    Ero distrutta fisicamente e mentalmente un giorno sì e un altro pure… portate pazienza!
    Mi dispiace anche presentarmi con questo schifo, ma non mi riesce di fare niente di meglio ;____;
    Scusatemi *chiede nuovamente perdono
    Beh, apparte il titolo messo un po’ a casaccio e apparte l’orribilissimo, cazzutissimo e vomitevolissimo capitolo, voglio solo dirvi che ho cominciato a scrivere il riassunto… certo non sta venendo poi così bene ma oh, portate pazienza anche per quello!







    Capitolo 45: Crossroads

    I suoi passi risuonavano cadenzati e decisi sul sentiero battuto, come i sonori rintocchi di un orologio a pendolo e nessun altro rumore turbava il suo cammino.
    La sensazione di essere seguita era partita con lei e non aveva intenzione di abbandonarla tanto facilmente, o almeno così aveva interpretato quel lieve senso di disagio e d’irrequietezza, che la costringeva a tendere le orecchie e pensare al peggio ad ogni minimo fruscio.
    Mentre il sole andava calando trascinato dal carro di Apollo al di là dell’orizzonte, mentre il cielo si tingeva di un invitante color caramello e le nuvole si contornavano di sfumature tendenti al rosa, Renn proseguiva addentrandosi in quel bosco silente incapace di scrollarsi di dosso lo sguardo irrequieto di un qualcosa di imprecisato.
    Dopo l’incontro con Ingway, episodio che avrebbe di gran lunga preferito dimenticare, la cosa aveva perso temporaneamente e in minima parte importanza, le era quasi passato di mente per la verità. È proprio vero che quando la testa è impegnata altrove non ci si accorge nemmeno di ciò che, fino a cinque secondi prima, era diventata quasi un’ossessione.
    Andando avanti però “il problema” si era ripresentato più insistente che mai e Renn ne aveva concluso solamente che la causa dell’insicurezza, non era certamente un biondino dongiovanni, con un fisico degno di un Dio che le tentava tutte pur di aggiungere un’altra “vittima” al suo elenco infinito di “prede”...
    Piuttosto era sempre più convinta d’avere qualcuno al suo inseguimento.
    Un passo dopo l’altro, seguiva il filo conduttore dei suoi pensieri, totalmente persa nell’impossibile groviglio che si era venuto a creare.
    L’acuto stridio, graffiante ed acuto, tipico di un richiamo ruppe il silenzio tombale e la riporto al presente, con i piedi per terra e la testa sulle spalle. Gli uccelli si alzarono in volo e il vento tiepido mosse appena le fronde degli alberi, carezzandole dolcemente. La castana si appiattì, rapida, contro il tronco di un albero poco distante dal sentiero principale, in ascolto e in attesa di qualcosa.
    Udì un fruscio più deciso sopra di lei. Alzò fulminea lo sguardo ma non vide nulla che fosse degno di un minimo d’attenzione.
    Scrutò attenta le folte chiome scure, percorse qualche metro svicolando tra gli alberi ma nulla attirò il suo sguardo. Ritornò sul sentiero principale sapendo che azzardare una mossa del genere sarebbe stato un errore.
    Era pronta a tutto: tesa più che mai, con i pugni chiusi avanzò un paio di passi verso l’ignoto, ignara di ciò che l’aspettava poco più in alto.
    Due enormi zampe, tipiche di un rapace l’arpionarono a terra nell’esatto momento in cui si allontanò definitivamente dall’ombra delle ampie chiome.
    Serrò istintivamente gli occhi in attesa dell’impatto contro il suolo che non tardò ad arrivare: cadde sul sentiero battuto con un tonfo sordo, spinta verso il terreno da un peso davvero troppo eccessivo, più che sufficiente per schiacciare chiunque. La creatura, forse capendo il rischio, si sollevò appena, in modo da non gravare sul corpo della mora, mantenendo comunque gli artigli ben saldi nel terreno, le zampe tese e chiuse; stridette appena, un suono debole e calmo, un saluto sussurrato e Renn riconobbe l’ottava bassa.
    Certo, ritrovarsi con un becco d’aquila tre o quattro volte più grande del normale ad una manciata di centimetri dal viso, non rientrava sicuramente tra i suoi primi mille sogni più reconditi, al massimo negli incubi, ma in quel momento fu più che mai felice di rivedere il tanto familiare sguardo cristallino. Due smeraldi brillanti le sorridevano lasciando trasparire una lieve ombra di sollievo mentre un gorgoglio soffocato andava affievolendosi nella gola dell’animale, felice di non doverla più cercare in lungo e in largo.



    - Non si è mai sentita una cosa del genere! La principessa che deve andare incontro al suo regno? Impensabile-
    - Oh avanti, vuoi avere la stragrande maggioranza dell’esercito all’inseguimento o preferisci staccarti da me per due giorni appena? A te la scelta.-
    Riku sbuffò. Valutò entrambe le opportunità, incerto sul da farsi. Notando l’espressione e la titubanza del ragazzo, la valchiria aggiunse un paio di considerazioni, per metà inventate e per l’altra metà eccessivamente esaltate.
    - Di generali come Brigan ce ne sono quanti ne vuoi e di certo non passeremmo inosservati con uno squadrone di valchirie e di soldati grandi quattro volte un essere umano. Senza contare che portare tutta quella gente sul Picco delle Nevi Perenni comporterebbe un fatica immane: persino Odino non riusciva a tenerli uniti, figurarsi se ci riesco io!-
    - Però devi ammettere che, quando vuoi, in tirannia non ti batte nessuno!-
    La ragazza storse leggermente il naso: - Tecnicamente “tiranno” in origine non significava dittatore o despota… lo sai questo vero? In teoria mi hai appena fatto un complimento…- e sorrise cordiale.
    Riku alzò un sopracciglio, non del tutto certo che le parole della ragazza fossero vere; preferì non rispondere a quello che aveva tutta l’aria di voler essere un invito ad un litigio. Incrociò le braccia al petto e rivolse appena uno sguardo all’indietro, quando sentì il possessore del Keyblade borbottare qualcosa che assomigliava ad un “non la sopporto più…vi prego uccidetemi”.
    Ridacchiò appena e riportò l’attenzione sulla loro “guida” che lo guardava interrogativa.
    - Tralasciando e tornando al tema centrale… Mi sembra un po’ troppo poco per convincermi, ma ci sei andata vicina! Trovami anche solo un altro buon motivo per lasciarti andare ed accollarmi quelle quattro menti invalide e giuro che non m’invento più scuse. Che sia un buon motivo però, altrimenti non se ne fa niente.-
    L’albino era certo che Misty non avesse altre ragioni e sperava anche che, così facendo, non dovesse badare ai suoi compagni come una bambinaia mal pagata. Probabilmente però la ragazza avrebbe deviato l’argomento o avrebbe puntato su qualcosa di più fisico e sentimentale.
    Misty sorrise maliziosa.- Nonna Valentine è una curiosona e, conoscendola, vorrebbe venire con noi. Quindi, con i dovuti ragionamenti, questo comporterebbe una valanga di domande su noi due, rivolte a te perché io sono irremovibile quando voglio. E poi è molto brava a parole: potrebbe anche convincermi a lasciarti in tronco…-
    - Non lo faresti… non ne avresti il coraggio!- biascicò l’albino puntandole un dito contro e tentando di convincersi della cosa.
    - Se vuoi posso mostrarti subito quanto so essere… coraggiosa- rispose la valchiria stiracchiandosi, noncurante. Si voltò dall’altra parte nascondendo al partner un sorrisino spavaldo.
    Riku sospirò, si diede una pacca in fronte e scosse la testa, sconsolato.
    -Sai una cosa? Ti amo per come sei e per come mi fai sentire, ma certe volte sono davvero convinto che tu abbia un qualche potere speciale, uno di quelli strani e inimmaginabili, uno di quelli che normalmente non serve a niente ma che in realtà, valutata ogni prospettiva, è utile ai fini di una e di una sola cosa: sottomettere. Tu lo sai sfruttare e riesci a comandarmi a bacchetta. Quando sventoli davanti a Sora una barretta di cioccolata, lui perde quelle poche facoltà mentali che mostra in pubblico e diventa un docile agnellino, un peluche morbidoso e coccoloso da strapazzare fino alla nausea… ecco, riesci a piegarmi allo stesso modo. Sei impressionante, ma ti amo anche per questo- e sorrise dolce.
    - Mi chiedo se ti senti quando parli,- ridacchiò la ragazza – se non fosse perché sei tu e ti conosco, giurerei che tu abbia voglia di essere trattato come un bambino dell’asilo, tutto coccole e moine!- e ridacchiò ancora.
    L’albino roteò gli occhi e si mise le mani in tasca, visibilmente scocciato. Normalmente la ragazza avrebbe tenuto queste considerazioni per sé, ma era talmente nervosa che avrebbe potuto gareggiare con una scolaretta agli esami, in fatto di tensione, uscendone addirittura vincitrice.
    Riku voltò la testa di lato e fissò la mente su un punto imprecisato della parete rocciosa lungo la quale avanzava. Udì il vociare sommesso dei suoi amici che li seguivano come un gregge di pecore, non conoscendo nemmeno la destinazione: presto avrebbe dovuto far loro da badante e la cosa suscitava in lui tutt’altro che felicità.
    - Non era divertente…- borbottò infine, riferendosi all’osservazione della ragazza nei suoi confronti.
    -Col broncio sei ancora più carino,- disse lei sviando completamente i pensieri del ragazzo e riguadagnando un pizzico di tranquillità.



    Una vampata incandescente costrinse il biondo a fermarsi per l’ennesima volta e ad appiattirsi contro la parete rocciosa, giusto in tempo per non finire carbonizzato come una torta lasciata per troppo tempo in forno.
    - Velvet, giuro sulla mia testa che se esco indenne da questa pazzia ti…ti…- e imprecò sonoramente.
    Effettivamente sua sorella era la più forte dei due e nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo sarebbe riuscito a fronteggiare “ad armi pari” la consanguinea. Poteva solo ed unicamente cercare di agevolare gli altri, i nemici, in modo così da attuare una sorta di mini-vendetta.
    Mosse qualche passo in avanti e ricominciò a strisciare lungo la parete: un piede seguiva l’altro in passi cauti, misurati e calibrati. Un movimento eccessivamente impulsivo sarebbe valso tanto quanto un salto nel vuoto. E uno “scomodo” volo non rientrava nei suoi bisogni impellenti.
    -Ma perché noi umani non abbiamo le ali? Sarebbe tutto più facile!-
    Con un po’ di concentrazione avrebbe anche potuto far fronte a questa mancanza, ma aveva deciso di conservare ogni granello di energia magica per affrontare un altro genere di problema, più grosso e complicato.
    Una sorta di ruggito proruppe fragoroso dalla cima del picco vetusto ormai sgombro dalla neve.
    Un grido di battaglia, un chiaro gesto di sfida lo invitava a misurarsi con qualcosa d’imbattibile. Il rumore rimbombò sulle pareti rocciose dei candidi monti lontani, risultando così centuplicato.
    Nitido e spaventoso, il pensiero di cento fauci armate di altrettanti denti si materializzò insistente e poderoso nella giovane mente del ragazzo che rabbrividì, rendendosi conto solo allora della gravità della situazione.
    Ripensando ai testi materni dove venivano illustrate le caratteristiche dei tre draghi sacri e il modo per sconfiggerli, ricordò, sempre se la memoria non lo ingannava, che solo Wagner, l’unica creatura che nemmeno Odino era riuscito a sottomettere, era in grado di generare le fiamme che in quel momento illuminavano il cielo di rosso sangue, perciò dedusse di essersi incamminato sulla strada che portava direttamente a morte certa.
    In quel momento un bel voletto, giù a capofitto nel vuoto più assoluto fino a raggiungere il terreno o a soffocare nella neve non sembrava una scelta poi così assurda.
    L’unico problema rimaneva però Velvet: senza l’elemento che avrebbe dovuto prelevare dal corpo del drago protettore delle fiamme, l’Arma Antica e di conseguenza l’Armageddon sarebbero stati orizzonti inarrivabili. E, con tutta la sincerità possibile, l’ira della strega dei boschi non era assolutamente preferibile ad un fianco bruciato.
    Il biondo sospirò:- Tanto, che differenza potrebbe fare? O muoio nel tentativo o mi ucciderà Velvet…-
    Si grattò la testa sconsolato e proseguì lungo la parete senza prestare più attenzione a nulla, crepe nella roccia o vampate che fossero. Quando l’ennesima fiammata si estinse ad una decina di metri da lui, Ingway si chiese il perché di tanta “fortuna”, mentre l’idea di lanciarsi volontariamente a capofitto nelle braccia del sonno eterno diventava sempre più allettante.
    Non c’era nemmeno più il pericolo che morisse assiderato dato che di neve ne era rimasta gran poca. Le due sole possibilità erano un ustione di terzo grado o una decina di ossa rotte; probabilmente la prima sarebbe stata più convincente da presentare ad una sorella impaziente di vendicarsi del mondo.
    Sospirò nuovamente: -Sono spacciato… a meno che…-
    Sorrise, animato da una nuova fiammella di speranza.
    Sforzandosi per una manciata di secondi, riuscì ad utilizzare solo lo stretto necessario di energia magica per atterrare leggiadro e silenzioso, direttamente ai piedi del drago scarlatto in cima all’altura. Con le fauci scoperte e la vendetta nelle iridi ambrate, Wagner ruggì nuovamente con la vivida idea di dimostrare la sua superiorità all’avversario, che non si scompose nemmeno quando il muso della bestia si avvicinò pericolosamente al suo volto. Fredda e inquietante, la zona rocciosa era completamente sgombra da ogni traccia di neve: si potevano scorgere le cime degli altri monti e un numero spropositato di altipiani, lievemente confusi dallo strato di bianco zucchero che andava sciogliendosi.
    Fermo e deciso, Ingway si esibì in un profondo inchino rispettoso, comunicando così le sue intenzioni, di gran lunga lontane dalla battaglia.
    Lievemente spaventato dalle sole dimensioni della creatura, notò il cielo rannuvolato riflettersi appena sulla sua lucida pelle cremisi che sfumava al nero pece verso la coda: neve in arrivo.
    Preso il coraggio a due mani, Ingway si decise a parlare.
    - Grande Wagner, sono venuti qui da voi per potervi chiedere un consiglio e un parere sulla determinata situazione del continente di Erion che, come voi di certo saprete, ospita da molto tempo decine e decine di guerre.-
    La bestia ruggì facendo tremare la terra sotto i piedi del biondo che rimase però ben fermo e dritto davanti alla possente figura che si contorceva in un chiaro segno di disgusto.
    -Come osa un semplice umano chiedere aiuto e pareri a me, il più temibile dei draghi? Voi misere creature, che dalle pietre dell’aldilà avete forgiato le psiliti, avete compiuto il più grande dei delitti ed ora esigete persino che elargisca facili consigli? Giammai! Hindel è morto per mano vostra ed è un mio dovere vendicare la sua stoltezza nell’essersi fidato di voi, esseri inferiori!-
    - No aspettate, le cose non sono andate così; posso chiarire subito i vostri dubbi!-
    Il drago ringhiò, visibilmente disturbato dalle parole del ragazzo: nei suoi occhi dorati comparve un mix perfetto di odio, furia e sadismo.
    - Vuoi opporti ai miei pensieri e alle mie considerazioni? Stai seriamente dicendo di sapere più di me, uno dei più grandi mostri antichi?
    - Non sto assolutamente dicendo questo!- Ingway alzò lo sguardo supplicante – Volevo solo comunicarvi che in realtà Hindel si è lanciato di sua spontanea volontà tra le braccia della morte, offrendo la sua carne alle valchirie; si è lasciato uccidere per poter dare alla guerra un esito positivo per tutti gli esseri viventi!-
    In realtà le cose non erano andate esattamente così, ma Ingway preferì distorcere appena la realtà in modo da non aizzare una tale creatura contro i suoi prossimi probabili compagni.
    - Ragazzo, Hindel amava gli umani ma non era uno stupido e di certo non avrebbe dato in cambio la vita per salvare le vostre! Lo stai offendendo dimostrando la tua natura di uomo falso e approfittatore e questa cosa non mi piace affatto!-
    La voce roca e profonda assunse una tonalità acida e minacciosa.
    Ingway si affrettò a riparare al danno, utilizzando il registro e il tono più solenne che riuscì a mettere insieme in una manciata di secondi.
    -Sovrano delle fiamme, guardiano dei cieli, io mi presentò a voi con tutto il rispetto possibile e vi giuro sulla mia testa che mai sarei venuto qui se non per una questione importante, sia per voi che per il resto del genere umano…-
    Il drago sbuffò vapore caldo dalle narici sottili come aghi per cucire, chiaro segno che l’iniziale ira andava lentamente disperdendosi, sostituita da uno stato di sopportazione forzata. Allo sguardo smeraldino del ragazzo non sfuggirono però il movimento lento della lunga coda che sferzava la roccia appena sotto, sgretolandola e il debole ringhiò che rimaneva vivo, anche se flebile, nella gola di Wagner.
    - Di certo voi sarete a conoscenza delle intenzioni di mia sorella Velvet e dei suoi pensieri riguardo all’Arma Antica, soggetto di innumerevoli sonate e opere. Ebbene, inizialmente sono stato mandato in sua vece per portarle l’occorrente per la costruzione della suddetta ma ora, capendo l’assurdità delle sue pianificazioni guidate dall’assurdo desiderio di vendetta, ho deciso di stipulare un patto con voi in maniera che la strega dei boschi non possa utilizzare l’oggetto da voi derivante.-
    -Non credi di esagerare ragazzino? Oltre a chiedere il mio aiuto pensi che una tua idea possa essere così utile ai fini della continuità delle generazioni future?-
    - Sono il fratello di Velvet, sicuramente non potrà avere qualcosa da ridire sul mio corpo apparentemente martoriato… L’unica pecca è che voi dovrete spostarvi da queste vette; acconsentite?-
    Il drago sbuffò ancora, dubbioso sul significato delle parole del ragazzo.
    -Sappi che se questa cosa non andasse in porto ti verrei a cercare seduta stante …-







    Ebbene anche questo è finito: via ai commenti ma accetto anche liste della spesa, minacce di morte, cartoline e cambiali :look: … meglio che stia zitta và -.-


    SPOILER (click to view)
    Auguri fic!!! In ritardo (due mesi -.-) ma auguri a me! *si auto patpatizza*
2164 replies since 19/4/2008
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