Kingdom Hearts Forum

Posts written by darkroxas92

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    *Entra un tizio misterioso che accende un lettore CD, facendo partire la musica*
    STOP! *spegne il lettore* è ancora troppo presto! Non sono ancora scandalizzati dal capitolo!
    Eccomi qui, con il tanto famigerato e temuto capitolo 62, il primo a rating rosso per il contenuto violento (aspetta, forse non dovrei essere così felice... boh...)
    Allora, prima di tutto ringrazio Liberty89, per avermi fatto da beta reader e avermi aiutato in parecchi punti del capitolo.
    Poi, vi lascio questo bel archivio: OST Capitolo 62, dentro il quale troverete le tre musiche che ho scelto per questo capitolo. Durante la lettura, troverete i punti dove consiglio di ascoltarle.
    E ora, giusto qualche piccola anticipazione prima delle recensioni XD.
    Questo è un capitolo chiave della fiction, la quale d'ora in poi subirà un brusco cambiamento interno, dopo ciò che leggerete tra poco.
    Poi mi rendo conto che il mondo che ho scelto per questo capitolo potrebbe confondere molti, e vi dico che fino a un paio di mesi fa ne ignoravo completamente l'esistenza... Cavoli, l'autore di quel manga e io dobbiamo avere idee molto simili... XD
    Detto ciò, concludo le anticipazioni dicendo che anche i prossimi due capitoli potrebbero far rischiare un infarto ai lettori: il prossimo per l'uso di un'arma di distruzione psicologica di massa (che ovviamente non vi dirò ora XD), e quello dopo... perché sarà l'unica cosa che dopo il capitolo di oggi non vi aspetterete di leggere XD.
     
    All right! E ora, passiamo alle recensioni!
    @ Armitrael: *Misteriosa figura di fine capitolo 61, mentre mangia un coniglio arrosto: No, direi che non ero lui... In compenso, era squisito!* Ok, idiozie a parte, dopo fammi sapere chi avevi in mente (dubito fortemente che qualcuno possa averlo immaginato... io stesso fatico a crederci XD)
    @ francix94: Umh... credo di poterti rispondere con una delle più famose citazioni esistenti: "Dark Vader: Luke! IO, sono tuo padre!" (l'ho sempre voluto dire XD)
    @ Mr.Bianconiglio: Benvenuto tra i recensori di Equilibrio! Mi fa piacere che la storia ti sia sembrata interessante. Beh, Dark è senza dubbio il personaggio migliore che abbia mai creato, e la spiegazione credo che sia che ho usato me stesso come sua base (anche se io sono un inguaribile pigro XD). Per i personaggi... sì, prediligo approfondire le loro figure, dato che preferisco la trama piuttosto che i combattimenti e simili... Infatti è per questo che in tutto ciò che leggo/guardo, prima di vedere la grafica e le battaglia, guardo sempre la trama (altrimenti credo che non avrei mai visto un sacco di anime/manga interessanti). Spero che questo capitolo soddisfi in parte le tue idee, dato che uno dei personaggi subirà un profondo cambiamento.
    @ Yusei Trek: Beh, i mondi Disney li ho trascurati più che altro perché era già stati usati nei kingdom hearts originali, e che tra Disney e i vari anime/manga, prediligo quest'ultimi. Cmq non è detto che presto appaia un altro mondo disney... sto valutando come fare, ma l'idea è in lavorazione XD. Per i due nomi... ho solo cercato di trovarne due pronunciabili usando le loro lettere XD.
    @ Liberty89: Ahime, brutti ricordi quelli... Beh, ora per i personaggi, ho in mente ben precisi progetti (di cui tu devi fingere di non sapere nulla XD). Per Jessie... Beh, ormai te l'ho clonato come personaggio, perciò potrebbe apparire più volte nel corso della fiction XD. E non preoccuparti per il cross-over... sono sicuro che presto potrai sconvolgere tutti con la sua lettura XD. Per il non esagerare... *fischietta innocentemente*
    E ora... Buona lettura! (e buona fortuna XD)

    Capitolo 62: Dark e Dark. Il segreto è svelato! - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari si avvicinò lentamente alla porta di Dark, aprendola senza fare rumore.
    Al suo interno trovò il compagno, sdraiato sul letto, immerso nel mondo dei sogni.
    La custode rimase a osservarlo per qualche minuto, per poi scuotere la testa.
    ‘Quel che ti ho fatto è stato imperdonabile…’ disse a se stessa. ‘Non mi stupisco che tu non voglia tornare a essere quello di prima…’
    Poi fece per girarsi, ma si fermò guardando il volto di Dark.
    Senza che lui se ne accorgesse, dal suo occhio destro uscì una lacrima, che scivolò silenziosa, attraversandogli il volto e lasciando il segno del suo passaggio.
    “Dark…” mormorò Hikari, uscendo e richiudendo la porta.
     
     
    “Tsk.” Fece una figura, avvolta da un mantello nero e sospesa nel vuoto, guardando la città che sotto di lui continuava come se niente fosse la sua vita, nonostante fosse piena notte.
    “Umani… Esseri viventi… Non sanno fare altro che ignorare gli avvertimenti…” disse, con tono disgustato. “Sanno che potrebbero sparire tra poco e non cercano di fare nulla per salvarsi…”
    La figura misteriosa si spostò, per atterrare sulla cima di un grattacielo, rimanendo in piedi sulla punta dell’antenna.
    “E tu ti ostini a volerli salvare? Cavoli… ed io che speravo in te…” continuò, rivolgendosi all’aria.
    Poi a un certo punto, sorrise.
    “Già… è vero. È per il tuo dolore che agisci così. In fondo, forse qualche speranza c’è ancora…”
     
     
    Dark spalancò gli occhi di colpo, alzandosi immediatamente a sedere.
    Aveva portato d’istinto la mano sul petto, in cui il cuore martellava forte.
    “Cosa…?” fece lui, portandosi l’altra mano sul viso, accorgendosi che era bagnato. “Di nuovo…”
    Come se niente fosse, si asciugò le lacrime con la mano, per poi rimanere a fissare il vuoto.
    “Cos’era quella sensazione…?” si chiese, guardandosi la mano. “Era come se… mi stesse chiamando qualcuno…”
    “È così.” Rispose una voce dentro di lui. “Qualcuno ha cercato di mettersi in contato con te.”
    Dark spalancò gli occhi, non riuscendo a riconoscere quella voce.
    “Chi sei?” chiese. “Non sei Balance, non sei uno dei miei predecessori, e non sei nemmeno il mio vecchio me…”
    “Suvvia, fai un piccolo sforzo. Non ti sarai dimenticato di colui che ti ha dato il Keyblade, vero?”
    Il custode rimase fermo.
    “Quindi sei tu… credevo non fosse rimasta nessuna traccia di te…”
    “A dir la verità, la questione è più complessa di quanto credi…”
    “Spiegati.”
    “Io non sono un’entità esterna a te. Non dirmi che non ti sei mai chiesto il perché tu sei l’unico custode dell’equilibrio che si è ritrovato in una situazione del genere.”
    “Se ben ricordo, anche il primo era messo come me.”
    “Il primo… sì, è vero. Ma lui è sparito usando il suo potere, mentre tu no.”
    “Cosa vuoi dirmi?”
    “Devi cercare dentro di te. Devi trovare il vero te. Presto sarai messo alla prova e non sottovalutarla, perché potrebbe risultarti molto difficile da superare.”
    “C’entra qualcosa lei?”
    “In parte, ma tu non sai ancora nulla sul suo conto. Sai solo che dona i Keyblade ai custodi della luce ma nulla di più.”
    “Dovrei?” chiese Dark, cominciando a innervosirsi per quella discussione.
    “Presto ti sarà tutto chiaro… Io purtroppo non posso parlare ulteriormente… mi spiace…” concluse la voce, scomparendo com’era apparsa.
    “Cercare me stesso…” rifletté Dark. “Tsk. So perfettamente chi sono… Non ho bisogno di cercare nessuno.”
    Mentre diceva ciò, prese il suo ciondolo e lo fissò.
    “Non mi lascerò sconfiggere da nessuno, tanto meno da me stesso.” Continuò. “È il mio giuramento… porterò a termine la guerra, e sparirò con essa… Questo è il mio destino…”
    Poi si voltò verso la porta.
    “Puoi anche entrare. So che sei lì.” Disse.
    “Sapevo che era difficile rimanere nascosta… ma non volevo che tu pensassi stessi origliando…” rispose Hikari, entrando. “Solo che ti ho sentito parlare e sono venuta a controllare…”
    “Non hai bisogno di scusarti. Ti ho già detto tutto e non ho nulla da nascondere.”
    “Allora con chi stavi parlando prima? E non rispondermi con nessuno. Sentivo solo la tua voce, ma a me no che tu non soffra di uno sdoppiamento di personalità, non puoi rispondere a domande che non ci sono.”
    Il custode rimase in silenzio per qualche secondo, per poi superarla e dirigendosi verso l’uscita.
    “Si trattava di colui con cui ho stipulato quel patto.” Rispose, sparendo oltre la porta.
    Hikari spalancò gli occhi.
    “Allora… continua a perseguitarlo ancora oggi…” mormorò piano.
    Poi chiuse le mani a pugno.
    “Per colpa sua… è anche colpa sua se ora sta soffrendo in quel modo…”
    Ma il suo monologo fu interrotto dal suono dell’allarme, che la costrinse a dirigersi subito verso la sala controllo, dove trovò Dark che stava guardando i monitor.
    “Allora?” chiese, raggiungendolo.
    “Ecco qui.” Rispose lui, facendo apparire sullo schermo l’immagine di un mondo, anch’esso simile alla Terra.
    Ma questo aveva attorno a sé un anello di pura oscurità, che gli ruotava attorno.
    “E quello cos’è?” fece la custode.
    “Oscurità allo stato puro, quel mondo è decisamente in pericolo…”
    “Oscurità… pura?” ripeté Hikari, voltandosi verso il compagno.
    Lui non disse altro.
    Si limitò ad aprire un varco.
    “Vediamo di fare attenzione.” Disse infine. “Potrebbe esserci Xehanort stesso…”
    La custode annuì, per poi seguirlo nel varco.
     
     
    I due custodi si ritrovarono in una via completamente deserta.
    “Beh, almeno stavolta non avremo troppa pubblicità.” Fece Hikari, stirando le braccia verso l’alto. “Però credo che ti convenga far sparire il tuo impermeabile. Sei troppo appariscente vestito così.”
    Dark la guardò, dopodiché si fece avvolgere dall’alchimia, che trasmutò il suo abito in un completo estivo nero.
    “Così va meglio?” chiese.
    La custode sorrise.
    “Il nero non te lo leverai mai, vero?”
    “Lo preferisco. Ricordati che sebbene combatta per la luce, prediligo l’oscurità.”
    I due custodi poi si avviarono verso la fine della via, ritrovandosi così in una strada più grande, in cui si muovevano decine di persone.
    “Da dove partiamo?” chiese Hikari, mentre si confondevano agli abitanti di quella cittadina.
    “Non saprei… qui tutto sembra andare come se niente fosse… Non c’è la minima preoccupazione per il messaggio di Aqua…”
    “Quindi è meglio se cerchiamo di non agire, giusto?”
    “Già. Detesto avere qualcuno alle calcagna. Mi è bastata l’esperienza con Inuyasha e i suoi amici.”
    “In effetti è stata quasi una scena comica.” Fece la custode, ridendo.
    I due continuarono a camminare, fino a fermarsi di fronte ad un edificio, sul quale c’era l’insegna della polizia.
    “Credi che qui potremmo trovare qualche informazione interessante?”
    “Forse. Ma di certo non possiamo entrare e presentarci. Getteremo solo il panico. Se ci fosse Marco, l’avrei già mandato in perlustrazione, ma stavolta dovremo arrangiarci da soli.” Disse, mentre un ragazzo dai capelli blu e con un paio di occhiali li superava per dirigersi all’entrata dell’edificio.
    “Uhm… non saprei Dark… Tanto ormai tutti ci conoscono…”
    Il ragazzo si fermò subito.
    “Sì, ma non mi sembra comunque un motivo per entrare e dire ad alta voce che mi chiamo Dark e che sono-”
    “Dark?” chiese il ragazzo, interrompendolo.
    I due custodi si girarono verso di lui.
    “Uh? Sì, lo so, è un nome strano e che difficilmente avrai sentito…” cominciò a spiegare Hikari.
    Ma prima che potesse continuare, il ragazzo si girò, tirando fuori dalla tasca un paio di manette, che cercò di mettere attorno alle mani di Dark, che fece un salto all’indietro, evitandolo.
    “Così hai avuto la faccia tosta di presentarti proprio qui, davanti alla polizia.” disse il ragazzo, per poi fare un fischio.
    Immediatamente dalla centrale uscirono decine di agenti, che accerchiarono Dark e Hikari, puntandogli contro le pistole.
    “Di’ Dark…” chiese la custode. “Tu o uno dei tuoi predecessori ha combinato qualcosa da queste parti?”
    Il custode si portò una mano al mento, mettendosi a pensare.
    “Direi di no… non ho nessun ricordo in proposito…”
    “Si chiama proprio Dark e parla di predecessori…” disse uno dei poliziotti, senza abbassare la sua arma. “Dev’essere proprio lui! È la prima volta che lo vediamo nei suoi panni normali!”
    “Già. Anche se devo dire che fa quasi più paura adesso rispetto al solito… Cavoli, avete visto i suoi capelli? Per non parlare degli occhi!”
    Dark li guardò uno ad uno, vedendo che oltre il cerchio di poliziotti se ne stava creando un altro di spettatori.
    “Una fuga senza ferire nessuno è impossibile…” rifletté Hikari, guardando il ragazzo dai capelli azzurri.
    “Si può sapere di cosa sarei accusato?” chiese il detentore dell’equilibrio, guardandolo. “Non mi sembra di aver fatto nulla di sbagliato, se non camminare.”
    “Devo ammettere che la tua recita funziona alla perfezione, Dark… Se non fosse stato per il nome, mi sarei lasciato ingannare anch’io. Anche perché così il sospettato che tenevo sotto controllo risulta innocente… Ma non ci sono dubbi! Anche i vostri discorsi lo lasciano capire chiaramente! Finalmente ti abbiamo presto!”
    Dark guardò nuovamente le pistole che erano puntate contro di loro.
    “Ripeto che non so di cosa stai parlando, ti avviso: se farete fuoco, ve ne pentirete. E non è una minaccia, ma un semplice avvertimento. Le pistole sono inefficaci con noi.”
    “Speri che farti spuntare le ali e volare via ti salverà stavolta?”
    Dark si fece serio.
    “Come sai delle ali? Le ho usate una volta sola.” Chiese. “Non sarai uno degli sgherri di Xehanort, vero?”
    A sentire quel nome, molti agenti cominciarono a parlare tra di loro.
    Il ragazzo invece non reagì in nessun modo.
    “Xehanort?” ripeté. “Guarda, potevi dire tutto, tranne che tirare in ballo un tizio inventato da qualcuno che ha messo a punto un nuovo tipo di comunicazione. Altri mondi, custodi, tenebre, luce… idiozie.”
    “Sai Dark, credo avessi ragione: non sarebbe stata una buona idea entrare e presentarci. Non con uno scettico del genere almeno.”
    “Tu invece chi sei?” chiese il ragazzo, guardando Hikari. “Mi risultava che Dark lavorasse da solo.”
    “Senti un po’, mister capelli azzurri: non sappiamo chi sia il Dark di cui state parlando! Noi abbiamo viaggiato per molto tempo, e siamo arrivati in questa città solo poche ore fa. Dark poi non ha mai fatto nulla che potesse darvi un motivo per arrestarlo. Lo conosco da molti anni.”
    “Davvero? E allora tutti i furti che ha commesso? Se cercate di trovare un motivo per scagionarvi, sappiate che non ci state riuscendo. Anzi, ora ti sei tirata dentro anche tu, come sua complice. Su, seguiteci senza fare storie, o saremo costretti a immobilizzarvi.”
    Dark sorrise.
    “Ripeto che sarebbe inutile. Non vi seguiremo e non ci faremo colpire. Piuttosto dovreste essere voi a lasciarci andare.”
    “Sei più stupido di quanto sembri se credi che lo faremo!”
    “Molto bene allora.” Rispose Dark, alzando la mano.
    Immediatamente si creò una forte folata di vento, che fece volare via tutte le armi.
    “Cosa?!” esclamò il ragazzo, portandosi le mani sopra gli occhiali per ripararsi dal vento.
    Il custode però non rispose e fece sparire la corrente d’aria.
    “Questo era un avvertimento. Lasciateci andare e mi limiterò a questo. Insistete…” e creò una sfera di fuoco in mano. “…e passerò alle maniere forti.”
    “Dark!” disse Hikari.
    “Tranquilla, mi limiterei a provocargli qualche bruciatura, niente di serio.” Rispose il custode. “Ma almeno in questo modo, forse capiranno di aver preso un granchio.”
    “Q-Quel tipo sta tenendo del fuoco in mano!” urlò un agente, indietreggiando.
    “Quindi il tuo potere è più grande di quanto credessimo… interessante…”
    Dark lo guardò negli occhi.
    “Non ti sei ancora presentato. Sembri essere un pezzo grosso, nonostante la tua età.”
    “Come se non mi conoscessi, ma la tua complice forse davvero non mi conosce. Il mio nome è Satoshi Hiwatari.”
    “Mai sentito.” Rispose il custode, per poi alzarsi in volo assieme a Hikari.
    A vedere ciò, il ragazzo spalancò gli occhi.
    “Cosa? Puoi volare anche senza ali?! E anche la tua compagna!”
    “Non so come tu sappia delle ali, ma le ho usate una sola volta e non erano necessarie per volare. Il Dark di cui parli non ha niente a che fare con me, se non il nome.”
    “E allora ditemi il vostro nome completo!”
    “Io mi chiamo solo Dark. Ho rinnegato il mio vero nome molti anni fa.”
    “Io invece Hikari. Non ho un cognome, dato che dalle mie parti non si usa.”
    “Dark e Hikari, eh?” ripeté Satoshi. “Luce e oscurità… una coppia davvero strana… Comunque ricordatevi che vi prenderò entrambi!”
    “Sempre se ci troverai.” Rispose Dark, aprendo un varco e scomparendo con la compagna al suo interno.
    “Comandante…” fece uno dei poliziotti, avvicinandosi al ragazzo. “Cosa facciamo?”
    “Quel tipo credo che fosse proprio un altro Dark… ma rappresenta comunque un pericolo. Comunicate il suo identikit e quello della ragazza a tutti gli agenti. Avranno di certo usato un trucco per scomparire in quel modo.”
    L’agente annuì, per poi correre dentro l’edificio, seguito da tutti.
    Sopra di loro, più precisamente sul tetto, Dark e Hikari erano rimasti nascosti, ascoltando tutto.
    “Allora l’ha capito, anche se vuole comunque catturarci…” disse il custode.
    “Cosa facciamo ora? Non possiamo più girare liberamente per la città e non possiamo metterci a cercare a distanza.”
    “Uhm… in effetti è un bel problema…” ammise Dark. “Potrei cercare di celare la nostra presenza usando l’oscurità, ma non so quanto potrebbe essere efficace…”
    “Celare?”
    “In poche parole, userei il potere delle tenebre per renderci in un certo senso invisibili. Solo persone dal cuore straordinariamente forte potrebbero vederci, e non credo che ci siano molti poliziotti del genere…”
    “Beh, allora proviamoci. In fondo, tu sei uno dei pochi che può usare quel potere senza farsi corrompere.”
    “Vantaggi di essere abituato ai due elementi base.” Rispose lui, facendo scendere attorno ad entrambi una piccola aura nera. “Bene, ora allontaniamoci un po’ e poi riprendiamo la ricerca. A questo punto è chiaro chi dobbiamo trovare.”
    “Il tuo omonimo, vero?”
    Dark annuì.
    “Sì. Da quel che ho capito, è uno che ha creato parecchi problemi alla polizia, ma sembra che abbia parecchie cose in comune con me…” disse, per poi saltare giù nel retro dell’edificio assieme ad Hikari, e allontanandosi.
     
     
    “Cavoli…” sospirò un ragazzo dai capelli rossi, con uno strano coniglio sulla spalla, mentre attraversava la strada. “Perché mia madre non la smette ogni tanto? Ho capito che è una tradizione di famiglia, ma io sono stufo…”
    “Ehi, avete sentito? Sembra che oggi alla centrale abbiano avvistato Dark!” disse una ragazza, intenta a parlare con delle amiche, mentre lo superavano.
    Le orecchie del ragazzo si rizzarono, e con disinvoltura invertì la marcia, andando dietro alle ragazze per continuare a sentire il discorso.
    “Sì, ho sentito. Dicono che fosse insieme con una ragazza e che ha disarmato tutti gli agenti senza nemmeno muoversi. E poi è volato via senza usare le ali! Roba da non crederci, questo significa che finora non ha ancora mostrato tutte le sue capacità!”
    Il ragazzo ascoltò sorpreso, per poi allontanarsi.
    “Dark si sarebbe fatto vedere… alla centrale? Ma è impossibile…” mormorò.
    Poi il suo sguardò si spostò verso una coppia, che si stava avvicinando, ma che passava accanto alle persone senza che nessuno facesse qualcosa per spostarsi.
    Un particolare che gli saltò subito all’occhio fu che il ragazzo aveva dei lunghi capelli di colore bianco e nero, senza una precisa distinzione tra essi.
    In più, attorno a tutti e due sembrava esserci una strana aura, dato che sembravano avvolti dal colore nero.
    I due si fermarono, guardandolo negli occhi, per poi avvicinarsi e fermandosi di fronte a lui.
    “Ehm… salve… scusate, non volevo mettermi a fissarvi…” si scusò il ragazzo.
    “Tu riesci a vederci?” chiese Dark, lasciandolo di stucco.
    “Beh, scusa l’impertinenza, con quei capelli non passi di certo inosservato e-”
    Ma il custode gli fece segno di tacere.
    “Seguici in silenzio. Gli altri ti prenderanno per pazzo se continui a parlarci.” Disse, per poi allontanarsi assieme a Hikari.
    Il ragazzo li guardò sbattendo gli occhi incredulo.
    Poi scosse velocemente la testa e li seguì, fino a ritrovarsi in una strada deserta.
    “Chi sei?” chiese Dark.
    “Mi chiamo Daisuke. Piacere di conoscervi.” Rispose il ragazzo.
    “Piacere. Il mio nome è Hikari.”
    “Io ti direi il mio nome, ma sembra che in questa città sia un nome nefasto.” Fece il custode.
    Daisuke spalancò gli occhi.
    “Aspetta… non sarai mica Dark, vero?” chiese.
    “Però, sei piuttosto sveglio. Sì, anche se non ho nulla a che fare con quello che conoscete voi e-”
    Ma il Keyblader s’interruppe di colpo.
    Per un momento, dietro il ragazzo dai capelli rossi, era apparsa una sagoma non definita, che però era subito scomparsa.
    “E?” chiese lui.
    “Beh, diciamo che questo caso di omonimia ci ha messo nei guai.” Riprese il custode dell’equilibrio. “Siamo venuti qui per cercare una cosa ma ora non ci è possibile farlo normalmente…”
    “E allora perché mi avete chiesto se riuscivo a vedervi?”
    “Avevo celato la nostra presenza.” Spiegò Dark. “Solo persone molto forti a livello spirituale, usando termini facili, sarebbero state in grado di vederci. Quando ci siamo accorti che ci stavi fissando, siamo rimasti sorpresi.”
    “D-Davvero? Non ne avevo idea…” fece il ragazzo, imbarazzato.
    “Ad ogni modo, tu sembri sapere chi è quest’altro Dark.” Disse il custode. “Saresti così gentile da spiegarci chi è? È probabile che lui sappia qualcosa in proposito a ciò che stiamo cercando.”
    “Non sapete chi è Dark? Eppure qui lo conoscono tutti…”
    “Non siamo di queste parti.”
    “Capisco… Per farla breve, Dark è un ladro fantasma. Fino a pochi mesi fa, la sua ultima apparizione risaliva a più di quarant’anni fa, e solo di recente è tornato all’opera.”
    “Quarant’anni?” ripeté il custode. “Cavoli, so di non essere un ragazzo dall’aspetto comune, ma essere scambiato per un uomo che avrà sì e no sessant’anni non è proprio il massimo.”
    “È questo il punto principale attorno alla sua figura: nonostante questo, il suo aspetto e il comportamento, sono quelli di un ragazzo di diciotto anni.”
    “Davvero? Beh, questo spiega già più cose, ma i capelli dubito siano uguali.”
    “Avranno pensato che li hai tinti. In fondo, nemmeno il tuo colore normalmente è naturale.” Intervenne Hikari.
    “Poi c’è un altro particolare del nostro Dark.” Aggiunse Daisuke, mentre il coniglio sulle sue spalle si mosse, avvicinandosi alla sua testa.
    “Cioè?”
    “Dark compie i furti volando, grazie alle sue ali.” Rispose il ragazzo. “È in grado di farle spuntare dal nulla, e con quelle riesce sempre a scappare.”
    “Però… davvero un tipo interessante… e in effetti, ha parecchi punti in comune con me…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Anch’io sono un essere che si tramanda da molti secoli. E come avrai capito, possiedo poteri… diciamo non umani.”
    “Ora però dobbiamo andare. Ovviamente tu non dovrai fare parola con nessuno di questa discussione.” Fece Hikari.
    Il ragazzo li guardò per qualche secondo, per poi mordersi un labbro.
    “Sentite… se cercate un rifugio, perché non venite a casa mia? Lì la polizia non verrebbe mai a cercarvi.”
    I due custodi lo guardarono.
    “Non so se ti conviene. Non è solo la polizia a cercarci. Sinceramente, sono altri i nemici che ci preoccupano.” Rispose il custode.
    “Tranquilli. Da me non vi verrebbe a cercare nessuno… Anche perché riuscire a entrare in casa sarebbe già tanto…” disse abbassando la voce.
    “In che senso?” chiese Hikari.
    “E-Ecco… diciamo che mia madre e mio nonno ci tengono che io sia sempre in forma…” rispose lui, ridendo imbarazzato.
    Dark lo guardò con occhi intensi, come se volesse studiarlo.
    “Va bene. Fai pure strada., però cerca di rivolgerci la parola il meno possibile, ricorda che per gli altri siamo invisibili.”
    “D’accordo. Da questa parte allora.” Disse, avviandosi.
    “Perché hai accettato?” chiese la custode.
    “Non dirmi che non ti sei accorta di nulla. Già il fatto che riesca a vederci significa che non è un ragazzo normale. Chissà, magari anche lui è coinvolto in questa storia…” rispose il custode, per poi seguire il ragazzo, mentre il sole cominciava a sparire dietro i palazzi.
    Hikari lo seguì subito, non accorgendosi della figura che li guardava seduta sul cornicione di un edificio, con il mantello nero che svolazzava al vento.
    “Così sei tu…” disse, senza mostrare alcuna emozione. “Sei tu la causa di tutto… Mocciosa maledetta…” continuò, pronunciando le ultime due parole con odio.
     
    “Eccoci arrivati.” fece Daisuke, fermandosi davanti ad una casa. “Ora, prima di entrare… vi avverto che i miei parenti sono un tantino eccentrici… perciò fate attenzione e seguite i miei passi alla perfezione. Preferirei non avere nessuno sulla coscienza…”
    “Da come parli, sembra quasi che abbiano piazzato delle trappole mortali all’int-” cominciò Hikari, mentre il ragazzo apriva la porta.
    Prima che la custode potesse finire la frase, una serie di lance sbucarono dal muro, dirigendosi verso di loro.
    Daisuke spiccò un salto, per poi camminare sulle lance e superarle.
    Dark invece creò attorno a sé ed Hikari una barriera, contro la quale le lance s’infransero, finendo in mille pezzi.
    “I tuoi non ti tengono solo in forma… ti addestrano per sopravvivere a tutto…” commentò, dissolvendo la magia.
    “Come hai fatto? Non ti ho visto muovere nemmeno un dito!”
    “Una piccola magia…” rispose Hikari, mentre entravano, chiudendo la porta.
    “Sono a casa!” urlò Daisuke, dopo essersi ripreso. “Abbiamo ospiti!” aggiunse subito dopo.
    Dark sentì dei rumori provenire dai muri, anticipando l’arrivo di una signora, dai corti capelli castani e le iridi color cioccolato, accompagnata da un anziano, con gli occhi scuri e dalle sbarazzine e indomabili ciocche grigie come i baffi e la barba che gli pendeva dal mento, che indossava un kimono tradizionale.
    “Salve.” Disse la donna. “Scusateci per l’accoglienza, ma è l’unico modo per non far impigrire mio figlio. Spero non vi siate fatti male.” Proseguì, facendo capire di essere la madre di Daisuke.
    “Tranquilla signora.” La calmò Dark. “Per quel che mi riguarda, anch’io sono cresciuto nello stesso modo… con la differenza che ero io stesso a rendermi la vita difficile.”
    “Davvero? Interessante, però non mi sembra di avervi mai visto prima… Chi siete?”
    “Veniamo da piuttosto lontano… Lei è Hikari, mentre il mio nome è Dark.”
    A sentire quel nome, i due si fermarono.
    “Dark?” ripeté la signora, dando un’occhiata al figlio.
    “Non sono lo stesso Dark che compie i furti.” Precisò il custode. “Ho avuto la sfortuna di chiamarmi nello stesso modo, e suo figlio, immaginando che potessi finire nei guai per questo, si è proposto di ospitarci per questa notte.”
    “Capisco…” fece l’anziano, guardando negli occhi il detentore dell’equilibrio. “In questo caso benvenuti! Venite pure di là. Vi va una tazza di tè?”
    “Volentieri, grazie.” Rispose Dark, seguendoli, mentre Daisuke rimase indietro con la madre.
    Una volta che i custodi furono spariti assieme al signore, lei si rivolse al figlio.
    “E così si chiama Dark, eh?” fece. “Se lo cercavi, non lo trovavi senza dover viaggiare su altri mondi.”
    “Eh eh…” rispose lui, portandosi la mano dietro la testa. “Lo so che oggi sono impegnato… ma non me la sono sentita di lasciarli andare in giro da soli. Non con quel nome che grava su di loro.”
    “Beh, hai fatto bene. Ah, a questo proposito, ho invitato una certa persona a cena stasera…”
    “Uh? Cos’altro hai combinato stavolta?” chiese preoccupato il ragazzo.
    “Qualcosa che ti piacerà, vedrai. Il nome Riku ti dice niente?”
    Nel frattempo i custodi si erano seduti al tavolo, bevendo il tè che il signore gli aveva offerto.
    “EH?!” sentirono urlare dal corridoio. “Come sarebbe a dire che stasera verrà Riku?!”
    Hikari mandò giù male il tè, cominciando subito a tossire, mentre Dark aprì gli occhi sorpreso.
    “Riku?!” ripeté la custode, cercando di riprendere fiato. “Che ci fa Riku qui?”
    Dark non rispose subito.
    “Conoscete Riku?” chiese il signore. “Credevo non foste di queste parti.”
    “Infatti, ma Riku è un nome troppo particolare perché possa essere così diffuso… Solo che il nostro amico in questo momento dovrebbe essere piuttosto lontano da qui…”
    “Amico?” ripeté l’anziano, sorridendo. “Allora temo proprio che sia un altro caso di omonimia. Vedete, il Riku di cui parliamo noi è la ragazza di Daisuke.”
    “Ragazza?” chiese sorpresa Hikari. “Pensavo che Riku fosse un nome prettamente maschile.”
    “Questo posto si fa sempre più interessante…” osservò Dark, riprendendo a bere il suo tè.
    “Scusatemi.” Disse Daisuke, entrando assieme alla madre. “Ho appena saputo che stasera avremo un altro ospite. Spero non vi dispiaccia.”
    “Certo che no. In fondo siamo noi l’imprevisto.” Fece Hikari. “Piuttosto, spero che la tua amica non si preoccupi sentendo il nome di Dark.”
    “Temo di sì invece…” mormorò lui. “Diciamo che non gli è troppo simpatico…”
    “Cos’è successo? È stata derubata da lui?”
    Tutt’ad un tratto, Daisuke divenne rosso in volto.
    “In un certo senso, possiamo dire di sì…” rispose. “È rimasta traumatizzata dal primo incontro che ha avuto con lui…”
    “Ah, quel Dark. Un vero don Giovanni…” fece la madre di Daisuke, entrando anche lei nella stanza.
    Questa volta fu il turno del custode a tossire.
    “Un altro motivo per odiare quel nome…” mormorò, mentre Hikari soffocava una risata.
    “Uh? Che intendi dire?”
    “Nulla, nulla… pensavo solo al passato…” rispose lui.
    “Però c’è da dire che il nostro Dark spesso e volentieri agisce grazie all’amore. Ah, un sentimento che può veramente molto, non credete anche voi?”
    Ma quando vide l’espressione di Hikari mutare, il suo sorriso si affievolì.
    “Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese.
    “No, nulla…” rispose la custode.
    “È per via del fatto che io sono privo di quel sentimento.” Spiegò Dark. “Non sono capace di amare.”
    “Davvero?” fece Daisuke. “Mi stai dicendo che tu finora non hai mai amato nessuno?”
    Il custode spostò lo sguardo verso di lui.
    “In passato ho amato. Ma l’amore è un’arma a doppio taglio e io ho finito col ferirmi. Per questo ho gettato via quell’inutile sentimento. Non ho bisogno di nessuna debolezza.”
    Hikari abbassò lo sguardo.
    “Su, vediamo di parlare d’altro. Diteci, da dove venite?”
    “Da un paesino europeo.” Rispose la custode. “Talmente sperduto da risultare sconosciuto a molti.”
    “Venite da lontano… non mi stupisco che non sapeste nulla di Dark. In fondo, dato che ruba qui e non è mai stato preso, nessuno se ne interessa troppo fuori da questa città.” Fece la madre di Daisuke.
    “Questo Dark dev’essere particolare.” Disse il custode. “Ho sentito che usa un paio di ali per volare. Non è qualcosa che hanno in molti.”
    “Da quel che mi risulta, è unico.” Commentò il nonno.
    “No. Anch’io conosco una persona che può usare le ali per volare, sebbene non le usi mai.”
    “Però, dovete averne conosciuta di gente particolare, eh?”
    “Parecchia. Le sorprese sono state molte, forse anche troppe. Per esempio il nome della tua amica, Daisuke: è lo stesso di un nostro ex compagno di viaggio.”
    “D-Davvero?” disse lui, arrossendo ulteriormente.
    Poi, senza alcun preavviso, scappò fuori dalla stanza, sparendo alla loro vista.
    “Sta male?” chiese Hikari.
    “No, no. Mio figlio è un tipo molto timido… quando s’imbarazza troppo, non riesce a rimanere in pubblico.” Rispose la madre, ridendo, per poi andare verso i fornelli.
    “Ora scusatemi, ma credo che mi metterò a cucinare.” Disse.
    “Noi allora ne approfitteremo per fare un giro nei dintorni, se non vi dispiace. Non ci allontaneremo troppo, e sappiamo come nasconderci dalla gente.”
    “Sicuri di non avere problemi?”
    “Ci siamo abituati.” Rispose Hikari, seguendo Dark fuori dalla casa.
    Non appena si furono allontanati di qualche metro dall’edificio, Dark si fermò.
    “Famiglia strana, vero?” chiese.
    “Già. Sembra quasi che loro stimino questo Dark. A parte Daisuke, che mi sembra un po’ più restio. Però cavoli, non pensavo fosse così timido…”
    “Secondo me c’è altro oltre alla timidezza.” Rispose il custode, guardando il cielo, che diventava sempre più buio.
    Poi all’improvviso un’ombra volò sopra di loro.
    I custodi spalancarono gli occhi, evocando subito il Keyblade.
    La figura aveva attraversato il cielo usando delle ali.
    Una delle sue piume si era staccata, e volteggiò fino a cadere proprio davanti ai due.
    Dark la prese al volo.
    Era una piuma nera.
    “Sembra che abbiamo appena visto il fantomatico ladro.” Disse, facendo scomparire il Keyblade assieme a Hikari.
    “Già…” commentò lei, guardando la piuma. “Dunque usa davvero delle ali per volare…”
    “Sarebbe inutile seguirlo. Potrebbe essere andato da qualunque parte e non ho intenzione di cercarlo per tutta la città. Inoltre, ho avuto l’impressione che si sia fatto vedere apposta… Probabilmente sarà giunta anche a lui la voce dell’arrivo di un suo omonimo, ma ce ne occuperemo più tardi. Preferisco tenere sotto controllo quella famiglia… ho l’impressione che nasconda qualcosa…” disse Dark, tornando indietro seguito dalla compagna.
    A diversi metri d’altezza, in piedi sopra il cornicione di un palazzo, un ragazzo alto, dai capelli viola, vestito di nero e con un grosso paio d’ali dello stesso colore osservò i due andarsene.
    “E così i custodi esistono realmente…” disse, mentre le ali sbattevano. “Lo so, stasera ho già un impegno. Spero solo che rimangano un po’ di tempo… A te non piacerebbe divertirti un po’, With?”
    Uno strano verso gli rispose dalle ali.
    “Lo immaginavo… Coraggio, ora è meglio and-” cominciò, per poi fermarsi.
    “Chi c’è?” chiese, senza voltarsi.
    “Non male. Sei riuscito a percepire la mia presenza e dire che non sei nemmeno un custode.” Rispose una voce, mostrandosi poi con una figura avvolta da un mantello.
    “With ha avvertito che qualcosa non andava.” Disse, indicando le ali, che stavano tremando. “E non sono state molte le volte che l’ho visto impaurito come adesso.”
    “Creatura intelligente, ne sono colpito. A quanto pare, non tutti gli esseri viventi sono senza speranza… qualcuno ha ancora un po’ di buon senso.”
    “Da come parli, sembra quasi che tu non ti ritenga un essere vivente. Cos’è, sei un robot?”
    “Robot?” ripeté lui, per poi scoppiare a ridere.
    Il ragazzo indietreggiò per quella risata, che gli fece venire i brividi per tutto il corpo.
    “Robot? No, no… nulla del genere…” continuò, smettendo di ridere, per poi avvicinarsi.
    “Vedo che anche tu sei interessato ai custodi. Dimmi, che ne pensi?”
    Dark rimase sorpreso da quel cambio di atteggiamento.
    “Direi che sono soggetti interessanti. Soprattutto quello che si chiama come me. Mi ha sorpreso non poco scoprire cos’ha combinato.”
    L’uomo misterioso sorrise.
    “Come mi aspettavo…” disse, per poi cominciare a camminare nel vuoto, come se fosse sul terreno. “Bene… allora ho un favore da chiederti… Dark Mousy.”
    “Io cosa ci guadagno?”
    “Mettiamola così…” rispose lui, facendo apparire dal nulla una macchia oscura, in cui apparve l’immagine di una ragazza che camminava, come se stesse guardando attraverso una finestra.
    A vederla Dark spalancò gli occhi.
    “Se mi accontenterai, non le torcerò un capello. In caso contrario…”
    “Chi sei?” chiese Dark.
    L’uomo sorrise.
    “Non serve che tu lo sappia…” rispose, per poi creare dal nulla un foglio nero, sul quale apparvero dal nulla delle scritte del colore opposto, dopodiché si chiuse da solo.
    “Devi consegnare questa lettera all’altro Dark.”
    “Ti aspetti che entri in una casa qualsiasi per fare il postino?”
    “Non prendermi in giro. Io so tutto di te. Come so tutto di ogni singolo abitante dell’universo. Non sottovalutarmi.”
    Prima che il ladro potesse dire altro, l’uomo scomparve nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.
    “Cavoli… ora capisco cosa voleva dire…” disse, guardando la lettera. “E questa ora come la consegno?”
    Ma i suoi pensieri furono distratti da una ragazza che stava camminando sul marciapiede alla base del palazzo.
    “Ma sì… tanto non credo cambi qualcosa…” disse, per poi saltare giù.
     
    Pochi secondi dopo, atterrò di fronte alla ragazza.
    Era la stessa che l’uomo aveva fatto apparire nel suo specchio.
    Lei lo guardò per qualche secondo, per poi aprire la bocca.
    Ma prima che potesse cacciare l’urlo, Dark le mise la mano sulla bocca, facendole segno di stare zitta.
    “Tranquilla, non ho intenzione di farti nulla.” Disse, un po’ dispiaciuto dalla reazione della giovane.
    Ignorando il suo stato d’animo, prese la lettera e gliela mise in mano.
    “Tra poco incontrerai un’altra persona con il mio stesso nome… Digli che questa lettera è per lui. Non so chi sia il mittente, so solo che era un tipo pericoloso. Mi raccomando, conto su di te.”
    Poi, silenzioso com’era arrivato, spiccò un salto per sparire in volo.
    La ragazza lo guardò sparire.
    Poi, riprendendosi, cominciò a correre, fino ad arrivare davanti alla casa di Daisuke, dove suonò immediatamente il campanello.
    La porta si aprì, rivelando la madre del ragazzo.
    “Oh, ciao Riku! Tutto bene?” chiese, rimanendo sorpresa di come la ragazza si fiondò all’interno spaventata.
    “Cos’è successo?”
    “Q-Q-Quel pervertito…” rispose lei, ansimando. “Si è divertito di nuovo a spaventarmi…”
    “Ti riferisci a Dark?”
    “E a chi altri?” esclamò Riku, lanciando a terra la lettera. “E ora pretende pure che faccia da postino per conto suo! E poi dove lo vado a pescare un altro che si chiama come lui?”
    A sentire quelle parole, l’espressione della donna si fece seria.
    “Cos’hai detto, scusa?”
    “Mi ha detto di consegnarla a uno che porta il suo stesso nome… perché? Ormai siamo abituati alle sue stranezze, no?”
    Mentre diceva ciò, dalle scale scese Daisuke, che vedendola così spaventata, la raggiunse.
    “Riku! Tutto bene?” chiese.
    “Dark a parte, tutto ok…”
    “Dark? Vuoi dire che l’hai incontrato?”
    “Già, fuori di qui.”
    “Ti ha fatto qualcosa?”
    “Solo uno spavento, per fortuna…” rispose lei, per poi indicare la lettera. “E poi mi ha detto di consegnare quella lettera.”
    “Insomma, che cosa sta succedendo?” chiese il nonno di Daisuke, uscendo dalla cucina seguito dai due custodi.
    A vederli Riku rimase sorpresa.
    “Loro chi sono?” chiese al ragazzo.
    “Ospiti non previsti.” Rispose lui. “Avevano bisogno di aiuto e alla fine gli abbiamo proposto di rimanere qui per stanotte.”
    “Allora piacere!” fece la ragazza. “Io mi chiamo Riku!”
    “Piacere nostro. Io sono Hikari.”
    Il custode invece non si presentò subito.
    “Prima di dirti il mio nome, devo avvertirti che non sono chi penserai.”
    La ragazza rimase sorpresa da quella frase.
    “Ok… Anche se non capisco il perché…”
    “Il mio nome è Dark. Piacere di conoscerti.”
    Riku rimase un secondo immobile, per poi fare un passo indietro.
    “Non è possibile…” mormorò.
    “Sì, ho saputo del Dark di questa città, ma io fino a poche ore fa non sapevo nemmeno della sua esistenza, credimi.”
    “Ma allora…” continuò lei, consegnandogli la lettera. “Lui sapeva che eri qui…”
    Il custode prese la lettera.
    “Lui chi?”
    “L’altro Dark… mi ha detto di consegnare quella lettera ad un suo omonimo che avrei incontrato a breve… Dice che il mittente era un tipo pericoloso…”
    Dark la guardò, poi spostò la sua attenzione ad Hikari e in seguito a Daisuke, che guardava curioso il foglio.
    Senza dire nulla, il Keyblader aprì la lettera, cominciando a leggere.
    Pochi secondi dopo spalancò gli occhi.
    “Presto!” urlò. “Tutti a terra!”
    Prima che qualcuno potesse capire perché, Dark eresse attorno a tutti loro una barriera.
    Pochi secondi dopo, un’esplosione investì la casa, disintegrandola.
    Dark aumentò l’intensità della magia per reggere al colpo, che diventava sempre più forte.
    Poi così com’era venuto, scomparve, lasciando i presenti in mezzo alle macerie.
    “C-Cos’è stato?” domandò spaventata Riku, mentre Daisuke la abbracciava per tranquillizzarla.
    “Era una lettera di sfida.” Rispose Dark. “Diceva che non appena avrei finito di leggerla, avrebbe fatto saltare in aria la casa…”
    “E così ho fatto.” Disse una voce.
    I custodi si girarono subito verso la fonte, evocando i Keyblade.
    “Quelli sono…” fece sorpresa la madre di Daisuke, indicando le due armi.
    “Scusate se ve lo abbiamo tenuto nascosto. Speravamo di non coinvolgervi in questa storia. Vieni fuori, Xehanort! So che ci sei tu dietro a tutto questo!”
    “Xehanort?” ripeté la voce. “Mi offendi, mio caro Dark. Paragonarmi a quello sciocco? Figuriamoci.”
    Mentre diceva ciò, di fronte a loro apparve una figura avvolta in un mantello nero, che avanzò per fermarsi a pochi passi.
    “Ottimo lavoro. La consegna è stata effettuata proprio come avevo previsto.”
    “Chi sei?” chiese Dark, serrando la presa sul Keyblade. “Come fai a conoscere il mio nome?”
    La figura sorrise, per poi slacciarsi il mantello che lo copriva completamente, bocca esclusa.
    “Mi deludi Dark. Credevo che tu mi avresti riconosciuto all’instante.” Rispose lui.
    Quando lasciò cadere a terra il mantello, i custodi si ritrovarono di fronte ad un uomo dai capelli neri, come gli occhi, in cui pupilla e iride apparivano come un unico cerchio scuro, profondo come l’universo.
    Il suo pallido volto era segnato da una piccola cicatrice sul mento.
    Indossava dei vestiti lunghi, completamente neri, che si concludevano in un paio di stivali e guanti.
    Dark lo fissò.
    “Voi…” disse, mentre un varco si apriva dietro di lui. “Attraversate quel varco e scappate. Pensate al luogo più lontano che conoscete.”
    “E voi?” chiese Riku.
    “Noi rimarremo qui a combattere.” Rispose Hikari, brandendo il Keyblade e puntandolo contro il misterioso nemico.
    “Va bene…” disse la madre di Daisuke, prendendo la ragazza e spingendola all’interno del varco, seguita dal nonno.
    Il ragazzo invece rimase al suo posto, mentre il suo coniglio gli saltava sulla spalla.
    “E tu non vai?” chiese Dark, mentre il varco si richiudeva.
    “Anch’io ho un conto in sospeso con quel tizio…” rispose, mentre le dimensioni del suo corpo aumentavano.
    I suoi capelli cominciarono a cambiare colore, scurendosi per passare al viola.
    Pochi secondi dopo, Daisuke aveva completamente cambiato aspetto.
    “With, sei pronto?” chiese, accarezzando il coniglio.
    Esso si trasformò immediatamente in un paio d’ali, che si attaccarono alla schiena di Daisuke, permettendogli così di alzarsi in volo.
    “Ma tu guarda…” fece il custode. “Così eri tu Dark…”
    “A dir la verità, semplicemente condividiamo lo stesso corpo.” Rispose lui, per poi cambiare tono di voce.
    “Quando Daisuke prova amore verso qualcuno, si trasforma in me. Scusami, non immaginavo che quella lettera potesse combinare un simile guaio…”
    “Non importa. Dopo sistemerò tutto quanto. Ora pensiamo a sconfiggere quel tipo.”
    Il loro avversario per tutta risposta scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
    “Sconfiggermi?” chiese. “Non siate ridicoli. Non potete nemmeno sfiorarmi.”
    “Questo è da vedersi!” urlò Hikari, creando una sfera di luce che scagliò contro l’avversario.
    Ma lui, come se niente fosse, la tagliò a metà usando la mano.
    “Cosa?!” fece sorpresa la custode.
    “Questa sarebbe la tua luce, mocciosa? Deludente. Mi aspettavo di più dalla persona che ha cambiato Dark.”
    “Che ha cambiato Dark?” ripeté lei, non riuscendo a capire.
    “Non so chi tu sia, ma non credere di poter vantare di sapere troppo sul mio conto. Hikari non c’entra niente con il mio cambiamento. Sarebbe successo lo stesso, prima o poi. Io e l’amore siamo sempre stati incompatibili.”
    Sentendo ciò, l’uomo proruppe in una nuova risata.
    “Sì, hai perfettamente ragione. Lo so molto bene che tu e l’amore siete nemici naturali. Ed è qui il problema.”
    Il nemico si fece serio, indicando Hikari.
    “Quella ragazza ti ha deviato. Ti ha fatto conoscere un sentimento che tu non dovevi assaggiare. Ti ha allontanato dal tuo percorso!” gridò arrabbiato.
    La custode lo guardò sorpreso.
    “Chi sei per dire cose del genere?” chiese Dark, brandendo il Keyblade.
    “Chi sono? È già la terza volta che mi si pone questa domanda… e sia, risponderò.” Sentenziò, alzando la mano.
    Come se rispondessero ad un suo ordine, nel cielo si crearono dal nulla delle nubi scure, come quelle che annunciavano una violenta ed implacabile tempesta, che cominciarono a vorticare sopra di lui.
    “Sono colui che esiste dall’inizio dell’universo. Colui che da sempre cerca di conquistarlo. Colui che dal principio combatte una battaglia senza fine. Io ho influito sui più grandi cambiamenti dell’universo. Io ho assistito alle grandi guerre che si sono svolte nei vari mondi. Io sono stato la causa di molte battaglie.”
    I custodi spalancarono gli occhi.
    “Di cosa stai parlando?” chiese il ladro.
    “Non è possibile…” fece Hikari, indietreggiando spaventata.
    “Io sono temuto anche da Xehanort e da quei custodi che osano definirsi delle tenebre. Io sono l’Oscurità stessa!” urlò, mentre dalle nubi cominciavano a cadere a terra violenti fulmini.
    Poi, senza che nessuno potesse reagire, abbassò le mani, scagliando delle scariche di oscurità che colpirono i tre ragazzi.
    Mousy fu scagliato contro un palazzo, finendo al suo interno, mentre Hikari finì rovinosamente a terra, provocando una piccola voragine.
    Dark invece resistette per qualche secondo, per poi essere colpito in pieno dai fulmini oscuri.
    Il custode cominciò ad urlare per il dolore, mentre l’attacco lo scuoteva completamente, sollevandolo da terra per qualche secondo.
    Quando finalmente terminò. Dark cadde a terra, con la faccia rivolta verso il basso.
    “C-Com’è possibile…?” domandò Hikari, cercando di alzarsi. “D-Dark dovrebbe essere… immune all’oscurità…”
    “Non alla mia.” Rispose l’uomo, avvicinandosi al custode.
    Senza che nessuno potesse impedirlo, lo prese per il collo, sollevandolo di peso.
    “Allora, hai finito con la tua ribellione?” chiese.
    “R-Ribellione?” ripeté a fatica Dark. “Non so di cosa tu stia parlando…”
    L’oscurità sorrise.
    “Capisco… Hai rimosso tutti i tuoi ricordi… molto bene allora. Vorrà dire che ti rinfrescherò la memoria… figlio mio.”
    Dark spalancò gli occhi, mentre attorno a lui, il tempo sembrò fermarsi.
    Anche Hikari reagì allo stesso modo, riuscendo a spostare lo sguardo verso l’uomo.
    Un impavido soffio di vento attraversò il campo di battaglia, spostando un po’ di cenere.
    “Cos’hai detto?” chiese Dark, rimanendo con gli occhi spalancati, che tremavano.
    “Sorpreso, figliolo?” rispose lui. “Vedo che la tua amnesia è più grave del previsto. Allora permettimi di mostrarti la storia.”
    Mentre diceva ciò, sotto i suoi piedi il terreno cominciò a sparire.
    Anche Hikari si ritrovò coinvolta nel fenomeno, con sua meraviglia, quando il terreno scomparve, non precipitò, ma rimase sospesa nel vuoto.
    “Accade molti secoli fa…” cominciò l’uomo. “Io ero sempre impegnato nella mia lotta contro la Luce, tuttavia lei mi chiese un giorno, un solo giorno di tregua. E io accettai. Quel giorno fu l’unico in cui i due elementi portanti furono in perfetto equilibrio. L’unico giorno in cui non ci fu una singola battaglia nell’universo. E quel giorno, nacque il tuo cuore.”
    Dark continuava ad ascoltarlo incredulo.
    “Figlio della Luce. Figlio dell’Oscurità. Tu sei l’Equilibrio stesso. Non sei un suo semplice custode, come coloro che hanno cercato di ricoprire tale ruolo. Tu sei l’elemento stesso. Perché secondo te, sei riuscito a rimanere in equilibrio finora? Perché credi di essere l’unico custode dell’equilibrio che sia riuscito ad usare tutto il suo potere?”
    Hikari ascoltava senza riuscire a credere alle parole di quell’uomo.
    “Ovviamente, la tua nascita fu subito motivo di disputa tra me e Luce. Lei voleva che tu un giorno guidassi l’universo ad un’era di pace, dove Luce e Oscurità potessero finalmente convivere. Io invece non ero d’accordo. Ti volevo al mio fianco, per poter finalmente vincere la battaglia infinita che stiamo disputando ancora oggi. Tu però non sapevi con chi stare, e alla fine, il tuo cuore fuggì.
    Ci vollero millenni prima che riuscisse a trovare un luogo dove stabilirsi. E il caso, o destino, volle che finisse nel mondo che tu chiami casa, dove hai creato questo tuo involucro.”
    “No… tu stai mentendo… io sono un comune umano, un semplice essere umano che è stato scelto come custode dell’equilibrio…” fece Dark.
    “Ancora rifiuti la tua natura? Bene, allora continuerò con il racconto. Ovviamente sia io che tua madre venimmo subito a saperlo. Lei, per il tuo bene, sigillò immediatamente i tuoi poteri, in modo tale che tu potessi essere, come dici tu, un comune essere umano. Prova a immaginare come mi sia sentito! Il mio unico figlio, anche se nato dall’unione con Luce, relegato a vivere una vita banale, senza poter conoscere una briciola di potere! Non potevo sopportarlo! Così rimossi parte del tuo sigillo, lasciando fare a te il resto. E qui avvenne un imprevisto. Durante il processo, tu entrasti in possesso del Keyblade. Probabilmente una forma di difesa che tua madre aveva inserito con il sigillo, nel caso fossi intervenuto. Tuttavia non mi diedi per vinto, e feci di tutto perché tu provassi solo odio verso gli altri. Saresti diventato il mio degno erede!”
    Detto ciò, il terreno tornò nuovamente sotto i loro piedi.
    “Ma lei!” urlò, indicando nuovamente Hikari, che si stava rialzando con l’aiuto del Keyblade. “Lei ha rovinato tutto! Tu, incapace ancora di odiare, eri capace di amare! Cercai subito di rimediare, inducendo Xehanort a spedire uno dei suoi uomini con l’obiettivo di prenderti. Dopo che il precedente custode dell’equilibrio ti aveva passato i suoi poteri, tu rischiavi di finire col combattere per la luce. E il custode delle tenebre obbedì ad ogni mio comando. Se ti avesse colpito, avrebbe eliminato ogni traccia di luce dal tuo corpo. Ma lei, quella dannata custode, si mise in mezzo, sacrificandosi per non farti colpire! E tu da quel giorno hai cominciato ad odiare le tenebre con tutto te stesso. Gli Heartless, che dovevano essere ai tuoi ordini, invece venivano sconfitti dal tuo potere.”
    “Tu… Sei tu il responsabile di tutto allora…” disse Dark.
    “Già… Ma a quanto pare, avevi scelto bene dove stabilirti. Nella famiglia da te scelta, nacque il custode della luce di quel mondo. E così, tu scopristi di non essere l’unico custode. Poi si aggiunse il custode delle tenebre, che tradì la sua stessa natura, mettendosi a collaborare con voi. Io purtroppo non potevo intervenire direttamente: tua madre ti controllava costantemente, per assicurarsi che io non ti corrompessi. Ma per mia fortuna, ci hai pensato da solo. Venuto a conoscenza di Xehanort, credesti che lui sarebbe stato una minaccia per la luce, e con i custodi della Terra, mettesti in atto quel piano che ha portato al via la seconda guerra del Keyblade. Io nel frattempo dovetti occuparmi di un altro problema. Luce, non contenta, decise di creare un custode della luce, un custode che avrebbe comandato sopra gli altri della sua categoria, per poterlo opporre a Xehanort, il mio prescelto. Immagino che non ci sia bisogno di dirti che quel custode è Sora, vero? Tu, però, nel frattempo hai commesso un gesto che né io né Luce pensavamo avresti fatto: hai rimosso dal tuo cuore l’amore, il sentimento che tua madre aveva così faticato a darti, e che io ho faticosamente cercato di trasformare in odio. Tu alla fine decidesti di rinunciarci, per porre fine al dolore che la battaglia tra odio e amore ti stava provocando.”
    “Perché mi stai dicendo tutto questo…? Pensi forse che sceglierò di unirmi alla tua causa?” domandò Dark, cercando di guardarlo negli occhi.
    “Umpf. Non penso che sceglierai. Tu ti unirai alla mia causa e combatterai al mio fianco. Non è una scelta.”
    Dark sorrise.
    “Sai… non sono mai stato un tipo che offende le persone… ma credo che stavolta potrò fare un’eccezione: fottiti.” Disse, per poi sputare contro il viso del padre.
    L’Oscurità non disse nulla.
    “Capisco… Quindi ti rifiuti di collaborare, eh? Molto bene allora. Tu osi sfidare l’Oscurità stessa? E te ne pentirai. Hai già visto che il mio potere è superiore al tuo. Finché sarai rinchiuso in quel corpo, non potrai mai sprigionarlo al massimo.”
    Mentre parlava, una sfera di luce andò a scontrarsi contro di lui, lasciandolo però illeso.
    L’uomo si voltò verso Hikari, che si era rialzata, e aveva la mano ancora protesa, davanti alla quale stava creando una seconda sfera di luce.
    “Lascialo… Lascialo andare…” disse, respirando a fatica.
    L’Oscurità sorrise.
    “Sì… direi che può andare…” disse.
    Prima che Hikari potesse fare qualcosa, un’aura verde la ricoprì, rigenerando le sue ferite.
    “Voglio che tu sia al massimo delle tue forze…” spiegò l’uomo
    “Come?” chiese Mousy, uscendo dal palazzo in cui era finito. “Prima la ferisci e poi la guarisci? Non sei molto coerente, sai?”
    “Quella ragazza è la causa del cambiamento di Dark.” Rispose lui. “Il suo amore l’ha contaminato. Dark cerca stupidamente di ignorare il suo sentimento, che anche se staccato, continua a pulsare. Ora io porrò fine a tutto questo.”
    Detto ciò, alzò la mano libera, creando sulla punta dell’indice una piccola sfera nera.
    “È ora che mio figlio si lasci dominare dalle tenebre!” esclamò.
    Senza che Dark potesse reagire, lo colpì alla fronte con la sfera, che fu inglobata dal suo corpo.
    Subito dopo mollò la presa, lasciandolo cadere a terra.
    “Hikari.” Disse, rivolgendosi alla custode. “Tu sei stata una bella scocciatura… Sorella di una delle sette principesse dal cuore privo d’oscurità, gli unici sette cuori che non posso toccare direttamente… Figlia di Ansem il saggio, colui che scoprì la vera natura dell’oscurità. La ragazza che ha condotto mio figlio sulla strada della luce. La ragazza che mio figlio ha scelto come sua compagna…”
    Sentendo ciò Hikari spalancò gli occhi.
    “Sì, hai sentito bene. Il suo amore ha combattuto a lungo per poterti continuare ad amare. Ha ingaggiato una battaglia contro Dark, ma ha perso, tornando nuovamente rinchiuso dentro il Keyblade. Ma Dark non è uno stupido. Sapeva bene che non avrebbe potuto resistere a lungo. Per questo ti ha sottoposto all’esame per diventare Master. Per questo ti ha scelto come sua unica compagna di viaggio.”
    “Dark…” mormorò la custode, guardando l’amico a terra.
    “Ma ora, ho posto io rimedio a tutto questo.” Disse, schioccando le dita.

    (consiglio l’ascolto di questa canzone: Overture to 'La Forza Del Destino')

    Immediatamente il corpo di Dark si alzò in volo, raggiungendo il padre.
    Sotto gli occhi di Hikari e di Mousy, i capelli di Dark cominciarono a mutare colore, diventando completamente neri.
    Sulla sua fronte apparve una X, che si incrociò con una sua gemella, venendo poi rinchiusa da un cerchio, a sua volta circondato da un quadrato.
    Pochi secondi dopo, Dark aprì gli occhi, rivelando due iridi nere, più profonde dell’oscurità stessa, prive di qualsiasi vita.
    Il custode atterò a fianco del padre, senza proferire verbo.
    “Come ti senti, figlio mio?”
    Dark si voltò verso di lui.
    “Bene, padre.” Rispose atono.
    “Dark!” urlò Hikari, cercando di richiamarlo, senza però ottenere risposta.
    Il custode dell’equilibrio si girò verso di lei.
    “Chi sei?” domandò.
    Sul volto della ragazza di dipinse puro sconcerto, misto alla paura.
    Dentro di lei sentì qualcosa spezzarsi.
    “Dark…?” ripeté a fatica.
    “Lei è Hikari.” disse l’Oscurità. “La tua avversaria.”
    “Capisco.” Rispose l’incarnazione dell’equilibrio. “Allora va eliminata, vero?”
    “Precisamente.” Fece l’uomo, mettendo un braccio attorno alle spalle del figlio.
    “Non osare!” urlò il ladro, mentre le ali tornavano da lui, per poi dirigersi a tutta velocità contro i due.
    Dark si girò verso di lui.
    Senza poter fare nulla, Mousy fu come schiacciato da una forza invisibile, che poi lo scagliò via, ad una velocità tale da risultare invisibile, contro una serie di palazzi, facendoglieli attraversare tutti e lasciandolo a terra a qualche chilometro di distanza, privo di sensi.
    Hikari guardò sorpresa l’attacco, per poi voltare lo sguardo verso Dark, che lentamente tornò a fissarla.
    “Sembra che debba eliminarti.” Disse. “Perciò vedi di non muoverti troppo.”
    Mentre la custode continuava a fissarlo paralizzata, il ragazzo cominciò a camminare lentamente verso di lei.
    “Uccidila.” Ordinò l’Oscurità, sorridendo. “Senza pietà e facendola soffrire il più atrocemente possibile.”
    “Sì, padre.” Rispose il figlio, alzando la mano.
    Da essa cominciarono ad uscire due liquidi, uno nero e uno bianco, che confluirono insieme, unendosi.
    Pochi secondi dopo, nella mano destra di Dark prese forma una spada.
    I colori della sua lama erano perfettamente divisi a metà, tra nero e bianco, come anche l’elsa, sulla quale c’era lo stesso simbolo che appariva sulla fronte del custode.
    “Dark… fermati…” disse Hikari, indietreggiando, senza però mettere il Keyblade di fronte a sé, ma lasciandolo penzolare assieme alla mano che lo impugnava.
    Il figlio della Luce e dell’Oscurità non disse niente, limitandosi ad avanzare.
    “Ti prego Dark, torna in te!” urlò la custode, cominciando a piangere.
    Ma sul volto dell’amico non si manifestò nessuna sorta di sentimento.
    “Dark!” gridò di nuovo, senza smettere di piangere.
    Dark la guardò per qualche secondo, per poi scomparire dalla sua vista.
    Quando la custode lo rivide, era a pochi centimetri dal suo viso, mentre la spada l’attraversava da parte a parte all’altezza dello stomaco.
     
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    Kairi si fermò di colpò.
    Stava per lanciare una magia, ma qualcosa l’aveva bloccata.
    “Che succede?” chiese Sora, preoccupato per la reazione dell’amica.
    Ma all’improvviso si fermò anche lui, imitato anche da Riku.
    “C-Cos’è questo potere?” esclamò l’albino, aggrappandosi al Keyblade per non venire schiacciato da quella forza misteriosa.
    “Non lo so… ma fa paura… mi sento come se stessi venendo scosso dal cuore stesso…” rispose il castano, cadendo in ginocchio.
    Kairi fu quella ad avere la reazione peggiore.
    Il cuore cominciò a pulsarle forte, costringendola a cadere rovinosamente a terra, tenendosi la mano sul petto.
     
    “Yen Sid!” fece Topolino, tenendosi al tavolo, assieme ai due fidati compagni. “Cosa sta succedendo? L’oscurità… il potere dell’oscurità è aumentato all’improvviso…”
    Il vecchio saggio era seduto al suo scranno, e anche lui mostrava segni di affaticamento.
    “Temo di saperlo… anche se spero vivamente di sbagliarmi…”
     
     
    Edward e Pan furono scagliati improvvisamente contro il muro della Gummiship, che si allontanò dalla rotta che stava seguendo.
    “Cos’è quest’energia…?” chiese la Sayan, schiacciata al muro, come se la gravità la stesse attirando a sé.
    “Questo potere… è quello dell’oscurità…” rispose l’alchimista, cercando inutilmente di muoversi. “Ma… non credevo potesse esisterne una così potente…”
     
     
    Xehanort fu costretto a piegarsi in due, imitato da tutti gli altri membri dell’organizzazione.
    “Cos’è tutta questa oscurità…” chiese, cercando inutilmente di controllarla. “È oltre la mia portata… Com’è possibile?”
    Jyassmie cercò di opporsi a quel potere, senza però riuscirci.
    “Come immaginavo… non sono ancora lontanamente vicina ad un simile potere…” disse.
     
     
    Asuka, Marco e gli altri custodi sulla Terra furono investiti da una folata di vento, che li allontanò a forza di qualche metro.
    “E questo cos’è?” chiese Tsuna, cercando di opporre resistenza.
    “Che razza di vento è?!” sbraitò Inuyasha.
    “Questo non è un vento normale…” intervenne Light, raggiungendoli assieme a Rexenet.
    Sebbene cercassero di non darlo a vedere, anche loro stavano faticando per opporsi a quel potere.
    “Questa è pura oscurità… come nessuno l’aveva mai vista prima…”
     
     
    Black Star si portò le mani sul volto.
    La folata d’oscurità stava mettendo a dura prova la sua resistenza, come anche quella delle abitazioni.
    Parecchie finestre si erano già infrante come se nulla fosse, e molti edifici erano rimasti danneggiati.
    “Che cos’è questo potere?” chiese a Lea. “È peggio della follia!”
    “La follia in confronto è nulla…” rispose l’ex Nessuno. “Questo è il potere dell’oscurità… Questo è il nostro vero nemico…”
    “Cosa?!” esclamò l’assassino. “Dov’è? Lo sconfiggerò subito!”
    “Idiota! Questa è solo l’onda d’urto della sua presenza. Ed è anche debole, il che significa che è molto lontano da qui! Probabilmente tutti i mondi stanno venendo coinvolti dallo stesso fenomeno…”
     
     
    Jessie rimase ad osservare dalla cima di un campanile il vento oscuro che stava coprendo il suo mondo.
    “Oscurità pura…” disse. “Com’è possibile? Non ne avevo mai avvertita una del genere… Nemmeno la sua era così intensa…”
    Sotto di lei, alcuni Heartless uscirono allo scoperto, venendo però subito annientati da quel vento.
    “Un’oscurità tale da annientare le sue stesse creature… Di chi può essere?” domandò a se stessa, scrutando il cielo notturno trapunto di stelle.
     
     
    Terra e Ventus evocarono i Keyblade, creando attorno a loro una barriera per proteggersi dall’oscurità.
    “Urgh… non ho mai visto tanta oscurità… E per di più così pura…” fece Terra, per poi spalancare gli occhi. “Possibile che sia… No, è solo una leggenda…”
    “Di cosa stai parlando?”
    “Questo potere… è come se l’Oscurità stessa stesse combattendo… ma non è possibile…”
     
     
    Aqua osservò una colonna di oscurità alzarsi verso il cielo di quel mondo di tenebre, sparendo in un varco.
    “Cosa sta succedendo?” si chiese, con il Keyblade in mano. “L’oscurità non aveva mai reagito in questo modo… sta letteralmente uscendo da questo mondo… il suo stesso mondo… Che cosa può attrarla all’esterno in questo modo?”
    “L’Oscurità stessa.” Rispose l’uomo dietro di lei. “È l’Oscurità che la sta richiamando a sé.”
    La custode si girò verso di lui.
    “Stai dicendo che… l’Oscurità ha preso forma?”
     
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    (consiglio l’ascolto di questa canzone: Requiem Mozart)

    Dark rimase fermo nella sua posizione, incurante del sangue di Hikari che stava scendendo lungo la spada, imbrattando anche le sue mani.
    La custode rimase con gli occhi vacui, per poi sputare una grande quantità di sangue, che colpì il torace e il volto di Dark, che però, non fece una piega.
    Il custode estrasse la spada, lasciando che Hikari cadesse a terra, priva di forze, come una bambola rotta.
    Subito dopo un’aura verde la ricoprì nuovamente, rimarginando la ferita.
    Lei alzò lo sguardo, sorridendo.
    “Dark… ma allora…”
    Quando vide il volto del compagno il sangue si gelò nelle vene.
    “Ha detto di farti soffrire più atrocemente possibile.” Disse, guardandola come se non esistesse.
    Prima che Hikari potesse reagire, Dark abbassò la spada, tranciandole di netto un braccio.
    L’urlo della custode riecheggiò nel buio della notte, come un lampo che illumina a giorno il cielo scuro coperto di nubi.
    La gente, prima attirata dall’esplosione, ora stava scappando il più lontano possibile, dopo aver visto Dark Mousy venire scagliato via come un granello di polvere.
    Satoshi Hiwatari era al limite del campo di battaglia, guardando incredulo il combattimento.
    “E io volevo fermarli…” disse. “Ha messo fuori gioco Dark come se niente fosse…”
     
    Hikari portò la mano rimasta a coprirsi l’arto reciso, guardando disperata Dark.
    Lui per tutta risposta abbassò nuovamente la spada, stavolta trafiggendole una gamba.
    Poi, senza nemmeno darle il tempo di finire di urlare, le mise la mano davanti al volto, creando una sfera d’oscurità che le scagliò contro, facendola volare a diversi metri di distanza.
    Non appena ebbe toccato il suolo, dal custode partirono una serie di fulmini rossi, che la raggiunsero.
    In pochi secondi, dal braccio tagliato si creò dal nulla un nuovo arto, mentre la ferita sulla gamba scomparve.
    Hikari continuò a piangere, ma non per il dolore fisico, ma per quello che le stava prendendo il cuore.
    Dark si teletrasportò di fronte a lei, per poi cominciare a prenderla a pugni in faccia.
    Lei non oppose alcuna resistenza, lasciando che l’amico continuasse a colpirla senza pietà.
    Quando terminò, il suo volto era una maschera di sangue. Dal naso uscivano due rivoli di denso liquido scarlatto, come anche dalle labbra.
    Il custode la guarì nuovamente.
    La custode alzò lo sguardò verso di lui, nella speranza di vedere una qualche reazione.
    Ma l’incarnazione dell’Equilibrio continuò a fissarla impassibile.
    “Dark…” ansimò, interrompendosi per i singhiozzi. “Ti prego… fermati…”
    Il custode alzò la mano, puntandogliela contro.
    Istantaneamente, sul corpo di Hikari apparvero decine di tagli profondi, che la costrinsero nuovamente a terra.
    “Perché non reagisci?” chiese Dark, guarendola, ma continuando a guadarla con una freddezza assoluta. “Perché non fai nulla per salvarti? Hai un’arma, perché non la usi nell’inutile tentativo di parare i miei colpi?”
    “Io… non potrei ferirti nemmeno volendo… non se sei ridotto in questo stato…” rispose lei, ansimando. “Ne sono incapace…”
    “Non capisco… Perché agisci così. Sto per ucciderti, lo capisci, vero?”
    “No…” fece Hikari, fissandolo negli occhi, con sguardo determinato. “Tu non mi ucciderai… so che non lo farai… io mi fido di te…”
    Dark la afferrò allo stomaco con la mano.
    Poi, cose se niente fosse, strappò la carne alla custode.
    Il suo urlò di dolore riempì nuovamente il silenzio della notte, gettando un’onda di terrore in tutti coloro che riuscirono ad udirlo.
    Dark gettò via la carne, per poi farla ricrescere, lasciando che Hikari cadesse a terra priva di forze.
    Il custode mosse la mano, facendola alzare in volo e fermandosi quando arrivò alla sua stessa altezza.
    “Io non ti conosco.” Disse. “E non riesco a capire di cosa stai parlando. Perché non dovrei ucciderti? Sono il figlio dell’Oscurità… uccidere per me è come mangiare, bere e dormire. Una cosa normale.”
    Dagli occhi chiusi della custode scesero due lacrime, che silenziosamente caddero a terra.
    “Basta… cerca di tornare in te…” mormorò. “Tu non sei così… tu non combatti per l’oscurità. Sarai anche suo figlio, ma non la approvi…”
    “Io sono in me. Ho piena consapevolezza di ciò che sto facendo.” Rispose il custode. “Ora però voglio divertirmi…”
    Dicendo ciò, le diede un altro pugno sul volto, facendola volare a terra.
    “Reagisci. Voglio combattere.”
    Hikari si rialzò.
    “No… Non ti affronterò…” disse, barcollando.
    Prima che potesse dire altro, Dark si spostò velocemente di fronte a lei, dandole un pugno in pieno stomaco.
    La custode sputò nuovamente sangue, mentre l’avversario le puntò il palmo contro.
    Pochi secondi dopo delle fiamme nere la avvolsero completamente.
    Hikari urlò nuovamente per il dolore, mentre la sua pelle veniva divorata dal fuoco.
    Quando la magia terminò, lei rimase in piedi.
    Dark lanciò nuovamente una magia curativa, che fece ricrescere la pelle della custode.
    Da lontano, l’Oscurità guardava divertito lo spettacolo.
    “Continua così, figlio mio.” Disse. “Continua a farle provare la speranza, e poi distruggila!”
    Il custode si avvicinò a Hikari, continuando a brandire la spada.
    “Ti ho detto di combattere. Voglio eliminarti dopo averti sconfitto. Così mi diverto ben poco.”
    “No…” rispose lei. “Non… ti combatterò… dovesse costarmi… la vita…”
    “Di questo passò finirà così. Tuttavia, anche se perderai comunque la vita, voglio che tu lo faccia dopo un duello.”
    “Basta così!” urlò una voce.
    Senza alcun preavviso, dal corpo di Dark uscì una luce.
    Pochi secondi dopo, tra lui e Hikari apparve Balance, con il Keyblade dell’equilibrio stretto tra le dita.
    “Finalmente ce l’ho fatta ad uscire.” Disse. “L’oscurità ha ricoperto tutto… non è stato facile…”
    “Balance…?” fece sorpresa la custode.
    “Ci penso io a fermarlo.” Rispose lui, puntando il Keyblade contro Dark. “Non permetterò che faccia un ulteriore scempio di Dark!”
    “Tu chi sei?” chiese lui, guardando il nuovo arrivato. “Perché ti metti in mezzo?”
    “Io sono una parte di te e in quanto tale, è mio dovere farti rinsavire!”
    “Quindi sei anche tu un mio avversario? Tu, però, non m’interessi.”
    Senza perdere tempo, alzò la spada, calandola su Balance, che parò l’attacco con il Keyblade.
    “Non sarò così facile da sconfiggere!” urlò l’emanazione, respingendolo. “Io sono forte quanto te!”
    “Davvero?” domandò Dark, guardandolo. “In effetti, sei riuscito a resistere ad un mio attacco… Devo verificare se puoi essere un mio degno avversario.”
    Detto ciò, sollevò la mano libera, creando una sfera oscura e la lanciò contro Balance, che riuscì a deviarla, ritrovandosi però scoperto ad un nuovo fendente della spada avversaria, che lo colpì in pieno, provocandogli una ferita profonda lungo tutto il petto.
    L’emanazione digrigno i denti per il dolore, saltando all’indietro e lanciandosi contro una magia curativa, che cicatrizzò la ferita.
    “Ora tocca e me!” urlò, creando una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che fuse assieme, poi lanciò il risultato contro l’avversario, che inaspettatamente non si mosse, venendo colpito in pieno dall'attacco.
    L’esplosione avvolse la zona in una nuova nube di polvere e fumo, nascondendo Dark alla loro vista.
    Balance continuava a guardarsi attorno, sapendo bene di non averlo ferito gravemente.
    “Dov’è finito?” mormorò, stringendo più forte il Keyblade.
    “Sento che hai paura…” fece la voce dell’incarnazione dell’equilibrio. “Sai di non avere possibilità contro di me, ma non mi scappi…”
    “Certo che non scappo! Io sono un messaggero del vero Dark! Ed è mio compito eliminarti e farlo tornare!”
    “Vero Dark?”
    Prima che Balance potesse fare qualcosa, Dark apparve di fronte a lui con la spada sollevata.
    “Ci sono solo io.” Affermò, calando la lama.
    L’emanazione alzò il Keyblade, parando così l’attacco, che però non si fermò, e proseguì nel suo letale cammino, costringendo Balance ad abbassarsi per non essere sopraffatto.
    “Basta così.” Fece Dark.
    Non appena ebbe detto ciò, il Keyblade di Balance si spaccò in due, lasciando che la spada avversaria lo colpisse in pieno, tagliandolo lungo tutto il corpo.
    “H-Hikari…” rantolò lui, cominciando a scomparire, mentre la sua arma si dissolveva nel nulla. “Devi… fermarlo… sei l’unica… che può farlo…” aggiunse, gettandole uno sguardo pieno di speranza.
    La custode lo osservò sparire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.
    “Balance… No…” mormorò, mentre la sua vista sbiadiva, dietro ad un velo di lacrime.
    “Un idiota che non era conscio della sua debolezza.” Commentò Dark con sufficienza, voltandosi verso di lei.
    Hikari abbassò lo sguardo, mentre il Keyblade riappariva nella sua mano.
    “Oh? Ti sei dunque decisa?” chiese lui.
    La custode alzò una mano, creando una sfera di luce che gli lanciò contro.
    Ma Dark la prese con la mano libera.
    “Una luce molto debole… Potrebbe fare del male solo ad un Heartless…” disse, distruggendo la sfera.
    “Dark… torna in te…” ripeté Hikari, alzando lo sguardo, rivelando nuovamente il suo volto attraversato dalle lacrime. “Non voglio combatterti! Torna in te!” urlò disperata.
    L’incarnazione dell’equilibrio per tutta risposta alzò la spada.
    “Combatti.” sentenziò, per poi partire all’attacco.
    La custode alzò il Keyblade, parando il fendente dell’amico.
    “Torna in te!” urlò ancora la ragazza, mentre attorno a loro comparivano decine di sfere di luce, che gli precipitarono addosso, facendo alzare una nuvola di fumo che li nascose tra le proprie spire.

    (consiglio l’ascolto di questa canzone: Nakama no Tameni)

    Quando finalmente la polvere scomparve, la prima cosa che tornò visibile fu il Keyblade di Hikari, a terra.
    Poco dopo apparve Dark, che teneva la mano verso l’alto.
    E infine Hikari, che era tenuta sollevata dalla mano dell’amico, stretta con forza attorno al suo collo.
    “È finita.” Decretò lui.
    Hikari aveva le braccia che penzolavano inermi nel vuoto, incapaci di reagire.
    “Molto bene.” Disse l’Oscurità, avvicinandosi. “Ora finiscila.”
    Dark aumentò la presa attorno al collo della compagna.
    “D-Dark…” ansimò lei, sentendo aumentare il bisogno d’ossigeno in contemporanea con il rafforzarsi della stretta.
    “Addio.” Rispose lui.
    Hikari non aveva più nemmeno la forza per urlare.
    Solo una lacrima riuscì a sfuggire dai suoi occhi, scivolando lungo il volto e cadendo sulla fronte di Dark, proprio al centro del simbolo che era comparso poco prima.
    Il ragazzo si portò la mano libera alla fronte, toccando la lacrima.
    “E questa… cos’è?” chiese, guardando quella fragile e piccola goccia rimasta sul suo dito.
    Mentre diceva ciò, la presa attorno al collo di Hikari si fece più leggera, fino a lasciarla cadere a terra.
    La custode tossì, riprendendo pian piano a respirare.
    L’uomo invece guardò sorpreso quella reazione.
    “Che cosa succede, Dark?” chiese.
    Ma il ragazzo non rispose, continuando a fissare la lacrima.
    Hikari si alzò barcollante, mettendosi di fronte a lui.
    “Quella è la prova del mio amore…” rispose, prendendo ampi respiri.
    “Il tuo amore?” ripeté lui. “Cos’è l’amore?”
    Hikari gli si avvicinò, per poi lasciar cadere la testa su una sua spalla.
    “L’amore… è questo…” rispose lei.
    Facendo ricorso a tutte le forze rimaste, alzò le braccia e preso il viso dell’altro tra i palmi, lo costrinse a voltarsi verso di lei.
    Pochi secondi dopo le loro labbra entrarono a contatto. Un contatto leggero e fugace, come il tocco di una foglia appena caduta.
    Dark spalancò gli occhi, che tornarono immediatamente pieni di vita e ripresero la loro pigmentazione originale, mentre il simbolo sulla sua fronte sbiadiva fino a scomparire.
    Allo stesso tempo, anche il colore dei suoi capelli tornò gradualmente normale.
    La spada che teneva in mano si dissolse come neve al sole, mentre il custode chiudeva gli occhi, abbandonandosi contro il corpo della compagna che lo resse nonostante le gambe tremanti.
    Da lontano, suo padre sbuffò.
    “Maledizione… Sembra che la cosa sarà più difficile del previsto. Ero convinto che la mia oscurità fosse sufficiente a cambiarlo definitivamente…”
    Poi sorrise.
    “Non importa. Avrò altre occasioni. Sarò sempre in agguato, pronto a portarti dalla mia parte.” Disse, riavvolgendosi nel suo mantello e scomparendo alla loro vista, rapido e silenzioso com’era venuto.
    Hikari si accasciò a terra, trascinando il compagno con sé e rimanendo in ginocchio.
    “Devo…” fece, alzando la mano e aprendo un varco al loro fianco. “…tornare indietro…”
    Sollevando nuovamente Dark e chiedendo un ultimo sforzo a se stessa, si alzò e si trascinò verso il passaggio, che si richiuse dopo il loro passaggio.
  2. .
    E finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
    Ringrazio Liberty89 per avermi fatto da Beta Reader.
    Ebbene, ora siamo vicini ad un punto cruciale della fiction. E vi avverto fin d'ora: il prossimo capitolo sarà di rating rosso! Perciò a chi è sensibile o suscettibile, è sconsigliata la lettura XD (non so... sono stato alquanto sadico...)
    Ma ora baldo alle ciance e passiamo alle recensioni!
     
    @ Liberty89: Eh eh... i nostri progetti megagallatici distruggerano il mondo! *nota gli sguardi degli altri* Emh... metaforicamente parlando, ovvio... XD. E ora preparati per il prossimo capitolo, così sconvolgente da avermi fatto venire gli incubi a me stesso XD
    @ francix94: Beh... tutto dipenderà da quale momento interromperà Ed con il suo arrivo XD (Marco lo aveva già visto alto al torneo, mentre Saiko lo conosce solo per via del manga. Per gli altri è un perfetto sconosciuto XD)
    @ Yusei Trek: purtroppo scarseggio nelle descrizioni, e non posso garantire la comprensione dei personaggi senza una base da parte del lettore... Ma tranquillo, quelli di questo capitolo dovresti conoscerli tutti (o almeno lo spero XD). Per quelli del prossimo... ti assicuro che non avrai difficoltà con i nomi, ma non posso garantirti la sanità mentale dopo la sua lettura XD
     
    Ok, e ora, dopo avervi fatto spaventare con le piccole e insignificanti anticipazioni sul prossimo capitolo (XD) vi auguro buona lettura!

    Capitolo 61: Riunione! La fine del viaggio - Torna all'indice dei capitoli
    Xehanort comparve da un varco oscuro, sedendosi direttamente su un trono che si trovava a diversi metri di altezza dal pavimento. A partire dal suo, vi erano altri troni posti in cerchio, collocati tutti ad altezze diverse.
    Pochi secondi dopo, si aprirono altri otto varchi, lasciando che i proprietari prendessero posto sugli scranni attorno al Master caduto.
    Alla sua destra c’era un uomo dai capelli azzurri, con lo sguardo perso nel vuoto.
    Subito dopo di lui si trovava Hakai, che guardava divertito tutti gli altri.
    Dopo di lui sedeva Xadvid, che aveva addosso diverse bende, testimoni della sua ultima battaglia.
    Infine c’era una donna dai capelli biondi con due vistosi ciuffi rivolti indietro, simili alle antenne di un insetto.
    Alla sua sinistra, invece, sedeva un uomo con una benda sull’occhio e una vistosa cicatrice sul volto.
    Accanto a lui Jyassmie, che stava osservando con curiosità quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
    Al suo fianco c’era Xanxus, che appariva indifferente.
    E per finire un uomo dai lunghi capelli rosa, con un sorriso divertito stampato in viso.
    “Compagni.” Iniziò Xehanort. “Come potete vedere, un nuovo membro si è unito al nostro nuovo gruppo. Jyassmie, la parte oscura di una custode, un essere fatto di pura oscurità. E anche lei è una custode.”
    “Tsk. Non è nemmeno riuscita a fermare la sua controparte della luce.” Disse Xadvid. “Non mi pare così speciale… Sa solo usare l’oscurità, come tutti noi.”
    “Sta zitto.” Lo interruppe l’uomo dai capelli azzurri. “Non dovresti contestare le decisioni di Master Xehanort.”
    “Ma sta zitto, Isa!” rispose l’animorph traditore. “Non accetto critiche da qualcuno che non ha nemmeno un Keyblade!”
    “Che ragazzino sfacciato.” Commentò divertito l’uomo con un solo occhio. “Mi ricorda tanto Terra… chissà, magari farà la stessa fine…”
    “Ad ogni modo, tu credi davvero che io non sia riuscita a sconfiggere Jessie? Il mio obiettivo era di ottenere un corpo tutto mio, e ci sono riuscita. Di lei mi occuperò in futuro e poi, non accetto commenti da persone che non conosco.”
    “Giusto, devo ancora presentarti gli altri membri, numero V.” disse Xehanort, per poi indicare l’azzurro al suo fianco. “Lui è Isa, il numero II. Era un membro della sconfitta Organizzazione XIII, come anche Braig, il numero III.” Continuò, indicando poi l’uomo con un solo occhio. “Poi c’è Hakai, il numero IV, custode del Caos, che si è unito a noi dopo che Xanxus, il numero VII, l’ha salvato dai custodi. Il ragazzo che ha cercato di riprenderti è Xadvid, un Nessuno, il numero VI. Infine c’è Lerane, il numero VIII, anche lei ex membro dell’Organizzazione XIII, assieme a Laruami, il numero IX. Il numero X invece, Homunculus, non è presente su mio ordine.” Concluse, indicando gli ultimi due.
    “Gli altri membri hanno preferito ignorarci. Sembra che non vogliano avere più niente a che fare con noi.” Disse Braig. “L’ex numero XIII, Roxas, si è riunito a Sora, e dubito che in ogni caso ci avrebbe dato una mano.”
    “Il numero VIII invece è tornato nel mondo che chiama casa e, dalle voci che ho sentito, sta addestrando un custode.” Continuò Isa. “Degli altri, non abbiamo trovato nessuna traccia.”
    “Non importa. Presto la nuova Organizzazione aumenterà di numero. E allora, potremo dare veramente inizio alla grande guerra del Keyblade!”
    “Dobbiamo solo eliminare quei custodi, no? Sarà un giochetto da ragazzi.” Fece Lerane. “Ora che abbiamo di nuovo un cuore, non ci fermeremo di fronte a nulla.”
    “Già! Io devo farla pagare a Sora e all’originale di Naminè!” continuò il numero IX, sorridendo.
    “Pazienza, amici miei. Presto tutti noi avremo la nostra vendetta. Il problema principale, però, non è solo Sora, l’eroe prescelto del Keyblade. Ci sono anche Master Dark e la nuova Master Hikari. In più, Yen Sid, assieme a Master Topolino, ha deciso di addestrare Sora, Riku e Kairi per farli elevare anche loro al rango di Master. Infine ci sono Terra, Ventus e Aqua. Anche se solo Aqua è una Master, gli altri due sono a piede libero, e rappresentano un problema. Terra al suo interno ha il cuore di Master Eraqus, mentre Ventus è direttamente collegato a Sora, con il quale ha condiviso il cuore.”
    “Quindi cosa possiamo fare? Ci sono anche altri quattro custodi, al momento tutti sul mondo dove si svolgerà la guerra.” Fece Hakai. “Due di loro sono nuovi e con poca esperienza, ma gli altri due potrebbero essere delle spine nel fianco. Senza contare che ci troveremmo subito addosso anche gli altri custodi.”
    “Infatti, ed è per questo che continueremo con la nostra ricerca di nuovi membri e di soldati per la nostra causa. Cancelleremo quest’universo, sostituendolo con uno nuovo, che sottostarà ai nostri voleri! La guerra del Keyblade ha dato inizio a tutto, e a tutto porrà fine!”
     
     
    Marco sbadigliò sonoramente, mentre apriva il frigo per prendersi dell’acqua.
    “Cavoli, non pensavo l’avrei mai detto, ma che noia…”
    “Come mai?” Chiese Saiko. “Credevo che ormai non sopportassi più tutti quegli Heartless e Nessuno, assieme agli incontri stravaganti…”
    “Per quanto mi riguarda, sono d’accordo con Marco.” Fece Pan. “Con voi non posso nemmeno allenarmi nel combattimento… vi farei fuori in pochi secondi….”
    “Ma che bello… Reborn ha proprio trovato dei degni sostituti…” disse Tsuna, piangendo lacrime amare.
    “Questo Reborn ti ha proprio fatto disperare, eh?” chiese Ryo.
    “Disperare? È un eufemismo il tuo! Mi ha fatto affrontare tartarughe giganti, fatto cadere giù da ponti da altezze superiori ai cento metri… Con lui la mia vita è diventata un vero inferno… E oltre a lui, si mettevano in mezzo rivali che volevano il mio posto o altri boss decisi a non farmi diventare tale…”
    “Beh, dai, poteva andarti peggio, no?” replicò il Tamer.
    Tsuna stava per replicare, ma l’apparizione improvvisa di un varco lo zittì seduta stante, assieme agli altri.
    “Un varco? Chi accidenti sta arrivando adesso?” chiese Marco.
    Pochi secondi dopo, la risposta arrivò sotto l’aspetto di un ragazzo dai lunghi capelli biondi, che indossava un paio di pantaloni neri e una canottiera blu scuro, lasciando così in vista una larga cicatrice sulla spalla destra.
    “Ehilà!” li saluto l’alchimista d’acciaio.
    Tuttavia, nessuno rispose al suo saluto, guardandolo come se fosse un alieno, smorzando così il suo entusiasmo.
    “Ehm… che succede ragazzi? Sembra che abbiate visto un fantasma…”
    “Edward Elric?!” urlarono in contemporanea Marco e Saiko.
    “Ah, ecco, sapevo che almeno tu mi avresti riconosciuto.” Rispose lui, salutando l’animorph. “Tu invece… non mi pare di averti mai visto, come anche gli altri. Ma tu perché mi conosci?”
    “Beh, ecco, è una lunga storia…”
    “Ah, ma certo!” disse lui, battendo un pugno nell’altra mano. “Tu sei uno di quelli che ha visto la mia storia attraverso un fumetto, giusto?”
    Saiko rimase sorpreso.
    “E tu come…”
    “Come lo so? Semplice: Dark e Hikari mi hanno avvertito che in qualche mondo avrei potuto incontrare qualcuno che mi conoscesse per questo motivo.”
    “Dark e Hikari?” lo interruppe Ryo. “Vuoi dire che li hai incontrati?”
    “Certo. Mi hanno aiutato a sconfiggere un nemico e a mettere in salvo me, mio fratello e Winry prima che il mio mondo venisse distrutto. E in più, mi hanno addestrato per più di un anno.”
    “Come scusa?” domandò Pan. “Ma se sono andati via poco più di un mese fa.”
    “Beh, diciamo che in un mondo dove siamo andati, abbiamo approfittato di una certa condizione… E quindi, anche se nel tempo normale sono passati solo pochi minuti, io, assieme ad un'altra custode e a uno, se ho capito bene, Shinigami, ci siamo addestrati per più di un anno.”
    “Shinigami?” ripeté Saiko. “Aspetta, non dirmi che era uno dai vistosi capelli arancioni e con una spada enorme!”
    “Ah, quindi conosci anche Ichigo? Cavoli, il tuo mondo dev’essere parecchio aggiornato sulla situazione degli altri.”
    Il mangaka, però, non lo sentì, limitandosi a rimanere paralizzato dalla sorpresa.
    “Ad ogni modo, ho deciso di raggiungervi. Dato che ora sono quello con maggiore esperienza tra i presenti, Dark mi ha chiesto di farvi da supporto, inoltre, ha detto che così avreste potuto usufruire nuovamente dell’alchimia.”
    “Beh, solo per l’ultimo punto, ti do il benvenuto a bordo!” rispose Marco, poco prima che l’allarme cominciasse a suonare.
    “Pare che non avrò molto tempo per ambientarmi in questa Gummiship, eh?”
    “Sembra proprio di no.” Rispose Ryo, andando ai monitor, visualizzando così il mondo.
    “Umh… Non so perché, ma ho l’impressione di averlo già visto…” commentò Marco, osservandolo.
    “Davvero? Beh, speriamo sia così, almeno avremo una guida.” Rispose Pan, per poi aprire il varco. “Su, andiamo! Speriamo che lì possiamo sgranchirci un po’!”
    “Battagliera la bambina, eh?” domandò divertito Edward, poco prima di ritrovarsi un Keyblade puntato sul collo.
    “Questa ‘bambina’ te la farà pagare cara se la chiami ancora così, chiaro? E ringrazia se userò solo il Keyblade e non la mia forza per ridurti ad un informe ammasso di carne!”
    L’alchimista deglutì.
    “M-Me lo ricorderò… Come rimpiangerò la chiave inglese di Winry…”
    “Chiave inglese?!” urlò spaventato Marco. “Dimmi che non era una suora ad usarla, ti supplico, dimmi che non è così!”
    “Ehm… no… sarebbe la mia… ragazza…” rispose lui, senza nascondere un po’ d’imbarazzo.
    “NOOOOO!!!!” urlò Saiko, lasciando tutti sorpresi. “Perché l’hai detto? Mi hai appena rovinato il finale della tua storia!!!”
    “Ehm… dubito che abbia seguito la mia vera storia…” rispose Ed, per poi attraversare il varco, assieme agli altri.
     
     
    “Te l’avevo detto, Pumbaa!” esclamò Timon. “Non dovevamo fermarci per annotarci quel posto!”
    “Ma Timon! Chissà quando lo avremmo ritrovato!”
    “Sì, ma ora se non la ritroviamo, Simba ci farà mangiare in un sol boccone!”
    “Suvvia, sono sicuro che la ritroveremo. Non può essersi allontanata troppo.”
    “E se le succedesse qualcosa? E se scoppiasse un incendio?! O se tornassero le iene?!”
    “Calmati Timon, vedrai che non succederà niente del genere.”
    “Forse hai ragione. In fondo, le possibilità sono le stesse di vedere aprirsi dal nulla un buco nero alle mie spalle, dal quale escano sei leoni, no? Pumbaa? Mi stai ascoltando? Perché ti sei fermato all’improvviso e stai guardando alle mie spalle come se avessi visto un fantasma?”
    “Ehm… Timon? Hai mai pensato di collaborare con Rafiki?”
    “Perché questa domanda?” chiese titubante.
    “E questo cosa significa?!” urlò una voce femminile alle sue spalle.
    “Non dirmelo: dietro di me si è veramente aperto un varco da cui sono usciti sei leoni, vero?” chiese il sulicate, osservando il facocero che annuiva, sempre ad occhi sgranati.
    Timon si girò immediatamente, ritrovandosi di fronte a sei leoncini, di cui uno era femmina.
    Quattro di loro avevano il pelo arancione, uno nero e quello femminile invece bianco.
    “Marco! Ci sei tu dietro a tutto questo, vero?” domandò quest’ultima.
    “No, credimi Pan, il mio potere di metamorfosi si limita a me stesso! E, a meno che tutti voi non abbiate trovato un cubo blu con affianco un leoncino, non può essere il mio stesso tipo di metamorfosi!”
    “E allora come abbiamo fatto a trasformarci?” chiese Ryo, che era il leoncino dal pelo nero.
    “Se ben ricordo, la stessa cosa succedeva anche a Sora, Paperino e Pippo, quando finivano in mondi particolari… Ma credevo fosse la magia di Paperino a permetterlo…” rispose Saiko, guardandosi una zampa.
    “Ma perché anche questo?” si lamentò Tsuna.
    “Umh… curioso… credevo fosse impossibile effettuare una simile trasmutazione…” rifletté Edward, osservando con interesse il suo corpo.
    “E voi chi cavolo siete?!” urlò Timon, interrompendo i loro discorsi.
    I sei custodi si girarono verso di lui.
    “No… non ditemi che non è come penso che sia…” disse Marco, battendosi la zampa sul muso, riconoscendo i due. “Ditemi che non siamo finiti nel mondo di Simba!”
    “Siete amici di Sora?” chiese Pumbaa.
    “Lo conoscete?” replicò Saiko.
    “Amici di Sora? Ma allora aspettate… anche voi siete degli umani?!” esclamò sorpreso il sulicate.
    “Già… Anche se sinceramente, faremmo fatica a crederci in questo momento…”
    “E ci credo… Beh, ora scusateci, ma dobbiamo riprendere la nostra ricerca!”
    “State cercando nuovi insetti da mangiare?” chiese Marco.
    “Magari! No, stiamo cercando qualcosa di decisamente più raro, difficile da prendere, e soprattutto, pericoloso!”
    “Cioè?”
    “La principessa Kiara!” rispose Pumbaa, alzando un po’ la voce.
    “Principessa?” ripeté sorpresa Pan, cercando di rimanere in equilibrio. “Cavoli, ma come fa mio nonno ad andare in giro con la coda? Ti destabilizza non poco…”
    “Scusa, ma non avevate detto di essere umani?” chiese Timon sorpreso dalla sua esclamazione.
    “Beh, io in teoria sono in parte Sayan, una razza molto simile agli umani, solo molto più forti e in origine tutti dotati di coda, che comportava un piccolo effetto collaterale…”
    “Che sarebbe?”
    “Nulla d’importante.” rispose lei, scuotendo la zampa.
    “Se lei lo chiama ‘piccolo effetto collaterale’, non voglio sapere che cosa intende per ‘grande effetto collaterale’…” mormorò Saiko.
    “Ad ogni modo, avete visto qualcosa di strano?” chiese Edward. “Creature nere, bianche, altri leoni sconosciuti… Qualcosa d’insolito insomma.”
    “Vediamo…” fece Timon, cominciando a contare sulle dita. “Prima si sviluppa da solo un incendio, nel quale rimane coinvolta la principessa, poi viene salvata da uno dei rinnegati, e dico non uno qualunque, ma Kowu, colui che doveva diventare l’erede di Scar. Quest’ultimo dice di aver tradito la sua gente e che desidera vivere nelle Terre del Branco. Mentre Simba lo tiene sott’occhio, tra lui e Kiara nasce un profondo legame. Quando Simba finalmente decide di fidarsi di lui, si scopre che in realtà era tutto un piano dei rinnegati per eliminare Simba, che riesce a salvarsi per un pelo. Kowu poi ha avuto il coraggio di tornare, dicendo che era vero, il piano originale era quello, ma grazie ai giorni passati qui si era reso conto di sbagliarsi, ma Simba, assieme a tutti gli altri animali delle Terre del Branco, l’ha esiliato. Solo che Kiara è scappata per seguirlo e stare con lui! E se non la ritroviamo al più presto possibile, Simba lo scoprirà, e dato che dovevamo essere noi a tenerla sotto controllo, ci farà mangiare da tutte le leonesse!”
    “Wow… riepilogo chiaro…” commentò Marco. “Però temo che voi non abbiate considerato un particolare…”
    “Cioè?” chiese Pumbaa.
    “Cioè che mi sono accorto poco dopo di voi della fuga di Kiara, e che vi sono venuto dietro per cercarla.” Disse una voce alle loro spalle, facendoli gelare sul posto.
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un grosso leone dal pelo arancione e una vistosa criniera rossa.
    “S-Simba! Ma che bella sorpresa trovarti qui! Bella giornata, non trovi?” cercò di dire Timon, nel vano tentativo di nascondere la verità al re.
    Lui lo ignorò, superandolo e fermandosi di fronte ai sei custodi.
    “Siete amici di Sora, non è vero?” chiese.
    “È così ovvio, vero?” replicò Saiko.
    “Beh, dopo il messaggio di Aqua, immaginavo un suo ritorno. Certo, non credevo sarebbero giunti altri custodi.”
    “Al momento Sora non può venire qui. Sta venendo sottoposto ad un esame per diventare un Master del Keyblade.”
    “Capisco… Ad ogni modo, credo di potermi fidare di voi come facevo con lui, no?”
    “Di certo non siamo custodi cattivi, se questa è la tua preoccupazione. Piuttosto, Timon ci parlava di tua figlia. Hai idea di dove possa essere andata?”
    “Purtroppo so solo che vuole raggiungere Kowu. Si è invaghita di lui e non vuole capire quanto sia pericoloso.”
    “Menomale che qui non c’è anche Dark.” Fece Marco. “Altrimenti per Hikari sarebbe diventato ancora più difficile riuscire a convincerlo che l’amore non è una cosa negativa.”
    “Dark?” chiese Simba curioso.
    “È un altro custode, i cui poteri sono di gran lunga superiori ai nostri, ma che ha rinnegato l’amore. Non ne sono certo, ma avrebbe potuto ignorare la tua richiesta di cercare Kiara.”
    “Ma è un custode della Luce?”
    “Non proprio… lui rappresenta l’equilibrio. Luce e Oscurità per lui sono la stessa cosa. Ma per nostra fortuna, è dalla parte della luce. Non sarebbe stato bello avere come nemico uno che può distruggere un mondo in pochi secondi…”
    “Un momento, un momento!” li interruppe Timon. “Voi avete come amico… uno che si diverte a distruggere pianeti come hobby?!”
    “No, no. Finora ha distrutto solo un mondo, che per di più ha creato lui stesso.”
    “Scusate, ma che poteri ha? Insomma… mi sembra esagerato…” fece Pumbaa.
    “Esagerato?” ripeté Ed, per poi scoppiare a ridere. “Tu non sei stato allenato da lui per più di un anno. Ho perso il conto delle volte che ho dovuto ricostruirmi le ossa a furia di cercare di sconfiggerlo… senza esserci mai riuscito.”
    “Tsk. Mio nonno avrebbe fatto di meglio. E probabilmente anch’io.”
    “Dici davvero, mocciosa?”
    “Sì, dico davvero! Almeno mio nonno se l’è meritato il titolo di guerriero più forte dell’universo, e dato che forse non lo sai, ha tenuto testa anche a Dark!”
    “Dark dev’essersi trattenuto. Credimi, volendo potrebbe distruggere ben più di un pianeta in un colpo solo!”
    “Basta!” urlò Tsuna, mettendosi tra i due. “Non è il momento di litigare.”
    “Giusto, concordo con il leoncino.” Disse una voce alle loro spalle.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad una leonessa dal pelo piuttosto rovinato, che avanzava verso di loro. “Non la pensi anche tu così, Simba?”
    “Zira! Ne hai di coraggio a presentarti da sola dopo l’attentato da parte di tuo figlio.”
    “Mio figlio? Ho rinnegato quel debole! Alla fine non aveva nemmeno più intenzione di ferirti. Tua figlia ha fatto un ottimo lavoro… Anni di addestramento mandati a monte in pochi giorni!”
    “Cosa?” domandò allibito il leone.
    “Sei più stupido di quanto pensassi! Kowu cercava di avvertiti quando ti abbiamo attaccato e ti ha salvato la vita, sacrificando quella di suo fratello maggiore. E poi è scappato via. Per colpa sua, anche le altre leonesse cominciano ad avere dubbi sul fatto che tu debba essere eliminato.”
    “Quindi sei venuta da sola?” chiese Ryo.
    “Sola? Oh, no, no. Ho trovato alleati più potenti… immagino che voi li conosciate piuttosto bene.”
    Non appena ebbe detto ciò, attorno a lei si aprirono decine di varchi oscuri, dai quali uscirono altrettante leonesse nere, tutte avvolte da un’aurea oscura.
    “Heartless!” urlò Edward, evocando tra le zanne il Keyblade, imitato da tutti gli altri.
    “Com’è possibile?” chiese Simba, mettendosi davanti a Timon e Pumbaa. “Credevo fossero spariti dalle Terre del Branco!”
    “Lo erano infatti…” fece una voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro.
    Pochi secondi dopo, una ragazza dai capelli neri e gli occhi viola uscì da un varco.
    “Un umano?! Un umano nelle Terre del Branco?!” urlò Timon. “Non è possibile!”
    “Jessie?” chiese inizialmente Edward, per poi scuotere la testa. “No… Tu sei la sua parte oscura, Jyassmie!”
    “Oh, vedo che vi ha parlato di me. Bene, eviteremo inutili presentazioni. Certo, non mi aspettavo di trovarvi sotto quest’aspetto…”
    “Non ci sottovalutare!” rispose l’alchimista, mentre il terreno sotto di lui cominciava ad alzarsi, creando un cannone. “Fuoco!”
    Non appena ebbe dato l’ordine, l’ordigno cominciò a caricare energia, per poi scagliare un raggio di luce verso l’avversaria, che evocò sia la Via del Tramonto sia l’Artiglio della Notte, riuscendo così a deviare il raggio.
    “Però… riuscire a usare in quel modo la luce… non male.”
    “E questo è solo l’inizio!”
    “Oh, su questo concordo. Zira, tra poco avrai la tua vendetta.” Disse la custode, creando poi tra le mani una piccola sfera luminosa.
    “Cosa credi di fare?” chiese Simba.
    “Sapete, Xadvid ci ha spiegato velocemente le cose più importanti su diversi mondi che conosce. Compresa una cosa interessante sul mondo di uno di voi…”
    “E sarebbe?” chiese Tsuna, per poi accorgersi dello sguardo fisso della Sayan. “Pan? Che succede?”
    Non appena l’ebbe nominata, Marco e Saiko guardarono la sfera, per poi girarsi verso di lei.
    “Ha la coda ora!” urlarono insieme.
    “E con questo? Al momento tutti noi l’abbiamo.” Fece Ryo.
    “Non è la stessa cosa!” replicò l’animorph, preso dal panico. “Tu non sai cosa significa questo!”
    “Ma io sì.” disse Jyassmie, per poi lanciare in aria la sfera, che venne subito avvolta da una barriera.
    Una volta raggiunto il cielo, la sfera s’ingrandì di colpo, diventando simile alla luna.
    “Wow… Che paura, una seconda luna…” fece Timon, prendendo un po’ di coraggio. “Cos’è? Vuoi cambiare le maree?”
    “Ehm… Timon?” lo interruppe Pumbaa, cominciando a tremare.
    “Che succede?”
    “È normale che un leone cominci ad avere degli spasmi senza un motivo apparente, dopo aver visto la luna?”
    Il sulicate si girò, vedendo Pan che tremava in maniera evidente.
    “Che cosa le sta succedendo?” chiese Simba.
    “Maledizione… Dobbiamo tagliarle subito la coda, o saremo nei guai!” urlò Marco, cercando di attaccarla con il Keyblade.
    Ma prima che potesse avvicinarsi, una specie di colpo di vento lo fece volare all’indietro.
    Nel frattempo, la figura di Pan cominciò a cambiare, riprendendo gradualmente il suo aspetto originale, mantenendo però la coda, che cambiò leggermente di forma, diventando simile a quella di una scimmia.
    Poi il suo corpo cominciò a pulsare e ad ingrandirsi.
    Sulla sua pelle iniziò ad apparire del pelo marrone, che in breve la ricoprì completamente.
    Il suo viso si allungo, mentre i suoi denti si trasformavano in zanne.
    I custodi indietreggiarono, imitati dagli altri presenti, Zira compresa, tranne Jyassmie, che invece scoppiò a ridere.
    “C-Cos’è q-quel c-coso?!” urlò spaventato Timon, indicando un gorilla alto una decina di metri, che cacciò un grido che riecheggiò tutt’attorno.
    “È il ‘piccolo effetto collaterale’ dei Sayan.” Spiegò Saiko, senza nascondere la sua paura. “Quando i Sayan provvisti di coda vedono una luna piena si trasformano in enormi gorilla… In qualche modo, il fatto di essere diventata temporaneamente una leonessa, e quindi entrando in possesso di una coda, ha risvegliato la sua vera natura… e la cosa peggiore, è che quando ciò avviene, chi si trasforma perde completamente il controllo su se stesso! Diventa una creatura incapace di distinguere amici e nemici, e distrugge tutto e tutti!”
    “Come possiamo fermarla?” chiese Simba.
    “I modi sarebbero tre: distruggere quella sfera simile alla luna, tagliarli la coda, oppure… ucciderla.”
    “Beh, alla fine è solo un gorilla un po’ troppo cresciuto. Che cosa potrà mai-” cominciò Pumbaa, per poi osservare Pan spalancare la bocca e lanciare un raggio che li superò, andando poi a scontrarsi con il terreno, provocando un cratere largo una decina di metri.
    “…fare…” concluse il facocero, spalancando la bocca.
    “Se solo fossimo nella nostra forma umana… potremmo cercare di contrastarla, alla peggio ricorrendo alla fusione… ma nemmeno io posso tornarci in questo modo… Dovrei aver acquisito il mio DNA, ma non posso farlo!” fece Marco.
    “Forse posso pensarci io…” disse Ed. “Ma mi serve un po’ di tempo… Devo effettuare un’alchimia per la quale è necessario un cerchio alchemico. Nemmeno il potere della pietra è sufficiente.”
    “Forse posso riuscire a contrastarla per qualche minuto, ma mi serve il tuo aiuto.” Si propose Tsuna, avvicinandosi a Ed e mormorandogli qualcosa all’orecchio.
    “Però dopo dimentica quanto ti ho detto. Se Reborn dovesse scoprire che ti ho detto queste cose, la sua punizione sarà molto dura… Forse anche più di dover affrontare Pan con uno stuzzicadenti…”
    “Non preoccuparti.” Rispose Edward, alzando una zampa, sulla quale si creò dal nulla una caramella, che lanciò a Tsuna. “Sarò muto come un pesce.”
    “Grazie. Per tutti e due i favori ovviamente.” Rispose il decimo, mangiando al volo la caramella.
    “Scusate se v’interrompo… Ma questo non mi sembra il momento più adatto per mangiare, sapete?” fece Timon.
    “Non preoccuparti.” Rispose Tsuna, mentre sulla sua fronte appariva una fiamma, e il suo tono di voce si faceva freddo. “Quella caramella mi serviva per risvegliare il mio vero potenziale.”
    Prima che potesse dire altro, attorno alle sue zampe apparvero dei guanti di stoffa, che diventarono subito di ferro, con una X sopra.
    “Non sono come i tuoi originali.” Spiegò Ed, mentre i fulmini dell’alchimia sparivano. “Probabilmente dureranno solo per qualche minuto, non di più.”
    “Basterà.” Rispose Tsuna, per poi farsi avvolgere dalle fiamme e volare contro il gorilla.
    “Vedo che Sora ha amici potenti.” Disse Simba.
    “Io invece comincio a sentirmi a disagio… Sembra che sia l’unico ad essere senza poteri…” commentò Ryo, mentre dietro di lui Saiko annuiva.
    “Già. Non pensavo che essere dei comuni umani potesse penalizzare così tanto…”
    “Gli umani possono diventare molto forti.” Fece Ed, per poi appoggiare a terra il Keyblade. “Ma ora, lasciatemi lavorare. Non è facile disegnare usando la bocca…”
    “E tu pensi che te lo lascerò fare?” si mise in mezzo Jyassmie, puntandogli contro il Keyblade. “Questo mondo cadrà nell’oscurità, e il merito sarà proprio di una custode.”
    “Credi forse che quando l’effetto di quella luna sarà passato, Pan ti perdonerà per averla usata?” chiese Marco.
    “Tu sottovaluti il potere delle tenebre. Quando si sarà resa conto di ciò che ha fatto, il rimorso s’impossesserà di lei, e lentamente, la porterà a perdere se stessa, e si unirà alla nostra causa.”
    “Come se te lo lasciassimo fare!” urlò Saiko, mettendosi di fronte a lei, pronto ad attaccare.
    “E io non ti lascerò distruggere il nostro mondo.” Fece Simba, affiancando i custodi.
    “Non preoccuparti, Simba. Tu soccomberai qui, per zampa mia!” Disse Zira, affiancandosi alla custode oscura.
    “Sai bene che sono più forte di te.” Replicò il re.
    “Sì, ma tu non accetterai mai dentro di te il potere dell’oscurità. Io invece sì! Jyassmie, procedi pure. Non m’importa più di nulla!”
    La ragazza sorrise.
    “Come desideri.” Rispose.
    Poi evocò l’Artiglio della Notte, con il quale colpì al cuore la leonessa.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    I presenti sgranarono gli occhi quando videro il corpo di Zira diventare nero, per poi cominciare a dissolversi, lasciando solo un cuore di cristallo rosso, che rimase sospeso in aria.
    Senza fermarsi, la custode puntò il Keyblade su di esso, dal quale uscì un raggio dello stesso colore, che lo colpì. Il cuore resistette al raggio, ma cominciò a mutare colore, diventando sempre più scuro, fino a raggiungere il colore dell’oscurità.
    Quando Jyassmie interruppe il raggio, il cuore cominciò a girare su se stesso, per poi far uscire un denso liquido nero, che colò al suolo.
    Infine, il cuore stesso cominciò a dissolversi in quel liquido, divenendone parte integrante.
    “Cos’hai fatto?” chiese Ryo, osservando ciò che restava della leonessa.
    “Una cosa che voi stolti custodi della luce non osereste nemmeno pensare. Ho modificato la natura del suo cuore.”
    “Hai… fatto cosa?!” urlò sorpreso Edward. “Hai osato… violare il tabù…”
    Senza aspettare altro, l’alchimista fece un salto, mentre le sue zampe venivano avvolte da dei piccoli fulmini azzurri.
    Quando atterrò, essi scattarono verso il cielo, sparendo in esso.
    “Speriamo arrivino presto…” mormorò, per poi riappoggiare il Keyblade a terra. “E ora pensiamo a distruggere la magia di questo mondo!”
    Ma prima che potesse cominciare, la sostanza nera cominciò a sollevarsi, prendendo una forma sferica, e prese a galleggiare. La sfera poi cominciò ad allungarsi sia verso l’alto sia verso il basso, prendendo una forma ovale.
    “Dimmi, alchimista d’acciaio. Tu hai tentato di riportare in vita tua madre, non è vero?” chiese Jyassmie. “Però hai fallito, perdendo un braccio, una gamba e l’intero corpo di tuo fratello. L’unica cosa che avete ottenuto è stato un ammasso informe di carne. Per te quindi la trasmutazione umana è impossibile.”
    “Ad essere precisi, è impossibile riportare in vita una persona… L’anima, l’essenza di una persona, o come la chiamate voi, il cuore, una volta distrutto non può essere ricreato… Ma tu l’hai fatto… hai alterato un cuore…”
    “E tu sai cosa significa, vero?” ghignò la custode oscura.
    Edward abbassò lo sguardo.
    “Modificando un cuore, alteri la natura del proprietario… Dark mi ha spiegato che il cuore è il nucleo di una persona, al cui interno ci sono tutte le informazioni su di essa. È per questo che il cuore mantiene personalità e caratteristiche della persona. Ed è stato grazie a ciò che Sora, dopo essersi trafitto con il Keyblade ed essere diventato un Heartless, è riuscito a riprendere il suo aspetto. Certo, Dark dice che potrebbe essere stata anche la presenza di una delle sette principesse della luce…”
    “Ma il vero motivo è il fatto che Sora è il prescelto del Keyblade, il custode della luce per eccellenza. Sai, sono venuta a conoscenza di una certa leggenda… Pare che il predecessore di Sora non abbia portato solo pace nell’universo.”
    “Lo so. Ha gettato anche il caos. Sono stato avvertito in proposito.”
    “Lo stesso caos che ha generato Hakai!” continuò Jyassmie, per poi osservare la massa nera, dalla quale cominciarono a prendere forma quattro arti. “E l’universo ha risposto a ciò generando il primo custode dell’equilibrio, il quale con un costo elevato, ha riportato la situazione alla normalità, ma ora l’oscurità è più forte della luce! E tutto perché essa si rifiuta di usare mezzi che ritiene troppo ingiusti, come quello usato da me! Ho preso un cuore una volta devoto alla luce, ma contaminato nell’oscurità, e l’ho trasformato in un cuore di pura oscurità! Esistono sette principesse della luce, ma non le loro controparti… ciò significa che dovremo rimediare!”
    Non appena finì di parlare, la massa oscura emanò una luce nera, che la nascose alla vista di tutti.
    Quando essa scomparve, di fronte a loro c’era una donna vestita di nero.
    Aveva lunghi capelli color paglia, tutti arruffati, e le unghie delle mani erano lunghe e deformi, come se non fossero curate da molto tempo.
    I suoi occhi emanavano pura oscurità, e la sua bocca era deformata in un ghigno divertito.
    La donna alzò le mani verso di sé, osservandole con attenzione.
    “Capisco… Quindi è così essere umani…” disse, con una voce che sorprese tutti.
    “Zira?!” urlò Simba, scioccato.
     
    Tsuna fu scagliato su una roccia da una manata della Sayan, finendo sepolto dalle sue macerie.
    Il decimo le spostò, riemergendo.
    Lo scontro contro Pan lo stava mettendo a dura prova, procurandogli diverse ferite.
    “Per fortuna… in questo stato la percezione del dolore è minore…” disse, pulendosi con la zampa un fiotto di sangue che gli usciva dalla bocca, per poi osservare il gorilla, che avanzava verso di lui.
    “Maledizione… non sarei voluto arrivare a tanto… perdonami Pan.” Disse, mentre attorno alle sue zampe riapparivano le fiamme.
    Sawada si alzò su due zampe, per poi alzare quelle anteriori verso la custode trasformata.
    Immediatamente le fiamme aumentarono di calore e d’intensità, creando di fronte a lui una piccola colonna di fuoco.
    Poi improvvisamente, le fiamme si spensero.
    “Zero Chiten Toppa.” Disse Tsuna.
    Non appena ebbe detto ciò, le fiamme ricomparvero tutte insieme, per poi cominciare a pulsare.
    “First Edition.” Continuò Tsuna, scomparendo per un secondo e riapparendo in testa al gorilla.
    Prima che Pan potesse reagire, dalle fiamme cominciò ad uscire del ghiaccio, che in pochi secondi l’avvolse completamente, congelandola.
    “Mi dispiace… quel ghiaccio non si può sciogliere… è finita.” Disse Tsuna, mentre le sue fiamme scomparivano e lui scendeva dal gorilla.
    “E ora vediamo di aiutare gli altri.”.
    Ma non appena si girò, un rumore alle sue spalle lo fermò.
    “Interessante… Quindi le tue fiamme possono creare del ghiaccio? Devo ammettere che questo non l’avevo ancora visto…” disse una voce, che lo costrinse a voltarsi nuovamente.
    Tra lui e Pan era comparso un uomo dai capelli raccolti in una coda, con una benda che gli copriva un occhio e una cicatrice dall’altra parte del volto.
    “Sawada Tsunayoshi, giusto? Piacere, io sono Braig.” Disse l’uomo, mostrando un ghigno. “Da come Xanxus parlava di te, credevo fossi qualcosa di più di un semplice ragazzino…”
    “Conosci Xanxus?”
    “Certo! Stiamo dalla stessa parte. Vedi, io sono uno dei più vecchi alleati di Xehanort.”
    Sulla fronte di Tsuna riapparve subito la fiamma.
    “In questo caso, ti dovrò eliminare.”
    “Oh, no no. Non ho intenzione di combattere. Sono venuto qui solo per aiutare.” Spiegò, muovendo l’indice destro in segno di negazione.
    “E come intendi farlo senza intervenire in prima persona?”
    “Semplice. A quanto mi risulta, anche tu hai assistito al massimo potenziale della specie di Pan, giusto?”
    “E con questo? Stando a quanto dice, suo nonno è uno dei più forti guerrieri dell’universo.”
    “Sì, questo è quello che ho sentito anch’io…” rispose Braig, creando una sfera nera, che poi lanciò verso la luna finta.
    La barriera si aprì giusto quel poco per farla passare, richiudendosi immediatamente.
    La sfera bianca poi si aprì a metà, inglobando quella nera, che sparì al suo interno.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    Poi la sfera cominciò a cambiare colore, avvicinandosi al giallo.
    Uno scricchiolio costrinse Tsuna a spostare lo sguardo sul gorilla, attorno al quale il ghiaccio cominciò a sciogliersi.
    Gradualmente il suo colore cominciò a mutare, diventando simile all’oro.
    Mentre era ancora dentro il ghiaccio, riuscì a spalancare le fauci, all’interno delle quali cominciò a caricare un raggio d’energia, diretto verso il decimo.
    Quando infine il ghiaccio si ruppe in mille pezzi, il colpo partì rapidamente non avendo più vincoli, in contemporanea, una luce rossa si accese sotto i loro piedi.
     
    Zira sorrise, per poi creare tra le mani una sfera nera.
    “Fantastico… non so come, ma so usare alla perfezione l’oscurità…” disse, trasformando la sfera in una lancia.
    “Manipolazione degli elementi? E per di più dell’oscurità?” fece sorpreso Edward. “Com’è possibile?”
    “Il suo cuore ora è completamente oscuro e ciò rende possibile fare cose altrimenti impossibili.” Spiegò Jyassmie.
    “Capisco…” disse Edward, mentre sotto di lui apparivano i classici fulmini dell’alchimia. “Mi costringi ad accelerare i tempi…”
    “Cosa vuoi fare?” chiese Marco.
    “Creerò il cerchio usando l’alchimia stessa, ma mi porterà via parecchie energie…” fece Ed, mentre sotto alle sue zampe cominciava ad apparire un disegno, che velocemente ricoprì l’intera area.
    “Così grande?” domandò Saiko, osservando il cerchio alchemico.
    “E questo cos’è?!” chiese Timon, mentre il disegno s’illuminava.
    “Scusatemi, non riuscirò ad escludervi dal processo. Dopo cercherò di riportare tutto alla normalità…” disse l’alchimista, mentre una luce rossa lo copriva, come tutti gli altri.
    Quando la luce tornò normale, i custodi erano tutti tornati al loro aspetto originario.
    Edward era in piedi, ansimante, con un piccolo sorriso sul volto.
    “B-Bene… posso ancora definirmi… un genio dell’alchimia…” disse, prima di perdere i sensi.
    Ma prima che toccasse terra, un uomo dai lunghi capelli rossi, che indossava un paio di pantaloncini e una maglietta a maniche corte, entrambi di colore beige, lo prese al volo.
    “Non so cosa tu abbia fatto… ma devo dire che mi hai sorpreso.” Fece lui, appoggiando a terra Edward.
    “Cosa diamine è successo?!” urlò un uomo poco lontano, che indossava una tuta marroncina e aveva dei corti capelli rossi, mentre si guardava le mani, con gli occhi sgranati, imitato da un altro al suo fianco, che invece aveva capelli marroni scuro e aveva addosso un completo dello stesso colore.
    “Sei Simba, vero?” chiese Saiko, avvicinandosi all’uomo dai capelli lunghi. “Edward aveva detto che non sarebbe riuscito ad escludervi dalla sua alchimia… Scusateci, vi abbiamo coinvolto.”
    “Non preoccupatevi. Se servirà per salvare le Terre del Branco, non importa.”
    “Simba! Vedo che la tua testardaggine è indistruttibile. Vediamo se però resiste a questo!” disse Zira, per poi scagliargli contro la sua lancia.
    I custodi evocarono subito il Keyblade, ma attorno a loro apparvero diversi Heartless, che li ostacolarono, lasciando Simba da solo, senza nessuna arma.
    Ma poco prima che la lancia lo colpisse, qualcuno si gettò contro il re, buttandolo a terra e permettendogli così di schivare l’attacco, che andò a conficcarsi nel terreno.
    “Tutto bene?” chiese l’uomo, anch’egli dai capelli lunghi, ma stavolta neri, con una cicatrice sull’occhio sinistro.
    Simba lo guardò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi.
    “Kowu?” esclamò.
    L’altro annuì.
    “So che non ti fidi di me, e non posso darti torto, ma permettimi di cercare di riscattarmi.”
    “Kowu!” fece Zira, senza nascondere la sua ira. “Osi ancora intrometterti? Non ti è bastato aver ucciso tuo fratello?!”
    Lui si girò verso la donna.
    “Madre, nonostante tu sia cambiata d’aspetto, vedo che il tuo odio è rimasto invariato. Ho saputo cos’ha fatto Scar. Cose che tu mi hai tenuto nascosto, o che mi hai raccontato in maniera diversa. Mi dispiace, ma non posso condividere i tuoi ideali. Io sono dalla parte di Simba e di Kiara!”
    Zira lo guardò, riducendo gli occhi a due fessure.
    “Molto bene!” disse, creando tra le mani due lance d’oscurità. “Allora perirai assieme a loro!”
    “Maledizione!” fece Marco, distruggendo un Heartless. “Non riusciremmo a distruggerli in tempo, e Edward è ancora privo di sensi!”
     
    Tsuna si ritrovò d’un tratto nuovamente umano, giusto in tempo per venire afferrato da un paio di braccia, che lo spostarono in tempo, evitando così il raggio di Pan, che distrusse il terreno che colpì.
    Tsuna fece per girarsi e vedere chi era stato, ma prima di riuscirci la persona che l’aveva preso inciampò, cadendo a terra e rotolando per qualche metro.
    “Ahi…” fece Tsuna, mentre la sua fiamma scompariva, per poi girarsi.
    Poco lontano da lui c’era una donna dai capelli biondi, che indossava un completo beige con sopra una giacchetta dello stesso colore, che in quel momento si stava tenendo la testa.
    “Cavoli… che male…” fece lei. “Ritrovarsi di colpo umana non è stata una cosa che rientrava tra le possibilità…” Poi si girò verso Tsuna. “Ehi tu! Se desideri farti ammazzare, vedi di non farti far fuori da un mostro che può distruggere tutto come se niente fosse!”
    “S-Scusa. Solo, non credevo potesse essere così forte… Comunque tu chi sei?”
    “Mi chiamo Kiara, Sono la figlia del re, Simba. Lo conoscerai, no?”
    Tsuna la guardò sorpreso.
    “Come la figlia di Simba? Scusa, ma non dovresti essere una leonessa?”
    “Perché, tu fino a pochi secondi fa cos’eri?” replicò lei.
    “Oh, questo è interessante…” osservò Braig, avvicinandosi. “Sembra che la magia di questo mondo sia stata alterata…”
    Mentre diceva ciò, evocò due fucili, che puntò subito contro i due.
    “Sembra proprio che potrò divertirmi anch’io. Una volta eliminati, Pan non avrà nessuna possibilità per tornare normale. Addio.”
    Ma prima che Braig potesse sparare, due grida lo distrassero, costringendolo a voltare lo sguardo verso la finta luna, che fu raggiunta da un raggio nero e da uno bianco.
    La barriera sembrò resistere per qualche secondo, per poi sparire sotto i due colpi assieme alla luna.
    Il gorilla, che stava avanzando verso i due custodi si fermò di colpo, per poi cominciare a diventare più piccolo, fino a tornare ad assumere l’aspetto di Pan, che rimase svenuta a terra.
    “Chi è stato?” esclamò sorpreso Tsuna, poco prima che due ragazzi atterrassero di fronte a loro.
    “Tsk. È stato fin troppo facile.” Disse uno dei due, che aveva dei capelli bianchi con due evidenti orecchie da cane che spuntavano da essi, con indosso un kimono rosso, mentre portava sulla spalla un Keyblade verde con riflessi argentati.
    “Già. Per fortuna ci hanno fatto documentare abbastanza, così abbiamo potuto risolvere subito il problema.” Rispose l’altro, dai capelli arancioni, che indossava un kimono nero, e stringeva nella mano una katana nera.
    Inuyasha e Ichigo si girarono insieme verso Tsuna e la ragazza.
    “Ehi, voi due, tutto bene?” chiese un terzo ragazzo, apparendo alle loro spalle.
    “K-Koji! Inuyasha!” esclamò sorpreso Tsuna, riconoscendone due.
    “E io sono Ichigo. Scusate per il ritardo, ma il messaggio ci ha messo un po’ ad arrivare.”
    “Messaggio?”
    “Edward ci ha chiesto aiuto usando l’alchimia. Un trucchetto che deve avergli insegnato Dark.” Spiegò Koji.
    “Tipico suo. Doveva far chiamare noi invece di lui, eh?” si lamentò Inuyasha, per poi sospirare. “E usando la scusa dell’allenarsi, non possiamo nemmeno ribattere… Cavoli, Tessaiga era decisamente più facile da usare rispetto a questo Keyblade…”
    “E voi chi siete?” chiese Braig.
    I tre nuovi arrivati non risposero.
    “Inuyasha, va a vedere come sta Pan.” Disse Ichigo, per poi puntare contro l’ex membro dell’Organizzazione XIII il proprio Keyblade.
    “Eh, no! Mi spiace per te, ma non te lo lascerò!” rispose il mezzodemone. “Il suo amico ha distrutto il mio mondo…” il suo tono si abbassò. “Ha eliminato tutti tranne me…”
    “Concordo con Inuyasha. Tutti noi abbiamo un conto in sospeso con questi tipi… Ci conviene aspettare Edward, e poi, non so se vi ricordate che cosa può fare quella ragazzina… Se si sveglia mentre la aiutiamo, e Ed non ha ancora riparato i suoi vestiti con l’alchimia, come minimo ci lancia contro un’onda energetica…” fece Koji.
    “In questo caso, lasciate che vi dia anch’io una mano.” Disse Tsuna, recuperando il sacchetto con le caramelle e mangiandone una.
    La fiamma riapparve subito, come il suo tono risoluto.
    Inuyasha sorrise.
    “Proprio come abbiamo letto… senza quella fiamma sembra una schiappa, ma quando è in quello stato, è proprio il decimo boss della famiglia Vongola.”
    Il diretto interessato si girò verso di lui.
    “E tu come…”
    “Lunga storia.” Tagliò corto Ichigo. “Ora occupiamoci di lui.”
    Braig sorrise.
    “Interessante… Ben quattro custodi da affrontare. Chissà se siete allo stesso livello di Terra e Aqua oppure no.” Rispose l’ex Nessuno, preparandosi ad attaccare.
     
    Simba e Kowu alzarono le mani davanti al volto, pronti a proteggersi dalle due lance.
    Ma prima che esse li raggiungessero, due raggi di luce le colpirono, distruggendole.
    In contemporanea, una serie di frecce illuminate colpirono tutti gli Heartless, facendoli scomparire.
    “Cosa?” fece Jyassmie. “Chi è stato?”
    Ma prima che potesse ottenere la risposta, il rumore di un’esplosione la costrinse a voltarsi, giusto in tempo per vedere la luna esplodere, scomparendo alla vista di tutti.
    “Vedo che hai già cominciato a seminare caos.” Disse una voce, anticipando l’arrivo di Jessie, che atterrò alle sue spalle, con entrambi i Keyblade in mano.
    Nello stesso momento, accanto agli altri custodi atterrarono un ragazzo dai capelli castani, lunghi fino alle spalle, i cui vestiti erano di un blu acceso e che teneva in mano un Keyblade blu; e infine una ragazza dai corti capelli color rame, che indossava un completo estivo color rosso fuoco, con una benda nera legata attorno alla testa e in mano un Keyblade dello stesso colore dei vestiti.
    “Tipico. Dovevo intervenire io per risolvere la situazione.” Fece Asuka, sorridendo. “Lo dicevo che questi qui erano solo degli smidollati.”
    “Asuka? Justin?” esclamò sorpreso Marco, raggiungendoli. “Cosa ci fate qui?”
    “È merito di Edward.” Rispose Jessie, lanciando subito una magia curativa sull’alchimista. “Con Dark avevamo messo a punto una speciale magia che gli avrebbe permesso di contattare gli altri custodi della luce. E qualche minuto fa, Ed l’ha usata. Io l’ho ricevuta nel mio mondo, e una volta arrivata qui mi sono incrociata con loro.”
    “Noi invece abbiamo ricevuto il messaggio durante il nostro allenamento. Di recente, sono arrivati diversi custodi, perciò Light e Rexenet hanno preferito lasciarci addestrare da soli.” Continuò Justin. “E devo ammettere che il loro mondo è una vera e propria fonte d’informazioni.”
    I custodi furono poi distratti dai gemiti di Ed, che si stava rialzando.
    “Tutto bene?” chiese Saiko.
    “Sì…” rispose lui, per poi appoggiare a mano una terra, facendo partire una reazione alchemica che li superò. “Pan è tornata normale… ora le ho mandato un po’ d’energia per riprendersi, oltre che nuovi vestiti, dato che quelli vecchi immagino siano stati ridotti a brandelli…”
    “Ma che premuroso…” lo prese in giro Zira. “E ora che sono arrivati i rinforzi, sperate forse di potermi sconfiggere?”
    “Tu sottovaluti i custodi.” Fece Ryo, puntandole contro il Keyblade.
    “Già… E ringrazia che siamo arrivati solo noi… se fosse arrivato lui, di te non ci sarebbe già più nemmeno il ricordo.” Continuò il blu ranger.
    “E tu cosa vuoi fare invece?” chiese Jessie alla sua controparte, che sorrise, per poi aprire un varco oscuro dietro di sé.
    “Credo tornerò alla base a fare rapporto… Siete più avanti di quanto credessimo…” disse, per poi voltare lo sguardo verso il cielo, che cominciava a diventare scuro per il tramonto. “E poi, c’è qualcuno qui che non mi piacerebbe incontrare tanto presto, sebbene la tentazione sia forte…”
    Quest’affermazione lasciò sorpresi i keyblader.
    “Di chi stai parlando?” domandò la custode del Tramonto.
    “Poveri stupidi e sciocchi custodi della luce. Rimanete accecati da essa, incapaci di scorgere altro. Siete ancora molto lontani dal poter vincere la guerra. Zira, fanne pure ciò che vuoi.” Concluse la custode oscura, scomparendo dentro il varco.
    “Volentieri.” Rispose la leonessa, armandosi di una spada nera.
    “Chi ci pensa?” chiese Justin, sapendo già la risposta.
    “Che razza di domande fai? Lasciate che me ne occupi io. In fondo, sono stata la prima allieva di Light e Rexenet, no?” rispose Asuka.
    “Sicura di non volere una mano?” le domandò Marco.
    “Tsk. Il mio obiettivo è distinguermi e dimostrare di essere la custode migliore di tutti. Non accetto aiuto da persone di una categoria infima.”
    L’Animorph sorrise.
    “Come vuoi. Allora noi ci metteremo da parte.” Disse, spingendo via Saiko e Ryo, mentre gli altri lo seguirono.
    “Ma sei pazzo? Non ce la farà mai da sola! E poi mi da sui nervi come parla!” protestò il mangaka.
    “Sta fingendo.” Rispose l’altro. “Riesce a ingannare molti, ma non può ingannare uno che finge di essere uno stupido che non riesce mai a pensare seriamente.”
    “Però… l’hai capita subito e senza aver avuto bisogno di leggere nulla in proposito. I miei complimenti.” Disse Justin.
    “Leggere?” chiese Jessie incuriosita.
    “È una lunga storia…”
    La custode annuì, capendo che non era un argomento facile, soprattutto se c’entravano le faccende di altri mondi.
    “Peccato però… avrei voluto affrontare Jyassmie… quella che ha lasciato al suo posto è debole. La sua oscurità è determinata, ma non forte. Potrebbe eliminarla anche un novellino.”
    “A proposito… è una mia impressione, o voi due siete parecchio simili?” chiese Saiko.
    “Direi che è ovvio. È la mia parte oscura, il mio nemico naturale… Colei che devo eliminare a tutti i costi.”
    “Però… sembra proprio che non ci sia un custode normale, eh?” sospirò Marco. “Ma immagino che già essere custodi precluda l’essere normali…”
    “Beh, non importa.” Si mise in mezzo Kowu. “Per me, mia madre è morta da tempo.”
    Simba si girò verso di lui.
    “Ho sbagliato con te, Kowu. Dovevo capire che non avevi colpa, e dovevo ascoltare Kiara…”
    “Kiara!” urlò lui. “E’ rimasta ad aiutare il leone che stava combattendo contro quel gorilla!”
    “Cosa?” chiese Simba, mettendosi a correre verso il punto in cui si trovavano gli altri custodi.
    “Tranquilli.” Disse Edward. “Sta bene. Prima ho controllato se c’era qualche ferito, e non ne ho trovati. In più, anche da loro sono arrivati dei rinforzi. E uno di loro lo conosco abbastanza da sapere che non farà alzare un dito contro tua figlia. Mentre se ora doveste raggiungerli, la mettereste solo in pericolo. Ad ogni modo, andrò io a verificare che non accada nulla di spiacevole.”
    Detto ciò, l’alchimista corse verso gli altri custodi.
    Il re chiuse le mani a pugno.
    “Ma io non…”
    “Non hai nulla da temere.” Lo tranquillizzò Saiko. “Noi custodi non permettiamo che qualcuno si ferisca per colpa nostra. Piuttosto, vi consiglio di rimanere qui, a distanza dai due scontri.”
     
    Inuyasha partì all’attacco al fianco di Ichigo, entrambi diretti contro Braig.
    Egli scomparve un istante prima di essere raggiunto, ricomparendo dietro di loro a testa in giù, sospeso nel vuoto.
    “Tutta qui la vostra velocità?” chiese lui divertito.
    “Non dimenticarti di noi.” Disse Tsuna, comparendo dietro di lui avvolto dalle fiamme, mentre sotto di lui Koji preparava una sfera bianca.
    “Poveri stupidi.” Commentò l’ex Nessuno, scomparendo nuovamente.
    Prima che i custodi potessero reagire, attorno a loro apparvero centinaia di proiettili laser, fermi nell’aria ma pronti a scattare.
    “Cavoli…” disse Ichigo, un attimo prima che l’attacco cominciasse.
    I custodi si misero in cerchio, dandosi le spalle, per poi deviare i proiettili, che scomparivano non appena toccati dalla loro arma.
    Mentre erano impegnati in ciò, Kiara osservava con stupore i ragazzi.
    Su loro ordine, era andata a prendere Pan e l’aveva allontanata dal campo di battaglia.
    L’aveva subito coperta con il suo gilet, e ora non riusciva a togliere gli occhi dallo scontro.
    “E dire che ero convinta che gli umani fossero dei deboli…” mormorò, per poi voltare lo sguardo sulla Sayan.
    Il suo sguardo rimase fisso sulla sua coda.
    La principessa aveva faticato non poco per capire che non era un’allucinazione.
    Era vero che non aveva mai visto prima un umano, ma a quanto sapeva, non avevano una coda, come infatti confermavano gli altri custodi.
    ‘Ad eccezione di quello vestito di rosso, che ha quel paio di orecchie che sembrano totalmente fuori posto…’ si ritrovò a pensare.
    Ma i suoi pensieri furono interrotti da una luce rossa che stava attraversando il terreno, diretta verso di loro.
    Prima che potesse fare qualcosa, la luce raggiunse Pan, avvolgendola completamente.
    Poi, senza alcun preavviso, Pan aprì gli occhi.
    Non appena riprese i sensi, una folata di vento l’avvolse, costringendo Kiara ad allontanarsi e a coprirsi gli occhi.
    Il vento raggiunse anche Braig e i custodi, che si fermarono, voltandosi verso la fonte di quell’energia.
    “E ora che succede?” chiese il cecchino, per poi sgranare l’occhio, abbassandosi di colpo.
    Dal vento che avvolgeva Pan era partito un raggio d’energia, che aveva sfiorato di poco il Tiratore Libero, sfiorandogli la benda, che prese fuoco.
    Braig l’afferrò e la gettò a terra, portandosi subito una mano a coprire l’occhio ferito.
    “Sembra che si sia svegliata…” fece Inuyasha, sorridendo.
    “Più potente di prima, proprio come vuole la razza Sayan…” continuò Ichigo, mentre il vento che circondava la custode scompariva.
    Pan era sospesa in aria.
    Indossava un paio di pantaloncini arancioni, mentre la sua maglietta era di un blu come il cielo, e sulla schiena c’era un Keyblade stilizzato.
    Sui pantaloni c’era lo spazio sufficiente a lasciare libera la coda, che in quel momento era ritta verso l’alto.
    Ma il particolare che balzava agli occhi di tutti era il colore dei capelli, che ora erano di un giallo oro, tutti all’insù, mentre i suoi occhi erano diventati verdi.
    Attorno a lei c’era un’aura dello stesso colore dei suoi capelli, abbastanza potente da creare del vento.
    Kiara la stava guardando con gli occhi sorpresi e in parte spaventati.
    Pan invece si guardò le mani, per poi guardare il paesaggio attorno a lei.
    Chiuse le mani a pugno e guardò con odio Braig, che continuava a tenersi la mano sull’occhio.
    “Così mi avete costretto a combattere contro il mio volere.” Disse, senza distogliere lo sguardo dall’uomo.
    “Non mi sembra che tu abbia fatto troppo per controllarti.” Rispose lui.
    Per tutta risposta, Pan alzò una mano, lanciando un’altra sfera d’energia, che sfiorò il nemico.
    “Speri forse di spaventarmi con così poco?” la provocò lui, cercando di nascondere il suo timore.
    La Sayan non disse altro.
    Si limitò ad unire le mani, per poi spostarle verso la schiena.
    “Kame…” iniziò, mentre tra i palmi delle mani si creava una piccola sfera d’energia, che cominciò subito ad aumentare d’intensità.
    “…hame…” continuò, senza spostare lo sguardò da Braig, che sorrise, mentre portava la mano libera dietro la schiena, cercando di farlo il più lentamente possibile.
    “…ha!” concluse la Sayan, facendo partire un raggio d’energia, che investì in pieno l’ex Nessuno, che però riuscì a scomparire in pochi secondi in un varco oscuro.
    “Tsk. Codardo.” Fece Pan, tornando a terra, mentre il colore dei suoi capelli e degli occhi tornava normale. “Non ha nemmeno avuto il coraggio di affrontarmi…”
    “I-Incredibile…” disse Kiara, avvicinandosi. “Non avevo mai visto nulla del genere…”
    La Sayan sorrise.
    “Beh, io sì, anche se credevo che non sarei mai arrivata a tale livello.” Rispose, per poi venire distratta dal rumore di un’esplosione poco lontana.
    “Sembra siano arrivate parecchie persone…” osservò, mentre Edward si avvicinava, ancora sorpreso per ciò che aveva visto.
     
    Il Keyblade di Asuka si scontrò contro una sfera oscura di Zira, che esplose al contatto, lasciandola però illesa.
    “Non male, lo ammetto.” Disse la custode. “Ma ora basta giocare.”
    “Mi hai tolto le parole di bocca.” Rispose l’altra, preparando la spada all’attacco.
    Asuka sorrise, per poi sparire alla sua vista.
    “Cosa?” fece la leonessa, per poi spalancare gli occhi.
    La pilota di evangelion era riapparsa dietro di lei, con il Keyblade in mano, come se avesse colpito il bersaglio.
    Zira si girò verso l’avversaria, guardandola incredula.
    Poi, come se niente fosse, si dissolse all’aria, come polvere, probabilmente senza avere il tempo di accorgersene.
    “Missione terminata.” Disse la ragazza, facendo scomparire il Keyblade.
    Gli altri custodi, assieme agli abitanti del mondo, si avvicinarono.
    “Però, davvero niente male.” Ammise Marco. “Devi esserti addestrata davvero bene.”
    “Quei due non conoscono la pietà, perciò il loro allenamento è puramente intensivo.” Rispose lei.
    “Cavoli… non vi invidio…” fece Jessie, per poi girarsi verso gli altri. “Beh, direi che qui il mio aiuto non è stato poi troppo necessario, credo che tornerò al mio mondo… Immagino che la prossima volta che ci rivedremo sarà durante la guerra, vero?”
    “Temo proprio di sì.” Rispose Saiko, salutandola mentre apriva un varco, scomparendo al suo interno.
    “E voi ora cosa farete?” chiese Justin, mentre gli altri li raggiungevano. “Noi torneremo sulla Terra, in modo da poter continuare l’allenamento e ad acquisire informazioni sui vari mondi.”
    “Perché non venite con noi?” propose Inuyasha. “Più siamo, più potremo combattere tra di noi, vedendo fino a che punto possiamo arrivare.”
    “Venire con voi?” ripeté Marco. “Beh, visti i risultati, sarei tentato…”
    “Io ho intenzione di continuare il viaggio.” Si mise in mezzo Edward. “Ma sono in grado di farlo anche da solo.”
    “E chi ti dice che sarai da solo?” chiese Pan. “Anch’io ho intenzione di continuarlo. Potrei diventare ancora più forte, e magari arrivare al secondo livello del Super Sayan.”
    Saiko sorrise.
    “Chissà perché, ma me l’aspettavo da te. No, io credo mi unirò agli altri. Hakai è ancora troppo forte, e voglio eliminarlo con le mie mani.”
    “Io invece sono curioso di vedere questo mondo.” Fece Ryo. “E poi, sembra che quasi tutti i nuovi custodi vadano direttamente lì. Potrebbe essere interessante.”
    “Anch’io verrò con voi.” Si aggiunse Tsuna. “Potrei trovare un modo per controllare meglio le mie fiamme.”
    “Bene.” Disse Asuka, aprendo un varco. “Allora andiamo!”
    “Aspettate un secondo!” si mise in mezzo Timon. “E noi? Volete lasciarci in questo stato?”
    “Tranquillo. Non appena me ne sarò andato, tutto tornerà alla normalità.” Gli rispose Edward, per poi fermarsi e voltare lo sguardo verso il sole, che in quel momento scomparve, lasciando spazio alle sfumature della sera.
    “Che succede?” chiese Ryo.
    “Non so… per un momento, mi è sembrato di… no, nulla… è impossibile…” fece l’alchimista, aprendo un varco. “Beh, allora noi andiamo. Sapete dove trovarci.” Disse, sparendo dentro il varco con Pan, mentre gli altri custodi attraversarono quello per la Terra.
     
     
    Una figura osservò i custodi sparire.
    “Interessante… anche se per poco, è riuscito a sentirmi…” disse.
    Senza fare nulla, la figura si girò.
    “Credo sia arrivato il momento di rivederlo… chissà come reagirà…” si chiese, scomparendo nelle tenebre della notte in arrivo.
  3. .
    Ed ecco qui il capitolo 60!
    Wow... non pensavo avrei raggiunto tale numero con i capitoli. E ormai il mio documento viaggia verso le 600 pagine... *Alla Burns* Perfetto!
    Ok, direi che prima di lasciarvi alla lettura, sia il caso di precisare alcune cose: prima di tutto, ringrazio infinitivamente Liberty89, sia per avermi fatto da Beta Reader sia per avermi permesso di scrivere questo capitolo (capirete presto cosa intendo dire XD).
    Come per il precedente capitolo, anche qui ho preso parecchi spunti dall'opera originale.
    Poi comincio ad avvisare: uno dei prossimi capitoli sarà a rating rosso. Sì, non arancione, ma rosso. Quando faccio qualcosa, lo faccio per bene XD.
    E dopo aver incuriositò, dire che è ora di rispondere alle recensioni!
    @ Yusei Trek: Oh, tranquillo... presto arriverà colui che taglierà Dark... ops, volevo dire le ali di Dark, piccolo lapsus XD. Purtroppo per il capitolo non posso fare nulla, perché forumcommunity mi attacca automaticamente due post fatti uno dietro l'altro, e dovrei aspettare circa un'ora prima di poter lasciare staccata la seconda parte, mi spiace. Non appena tornerano ad una skin più scura, dovrebbe risolversi il tutto (spero). E per il -1... ci siamo!
    @ francix94: Guarda, ho ancora un po' di mondi a disposizione prima della guerra... e anche lei non durerà poco, credimi. E per alcuni di essi le mie idee sadiche sono al massimo... come può testimoniare Hannibal Lecter, seduto all'angolo della stanza terrorizzato dopo aver visto ciò che ho in mente XD
    @ Liberty89: E finalmente siamo giunti al punto 0! E spero (dimenticando che so già la risposta XD) che il capitolo sia risultato di tuo gradimento. E ancora grazie!
     
    E ora, direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!

    Capitolo 60: Luce e Oscurità: la decisione di una custode - Torna all'indice dei capitoli
    Un Heartless stava per attaccare la porta di una casa, ma un Keyblade lo tagliò a metà, facendolo tornare nelle tenebre.
    “Uff… Da quando c’è stato quell’annuncio, sembra che gli Heartless e i Nessuno siano aumentati…” disse Jessie, facendo scomparire i Keyblade e lasciandosi cadere seduta a terra. “E faccio sempre più fatica a mantenere l’anonimato… Ci manca solo che si venga a sapere che sono una custode e genererei il panico totale…”
    La ragazza rimase seduta per qualche minuto, per poi sospirare e alzarsi.
    “Va beh, meglio tornare a casa ora. L’alba è vicina, e non voglio far preoccupare nessuno…”
    Stava per alzarsi in volo quando un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione.
    La custode si girò subito, vedendo così un varco oscuro aperto e davanti a esso, c’era il pupazzo di un leoncino arancione.
    “È lo stesso varco che aveva usato Hikari… Ma come mai si è aperto così all’improvviso?” si chiese, evocando la Via del Tramonto nella mano destra e avvicinandosi con cautela.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, il varco si richiuse, lasciandola sola con il pupazzo.
    La custode fece scomparire l’arma, per poi avvicinarsi al pupazzo e prendendolo in mano.
    Aveva gli occhi chiusi e, se fosse stato una creatura viva, dall’espressione avrebbe detto che fosse stato tramortito.
    “Che strano…” disse, cercando di scoprire se nascondeva qualche trucco.
    Quando a un certo punto schiacciò con più forza il pupazzo, esso spalancò gli occhi, per poi cacciare un urlo di dolore.
    La custode lo lasciò andare subito, saltando all’indietro ed evocando entrambi i Keyblade.
    “Ahia…” fece il pupazzo, per poi alzarsi sulle zampe posteriori e mettersi in posizione eretta. “Insomma, si può sapere che razza di modi usi, Ichi-” ma si fermò quando vide chi aveva di fronte.
    “Cosa sei?” chiese la Keyblader, senza abbassare la guardia. “Parla, o mi assicurerò di ridurti a brandelli!”
    “EH?! Calma, calma!” esclamò spaventato il pupazzo, alzando le zampe anteriori in segno di resa. “Piuttosto, dovrei essere io a chiedere chi sei! Come hai fatto a prendermi? E dov’è Ichigo?” poi si guardò intorno. “E perché non siamo a Karakura?!”
    “Karakura?” ripeté la custode. “Non ho mai sentito nominare nessun posto che avesse tale nome. E tantomeno ho mai sentito parlare di questo Ichigo…”
    “Vuoi dire che non siamo a Karakura? È impossibile! Dovrei essere nella Soul Society…”
    “Soul Society? Certo che per essere un Heartless ne hai di fantasia…”
    “Heartless?” chiese il pupazzo. “Non so nemmeno cosa siano. Io sono Kon, un’anima modificata! E ti consiglio di fare attenzione, so essere molto pericoloso!”
    “Fatico a crederlo… Cos’è, stendi gli avversari a suon di pugni e calci magari?” domandò scettica la castana.
    “Ehm… Quando non sono in questo corpo, sì…” rispose l’altro, per poi notare solo in quel momento le armi della ragazza.
    “A-Aspetta… Quelli sono… Keyblade!” disse sorpreso.
    “Quindi anche tu hai visto il messaggio di Aqua…”
    “Certo! Mi ricordo anche il panico che si è creato… Ichigo continuava a dire che c’entravano alcuni ragazzi che aveva incontrato tempo fa…”
    Jessie sospirò.
    “Scommetto che c’entrano i custodi che ho conosciuto… Beh, non importa. Kon, giusto?”
    “Esatto!”
    “Allora dimmi: come hai fatto ad aprire un varco oscuro e ad arrivare qui? Ormai ti sarà chiaro che questo non è il tuo mondo…”
    “L’avevo immaginato…” sospirò. “Beh, ecco, io non saprei… so che stavo vigilando sulla città come mi avevano richiesto, quando all’improvviso ho perso conoscenza… e mi sono risvegliato quando tu mi stavi schiacciando!”
    “Capisco… in poche parole, qualcuno ti ha preso e ti ha buttato qui… Ma perché hanno mandato un pupazzo?”
    “Ho detto che sono un’anima modificata!!!” urlò l’altro, prima di fermarsi e spalancare gli occhi.
    “Che succede ora?” chiese la ragazza, evocando nuovamente l’arma nella mano destra.
    “D-Dietro di te…”
    La custode si girò, vedendo un secondo varco oscuro.
     
     
    Edward continuava a fissare lo spazio fuori dall’oblò della gummiship.
    “Quindi è così che stanno le cose…” disse senza girarsi.
    “Esatto. Xehanort ha ottenuto quel potere per colpa mia…”
    “L’uomo che cerca di avvicinarsi al Sole, finisce per scottarsi…” fece l’alchimista. “Non posso dirti niente… Ho provato su me stesso, cosa significhi pretendere troppo…”
    “Ma come ti abbiamo detto, è probabile che una volta finita la guerra, se riusciremo a vincere, tutti i mondi distrutti siano ripristinati, assieme ai loro abitanti.” Cercò di consolarlo Hikari.
    “Temo di non aver ancora realizzato il tutto, è successo troppo in fretta… Ma se questo Xehanort è il responsabile della fine del mio pianeta, allora gli farò fare la stessa fine di Homunculus!” affermò l’alchimista, chiudendo le mani a pugno.
    “Ahia!” esclamò, riaprendo di colpo la mano destra, che stava sanguinando. “Cavoli! Mi ero dimenticato che questo braccio è rimasto per diverso tempo da tutt’altra parte… devo proprio prendermene cura adesso…”
    “Beh, se tuo fratello è riuscito a recuperare senza problemi l’uso completo del suo corpo, non credo tu avrai troppe difficoltà per un braccio e una gamba, no?”
    “Già, hai ragione. E poi, almeno non dovrò coinvolgere troppo Winry per via degli automail… E non rischierò più di ricevere una chiave inglese in testa ogni due per tre…” ridacchiò, passandosi una mano sulla nuca.
    “Bene. Ora però parliamo del tuo addestramento…”
    “Addestramento?”
    “Immagino che tu voglia apprendere più cose possibili sul Keyblade, no? O vuoi continuare a usare solo l’alchimia?”
    “Credo di doverlo fare, eh?”
    “Già… Ma purtroppo, questa Gummiship è sprovvista di una sala d’addestramento, perciò ci penseremo nel prossimo mondo.”
    “Sperando che nemmeno quello sia attaccato da un pazzo assettato di potere o preda di manie distruttive…” fece Hikari.
    “Io ormai ho perso la speranza in proposito. Credo che molto presto, vedremo tutti i mondi andare in crisi… e non possiamo di certo salvarli tutti…”
    Edward sbatté un pugno contro la parete.
    “Maledizione… ovunque vada è sempre la stessa storia… non è possibile salvare chiunque…”
    “Questo è il destino di noi custodi.” Disse Dark. “Siamo sempre chiamati a scegliere… è meglio che tu ti ci abitui presto.”
    Edward stava per replicare, quando l’allarme risuonò nella Gummiship.
    “Cos’è questo suono? Un telefono?” chiese lui, per poi osservare sorpreso i monitor accendersi uno dopo l’altro, che visualizzarono un mondo. “E che razza di alchimia è questa?!”
    “Nessuna alchimia, solo tecnologia.” Rispose un po’ divertita Hikari, mentre Dark andava a controllare. “Dimenticavo che nel tuo mondo non era ancora stato nemmeno inventato il cinema.”
    “Cos’è? Da come ne parli, sembra quasi che sia una cosa importante…”
    “Beh, non proprio importante… ma diciamo che sul mondo di Dark molti ti conoscono anche grazie a quello…”
    “Ah già, dimenticavo che secondo voi, io sono conosciuto in diversi mondi perché credono che io sia un personaggio inventato.”
    “Non solo tu. Molti mondi fino a poco fa erano considerati solo un frutto della fantasia, ma ora questa guerra farà ricredere tutti…” continuò Hikari, per poi girarsi anche lei verso i monitor.
    “Aspetta…” disse. “Io quel mondo lo conosco! Ci siamo già stati mentre tu eri… temporaneamente non disponibile.”
    “Uh? Quindi nel periodo in cui Lan mi ha sostituito… Beh, eviteremo una presentazione e risparmieremo tempo. Meglio così.” Rispose Dark, aprendo un varco.
    “Cosa? Andiamo subito?” chiese l’alchimista.
    “Vuoi aspettare di vederlo esplodere o vuoi almeno tentare di impedirlo?” replicò Dark, attraversando il varco.
    “Messa così, non ho molta scelta…” sospirò Ed, per poi seguirlo assieme a Hikari.
     
     
    Jessie uscì dal varco, ritrovandosi in una città deserta.
    “Dove siamo?” chiese al pupazzo, che la raggiunse pochi secondi dopo.
    “Questa è Karakura. O meglio, credo sia la finta Karakura…” rispose Kon, affiancando la ragazza.
    “Finta?”
    “Beh, per farla breve, la vera città si trova all’altro mondo, conosciuto come Soul Society. E questo perché-”
    Ma Kon fu interrotto dal boato di un’esplosione non molto lontana, seguito da una colonna di luce, che si alzò verso il cielo.
    La custode si girò subito verso essa, con gli occhi spalancati.
    “Come temevo, la battaglia non è ancora finita…” fece l’anima modificata. “Ed io che avevo fatto di tutto per rimanere nella vera Karakura…”
    “Dove infatti mi sembrava di averti spedito…” disse una voce alle loro spalle.
    I due si girarono, trovandosi di fronte ad un uomo dai corti capelli color paglia, coperti da un cappello da pescatore a righe bianche e verdi, che indossava un kimono marrone e teneva in mano un bastone da passeggio.
    “S-Signor Urahara!” fece Kon, indietreggiando.
    “E tu chi sei?” chiese l’uomo alla custode, mostrando un sorriso. “Credevo che tutti gli umani fossero rimasti nell’altra città.”
    “Ecco, non saprei come spiegarlo… A dire la verità, non so nemmeno dove sono…” rispose la custode, cominciando a spiegare.
     
    “Davvero?” fece l’uomo sorpreso, una volta finito di ascoltare. “Quindi tu sei una custode. Beh, sembra che per una volta Kon ne abbia fatta una giusta…”
    “Come sarebbe a dire ‘per una volta’?!”
    “Tu invece chi sei?” chiese Jessie.
    “Io? Oh, nessuno di speciale… solo il proprietario di un negozio…”
    “Davvero? Non mi sembra proprio…” replicò la giovane, squadrando Urahara da capo a piedi, ben poco convinta delle sue parole.
    L’uomo rimase in silenzio per qualche secondo, senza sfuggire all’esame della ragazza, per poi farsi serio.
    “Immagino che questo non sia il momento più adatto per fingere di essere qualcuno che non sono…” ammise. “Sono uno Shinigami, anche se non svolgo più questa funzione da molto tempo.”
    “Shinigami? Aspetta… non significa dio della morte?”
    “Precisamente, ma ora non è il momento di parlarne. Non ho idea di chi abbia aperto quei passaggi che ti hanno portata qui, ma il tuo aiuto a questo punto potrebbe essere fondamentale.”
    “Anche perché oramai sono sulla barca e non mi resta che remare… Cosa sta succedendo qui?”
    “Detto velocemente, posso dirti che gli Shinigami di grado più alto stanno cercando di fermare un traditore: Aizen, il cui obiettivo è sacrificare tutti gli abitanti di questa città per poter formare una chiave. Lo abbiamo rallentato trasportando la vera citta e tutti coloro che erano al suo interno nel nostro mondo, e abbiamo fermato Aizen in questa città fasulla. Purtroppo noi non siamo in grado di sconfiggerlo definitivamente… e l’unico in grado di farlo al momento non è qui, e non abbiamo idea di quando tornerà. Tu credi di poter essere in grado di tenere testa ad Aizen fino ad allora?”
    “Tutto qui?” domandò con sarcasmo. “Devo solo tenere testa a uno che voi non riuscite a sconfiggere? Pensavo qualcosa del tipo affrontare un esercito e simili…”
    “A quello ci abbiamo già pensato noi. Un avvertimento però: non guardare direttamente la sua spada, chi la guarda può cadere vittima delle illusioni di Aizen. È per questo che noi non possiamo affrontarlo.”
    “Ricevuto!” rispose Jessie, alzandosi in volo. “Immagino che lo troverò nello stesso punto in cui si era alzata quella colonna di luce, vero?”
    “Direi che è ovvio. Io ti raggiungerò al più presto. Devo prima portare a termine una certa questione…”
    “D’accordo. E come farò a capire se arriverà la vostra… speranza?”
    “Si chiama Ichigo, e lo riconoscerai per i suoi capelli arancioni.”
    “Ichigo, capelli arancioni. Ok!”
    Detto ciò, partì a tutta velocità verso il punto dove si trovava Aizen.
    Pochi minuti dopo riuscì ad avvistare un uomo vestito di bianco, che si trovava sospeso in aria.
    Poco lontano c’era una ragazzina, che si stava avvicinando a tutta velocità contro di lui, pronta a colpirlo con una spada.
    “Immagino sia lui Aizen…” fece la custode, evocando i Keyblade.
    Ma prima che potesse avvicinarsi, con la coda dell’occhio vide un altro uomo vestito di bianco, a diversi metri di distanza dalla ragazzina, estrarre la spada dal fodero.
    Sotto gli occhi sorpresi della custode, la spada si allungò, fino a raggiungere la ragazza, per poi tagliarla a metà lungo tutta la vita.
    La metà inferiore cadde immediatamente a terra, mentre quella superiore si girò stupita verso colui che l’aveva colpita, per poi cominciare a precipitare anch’essa.
    Ma prima che potesse toccare terra, fu presa al volo da un altro uomo, che la appoggiò delicatamente a terra, rivolgendosi subito a un altro, piuttosto grosso, che aveva una mano mozzata avvolta da una specie di barriera.
    Jessie ripartì immediatamente, mettendosi in mezzo ai due gruppi e lasciando di stucco tutti, tranne Aizen e il suo alleato.
    “Oh… E tu chi saresti?” chiese quest’ultimo, avvicinandosi ad Aizen.
    “Una che è stata chiamata da questo mondo per salvarlo.” Rispose, mettendo i Keyblade in posizione offensiva.
    “Una custode.” Commentò Aizen. “Interessante… Devo ammettere che questo non era previsto, ma non importa.”
    Jessie rimase in silenzio, mentre al suo fianco apparve l’uomo che aveva soccorso la ragazzina.
    “Così ora è arrivata anche una custode… Beh, se quel che ha detto quell’Aqua corrisponde a verità, allora dovremmo riuscire a resistere finché non torna Ichigo.”
    “Finché non torna Ichigo?” ripeté Aizen, atono. “Hai parecchia fiducia in quel ragazzino.”
    “Non riesci a capirlo, vero?” replicò l’altro. “Tu che non ti fidi nemmeno dei tuoi compagni.”
    “Fidarsi di qualcuno significa dipendere da lui. È un’azione da deboli.”
    “Sai…” disse una voce, poco prima che uno dei palazzi di sotto cominciasse ad aumentare di numero di piani, fino a colpire con violenza Aizen, spedendolo in aria, sotto gli occhi stupiti di tutti. “Concordo in pieno, però vedi… dovresti capire la differenza tra fidarsi e dipendere.” Concluse Edward, raggiungendo la stessa altezza di Jessie grazie ad una colonna di pietra.
    “E tu chi sei?” chiese la custode.
    “È con noi, tranquilla Jessie!” avvertì Hikari, affiancandoli assieme a Dark.
    “Hikari? Cosa ci fai qui?”
    “Questo lo dovremmo chiedere noi. Non credevo avessi una Gummiship…”
    “È una lunga storia…”
    “Quindi quel tipo sarebbe il pericolo di questo mondo? Patetico… non è lontanamente paragonabile al Padre.” Commentò l’alchimista.
    “Attento. Non credere che solo perché sei riuscito a colpirlo tu sia superiore a lui.” Disse l’uomo al loro fianco. “E poi… come hai fatto a far crescere un palazzo?”
    “Oh, i vantaggi di essere un alchimista custode.” Rispose il biondo. “Meglio conosciuto come Edward Elric!”
    “Cos’è? David ti ha contagiato con il suo ego?” chiese ridendo Hikari.
    “E lui chi è?” Chiese Jessie, indicando Dark con un cenno.
    “Oh, è vero. Tu hai conosciuto il sostituto… Ti ricordi di Dark, vero? Beh, lui è quello vero.”
    La custode lo osservò.
    “Beh, in effetti hai qualche tratto in comune con quel tipo… Piacere di conoscerti, sono Jessie.”
    “Piacere mio, anche se sembra che il mio nome tu lo sappia già.”
    “Beh, se dobbiamo presentarci, allora io sono Shinji Hirako.” Disse l’uomo. “Mentre quello che Edward ha colpito si chiama Aizen, e il suo compare è Gin.”
    Aizen tornò nuovamente alla loro stessa altezza, mostrando così di non aver riportato nessuna ferita.
    “Un potere davvero interessante, manipolazione pressoché totale… Non credevo che un semplice essere umano potesse arrivare a tanto.” Disse, senza mostrare alcuna sorpresa.
    Dark lo osservò.
    “Cavoli… perché la maggior parte dei nostri avversari hanno dei caratteri simili al mio?” disse, mostrando per un secondo un sorriso arrendevole, che sparì sotto uno sguardo serio. “Così fate sembrare anche me malvagio… Anche se in fondo, non posso di certo essere definito il migliore dei buoni.”
    Detto ciò Dark sparì alla vista di tutti, riapparendo alle spalle di Aizen, con in mano una sfera di fuoco. Lo Shinigami fu colpito in pieno, andando a schiantarsi a terra, creando attorno a sé una nuvola di polvere.
    “Se questa città è falsa… Posso anche trattenermi un po’ meno del solito!” fece il custode dell’Equilibrio, creando attorno a sé cinque piccole sfere, ognuna di un elemento diverso, che scagliò nello stesso punto in cui era precipitato Aizen, provocando un’ulteriore esplosione, che investì tutti quanti, distruggendo completamente i palazzi più vicini.
    Hirako si coprì gli occhi con un braccio, osservando stupito lo spettacolo.
    “Oh, non male come colpo.” Disse Gin, rivolgendosi verso Dark, mostrando un sorriso.
    Il custode rispose con uno sguardo duro, che non lasciava presagire un minimo di pietà.
    “S-Siamo sicuri che quello sia ancora Dark?” chiese Edward. “Nemmeno al torneo lo avevo visto in quello stato…”
    “Temo stia usando buona parte del suo reale potere… anche se credo sia appena sopra il 50%...”
    “Cosa?!” fece lo Shinigami al loro fianco. “E cosa diavolo succederebbe se usasse tutto il suo potere?”
    “Probabilmente, questo pianeta scomparirebbe senza lasciare nessuna traccia.”
    “Beh, se le cose stanno così…” disse Jessie con un ghigno, per poi volare verso Dark, fermandosi al suo fianco. “Direi che posso divertirmi anch’io.” concluse, portando il braccio sinistro dietro la schiena e il destro avanti a sé.
    “Oh, due contro uno? Non mi sembra leale…” commentò Gin, con un tono tra il divertito e lo strafottente. “Non concorda, capitano?”
    “In effetti è sleale.” Rispose Aizen, ricomparendo alle spalle dei custodi, senza un graffio. “Temo tu mi abbia mancato prima.”
    Dark lo osservò per qualche secondo, per poi sorridere divertito.
    “Davvero? Vorrà dire che dovrò fare di meglio… Jessie, ti lascio Gin. Io mi occuperò di Aizen.”
    “Ti prendi il divertimento migliore, eh? Va bene… vedi di sistemarlo per bene però.” Rispose la custode.
    “Hikari!” chiamò Dark. “Tu e Ed occupatevi dei feriti. Da qui vedo che ce ne sono parecchi.”
    “Va bene. Basta solo che non esageri con la distruzione!”
    “Esagerare? Cercherò di evitarlo, ma non garantisco niente…” rispose lui, spostando il Keyblade, pronto ad attaccare. “Estrai la tua spada. Non voglio che si dica che non ti ho lasciato difesa.”
    “Non ne ho alcun bisogno.” Affermò tranquillo lo Shinigami traditore.
    “Come vuoi!” disse Dark, partendo a tutta velocità contro di lui, pronto a colpirlo.
    Ma pochi instanti prima di riuscirci, Aizen scomparve, riapparendo dietro di lui.
    “È inutile. Non puoi colpirmi.”
    Dark si girò verso di lui, chiudendo gli occhi.
    Li riaprì attivando lo Sharingan, che prese subito a cambiare forma, assumendo la stessa del suo ciondolo.
    “Non sottovalutarmi, Shinigami. Abbiamo affrontato nemici ben più forti di te!”
    Quella frase fece calare appena il tono di superiorità del suo avversario.
    “Abbiamo?” ripeté. “Qui mi sembra che sia tu a sopravvalutarti, se arrivi a parlare al plurale.”
    “Credi che lo abbia detto solo per far effetto? In parte è così, vero… ma vedi… dentro di me, ci sono i cuori di centinaia di altri custodi, e io ho ereditato tutte le loro conoscenze e abilità!”
    “Dunque tu possiedi conoscenze e poteri maggiori di quelle che dimostri? Beh, posso dirmi sorpreso. Credevo di essere l’unico.”
    Dark stava per replicare, quando vide il cielo dietro Aizen spaccarsi come un vetro.
    Dalla crepa creatosi uscì un ragazzo dai capelli arancioni, che indossava un kimono nero, e brandiva una katana nera.
    Aizen girò appena lo sguardo, mentre la spada di Ichigo veniva avvolta da un’aurea color pece, che divenne sempre più grande.
    Lo Shinigami alzò la spada, colpendo alle spalle il traditore, ma alle spalle di Aizen apparve uno scudo, che deviò il colpo, facendo spalancare gli occhi ad Ichigo.
    “È parecchio tempo che non ci vediamo, eh? Fanciullo ryoka.” Fece Aizen, continuando a guardarlo senza girare la testa.
    Ichigo saltò all’indietro, continuando a guardare sorpreso l’avversario.
    “Un bel colpo, ma nel posto sbagliato. La nuca è il peggiore punto cieco di qualsiasi essere vivente. Pensi forse che affronterei un combattimento… senza premunirmi di proteggerlo?” continuò, mentre la barriera alle sue spalle ritornava ad essere invisibile.
    “Giusto… Dietro è il punto che tutti cercano di proteggere, ma spesso finiscono col dimenticarsi del davanti!” urlò Dark, fondendo assieme una sfera di ghiaccio e una di tuono.
    Per la prima volta lo Shinigami parve realmente interessato all’attacco.
    “Due elementi assieme?” chiese, poco prima di venire investito dalla magia, che provocò un’altra esplosione.
    “E tu chi sei?” chiese Ichigo.
    “Il vero Dark… tu hai conosciuto il mio sostituto, Lan.”
    “Lan? Il ragazzo privo di memoria?” domandò sorpreso.
    “Proprio lui. Ora, però, non mi sembra il momento adatto per parlarne. Vediamo di sconfiggere Aizen il prima possibile.” Rispose il custode, osservando il fumo dissolversi, rivelando lo Shinigami nuovamente incolume.
    “Sono qui per questo!” replicò Ichigo, portandosi una mano sul volto, facendo comparire una maschera simile a quella di un Hollow.
     
    Jessie parò il fendente di Gin, allontanandosi solo di qualche centimetro.
    “Sei più forte di quanto credessi.” Fece lo Shinigami, facendo accorciare nuovamente la propria spada.
    “Sorpreso?” rispose la custode, sorridendo.
    Gin continuò a mostrare il suo ghigno divertito.
    “Dimmi: quei Keyblade hanno qualche potere speciale?” chiese.
    La ragazza sussultò.
    ‘Se lui e Aizen vogliono creare una chiave per accedere ad un altro mondo… non posso rivelargli che il Keyblade può aprire qualsiasi passaggio…’ pensò.
    “No. Nessuno.” Disse infine.
    “Davvero? Peccato. Ero convinto che vi donasse qualche potere, o che avesse qualche caratteristica simile alle Zampakuto…”
    “Zampakuto?”
    “Sono le spade di noi Shinigami e ognuna ha un potere nascosto. Come hai visto, quello della mia è di allungarsi, e lo può fare fino a raggiungere la somma di cento spade.”
    “Cosa?” domandò, sgranando gli occhi.
    “Ma vedi, c’è un altro potere… esclusivamente dei migliori Shinigami. Ci permette di aumentare i nostri poteri e di aggiungerne altri… nel mio caso… permette alla mia katana di raggiungere la lunghezza di tredici chilometri.”
    Jessie spalancò gli occhi.
    “T-Tredici… chilometri?” ripeté, mentre lo Shinigami le puntava contro la spada.
    “Bankai. Kamishininoyari.” Disse infine.
    La sua spada si allungò all’improvviso con una rapidità impressionante.
    “Protect!” urlò la custode, un secondo prima che la spada la raggiungesse, andando così a sbattere contro una piccola barriera dai riflessi azzurri, che fece sembrare la custode come chiusa in una scatola, mentre la spada la spostava con la sua forza ad un’incredibile velocità.
    Quando finalmente la lama fermò la sua avanzata, la custode infranse la magia, per poi volare in direzione di Gin.
    Puntò contro di lui entrambi i Keyblade.
    “Flare!” gridò, facendo scaturire dalle due chiavi una fiammata, che investì lo Shinigami, che spalancò gli occhi per la sorpresa.
    “Tornado!” continuò la custode, creando stavolta un piccolo ciclone, che scagliò in mezzo alla sua precedente magia, provocando così un terribile vortice di fuoco.
    Jessie vide la spada ritirarsi, fino a sparire per far compagna al suo padrone.
    “Credevo durasse di più.” Disse, mettendosi comunque in posizione difensiva.
    “Ma dai…” disse una voce, pochi instanti prima che la magia si disperdesse.
    “Sei davvero…” fece Gin, riemergendo dalle fiamme con diverse bruciature in corrispondenza ai punti dove si era bruciato il suo vestito, mostrando nuovamente il suo sorriso “…una ragazzina che mette i brividi.”
     
    Dark osservò la maschera sul volto di Ichigo.
    “Interessante… La tua energia è aumentata…” fece, per poi tornare ad osservare Aizen, che continuava a rimanere immobile di fronte a loro.
    “Credi di poter arrivare al mio stesso livello?” chiese il sostituto Shinigami.
    Dark sorrise.
    “Ho creato e distrutto un mondo intero… Dici che può bastare?” replicò, mentre avvolgeva il Keyblade con un’aura bianca.
    “Davvero? Un potere impressionante, custode. Permettimi una domanda allora:” lo interruppe Aizen. “Perché usi il tuo potere per gli altri e non per te stesso?”
    Il detentore dell’Equilibrio lo guardò con occhi gelidi.
    “Il mio potere ha un solo scopo e mi ha già aiutato più che a sufficienza. È il mio modo per ringraziarlo.”
    “Da come parli, sembra quasi che il tuo potere sia una persona.”
    “Il fatto che non abbia un aspetto preciso, non implica che non sia un’entità consenziente. Anzi, è di gran lunga più intelligente di noi umani.”
    Aizen sorrise.
    “Capisco… In fondo, lo immaginavo. Tu sei proprio come me. Con la differenza che tu ambisci alla salvezza dell’universo tramite il tuo potere, mentre io voglio solo soddisfare i miei desideri.”
    “Ora basta con le chiacchere!” si mise in mezzo Ichigo, alzando la spada, che venne nuovamente avvolta da un’aura nera. “Getsuga… Tensho!” urlò, scagliando un colpo contro Aizen.
    “Patetico…!” disse lui, facendo per muoversi ma senza riuscirci.
    Attorno al suo corpo erano apparse centinaia di catene nere e bianche, che lo tenevano fermo.
    “Sei caduto in pieno nella mia trappola!” disse Dark, senza distogliere lo sguardo. “Il mio occhio è in grado di creare illusioni talmente realistiche da ferire chi le subisce.”
    “Maledizione!” esclamò lo Shinigami, spalancando per la prima volta gli occhi, poco prima che il colpo di Ichigo andasse a termine, scoppiando sul suo corpo.
    Quando la nube scomparve, videro Aizen con un grosso taglio, che partiva dal centro del busto e terminava sulla spalla sinistra.
    Poi, sorprendendo tutti, si mise a ridere, sebbene in maniera decisamente contenuta.
    “Che hai da ridere?” chiese Dark.
    “Non siete riusciti a uccidermi… Ichigo Kurosaki e custode. Questa è stata l’ultima occasione di potermi cogliere alla sprovvista.”
    Ichigo e Dark guardarono il taglio, da cui continuava a uscire sangue.
    “Però ti abbiamo ferito. Basta e avanza.” Replicò lo Shinigami dai capelli arancioni.
    “Ferito…?” ripeté Aizen, mentre un rumore sinistro si alzava dal suo corpo e la ferita iniziava a rimarginarsi da sola ad una velocità sorprendente.
    “Una cosa simile… voi la chiamate ferita?”
    “Rigenerazione?” domandò Dark.
    “Non è… rigenerazione superveloce.” Rispose l’avversario. “Pensate forse che io ricorrerei a qualcosa come… l’Hollowificazione?”
    “Hollowificazione?” ripeté il custode, osservando la ferita chiudersi e scomparire, per poi guardare Ichigo. “È ciò a cui sei ricorso tu?”
    “Sì…” rispose lo Shinigami, senza nascondere la sorpresa. “Ma mi chiedo come abbia fatto senza…” Ma le parole gli morirono in bocca.
    Aizen aveva alzato la parte superiore del vestito, mostrando una pietra incastonata al centro del petto.
    “Ma nel tuo corpo c’è…” esclamò stupefatto il ragazzo.
    “L’Hogyoku. La gemma della distruzione.” Completò per lui l’avversario, mentre si toccava la spalla, prendendo in mano un rimasuglio del potere del colpo.
    “Questo… è il tuo Reiatsu?” chiese, per poi continuare senza attendere la risposta. “Meraviglioso. Sei maturato, bravo. Proprio… come volevo.”
    Ichigo alzò la testa sorpreso, mentre anche Dark prestava attenzione.
    “Cosa?!” chiese lo Shinigami.
    “Tu hai incontrato Rukia Kuchiki… poi la battaglia contro Uryu Ishida ha risvegliato i tuoi poteri di Shinigami… Combattendo contro Renji Abarai sei entrato a conoscenza della forma della tua Zampakuto… Nello scontro con Kenpachi Zaraki hai colto le basi del bankai… e quando hai affrontato Byakuya Kuchiki sei progredito verso la trasformazione in Hollow.”
    Ichigo continuava a guardarlo sorpreso e sempre più incredulo.
    “Durante il combattimento contro Grimmjow ne hai acquisito la padronanza… e grazie al duello con Ulquiorra, a quanto pare hai conquistato poteri ancora superiori.”
    Detto ciò allargò la mano verso lo Shinigami.
    “Ichigo Kurosaki… Le battaglie che hai combattuto finora sono avvenute tutte sul palmo della mia mano.”
    “Davvero?” chiese Dark. “Allora devi essere decisamente stupido, a dispetto delle apparenze. Pensi veramente che tutto ciò che hai fatto possa aver guidato completamente le sue scelte?”
    Aizen spostò lo sguardo su di lui.
    “Sembra che tu ne sappia qualcosa in proposito… o mi sbaglio?”
    Dark mostro un sorriso nervoso.
    “Ho imparato per esperienza personale… che quando si cerca di manovrare qualcuno, la cosa ti si ritorce contro… il mio risultato è stata l’imminente guerra del Keyblade…”
    “Cosa?!” esclamò sorpreso Ichigo. “Cosa vuoi dire?”
    “Il mio piano prevedeva l’eliminazione di Xehanort, ma per riuscire a ingannarlo, ho finto di aver macchinato un piano che andava avanti da anni, e che il mio scopo fosse realmente quello di gettare caos nell’universo… Invece, proprio alla fine, è andato tutto storto e per colpa mia Xehanort ha ottenuto un potere ancora maggiore. La mia ammenda sarà quella di eliminarlo di persona, ponendo fine alla guerra.”
    “Quindi cerchi di porre rimedio al danno da te commesso… Ironica come situazione, no?”
    “Non mi sembri la persona giusta per rimproverarmi. Tu non hai cercato di manovrare Ichigo?”
    “Manovrare? Oh, no… semplicemente, lo ritengo un ottimo materiale di studio per le mie ricerche…”
    “Sei disgustoso. Per te la vita degli altri non ha la minima importanza.”
    “Tu sei diverso? Lo percepisco… tu non hai mai provato amore… il tuo Reiatsu è potente, non c’è dubbio, ma è impregnato di sentimenti negativi…”
    “Reiatsu? Se intendi dire energia, allora sì, lo ammetto. Ma vedi… il motivo per cui sono così è che mi sono estratto l’amore dal cuore. Con le mie mani. E l’ho fatto per diventare più forte. Non ha importanza se è stato sostituito da sentimenti negativi… prima o poi riuscirò a rimuovere anche quelli.”
    “Ambisci a diventare privo di sentimenti?”
    “Può darsi, ma riconosco che probabilmente sarà impossibile, a meno che non perda il cuore… ma non ho problemi ad ammettere che sono un codardo a cui manca il coraggio di divenire un Nessuno.”
    “Sei interessante, custode… Dark. Potresti essere il soggetto della mia prossima ricerca.”
    Dark lo guardò, senza rispondere.
    Alzò il Keyblade, puntandolo contro di lui.
    “Quella tua pietra ti avrà donato poteri maggiori… ma saprà resistere al colpo dei due elementi più potenti?”
    “Vorresti farmi credere di poter usare la luce e l’oscurità assieme?”
    Dark sorrise.
    “Secondo te perché sono il custode dell’Equilibrio?” chiese, avvolgendo il Keyblade con una luce nera e una bianca.
    “Aspetta…” lo interruppe Ichigo, mentre la sua maschera cominciava a cadere a pezzi. “C’è una cosa che voglio chiedergli.”
    Aizen lo fissò, mentre Dark annuì.
    “Tu prima hai detto che… hai avuto… la certezza che io fossi ottimo materiale di studio per le tue ricerche… Perché? Su cos’è basata questa convinzione? Se mi hai osservato dal momento in cui ho incontrato Rukia… Prova a dirlo… Quando cavolo hai avuto quella certezza?!”
    “Fin dall’inizio.” Rispose semplicemente Aizen.
    “Non rispondere a caso!” urlò Ichigo.
    “Non lo capisci? Ho detto fin dall’inizio.” Fece lo Shinigami, osservandolo serio. “Io ti conosco… da quando sei nato.”
     
    “Una ragazzina che mette i brividi, eh?” ripeté Jessie, non troppo sorpresa.
    “Hai un’enorme potere dentro di te, ma lo sento chiaramente… lo temi.” Fece Gin, sorprendendo la custode.
    “E ti stai chiedendo come ho fatto a capirlo, vero? Semplice… si vede lontano un miglio che stai lottando con te stessa.”
    La ragazza sorrise.
    “Davvero? Strano, perché non lo sapevo nemmeno io.” Disse, prima di portare i Keyblade in posizione d’attacco.
    “Tu non sai da che parte combattere.” Dichiarò lo Shinigami.
    Jessie spalancò gli occhi.
    “Il tuo Reiatsu… la tua energia… è particolare. Simile a quella del ragazzo che sta combattendo contro il Capitano Aizen… e allo stesso tempo, molto diversa.”
    “Non ti seguo.” ammise la castana, temendo ciò che lo Shinigami intendeva dire.
    “Per farla breve, tutti e due sembrate avere al vostro interno due tipi diversi di Reiatsu. Quello del custode è equilibrato e immobile. Il tuo invece è agitato, come se si stesse muovendo su se stesso… o meglio… se stesse combattendo contro se stesso.”
    La custode aumentò la presa attorno ai Keyblade.
    “Se cerchi di distrarmi con i tuoi discorsi, sappi che non attacca… Sono abituata a combattere senza avere distrazioni, e tu non riuscirai a disturbare il mio equilibrio!”
    “Equilibrio?” ripeté Gin, per poi levarsi quel sorriso dal volto. “Se tu definisci quello una cosa equilibrata, allora devi avere le idee parecchio confuse, ragazzina custode.”
    “Sta zitto!” urlò Jessie, preparando attorno ai Keyblade un altro Flare, che scagliò contro l’avversario.
    Ma stavolta allo Shinigami bastò colpirlo con la spada per distruggerlo.
    “Rispetto al colpo di prima… questo era niente.” Disse. “Come vedi, basta poco per disturbare quel tuo ‘equilibrio’…”
    La ragazza ringhiò a denti stretti.
    “Oh, cos’è, ti sei arrabbiata per così poco?”
    “Taci… se non ci tieni a vedermi veramente infuriata…”
    “Ma davvero? Non credo tu possa farmi più del male…”
    Gli occhiali della custode cominciarono a incrinarsi, come se fossero sottoposti ad una forte pressione, nascondendo così dietro le crepe i suoi occhi marroni.
    “Non sottovalutarmi… è l’ultimo avvertimento che ti do…” disse, usando un tono di voce leggermente più profondo.
    Gin la fissò incuriosito.
    “Come immaginavo…” disse, mentre gli occhiali si rompevano a metà, cadendo a terra e finendo così in mille pezzi. “…avevi davvero due tipi diversi di Reiatsu, ma non perché tu fossi in grado di controllarli entrambi…” continuò, mentre una goccia di sudore freddo gli scendeva lentamente dalla tempia, mentre osservava gli occhi della custode passare dal loro caldo marrone ad un freddo viola.
    La Via del Tramonto scomparve dalla mano destra di Jessie, lasciando l’Artiglio della Notte come unico protagonista.
    La custode alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.
    “Già…” riprese Gin, senza riuscite ad evitare di deglutire. “Una ragazzina che mette veramente i brividi…”
     
    “Co… sa…?!” chiese Ichigo, spalancando gli occhi.
    “Dall’instante in cui sei nato, sei sempre stato un individuo speciale.” Spiegò Aizen. “Perché tu sei in parte essere umano e in parte…”
    Ma il discorso dello Shinigami venne interrotto da una figura che si frappose tra di loro.
    Dark rimase sorpreso per la velocità con cui era arrivato: se ne era accorto solo all’ultimo.
    “Tu parli troppo… Aizen.” Disse un uomo, che indossava il kimono di uno Shinigami e che impugnava una katana.
    Dark notò che Ichigo stava guardando sorpreso l’uomo di fronte a loro.
    “V… Vecchio… sei tu…?” chiese incredulo.
    Aizen invece sorrise, per poi sparire dalla loro vista, e riapparendo al fianco di Gin.
    “Problemi?” chiese, mentre dal punto del petto in cui si trovava la pietra cominciò ad uscire un liquido bianco, che lo avvolse completamente, creando così una tuta integrale attorno a lui.
    “Capitano… no, nessun problema. Volevo solo testare la sua forza e devo dire che sono rimasto sorpreso…”
    “Capisco…” fece, osservando Jessie, che continuava a fissarli con freddezza, finché alzò il Keyblade e scomparve alla loro vista.
    Pochi secondi dopo, la nera lama dell’Artiglio della Notte emerse dal petto di Aizen, mentre la proprietaria continuava a mettere sempre più forza nel tentativo di tagliare a metà l’avversario.
    La tuta bianca si riempi di crepe, ma gli occhi, che erano rimasti l’unica parte visibile, non esprimevano nessuna emozione o segno di sofferenza.
    “Quindi i custodi sono veramente tanto potenti… Capisco…” disse, prima di allontanare la ragazza usando la sua energia, costringendola ad abbandonare il Keyblade.
    Aizen si girò verso di lei.
    “Però…” disse, estraendo dal fodera la spada. “Non sei ancora al mio livello.”
    Prima che Dark, Ichigo e gli altri custodi che osservavano da terra la scena potessero intervenire, Aizen superò velocemente Jessie.
    Per qualche secondo non successe niente, poi sul corpo della custode apparvero dal nulla decine di ferite, dalle quali uscì parecchio sangue.
    Gli occhi della custode tornarono normali e rimasero fissi nel vuoto, mentre lei perdeva gradualmente conoscenza e iniziava a precipitare al suolo, mentre il suo Keyblade scomparve dal petto di Aizen nella consueta scia di luci.
    “Maledizione!” urlò Edward, generando dal terreno una mano che prese al volo la custode, per poi portarla a terra con delicatezza.
    Aizen e Gin atterrarono poco lontano, ignorando sia i custodi sia gli Shinigami, che andarono subito a vedere le condizioni di Jessie.
    “Apri il Senkaimon.” Disse Aizen al suo sottoposto. “Andiamo nella Soul Society a invadere Karakura.”
    “Sissignore.” Rispose Gin, impugnando la spada, per poi colpire l’aria.
    Dal nulla apparve una porta, che si aprì da sola.
    Mentre i due Shinigami stavano per attraversarla, la ferita provocata da Jessie cominciò a rimarginarsi, mentre il pezzo di tuta che copriva la testa di Aizen si spaccò, rivelando nuovamente il suo volto, ma questa volta la parte bianca dei suoi occhi era stata sostituita dal nero.
    Ichigo lo guardò sorpreso, incapace di agire, mentre spariva aldilà della porta, che si richiuse sparendo.
    “D-Dobbiamo inseguirli…” fece Jessie, riprendendo i sensi e mettendosi seduta con qualche difficoltà, mentre Hikari terminava di curarla.
    “È oltre la nostra portata…” rispose Ichigo. “Sarebbe inutile…”
    Ma prima che potesse continuare a parlare, suo padre lo colpì con un calcio, facendolo volare per diversi metri.
    “Che cosa ti prende, Ichigo?! Ti arrendi per così poco?” chiese urlando.
    “Cavoli…” fece Edward, notando i resti degli occhiali di Jessie che recuperò e riparò, per poi consegnarli alla proprietaria. “Strano modo per dire al figlio di non arrendersi…”
    L’uomo si voltò verso di loro.
    “Così voi siete i famosi custodi, eh?” chiese. “Beh, in questo caso avrei un favore da chiedervi.”
    “Fammi indovinare: vuoi che vi diamo una mano con Aizen, vero?”
    “Precisamente. Vi posso condure alla Soul Society. Forse con il vostro aiuto, potremmo riuscire a batterlo…”
    “Tsk. Abbiamo sconfitto uno che aveva acquisito il potere di un dio… quel tipo non sarà di certo un problema…”
    “Sì, ma ti ricordo che l’aveva anche perso, quel potere… Non credere che i custodi siano poi così potenti.” Lo ribeccò Hikari.
    “Già…” fece Jessie, guardando le proprie mani con amarezza, per poi alzarsi in piedi.
    “Quindi ora andremmo a salvare la vera Karakura?” chiese Ichigo.
    “Esatto.” Rispose suo padre, colpendo anche lui l’aria con la spada, facendo riapparire la porta. “Su, non c’è tempo da perdere.”
    I custodi li seguirono subito, vedendo la porta chiudersi alle loro spalle.
    Si ritrovarono in un luogo buio, dove l’unica cosa visibile era il percorso da seguire, ai cui lati c’erano due alti muri.
    “Aspettate.” Fece l’uomo, guardandosi attorno. “Non percepisco il Kototsu…”
    “Intendi quella creatura fatta solo da Reiatsu?” chiese Ichigo.
    “Già… Di solito è una roba contro la quale gli Shinigami non possono nulla… A giudicare dalle tracce di Reiatsu direi che qualsiasi cosa sia successa è stata opera di Aizen…”
    “È un problema se questa… cosa o quel che è non c’è più?” chiese Edward.
    “Alla lunga sì. Però… ora va a nostro vantaggio.”
    “Come mai?” chiese Jessie.
    “Questo posto si chiama Dangai, il mondo proibito… è un luogo il cui tempo e spazio sono… separati sia da quelli del mondo terreno che della Soul Society.”
    “Mondo terreno?” ripeté Ed, dubbioso. “Perché parli come se stessimo andando verso l’altro mondo?”
    “Scusa Edward, ma tu dove pensavi stessimo andando?” chiese Hikari, guardando l’alchimista come se fosse caduto dalle nuvole.
    “Mi stai dicendo che stiamo veramente andando all’altro mondo?!” esclamò lui spaventato.
    “Tranquillo. Non dovrai morire.” lo tranquillizzò il padre di Ichigo. “Però… vi chiedo un po’ di tempo. Ho intenzione di insegnare una tecnica a Ichigo, ma ci vuole parecchio tempo…”
    “Tempo che puoi trovare solo qui, dato che hai detto che scorre in maniera diversa, giusto?”
    “Esatto. Potremmo rimanere qui anche per mesi se necessario… Ma fuori saranno passati solo pochi minuti.”
    Dark annuì.
    “Perfetto. Allora ne approfitteremo per allenarci anche noi.” Disse il custode.
    “Cosa? Vuoi allenarti qui?!” urlò Ed.
    “No, ho intenzione di allenare te e Jessie qui.”
    “Uh? Perché anche me?” chiese la custode.
    “Credi che non me ne sia accorto?” rispose lui. “Prima qualcosa si è impossessato di te…”
    Mentre diceva ciò Jessie strinse il braccio sinistro e se lo portò al petto.
    “Qualcosa di malvagio. Ti aiuterò ad affrontarla, ma non potrò intervenire in prima persona. Sei disposta a seguire quest’allenamento? Ti avverto che potrebbe costarti l’esistenza.”
    Jessie lo guardo sorpresa, per poi chiudere gli occhi.
    “È l’unico modo per capire da che parte devo combattere…” disse infine. “Se puoi farmi affrontare la mia parte oscura, per piacere, fallo! Devo scoprire chi delle due è più forte.”
    “Va bene.” Rispose Dark. “Hikari, mi servirà anche il tuo aiuto.”
    “Certo. Immagino tu voglia farla entrare nel suo cuore, vero?”
    Il custode annuì.
    “Edward, tu rimani da parte. Se vuoi, nel frattempo puoi allenarti per conto tuo.”
    “Come sarebbe a dire?!” domandò scioccato.
    “Perdonaci, ma la priorità al momento è un'altra.” Rispose, mentre superava Jessie, allontanandosi di una decina di metri, mentre Hikari faceva altrettanto nella direzione opposta.
    “Purtroppo non siamo nella stanza del risveglio, perciò dovremmo simularla noi. Ascolta bene Jessie: tra poco noi alzeremo una barriera speciale attorno a te. Devi concentrarti, pensando con tutta te stessa di voler entrare nel tuo cuore.”
    “Come faccio?”
    “Immagino che ricordi il luogo dove hai ottenuto i tuoi Keyblade. Quello era il tuo cuore. Devi tornare in quel luogo. È probabile che lì troverai la tua parte oscura.”
    “Ma non rischio di danneggiare il mio cuore in questo modo?” chiese con una nota di timore.
    “Se agirai in maniera sconsiderata sì, ma sono sicura che riuscirai a controllarti.” La tranquillizzò Hikari.
    La castana annuì, per poi sedersi a gambe incrociate.
    I due custodi evocarono il Keyblade, per poi infilzarlo nel terreno.
    Attorno a loro si creò una barriera, che cominciò ad aumentare di dimensioni, fino a coprire l’intera distanza tra i due, fondendosi al centro.
    Jessie prese un profondo e lungo respiro, dopodiché chiuse gli occhi, pronta ad affrontare l’altro lato di se stessa.
     
     
    Quando li riaprì si accorse che stava galleggiando nel buio.
    Volse subito lo sguardo sotto di lei, vedendo così che si stava avvicinando ad un pavimento circolare, sul quale c’era un mosaico diviso in due parti. Il tramonto del giorno da una parte e l’alba della notte dall’altra. Al centro, il fuoco del sole abbracciava il manto gelido della luna, come se non volessero separarsi.
    La custode appoggiò i piedi sul mosaico, guardandosi attorno.
    “Di nuovo qui…” disse, ricordando il giorno in cui aveva ricevuto i Keyblade.
    “Già. Era da tanto che volevo incontrarti.” Fece una voce alle sue spalle.
    Jessie si girò subito, per poi spalancare gli occhi.
    Di fronte a lei c’era una sua copia esatta, tranne che per qualche particolare. La sua controparte aveva una lunga chioma nera come la pece e gli occhi dalle iridi viola, non si trovavano oltre un paio di lenti.
    “Tu chi sei?” chiese, facendo per evocare i Keyblade, ma riuscendo a richiamare solo la Via del Tramonto.
    “Cosa?!”
    “Cerchi questo?” chiese la sua gemella, evocando l’Artiglio della Notte.
    “Come hai fatto?”
    “È semplice, mia cara… io sono te.”
    Jessie la guardò sorpresa, per poi sorridere, annuendo.
    “Capisco… in effetti, dovevo arrivarci subito… tu sei la mia parte malvagia, vero?”
    “Esatto. Complimenti per averlo capito subito…” rispose lei ironica. “Il mio nome è Jyassmie. Inutile dirti che è il tuo stesso nome, con in aggiunta la parola ‘yami’.”
    “Oscurità… Un nome appropriato direi…”
    “Ho gusto, vero?” domandò, portandosi una ciocca scura dietro l’orecchio.
    “Smettila di perdere tempo. Sai perché sono qui, no?”
    “Certo. Perché t’illudi di potermi vincere, ma sei sicura di essere la più forte tra noi due?”
    “Ne sono certa.” Affermò, stringendo la presa sulla Via del Tramonto.
    “Molto bene.” Fece la sua parte oscura. “Allora preparati… proprio perché tu sei la mia parte luminosa, ti eliminerò con enorme piacere!”
    “Tsk! Non sarai tu a vincere!” urlò Jessie, partendo all’attacco. “Flare!” urlò, scagliando la fiammata contro l’avversaria.
    “Reflex!” replicò lei, creando una barriera che rispedì al mittente la magia, che dovette evitarla saltando in alto.
    “Thundaga!” urlò la custode della luce, facendo precipitare sulla sua controparte una raffica di fulmini, che fu facilmente evitata.
    “Tutto qui?” chiese lei, sbadigliando.
    “Certo che no!” rispose l’altra, apparendo alle sue spalle e colpendola in pieno con il Keyblade, lanciandola lontano.
    “Tornado!” urlò, scagliandole subito dietro la magia del vento, che trascinò in aria l’avversaria, per poi farla schiantare velocemente a terra.
    “Allora, ancora convinta di essermi superiore?”
    L’incarnazione della sua oscurità si rialzò, ghignando.
    “Sì… perché io ho poteri che tu non immagini nemmeno…” disse, per poi alzare le mani.
    Immediatamente attorno a loro scese il buio completo.
    “Io so cosa si nasconde nel tuo cuore…” fece Jyassmie.
    Jessie fece per replicare, ma al suo fianco apparve per un secondo la figura di una donna dalla pelle bianca come la neve, con i capelli blu e gli occhi scuri, simili a quelli di un gatto.
    “Cosa…?!” esclamò sorpresa la custode, chiedendosi se fosse stata la sua immaginazione.
    Tuttavia, non fece nemmeno in tempo a pensarlo che di fronte a lei apparve un uomo in nero, dai lunghi capelli rosa che brandiva una lunga falce.
    “In un altro tempo, in un'altra dimensione, questi volti per te sono importanti…” continuò la sua controparte.
    Senza dare a Jessie la possibilità di controbattere l’incantesimo di Jyassmie continuò e apparve l’immagine di un ragazzo dai capelli argentati, che riconobbe essere Riku, abbracciato ad una sua copia. Subito dopo apparvero anche Sora e Kairi, che si tenevano per mano, seguiti da un topo, un papero e un cane, tutti e tre dalle caratteristiche vagamente umane. Infine dietro di loro apparvero undici persone vestite di bianco, ognuna con in mano un’arma diversa. Poi, ad un tratto, tutti coloro che erano apparsi in precedenza riapparvero assieme, ma questa volta tutti erano feriti gravemente.
    Le persone vestite di bianco erano diminuite di numero, e gli altri avevano riportato ferite profonde.
    Sora e Kairi giacevano a terra, e i loro corpi erano privi del soffio della vita.
    L’uomo dai capelli rosa era sfigurato, ma stava ridendo assieme alla donna dai capelli blu, che invece era l’unica a non essere stata ferita.
    Dietro di loro Jessie poté vedere se stessa, inginocchiata per terra, che teneva tra le braccia una persona che non riuscì ad indentificare.
    Così com’erano venute, le visioni sparirono, lasciandola di nuovo nella luce del mosaico e costringendola a cadere in ginocchio.
    “Allora, che ne dici? Se continui ad affidarti alla luce, lo stesso destino ti attenderà anche qui. Abbandonati all’oscurità, lascia che sia io a comandare!” fece Jyassmie, sorridendo e allungando la mano sinistra verso di lei.
    Jessie continuava ad ansimare, ma si rimise in piedi.
    “Non… Non ho idea… di come tu abbia fatto a creare simili illusioni… Come non so perché mi abbiano scosso in questo modo… dato che la maggior parte di quelle persone non le conosco… Ma se credi che basterà così poco… per farmi abbandonare all’oscurità… ti sbagli di grosso!” sentenziò la castana, fissando la sua parte oscura con determinazione.
    Il sorriso sparì dal volto di Jyassmie.
    “Capisco. E va bene! Ho provato con le buone, ora mi costringi ad usare le cattive maniere!”
    “Non te lo permetterò!” urlò Jessie, puntandole il Keyblade contro, e cominciando a caricare sulla sua punta una sfera di luce.
    La sua controparte la imitò, creando una sfera di oscurità.
    Le due Keyblader lanciarono la sfera in contemporanea, facendole così scontrare.
    Entrambe rimasero nella loro posizione, senza alcuna intenzione di arrendersi.
    “Maledetta… dove trovi tutta questa forza?!” chiese Jyassmie.
    “È la mia volontà di non volermi arrendere all’oscurità! Non ti lascerò prendere possesso del mio corpo!”
    La parte oscura sorrise.
    “Tu credi che l’unico modo che possa liberarmi sia quello di prendere possesso del tuo corpo, vero?”
    Quella domanda spiazzò la custode.
    “Cosa vuoi dire?”
    “Che c’è un altro modo per me di diventare reale… ma vedi, serve una grande quantità d’energia… un’energia che i cinque elementi magici non sono in grado di fornire… ma la luce e l’oscurità sì…”
    Jessie spalancò gli occhi.
    “Vedo che hai capito.” Fece Jyassmie, per poi lasciar cadere il Keyblade e buttarsi in mezzo alle due sfere, provocando un’esplosione che investì l’intero campo di battaglia.
     
     
    Dark e Hikari si erano seduti, sempre tenendo con le mani il proprio Keyblade, in attesa del ritorno della custode. Jessie era come addormentata, con il capo lievemente piegato in avanti e i lunghi capelli castani ai lati del viso, che non mostrava alcuna espressione sofferente.
    Ad un tratto la barriera sembrò sussultare dall’interno.
    “Cosa succede?” chiese Edward, notando anche lui il fenomeno.
    “Qualcosa non va…” rispose Dark, alzandosi in piedi.
    Pochi instanti dopo, la barriera s’infranse in mille pezzi.
    Il corpo di Jessie cominciò a pulsare, per poi sdoppiarsi.
    Una delle due aprì gli occhi, rivelando due iridi rosse, per poi cadere a terra priva di sensi, mentre l’altra si alzò in volo, con un sorriso inquietante dipinto in viso.
    I suoi capelli divennero neri, dopodiché aprì gli occhi, rivelando due iridi viola.
    Jyassmie prese a ridere, facendo gelare il sangue ai presenti, per poi scomparire nel buio di un varco.
     
     
    Aizen fissò sorpreso la spada di Gin, che lo aveva appena trafitto al cuore.
    “L’unico modo di evitare l’abilità della sua spada… è toccare la lama prima che l’ipnosi totale abbia inizio.” Spiegò Gin. “Quanti decenni ci sono voluti per sentire questa frase? Anche se nessuno nel Gotei Tredici conosceva questa cosa. Tutti avevano intenzione di ucciderla… perciò osservarli mi dava un po’ d’angoscia.”
    Gin alzò lo sguardo verso di lui, divertito.
    “Visto che l’unico in grado di uccidere il capitano Aizen… Sono io!” urlò, per poi ritrarre la spada, lasciando lo Shinigami in piedi, che si portò subito una mano a coprire la ferita.
    “Lo sapevo… e ti ho portato qui conoscendo le tue intenzioni…” disse. “Perché volevo vedere come avresti cercato di uccidermi… Ma che peccato, Gin. Credi di potermi uccidere solo-”
    “Nah, non credo.” lo interruppe lui, per poi mostrargli la spada, al centro della quale era possibile vedere che mancava una piccola scheggia.
    “La vede questa piccola frattura?” chiese, per poi indicare la ferita di Aizen. “Ho messo il pezzo mancante dentro di lei… Capitano Aizen.”
    Lui spalancò gli occhi.
    “…Cosa…?”
    “Le ho parlato dell’abilità del mio bankai, tempo fa? Mi perdoni… Ma quella era una bugia.” Continuò a spiegare Gin. “Non si estende per la lunghezza che le ho detto. E non si muove nemmeno coì velocemente. Semplicemente… si trasforma in polvere per un attimo mentre si estende e mentre si contrae. E poi… all’interno della lama… è nascosto un veleno mortale capace di annientare le cellule.”
    Il capitano continuò a guardarlo sorpreso.
    “Sembra che ora abbia capito… Mentre ho trafitto il suo cuore e ho ritirato la spada, ho lasciato un pizzico di quella polvere nel suo cuore.”
    Aizen continuò a tenersi la mano sulla ferita.
    “…GIN!” urlò.
    “Se vuole parlare si affretti a farlo. Comunque sia, non importa quanto sarà veloce. Morirà lo stesso.”
    Mentre diceva ciò, Gin si avvicinò a lui, per poi appoggiarli la mano sulla ferita.
    “Uccidi, Kamishini no yari.” Disse.
    Il foro della ferita cominciò subito ad allargarsi.
    “Gin... Bastardo...!!” gridò Aizen.
    “Morirà con un bel foro nel petto. Non era questa la sua preziosa ambizione?”
    La ferità si allargò sempre di più, fino a separare una delle braccia dalla spalla, e lasciando la pietra libera.
    Gin la afferrò al volo, per poi coprirsi subito il braccio con l’altro e saltare via, mentre Aizen cadeva all’indietro.
    “…Gin…” mormorò, mentre lo Shinigami si allontanava.
    Poi il suo mormorio si trasformò in un urlo di rabbia, che lo fece avvolgere da un raggio di luce, che si elevò fino al cielo.
    Gin nel frattempo andò a ripararsi dietro ad un palazzo, lasciandosi cadere a terra e osservando il braccio che aveva usato per prendere la pietra, il quale sembra essere stato in parte mangiato.
    ‘È finita… Con questo è finita…’ pensò, permettendosi un sospiro di sollievo.
    Sollievo che scomparve quando sentì l’energia del raggio.
    Gin si girò verso esso, guardandolo verso la sommità.
    Al suo interno era possibile vedere Aizen, nuovamente intero, con dodici ali che gli permettevano di rimanere sospeso nel cielo, sebbene non ne avesse bisogno.
    “Ho vinto io, Gin...” disse. “L'Hogyoku che hai rubato, che sia dentro di me o meno... È già mio.”
    La sfera nella mano dello Shinigami cominciò a brillare, come se stesse rispondendo a quelle parole.”
    “Cosa… sta…” fece lui, non accorgendosi subito che Aizen si era teletrasportato al suo fianco.
    Gin si girò lentamente, vedendo la spada dell’avversario alzarsi, per poi scendere su di lui, provocando un profondo taglio per tutto il suo corpo.
    Lo Shinigami perse la presa sulla pietra, che volò verso il petto di Aizen.
    Gin tentò di afferrarla nuovamente, ma prima di poterci riuscire, il braccio gli fu reciso dall’avversario, che poi ricambiò il favore, infilzandolo al petto.
    “...La paura è necessaria all'evoluzione. La paura di poter essere annientati... in qualsiasi istante.” disse Aizen. “Grazie, Gin. Grazie ai tuoi sforzi, ho raggiunto un'esistenza che è superiore sia agli Shinigami sia agli Hollow.”
    Detto ciò, lo scagliò contro il palazzo, demolendolo e facendolo finire oltre, in mezzo ad altre macerie.
    Gin rimase fermo a osservare il cielo.
    “GIN!!!” urlò una voce femminile, anticipando l’arrivo di una Shinigami, che scese velocemente verso di lui.
    Lo Shinigami la osservò, incapace di sentire le sue urla.
    ‘Rangiku... non ha funzionato.’ Pensò, mentre lei lo raggiungeva. ‘Non sono riuscito a restituirti quello che ti era stato tolto. Ahhh, lo sapevo. Sono felice... di aver detto che mi dispiace.’
    Aizen si avvicinò camminando ai due, senza mostrare alcuna emozione.
    Ma prima che potesse fare altro, dalle sue spalle si alzò una folata di vento provocata dall’arrivo improvviso di sei persone.
    Ichigo era davanti a tutti.
    Era diventato più alto, e i suoi capelli erano diventati più lunghi. In più, nei suoi occhi era sparita ogni traccia di dubbio e paura.
    Sulle spalle teneva suo padre, privo di sensi.
    Dietro di lui invece c’erano i custodi.
    Per Hikari, Dark e Jessie gli unici cambiamenti erano stati quelli dovuti ai capelli, i quali erano diventati ancora più lunghi, tanto che a Dark ormai superavano le spalle, mentre alle due custodi avevano raggiunto quasi la metà della schiena.
    Il cambiamento più evidente era però quello di Edward.
    Il suo braccio e la gamba recuperati da poco avevano ritrovato tutta la forza persa. Inoltre era diventato ancora più alto, mentre i suoi capelli non erano più raccolti in una coda, ma erano liberi, superando anche nel suo caso le spalle.
    Ichigo ignorò gli sguardi di Aizen e di Rangiku, e appoggiò delicatamente a terra il Padre.
    “Grazie… Papà…” disse, per poi girarsi verso il suo nemico.
    “...Kurosaki Ichigo. Sei davvero... Kurosaki Ichigo?” chiese Aizen, incerto.
    Il ragazzo lo ignorò, spostando lo sguardo verso Gin, rimanendo impassibile.
    “Cosa vuoi dire?” chiese infine.
    “Se sei davvero Kurosaki Ichigo, allora sono deluso.” Rispose. “Non percepisco una briciola di Reiatsu da parte tua. Anche se lo stessi sopprimendo, percepire niente è assolutamente impossibile. Hai fallito l'evoluzione. Hai fallito nell'afferrare l'ultima possibilità che ho elargito su di te.”
    Ichigo non disse nulla, accorgendosi che Gin lo stava guardando.
    Lo sguardo dello Shinigami ferito si poso su di lui, per poi spostarsi sugli altri e infine fermandosi su Jessie e sulle sue determinate iridi rosse come il fuoco.
    ‘Ne sono sicuro… I loro occhi sono forti…’ pensò, mentre il buio lo avvolgeva definitivamente. ‘Bene… in questo caso… posso affidare a voi questo…’
    E lo sguardo di Gin si spense.
    “Sembra… che siamo arrivati troppo tardi.” Fece Dark.
    “Già! Anche stavolta non avete fatto in tempo!” esclamò la voce di Xadvid, mentre un varco oscuro si apriva di fronte a loro, lasciando così che il Nessuno facesse la sua apparizione.
    “Oh, questa sì che è una sorpresa. Sono venuto qui attirato da una forte oscurità… non pensavo che però poteste crescere così tanto in pochi giorni…”
    “Quello è lo stesso tipo che ha aiutato Homunculus, giusto?” chiese Edward, facendo mente locale.
    Dark annuì.
    “Perfetto. A lui ci penso io se non vi dispiace.” Continuò, facendo scrocchiare le dita.
    “Resterò a darti una mano. Così alla peggio, potremmo tentare la tecnica che abbiamo provato.”
    “Vi aiuterò anch’io.” Aggiunse Hikari.
    “Bene. Allora vorrà dire che io aiuterò Ichigo. In fondo, ha eliminato lo Shinigami con cui volevo chiarire qualche punto rimasto in sospeso.” Fece Jessie.
    Aizen sorrise.
    “Che sfortunato. Kurosa-”
    “Aizen!” lo interruppe lui. “Cambiamo posto. Non voglio combattere qui.”
    “Che proposta inutile. Sono parole che possono essere pronunciate solo da coloro che possono affrontarmi. Non aver paura. Non puoi arrecarmi nessun dan-”
    Ma le sue parole furono soffocate da due mani.
    Ichigo e Jessie avevano afferrato per il volto lo Shinigami, volando subito via, trascinandolo con loro, sparendo subito alla vista di tutti gli altri.
    “Cosa… Come hanno fatto? Quel tipo emanava energia pura…” fece sorpreso Xadvid, per poi girarsi verso i custodi rimasti.
    “Xadvid, giusto?” chiese Ed, puntandogli contro il Keyblade. “Ho un messaggio per te da parte di qualche milione di persone… Muori!”
    Prima che il Nessuno se ne rendesse conto, l’alchimista scomparve dal suo raggio visivo, riapparendo alle sue spalle.
    “Come…” fece in tempo a dire, prima di girarsi e parare il fendente, che fu forte abbastanza da farlo schiantare a terra, provocando una voragine attorno a lui.
    “Maledizione…” mormorò, emergendo dalle macerie, ritrovandosi così di fronte a Dark, che lo guardava con occhi privi di qualsiasi espressione.
    Alzò la mano verso di lui, facendo comparire una sfera bianca.
    Alle spalle del Senza Cuore apparve Hikari, che imitò il compagno, mentre sopra di loro anche Edward si apprestava a compiere la stessa magia.
    “Sigillo dei varchi.” Dissero assieme.
    Dalle loro sfere uscirono decine di raggi, che li circondarono, creando attorno a loro una gabbia di luce, che si chiuse imprigionandoli al suo interno.
    “Che razza di diavoleria è questa?!” chiese il custode oscuro, vedendo i tre Keyblader atterrare di fronte a lui.
    “Abbiamo creato una barriera particolare. In questo modo è impossibile lasciare questo posto. I varchi sono bloccati…” spiegò Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Marco non sa ancora che tu sei vivo, perciò non gli dispiacerà se ti eliminiamo.”
    Xadvid sentì una goccia di sudore freddo che scivolava dalla sua tempia, fino a raggiungere il collo, ma la ignorò e sorrise.
    “Voi dite che per me non ci sono speranze, vero?” domandò.
    “Direi di sì. Non puoi contrastarci da solo.”
    Il Nessuno si alzò, evocando il Keyblade.
    “Questo è da vedere!”
     
     
    Ichigo e Jessie lanciarono Aizen al suolo non appena si furono allontanati di qualche chilometro dalla città.
    “Impossibile…” fece il traditore, rialzandosi e guardandoli increduli. “Sono stato… dalla forza bruta…”
    “Cominciamo, Aizen.” Disse Ichigo, mentre lui e la custode si preparavano a colpirlo. “Porremo fine a tutto. In un solo instante.”
    “Farla finita in un istante…?” ripeté lo Shinigami, per poi sorridere. “Capisco… hai gettato via il tuo Reiatsu per sostituirlo con la forza fisica… Ma non credere che ciò sia sufficiente. Non puoi competere con la mia nuova potenza.”
    “Sai una cosa?” lo interruppe Jessie, con voce seccata. “Ogni minuto che passa, ti trovo sempre più insopportabile.”
    Mentre diceva ciò, creò in mano una sfera di fuoco. “Vediamo come te la cavi ora…” disse, lanciando la sfera, per poi puntargli subito contro il Keyblade.
    “Flare!” urlò, creando una fiammata che investì la sua precedente magia.
    Facendo ciò, provocò un’esplosione che li investì completamente, provocando una voragine attorno a loro.
    Aizen si alzò in volo, giusto in tempo per parare la spada di Ichigo.
    Non appena le due lame si scontrarono, il terreno sotto di loro si alzò per l’onda d’urto, creando attorno a loro delle piccole montagne.
    “Sei sorpreso?” chiese Aizen. “Con un solo fendente della mia spada, posso cambiare la forma della terra. Questo è il mio attuale potere. Se posso essere onesto, nemmeno io credevo che il mio potere potesse aumentare fino a tal punto.” Continuò, allontanandosi. “Sono felice, Kurosaki Ichigo. Grazie a te… potrò mettere alla prova il mio potere che trascende gli Hollow e gli Shinigami, finché avrò voglia.”
    Detto ciò, partì all’attacco, ma venne intercettato da Jessie, che lo fermò senza troppa fatica.
    “Umpf. Vedo che anche tu vuoi sperimentare il mio potere…”
    “Jessie.” La chiamò Ichigo. “Lascialo andare.”
    La custode si girò verso di lui, per poi annuire.
    “Come vuoi.” Disse, per poi allontanarsi velocemente dallo Shinigami.
    Mentre Aizen la guardava allontanarsi, attorno alla mano che teneva la spada apparve un’aura nera, che l’avvolse per qualche secondo.
    Quando sparì, la mano dello Shinigami si era fusa alla sua arma.
    Sorridendo, ripartì all’attacco, facendo scontrare nuovamente le due lame.
    “Stranamente sembra che l’aspetto simile ad un assembramento del mio braccio destro e della Zampakuto abbia portato alla luce una scoperta evolutiva. Forse è questa la forma giusta che tutte le Zampakuto dovrebbero avere… Ma ora capisco… Le dimensioni della tua evoluzione e della mia sono davvero differenti.”
    Aizen ritirò la spada, preparandosi a colpire nuovamente.
    “Se lo volessi davvero, potrei rompere la tua spada con un solo colpo!” urlò, facendo partire l’attacco.
    Jessie sorrise, scuotendo la testa. “Certa gente non impara finché non ci sbatte il muso.”
    La spada era stata fermata dalla semplice mano di Ichigo, che la tratteneva senza fatica, facendo innalzare ulteriormente le neonate montagne.
    “È ridicolo…” disse Aizen, con gli occhi sgranati.
    “Perché sei così sorpreso?” chiese Ichigo. “È così difficile credere che io sia riuscito a fermare la tua spada? Hai paura… di ciò che hai davanti agli occhi? E che accada qualcosa che non puoi capire?”
    Aizen si allontanò di colpo.
    “Non cantare vittoria… la tua forza fisica per un momento ha superato la mia, niente di più.”
    “Ne sei sicuro? A me è sembrato proprio… che la tua forza fosse insignificante rispetto alla sua.” Lo provocò Jessie.
    “Davvero? Bene, allora vediamo subito se accadrà di nuovo un simile miracolo! Vi ridurrò in atomi usando il Kido!!”
    “Kido? È la vostra magia, giusto?” chiese la custode a Ichigo, che annuì, senza scomporsi.
    “Il simbolo della torbidezza si assopisce. Un insolente recipiente di follia. Ribolle, nega l’intorpidimento, batte le palpebre, ostruisce il sonno. La principessa dell’acciaio che striscia. La bambola di fango che sempre si disintegra. Unione! Opposizione! Riempiendo la terra, conosci la tua impotenza!”
    L’aria intorno ai tre divenne nera, oscurando la vista di tutto ciò che li circondava.
    “Hadou 90! Bara nera!” urlò Aizen.
    Attorno a Ichigo e a Jessie apparve dal nulla una gabbia nera, che man mano diveniva sempre più piccola, nel tentativo di schiacciarli.
    “L’intero incantesimo della Bara Nera recitato da me, colui che ha sorpassato sia Hollow che Shinigami!!! Un torrente di gravità capace di distorcere lo spazio-tempo!! Esseri come voi non possono nemmeno lontanamente comprenderlo!!” urlò come un pazzo, rivolto ai due, mentre sparivano all’interno della magia.
    Aizen sorrise sodisfatto.
    Quando però, l’incantesimo si disintegrò sotto i suoi occhi, rivelando Ichigo e Jessie integri e incolumi, entrambi con in mano la propria arma, il suo sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.
    “Sembra che tu non te ne sia accorto.” Fece Ichigo.
    “Ora… siamo più forti di te.” Continuò la custode.
    “Ciò che ha spazzato via quella montagna… non era la tua spada. Era la mia.”
    Aizen fece appena in tempo a spalancare gli occhi prima di venire colpito dalla spada di Ichigo, seguita a ruota dal Keyblade di Jessie.
    L’avversario volò via, atterrando sulla cima di una montagna.
    “Perché hai preso le distanze?” chiese la custode.
    “…Capisco. Siete felici di aver fermato la mia spada? Siete felici di aver evitato il mio Kido? Siete felici di aver ferito il mio corpo…?” chiese lui, mentre la ferita si rimarginava.
    “ABBANDONATE LA VOSTRA ARROGANZA, UMANI!!!” urlò arrabbiato, con tutto il fiato che aveva in corpo, senza destare nessuna preoccupazione nei due.
    Il suo corpo cominciò a venire avvolto da un’aura oscura, per poi spaccarsi in più parti, come se fosse stata la buccia di un frutto, rivelando un mostro con tre buchi sul petto, che si avvicinò alla velocità della luce a Ichigo, afferrandolo per la gola.
    “Riesci a sentirmi, Ichigo Kurosaki?” chiese “È vero che una volta hai distrutto la barriera che separa gli Shinigami dagli Hollow e sei diventato un essere trascendentale, ma ora hai perso il potere che una volta possedevi, sei soltanto l’ombra di ciò che eri un tempo. Nella forma in cui sei ora non sei nemmeno in grado di comprenderlo. Troverai la morte per la mia mano trascendentale, e il mio ucciderti invocherà la completa separazione da quelle esistenze inferiori chiamate Shinigami e Hollow. Sei finito! Kurosaki Ichigo!!”
    “Finito?” ripeté lui, lasciando sorpreso il mostro. “È tutto qui quello che sai fare?” chiese.
    Senza fare niente, allontanò di qualche metro Aizen.
    “Poniamo fine a tutto questo, Aizen… sono stanco della tua logica. Jessie, rimani fuori da tutto questo. Lascia che li mostri… il Getsuga Tenshou finale.”
     
     
    Xadvid cadde per terra, lasciando andare il Keyblade.
    Prima che potesse fare altro, tutti e tre i Keyblader erano scesi su di lui, colpendolo assieme e lasciando tre profondi tagli sul petto del Nessuno.
    “M-Maledizione… non posso… perdere così…” disse, mentre Edward gli puntava il Keyblade alla gola.
    “Invece è finita.”
    “Non mi prendere in giro! Mi sono informato sul tuo conto, tu detesti uccidere!” urlò Xadvid, dando fondo a gran parte delle sue ultime energie.
    “Negli anni si cambia.”
    “Anni? Ma se sono passati solo pochi-! Capisco… Dovevo arrivarci!”
    “Ci siamo allenati in un posto dove mesi corrispondevano a pochi minuti di questo mondo.” Rispose Dark. “Non sei più nemmeno lontanamente al nostro livello.”
    “B-Bastardi… Così non vale…”
    “Cos’è? Credi forse che questa guerra sia roba da bambini? Credi davvero che ci faremo scrupoli per vincerla?” chiese Hikari.
    “E ora, se credi in qualcuno, dì le tue ultime preghiere.”
    Xadvid deglutì, per poi sorridere.
    “Sapete… dimenticate un particolare…” disse, cominciando a diventare più piccolo. “Posso diventare qualsiasi creatura abbia toccato, compreso un insetto.”
    Mentre diceva ciò, il suo corpo cominciò a perdere le caratteristiche umane, diventando sempre più simile a quello di una zanzara, fino a diventarne una, che volò via attraverso le sbarre, scomparendo alla loro vista.
    “Tsk. Non ha nemmeno il coraggio di affrontare il proprio destino.” Commentò Edward, facendo sparire il Keyblade.
    Ma i tre custodi furono distratti da una colonna di luce nera che si alzò verso il cielo, facendo tremare la terra.
    “Quindi alla fine ha deciso di usarlo…” fece Dark.
     
     
    Ichigo fu avvolto da quella sua oscurità, per riapparire pochi secondi dopo.
    “Il Getsuga Tenshou Finale è quando io…” disse, ignorando le bende che gli coprivano la bocca, mentre i suoi nuovi e lunghi capelli neri, volavano disordinati da soli assieme al suo vestito, che non aveva più una forma definita. “…divento Getsuga.”
    Aizen rimase ad osservarlo.
    “Se uso questa tecnica, perderò tutti i miei poteri di Shinigami. Ecco perché è chiamata Finale.”
    Il suo avversario continuò a guardarlo, incredulo e chiuso nei suoi pensieri.
    Di colpo digrignò i denti.
    “IMPOSSIBILE!! Come può essere una cosa del genere?! Come può superarmi un piccolo essere umano!? È-”
    Ma fu interrotto dalla mano di Ichigo, che la mise davanti a lui.
    Dal nulla apparve una piccola lama, che Ichigo prese con la mano.
    “Mugetsu.” Disse infine.
    Immediatamente una colonna di pura oscurità si alzò da quel punto.
    Jessie trovò riparo dietro a una sua barriera, finendo presto con il non riuscire a vedere più nulla.
     
     
    Quando la vista tornò, Ichigo si ritrovò sospeso nell’oscurità.
    Il suo aspetto era tornato normale.
    “I miei poteri stanno svanendo…” disse rassegnato. “Ma dove mi trovo ora? Cos’è successo ad Aizen?”
    Mentre diceva ciò, i suoi piedi toccarono un suolo solido, che rimase sempre celato ai suoi occhi.
    “Aizen non è ancora sconfitto.” Disse una voce. “Il suo potere rigenerativo è potente…”
    “Sei tu, Zangetsu?” chiese lo Shinigami.
    “No, sono un'altra entità. Forse Dark te ne ha parlato… sono colei che sceglie i custodi della luce.”
    Ichigo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi annuire.
    “Capisco… quindi ho fallito…”
    “Non completamente. Il tuo colpo ha indebolito parecchio Aizen, e non basterà la sua rigenerazione per riprendersi completamente. Io però posso donarti un nuovo potere, che ti permetterà di mantenere il tuo di Shinigami, integrandosi ad esso.”
    “Di cosa stai parlando?”
    La voce non rispose, facendo apparire di fronte a lui una spada nera.
    “Ho forgiato questo Keyblade particolare per te. Come vedi, ha lo stesso aspetto della tua Zampakuto, ed è in grado di ereditare tutti i suoi poteri. In più, è come tutti gli Keyblade, con i medesimi poteri. Se l’accetti, sarai sì in grado di sconfiggere Aizen, ma dovrai dirigerti su un altro mondo, il mondo dove si svolgerà la guerra.”
    Ichigo osservò l’arma di fronte a sé, per poi afferrarla.
    “Va bene.” Disse, mentre il pavimento s’illuminava, mostrando un mosaico dove c’era lui, con diversi aspetti. “Accetto.”
     
     
    Quando l’oscurità scomparve, Ichigo era sospeso a mezz’aria.
    Il suo aspetto era tornato come in origine, e ora teneva in mano una spada nera, simile a quella di prima, ma con un ciondolo raffigurante un disegno.
    Di fronte a lui c’era Aizen, caduto a terra e seriamente ferito, che si stava rigenerando, recuperando anche lui il suo aspetto originario.
    “Così sei diventato un custode.” Fece Jessie, raggiungendolo. “Beh, non so dirti se complimenti o no. Aizen è ancora vivo…”
    “Lo so… Jessie, te la senti di usare quella tecnica che ti ha insegnato Dark? L’ho vista da lontano, ma mi è sembrato alquanto potente. Io cercherò di imitarti.”
    “Ne sei sicuro? Io ci ho messo settimane per apprenderla.”
    “Sento di potercela fare. Ogni tanto osservavo i vostri allenamenti, mentre tentavo di controllare perfettamente il Getsuga Tenshou Finale…”
    “Molto bene allora.” Disse la custode, per poi alzare verso l’alto il Keyblade.
    Lentamente, da esso cominciò a fuoriuscire dell’acqua bianca, che ricoprì completamente la custode, creando un’armatura bianca, che lasciava comunque vedere la custode.
    Ichigo la guardò leggermente sorpreso, per poi imitarla.
    “Cosa credete di fare, umani?” chiese Aizen, rialzandosi.
    “Questa tecnica è simile al Getsuga Tenshou Finale… Con la differenza che non elimina l’avversario e non fa perdere i poteri…”
    “E cosa farà allora? Sentiamo!”
    “Ti sigillerà nella luce.” Rispose Jessie. “Raito no shiru.”
    Non appena ebbe nominato il nome della tecnica, lei e Ichigo diventarono due sfere di luce, che volarono rapidamente contro Aizen, trafiggendolo al petto, riprendendo il loro aspetto alle sue spalle, mentre l’armatura si dissolveva.
    Il nemico rimase fermo per qualche secondo, per poi girarsi verso di loro.
    “Voi…” disse, prima di venire distrutto da centinaia di raggi di luce, che sbucarono fuori dal suo corpo.
    Ichigo guardò la luce scomparire in quella del sole, mentre Dark, Hikari e Edward li raggiungevano in volo.
    “È finita.” Rispose Jessie, anticipando la domanda. “Aizen è sparito nella luce.”
    “Perfetto. Starà a lui resistere o arrendersi ad essa.” Fece Dark, per poi guardare Ichigo. “Vedo che anche tu hai ottenuto un Keyblade… anche se diverso dai tradizionali.”
    “Già… Una voce ha detto che avrebbe integrato i miei poteri da Shinigami a quelli da custode… e in più, mi ha detto di dirigermi nel mondo dove si svolgerà la guerra.”
    “Capisco…” rispose il custode dell’Equilibrio, aprendo un varco dietro lo Shinigami. “Quel passaggio ti condurrà su quel mondo. Chiedi di Rexenet e Light. Rimani con loro ad allenarti e eventualmente ad addestrare i nuovi custodi che arriveranno in futuro. Hai assistito ai nostri allenamenti, e ti sei già dimostrato in grado di gestire tutti i poteri del Keyblade. Ce la farai.”
    Ichigo annuì, per poi attraversare il varco, che si richiuse dietro di lui.
    “Voi invece?” chiese Hikari, guardando Ed e Jessie. “Avete deciso?”
    La custode annuì.
    “Io tornerò al mio mondo. Temo che possa essere preso di mira da Jyassmie, ed è mio dovere proteggerlo. Ora che mi avete insegnato ad usare i varchi, avrò meno difficoltà.”
    “Io invece raggiungerò gli altri custodi in viaggio.” Fece Edward. “A questo punto, sembra sia io quello con maggiore esperienza tra i nuovi custodi, no?”
    “Già. Cerca solo di non farli spaventare con il tuo arrivo… Non vorrai ritrovarti con diversi Keyblade puntati sul collo, vero?”
    “Nah, tranquillo! Non farò nulla d’avventato!” disse, aprendo il varco e sparendo al suo interno.
    Jessie lo imitò, ma si fermò prima di mettere un passo al suo interno.
    “Sapete… Credo che ci possano essere diverse possibilità. Non è detto che tutto vada come crediamo.”
    “Cosa vuoi dire?” chiese Dark.
    “Tu dici che il tuo destino è di scomparire con la fine della guerra. Non è detto che ciò accada.”
    “E tu come fai a dirlo?”
    Jessie sorrise.
    “Quando ho affrontato Jyassmie, lei mi ha mostrato delle visioni. Non so se fossero false o meno, ma anche se alla mia mente non dicevano nulla, il mio cuore ne ha sofferto. In quelle visioni, io avevo avuto un destino parecchio diverso, perciò penso che esso non sia scritto in modo indelebile. Lo stesso potrebbe valere anche per te.” Concluse, sparendo nel varco, lasciando il custode a riflettere sulle sue parole.
  4. .
    E finalmente, ecco qui il nuovo capitolo!
    Lo so, lo so, sono in ritardo... ma consolatevi, sono pieno di idee XD.
    In teoria ci sarebbe anche la terza opening, ma purtroppo né youtube né megavideo sembrano disposti a farla vedere... sob...
    Ad ogni modo, questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, ed è l'inizio di qualcosa di molto grande, o almeno così spero XD.
    A questo proposito, avverto che molte frasi sono prese dalla versione doppiata in italiano dell'anime che ho scelto per questo mondo.
    E ringraziondo Liberty89 per la pazienza che dimostra nel farmi da beta reader, con tutte le idee strampalate che mi vengono in mente, ora è il momento di rispondere alle recensioni!
     
    @ Yusei Trek: credo lascerò Hakai a risponderti. Hakai: Tranquillo, sono tutti mondi che ho già distrutto, dato che sulla mia lista avevano la massima priorità, assieme a qualche altro che non si possono nominare...
    @ Liberty89: Allora direi che siamo a -1 XD
    @ francix94: consolati: la mia mente si è dichiarata in sciopero per ciò che ho in mente XD
     
    Ok, e ora... *batte le mani e le appoggia al foglio* buona lettura a tutti!

    Capitolo 59: Il ritorno. Il potere di colui che inghiottì la divinità - Torna all'indice dei capitoli
    “Allora, a che punto sei?” chiese Hikari, avvicinandosi a Cid.
    “Uff… Ho quasi finito…” rispose lui, appoggiando a terra una chiave inglese e prendendo un cacciavite. “Avete fretta di partire, vero?”
    “Già… Questa crisi non aspetterà di certo noi…”
    “E Dark dov’è?”
    “È andato in piazza… credo stia cercando qualche indizio su Aqua. In fondo, sembra sia sparita proprio in questo mondo…”
    “Capisco…”
     
    Dark si fermò al centro della piazza, che era stata ricostruita da poco tempo.
    ‘Qui è successo qualcosa d’importante, lo sento… Ma di cosa può trattarsi?’ si chiese, guardandosi attorno.
    “Che sia avvenuto qui… lo scontro tra Aqua e Xehanort?” disse, sapendo bene che nessuno poteva fornirgli una risposta.
    “Prima regola dell'assassino: nasconditi nell'ombra e cela il tuo respiro!” disse una voce.
    Il custode si girò subito, cercandone la fonte.
    “Seconda regola dell'assassino: osserva il tuo nemico e sfrutta le sue debolezze!” continuò la voce, anticipando una sfera di ghiaccio, che Dark evitò saltando all’indietro.
    “Terza regola dell'assassino: elimina il bersaglio prima che si accorga della tua presenza!”
    Non appena concluse quella frase, dalla cima delle scale di fronte alla piazza si alzò un polverone, che continuava a scendere in direzione del Keyblader, che evocò immediatamente la propria arma.
    Pochi secondi dopo, Balance si scontrò contro un Keyblade azzurro, impugnato da un ragazzo con i capelli dello stesso colore.
    “Black Star?!” chiese sorpreso Dark, riconoscendolo.
    “Ehilà! È da un po’ che non ci si vede, vero?” rispose lui, saltando all’indietro. “E vedo che riesci a prevedere le mie mosse senza difficoltà! Non male, ma non sei ancora ai livelli di una divinità come me!” urlò, facendo scomparire l’arma e alzando l’indice destro verso il cielo.
    Dark sospirò, per poi far sparire anche lui la sua arma.
    “Cosa ci fai qui? E soprattutto, da quando sei un custode?”
    “Alla prima domanda non ti so rispondere: mi sono ritrovato qui dopo che un bastardo di nome Hakai ha distrutto il mio mondo. La seconda, l’ho ottenuto poco prima di perdere i sensi e di risvegliarmi qui.”
    “Hakai… ha distrutto il tuo mondo?” ripeté Dark. “Dunque ha già cominciato a muoversi…”
    “Allora immaginavo bene: tu lo conosci.”
    “Ci ho già avuto a che fare un paio di volte, ma non credevo che avrebbe distrutto dei mondi senza la nostra presenza… Ma in fondo, se lui vuole portare caos, quello è un metodo rapido…”
    “Non so di cosa tu stia parlando, ma voglio mettere in chiaro una questione:” disse Black Star, guardandolo serio negli occhi. “Hakai lo eliminerò io personalmente.”
    “Non è così facile: Hakai non è un avversario alla tua portata. Io stesso fatico a tenergli testa.”
    “Ed è per questo che sta prendendo lezioni da me. In fondo, tra assassini ci si aiuta.” Disse un’altra voce.
    Dietro a Black Star arrivò un uomo dai capelli rossi, che Dark riconobbe subito.
    “Axel?” esclamò sorpreso, evocando il Keyblade. “Perché sei ancora vivo? Saresti dovuto essere eliminato da Rexenet!”
    “Non so di cosa tu stia parlando. Anche se sinceramente non so nemmeno io perché sono ancora vivo, dato che mi ricordo perfettamente di essermi sacrificato per aiutare Sora. Però c’è una novità in tutto questo…” fece, portandosi una mano sul petto. “Ora possiedo nuovamente un cuore, motivo per cui ho ripreso il mio vecchio nome.”
    “Che sarebbe?”
    “Lea. Got it memorized?” rispose lui, sorridendo.
    “Tsk. Vedo che quella frase non vuoi proprio smettere di usarla, vero?”
    “Che ci vuoi fare? Finché fa effetto… Piuttosto… tu devi essere Dark… il custode dai cento e passa cuori di cui mi ha parlato Black Star, giusto?”
    “In persona. Anche se sono conosciuto di più come custode dell’equilibrio.”
    “Custode dell’equilibrio? Credevo esistessero solo quelli della luce e delle tenebre…”
    “Purtroppo non è così. Esistono altre due categorie, entrambe composte da un solo membro: Equilibrio, il cui rappresentante sono io; e Caos, il cui rappresentante è Hakai. Però a differenza mia, Hakai usa un corpo non suo per combattere.”
    “Cosa intendi dire?” chiese Black Star.
    “Hakai sta usando il corpo di un altro ragazzo di nome Gadian, che in realtà non farebbe del male a una mosca.”
    “Dunque non posso eliminarlo direttamente, è questo il succo del discorso, giusto?” fece l’assassino.
    “Vorrei trovare un modo per separarli. Una volta che Hakai sarà da solo, potremmo eliminarlo senza problemi.”
    “E credi di riuscirci?” domandò Lea.
    “Non lo so… è colpa mia se ora Xehanort possiede il X-Blade… Perciò devo riuscire a risolvere anche quella questione… Nel frattempo, potrei chiedervi un favore?”
    “Di cosa si tratta?”
    “Poco più di dieci anni fa, su questo mondo si è disputato lo scontro tra Aqua e Xehanort… Potreste cercare informazioni in proposito? Aqua ha detto di essere scomparsa qui… Ma non credo sia passata inosservata…”
    “Umh… Xemnas si recava spesso in un posto che Xigbar chiamava ‘Stanza del sonno’… Dato che Xemnas era il Nessuno di Xehanort, forse lì potrei trovare qualche indizio… Mentre mi ha mandato nel Castello dell’Oblio alla ricerca di un’altra stanza che ha chiamato ‘Stanza del risveglio’…”
    “Il luogo dove riposava Ventus fino al suo risveglio.” Spiegò Dark. “Quindi è probabile che ci sia veramente un legame tra le due stanze… Solo che non abbiamo la più pallida idea di dove si trovi… E non possiamo nemmeno chiederlo a Terra, dato che non so come ritracciarlo…”
    “Cosa c’entra Terra?”
    “Xehanort ha usato il suo corpo per diventare Heartless e Nessuno. Perciò dovrebbe essere a conoscenza di tutto ciò che hanno fatto questi ultimi.”
    “Xehanort aveva proprio pensato a tutto, eh? Va bene, ci metteremo alla ricerca di informazioni. In fondo, è lo stesso lavoro che facevo per l’Organizzazione. Come facciamo ad aggiornarti su eventuali novità?”
    “Andate da Cid e chiedetegli di mettervi in comunicazione con la nostra Gummiship. Poi c’è un’altra questione da sistemare.” Continuò Dark, guardando Black Star.
    “Ora che sei stato scelto come custode, dovrai partecipare anche tu alla guerra, lo sai vero?”
    “Diciamo che lo immaginavo. Come ho detto prima, mi basta eliminare Hakai. Se questo significa partecipare a una guerra, non ha importanza.”
    “Perfetto. Allora io vado. Ci sentiamo.” Disse il custode dell’equilibrio, avviandosi verso la casa di Cid.
    ‘Dunque Lea è ancora vivo… com’è possibile?’ si chiese. ‘E soprattutto… sarà l’unico o anche gli altri membri hanno avuto lo stesso destino?’
     
     
    “Ecco qui!” fece Cid, pulendosi le mani sporche d’olio su un panno, e mostrando una Gummiship alle sue spalle. “Come promesso l’ho costruita nel minor tempo possibile. Certo, non avrà tutte le comodità della precedente, ma può portare lo stesso fino a cinque persone, e ovviamente ha sempre la sala comandi, la cucina e tutte le stanze separate.”
    “Grazie mille Cid!” esclamò Hikari. “Mio padre lo diceva sempre che tu eri il miglior meccanico del mondo!”
    “Solo di questo mondo? Potrei offendermi, sai?” rispose lui ridendo e accedendosi una sigaretta. “Allora, immagino partirete subito, vero?”
    “Già, però devo avvisarti che potresti ricevere la visita da parte di due persone.” Disse Dark.
    “Uh? E chi sarebbero?”
    “Due assassini di professione, di cui uno custode, ai quali ho chiesto di fare una piccola indagine. Se troveranno qualcosa, verranno da te per comunicarmi eventuali novità.”
    “Aspetta… uno di loro ha per caso i capelli azzurri e una stella tatuala sulla spalla?”
    “Deduco che l’hai già incontrato…”
    “E chi non l’ha fatto? Sbuca fuori dal nulla urlando a squarciagola che un assassino deve agire in silenzio…”
    “Black Star, vero?” chiese Hikari a Dark, che annuì.
    “Il suo mondo è stato distrutto da Hakai, e qui è stato soccorso da Lea.”
    “Lea? Aspetta… Non è il vero nome di Axel?”
    “Precisamente. Non lo sa nemmeno lui come, ma è tornato com’era in origine, con tanto di cuore. Questo significa che probabilmente anche gli altri membri saranno in giro da qualche parte… anche se non possiamo esserne certi…”
    “Speriamo di no!” lo interruppe Cid. “Direi che ne abbiamo già abbastanza di guai!”
    “Già… D’accordo, allora noi andiamo!” fece Hikari, per poi cominciare a entrare nella navicella. “Grazie ancora!”
    “Ci mancherebbe! Se posso aiutare in qualche modo in questa guerra, lo faccio volentieri. Non ci tengo a vedere l’universo sparire. Perciò vedete di non perdere, o ve la dovrete vedere con me!”
    “D’accordo, messaggio ricevuto.” Commentò Dark, per poi seguire Hikari.
    Pochi minuti dopo la Gummiship si alzò in volo, per poi sparire nel cielo.
     
     
    Dark e Hikari uscirono dal varco.
    “Incredibile…” disse il custode. “Proprio come l’ultima volta che sono stato a Radiant Garden, il primo mondo che incontro in pericolo è questo…”
    “Ma cosa potrebbe essere successo di così grave? Dopotutto, non avevi già aiutato Edward e Alphonse?”
    “Già… ma a quanto pare, non è bastato…” continuò Dark, per poi osservare la grande voragine che c’era di fronte a loro.
    I due custodi si avvicinarono, per poterla osservare meglio.
    “È stata creata da una reazione alchemica… Ci sono ancora i segni…”
    “Dici una battaglia?”
    “Non lo so… purtroppo non ho il potere di vedere nel passato…”
    Ma prima che potessero dire altro, sentirono un tonfo dietro di loro.
    Si girarono immediatamente, vedendo solo allora un bambino, privo di sensi, che doveva essere appena caduto per terra.
    Lo raggiunsero di corsa, notando così che era pieno di ferite e di tagli, anche profondi.
    “Cosa gli è successo? È ridotto malissimo!” esclamò Hikari, mentre Dark lanciava una magia curativa, che cicatrizzò all’instante le ferite.
    Pochi secondi dopo, il bambino aprì gli occhi.
    “Ehi, tutto bene?” chiese subito la custode.
    “S-Sì…” rispose lui, per poi alzarsi in piedi.
    “Chi sei?” chiese Dark.
    “Il mio nome è Selim, e sono il figlio del Comandante Supremo.”
    “Comandante Supremo?” ripeté Hikari, mentre recuperava i ricordi che aveva su Fullmetal Alchemist. “Quindi ti chiami Selim, esatto?”
    Il bambino annuì.
    “Come mai eri ridotto in quello stato?”
    “È tutta colpa dei fratelli Elric e dei loro amici!” urlò Selim.
    “I fratelli Elric? Cosa vuoi dire?”
    “Stanno organizzando un colpo di stato, e hanno già ucciso mio padre in un attentato!”
    “Impossibile.” Fece Dark. “Conosciamo bene Ed e Al, non lo farebbero mai… A meno che…”
    “Stai pensando che ci possa essere lo zampino di Hakai?”
    “Era riuscito a corrompere anche Goku… Non vedo perché non possa aver fatto lo stesso anche con altri…”
    “E voi chi siete? Non vi ho mai visto prima…”
    “Siamo vecchie conoscenze dell’Alchimista d’Acciaio. Veniamo da un paese lontano. Siamo venuti qui per incontrare proprio i due fratelli, ma non eravamo a conoscenza di questa situazio-”
    Ma Dark fu interrotto dal rumore di un’esplosione, proveniente da poco lontano.
    “Hanno già cominciato l’attacco!” urlò Selim. “Stanno attaccando Central City!”
    Dark si voltò verso la direzione da cui era provenuto il suono.
    “Cosa facciamo? Come custodi, non possiamo ignorare la situazione…” domandò Hikari.
    A sentire ciò, il bambino s’irrigidì.
    “C-Custodi?” ripeté. “Voi sareste due dei famosi custodi?”
    “Proprio così. Io sono Dark, custode dell’equilibrio, mentre lei è Hikari, custode della luce.”
    Per un momento sul volto di Selim apparve un piccolo sorriso.
    “Wow! Davvero!” esclamò poi, esordendo in un sorriso completo a trentadue denti. “Fantastico! Non credevo ne avrei mai incontrato uno, figuriamoci due!”
    “Beh, come immagino saprai, la nostra presenza non è mai un buon segno…”
    “Invece capita a proposito! Voi sarete di sicuro in grado di sedare la rivolta senza troppe difficolta! Solo a nominarvi, sono sicuro che molti scapperanno via! E sono sicuro che se mio padre fosse ancora vivo, vi sarebbe molto grato!”
    Hikari guardò Dark, in attesa di sapere cosa fare.
    “Umh… purtroppo non ho seguito troppo il manga… perciò non so se quest’evento dipende dall’attuale situazione dell’universo o no…” spiegò lui, per poi guardare Selim. “Se però è vero che Ed e Al stanno attaccando, un motivo ci deve pur essere… sperando che non siano stati veramente corrotti dalla tenebre o dal caos…”
    Hikari abbassò la testa, mentre Selim si spostava alle loro spalle.
    “Speriamo…”
    “Però c’è una cosa che mi ricordo della storia…” continuò Dark, guardando Hikari. “Ed è…”
    Prima di continuare, Dark evocò il Keyblade, parando un colpo proveniente dall’ombra di Selim. “…che il Comandante Supremo in realtà è un Homunculus!”
    La custode evocò subito anche lei il Keyblade.
    “Non male.” Disse Selim, usando una voce più profonda rispetto a quella di prima. “Ma in fondo dovevo aspettarmelo da colui che ha sconfitto Envy…”
    “E a te andrebbe un oscar per la recitazione… inscenare un bambino quando in realtà sei un essere immortale dotato di poteri… Non male…”
    “Sai che questa frase volendo la si potrebbe usare anche con te, vero?” commentò Hikari, sorridendo.
    “Lo so perfettamente… Però devi ammettere che quella recita mi è venuta bene…” rispose l’altro, per poi allontanare l’ombra di Selim.
    “Come hai fatto a capirlo? A quanto ho sentito, sapevi di Wrath, ma non di me…”
    “Semplice: le tue ferite. Sai, ti ho solo fatto rimarginare la pelle, non la carne. Ma stranamente, ti sei ripreso lo stesso… Strano, per un bambino che era messo decisamente male… Immagino tu ci abbia visto arrivare e te le sia auto inflitte per cercare poi di scoprire le nostre intenzioni.”
    “Complimenti, custode dell’equilibrio. Sai, non vedevo l’ora di incontrarti… Envy ha continuato a sbraitarti contro, non appena il Padre è riuscito a farlo tornare tra noi…”
    “Cosa?” fece Hikari sorpresa. “Credevo che una volta tolta la pietra filosofale, per voi Homunculus fosse la fine…”
    “Beh, si da il caso che il tuo compagno ne abbia presa solo un pezzo. La restante è stata recuperata e restituita a nostro Padre, che è riuscito così a riportarlo in vita. E sai, è molto impaziente di conoscere l’essere umano che ha sconfitto uno dei suoi figli…”
    “Grazie, ma credo che ne farò a meno. Immagino che Ed e Al stiano combattendo contro gli altri Homunculus, vero?”
    “Non proprio… stanno realmente affrontando l’esercito dello stato, ma questo solo perché i loro ufficiali sono sotto il nostro diretto comando.”
    “Come immaginavo… Allora dovremo eliminare te per primo.”
    “Credi che sia così facile? Io sono il primo Homunculus. Avrò l’aspetto di un bambino, ma sono quello con più esperienza, l’Homunculus più importante. Lasciate che mi presenti di nuovo: il mio nome è Pride.”
    “Pride, eh? Beh, l’orgoglio in effetti non ti manca…”
    “Purtroppo per te, non ti basterà per sconfiggerci!” aggiunse Hikari, preparandosi a combattere.
    “Tsk. Non sono così stupido da battervi adesso che sono debole. Un conto sarebbe stato cogliervi di sorpresa, ma così consumerei tutta la mia pietra… Tanto tra poco, anche voi diventerete parte del Padre, assieme a tutti gli abitanti di questa nazione!”
    “Cos’hai detto?” esclamò Dark, per poi vedere l’ombra degli alberi aumentare.
    “Dark… il Sole!” disse Hikari, indicando la stella sopra di loro.
    Il custode si voltò subito, vedendo un piccolo spicchio nero comparire a lato del Sole.
    “Quando l’eclissi sarà al suo massimo… Si attiverà un cerchio alchemico, che trasformerà in una pietra filosofale tutti gli abitanti di questo paese. Pietra che permetterà al Padre di ottenere i poteri del Fondatore!” spiegò Selim, cominciando a scomparire nella propria ombra. “Chissà se voi custodi riuscirete a impedirlo… o se raggiungerete Edward e gli altri quattro sacrifici…”
    I Keyblader osservarono sparire l’Homunculus, per poi far svanire le proprie armi.
    “Ma perché non incontriamo mai un cattivo il cui piano segreto consiste nel battere a scacchi il proprio acerrimo nemico?” chiese Hikari, sospirando, mentre Dark apriva un varco.
    “Perché in quel caso non sarebbe un cattivo. Su, ora sbrighiamoci a raggiungere Ed e gli altri!”
     
    Quando uscirono dal varco, si ritrovarono dietro ad una decina di soldati che indossavano uniformi bianche, tranne uno, che indossava un impermeabile blu, che aveva i capelli da moicano e al posto del braccio destro aveva una specie di tenaglia di acciaio.
    Attorno a loro c’erano diversi corpi di altri soldati, mentre tutti gli altri erano girati verso un uomo che indossava una camicia bianca e un paio di jeans, con una benda nera che gli copriva l’occhio sinistro e che teneva una spada nella mano destra.
    Prima che potessero fare qualcosa, il moicano partì all’attacco verso l’uomo, cercando di colpirlo con il braccio d’acciaio, ma con una velocità incredibile, l’altro lo colpì in pieno con la spada, provocandogli una ferita lungo tutto il torace e costringendolo a cadere a terra, apparentemente privo di sensi.
    “E voi chi siete?” chiese l’uomo, rivolgendosi ai due custodi, facendo così accorgere della loro presenza i soldati.
    Dark osservò per qualche secondo il militare a terra.
    “Sei piuttosto veloce… Ho fatto fatica a vedere quel fendente…”
    “Non hai risposto alla mia domanda.”
    “Presentati prima tu.”
    “Tsk. Si vede che non siete di queste parti. Sono il comandante supremo King Bradley, e vi ordinò di dirmi i vostri nomi.”
    “Comandante supremo?” ripeté Hikari. “Il padre di Pride dunque…”
    A sentire ciò, l’occhio di Bradley divenne più sottile.
    “Come fate a saperlo?”
    “Oh, vero, scusa.” Disse Dark. “Io sono Dark, mentre lei è Hikari. E siamo due custodi del Keyblade.”
    Non appena ebbero pronunciato quella parola, i soldati alzarono lo sguardo sorpresi.
    “Capisco… Quindi voi siete i famosi custodi…” rispose Bradley, per poi girarsi pochi instanti prima che il moicano riuscisse a colpirlo, stavolta distruggendogli completamente il braccio artificiale, che finì a pezzi lungo tutto il pavimento.
    “Tu invece dovresti essere il capo di questa nazione. Fatico a credere che tutti abbiano fiducia in te…” fece Dark, evocando il Keyblade e putandoglielo contro. “Non metterti contro di noi e ritirati, o non avrò nessuna pietà.”
    “Un umano come te vorrebbe sconfiggermi? Non prendermi in giro.” Disse il comandante, per poi togliersi la benda, rivelando un tatuaggio rosso al posto dell’iride dell’occhio. “La mia vista perfetta mi permetterà di sconfiggerti, e non saranno quei tuoi strani occhi a salvarti!”
    “Questi? O, ma sono solo i miei occhi normali…” rispose il custode, chiudendo gli occhi, mentre attorno ad essi cominciavano a vedersi i nervi.
    Quando li riaprì, avevano attivati sia il Byagukan che lo Sharingan.
    “Vuoi usarli entrambi?” chiese sorpresa Hikari.
    “Voglio chiudere questa situazione il prima possibile. È vero che contro di lui basterebbe ben poco, ma non vorrei che avesse qualche asso nella manica… Tu resta qui e aiuta i soldati feriti, okay?”
    La custode annuì, dopodiché vide Dark avvicinarsi a Bradley.
    “Dunque sei proprio intenzionato a sfidarmi?”
    “Non sarà uno stupido Homunculus a fermarmi. E poi, se non riuscissi a battere te, non avrei nessuna speranza di poter vincere la guerra.”
    “Giusto, come ha detto quell’Aqua, voi custodi vi state preparando a una guerra di dimensioni enormi… Beh, non m’importa… Il Padre presto avrà un potere tale da poter sconfiggere chiunque.”
    “Ma davvero? Questo vostro Padre dev’essere davvero forte… o veramente stupido…”
    “Tsk.” Fece Bradley, per poi partire all’attacco, cercando di colpire Dark, che parò senza problemi il fendente.
    “È inutile, Bradley!” disse una voce sopra di loro.
    Tutti si girarono verso la fonte.
    Di fronte a loro c’era Ling, che indossava un impermeabile nero con una manica strappata.
    “Quell’umano non è lontanamente alla tua portata, come non lo è alla mia. E forse nemmeno a quella del nostro amato Padre…” disse, pronunciando con sarcasmo le ultime parole, per poi saltare giù e mettersi al fianco del custode.
    “Ling. Vedo che alla fine, hai rinunciato alla pietra filosofale…”
    “Spiacente, ma non sono Ling. Il mio nome è Greed, e per quanto riguarda Ling… pur di ottenere la pietra, ha rinunciato al suo corpo.”
    Dark girò lo sguardo verso di lui.
    “Capisco… Quindi sei anche tu un Homunculus…”
    “Se ti può consolare, abbiamo lo stesso obiettivo. Sbaglio, o mi sembri intenzionato a sconfiggere Wrath?”
    “Così pare…” rispose il custode, osservando con la coda dell’occhio Hikari guarire le ferite del militare con un braccio solo.
    “Due contro uno, eh?” fece Bradley, per poi sparire alla loro vista.
    “Dov’è andato?” esclamò Greed, poco prima che il comandante riapparisse di fronte a lui, tagliandogli un braccio come se nulla fosse.
    “Ling!” urlò Dark, per poi correre verso l’avversario, fermando un secondo colpo, questa volta destinato a decapitare l’altro Homunculus, che nel frattempo stava facendo ricrescere il braccio.
    “Non male… sei riuscito a parare il mio colpo… Ma questo ti fa forse credere di potermi sconfiggere?” chiese Bradley.
    “Lui forse da solo non ci riuscirà…” disse il soldato rimasto ferito, mentre finiva di legarsi attorno al braccio rimasto una corda simile a quella di una motosega, proveniente dal suo automail.
    “Capitano Buccaneer!” urlarono gli altri militari, sorpresi quanto i custodi per la sua tenacia.
    “Dovresti capire…” fece il Comandante Supremo, girandosi e correndo verso di lui. “…quando è il momento di arrendersi!”
    Detto ciò, prima che chiunque potesse fermarlo, trapassò allo stomaco Buccaneer, prendendolo di sorpresa.
    Il capitano rimase qualche secondo fermo, per poi rigettare una grossa quantità di sangue dalla bocca, che si aggiunse a quella che stava già uscendo dalle sue ferite.
    “M-Maledetto…” disse, per poi cercare di colpire Bradley con il braccio, costringendolo ad allontanarsi, lasciando la spada nel corpo del soldato, che cadde in ginocchio.
    Hikari si avvicinò subito, ma lui la fermò.
    “Non preoccuparti per me… Va bene così, sto bene…”
    “Non dire stupidaggini! Morirai sicuramente di questo passo!”
    “Non importa… Se sei veramente una custode, sconfiggi Bradley… Aiuta il tuo amico…”
    Hikari lo guardò sorpresa, per poi annuire.
    “D’accordo, come vuoi.” Fece, per poi raggiungere Dark ed evocare il Keyblade.
    “Ci siete solo voi due su questo mondo?” chiese Greed. “Secondo Ling, dovrebbero esserci altri custodi, senza considerare che non si ricorda minimamente di lei.”
    “Ci siamo separati dal gruppo principale. Ci siamo solo noi qui.” Rispose Dark, preparandosi a combattere.
    “Davvero? Peccato… speravo di poterlo eliminare subito, in modo da raggiungere il prima possibile il mio caro Padre e prendere il suo potere…”
    “Vorresti rubare il potere al Padre?” domandò Bradley, recuperando due pugnali da uno dei cadaveri a terra.
    “Non posso permettertelo. Ti ho già ucciso una volta Greed, posso farlo una seconda.”
    “Provaci… Wrath…” rispose l’homunculus, partendo all’attacco, mentre le sue braccia diventavano più scure, fino a raggiungere un grigio molto scuro, e le sue mani si allungavano in artigli.
    Senza aspettare i custodi, Greed attaccò Bradley usando le mani, che si scontrarono contro i due pugnali come se fossero anch’esse delle armi.
    Ma il Comandante Supremo lo respinse con un calcio, per poi cercare di colpirlo a sua volta.
    Prima che ciò potesse accadere, un’ombra si mise in mezzo ai due, parando il colpo di Wrath.
    Era un vecchio vestito come lo era Lan Fan quando si era intrufolata sulla Gummiship assieme a Ling.
    “Grazie vecchio. Mi hai salvato.” Disse Greed.
    “Non ho salvato te. Ho salvato il corpo di Sua Altezza.” Rispose l’uomo, per poi guardare King Bradley. “E lui chi sarebbe?”
    “Non lo conosci? È il Comandante Supremo.” Fece l’homunculus.
    L’uomo spalancò gli occhi.
    “Capisco…” disse, alzando la spada. “Quindi è lui l’uomo che ha tagliato il braccio a mia nipote…”
    Detto ciò, partì all’attacco, cercando di colpire Wrath, che si scansò in tempo, per poi rispondere con un fendente, che venne parato.
    “Presto, diamogli una mano!” disse Dark.
    Ma prima che i due custodi potessero muoversi, vennero circondati da decine di Heartless e Nessuno, che ostruirono tutte le vie di fuga.
    “E questi cosi cosa sono?!” chiese Greed sorpreso.
    “L’esercito di cui parlava Aqua. Creature oscure che nascono dall’oscurità degli esseri viventi, e ciò che resta di loro dopo aver ceduto a essa… Creature che possono essere sconfitte solo dai Keyblade o individui decisamente potenti… Heartless e Nessuno, questi sono i loro nomi…” spiegò Dark, per poi alzarsi in volo. “Hikari, alza una barriera attorno ai soldati, potrebbero farsi male.”
    “Quel ragazzo… sta volando!” fece uno dei soldati, poco prima che attorno a lui comparisse dal nulla un campo di forza, cosa che avvenne anche per gli altri.
    “E ora cosa vuole fare?” domandò Greed, per poi girarsi verso il vecchio, che stava riuscendo a tenere testa all’avversario, anche se con evidente fatica.
    Nel frattempo, Dark creò una sfera di fuoco nella mano, che divenne di colpo gigantesca.
    “Prendete questo!” urlò, scagliandola contro i nemici.
    L’esplosione fu devastante.
    Hikari e i soldati riuscirono a rimanere al loro posto grazie alle barriere, mentre Greed, assieme a Wrath e all’uomo vennero sbalzati via dall’onda d’urto.
    Anche l’edificio su cui si trovavano subì diversi danni, riempiendosi di crepe.
    Dark vide un corridoio chiuso che collegava il campo di battaglia a un punto più basso della città collassare su se stesso.
    Per quanto riguardava gli Heartless e i Nessuno invece, essi scomparvero completamente, avvolti dalle fiamme.
    Il custode creò subito una sfera d’acqua, che poi scagliò in cielo, facendo così cominciare a piovere, spegnendo così le fiamme, dopodiché atterrò di fronte a Bradley.
    “Tu… cosa sei? Un alchimista non è in grado di fare cose del genere…” disse lui, senza però mostrare troppa sorpresa.
    “Mi sembrava fosse chiaro: sono un custode. A essere precisi, il custode dell’equilibrio, ma non credo che a te possa interessare troppo, vero?”
    “Custode dell’equilibrio? Non è altro che un titolo… Come il tuo nome suppongo.”
    “I miei complimenti, anche se non era così difficile capire che Dark non è il mio vero nome. Purtroppo, il mio vero nome è stato cancellato assieme alla morte del vecchio me.”
    “Interessante… la stessa cosa che è successa a me… Sarebbe dunque una battaglia tra due persone che hanno ripudiato il proprio nome, ma temo dovrò rimandare. Se perdessi tempo con te, i soldati di Briggs s’impadronirebbero del Quartier Generale… e non posso permetterlo!”
    “Mi spiace deluderti, ma non ti lascerò fermarli. Sono molto più potente di quanto hai visto… A occhio e croce, direi che quello era il 5% del mio potenziale effettivo… Volendo, potrei cancellare questo mondo in pochi secondi.”
    “Ma non lo farai, vero? Altrimenti non cercheresti di sconfiggermi normalmente.”
    “Aspetta un secondo!” li interruppe Greed. “Stai parlando sul serio? Tu possiedi davvero un potere del genere?”
    Dark lo guardò senza spostare la testa.
    “Certo, anche se l’ho usato una sola volta e su un mondo fittizio. Quando si è in grado di combinare la luce alle tenebre, diventi potenzialmente invincibile. Anche se preferisco evitare.”
    Greed rimase con lo sguardo stupito per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Interessante… Hai un potere davvero interessante, custode! Potresti anche sconfiggere il Padre senza troppe difficoltà!”
    “Sconfiggere il Padre? Non dire stupidaggini, Greed!” fece Bradley, preparandosi a colpire. “Nessuno può sconfiggerlo, e tu lo sai bene.”
    “Non so chi sia questo Padre…” disse il vecchio, rialzandosi e aprendo la giacca, rivelando così diversi esplosivi. “Ma se è colui che ti comanda, e quel ragazzo è in grado di sconfiggerlo, è mio dovere fargli risparmiare più forze possibili. E in questo modo, anche il principe sarà salvo!”
    Detto ciò, accese tutte le candele di esplosivo, e si lanciò contro Bradley, che non si mosse di un millimetro.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, si limitò a muovere uno dei pugnali, tagliando di netto tutte le micce.
    Per qualche secondo l’uomo rimase fermo, per poi vedere apparire di colpo un taglio lungo tutta la vita.
    Bradley abbassò la guardia, ormai sicuro che non il vecchio non potesse fargli più nulla.
    Ma proprio in quel momento, un dolore dalla pancia lo costrinse a spalancare gli occhi.
    Buccaneer, dopo essersi estratto la spada dal corpo, aveva superato di corsa i custodi e Greed, trafiggendo il vecchio assieme a Bradley.
    “Anche se hai gli occhi di un essere superiore… non hai modo di evitare un attacco… che non vedi arrivare…” disse a fatica.
    “Sono qui vecchio…” continuò. “Ti accompagno all’inferno… non ti lascio andare da solo… vengo anch’io con te!”
    L’uomo sorrise.
    “A-Allora… hai tutta… la mia gratitudine…” rispose, per poi smettere di respirare.
    Wrath spalancò ulteriormente gli occhi, per poi dare un calcio a entrambi, allontanandoli assieme alla spada che lo aveva ferito.
    Bradley non fece nemmeno in tempo a riprendersi che dietro di lui Greed e Dark arrivarono a tutta velocità, il primo con la mano pronta a colpire, il secondo con il Keyblade.
    Il Comandante Supremo cercò di difendersi con il pugnale, ma esso fu spezzato a metà dall’homunculus dell’avarizia, che lo colpì all’occhio, mentre il custode lo colpì nello stesso punto in cui era già stato ferito grazie al sacrificio del vecchio e di Buccaneer.
    L’onda d’urto dei due colpi fu sufficiente a spedire Bradley contro il muro, che crollò, facendolo cadere giù.
    Dark si diresse subito verso quel punto, per verificare che fine avesse fatto l’avversario.
    Ma quando lo raggiunse, vide che oltre il muro si trovava un canale artificiale molto vasto e profondo, e in un punto di esso, si poteva vedere una chiazza di sangue.
    “È morto?” chiese Hikari, raggiungendolo.
    “Ne dubito. Ma credo che sia ferito. Non era in grado di rigenerarsi, altrimenti sarebbe guarito subito non appena colpito. E in quello stato, non potrà andare molto lontano. Ora occupiamoci di loro.” Disse, girandosi verso i due feriti, ormai entrambi in un lago di sangue.
    “Foo! Lispondimi Foo!” urlò Greed, usando la voce di Ling, scuotendo il corpo del vecchio, che però non dava risposta.
    Dark lanciò subito la magia curativa sia su di lui che su Buccaneer.
    Ma non ebbe nessun effetto.
    “È troppo tardi…” ammise il custode, per poi girarsi verso il capitano, che ancora respirava, sebbene a fatica.
    “S-Sembra… che nemmeno la vostra… strana alchimia possa salvarmi…” disse, accennando a un sorriso.
    “Capitano!” fecero i suoi uomini, mettendosi attorno a lui.
    “L’aria di città… è troppo pesante per me…” continuò l’uomo, per poi portarsi la mano sulla fronte, eseguendo un saluto militare. “Vado oltre le cime di Briggs… Vi precedo…”
    Detto ciò, la mano cade esanime a terra.
    Dark osservò i due cadaveri, per poi aprire un varco.
    “Greed… dove posso trovare questo Padre?”
    “Ora sono di nuovo Ling…” rispose lui. “Ad ogni modo, lo puoi tlovale nei sottellanei… Attenzione, è molto potente.”
    “Grazie per l’avvertimento.” Fece Hikari, per poi attraversare il varco assieme a Dark.
     
    Quando i due uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala sotterranea, piena di tubature.
    “Oh, mi stavo appunto chiedendo quando sareste arrivati.” Li accolse una voce.
    Di fronte a loro c’era un essere completamente nero, il cui intero corpo era pieno di occhi disposti in maniera completamente caotica, con un occhio al centro di quel che doveva essere il volto, sotto il quale c’era una bocca priva di labbra, che mostrava solo i denti acuminati.
    Dark e Hikari evocarono immediatamente i Keyblade.
    “Tu devi essere il fantomatico Padre, giusto?” chiese il Keyblader dell’equilibrio.
    “Risposta esatta, Dark.” Disse un’altra voce dietro di loro, che gli fece spalancare gli occhi.
    “Xehanort!” urlò Hikari, voltandosi verso il Master caduto, che sorrise.
    “Era da un po’ che non ci vedevamo, eh?” rispose lui, muovendosi verso di loro, per poi superarli e affiancarsi al Padre.
    “Immaginavo sareste arrivati qua, così ho deciso di dare una mano. Se il piano di questo Homunculus andrà in porto, tutte le persone di questa nazione diventeranno Heartless, che aumenteranno il mio esercito. E dai cuori più forti, nasceranno ottimi Nessuno!”
    “Folli! Non ve lo permetteremo mai!”
    “Davvero? Allora lasciate che vi faccia incontrare una vostra vecchia conoscenza…” rispose l’ex Master, schioccando le dita e aprendo un varco dietro di lui.
    Immediatamente un piede fuoriuscì, seguito subito dal resto del corpo.
    Dark guardò con un misto di rabbia e sorpresa l’individuo uscito dal varco.
    “David… dunque sei ancora in giro…” si limitò a dire alla fine.
    “Non è completamente esatto… Sfortunatamente, Soku era riuscito realmente a eliminarmi, ma la mia sete di vendetta era troppa. Perciò sono tornato da Kingdom Hearts… come Nessuno: Xadvid!” disse, urlando l’ultima parola.
    “Vedo che il tuo ego non ha subito danni, anche se ora stai solo fingendo di averlo…” commentò Hikari, mentre Xehanort spariva in un varco.
    “Come anche la codardia del suo maestro è sempre la stessa.”
    “I miei poteri ora sono aumentati. Avrei voluto sistemare Marco e Soku prima di voi, ma posso accontentarmi.”
    “Provaci!” fece Dark, impugnando il Keyblade.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, un piccolo terremoto percorse il pavimento.
    “E ora cosa succede?” domandò Hikari, alzandosi in volo per non subire le vibrazioni.
    “Stanno arrivando gli altri sacrifici.” Rispose il Padre, mentre la sua bocca si apriva in un’enorme sorriso.
    Mentre diceva ciò, dalla sua pancia sbucava fuori una testa, appartenente a un uomo, dai capelli e occhi dorati.
    “Scappate! Non potete affrontarlo!” urlò ai custodi.
    “Hohenheim. Così turbato dall’imminente arrivo dei tuoi figli?” commentò divertito l’essere nero.
    “Cosa vuoi dire?” chiese Dark, per poi sentire un rumore sopra di sé.
    Lui e Hikari alzarono subito lo sguardo, vedendo tre occhi giganteschi apparire dal nulla e spalancarsi.
    Dalla pupilla al loro centro uscirono tre figure umane, di cui due ben note ai custodi.
    Edward e Alphonse Elric atterrarono di fronte a loro, mentre poco lontano cadde una donna vestita di bianco, dai capelli neri divisi in trecce.
    “D-Dove siamo?” chiese l’Alchimista d’Acciaio, rialzandosi, ritrovandosi così di fronte a Dark.
    Per qualche secondo rimase in silenzio.
    “Al, temo proprio che stavolta siamo morti.” Disse infine, rivolgendosi al fratello, che era rimasto anche lui a fissare il custode.
    “Ah, menomale.” Fece Hikari. “Stavolta non sono io quella che passa per un fantasma…”
    “Hikari! Sei morta anche tu?” chiese Ed.
    “Certo che no! E nemmeno voi lo siete!” rispose lei.
    “Quindi è Dark a essere un fantasma, giusto?”
    “Non proprio, diciamo che nemmeno il disintegrarmi mi ha eliminato…”
    “Ma cos’è? Sei più immortale tu di un Homunculus!” esclamò arrabbiato Edward.
    “Intendi quello alle tue spalle?”
    A sentire ciò, i due fratelli Elric si voltarono, vedendo così l’Homunculus nero.
    “Papà!” esclamò Al, rivolta alla testa che sbucava dalla pancia dell’essere.
    “Mi dispiace, credevo di riuscire a sconfiggerlo…” disse, prima di venire inglobato nuovamente dall’essere.
    “Ohi… Si può sapere che diavolo sta succedendo?” chiese la donna, alzandosi anche lei.
    “Maestra! Tutto bene?” fece Ed, andando ad aiutarla.
    “Sì, anche se sono stata meglio… cos’è successo?”
    “Semplice, miei sacrifici.” Rispose l’Homunculus. “Ho radunato qui nel mio castello quattro dei cinque sacrifici. Il quinto vi raggiungerà presto, tranquilli.”
    “Il quinto? Vuoi dire che non è ancora pronto?” fece Edward, per poi battere le mani e trasformare il suo automail in una lama.
    “Ci stanno pensando i miei figli. Lo convinceranno a effettuare la trasmutazione umana, proprio prima dell’eclissi.”
    “Non sei noi abbiamo qualcosa in contrario ovviamente.” Lo interruppe Dark, mettendosi assieme a Hikari davanti ai tre alchimisti.
    “E voi chi siete?” chiese la maestra.
    “Oh, solo due custodi in viaggio per l’universo.” Spiegò la Keyblader.
    “Custodi? Quei custodi?!” ripeté sorpresa.
    “Credete davvero di potermi tenere testa?”
    “Oh, non lo crediamo…” rispose Dark, battendo le mani e appoggiandole a terra, creando così attorno all’essere nero una gabbia, che lasciava scoperto solo il lato di fronte.
    Senza perdere un secondo, il custode creò tra le mani una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che fuse e lanciò contro l’avversario, provocando un’esplosione che disintegrò completamente la gabbia.
    “Che cavolo… Chi è quel ragazzo?” chiese la maestra.
    “Si fidi, quello è il minimo che sa fare, lo abbiamo visto fare di peggio… E poi abbiamo saputo che ha distrutto un intero pianeta in pochi secondi…” spiegò Edward, abbassando la voce mentre finiva la frase.
    “Incredibile…” disse una voce proveniente dal fumo, pochi instanti prima che il Padre riemergesse da esso. “Puoi usare anche tu l’alchimia senza cerchio alchemico e a livelli avanzati.”
    “Ha usato l’alchimia assieme a semplice magia.” Spiegò Xadvid.
    “E lui chi è?!” urlarono in contemporanea i fratelli Elric.
    “Oh, è vero, che scortese che sono. Piacere, Xadvid, custode delle tenebre.” Si presentò lui, sorridendo.
    “Homunculus!” continuò lui. “Credi di potergli tenere testa al momento?”
    “Potrei, mai gli altri potrebbero essermi d’intralcio. Non avevo messo in preventivo che potesse essere così potente…”
    “Quanto tempo ci metterà Pride?”
    “Dipende se Mustang decide di collaborare o no. Comunque non credo più di qualche minuto.”
    “Perfetto!” rispose il Nessuno, schioccando le dita.
    Attorno ai custodi e agli alchimisti si aprirono centinaia di varchi oscuri, dai quali uscirono un corrispondente numero di Heartless.
    “E questi cosa sono?” chiese l’Alchimista d’Acciaio.
    “Heartless. L’esercito di Xehanort.” Spiegò Hikari. “Maledizione, hanno proprio intenzione di tenerci occupati più tempo possibile…”
    “Ci penso io!” disse la maestra, battendo le mani e appoggiandole a terra.
    Il pavimento s’illuminò, per poi modificarsi in un cannone gigante.
    “Spostatevi!” urlò, per poi sparare.
    Il colpo esplose proprio contro il gruppo di Heartless, che però ne uscirono indenni.
    “Cosa? Sono immortali anche loro?”
    “No, semplicemente non possono essere colpiti da armi normali.” Rispose Dark, creando una sfera di vento, che scagliò contro i nemici, provocando un piccolo tornado che risucchiò al suo interno più della metà delle creature d’oscurità, che svanirono in essa.
    “Ci pensiamo noi due a loro. Voi occupatevi del Padre!” fece Hikari, preparando e lanciando una sfera di fuoco contro gli Heartless.
    “D’accordo!” rispose Edward, per poi dirigersi verso l’Homunculus grazie ad un passaggio creatosi tra i nemici.
    “Dunque sarete voi ad affrontarmi?” chiese la creatura nera, sorridendo, per poi girare lo sguardo verso il soffitto, sul quale era apparsa una luce rossa.
    “Sembra sia arrivato anche il quinto.” Disse, mentre un nuovo occhio si apriva, lasciando cadere un uomo che indossava una divisa militare blu.
    “Colonello!” urlò Alphonse, andando a soccorrerlo
    “Urgh… Al, sei tu?” chiese lui, mettendosi seduto. “Come hai fatto a trovarmi in questo buio?”
    “Eccomi Padre.” Disse una voce, mentre delle ombre scendevano giù dal soffitto, per poi prendere le sembianze di Selim, che si portò subito una mano sul volto, come a voler nascondere qualcosa.
    “Ottimo lavoro, Pride.”
    “Buio?” ripeté l’Elric più giovane, ignorando l’arrivo dell’Homunculus.
    “Mi stai dicendo che tu non riesci a vedere quest’oscurità?” chiese Mustang.
    Edward spalancò gli occhi, capendo cos’era successo.
    “Pride… cos’è successo là sopra?”
    “Semplice. Ho costretto Mustang ad aprire il portale e a incontrare la verità.”
    “E la verità gli ha dato la giusta disperazione.” Continuò il Padre, avvicinandosi a un tavolo là vicino.
    “Non dire stupidate!” urlò. “Posso capire me, Al, la maestra, che abbiamo violato volontariamente il tabù… ma lui no!”
    “Beh, caro Alchimista d’Acciaio, ora non c’è molto tempo per parlare… ormai l’eclissi è quasi al suo punto massimo. Presto voi sacrifici adempierete al vostro scopo.”
    Ma prima che qualcuno potesse replicare, il soffitto esplose, costringendo i presenti a mettersi al riparo, tranne i due Homunculus.
    Dal buco creatosi saltò giù una bambina, che atterò proprio di fronte al Padre.
    “May!” urlò Alphonse.
    “Al! Ci sei anche tu?” fece la bambina, girandosi verso di lui, mentre un piccolo panda la raggiungeva, mettendosi sulle sue spalle.
    “Cielo.” Fece il Padre, guardando in alto. “Hai distrutto di nuovo la mia casa.”
    “Anche se hai un altlo aspetto ti liconosco. Tu sei l’Immoltale!” disse la bambina, usando lo stesso accento di Ling, indicandolo. “Livelami il tuo segleto!”
    “May, stai attenta! Non è un nemico alla tua portata!” urlò Edward.
    “Dimenticate che io ho dalla mia parte Alkahestry! Posso usare senza problemi l’alchimia!”
    “Vedo che ne hai di nemici, eh?” fece Xadvid, sorridendo. “Beh, immagino che il voler sacrificare un’intera nazione non sia visto da tutti come una cosa positiva…”
    Proprio in quel momento, sopra di loro, grazia all’esplosione, era possibile vedere il cielo, che ormai era quasi completamente buio.
    Dark girò lo sguardo verso l’alto, vedendo così l’ultimo spicchio di sole scomparire dietro la luna.
    “Ci siamo!” urlò l’Homunculus principale, aprendo le braccia.
    Dal suo corpo sbucarono fuori altre quattro braccia, che si allungarono fino a catturare i quattro alchimisti, intrappolandoli.
    “E ora cosa…?” fece Hikari, mentre l’essere nero faceva uscire dalla pancia la sagoma intera di Hohenheim, che girò la testa verso di lui.
    “Avete mai pensato al mondo come un essere vivente? O meglio, ad un sistema? Che cosa succederebbe se io potessi aprire la porta che mi permetterebbe di ottenere tutto il suo potere?” chiese l’Homunculus, mentre Pride sorrideva divertito.
    Dark e Hikari lo guardarono con aria interrogativa, per poi spalancare gli occhi.
    “Aspetta… Tu per fondatore cosa intendi?” chiese il custode dell’equilibrio.
    “Semplice. Intendo l’essere che sovrasta tutti. La divinità che ci tiene legati!”
    “In poche parole… tu vorresti acquisire un dio?” chiese sorpresa Hikari.
    “Proprio così.” Rispose Xadvid, mettendosi in mezzo, e creando una barriera attorno a lui e ai due Homunculus. “Puoi procedere.”
    “Grazie.” Rispose l’essere, avvicinandosi ad una scacchiera e togliendo i pezzi, rivelando così un cerchio alchemico.
    “E ola cosa vuole fale?” chiese May, affiancandosi ai due custodi.
    “Attiverà il cerchio di trasmutazione per creare una nuova pietra filosofale, per poi poter ottenere i poteri del fondatore.” Spiegò Greed, saltando giù e raggiungendoli.
    “Bastardo! Non puoi farlo!” urlò Edward, cercando di liberarsi.
    “Troppo tardi!” disse il Padre, appoggiando con forza una mano sul cerchio, dal quale uscirono subito diverse luci rosse.
    Immediatamente sulla pancia dei cinque sacrifici si aprì un occhio, dai quali uscirono decine di braccia nere, che cercarono di afferrare l’Homunculus, che sorrise.
    “Così! Bravi portali! Affrontatevi! E aprite per me la porta verso il fondatore!”
    Dicendo ciò, attorno a lui si creò una sfera nera, che cominciò ad aumentare drasticamente di dimensioni, inghiottendo l’intera sala e uscendo dalla struttura, lasciando intatte le pareti.
    Dark e Hikari volarono subito verso l’alto, riuscendo a superare la velocità d’espansione della sfera e uscirono, ritrovandosi nel cielo aperto.
    Sotto di loro, i raggi rossi partiti dal cerchio alchemico si stavano diffondendo, seguiti da delle scosse di terremoto.
    Con lo sguardo inorridito, i due custodi videro i raggi prendere forma lungo tutta la città, andando anche oltre.
    Poi, tutte le persone che c’erano per le strade, che si guardavano attorno spaventante, improvvisamente cominciarono a cadere a terra.
    “S-Sta… Sta veramente… uccidendo tutti…” disse Hikari, non riuscendo a credere ai suoi occhi.
    Dark continuò a fissare l’orribile spettacolo che si stava svolgendo sotto di loro.
    “Xehanort non è l’unico pazzo a quanto pare e la cosa mi preoccupa…”
    “Aspetta un secondo! Se prenderà le anime di tutti… Significa che nemmeno Winry, i soldati e tutti gli altri che abbiamo visto…”
    Prima che Dark potesse rispondere, sopra di loro cominciò a materializzarsi una porta gigantesca, che percorreva come lunghezza ben oltre il diametro della città.
    La porta poi si aprì, rivelando nuovamente il cielo, con l’eclissi che si stagliava sopra di loro, come ad osservare lo spettacolo.
    Dalla città cominciarono ad uscire centinaia di braccia nere, che puntavano verso essa.
    “Presto, via da qui!” urlò Dark, volando il più velocemente possibile oltre la porta, seguito a ruota da Hikari.
    Mentre i due si mettevano al sicuro, di fronte al sole oscurato cominciò ad apparire una seconda porta, che si aprì lentamente.
    Al suo interno si trovava un occhio, che fissava la terra.
    “Fondatore!!!” urlò una voce.
    I due Keyblader abbassarono lo sguardo, vedendo che la sfera nera stava cominciando a cambiare forma, assumendone una umana, sempre nera, ma gigantesca, con un solo occhio e una bocca.
    Essa si alzò in piedi, mentre le braccia della città si allungavano, e nello stesso instante anche dall’occhio sbucarono uno stesso numero di arti, che andarono a scontrarsi con le altre, creando così un collegamento.
    “Fondatore! Rispondi al grido della mia anima! Vieni!” urlò l’Homunculus, cominciando a tirare giù le braccia.
    L’occhio iniziò a scendere, non riuscendo a rimanere al proprio posto.
    “Sì, vieni! Sì! Da adesso, non dovrò più essere legato a te!” continuò l’essere, senza smettere di portare verso sé l’occhio. “Perché io ti tirerò giù e ti renderò parte di me!
    Prima che i due custodi potessero reagire alla sorpresa, l’Homunculus raggiunse l’occhio, prendendolo.
    Immediatamente una fortissima luce li avvolse, oscurandogli la vista.
    “Che diavolo… E ora cosa sta succedendo?” chiese Hikari, coprendosi gli occhi.
    “Dobbiamo tornare da Ed e gli altri! Subito!” disse Dark, aprendo vicino a loro un varco, che attraversarono subito, mentre la luce avvolgeva tutto.
     
    Quando i custodi uscirono dal varco trovarono Ed e tutti gli altri a terra, privi di sensi.
    “Ben tornati.” Disse una voce.
    Di fronte a loro, comodamente seduto su un trono di pietra, c’era un giovane uomo dai capelli e occhi dorati. Indossava un abito vecchio stile, che gli lasciava scoperta la parte superiore del corpo, e guardava annoiato i custodi, mentre al suo fianco Pride continuava a osservarli con aria di superiorità.
    “Tu… sei sempre il Padre, vero?” chiese Dark. “Che fine ha fatto Xadvid?”
    “È scappato poco fa. Diciamo che non ha apprezzato il mio tentativo di impadronirmi anche di lui, e così se n’è andato dicendo che non avrei più contato sul suo aiuto. Ma che importa?”
    “T-Tu…” fece Edward, rialzandosi a fatica assieme agli altri. “Bastardo… Tu… hai preso la vita di tutti…”
    “Già. E grazie alle oltre cinquanta milioni di anime degli abitanti di Amestris, sono entrato in possesso di tutti i poteri del fondatore… Tanto che ora…” spiegò l’uomo, per poi creare sopra la mano una sfera gialla. “…posso creare anche dei soli in miniatura. È inutile che vi dica che ora voi non mi servite più.”
    Detto ciò, scagliò il sole contro di loro.
    Hohenheim si alzò subito in piedi, pronto a parare il colpo, ma di fronte a lui si mise Dark, che prese il sole a mani nude.
    Il custode cominciò subito ad urlare, mentre le mani cominciavano a riempirsi di scottature.
    “Dark!” urlò Hikari.
    “Spostatevi immediatamente! Non potrò trattenere questo sole ancora per molto!” urlò il Keyblader.
    “Incredibile… sei un comune essere umano, eppure riesci ad opporti al mio potere…” disse l’Homunculus, creando un secondo sole, che lanciò contro Dark, che fu costretto a reggere l’altro con una mano sola, utilizzando l’altra per evitare di essere colpito.
    Sotto di lui il pavimento cominciò a rompersi.
    “I-Io… non sono un… comune essere umano…” rispose a fatica, cercando di non cedere all’attacco nemico. “Io sono… Master Dark, il custode dell’equilibrio!” urlò, per poi cominciare ad avvolgere i due soli con dell’oscurità, facendoli scomparire.
    “Tu… hai ucciso tutte quelle persone… per ottenere questo potere… Tu… sei imperdonabile!” tuonò, mentre cadeva a terra, ansimando per la fatica.
    “Davvero? Trovi imperdonabile che io abbia commesso un piccolo sacrificio per poter acquisire una conoscenza infinita? No, non direi.”
    “Piccolo sacrificio?!” ripeté Hikari, mentre lanciava su Dark una magia curativa. “Il tuo piccolo sacrificio ha privato un’intera nazione di tutti i suoi abitanti! Tu non meriti nemmeno la più piccola briciola di pietà!”
    L’Homunculus la guardò con indifferenza.
    “Basta, mi avete annoiato.” Disse, creando un altro sole, questa volta più grande di circa dieci volte dei precedenti. “Ora vedete di raggiungere l’altro mondo definitivamente!”
    Ma mentre diceva ciò, il suo corpo fu pervaso da un tremore.
    “Cosa?” fece sorpreso.
    “Mi dispiace, nano nell’ampolla…” disse Hohenheim, guardandolo. “Ma avevo previsto quest’eventualità. E ho adottato delle misure per contrastarla.”
    “Tu cosa?!” urlò l’altro, cominciando a sudare vistosamente, come se stesse sostenendo un grande sforzo, mentre faceva scomparire la piccola stella.
    “Vedi… ho disseminato per tutta la nazione diverse parti della mia pietra filosofale. In questo modo, si sarebbero attivate subito dopo l’avviamento della tua trasmutazione, innescando così una reazione.”
    “E quindi?!”
    “In questo momento, sopra Amestris si sta formando un secondo cerchio alchemico, che farà tornare al proprio corpo tutte le anime che hai preso! Hai perso Homunculus. Le tue cinquecento anime di Xerxes non sono sufficienti per trattenere il fondatore!”
    L’Homunculus lo guardò con odio, mentre cadeva in ginocchio, portandosi una mano sul volto.
    Poi, improvvisamente, dalla sua bocca uscì un tornado rosso, dal quale si potevano sentire urla di disperazione e di dolore, che poi si diresse verso il cielo, disperdendosi in esso.
    Dark si girò verso il padre dei fratelli Elric, sorpreso.
    “Poteva anche dircelo in qualche modo…” fece, per poi accennare ad un sorriso e rialzandosi, evocando il Keyblade.
    “Ora ci pensiamo noi a sistemarlo definitivamente.” Disse Hikari.
    “Non ve lo permetterò!” s’intromise Pride, mettendosi in mezzo.
    Dietro di lui il Padre fu circondato dalla classica luce rossa, che anticipò una trasmutazione, che creò una piccola torre sotto di lui, portandolo verso l’alto.
    “Maledizione!” urlò Greed, cominciando a saltare per raggiungerlo.
    “Presto, dobbiamo fermarlo! Cercherà di creare un’altra pietra filosofale!” fece Hohenheim, creando sotto di loro un’altra torre.
    Solo Dark, Hikari e Edward rimasero fuori.
    “Voi andate avanti. Noi ci occupiamo di Pride!” fece l’alchimista, rivolto principalmente a suo fratello, che annuì.
    “D’accordo! Vi aspettiamo!” disse, per poi partire assieme agli altri verso l’uscita.
    I custodi osservarono il gruppo sparire, per poi voltarsi verso l’Homunculus della superbia.
    “Umpf. Quindi voi sperate di potermi tenere testa? Anche ammesso, non avete nessuna speranza contro il Padre.”
    “Sono riuscito a tenergli testa prima. Ora che è più debole non dovrei avere difficoltà.” Rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade.
    “Mentre per quanto riguarda te, guardati: il tuo corpo non riesce più a restare integro. Immagino che sia perché hai forzato una trasmutazione.” Fece Edward, preparandosi a colpirlo con il suo braccio modificato.
    “Purtroppo è vero… questo contenitore non potrà reggere ancora a lungo… ed è per questo che mi prenderò il tuo corpo!”
    “Non sarà facile per te. Se sei veramente messo così male, non potrai di certo tenere testa a tutti e tre.”
    “Non sottovalutarmi, umano. Io sono superiore a voi.”
    “Ma davvero?” domandò Dark, sorridendo. “Quella frase porta sfortuna, sai? Ho sentito di decine, se non centinaia di persone, che dopo averla detta sono state puntualmente eliminate da altrettanti umani.”
    “Saranno stati degli incapaci.” Disse, mentre le ombre dietro di lui diventavano più grandi, per poi cambiare forma, creando un’enorme bocca, che si aprì. “Grazie alla pietra di Gluttony, posso mangiarvi tutti e tre. Ma lascerò fuori l’alchimista d’acciaio, che diventerà il mio nuovo contenitore. In fondo, siamo una sorta di fratellastri…”
    “Fratellastri?” chiese Hikari.
    “Sfortunatamente, quell’essere dalle manie d’onnipotenza è nato dal sangue di Hohenheim. Ed essendo io suo figlio…”
    “Ora basta parlare, Edward Elric! Dammi il tuo corpo!” urlò Pride, mentre metà del suo volto si disgregava, rivelando così un occhio nero, molto simile a quello del Padre.
    Dalle ombre partirono una serie di raggi neri, che superarono i custodi e raggiunsero Edward, conficcandosi nella sua pelle, facendolo urlare di dolore.
    “Ed!” urlò Dark, creando subito una sfera di fuoco e preparandosi a colpire l’Homunculus.
    “NO!” tuonò l’alchimista. “A lui ci penso io!”
    Detto ciò, batté le mani, per poi toccare l’ombra che lo stava attaccando.
    Immediatamente una serie di scosse percorsero l’intero essere, che cadde in ginocchio.
    “Tu… Cosa vuoi fare?” chiese, rialzando lo sguardo.
    L’ultima cosa che vide fu Edward avvicinarsi, preparandosi a colpirlo con un pugno del braccio reale, che si conficcò nella testa dell’Homunculus.
    L’alchimista rimase in quella posizione per qualche secondo.
    Improvvisamente il corpo di Pride cominciò a sgretolarsi come polvere, sparendo nel nulla e lasciando libera la mano di Ed, che quando l’aprì, rivelò un neonato minuscolo, che non occupava nemmeno il suo intero palmo.
    “Questo è il suo vero aspetto…” disse, per poi togliersi il mantello e piegarlo, appoggiandoci sopra la creatura. “Dopo chiederò scusa alla signora Bradley.”
    “Complimenti.” Fece Dark. “Come hai fatto?”
    L’alchimista fece un sorriso.
    “Mi sono dovuto temporaneamente trasmutare in una pietra filosofale, entrando così nel suo corpo e colpendolo direttamente.”
    “Certo che l’alchimia ti torna proprio utile, eh?” commentò Hikari, per poi farsi seria. “Ma ora dovrai usarla fino al limite delle tue possibilità. L’ultimo nemico che ci rimane avrà perso quasi tutta la sua forza, ma a quanto ho capito, il Fondatore è ancora dentro di lui.”
    “Lo so. Dobbiamo solo raggiungerlo.” Disse, prima di venire circondato da una barriera. “Ehi, cosa…?”
    “Tranquillo. Ti porteremo su noi volando. Ma immagino tu preferisca così piuttosto che farti sollevare di peso, no?”
    “In effetti…” fece Ed, mentre la barriera che lo circondava si alzava in aria trasportandolo con sé, assieme ai custodi, per poi decollare a tutta velocità.
    “Come si fa a rallentare questo coso?!” urlò l’alchimista, schiacciato dalla velocità.
    Il gruppo superò diversi piani, vedendo in uno di essi Greed, che si era fermato a vedere qualcosa a terra, assieme ad altre persone, che guardarono i due custodi e l’alchimista con crescente stupore, sparire sopra di loro.
    Quando raggiunsero l’uscita, lo spettacolo che si presentò ai loro occhi li sorprese.
    C’erano decine di soldati feriti, mentre di fronte agli altri alchimisti c’era un vero e proprio esercito di uomini, privi di vestiti, che avanzavano verso di loro.
    Dietro loro c’era il Padre, che non appena vide Edward sorrise, mentre attorno a lui apparvero delle piccole saette.
    Dark spalancò gli occhi capendo cosa stava per fare, e lasciando indietro Hikari e Edward, corse di fronte all’Homunculus, evocando il Keyblade e mettendosi a fare da scudo.
    Pochi secondi dopo, dal Padre partì un raggiò che investì in pieno il gruppo di alchimisti, nonostante Dark si fosse messo davanti, e disintegrando l’esercito di uomini che li stava fronteggiando.
    Hikari cercò di alzare una barriera che proteggesse lei e i presenti, ma non fece in tempo e fu investita anche lei dal raggio, mentre la magia che circondava Edward si disintegrava sotto la potenza del colpo, e l’automail del braccio faceva la medesima fine sotto gli occhi stupiti del proprietario, prima che la vista fosse completamente oscurata dalla luce.
     
     
    Quando Edward riaprì gli occhi, si accorse di essere in un luogo buio, illuminato appena da una luce lontana.
    “Cosa… è successo…?” chiese, alzandosi in piedi, ma cadendo immediatamente, provando dolore alla gamba sinistra.
    “Ma cos-!” fece, guardando la gamba e spalancando gli occhi, per poi portarli subito verso il braccio destro.
    I suoi automail erano scomparsi, lasciando spazio a un braccio e a una gamba reali. Entrambi gli arti sembravano non essere stati curati da anni, come dimostravano le lunghe unghie.
    “Com’è possibile? Come ho fatto a riottenere i miei arti?!” urlò sorpreso l’alchimista.
    “Sono stata io a farteli restituire.” Disse una voce.
    “Chi sei?”
    “Sono colei che tu potresti chiamare Verità, dato che il mio ruolo è molto simile al suo. Sono colei che mostra la via ai custodi della luce. Sono colei che sceglie i guerrieri della luce.”
    Di fronte ad Ed apparve una fortissima luce, che poi si compresse, prendendo la forma di una Catena Regale bianca.
    “Questo è… un Keyblade!” disse lui sorpreso, ammirando l’arma.
    “Esatto. Edward Elric, Alchimista d’Acciaio! Sei disposto a viaggiare e a combattere per la luce? Non sarà un viaggio facile, ma ti permetterà di salvare coloro che ami, coloro a cui vuoi bene.”
    “Uno scambio equivalente in poche parole. Io ti offro la mia disponibilità a combattere e tu in cambio mi dai il potere di salvare chi voglio, giusto?”
    “Sì. Se accetti, ti basterà prendere in mano il Keyblade. Da quel momento, diventerai anche tu un custode. Dovrai viaggiare con gli altri prescelti e sostenere lo scontro finale durante la guerra. Non posso garantirti che la battaglia volgerà in nostro favore. L’oscurità è molto forte, come hai potuto vedere tu stesso. L’Homunculus che si fa chiamare Padre ne è la prova.”
    “Con questo potere potrei affrontarlo ad armi pari?”
    La voce rimase in silenzio.
    “Rispondimi!”
    “Posso far sì che il Keyblade amplifichi la tua alchimia, producendo gli stessi effetti di una pietra filosofale, questa volta però, infiniti e senza un sacrificio di sangue. Tuttavia, non potrai comunque violare i tabù che conosci, dato che essi sono uguali in tutto l’universo.”
    “Addirittura? Però, vedo che sei decisamente più generosa di quella Verità bastarda che conosco io.” Rispose l’alchimista con un ghigno, per poi afferrare il Keyblade. “E va bene. Ti chiedo solo di darmi il tempo di salutare una mia conoscenza prima di partire.”
    Mentre diceva ciò, il Keyblade cominciò a cambiare colore, diventando rosso come la mantella che Ed era solito indossare, mentre il simbolo che era dipinto sulla schiena divenne il ciondolo dell’arma.
    “Ma immagino che dessi già per scontata questa mia risposta, vero?” chiese, mentre il pavimento sotto di lui s’illuminava, e l’oscurità spariva lentamente come se fosse composta da piume che vengono trascinate via dal vento.
    La voce non rispose.
    “È già andata via!” esclamò un’altra voce, ben nota all’alchimista, costringendolo a girarsi.
    Di fronte a lui c’era una creatura bianca, alta come Edward, che come un pupazzo ancora sterile era priva di qualsiasi segno fisico, fatta eccezione per la larga bocca che spiccava sul suo viso.
    “E tu che ci fai qui?”
    “Come? Ti ho restituito il tuo braccio e la tua gamba e tu mi tratti così?”
    “Cos’hai preso al posto di questi?” chiese l’alchimista, indicando i suoi ritrovati arti, mentre sia lui che la creatura cominciavano a sparire nella luce.
    “Oh, diciamo che anch’io devo sottostare al volere di un’entità superiore… E ricordati di sconfiggere quello stolto che crede di potermi controllare, Edward Elric!” esclamò l’essere, mostrando un ghigno, che scomparve assieme a lui.
    Edward sgranò gli occhi.
    “Un’entità… superiore alla Verità?” si domandò, prima di scomparire.
     
     
    Edward sbatté le palpebre, rendendosi conto di trovarsi in mezzo a delle macerie.
    Porto subito lo sguardò verso il braccio destro, vedendo che era il suo vero braccio.
    Sorrise, alzando lo sguardo.
    E il sorriso si congelò sulle labbra.
    Di fronte a lui c’era Hikari, che gli aveva fatto da scudo usando se stessa.
    Lo sguardo era basso, mentre la schiena era completamente ustionata.
    “M-Maledizione…” fece a fatica, cadendo a terra e venendo presa al volo dall’alchimista. “Che razza di potere… ha usato…” concluse, perdendo i sensi.
    Edward l’appoggiò a terra, spostando lo sguardo verso il punto da cui era partito il raggio.
    Vide che suo fratello e gli altri erano volati decisamente lontani dal punto in cui si trovavano, ma che tranne per qualche ferita superficiale, stavano bene.
    Poi voltò lo sguardo verso il Padre, vedendo che di fronte a lui c’era ancora Dark, in piedi e con il Keyblade stretto tra le dita.
    Edward all’iniziò pensò che fosse riuscito ad uscire indenne dall’attacco, ma poi vide che il suo corpo stava fumando, e che, insieme al cappotto che lo copriva, gran parte della pelle sul corpo del custode praticamente non esisteva più.
    “Che stupidi che siete, voi custodi. Avete preferito usare tutto il vostro potere per impedire che io colpissi qualcun altro…” disse l’Homunculus, avvicinandosi a Dark, che aveva ancora lo sguardo rivolto verso il basso.
    “Ora posso eliminarvi senza troppe difficoltà. I miei complimenti per essere riusciti a sopravvivere fino a questo punto, lodevole. Immagino tu avessi capito che quel colpo avrebbe potuto annientare questo pianeta come se niente fosse… ma non avevi fatto anche tu qualcosa del genere? O forse…” continuò, per poi dare un pugno in pieno stomaco a Dark, che incapace di reagire, volò all’indietro per la forza del colpo, atterrando poco lontano da Edward, che andò subito a soccorrerlo.
    “Dark, tutto bene?” chiese senza osare toccarlo, per evitare di procurargli altri danni.
    Il custode tossì sangue.
    “S-Stanno tutti bene?” chiese, respirando a fatica.
    “Sì. Hikari mi ha fatto da scudo, ma non è ridotta male come te, mentre gli altri hanno solo qualche ferita superficiale…”
    “Perfetto… E tu sei diventato un custode…”
    “Come fai a-”
    “Riesco… a percepire la presenza dei Keyblade… Ora va. Quel tipo… non ha di certo la forza… per usare ancora… un colpo del genere…”
    Edward si girò verso il Padre, evocando il Keyblade.
    “Oh, quindi anche tu ti sei unito a loro? E cos’hai sacrificato per ottenere quel Keyblade e riavere indietro il tuo corpo?” chiese lui.
    “Il prezzo che ho pagato? Semplice…” rispose l’alchimista, per poi puntargli contro il Keyblade. “È la tua sconfitta!”
    L’uomo lo guardò, per poi scoppiare a ridere.
    “La mia sconfitta?” ripeté, per poi creare di fronte a sé una torre di pietra, che si diresse velocemente verso Edward.
    L’alchimista non si mosse di un millimetro.
    Di fronte a lui si alzò dal nulla un muro, che gli evitò di venire colpito.
    “Cosa?” fece Alphonse, che stava guardando lo scontro. “Come ha fatto mio fratello… a usare l’alchimia senza le mani?”
    Altrettanta sorpresa apparve sul volto dell’Homunculus.
    “Sorpreso?” chiese Edward, sorridendo. “Era compreso nel pacchetto da custode: Keyblade, braccio e gamba, e il potere di usare l’alchimia come se fossi in possesso di una pietra filosofale!”
    Prima che l’avversario potesse rendersene conto, al suo fianco si crearono due colonne di pietra, che lo schiacciarono sul volto.
    “Com’è possibile? Non puoi avere un potere pari a quello della pietra!” urlò, distruggendo le due colonne.
    “È inutile, sono più potente di te. Questo mio nuovo potere è infinito: non è basato sulla vita delle persone, e non si consuma con l’uso. Se dovessimo combattere, la tua pietra si esaurirebbe prima della fine dello scontro.”
    L’Homunculus guardò con odio l’alchimista.
    “Hai capito, Padre?” fece Greed, spuntando fuori dal nulla e cercando di colpirlo. “Per te è finita!”
    “Greed!” urlò lui, girandosi e colpendo l’incarnazione dell’avidità, infilzandolo con il braccio. “Giusto in tempo: restituiscimi la tua pietra filosofale!”
    “Greed!” urlò Edward, creando subito dei mitragliatori dal terreno, i cui proiettili però s’infransero su una barriera attorno all’Homunculus, sul cui braccio erano in bella vista tutte le vene, che si erano gonfiate, come se stessero cercando di portare più sangue di quanto potessero.
    Improvvisamente però il braccio cominciò a diventare nero.
    “Adesso, Lan Fan!” urlò Greed.
    Sorprendendo tutti, la guardia del corpo di Ling arrivò, tagliando il braccio del Padre e la parte rimasta dentro il corpo di Greed scomparve nell’aria.
    “Greed!” urlò lui, usando la voce di Ling, rivolto all’Homunculus, che stava diventando completamente nero.
    “G-Greed! Perché ti rivolti contro tuo padre?” gridò lui, spalancando la bocca.
    Al suo interno era possibile vedere una maschera rossa dotata di occhi e bocca.
    “Considerala come una tardiva fase di ribellione.” Fece l’essere. “Con la capacità di carbonizzare che mi hai donato, trasformerò entrambi nel più debole e fragile carbone che esista!”
    “Demone che non sei altro!” urlò il Padre, spalancando la bocca per infilarci la mano ancora integra e strappare ciò che rimaneva di Greed dall'interno del suo corpo.
    Tuttavia, l'homunculus dell'avidità, ormai inserito a fondo nel caotico interno del Padre, vi rimase attaccato anche dopo essere stato tirato fuori oltre la bocca e i denti.
    “Ora vattene, idiota!” continuò lui, prima di recidere il contatto, chiudendo i denti con forza.
    Greed volò verso l’alto, mentre la mano del Padre scomparve come polvere.
    Lentamente, l’Homunculus dell’avarizia cominciò a dissolversi.
    Rivolse un’ultima occhiata a Edward e a Ling, sorridendo, per poi sparire definitivamente.
    Il Padre rimase a guardarlo, non accorgendosi subito che l’Alchimista d’Acciaio si era messo a correre contro di lui.
    Fece giusto in tempo a girarsi prima di venire trafitto dal suo braccio sinistro, in pieno petto.
    Il punto colpito si era infranto con estrema facilità, poiché, come detto da Greed, era ormai fragile e composto da legami deboli.
    Edward ritrasse il braccio, per poi fare qualche passo indietro.
    L’Homunculus barcollò per qualche instante.
    Poi, dal buco creato da Ed, uscì un secondo tornado rosso, e proprio come il primo, anch’esso si disperse nel cielo.
    “No…” fece lui, guardandosi il petto. “La pietra… La mia pietra filosofale…”
    Mentre diceva ciò, all’interno del punto colpito cominciarono ad apparire delle mani nere, che uscirono, prendendolo per diverse parti del corpo.
    “Ma… Che cosa…? Che cosa succede?!” chiese lui, guardando le mani che lo afferrarono.
    Edward guardò sorpreso la scena, per poi farsi serio.
    “Torna pure da dove sei venuto, Nano nell’ampolla, o meglio, Homunculus!” gridò infine.
    Lui lo guardo sorpreso, per poi venire afferrato alla testa dalle mani, che la portarono a forza verso il petto, mentre le sue braccia e gambe sparirono, chiudendosi su se stesse.
    “No, perché? Volevo soltanto conoscere tutto di questo mondo senza… senza essere vincolato da nulla! Essere libero, nella vastità dell’universo!” urlò, mentre cercava di resistere alla presa. “Era questo che-”
    Nessuno sentì mai l’ultima parola. Le mani gli entrarono nella bocca e lo trascinarono al centro del suo corpo, che sempre più velocemente implose su se stesso, lasciando un piccolo cratere nel terreno come una traccia della sua esistenza.
    Edward sospirò, per poi correre in soccorso dei due custodi, raggiunto subito da Alphonse.
    “Fratellone, ce l’hai fatta!” esclamò lui, contento, per poi fermarsi vedendo le condizioni di Dark.
    “Ma cosa…?”
    “Ha parato buona parte di quel corpo…” disse Hikari, raggiungendoli a fatica, aiutandosi con il Keyblade. “Senza di lui, probabilmente saremmo stati sbalzati via tutti quanti… Nemmeno la mia barriera attorno a Ed è riuscita a resistere a dovere… anche se vedo, che qualcuno è intervenuto in tuo aiuto…”
    Detto ciò, Hikari alzò la sua arma, avvolgendo se stessa e Dark con un’aurea verde.
    Lentamente, la pelle di Dark cominciò a riformarsi, come la scottatura della custode cominciò a diminuire, fino a sparire completamente.
    Il respiro dei due custodi tornò regolare, e Dark riaprì gli occhi.
    “Vedo che ce l’hai fatta…” disse.
    “Ehi, sono l’Alchimista d’Acciaio! Non il primo che passa per la strada!”
    “E ora sei anche un custode! E hai riottenuto anche il tuo corpo!” gli ricordò suo fratello. “Fantastico!”
    “Già… Ecco, a proposito Al… Prima ho detto che il prezzo da pagare era la sconfitta del Padre… In realtà, il prezzo è un altro…”
    L’Elric minore si fece serio.
    “Di cosa si tratta?”
    “Una voce, che la Verità ha definito superiore anche a lei, ha detto che avrei dovuto viaggiare con gli altri custodi, e combattere nella guerra che si svolgerà…”
    “Cosa? E tu hai accettato?!” chiese sorpreso e arrabbiato il fratello.
    “Non avevo altra scelta! Era l’unico modo per poterlo sconfiggere…” rispose, per poi girarsi verso Dark, che si stava rialzando. “Immagino dunque di dover venire con voi…”
    “Solo per un po’. Ti insegnerò le basi dell’essere custode, dopodiché potrai decidere se raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra oppure se andare dagli altri custodi in viaggio.”
    “Capisco… Beh, prima avrei un favore da chiedervi: quei vostri varchi posso portare ovunque, giusto?”
    “Sì, perché?” chiese Hikari.
    “Ci sarebbe una persona che vorrei incontrare prima di partire! L’ho chiesto anche alla voce, ma non mi ha risposto…”
    “Lasciami indovinare…” fece il fratello. “Si tratta di una ragazza dai capelli biondi, il cui nome inizia per “W” e finisce con “y”?”
    L’Alchimista d’Acciaio divenne subito rosso.
    “D’accordo.” Disse Dark, aprendo un varco.
    “Aspettate!” li chiamò Hohenheim, raggiungendoli.
    Dark notò subito che qualcosa non andava in lui.
    “Fatemi venire con voi… Devo raggiungere Resembool…” disse.
    “E perché devi venire proprio con noi?” chiese Edward.
    “Perché sono vostro padre, e in quanto tale, ho un ultimo compito da svolgere.”
    Quella frase la disse con determinazione.
    Edward stava per replicare, ma Dark parlò prima di lui.
    “Va bene. Dimmi, c’è un posto in particolare dove vuoi andare in quella città? Se sì, entra nel varco. Ti porterà automaticamente dove desideri.”
    L’uomo guardò Dark sorpreso.
    “Sei disposto ad aiutarmi anche se non mi conosci?”
    “Sei il padre di Ed e Al, e hai riportato in vita tutti gli abitanti di questo paese. È il mio modo per ringraziarti.”
    Hohenheim lo raggiunse.
    “Grazie.” Disse.
    “Di nulla. E buon riposo…” rispose il custode, mentre lui attraversava il varco.
    “Perché l’hai fatto? Poteva anche andare per conto suo!” fece Edward.
    “È tuo padre e non l’hai capito…” disse Hikari. “Questa è stata l’ultima volta che lo avete visto.”
    “Come?”
    “È giunto alla fine. Non credo che gli rimanga più di qualche minuto.”
    Edward li guardo sorpresi, come anche Al.
    “Stupido d’un padre… se ne va di nuovo senza dirci niente…” disse, reprimendo le lacrime.
    “Voi invece immagino non vogliate andare alla sua stessa destinazione. Su, attraversate il varco, noi vi seguiremo.”
    Edward si asciugò gli occhi, per poi correre dentro il varco, seguito subito dagli altri.
     
     
    Una piccola creatura nera dalla forma sferica, da cui spuntavano due braccia corte, con un occhio solo e una bocca, si ritrovò a dar le spalle ad un’enorme porta grigia, isolata in un infinito mare di terra bianca.
    “Per quale ragione…” disse girandosi verso essa. “Perché non sei voluto diventare mio? Fondatore, cosa di me non ti piace?”
    “Il fatto è che non hai creduto in te stesso.” Disse una voce alle sue spalle.
    L’essere si girò, ritrovandosi di fronte ad un suo gemello, solo che esso era bianco e privo dell’occhio.
    “Tu hai rubato i poteri che possiedi agli altri, eppure essendo nato da una persona, non hai fatto altro che appoggiarti al Fondatore. Perciò è come se non fossi mai cresciuto! Pensavi che separandoti dai tuoi sette desideri, avresti potuto superare gli essere umani? Che idea ridicola!” sputò l’essere bianco.
    “Non hai capito che io volevo diventare l’essere perfetto! Volevo conoscere tutto il mondo! Che c’è di male in questo? Che c’è di male nel mio desiderio? Perché non posso sperare che si avveri?!”
    L’essere bianco rimase in silenzio, continuando a mostrare il suo inquietante sorriso.
    “Avanti, dimmi: tu che cosa saresti? Che razza di nome ti hanno dato? Insomma, chi credi di essere?”
    Il sorriso dell’essere scomparve.
    “Io sono… quello che chiamano Mondo! O forse, Universo! O magari, Fondatore! Oppure Verità! O tutte queste cose insieme! O nessuna di queste! E comunque sia… io sono anche te! La Verità dà agli umani giusta disperazione, così che non diventino troppo vanitosi!”
    La creatura nera spalancò l’occhio.
    “E quindi adesso, farò provare quella disperazione anche a te!”
    Non appena ebbe detto questa frase, la gigantesca porta si aprì, rivelando un occhio, da cui uscirono decine di braccia, decise ad afferrare Homunculus.
    “Non voglio tornare là… Non lo fare!” disse, supplicandolo. “Fermati! Non sopporto di essere confinato laggiù! NOOOOO!!!” urlò, venendo afferrato dalle braccia, che cominciarono a trascinarlo verso l’occhio.
    “No! No! No!”
    “Disperazione per chi diventa troppo superbo!” Continuò l’altro essere.
    “Che cosa avrei dovuto fare, me lo spieghi?!” domandò Homunculus, continuando inutilmente a dimenarsi.
    “Questo è il risultato che hai desiderato!”
    “Dimmi, che cosa avrei dovuto fare!” urlò Homunculus, prima che la porta si chiudesse, confinandolo al suo interno.
    “Eppure devi aver visto per forza la risposta…” disse l’essere.
    “Oh, ma che discorso interessante…” fece una voce alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa.
    “Chi sei?” chiese, girandosi, ritrovandosi così di fronte a Xadvid.
    “Oh, solo uno che è venuto a recuperare una persona… E così, tu saresti il famoso fondatore… Mi aspettavo qualcos’altro…”
    “Cosa vuoi da-”
    Ma l’essere fu preso dalla mano del custode, mentre con l’altra evocava il Keyblade, puntandolo contro la porta.
    Un raggio oscuro partì dalla chiave, colpendo l’obiettivo, che cominciò ad aprirsi nuovamente, lasciando uscire Homunculus.
    “Tu… qui?” chiese lui sorpreso.
    “Se fosse stato per me, ti avrei lasciato marcire lì dentro. Ma Xehanort ti vuole dalla sua parte…”
    Poi, sotto l’occhio spalancato della creatura, distrusse il suo gemello bianco, che lasciò spazio ad una piccola gemma nera.
    “Se la prendi, riotterai i tuoi poteri e il tuo corpo, assieme ad un Keyblade oscuro. Ma se la prendi, dovrai seguirmi e obbedire a tutti gli ordini che io e Xehanort ti daremo. Altrimenti, ti richiuderò io stesso in quella porta, e la sigillerò con il Keyblade. E in quel caso, niente la potrà riaprire.”
    L’Homunculus guardò la gemma.
    “E va bene… Mi basta la prospettiva di potermi vendicare del figlio di Van Hohenheim! Sento che il mio caro donatore di sangue se n’è andato… perciò potrò vendicarmi solo sull’altro che ha la colpa di tutto ciò!”
    Xadvid sorrise.
    “Perfetto.” Disse, consegnando all’Homunculus il cristallo, che prese subito la forma di un Keyblade nero.
     
     
    Dark e Hikari rimasero da parte, mentre Ed e Al entravano in casa.
    Pochi minuti dopo ai due parve di riconoscere il rumore di una chiave inglese che andava a sbattere contro una testa.
    “Ma veramente credi di poter fare a meno di tutto ciò?” chiese Hikari.
    “Certo. E continuerò a farne a meno, per quanto tu ti ostini a non volerlo capire.”
    “Però oggi sembravi sul serio arrabbiato contro quel tipo…”
    “Non ho mai sopportato chi sacrifica gli altri per i propri scopi. Soprattutto se si parla di milioni di persone…”
    “In effetti non credevo ci potesse essere qualcuno tanto egoista… Attento!” urlò Hikari, evitando di poco una chiave inglese.
    “Voi!” urlò Winry, raggiungendoli, seguita a ruota da Al e Ed.
    Sulla testa di quest’ultimo era possibile vedere diversi bernoccoli pulsanti.
    “Deduco che non hai preso bene la notizia di Ed, vero?” domandò Dark.
    “C-Cosa te lo fa pensare?” rispose quasi ironico Edward, per poi mettersi al sicuro dietro al fratello, nascondendosi allo sguardo omicida dell’amica.
    “Maledizione… che giornataccia… prima finisco in un posto pieno di disperazione, poi ritorno qui, poi perdo uno dei pochi clienti fissi che avevo e infine… vedo un mio amico partire per chissà dove e che tornerà chissà quando…”
    “Tranquilla Winry. Tornerò presto.” Le disse Ed, uscendo dal ‘nascondiglio’.
    “Ti conviene, o verrò a cercarti di persona!” rispose lei, puntandogli contro una chiave inglese.
    “C-Capito!” disse lui, per poi sorridere.
    “Perfetto. Allora per noi è il momento di andare…” disse Dark, aprendo il varco.
    “Dove andremo?”
    “Come primo posto, sulla Gummiship. Non è la stessa che hai visto l’ultima volta, è un po’ più piccola... Ma dovremmo starci lo stesso…”
    “D’accordo.” Fece l’alchimista, per poi girarsi verso il fratello e l’amica. “Allora ci vediamo presto!”
    “Certo! E vedi di batterli tutti, fratellone!”
    “Ovvio! Sono pur sempre l’Alchimista di Stato più giovane che sia mai esistito! Non troverò di certo troppi nemici potenti come quel vech-”
    Ma il discorso di Ed venne interrotto da una forte scossa di terremoto.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Winry, mentre il cielo diventava nuovamente nero, questa volta senza che il sole si oscurasse.
    “Questo…” fece Hikari, spalancando gli occhi.
    “Cosa significa questo?” domando Edward.
    “È impossibile… Abbiamo sigillato la serratura, non può essere successo!” esclamò Dark.
    “Insomma, cos’è successo?”
    “Qualcuno… ha distrutto il cuore di questo mondo… Presto, attraversate tutti il varco, non c’è tempo da perdere!”
    Ma proprio com’era successo nel mondo di Saiko, Winry e Al non riuscirono ad attraversare il varco.
    “Maledizione…” disse Dark, mentre una goccia di sudore freddo scivolava giù dalla testa. “Proviamo così!”
    Aprì un secondo varco, questa volta dietro i due.
    Al provò ad avvicinarsi, vedendo che poteva attraversarlo.
    “Meno male… Allora significa che non potete seguire direttamente noi… Sentite, quel varco vi porterà in un mondo composto da una sola città: La città di Mezzo. È probabile che non troverete nessuno, era un mondo usato da coloro che riuscivano a scampare alla distruzione del loro, ma che è stato abbandonato dopo il ripristino di tutti i mondi. Lì sarete al sicuro!”
    “E gli altri? La nonna, il colonello…”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Non possiamo aprire un varco per tutti gli abitanti di questo mondo… Ci dispiace…” spiegò Hikari. “Ma se dovessimo vincere la guerra, è probabile che i mondi distrutti, assieme ai loro abitanti, tornino in vita.”
    “Capisco… Allora ora ho un motivo in più per combattere.” Disse Ed. “Voi andate. Ci rivedremo presto, ne sono sicuro” continuò, senza girarsi.
    “Va bene. Tu vedi di non strafare e di ricordarti che non hai più un automail al posto del braccio.” Gli raccomandò Winry, per poi attraversare il varco assieme ad Al.
    “Ora sbrighiamoci!” disse Dark, oltrepassando l’altro assieme ai due custodi.
    Non appena arrivarono sulla Gummiship, girarono tutti lo sguardo verso il vetro che dava sul mondo di Ed, giusto in tempo per vederlo esplodere, sparendo alla vista di tutti.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:21
  5. .
    Eccomi qui! *si ritrova qualche centinaio di fucili puntati contro* G-Glom... lo sapevo io... scrivo una fiction (quasi) romantica (che ho postato poco fa XD) e prima mi capitano tutti gli incidenti che possono capitare, seguiti da crampi continui, dall'aparizione di Dark che voleva usare la mia testa per vericare la resistenza del Keyblade e ora anche le minacce... Un genere che io non dovevo proprio incontrare XD
    Ok, stupidate a parte, ecco qui il capitolo 58 della Fiction (che probabilmente sarà l'ultimo fino al mio ritorno dalle vacanze... cioè circa fine agosto... *maledice la mancanza di conessione internet*), perciò ho pensato di lasciarvi con un capitolo un po' diverso, anche se non è proprio una novità... Per questo vi invito a leggere la nota a fine capitolo.
    Ok, e ora passiamo alle recensioni (che pagano anche loro il fatto di essere in periodo estivo XD)
    @ Yusei Trek: purtroppo mi sono reso conto anch'io di alcuni miei errori... e sto cercando di pore in quale modo rimedio. Ad ogni modo, che quanto riguarda i Keyblade, non mi ricordo se l'ho accenato in qualche capitolo precedente o in quello che sto scrivendo, in pratica i Keyblade eliminano indipendetemente gli Heartless e Nessuno, mentre le altri armi possono riuscirci solo se sono forti, e se sono forti coloro che le impugnano...
    @ Armitrael: Umh... per il capitolo solo su Dark e Hikari... sinceramente non ce l'ho nemmeno in mente XD Almeno, non con solo loro due... Per quanto riguarda il saluto... ti sembro uno che riesce a immaginarsi un saluto commovente? (anche se devo ammettere che quella del finale di Digimon Tamers poteva anche esserlo XD)
    @ Liberty89: Eh, lo so, lo so cosa stai aspettando... tranquilla, work in process XD. E ora le cose potrebbero farsi realmente interessanti... E ovviamente grazie ancora per la canzone!
    Ok, e detto ciò... Buona lettura a tutti! (E buone vacanze a chi non è ancora partito!)

    Capitolo 58: Nuova Gummiship. L’ordine dei mondi comincia a collassare? - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… Certo che è dura procedere alla restaurazione da quando Leon se n’è andato…” fece Cid, rientrando in casa. “E ora anche quel mago da quattro soldi è scappato via…”
    “Ti riferisci forse a Merlino?” chiese Dark, uscendo da un varco dietro di lui, accompagnato da Hikari.
    “Ahh!!!” urlò il meccanico, girandosi di colpo e portandosi una mano sul cuore. “Ma si può sapere cosa ti salta in mente, Dark?! Volevi farmi morire d’infarto?!”.
    “Ehi, ehi, tranquillo Cid.” Disse Hikari sorridendo.
    “Uh? E tu chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo?” chiese lui.
    “Beh, in effetti è passato molto tempo dall’ultima volta che sono venuta qui… Ma credo che il nome Hikari ti dica qualcosa, vero?”
    “Hikari?” ripeté Cid, per poi lasciar cadere a terra la sigaretta che aveva in bocca. “QUELLA Hikari?!” urlò, cadendo all’indietro e allontanandosi.
    “Com’è che solo con te non reagiscono in quel modo?” chiese la custode a Dark.
    “Non saprei… qui è colpa mia, perché gli avevo detto io che eri morta...”
    “A-Aspetta… stai dicendo che è veramente la figlia di Ansem?!” esclamò sorpreso il meccanico. “Allora era riuscita a sopravvivere!”
    “Diciamo che la questione è più complicata…” fece Hikari, poco prima che la porta dell’appartamento venisse sfondata da una bomba di Yuffie, che entrò seguita da Aerith.
    “Che succede Cid?” chiesero assieme, impugnando la propria arma.
    “Ciao.” Le salutò Dark.
    “Uh? Ciao Dark. E tu chi sei?” chiese come se niente fosse alla custode.
    “Prima di dirvelo, promettetemi che non reagirete come lui…” rispose lei, indicando con il pollice Cid.
    “Suvvia, perché dovremmo spaventarci così? Non sarai mica la figlia di Ansem tornata dall’aldilà, no? Anche se una vaga somiglianza c’è ora che ci faccio caso…” disse la ninja, abbozzando un sorriso.
    “Togli la parte del ‘tornata dall’aldilà’ e avrai la tua risposta.”
    Yuffie rimase con il sorriso sul volto, assumendo però un’espressione da ebete, mentre indietreggiava di qualche passo.
    “Come hai detto, scusa?”
    Hikari per tutta risposta evocò il Keyblade.
    “Cos’è, devo fare una conferenza stampa per dire che sono ancora viva oppure posso evitare?!” disse, mentre Dark sospirava.
    Yuffie la guardò sorpresa, per poi scuotere la testa.
    “S-Scusami… Solo che ormai avevamo accettato il fatto che eri morta… anche perché il tuo ragazzo ci aveva detto così…”
    “Il mio… ragazzo…?” ripeté Hikari, guardando Dark, che scosse la testa.
    “Non stiamo assieme.” Disse lui. “Stiamo solo facendo lo stesso viaggio.”
    “Ah, giusto!” disse Cid, riprendendosi. “Come mai ci siete solo voi due? Sora e gli altri?”
    “Ci siamo separati dal gruppo. Immagino sappiate bene cosa significhi il messaggio di Aqua, no?”
    “Già… Quindi è tutto vero?”
    “Proprio così… Comunque non siamo qui per questo… Cid, puoi costruirci un’altra Gummiship per piacere?”
    “Cosa? E perché?”
    “Non possiamo di certo viaggiare di mondo in mondo a caso. Dobbiamo sapere quali sono in pericolo e quali no.”
    “Questo lo so, ma intendo dire: quella vecchia?”
    “L’abbiamo lasciata a Sora e agli altri. Per te non è un problema, no?”
    “No, no… e va bene, ma mi ci vorrà qualche giorno. Immagino non la vogliate grande come l’altra volta, vero?”
    “Infatti.”
     
     
    “Beh, direi che alla fine, non è troppo difficile guidarla.” Commentò Ryo, dopo aver impostato il pilota automatico.
    “Già… anche se quell’accelerata iniziale potevi evitarla…” fece Pan, andando ad osservare il panorama da un oblò.
    “Certo che è un po’ una noia il viaggio…” disse Saiko. “Come vorrei aver preso qualche manga da portare dietro… O almeno gli strumenti per poter disegnare…”
    “Ehi…” li interruppe Tsuna “Cos’è quella?”
    Di fronte a loro c’era una specie di cicatrice bianca, che apriva uno squarcio nello spazio.
    “Non saprei, non ne avevo mai vista una… Uffa!! Ma perché non c’è un indice degli imprevisti spaziali?”
    “Beh, cosa facciamo? Andiamo a dare un’occhiata? Potrebbe esserci qualche mondo in pericolo oltre quella cosa…” disse Ryo.
    “Immagino che non abbiamo scelta.”
    Ryo impostò nuovamente i comandi manuali e guidò la Gummiship verso la cicatrice, per poi attraversarla.
    Di fronte a loro apparve subito una luna rossa come il sangue.
    “Bello… E noi dovremmo andare lì?” chiese Saiko.
    “Beh… è il mondo più vicino, e magari sapranno dirci qualcosa…” disse Ryo, aprendo un varco e attraversandolo, seguito dagli altri.
     
     
    Non appena usciti dal varco, Marco fu costretto ad abbassarsi di colpo per evitare che una padella lo colpisse in faccia.
    “Che cavolo… Neanche il tempo di uscire…” disse, rialzandosi, per poi spalancare gli occhi, imitato dagli altri.
    Di fronte a loro c’era un vero e proprio esercito composto da suore e ragazzini, che affrontavano un altro esercito a colpi di cibo e padellami vari.
    “Okay… Alzi la mano chi vede questo spettacolo oltre a me…” fece Saiko, deglutendo.
    “Io invece suggerisco di usare quella porta dietro di noi per far finta di nulla e scappare da questo manicomio…” disse Pan.
    Ma prima che potessero girarsi, la porta si spalancò, lasciando entrare un essere tutto viola, che si diresse subito verso il centro della battaglia.
    “Insomma! Si può sapere cos’è successo stavolta?!” urlò.
    “La colpa è sempre di Paperone.” Rispose uno dei ragazzi. “Ci ha dato solo formaggio ultra stagionato assieme a un pezzo di pane secco!”
    “Quel papero… non vuole proprio capire che così facendo non mi crea altro che problemi? Se darkroxas92 dovesse tornare ora, ci userebbe tutti come manichini per migliorare la sua mira!”
    “darkroxas92?” ripeté Tsuna agli altri custodi. “E chi sarebbe?”
    “Non lo so, ma già il fatto che inizi per dark, non promette nulla di buono…”
    Prima che potessero dire altro, fece il suo ingresso in scena un aquilotto dalle sembianze umane, con in mano un computer portatile.
    “Oozi, abbiamo un problema.” Disse, avvicinandosi all’essere viola.
    “Che cos’altro c’è stavolta, Archimede?”
    “Ho rilevato una Gummiship nell’orbita di Orissa Phacap. E non è nessuna di quelle che abbiamo registrato. In più ho provato a contattarla, ma non risponde nessuno, sembra disabitata.”
    “Beh, almeno non è darkroxas92… non avrebbe reagito bene a questo spettacolo… uh?” fece, guardando oltre Archimede, vedendo così i custodi che cercavano di uscire dalla porta.
    “Ehi voi, dove state andando?” chiese, facendo così fermare la ‘guerra’ e facendo finire i custodi sotto lo sguardo di tutti.
    “Fuga anonima fallita…” disse Pan.
    Ma non appena si mise davanti agli altri custodi, un urlo riempi la sala.
    “Una tusa?!” urlarono molti ragazzi.
    “Cosa ci fa una tusa qui?!”
    “Vuoi vedere che darkroxas92 ha intenzione di estendere le sue torture anche a loro?”
    “No, impossibile, loro sono escluse!”
    “Ho come l’impressione che qui non vedano molto spesso delle ragazze…” mormorò Marco.
    “Certo che non le vedono spesso! Questo posto è pieno di soli tuss da riportare sulla dritta via!” disse Oozi.
    “Tuss? E cosa sarebbero?” chiese Marco.
    “Come scusa? Siete qui e non sapete nemmeno cosa significhi ‘tuss’?”
    “Ecco…”
    “Aspettate… voi da dove venite?” chiese Archimede.
    “Beh… siamo alcuni dei custodi in viaggio, come immagino sappiate…”
    “Custodi? E cosa sarebbero?”
    Marco lo guardò un po’ stranito.
    “Beh, coloro che possono impugnare il Keyblade ovviamente.”
    Per qualche secondo nessuno disse niente.
    Fu l’essere viola a interrompere il silenzio, scoppiando in una sonora risata.
    “Voi sapreste evocare… i Keyblade? Questa sì che è bella come battuta!”
    “Scusa, hai forse qualcosa da dire, mostro viola?” chiese Marco.
    Sentendo ciò, tutti i ragazzi della sala andarono a schiacciarsi contro il muro, come spaventati.
    “E le tue buone maniere dove sono finite? Il mio nome è Oozi, vedi di ricordartelo la prossima volta.”
    “Spiacente, ma non sono portato a ricordare il nome dei mostri.”
    “C-Credo ti convenga smetterla, o finirai male…” disse uno dei ragazzi.
    “Molto bene. Vorrà dire che ti ricorderò chi comanda. Passatemi un MOdT X-99!” ordinò alle guardie, che gli lanciarono una specie di bastone argentato.
    “Sei ancora in tempo a chiedere scusa, tuss.”
    “Il mio nome è Marco, non tuss. E cosa credi di farmi con quel pezzo di latta?”
    Come a rispondere, Oozi premette un bottone, facendo uscire un raggio laser, che prese la forma di una racchetta da ping pong.
    “Vorrà dire che passerò subito alle maniere forti!” disse, per poi caricare Marco, che evitò il colpo alzandosi in volo.
    “Dovrai fare di meglio. Ho affrontato un intero esercito di alieni, oltre ad aver visto svariati mondi. Tu non mi spaventi di certo.” Fece l’animorph, rimanendo in volo.
    “Tu… sai volare?!”
    “Certo, anche se da poco tempo. Ancora convinto che io non sia un custode?”
    “Tsk. Non prendermi in giro! Al momento di custodi ci sono solo Sora, Roxas, Vanitas, Ventus, Terra, Aqua, Eraqus e Xehanort.”
    “Cosa?” lo interruppe Saiko. “Li conosci?”
    “Uh? Beh, no… li ho solo sentiti nominare da darkroxas92… Perché?”
    “Come sarebbe a dire perché?!” esclamò Tsuna. “Scusa, ma tu come l’hai ascoltato il discorso di Aqua?”
    “Discorso? Di quale discorso state blaterando? Aqua si sta allenando con Eraqus, Terra e Ven.”
    I custodi si guardarono tra di loro.
    “Scusate, ma Dark non ci aveva detto che Eraqus era stato eliminato? E Aqua non ci ha parlato dal mondo delle tenebre?”
    A sentire ciò, un mormorio si alzò tra i ragazzi della sala.
    “Eraqus… eliminato?” ripeté Oozi. “Da quel che ne so, in questo universo non viene più eliminato nessuno da un bel po’…”
    “Confermo.” Disse un uomo incappucciato, entrando anche lui nella sala.
    “Sidious. Finalmente ti fai vedere anche tu! Si può sapere dov’eri finito?” fece Oozi.
    “Sono rimasto intrappolato da una delle parabole di Nausicaa… E poi ho dovuto salvare Paperone dal linciaggio da parte sua…”
    “E ora dove si trovano?”
    “In cucina, che stanno facendo bollire l’acqua per cuocerlo…” rispose Sidious, scuotendo la testa. “Ma perché il Maestro ci ha lasciato qui quella pazza di una su-”
    Ma prima che potesse finire, una chiave inglese attraversò la porta, andando a sbattere sulla testa del nuovo arrivato.
    “Strano, mi era sembrato di sentire qualcuno che si lamentava di me.” Disse una suora, entrando in quel momento.
    “Ahia…” fece Sidious, massaggiandosi la testa. “Sempre delicata, eh?”
    “Rispetto, ne’! Altrimenti vengo lì e ti faccio ingoiare il lato oscuro della forza, ‘Gnorante!”
    Marco stava per dire qualcosa, ma il suo istinto gli disse di rimanere in silenzio, perciò si limitò a rimettere i piedi per terra.
    “E a te cosa ti è preso? La sindrome di Peter Pan?” chiese la suora al custode.
    “Sindrome… di Peter Pan?” ripeté lui. “Ma qui nessuno di voi sa volare?”
    “Non senza usare la catapulta, ‘Gnorante!” rispose la suora, per poi girarsi verso gli altri custodi. “E voi chi siete? Non vi ho mai visti primi, e ormai conosco tutti i tuss presenti su questa luna.”
    “Ecco… noi siamo custodi… E siamo qui solo per dare un’occhiata…”
    “Custodi?” ripeté Nausicaa. “Oh, ma allora voi ‘Gnoranti dovete conoscere quello ‘Gnorante di Dark!”
    “Conosci Dark?” chiese sorpreso Saiko.
    “E certo che lo conosco! Quando l’ho incontrato gli ho dovuto costruire io il Navigummi a quell’Gnorante!”
    “Aspetta… vuoi dire che sei tu la pazza che ha assemblato un Navigummi con un fil di ferro, un tamagotchi e due pezzi di lego?!” chiese esterrefatto Marco.
    Non appena concluse la frase, vide tutti, ragazzi, suore, soldati e anche Oozi, Archimede e Sidious allontanarsi di colpo.
    “Come mi hai chiamato, scusa?” chiese la suora, con un tono che lasciava presagire ben poco di buono, mentre faceva scrocchiare il collo.
    “Beh, scusami, ma non sapevo che altro termine usare…”
    Prima che potesse continuare, un’altra chiave inglese volò nella sua direzione, costringendolo ad evocare il Keyblade per deviarla.
    “Ehi, sei ammattita del tutto?!” chiese, abbassando l’arma.
    “H-Ha veramente evocato un Keyblade!” fece stupito Oozi.
    “Tsk. Non male, per un ‘Gnorante come te!” disse Nausicaa, facendo scroccare le nocche delle mani. “Pare dovrò mostrarti cosa significa affrontare Suor Nausicaa del Convento delle Piccole Lucidatrici dei Bulloni Zincati del Carroarmato benedetto del Meccanico fedele cugino del Pastorello penitente con la pecorella bionica di Nostra Signora del Referendum Vinto dai Sì... del Bergamone!”
    Per qualche secondo nessuno fiatò.
    “CHE?! Chi l’ha inventato un nome così ridicolo?!” esclamò Marco.
    “Peggiori la tua situazione di minuto in minuto, ‘Gnorante d’un tuss!” disse Nausicaa, prendendo altre due chiavi inglesi, che fece girare tra le mani con noncuranza.
    “Non costringermi a combatterti… preferirei evitare se possibile…” fece il custode.
    “Tsk. Ho solo intenzione di mostrarti la strada per la pace… eterna ovviamente!”
    “Beh, buona fortuna allora. Ormai ho perso il conto di quante volte hanno provato a farmela percorrere, quella strada…”
    “Vedrai che io non fallirò!” rispose la suora, per poi lanciare una delle due chiavi nuovamente contro il custode, che la respinse come la prima.
    “Tutto qu-” cominciò, poco prima che un pugno da parte della suora lo facesse volare contro il muro, sopra gli altri ragazzi, lasciando la sua impronta stampata sopra esso, per poi cadere rovinosamente a terra.
    “Marco!” urlò Saiko, evocando anche lui il Keyblade, imitato anche dagli altri.
    “Cosa?!” esclamò Oozi, sorpreso assieme a tutti gli altri presenti. “Cos’è, la Migros ha fatto un corso su come ottenere i Keyblade?!”
    “Migros?” chiese Marco, rialzandosi da terra. “Non so cosa sia… Ma i custodi stanno aumentando rapidamente nel giro di poco tempo. Ne sta venendo scelto almeno uno per mondo…”
    “Tsk! Credete forse di potermi fermare?” chiese Nausicaa, recuperando la chiave inglese e girandosi verso gli altri custodi.
    “Mai voltare le spalle al tuo avversario!” la avvertì l’animorph, per poi puntarle contro il Keyblade.
    Dando giusto il tempo all’avversaria di girarsi, dall’arma uscì la figura di un gorilla, che si mise a correre verso Nausicaa, che lo scansò effettuando un salto in aria.
    “Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qu-” chiese un uomo dai capelli neri e con le basette, apparendo davanti alla porta, poco prima di ricevere in pieno il colpo di Marco e venendo scagliato lontano.
    Da dentro la sala si poté sentire chiaramente il rumore dell’uomo che andava a sbattere contro qualcosa di fragile, seguito da un tonfo sordo e dal rumore di un crollo.
    “Temo di aver colpito la persona sbagliata…” disse Marco.
    “H-Ha appena fatto volare via… Xaldin…” mormorò uno dei ragazzi.
    “Xaldin? Ecco perché mi sembrava di averlo già visto…” fece Saiko.
    “Tracagnotto, temo che tu ti sia appena fatto un altro nemico…” disse Nausicaa. “Il giamaicano non la prenderà bene…”
    “[CENSURA!] di un [CENSURA!] di [CENSURA!]!!!” urlò la voce della persona di prima.
    “Okay… chiunque sia, bisogna dire che almeno si censura da solo… Non voglio nemmeno sapere cosa volesse dire in origine…” fece Tsuna, deglutendo, mentre dalla porta riemergeva Xaldin, con un secchio di vernice rossa rovesciato sui capelli, mentre il resto del corpo era completamente ricoperto di fuliggine, rendendo così l’impermeabile nero quasi bianco.
    “Chi [CENSURA!] è stato a lanciarmi contro quel [CENSURA!] di un gorilla?!” urlò, evocando le sue sei lance, che si misero a volare attorno a lui.
    “Cavoli…” fece Marco. “Scusa, sono stato io, però non volevo colpire te! Ma quella suora!”
    Xaldin lo guardò con uno sguardo omicida, che mutò in sorpresa quando vide cosa impugnava.
    “E tu cosa ci fai con un Keyblade?!”
    “‘Gnorante d’un giamaicano! Non vedi che anche quei quattro ‘Gnoranti dietro di te ne tengono in mano uno?” disse la suora.
    Il membro dell’Organizzazione si girò, vedendo gli altri quattro custodi.
    “Ma che [CENSURA!]…”
    “Non avrei saputo dirlo meglio, Xaldin.” Disse una donna, apparendo dal nulla al suo fianco.
    “ARGH!!!” urlò lui, cadendo a terra e tenendosi la mano sul cuore. “OMA! Quante volte ti ho detto di non farmi morire d’infarto?!”
    Per un momento la donna lo guardò, per poi fare per parlare.
    “No, ti prego! Non un aforisma! Ti prego!” la supplicò Xaldin, inginocchiandosi di fronte a lei.
    “… stavo per dire ‘Sì’” rispose lei, per poi voltarsi verso i custodi, mentre Marco si ricongiungeva a loro.
    “Avevo avvertito una strana presenza, ma non pensavo appartenesse a ben cinque esseri viventi di un altro universo…”
    “Un altro universo?” ripeté Xaldin, guardandoli. “Aspetta, non mi direte forse che siete amici di Dark, vero?”
    “Pare che sia abbastanza famoso anche qui, eh?” disse Ryo.
    “Scherzi? Lui, quella ragazza e i cloni di Sora e company hanno causato non pochi problemi quando sono venuti qui l’ultima volta. Ci ho messo ore a far riprendere Vexen…”
    “Ad ogni modo, cosa ci fanno qui gli amici di quel semi signore della distruzione?” chiese il membro dell’Organizzazione.
    “Ne deduco che voi siete gli unici nell’universo a non aver ricevuto il messaggio di Aqua…”
    “Come ho detto prima…” disse Oma, interrompendo Saiko. “Questo non è il vostro stesso universo. E se voi siete qui, questo può significare una cosa sola…”
    “Vedo che non c’è bisogno di spiegazioni: il nostro universo è sull’orlo del collasso totale”
    “Come scusa?” chiese Oozi. “Potresti ripetere l’ultima frase?”
    “Lo Xehanort del nostro universo ha dato inizio alla fase finale del suo piano. Tutti i mondi si stanno dirigendo verso lo stesso punto, e presto ci sarà una guerra di proporzioni titaniche, che vedrà scontrarsi tutti i custodi del Keyblade. Da una parte quelli guidati da Xehanort e dall’altra quelli guidati da Dark.”
    “Dark? Vuoi dire che quell’Gnorante è il capo del vostro esercito?” fece sorpresa Nausicaa.
    “Già.”
    “Mi dispiace per voi.” Continuò la suora.
    “Oh beh, noi avremmo combattuto lo stesso. Il mio mondo è stato pietrificato per colpa di questa guerra, come quello di Saiko e Tsuna.” Rispose Marco.
    “Senza contare che oltre a Xehanort c’è un altro custode, il cui unico obiettivo è quello di seminare caos nell’universo, distruggendo tutto ciò che incontra…”
    “Dev’essere un parente del Maestro…” disse Sidious, poco prima che si sentisse una suoneria provenire dalla sua tasca.
    Sulla sala scese immediatamente il silenzio, mentre l’incappucciato tirò fuori una specie di disco, sul quale apparve l’ologramma di una persona anch’essa incappucciata.
    “M-Maestro! Qual buon vento la porta a chiamarci?” disse, mentre tutti i ragazzi della sala scappavano via, come terrorizzati da quella visione.
    “Tsk, solo normale amministrazione. Volevo giusto avvisarvi che sono riuscito a convincere Ottoperotto e Sora a fare una sosta sulla mia luna, per controllare che il lavoro proceda come sempre, e che i tuss non stiano scampando dalla loro più che meritata punizione.”
    I custodi notarono subito il volto di Oozi sbiancare di colpo, e se solo avessero potuto vederlo, anche quello di Sidious.
    “E-E quando pensate di arrivare?”
    “Direi nel giro di qualche minuto, siamo appena entrati nell’orbita. Sarò lì a breve, e sarà meglio per voi che sia tutto come l’avevo lasciato.” Disse darkroxas92, chiudendo la comunicazione.
    Sidious mise via l’apparecchio, per poi deglutire sonoramente.
    “Cosa facciamo?” chiese a Oozi. “Quando si accorgerà che per colpa di qualcuno che non posso nominare perché altrimenti mi tira in testa una chiave inglese, i tuss sono rimasti impuniti tutto questo tempo, ci farà fare il giro completo di tutti i suoi gironi, e non da visitatori!”
    “Su, non perdere la calma… vedrai che troveremo una soluzione…”
    “Ma questo darkroxas92 è così temibile?” chiese Tsuna.
    “Temibile? Direi che è un eufemismo! Ha distrutto sei mondi, mandati in rovina altri due ed è sinonimo di flagello in almeno 14 dialetti diversi!”
    “Però, non male come curriculum… anche se siamo abituati a ben peggio…”
    “Di chi state parlando?” chiese una voce alle loro spalle, anticipando l’entrata nella sala di due uomini sulla ventina d’anni, uguali come due gocce d’acqua.
    “Otto! Anche tu qui?” chiese sorpreso Xaldin.
    “Beh, dato che non potevo lasciare darkroxas92 libero di agire come meglio credesse, io e Loony abbiamo deciso di tenerlo sotto controllo. Ma a quanto vedo, abbiamo visite, giusto?”
    “Già. Amici di Dark.” Fece il membro dell’Organizzazione.
    “Uh? Novelli distruttori di mondi?”
    “Emh… l’altro Dark…” fece Marco, poco prima che un urlo li sovrastasse.
    Sidious e Oozi deglutirono immediatamente.
    “Cos’è successo alla mia statua?!” urlò darkroxas92, piombando nella sala, seguito da Sora.
    “Sora?” fece sorpresa Pan, per poi guardarlo meglio. “Ah, no… gli somigli, ma non sei lui…”
    “Emh… teoricamente sarei Sora… Ma qualcosa mi dice che voi siete amici dell’altro Sora, vero?”
    “Cosa?!” esclamò darkroxas92, girandosi verso i custodi. “Voi tuss sareste amici di quell’essere che ha osato ridicolizzarmi?!”
    “Dipende… prima di tutto, tu devi essere il famoso darkroxas92…”
    “In persona. E voi?”
    “Marco, Saiko, Tsuna, Pan e Ryo, detentori dei Keyblade della luce.” Rispose l’animorph.
    “Keyblade della luce?” chiese Ottoperotto. “Cosa intendete dire?”
    “Ma è ovvio!” intervenne il suo gemello. “Intendono dire che i loro Keyblade sono quelli scelti dalle forze della luce per contrastare quelle delle tenebre capitanate da uno Xehanort mille volte più malvagio di quello che conosciamo, affiancato da un vero signore della distruzione!”
    “Ehi! Io sono l’unico vero signore della distruzione!” lo interruppe offeso darkroxas92.
    “Oppure, cosa più probabile, hanno inventato delle torce a forma di Keyblade.” Continuò Loony.
    “Emh… no, la prima era giusta… almeno questo significa che una persona ha visto il messaggio di Aqua…”
    “Messaggio di Aqua?” chiese Ottoperotto. “Quale messaggio?”
    “Quello in cui averte della prossima fine dell’universo…”
    “Maledetta mummia! Lo sapevo che quel messaggio era importante…” fece Sora.
    “Sora!” lo riprese Xaldin.
    “Scusa, ma stavolta ho ragione io! Chissà cos’altro ci siamo persi!”
    “Beh, se avete un po’ di pazienza, ve lo spieghiamo noi… anche se farete fatica a crederci…”
     
     
    “Riepiloghiamo:” cominciò darkroxas92. “Il vostro Master Xehanort, dopo una messinscena degna di entrare nella storia da parte di Dark, suo fratello e un loro amico, assieme alla collaborazione di Sora, è entrato in possesso di questo X-Blade, con il quale ha dato inizio alla stessa guerra che in passato diede vita ai mondi come li conoscete. Come se non bastasse, stanno venendo scelti in ogni mondo nuovi custodi, sia della luce che delle tenebre. Oltre a Xehanort poi c’è questo Hakai, custode del caos, che si è impossessato del corpo di un ragazzo che non farebbe del male a una mosca per cominciare a spargere caos e distruzione nell’universo. Come se non bastasse Dark è scappato via con la sua ragazza, dopo averla nominata Master del Keyblade, mentre Sora, Riku e Kairi sono stati chiamati a sostenere lo stesso esame da Yen Sid… Ho dimenticato qualcosa?”
    “Direi solo che l’intero nostro universo sta collassando su se stesso come se fosse risucchiato in un tritarifiuti…” disse Marco.
    “Eh no!” fece Loony. “È imperdonabile! Non si può sprecare tutta quella materia per gettarla nel tritarifiuti! È imperdonabile!”
    “Loony… resta in silenzio per un po’…” disse Ottoperotto, schioccando le dita.
    Immediatamente il suo gemello si zittì.
    “Comunque stavolta sono d’accordo con lui, è imperdonabile…” continuò darkroxas92.
    “Darky, sicuro di stare bene?” chiese Sora.
    “Certo tuss.”
    “Allora perché hai detto…”
    “È imperdonabile che qualcuno stia distruggendo i mondi senza avermi consultato! Insomma, sono il signore della distruzione, un minimo di rispetto per il rango che porto! Non ho distrutto sei mondi così, perché mi andava.”
    I custodi videro gli sguardi di tutti puntati su di lui.
    “Beh, che c’è? È il mio dovere, no? Perché non dite mai nulla a Soruccio, quando ha i suoi attacchi?”
    “Beh, i suoi attacchi sono innocui per tutti… tranne forse per la banca del sangue…” disse riflettendo Sora.
    “Beh, quindi voi siete arrivati qui come se nulla fosse, attraverso quella strana cicatrice nello spazio che abbiamo visto prima… Ero convinto che fosse uno degli esperimenti di Archimede…”
    “Spiacente, stavolta non c’entro niente.” Rispose il diretto interessato.
    “Ma il vostro autore non ha niente di meglio da fare?” chiese Oozi, rivolgendosi ai custodi.
    “Autore? Di cosa parli?” chiese Saiko. “Io sono un disegnatore di manga, ma non credo sia rilevante…”
    “Aspettate… ora che ci penso… Possibile che voi non siate guidati da nessun autore?” chiese Ottoperotto.
    “Parli come se fossimo in un libro…” disse Pan.
    “Beh, non so da voi, ma qui è come se lo fosse. Le nostre azioni sono guidate dall’Autore, anche se solitamente ci lascia libero arbitrio. Sfortunatamente ora un’altra autrice vuole toglierci tale diritto…”
    “Ok… Dovrò cominciare a tenere il conto delle assurdità che vedo in giro…” commentò Marco.
    “Beh, se rimani qua, preparati un’intera fabbrica di quaderni per scriverne.” Rispose Sora. “Abbiamo visto di tutto e di più, compresa la creazione di un Kingdom Hearts artigianale.”
    “E qualcosa mi dice che c’entra quella semi-suora…”
    “Ehi, rispetto né? Altrimenti vengo lì e ti restituisco con gli interessi ciò che non ti ho dato prima!” rispose l’interpellata.
    “Ad ogni modo, questo Hakai sembra un tipo pericoloso… E sembra che le sue intenzioni siano più serie di quelle di darkroxas92…”
    “Ti ricordo che se non fosse per una certa ‘Grande Regola’, io a quest’ora sarei in giro a distruggere mondi, proprio come feci con la tua cara Atlandite…” rispose lui.
    “Grrrrazie per avermelo ricordato, Darky. E comunque ti ricordo che, tecnicamente, è ancora intera…”
    “Il mio più grande fallimento in effetti…”
    “Siete sicuri che non dobbiamo eliminarlo?” chiese la sayan.
    “Io ti risponderei volentieri, ma dato che devo ancora viaggiare con lui per salvare la nostra libertà, eviterò di rispondere…” fece Sora.
    “Vedo che qualcosa l’hai imparato, tuss.”
    “Farò finta di non cogliere il ben poco velato insulto…”
    I custodi guardarono sorpresi il gruppo di fronte a loro, che stava cominciando a litigare amichevolmente.
    “Cavoli…” disse Saiko. “E dire che dopo aver visto fondersi assieme Sora e Riku credevo di aver visto tutto…”
    A sentire ciò, le reazioni degli altri furono diverse: darkroxas92, che aveva preso un bicchiere d’acqua, sputò l’acqua per terra, tossendo forte; Sora si girò lentamente verso di loro, con gli occhi che sembravano due pezzi di ghiaccio; Nausicaa, assieme a diversi altri presenti, s’immaginò la scena, per poi scoppiare a ridere; Ottoperotto mormorò qualcosa sull’aver preso troppe botte in testa, mentre Loony tirò fuori un puzzle, cominciando a metterne insieme i pezzi.
    “Sigh… Certe notizie dovrebbero essere date con più delicatezza…” disse Oma Desala, indicando un armadietto da cui stava uscendo un fiume di sangue. “Credo che Soruccio, nella speranza di fare qualche foto, abbia appena perso il 90% del proprio sangue nell’immaginarsi tale fusione…”
    “Aspettateaspettateaspettate!” urlò Sora tutto d’un fiato. “Io mi sarei fuso con Riku?!”
    “Beh, sì… anche se solo per mezzora… È stato uno spettacolo interessante… Soku era inflessibile e potente. Molto potente. Ha eliminato senza troppi problemi un custode che ci aveva messo alle strette.”
    “E-Eliminato?” ripeté Ottoperotto. “Per eliminato intendete dire che lo ha sconfitto in un videogioco, vero?”
    “Dato che prima gli ha tagliato un braccio e poi lo ha tagliato a metà, direi proprio di no…”
    “Interessante…” fece darkroxas92, tirando fuori da una tasca un libro nero. “Questa la metto sotto la categoria ‘Colpe di Sora paralleli’.”
    “Emh… okay…” fece Marco. “Ripeto che quando questa storia finirà, manderò in panico anche il miglior psichiatra dell’universo…”
    “Al momento temo che non sia disponibile.” Rispose Ottoperotto.
    “Chi?”
    “Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud.”
    “Beh, lo immagino bene, dato che sono passati diversi anni dalla sua-”
    “Non qui. O meglio, nonostante sia morto, è ancora qui a fare il suo lavoro.” Lo interruppe Sora.
    “Ah… Bello…”
    “Tsk. Comunque mi chiedo come abbiano fatto gli altri custodi a lasciare a voi il compito di salvare l’universo…” fece darkroxas92. “Lo hanno praticamente condannato e io non sono nemmeno la causa principale!”
    “Quanto mi dispiace…” fece sottovoce Sora, guadagnandoci un’occhiataccia.
    “Beh, qui però siamo al sicuro. Non credo possa arrivare qui. Se è così potente, dovrebbe essere quasi una divinità, e qui non può agire.” Disse Loony.
    “Davvero?” fece una voce sopra di loro.
    I custodi non appena la sentirono evocarono immediatamente i Keyblade.
    “Fatemi indovinare…” disse Ottoperotto, portandosi una mano sulla tempia. “Quella voce era di Hakai, vero?”
    Prima che qualcuno potesse rispondergli, di fronte a loro si aprì un varco oscuro, dal quale uscì il custode del caos.
    “Così sei tu il famigerato Hakai…” disse Nausicaa, mettendosi di fronte a lui. “Beh, sei solo un altro ‘Gnorante qualunque!” detto questo, tirò fuori una delle sue chiavi, che poi lanciò contro l’avversario.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, essa si disintegrò completamente.
    “Cosa?!” fece Xaldin, evocando le sue lance, mentre Sora impugnava il Keyblade.
    “State indietro!” disse Saiko, mettendosi di fronte a loro. “Non è alla vostra altezza.”
    “Tsk. ‘Gnorante che non sei altro! Io vengo dal Bergamone! Con una chiave e una lampadina ti costruisco un Keyblade della luce!” disse la suora, per poi partire di corsa contro Hakai.
    Ma venne subito scagliata all’indietro da una forza invisibile, che la spedì contro il muro dall’altra parte della sala, facendola cadere a terra svenuta.
    “Nausicaa!!!” urlarono tutti gli altri.
    “Tsk. E dire che dalle informazioni che ho raccolto, doveva essere un avversario temibile…” fece Hakai. “A momenti è stato più difficile distruggere il mondo di Heidi…”
    “Cos’hai detto?” chiese Ottoperotto. “Tu avresti distrutto…”
    “Oh, sì… durante il messaggio di Aqua, ad essere precisi. Poverina, non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa stava succedendo.” Continuò il custode, per poi scoppiare a ridere sonoramente.
    “Otto…” chiese Sora, deglutendo. “C-Cerca di calmarti…”
    “Uh? Perché, era sua amica?” chiese Pan.
    “No… Ma è il luogo dove si trovava il suo mondo che sta particolarmente a cuore a Ottoperotto…” spiegò Xaldin.
    Prima che qualcuno potesse dire altro, Ottoperotto tirò fuori un bastone argentato, dal quale uscì una spada laser viola.
    “Tu… Preparati a pagarla cara!” urlò, partendo all’attacco, ignorando i custodi che cercarono di fermarlo.
    All’inizio sembrò che Hakai non avesse fatto niente, ma a pochi metri da lui, il detective andò a sbattere contro una barriera invisibile.
    “Dunque nemmeno il Magister riesce ad affrontarmi… una vera delusione…”
    “Cosa vuoi da noi?”
    “Quello che voglio ovunque: portare caos! I mondi collasseranno su se stessi, incapaci di mantenere il proprio ordine. Ma prima, diciamo che voglio qualche alleato. darkroxas92!” disse, rivolgendosi a lui.
    “Che c’è?”
    “Da ciò che ho sentito, tu sei molto temuto in questo universo. Anzi, pare tu sia la divinità che rappresenta la distruzione stessa, giusto?”
    “Esatto.”
    “Allora che ne dici? Unisciti alla mia causa! Insieme potremmo piegare questo universo sotto i nostri colpi, lasciandone solo un cumulo di macerie!”
    darkroxas92 sorrise.
    “Mi piacerebbe, ma purtroppo sono limitato dalla Grande Regola. Essa mi impedisce di usare i miei poteri per interferire.”
    “Tutto qui? Posso rimuovere io quel limite. Il mio potere può questo e ben altro!”
    “Povero illuso. Darky non si abbasserà mai a distruggere l’universo con qualcun altro!”
    “Ne sei sicuro tuss?” disse lui, avvicinandosi ad Hakai.
    “Fermati Lan!” lo richiamò Oma.
    darkroxas92 si fermò un secondo.
    “Non so di chi tu stia parlando.” Si limitò a rispondere, per poi proseguire.
    “Lan?” ripeté Saiko, per poi avere un’illuminazione.
    “Ma certo!” disse, battendo un pugno contro l’altra mano. “darkroxas92 non è il suo vero nome! È proprio come Dark! Non è altro che una maschera!”
    “Cosa? Ne sei sicuro?” chiese Marco, osservando il signore della distruzione raggiungere Hakai.
    “Allora confermi che puoi farmi aggirare senza problemi la grande regola?” domandò nuovamente.
    “Certo.” Rispose l’altro, per poi evocare il Keyblade e puntandolo contro darkroxas92. “Curioso… non sei un Nessuno, ma sei privo di cuore…” continuò, mentre dal Keyblade uscì un raggio nero, che entrò nel petto di darkroxas92, sparendo dopo pochi secondi.
    La divinità si guardò le mani, chiudendole più volte a pugno.
    “Allora, chi vuoi distruggere per primo?”
    darkroxas92 sorrise.
    “Direi… TE!” urlò, scagliando una sfera d’energia contro Hakai, spedendolo contro il muro, che crollò per il colpo subito.
    “Tsk. Per una volta il tuss aveva ragione. Non ho bisogno d’aiuto per distruggere questo universo. Mi serviva giusto qualcuno che mi liberasse da quelle condizioni…”
    Il custode del caos riemerse dalle macerie come se niente fosse.
    “Me l’aspettavo… Questo universo è proprio strano… Ma per fortuna, avevo già trovato un buon alleato… vagava per una giungla, ma la sua malvagità mi ha permesso di percepirlo subito.”
    “Giungla?” ripeté Ottoperotto, per poi sgranare gli occhi. “Oh, no!” disse, mentre si apriva un secondo varco.
    “Oh sì…” rispose Hakai, schioccando le dita e facendo aprire un varco.
    I custodi si misero in posizione, pronti a subire qualsiasi attacco.
    Ma dal varco uscì un uomo che indossava un impermeabile nero con il cappuccio alzato. Il volto era completamente bianco, come anche le sue mani, e i suoi occhi esprimevano tutta la sua follia.
    Non appena uscito dal varco mise una mano all’interno dell’impermeabile, tirando poi fuori un cucchiaio.
    “E ora chi è questo pazzoide?” chiese Marco. “Vuole combattere con un cucchiaio?”
    “Non fate l’errore di sottovalutarlo!” disse Ottoperotto. “Quello è il Ginosaji! Un essere indistruttibile, in grado di resistere a qualunque colpo, e con quei cucchiai rappresenta un essere molto temibile! Siamo riusciti a sconfiggerlo solo grazie a Loony…”
    “A lui?” domandò Saiko, osservando il soggetto interessato intento a fare parole crociate, incurante di ciò che stava succedendo.
    “So che può sembrare difficile crederlo, ma è così…”
    “Beh, alla peggio lo spediremo da qualche parte nello spazio aperto!” fece Pan, facendo girare nella mano l’elsa del Keyblade.
    “Oh, non credo ci possiate riuscire…” disse Hakai, per poi colpire il Ginosaji con una sfera rossa e nera. “Non con il Caos dalla sua parte!”
    Per qualche secondo, il Ginosaji rimase immobile.
    Poi sotto gli occhi sorpresi di tutti, da sotto il suo impermeabile cominciò a muoversi qualcosa.
    Pochi secondi dopo, tre paia di braccia spuntarono fuori dalla creatura, la quale aprì subito il suo vestito, rivelando così un’intera scorta di cucchiai.
    Ne prese uno a mano e cominciò ad avanzare contro i custodi.
    “Che diavolo…! Cos’ha combinato questa volta quel bastardo?!” fece Saiko, preparandosi a combattere.
    “Ginosaji, lascia perdere Saiko e Marco. A loro ci voglio pensare personalmente. Gli altri sono tuoi.” Disse Hakai, avvicinandosi ai due custodi appena nominati.
    “Non così in fretta.” Lo interruppe darkroxas92, mettendosi in mezzo e facendo scroccare il collo. “Non credere che ti lascerò fare i tuoi comodi sulla mia luna.”
    “Tu vorresti sconfiggermi?”
    “Non solo lui.” Disse Sora, raggiungendolo assieme a Ottoperotto. “Non so chi tu sia, ma se sei pericoloso, dovremo fermarti qui e ora!”
    “Per una volta sono d’accordo con il moccioso.” Fece il signore della distruzione, sorridendo, creando una sfera d’energia in mano.
    “Prendi questa!” urlò, scagliandogliela contro.
    La sfera raggiunse Hakai, esplodendo immediatamente.
    Tutti i presenti vennero scagliati letteralmente fuori dalla sala, che crollò su se stessa, mentre una piccola nuvola a forma di fungo si alzava verso il cielo.
    “U-U-Un’esplosione… nucleare!” fece spaventato Tsuna, rialzandosi e osservando lo spettacolo di fronte ai loro occhi.
    “Tsk, non mi è venuta bene, ma non potevo fare di più senza rischiare di distruggere la luna…” rispose darkroxas92.
    “Ma sei forse impazzito?!?!” urlarono in sincrono Sora e Ottoperotto, riemergendo dalle macerie.
    “Sempre a lamentarvi… l’ho sistemato, no?”
    “No, direi di no.” Rispose Hakai, poco prima che un raggio rosso colpisse in pieno petto darkroxas92, trapassandolo e spedendolo contro un’altra costruzione, che crollò su se stessa.
    “darkroxas92!” urlarono insieme tutti.
    “Tsk, tutto qui quello che può fare?” disse il custode del caos, uscendo indenne dalla nuvola di fumo, accompagnato dal Ginosaji.
    “Quei due sono dei veri mostri…” fece Marco, deglutendo. “Saiko… il pensiero raccapriccia anche me… ma temo che non ci rimanga scelta. Da soli, i nostri poteri sono insufficienti…”
    Saiko lo guardò con aria interrogativa.
    “Dobbiamo usare anche noi la fusione…”
    “Cosa?! Ma ne sei sicuro? Potrebbe non funzionare… in fondo, non è detto che abbiamo lo stesso livello di potenza… e poi non credo che siamo abbastanza simili, senza considerare che proveniamo da due mondi diversi…”
    “Dobbiamo almeno provarci!”
    “Cosa volete fare?” chiese Ottoperotto.
    “Vogliono usare una tecnica particolare che potrebbe aiutarci… Solo che gli serve un po’ di tempo…” spiegò Pan.
    “Capisco… Non preoccupatevi, ci penserà Loony a procurarvelo…”
    “Loony? Ne sei sicuro?”
    “Basterà impostarlo su qualcosa di pericoloso ma che sia utile per noi…”
    “Impostarlo?”
    “Basta dire cosa volete che diventi (come carattere) e schioccare le dita… E il gioco è fatto… Solo che avendo sconfitto darkroxas92, non so cosa possa fermare quei due…”
    Tsuna si mise un attimo a pensare.
    “Può diventare qualsiasi cosa?” chiese a conferma.
    “Sì, perché?”
    “Perché forse ho trovato qualcosa che potrebbe esserci utile. Loony!” urlò, rivolto al gemello di Ottoperotto.
    “Sì?” disse lui, smettendo di costruire un castello con le macerie.
    “Diventa un custode dell’equilibrio!” urlò, schioccando le dita.
    Pochi secondi dopo, una nuova esplosione sovrastò nuovamente i presenti.
    “C-Cavoli…” deglutì Sora. “Credo di non aver mai visto Loony così pericoloso…”
    “Io forse, ma solo perché era più sadico… Ok, ora tocca a voi tuss!” gridò Ottoperotto, girandosi verso i due custodi, che nel frattempo si erano messi in posizione.
    “D’accordo! Marco, sei pronto?” chiese Saiko.
    “No, ma non ha importanza. Spero solo che nessuno possa riprenderci a fare questa stupida tecnica…”
    “Con quella ‘gnorante di Soruccio ancora nascosta da queste parti, non ci giurerei troppo… Ma se siete fortunati, forse la telecamera si è rotta…”
    “Sigh… ma cosa lo chiedo a fare…” disse l’animorph, per poi cominciare ad eseguire la danza della fusione.
    “Emh… L’attacco consiste nel far morire il nemico dalle risate?” chiese Xaldin, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
    “Oh, no. Solitamente l’avversario che subisce questa tecnica, ben poche volte può raccontarlo in giro…” disse la Sayan.
    “Nel senso che gli viene cancellata la memoria?”
    “Nel senso che non può più parlare… e non perché ha perso la voce…” rispose acida Pan.
    “Ah… Così lettale quel bal-”
    Ma prima che Xaldin concludesse la frase, gli indici dei due custodi si toccarono, provocando una grande luce.
    Pochi secondi dopo, di fronte a loro c’era un nuovo ragazzo.
    Aveva mantenuto il volto di Saiko, mentre i capelli erano quelli di Marco.
    I vestiti invece erano un perfetto incrocio dei due originali.
    E in mano teneva entrambi i Keyblade.
    “…letto…” concluse Xaldin, rimanendo paralizzato.
    Tsuna, Pan e Ryo guardarono giusto un poco sorpresi il risultato della tecnica, mentre gli altri rimasero letteralmente con gli occhi fuori dalle orbite.
    “C-C-C-C-C-C-Cactus… Cosa cactus è successo?!?!” esclamò Sora.
    “[CENSURA!]…” si aggiunse Xaldin.
    “Devono essersi appannati gli occhiali… Ho appena visto due tuss ‘Gnoranti diventare uno solo…” fece Nausicaa, prendendo gli occhiali e pulendoli sulla veste.
    “Oh, Maestro…” disse Sidious.
    “Per tutta la famiglia Adams…” aggiunse Oozi, mentre dietro di lui tutti gli altri ragazzi della luna, che erano rimasti a debita distanza di sicurezza, guardarono con il loro stupore più grande il nuovo custode.
    “N-Non avrei saputo dire frasi più azzeccate…” disse Ottoperotto.
    “Concordo…” fece darkroxas92, riemergendo dalle macerie, con giusto qualche graffio. “In tanti millenni che sono all’opera, non avevo mai visto nulla del genere…”
    “E l’altro me avrebbe fatto questo con Riku?” chiese Sora a Pan.
    “Esattamente. Anche se devo dire che la sua aurea era decisamente più terrificante… Era nettamente superiore a quella di mio nonno…”
    “Che, per pura curiosità, sarebbe?” chiese Loony.
    “Beh, Goku ovviamente.”
    “L’hai capito il Sayan? Si è dato da fare, eh?”
    “Loony! Ma si può sapere cosa stai dicendo? Ci sono dei tuss in… Aspetta un secondo, perché sei qui?” chiese Ottoperotto.
    “Beh, perché mi ero stufato di giocare con quei due tipi. Perciò sono venuto qui.”
    Per qualche secondo nessuno disse nulla.
    “Emh… fusione di Marco-Saiko-”
    “Mi chiamo Marko.” Rispose lui, avanzando verso gli avversari.
    “Ma che fantasia…” mormorò a bassa voce darkroxas92.
    Ma prima che potesse direi altro, Marko cominciò a correre, risultando invisibile ai molti.
    Non appena fu vicino ad Hakai e al Ginosaji creò una sfera di fuoco, che scagliò contro i due.
    Li superò immediatamente, per poi girarsi verso di loro e puntando i propri Keyblade al loro indirizzo.
    Dal Keyblade di Marco uscì fuori la sagoma di Inuyasha, mentre quello di Saiko si trasformò in un pennello gigante, che imbrattò di nero la sagoma, che tornò al suo colore originale dopo pochi secondi.
    Gli occhi di Inuyasha sembrarono prendere vita, e tra le sue mani apparve la sua spada, con la quale corse all’attacco verso il Ginosaji, tagliandolo in due parti, che esplosero immediatamente.
    Inuyasha si girò dalla parte opposta, mettendosi l’arma in spalla.
    “Umph. Non era niente di ché.” Disse, per poi sparire nel nulla.
    Hakai si girò contro il nuovo custode, guardandolo divertito.
    “Interessante… Dunque anche se la base è composta da due mezze cartucce, la fusione è comunque potente…”
    “P-Pazzesco!” urlò Ottoperotto. “Ha eliminato il Ginosaji!”
    “Era prevedibile…” rispose Pan.
    “Non è questo il punto! Il fatto è che qui da noi, ormai sono millenni che non viene più ucciso nessuno!”
    “Davvero? Che universo strano…” fece la Sayan.
    “Credo che molti vorrebbero un universo del genere, sai?” disse Ryo.
    Ma prima che qualcun altro potesse parlare, Marko partì all’attacco, assestando ad Hakai un calcio nello stomaco, facendolo volare in aria.
    Senza perdere un secondo scomparve, per riapparire alle spalle del custode del caos, colpendolo con un fendente alla schiena, facendolo così schiantare a terra e lasciandolo privo di sensi.
    “E ora… pagherai per ciò che hai fatto!” disse Marko, per poi alzare in alto i Keyblade, dai quali cominciò a crearsi una sfera bianca.
    “Sparisci per sempre!” urlò, scagliando la sfera.
    Non appena l’ebbe lanciata, il suo corpo s’illuminò, dividendosi in quelli originali.
    “Cosa? Perché è già finita?” chiese Marco.
    “Probabilmente nell’ultimo attacco abbiamo usato tutte le nostre energie…” rispose l’altro, osservando la sfera continuare la corsa contro il custode nemico.
    Ma prima che essa potesse raggiungerlo, sotto di lui apparve un varco oscuro, che lo inghiotti assieme alla sfera, facendolo scomparire alla vista di tutti.
    “Cosa?!” esclamò Ryo, osservando il passaggio oscuro richiudersi. “Chi è stato ad aprirlo? Hakai era completamente privo di sensi!”
    “Non ne ho idea…” disse Marco, riatterrando a terra e cadendo in ginocchio per la stanchezza. “Ma lo scopriremo presto… ne sono sicuro…”
    “Ehi, tutto bene?” chiese Ottoperotto, raggiungendoli.
    “Sì… solo che quell’attacco ci ha tolto quasi tutte le forze…” rispose Saiko, che era nelle stesse condizioni del compagno.
    “Direi che ci conviene tornare sulla Gummiship.” Fece Ryo, apprendo un varco davanti a loro.
    “Beh… allora noi andiamo.” Disse Pan, rivolgendosi agli altri.
    “Un secondo! Per colpa vostra e di quell’Hakai, la mia luna è a pezzi! Chi mi pagherà i danni?” esclamò darkroxas92.
    “Emh… la prossima volta che vediamo Dark gli chiederemo di venire qui a riparare tutto, ok? Per lui sarà uno scherzo…” rispose Saiko, alzandosi in piedi assieme a Marco.
    “Vedete di non fallire tuss!” fece Ottoperotto. “O ci toccherà venire a soccorrervi!”
    “Se potete, evitatelo… La guerra che sta per cominciare va oltre la vostra immaginazione… come va oltre la nostra…”
    “Bah! Se ci fossi io, tutti quelli ‘gnoranti scapperebbero via in pochi secondi!” commentò Nausicaa.
    “Non ne dubito…” rispose Marco, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri.
    “Ogni volta che vengono qui, provocano solo danni!” disse Xaldin. “Sicuro che non siano una minaccia?”
    “No, non credo proprio… in fondo, stanno solo facendo il loro dovere…”
    “Però beati loro! Io salvo l’universo e rischio di subire una tortura coi controfiocchi, mentre loro ne causano la possibile fine e a momenti vengono considerati dei veri e proprio eroi…” fece Sora.
    “Il loro universo è diverso dal nostro. A quanto pare, mentre noi siamo in una fan fiction comico demenziale, loro sono in una fan fiction decisamente più seria… sempre se di fan fiction si tratta…”
    “Se è una fan fiction, spero di non incontrare mai il loro autore, [CENSURA!]…”
     
    Nota dell'autore:
    Ringrazio Ottoperotto per avermi concesso il permesso di usare i suoi personaggi originali e non per questo capitolo.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:20
  6. .
    Titolo: Quando il cast di “Equilibrio”… va al mare!
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, Final Fantasy, Originale
    Rating: Yellow (Y) (Solo per via di una parola volgare)
    Warning: Possibili spoiler sulla fan fiction "Equilibrio"
    Pairing: Dark x Hikari (solo accenato)
    Trama: Spin off “What if?” della mia Fan Fiction “Equilibrio”. E se i personaggi di questa storia fossero sempre custodi, ma invece di andare in giro a salvare i mondi, si limitassero a girare il film “Equilibrio”?
    E se in un caldo giorno estivo, decidessero di passare una giornata al mare, ignorando completamente l’opinione di Dark, il protagonista del film?
    Note: One Shot scritta per un contest estivo
    Wordcounter: 2.665
  7. .
    Titolo: Quando il cast di “Equilibrio”… va al mare!
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, Final Fantasy, Originale
    Rating: Yellow (Y) (Solo per via di una parola volgare)
    Warning: Possibili spoiler sulla fan fiction "Equilibrio"
    Pairing: Dark x Hikari (solo accenato)
    Trama: Spin off “What if?” della mia Fan Fiction “Equilibrio”. E se i personaggi di questa storia fossero sempre custodi, ma invece di andare in giro a salvare i mondi, si limitassero a girare il film “Equilibrio”?
    E se in un caldo giorno estivo, decidessero di passare una giornata al mare, ignorando completamente l’opinione di Dark, il protagonista del film?
    Note: One Shot scritta per un contest estivo
    Wordcounter: 2.665


    Beh, ed eccomi qui con la mia prima One Shot comico/romantica! Ok, abbassate quegli strumenti da esorcismo, sebbene fatichi a crederci anch’io, è proprio così. L’unica storia mia (salvo eventi straordinari che possano influenzare ulteriormente la mia psiche XD) dove ci sarà un lieve (perché è proprio lieve) tocco di romanticismo.
    Perciò siate un po’ clementi, dato che è il mio primo esperimento con tale genere, e ricordo che non sapendo amare, sono andato un po’ alla cieca XD
    Buona lettura a tutti!

    ----------------



    “Arrenditi Hakai!” fece Dark, preparandosi a combattere. “Questa volta per te è finita! Non ti lascerò scappare!”
    “Tsk! Provaci pure, ma il risultato sarà sempre lo stesso. Non puoi battermi.” Rispose il custode del caos, mettendo il Keyblade in posizione offensiva, pronto a replicare l’imminente attacco.
    “Lo vedremo!” esclamò il detentore dell’equilibrio, partendo finalmente all’attacco.
    I due avversari erano ormai sul punto di scontrarsi, quando…
    “STOP!!!” urlò una voce, facendo immediatamente fermare i due Keyblader.
    “Buona la prima! E direi che per oggi è tutto!” continuò la voce, mentre sul campo di battaglia si accendevano diverse luci, provenienti dai fari collocati poco lontani.
    “Di già?” chiese Dark, facendo scomparire il Keyblade. “Sarà solo qualche ora che siamo qui…”
    “Ma sempre a lamentarti?” fece Hakai, imitandolo. “Cavoli, ancora mi chiedo come facciamo a essere fratelli gemelli… saremo identici d’aspetto, ma per il carattere, tu sei ben strano…”
    “Disse quello sano di mente…” rispose ironico l’altro.
    “Come sarebbe a dire?!”
    “Su, su, ora calmatevi.” Disse Riku, mettendosi in mezzo ai due. “Vi ricordo che siete nemici spietati SOLO nella storia, non fuori…”
    “Umph. E va bene… lasciamo perdere. Anche se sull’ultimo punto non ci giurerei troppo…”
    “Oh, finalmente hai detto una cosa sensata!”
    “Smettila anche tu, Hakai!” lo rimproverò Hikari, raggiungendoli assieme a Sora e a Kairi.
    “Certo che con voi è una noia…” disse, osservando il fratello togliersi le lenti a contatto e tornando così con gli occhi azzurri. “Ma cercate di divertirvi un po’, no?”
    “Beh, diciamo che preferiamo divertirci in modi diversi dal litigare con il proprio fratello…” replicò Sora.
    “Cos’ho appena detto? Divertitevi! Questo è il mio modo, non dev’essere per forza il vostro…”
    “E per fortuna…” fece Dark, togliendosi l’impermeabile e rimanendo così con una semplice maglietta nera e un paio di bermuda dello stesso colore.
    “Ma come fai a vestirti di nero con questo caldo?” domandò Kairi. “Io ho paura di sciogliermi da un momento all’altro… Fare le riprese in queste condizioni è una tortura…”
    “Questione di abitudine.”
    “E parla sul serio… Credo di non averlo mai visto vestito di bianco in tutta la vita…”
    “Beh, abitudine o non abitudine, tu oggi verrai con noi, chiaro?” disse Hikari con un tono che non lasciava repliche al custode dell’equilibrio.
    “Devo proprio? Sapete tutti bene che lo detesto…”
    “Suvvia, non ti stanno dicendo di entrare in una discoteca.” Fece il fratello. “Ti stanno solo proponendo di passare il resto della giornata in spiaggia. È l’unica cosa positiva di questo posto!”
    “Sai perfettamente che per me anche solo l’idea di rimanere al sole risulta odiosa… E poi non posso rischiare di prendermi l’abbronzatura, con il ruolo che devo ricoprire. Devo rimanere di carnagione molto chiara, vicina al bianco!”
    “Dark, non essere così meticoloso. Vai pure a divertirti, tanto poi i nostri tecnici del digitale sanno fare miracoli con il fotomontaggio!” disse il regista dietro di loro, mentre portava via i propri oggetti.
    Dark a momenti cadde per la sorpresa.
    “Bene, bene… sembra che la tua unica scusa sia appena saltata…” disse Hikari, mostrando un sorrisetto che a Dark lasciava presagire ben poco di positivo.
     
    Pochi minuti dopo, Dark sospirò.
    “Quel bastardo… Mi ha preso a tradimento, costringendomi a cambiarmi e a venire qui…” disse, maledicendo il fratello e guardando il suo costume pantaloncino e la canottiera, anch’essi entrambi neri.
    “Forza Dark, vieni anche tu!” gli urlò Hikari, che era già entrata in acqua assieme agli altri, e che teneva in mano un pallone di plastica.
    “Tsk.” Fece lui, dirigendosi invece verso il loro ombrellone.
    Superò un tavolino, dove Cloud e Sephiroth stavano discutendo animatamente le scelte effettuate dal loro regista. “Ma perché devo sempre essere io quello a prenderle più di tutti?” sentì lamentarsi l’One Winged Angel, che sbatté le mani sul tavolo.
    Senza farci troppo caso, si sedette sulla sdraio, prendendo il copione e ricominciando a leggerlo per l’ennesima volta.
     
    “Certo che Dark è intrattabile…” commentò Kairi. “Capisco che essendo il protagonista, abbia più scene di tutti noi, ma non capisco il perché debba comportarsi così…”
    “Te lo spiego io: è un asociale. Punto.” Replicò Hakai. “A lui non poteva capitare un personaggio migliore: sono tali e quali.”
    “Sinceramente parlando, siete sicuri di essere gemelli? Insomma, se non fosse per l’aspetto, non ci scommetterei un munny…”
    “Guarda, fatico a crederci anch’io…”
    “Vedrete che presto la noia avrà la meglio su di lui e ci raggiungerà!” disse Hikari, lanciando il pallone a Kairi, che lo scagliò al volo contro Riku, che preso di sorpresa, cercò di prenderlo, finendo col cadere in acqua.
    “Oh, voi non lo conoscete bene… L’ho visto rimanere in piedi sotto il sole cocente vestito di nero, in maniera quasi invernarle, per quasi un intero giorno… Mi faceva venire caldo solo a guardarlo!”
    “Uhm… E se gli facessimo uno scherzo?” propose Sora.
    “Uno scherzo? A Dark?” ripeté Hakai. “Dì Sora, vuoi morire così giovane?”
    “Morire… non esagerare. Non è detto che debba essere per forza uno scherzo ai suoi danni! Però sarà comunque rischioso per noi…”
    “Uhm… La cosa potrebbe essere interessante…” disse Hikari, avvicinandosi al castano. “Continua…”
    “Beh, è molto semplice. Vedete, se noi…” cominciò a spiegare il castano.
     
    Dark rimise il copione nel borsone, sospirando.
    “Cavoli… non ho nient’altro da leggere… non mi hanno dato il tempo nemmeno per recuperare il mio zaino dagli studi, che ora giustamente sono chiusi…” disse, per poi prendere il suo portamonete. “E ho soldi a sufficienza solo per un gelato… Va beh, meglio di niente…” continuò, avviandosi verso il bar.
    Mentre si avvicinava al bancone, vide Zack intendo a bersi una granita.
    “Ciao.” Lo salutò, raggiungendolo.
    “Oh, ma guarda chi si vede. Credevo che questo posto per te fosse un tabù.” Disse l’altro, ridendo e salutandolo con la mano.
    “Non me ne parlare… Mi hanno letteralmente portato qui con la forza.”
    “Su, su, vedrai che non morirai per così poco… E poi, non sei tu quello che ha dovuto girare la scena dove doveva affrontare un intero esercito da solo. Mamma, se ripenso a tutte le volte che ho dovuto rifarla…”
    “Consolati, presto dovrò girare scene che saranno ben peggiori…” disse Dark, mentre indicava al barista i gusti della coppetta gelato.
    “Beh, almeno tu lo hai ancora un ruolo. Io sono preso giusto quelle poche volte che devo riapparire da qualche parte, com’è successo in Equilibrio, dove ho dovuto per di più ripetere la scena che mi ha reso famoso… E come se non bastasse, Aerith non mi guarda neppure… Sob…”
    “Se ti aspetti consolazioni da parte mia, arrenditi già adesso. Non sono capace di consolare, tantomeno in questioni amorose.”
    “Già, dimenticavo… Tu sei Dark, l’essere privo di cuore, incapace di amare, eccetera, eccetera, eccetera…” fece Zack, per poi alzare le mani in segno di resa. “Ma prima o poi capiterà anche a te un colpo di fulmine, vedrai.”
    “Continua a sperarci…” disse il custode, pagando il gelato e avviandosi verso l’uscita.
    “Oh, la mia è più che una speranza… è una certezza.”
    Dark uscì sospirando.
    “Ma perché tutti continuano a ripetermi la stessa cosa?” si lamentò, per poi tornare all’ombrellone, cercando di marginare il gelato che sciogliendo cadeva oltre il bordo della coppetta.
    Ma quando arrivò a destinazione, vide che Sora e Kairi si stavano avvicinando.
    “Già di ritorno?” chiese ironicamente, sedendosi, mentre i due lo raggiungevano.
    “Piccola pausa. Farai fatica a crederci, ma ci si stanca anche divertendosi.” Rispose a tono Sora.
    “Non ho mai detto il contrario… Solo, trovo inutile spendere energie in questo modo. Preferisco decisamente quando sono in una sala giochi, dove lo sforzo massimo è quello di muovere le dita…”
    “Ed ecco l’unico lato che ti rende diverso dal tuo personaggio.” Fece Hakai, raggiungendolo. “Tu non sei altro che un’inguaribile pigrone…”
    “Non ci vedo nulla di male e non dire che è uno dei sette peccati, perché sai bene che quando ce n’è bisogno, so mettere da parte la mia pigrizia.”
    “Certo, certo… Ad ogni modo, immagino non ci siano speranze di poterti vedere in acqua, vero?”
    “Immagini bene. E ora, se non vi dispiace, vorrei finire in pace il mio gelato e poi ripassare il copione, grazie…”
    “Ormai lo saprai a memoria quel copione… Che cosa ti costa divertirti una volta ogni tanto?” domandò Kairi.
    “L’ho già detto: tuffarmi in mare non è la mia idea di divertimento.”
    “Però scommetto che se ci fosse Hikari ad aspettarti e ci foste solo voi due, non aspetteresti un secondo… Chissà, magari con il costume leggermente slacciato…”
    Dark divenne tutt’a un tratto rosso.
    “Hakai! Come fai anche solo a pensare a cose del genere?!”chiese arrabbiandosi.
    “Eh eh eh… colpito e affondato!” fece il fratello, mimando una pistola che sparava, per poi abbassarsi evitando così la coppetta vuota, che lo mancò di pochi centimetri.
    “Su, ora calmati. Altrimenti ti farai salire ulteriormente la pressione, e se diventi ancora più rosso, potrebbero scambiarti per qualcuno che ha preso troppo sole!”
    Detto ciò, Hakai dovette letteralmente scappare via, per evitare che il fratello prendesse l’ombrellone e cominciasse a colpirlo in testa, sperando che non usasse il Keyblade per tale scopo.
    “Quell’idiota… Va pure a farneticare simili cose…” disse Dark, riprendendo poco a poco il suo colore naturale. “E dire che mi conosce da quando siamo nati…”
    “Però sembravi essertela presa sul serio, sai?” fece Sora, zittendosi non appena vide lo sguardo omicida dell’altro.
    “Ehm… credo che sia ora di tornare in acqua… sai com’è, stare così fermi è una vera noia…” lo salvò Kairi, prendendo per le spalle l’amico e trascinandolo via, mentre in una mano teneva qualcosa.
    Dark fece un respiro profondo, massaggiandosi la tempia.
    “Se non impazzirò con loro, mi dovranno dare un premio per la pazienza… Ammesso che io non li trucidi prima…” disse, per poi fare per recuperare il copione.
    Quando, però, mise la mano nella tasca del borsone, si accorse che non c’era più.
    “Uh? E questo cosa significa?” domandò, aprendo completamente il borsone e guardando al suo interno.
    “Quei tre…” disse qualche secondo dopo, realizzando cos’era successo e chiudendo una mano a pugno. “Non appena li prendo, gli farò capire che con me gli scherzi sono un tabù…”
    Senza perdere un secondo, si diresse subito verso la riva.
    Quando raggiunse il gruppo, che nel frattempo era già rientrato in acqua, rimanendo fuori dalla vita in su, lasciò le ciabatte sulla sabbia, per poi entrare con i piedi nell’acqua, ignorando la sensazione di freddo che lo percorse fino alla punta dei capelli.
    “Va bene, siete riusciti a farmi mettere i piedi in acqua. Ora restituitemi il copione, ok?” disse, anticipando chiunque.
    “Toh, sembra che verrà un temporale. Dark è entrato in acqua… erano anni che il mare non lo incontrava!” esclamò Hakai, facendo finta di non averlo sentito.
    “Non lo ripeterò una terza volta: restituitemi il copione, così che io possa tornare a riposarmi.”
    “Aspetta…” fece Sora, girandosi verso Kairi. “Forse intende quel mucchio di fogli che hai preso prima…”
    “Intendi questo?” chiese falsamente sorpresa la rossa, mostrando la mano che teneva dietro la schiena, stretta attorno al fantomatico copione, che era stato piegato più volte. “Credevo fossero solo delle pagine inutili…”
    “Beh, non lo sono. Ora me lo puoi restituire, graaaaaazie…”
    “Certo… ma a una condizione.” Si mise in mezzo Hikari, per poi fare un cenno a Kairi, che le lanciò il copione.
    “Dovrai prenderlo al volo. Inutile dirti che c’è la possibilità che cada in acqua…”
    Dark la guardò male.
    “Capisco… quindi questo è tutto un complotto…”
    “Già… e non solo quello!” disse Riku, prendendo da sott’acqua un gavettone, imitato subito dagli altri. “Nel prenderlo, dovrai anche evitare i nostri tiri… a cominciare da questo!” continuò l’albino, per poi lanciargli contro il gavettone, che esplose proprio sulla faccia di Dark, bagnandolo completamente fino a quando la canottiera non smise di assorbire l’acqua.
    Per qualche secondo, il custode rimase immobile, lasciando che le gocce d’acqua scendessero tranquille sul suo viso.
    “E va bene… Volete sfidare la mia pazienza? Vi accontento… ma poi non mettetevi a piangere…”
    “Tranquillo, non c’è pericolo. Siamo in vantaggio numerico, e purtroppo per te, i poteri del Keyblade nella realtà si limitano solo alla capacità di poterlo evocare…” fece Hakai.
    “E chi ha detto che voglio usare il Keyblade?” chiese, per poi mettersi a correre in direzione del fratello, puntando verso il secchio che teneva nascosto poco sotto il livello del mare, e che era pieno di palloncini.
    Hakai se ne accorse e cercò di spostarlo, non fece, però in tempo e fu spinto in acqua, perdendo così la presa sul gavettone, che cadde accanto al suo gemello.
    Dark senza perdere un secondo lo prese e lo lanciò contro Riku, che colto di sorpresa, non riuscì a evitarlo, ricevendolo in pieno petto e cadendo all’indietro.
    Allo stesso modo, Sora e Kairi ricevettero il medesimo trattamento, con il risultato che alla fine gli unici a essere rimasti in piedi erano Dark e Hikari.
    “Allora, devo colpire anche te o ti arrendi con le buone?” chiese il custode, senza nascondere un ghigno sul suo volto.
    “Vieni a prenderlo!” rispose l’altra, per poi lanciare il copione in aria.
    Dark cominciò subito a correre nella sua direzione, ma non aveva messo in conto suo fratello, che a tradimento, gli fece uno sgambetto.
    Per qualche secondo, il custode fu costretto a eseguire una specie di balletto, nella speranza di rimanere in piedi.
    Poi, inesorabilmente, inciampò definitivamente.
    Ma Hakai non aveva previsto che nella sua inutile resistenza, Dark potesse avvicinarsi ulteriormente a Hikari, che si stava già apprestando a recuperare il copione.
    E nemmeno lei se ne accorse in tempo, vedendo solo Dark cadere contro di lei, ritrovandosi così entrambi sott’acqua, raggiunti poco dopo dal copione.
    Quando Dark riemerse, si accorse dei fogli sparsi sulla superficie del mare, ormai irrecuperabili.
    Gli altri non osarono dire niente.
    Solo Hikari alla fine osò aprire bocca.
    “D-Dark?” fece intimorita.
    Il custode non rispose.
    “Dark, t-tutto bene?” continuò lei.
    “Il copione è inutilizzabile… E l’altra copia è a casa…” disse infine lui, senza alzare lo sguardo. “Sapete cosa significa, vero?”
    I custodi deglutirono tutti assieme.
    Tuttavia, con loro grande sorpresa, Dark recuperò un gavettone, che lanciò subito contrò Hikari, che non riuscì a evitarlo.
    “Significa guerra!” disse ad alta voce Dark, alzando il volto e mostrando un sorriso desideroso di vendetta.
    Hikari si tolse i resti del palloncino dalla testa con un sorriso, avvicinandosi a Dark.
    “Sai…” disse, per poi baciarlo su una guancia. “Non si colpiscono a tradimento le ragazze…”
    Dark rimase interdetto da quel gesto, lasciando così la possibilità agli altri di recuperare i propri gavettoni.
    “Presto, prima che la tecnica segreta di Hikari esaurisca il proprio effetto!” urlò Sora, lanciando un palloncino contro Dark, che si risvegliò da quello stato di semi-ipnosi, scansandosi giusto in tempo.
    “Eh no! Mi avete voluto in questa guerra, e ora ve ne pentirete!” disse, rispondendo al fuoco, e cercando di nascondere il rossore sul suo volto.
  8. .
    E finalmente, eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Ora che ho in mano un bel 80/100 (cosa di cui mi accontento, avendo la media del 6 XD), finalmente posso riprendere con la fiction!
    Perciò parto subito con questo capitolo, che credo vi getterà ulteriomente in confusione e aumenterà la vostra rabbia omicida nei miei confronti XD.
    Con questo, dichiaro conclusa anche quest'altra saga della fiction, per poi cominciare dal prossimo capitolo quella nuova, che secondo i miei calcoli attuali, ci accompagnerà fino all'inizio della Seconda guerra del Keyblade!
    Ok, perciò prima di rispondere alle recensioni, ringrazio Liberty89 sia per avermi fatto da betareader sia per la canzone che mi ha consigliato per questo capitolo (trovate il link durante la lettura).
    D'accordo, e ora... le recensioni!
     
    @ Armitrael: Male, male... e dire che la sto pure traducendo io in italiano Xros Wars... corri a vederla subito! XD (ovviamente scherzo, non ti obbligo di certo). Cmq mi fa piacere sapere che ti sia piaciuto come cross over
    @ Yusei Trek: beh... diciamo che sono i miei Keyblade preferiti XD Cmq per farla breve, buona parte dei digiprescelti di 5 serie su 6 sono stati richiamati da qualcuno sul mondo di Digimon Frontier per combattere assieme ai custodi, tutto qui. (la storia di Koichi è originale, nell'anime perde realmente la vita).
    @ Liberty89: Tranquilla, credo che i prossimi capitoli saranno in mondi a te ben conosciuti XD E grazie ancora per l'aiuto e per la canzone!
     
    Ok, e ora che ho risposto a tutti... è il momento della verità!

    Capitolo 57: L’ultimo addestramento. Per il momento… Sayonara. - Torna all'indice dei capitoli
    Ryo osservava lo spazio scorrere davanti ai suoi occhi.
    “Ehi, ma qui è sempre così silenzioso?” chiese a Tsuna.
    “Beh, diciamo che non c’è molto da dire… solitamente, viaggiamo per giorni prima di trovare un mondo in pericolo…”
    “Capisco… beh, di certo un bel cambio di stile rispetto a quando viaggiavo per il mondo…”
    “Facevi il vagabondo?”
    “In un certo senso… diciamo solo che desideravo conoscere e aiutare. Feci il viaggio con un mio amico, che ora è stato costretto ad andarsene… anche se spero sempre di poterlo rivedere un giorno…”
    “Ah… immagino tu non l’abbia presa bene…”
    “La mia vita è sempre stata piena di abbandoni. Tu invece? Cosa facevi nel tuo mondo?”
    “Beh, ecco… in teoria sarei dovuto essere un semplice studente… ma per un pessimo gioco del destino, mi hanno scelto come decimo boss di una famiglia mafiosa… eh eh…”
    “Uh? Tu saresti a capo di una famiglia mafiosa?”
    “Non ancora, e sinceramente non ardo dal desiderio di diventarlo… ma purtroppo, il mio predecessore mi aveva mandato un tutor che mi preparasse… credimi, con lui l’inferno diventa reale…”
    “Addirittura?”
    “Già… senza contare che mi uccideva di continuo…”
    “Nel senso che ti faceva stancare in continuazione?”
    “No, nel senso che mi sparava alla testa quasi ogni giorno.” Rispose Tsuna ridendo.
    “Come sarebbe a dire?”
    “Era il suo modo per risvegliare i miei poteri nascosti… Poi ho trovato un metodo meno doloroso.” Disse, mostrando il sacchetto di caramelle.
    “Di cosa state parlando?” chiese Sora, entrando in quel momento nella sala.
    “Oh, niente di specifico. Era solo per passare un po’ di tempo… ma voi non vi annoiate mai?”
    “Dopo un po’ ci si fa l’abitudine…” rispose il custode. “Anche se quando ho cominciato, solo l’idea di poter viaggiare per più mondi mi entusiasmava… in più, volevo ritrovare a tutti i costi Riku e Kairi… Non avrei mai immaginato sarebbe successo tutto questo…” continuò sorridendo.
    “E Dark e Hikari invece?” chiese Ryo.
    “Loro sono custodi da più tempo rispetto a me, ma hanno cominciato questo viaggio solo poco più di un anno fa…”
    “Non era questo che volevo sapere.” Lo interruppe il neo custode. “Intendo dire: qual è il rapporto tra di loro?”
    “Come mai così diretto?”
    “Non so il perché, ma Dark mi ha ricordato in maniera impressionante una mia amica, che fingeva di disprezzare ogni cosa positiva.”
    “Qui la situazione è più drastica.” Intervenne Riku, raggiungendoli.
    “In che senso?” domandò Ryo, notando Tsuna abbassare la testa.
    “Dark prova un vero e proprio odio verso l’amore. Arriva addirittura a dire che ha eliminato quel sentimento…”
    “Certo, come no… Scommetto che sta facendo di tutto per cercare di reprimerlo, senza riuscirci. Vedrete che prima o poi dimostrerà che non è vero.”
    “Purtroppo… ha già dimostrato che è la verità. Hikari qualche settimana fa li ha confessato il suo amore. Ma lui l’ha trattata con freddezza, per poi rinfacciarle che era colpa sua se aveva rinunciato all’amore…”
    Sentendo ciò, Ryo spalancò gli occhi.
    “Cosa?”
    “Vedi… Dark e Hikari si sono conosciuti quando erano bambini. Ma Hikari venne ferita a morte da un custode delle tenebre, in seguito eliminato da Dark. È morta tra le sue braccia. Questo ha lasciato un segno dentro il suo cuore, che probabilmente lo porta ad avere questo atteggiamento. E il fatto che Hikari, tornata in vita sotto forma di Nessuno, un essere privo di cuore, non li abbia detto di essere sopravvissuta, ha contribuito.”
    “No.” Fece Tsuna, sorprendendo tutti. “Non è il solo motivo…”
    “Aspetta… Vuoi dire che tu sai qualcosa in più di noi?” chiese Sora.
    “Io… non posso dirvelo, mi dispiace. L’ho giurato a Dark…”
    “Cerca di capire Tsuna, potrebbe servirci per aiutare Hikari!” esclamò Riku.
    “No, servirebbe solo ad aumentare il suo dolore, credetemi.”
    “È qualcosa che avete visto nel cuore di Dark, vero?”
    “Proprio così.” Disse Marco, entrando assieme a Saiko, seguiti da Pan e Kairi. “Tsuna, direi che a questo punto, è il caso di raccontargli quel che è successo là dentro…”
    “Ma Dark ci ha detto di-”
    “Lasciamo perdere quello che ci ha detto!” esclamò Saiko. “È giusto che anche loro sappiano la verità!”
     
    “Quindi è così…” disse Sora, finendo di ascoltare il racconto.
    “Non pensavo che un sentimento potesse arrivare a tanto… ma comunque non riesco proprio a capire Dark… perché rimuovere l’intero sentimento, piuttosto che trovare un modo per diminuire il dolore?”
    “Non ne abbiamo idea… Sappiamo solo che-”
    Ma Saiko venne interrotto dal rumore di un’esplosione, seguito subito dopo da un tremore del pavimento.
    “Un terremoto… nello spazio?!” esclamò Marco, cercando di rimanere in piedi.
    “Cosa succede? Stiamo venendo attaccati?” chiese Sora, mentre Riku si dirigeva ai monitor.
    “No!” rispose lui. “Proveniva dalla stanza di Hikari!”
    “Cosa?!” urlò Kairi, per poi correre subito verso la stanza della sorella, seguita dagli altri.
    Ma prima che potessero raggiungerla, videro Dark volare contro di loro, come se avesse ricevuto un colpo in pieno.
    “Spostatevi da lì, non riuscirò a fermarmi in tempo!” urlò il custode, facendo sì che gli altri si buttassero a terra, evitando così di venire colpito dal compagno, che andò a schiantarsi contro un muro.
    “Si può sapere cosa diavolo sta succedendo?!” esclamò Tsuna, girandosi prima verso Dark e poi dal punto da cui era sbucato fuori.
    “Niente di grave… stiamo solo sistemando un conto in sospeso…” rispose il custode dell’equilibrio, rialzandosi e mettendosi a correre verso la stanza di Hikari, la quale uscì fuori, impugnando in una mano il Keyblade e nell’altra una sfera di fuoco, che scagliò contro Dark.
    Il custode evocò anch’egli la sua arma, tagliando a metà la sfera, facendola così esplodere dietro di sé.
    “E questo cosa significa?” chiese Pan. “Si può sapere cosa gli ha detto stavolta Dark per farla infuriare così?”
    “Ho paura di scoprirlo…” rispose Marco, deglutendo.
    Nel frattempo i due custodi fecero scontrare i loro Keyblade, facendo uscire scintille da essi.
    “Fermatevi!” urlò Sora. “O di questo passo farete saltare in aria la Gummiship!”
    “Non preoccuparti… l’ho protetta con una barriera, non rischia nulla.” Rispose Dark, per poi creare una sfera di fuoco, mentre Hikari una di ghiaccio, che si scontrarono pochi secondi dopo tra le mani dei due custodi, provocando uno spostamento d’aria che fece volare all’indietro tutti gli altri.
    Nonostante le due magie si fossero scontrate, esse erano ancora ognuna nella mano del suo proprietario, e nessuno di loro sembrava voler cedere.
    “Non… mi arrenderò…” disse Hikari, aumentando la forza della sua magia.
    “E io non sarò da meno!” rispose l’avversario, imitandola.
    Gli altri custodi nel frattempo cercarono di avvicinarsi, senza però riuscirci a causa del campo di forza creatosi tra i due.
    “Dobbiamo fermarli, in qualsiasi modo!” urlò Sora, guardando le crepe riempire i muri attorno a loro.
    “Ottimo! Allora vai e fermali, perché io non riesco a fare un passo!” rispose di rimando Saiko, con il Keyblade di fronte a se, per coprirsi dal vento provocato dallo scontro.
    D’improvviso, i due custodi si staccarono, facendo qualche salto all’indietro.
    Senza perdere un secondo, Hikari creò due sfere di tuono, che lanciò contro Dark, che rispose con due di vento.
    La nuova esplosione stavolta spezzò in due la Gummiship, lasciando da una parte Dark e gli altri custodi e dall’altra Hikari.
    “La Gummiship… si è spezzata a metà!” urlò Kairi, tenendosi ad una porta per attutire il tremore dovuto a ciò che stava succedendo.
    Ma tutto d’un tratto, le due parti smisero di allontanarsi, come se qualcosa le stesse trattenendo.
    “Vi ho già detto di non preoccuparvi, la barriera impedirà ai detriti di andarsene a zonzo per lo spazio, come impedirà la fuoriuscita di ossigeno.” Spiegò Dark, per poi partire nuovamente contro Hikari, che fece lo stesso, alzando il Keyblade.
    Quando le due armi si scontrarono nuovamente, l’intera Gummiship venne nuovamente travolta da un piccolo terremoto.
    “Smettetela!” urlò Kairi.
    “No.” Rispose Hikari, cercando di non deconcentrarsi. “Finirà solo quando uno di noi due non potrà più combattere! E non sarò io!”
    “Mi hai tolto le parole di bocca!” fece Dark, per poi creare una sfera di terra che scagliò a sorpresa contro l’avversaria, che precipitò all’indietro, andando a sbattere contro il muro.
    Fece per rialzarsi, ma si ritrova la lama di Balance puntata sul collo.
    “Maledizione…” disse, facendo sparire il Keyblade. “Ho fallito…”
    “No, direi di no… Master Hikari…” rispose Dark, facendo sparire anche lui l’arma e tendendoli la mano. “Hai superato la prova. Mi hai messo in seria difficoltà.”
    Hikari lo guardò sorpresa. “Ma avevi detto che…”
    “Sì, lo avevo detto, ma sapevo che non ci saresti riuscita. Perciò ti ho tenuta all’oscuro del vero obiettivo.”
    La ragazza sorrise, per poi prendere la mano.
    “Capisco… In fondo l’esame non è mai qualcosa di ovvio…”
    “Stop! Fermi! Un attimo!” esclamò Marco, raggiungendoli. “Si può sapere cosa sta succedendo qui?! Fino a un minuto fa stavate cercando di ammazzarvi e ora siete lì a parlare tranquillamente di non so cosa?!” urlò, mostrando un tic nervoso all’occhio.
    “Beh… Era un esame…” rispose Dark, aiutando Hikari ad alzarsi.
    “Esame?” ripeté Sora. “Cosa intendi dire?”
    “Questo era l’esame che ho scelto di far sostenere a Hikari il rango di Master del Keyblade.” Spiegò il custode. “Un esame che può essere indetto solo da un altro Master.”
    “Aspetta, ho perso un passaggio…” lo interruppe Saiko. “Tu saresti un Master del Keyblade?”
    “Diciamo che ho acquisito tutte le conoscenze e abilità del mio predecessore, e assieme ad esse anche il rango di Master.”
    “Quindi tu saresti un pari di Aqua?!” domandò Tsuna.
    “Di Aqua, Yen Sid e ora anche di Hikari.” Rispose Dark.
    “E in cosa consisteva quest’esame?” chiese Riku.
    “Dark mi aveva detto che sarei diventata Master se fossi riuscita a batterlo qui, sulla Gummiship.”
    “In realtà mi bastava che riuscisse a mettermi in difficoltà.”
    “E perché non sottoponi anche noi a quest’esame?” fece Pan. “Siamo abbastanza forti anche noi!”
    Dark non rispose subito.
    “Non siete ancora pronti. Per quanto forti possiate essere, vi manca l’esperienza. Ma vedrete che prima o poi anche a voi capiterà l’occasione di poter sostenere l’esame.” Rispose infine, per poi battere le mani e appoggiarle a terra, riparando la Gummiship.
    “Non sapevo che ci fosse un esame per diventare Master…” disse Sora. “Credevo fosse un rango che si guadagnasse per esperienza…”
    Dark si avviò verso un’altra stanza, seguito da Hikari.
    “Ci sono molte vie per diventare Master.” Disse. “Ora però, è arrivato il momento per voi di imparare ad usare i varchi.”
    “Ehi, cos’è questo cambio improvviso d’argomento?” chiese Pan.
    Dark non rispose e si limitò ad avviarsi verso la sala principale.
    Hikari invece lo guardò andare via, per poi tornare nella sua stanza, senza rivolgere lo sguardo a nessuno dei presenti.
    “Cos’è successo in realtà?” chiese a bassa voce Kairi. “Ci stanno tenendo nascosto qualcosa, ne sono certa…”
    “Vuoi vedere che sotto sotto se la sono spassata prima del duello quasi all’ultimo sangue…” disse con un sorriso divertito Saiko.
    “Sì, certo… Solo un mankaga può pensare certe cose… Adesso magari mi verrai a dire che faranno una fuga d’amore, eh?” lo prese in giro Marco.
    “Tu sottovaluti il potere dell’amore!” rispose l’altro, per poi scoppiare a ridere.
    Gli unici a non ridere furono Sora, Riku e Kairi.
     
     
    “Molto bene.” Disse Dark. “Come vi ho detto prima, ora vi insegnerò ad usare i varchi. Non potete sempre contare su me o Hikari per usarli. E vedrete che è molto più facile di quel che pensate.”
    “Immagino funzioni tipo il teletrasporto del nonno, vero?” chiese Pan.
    “Molto simile, vero. Solo che come hai potuto vedere, il varco consiste nel creare una specie di buco nero, che permette di attraversare anche l’intero universo in poco tempo.”
    “E come facciamo ad usarlo?” fece Marco.
    “Il metodo è lo stesso che avete usato per volare. Vi basterà pensare al varco ed esso apparirà.”
    “Allora perché io non sono più riuscito ad aprirlo?” domandò Riku.
    “Tu usavi il varco usando un potere non tuo. Era l’oscurità di Xehanort a permetterti il suo utilizzo. Ora dovrete tutti usare un varco della luce, come quello che usava Light.”
    “E perché quello di Hikari è nero?”
    “Perché io ho imparato ad usarlo mentre ero un nessuno, e ho continuato anche dopo aver recuperato il cuore.” Spiegò lei, raggiungendoli.
    Kairi notò delle macchie nere sulla mano destra, ma non ci fece troppo caso, mentre non notò il lieve movimento che la custode fece con la testa rivolta a Dark, che annuì.
    “Su, ora provateci.” Disse lui.
    “Sì, maestro.” Disse ridendo Marco, zittendosi all’instante quando Dark evocò il Keyblade.
    “Scusa, cos’hai detto?” chiese lui, facendo sbattere il Keyblade sulla mano libera.
    “C-Che ci p-provo subito!” si affrettò a correggersi l’animorph, tirando un sospiro di sollievo vedendo l’arma sparire.
     
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    “Bene… e anche questa è fatta…” disse Dark, sedendosi sul suo letto.
    Silenziosamente, prese in mano il suo ciondolo, riguardandolo.
    “Avrò preso la decisione giusta?” si chiese, abbassando il capo, lasciando che i suoi capelli, ormai non tagliati da un bel po’ di tempo, scivolassero davanti ai suoi occhi.
    I suoi pensieri vennero interrotti dal bussare alla porta.
    “Vieni pure.” Rispose il custode, sapendo già chi era.
    La porta si aprì, lasciando entrare Hikari, con in mano uno zaino.
    “Eccomi.” Disse, guardando Dark, che portò indietro i capelli.
    “D’accordo… Allora ne sei sicura? Ti ho già detto a cosa vai incontro…”
    “Non importa. Sono pronta a sopportarlo. E riuscirò ad impedire quell’epilogo…”
    Dark sorrise, scuotendo la testa.
    “Si vede che abbiamo avuto lo stesso maestro. Entrambi testardi…” disse, alzandosi in piedi, e prendendo anche lui uno zaino lì vicino.
     
     
    “Sora, hai visto Dark?” chiese Riku, avvicinandosi all’amico.
    “No. Perché?”
    “Non lo vedo da nessuna parte… Dopo l’allenamento è sparito nel nulla…”
    “E lo stesso anche Hikari. Ho provato a bussare alla sua porta, ma non mi risponde.” Intervenne Kairi, raggiungendoli.
    “Strano…” fece il castano, portandosi un pugno al mento. “Non possono di certo essere spariti nel nulla così, senza dire niente…”
    “O forse sì…” lo interruppe Riku. “Non vi è sembrato strano che abbia voluto insegnarci ad usare i varchi così, all’improvviso?”
    “Suvvia, non starai davvero pensando che se ne siano andati via da soli, vero?” lo riprese l’amico. “Ti sei forse lasciato contagiare da Saiko?”
    “E io cosa centro?” chiese il diretto interessato, arrivando assieme agli altri.
    “Voi avete visto Dark e Hikari?” fece Kairi.
    “Io no… non li vedo da quando è finita la lezione…” rispose Pan.
    “Ma allora dove…” cominciò la rossa, per poi vedere Sora passarli davanti.
    “Non ci resta che andare a vedere direttamente se sono nelle loro stanze o no.” Disse lui, avviandosi verso la stanza di Dark.
    Gli altri rimasero al loro posto per qualche secondo, per poi seguirlo.
    Quando raggiunsero la porta di Dark, Sora bussò subito forte.
    “Dark, sono Sora!” disse ad alta voce.
    Ma non arrivò nessuna risposta.
    Il custode girò la maniglia, che però non fece scattare la serratura.
    “L’ha chiusa a chiava… ma ci prende per scemi?” chiese, evocando il Keyblade e puntandolo contro la porta, che si aprì subito.
    “Wow…” fece Ryo. “Può essere usato anche per cose del genere?”
    “Sì, ma diciamo che non lo usiamo quasi mai per delle comuni porte…” rispose Riku, mentre l’amico apriva la porta.
    Dentro era tutto vuoto.
    “E questo cosa significa?” chiese Marco. “Non è che abbiamo sbagliato stanza? In fondo sono tutte uguali…”
    “No…” rispose il custode. “La stanza è giusta… è Dark che non c’è…”
    Prima che potesse fare altro, vide Kairi correre via, diretta verso la camera della sorella.
    Senza nemmeno provare a vedere se era chiusa a chiave, la custode evocò il Keyblade, puntandolo sulla serratura, che scattò subito.
    Kairi spalancò la porta.
    Come temeva, anche la stanza di Hikari era completamente vuota.
    Tranne che per una busta bianca, appoggiata sul letto.
    Kairi si avvicinò ad essa, mentre gli altri custodi la raggiungevano, rimanendo però sull’uscio.
    La custode prese in mano la lettera, sulla quale c’era scritto il suo nome.
    Lentamente, la aprì, cominciandola a leggere.
     
    A Kairi:

    prima di tutto, perdonami per essermene andata senza dirti niente ma per me sarebbe stato troppo difficile dirtelo in faccia.

    In fondo, per queste cose sono sempre stata una codarda.

    Se stai leggendo questa lettera, significa che sicuramente io me ne sono già andata via.

    Scusami per questa decisione improvvisa, ma ho preso questa decisione assieme a Dark solo stamattina.

    Abbiamo deciso di viaggiare per conto nostro.

    Dark dice che la sua presenza potrebbe costituire a lungo andare un pericolo per tutti voi.

    Ma ha detto che l’unica persona che era disposto a portasi dietro ero io.

    Mi ha detto fin dall’inizio che la questione non cambierà, ma io sono l’unica in cui abbia completamente fiducia, nonostante mi abbia fatto soffrire molto, soprattutto nell’ultimo periodo.

    Ti chiedo di non cercarci, e di riferirlo anche agli altri.

    Ci rivedremo di sicuro sulla Terra, quando avrà inizio la guerra.

    Perdonami.

    Hikari
     
    Kairi appoggiò delicatamente la lettera sul letto, per poi lasciarsi cadere a terra sulle ginocchia.
    Riku e Sora corsero subito ad aiutarla, mentre Ryo prendeva la lettera e la leggeva anche lui, per poi passarla a Sora.
    Il custode la lesse velocemente.
    “E ora cosa facciamo?” chiese Riku, dopo aver letto anche lui la lettera.
    “Dobbiamo cercarli!” esclamò Saiko. “Non possiamo fare finta di nie-”
    “No.” Disse Kairi. “Hanno detto di non cercarli… e non lo faremo…” disse, per poi alzarsi e uscire, seguita dai due amici.
    “Pare… che anche questo gruppo abbia cominciato a disfarsi…” commentò Ryo.
    “Sembra che tu abbia scelto un pessimo momento per unirti a noi…” rispose Marco.
     
     
    Sora, Riku e Kairi erano al monitor.
    “Ed è per questo che dovete raggiungerci il prima possibile.” Disse Re Topolino, parlando attraverso lo schermo.
    “Capisco…” rispose Sora. “Dunque è arrivato anche per noi il momento di andarcene…”
    “Mi spiace… Soprattutto dopo ciò che mi avete raccontato…”
    “Non si preoccupi.” Fece Riku. “E poi, oramai Marco e gli altri sono più che in grado di viaggiare da soli. E poi, quando abbiamo cominciato noi, non avevamo la loro esperienza. Eravamo semplici ragazzini.”
    “Passerò a prendervi con la mia Gummiship, così potrete lasciare la vostra agli altri custodi.”
    “Non c’è ne bisogno. Dark ci ha insegnato ad usare i varchi della luce, vi raggiungeremo direttamente da Yen Sid.”
    “Molto bene. Vi aspetto laggiù. E portate le mie scuse ai nuovi custodi.” Concluse il re, interrompendo la comunicazione.
    “Così anche voi ve ne andate…” fece Marco, facendoli sobbalzare.
    L’animorph era appoggiato alla porta dietro di loro.
    “Hai sentito tutto, vero?” chiese Kairi.
    “Già. E non solo lui.” Disse Saiko, apparendo di fronte a loro assieme agli altri neo custodi.
    “Allora non c’è bisogno che vi diamo ulteriori spiegazioni.” Rispose Riku. “La Gummiship ormai dovreste sapere come funziona, dato che la maggior parte di voi non ha fatto altro che osservarmi mentre impostavo il computer ogni volta.”
    “E alla peggio, è pur sempre una macchina, non sarà difficile capire come funziona.” Fece Ryo sorridendo.
    “Attento a ciò che dici: in fondo, il pezzo principale del computer è stato costruito con un tamagotchi, un fil di ferro e due pezzi di lego!” disse ridendo Sora.
    “Non male come battuta!” replicò Marco.
    “Battuta? Quale battuta?” chiese Sora.
    “Quella sui materiali del computer…”
    “Guarda che non stava scherzando, è stato veramente costruito così.” Disse Riku serio. “Anche se mi sto ancora chiedendo come sia possibile…”
    “No, aspettate… vuoi dire che finora abbiamo viaggiato nell’universo… grazie ad un tamagotchi?!” urlò Marco.
    “Già…” disse Sora, per poi aprire un varco dietro di loro.
    “Allora noi andiamo. Lasciamo qui quel poco che ci siamo portati dietro. Ricordatevi di fare attenzione. Ora che tutti sono a conoscenza dei custodi, il vostro lavoro potrebbe essere più facile, come anche più difficile.”
    “Amo le buone notizie…” ironizzò Marco, per poi farsi serio.
    “Non preoccupatevi. Siamo custodi, e adempiremo al nostro dovere. In fondo, c’è una guerra che ci sta aspettando, no? Non ho intenzione di viaggiare per tutto l’universo per poi farmi eliminare alla fine. Diventeremo più forti, in modo tale da poter superare qualsiasi difficoltà!”
    I tre custodi più anziani li guardarono.
    “Beh, allora per il momento… Sayonara.” Disse Sora, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri due.
     
     
    Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre di Yen Sid.
    “Allora, pronti?” chiese Riku.
    Gli altri due annuirono.
    “Certo. Ormai siamo stati superati sia da Dark che da Hikari. Dobbiamo raggiungerli!” rispose Sora.
    “Giusto! E poi, neanch’io voglio vedere l’universo scomparire!” aggiunse la custode.
    L’albino fece un sorrisetto, per poi cominciare a salire le scale che portavano all’ingresso, affiancato dai suoi due amici.
     
     
    “Bene… Allora, dove si va?” fece Ryo, sedendosi di fronte a computer.
    “Ehi, chi ti ha detto che sarai tu a pilotare la Gummiship?” chiese Pan.
    “Io, mi sembra ovvio. Ho avuto a che fare con cose elettroniche più di quanto voi possiate immaginare, credetemi. Sarà uno scherzo imparare a guidare questo coso!” disse, per poi schiacciare forte il pedale dell’acceleratore.
    La Gummiship aumentò drasticamente velocità, facendo volare all’indietro gli altri custodi, che non avevano fatto in tempo ad aggrapparsi da nessuna parte.
    “Ops… Scusate, troppa foga!” fece Ryo, con un sorrisetto nervoso.
    “Io lo ammazzo…” commentò Pan, rialzandosi.
     
     
    Dark osservò il crepuscolo di fronte ai suoi occhi.
    Lui e Hikari erano seduti sullo stesso posto dove in passato Roxas, Axel e Xion passavano i loro pomeriggi a chiacchierare, con il sottofondo della campane che suonavano.
    Dark appoggiò al bordone del campanile la stecca del ghiacciolo che aveva appena finito.
    “Cavoli… Era veramente sia dolce che salato…” commentò.
    “Già… Era da molto che non ne mangiavo più uno…” rispose Hikari.
    “Sai, mi sono sempre chiesto come sia possibile che qui ci sia sempre il tramonto… Almeno, nei videogiochi era sempre così…”
    “Credo che nel nostro caso, oggi sia stata solo una coincidenza.”
    “Probabile…” disse Dark, alzandosi in piedi.
    “Ormai a quest’ora avranno già letto la lettera…” fece la custode.
    “Già. E se non sono qui, vuol dire che hanno accettato la nostra decisione. Tu piuttosto, sei ancora convinta di voler venire con me?”
    “Certo! E poi, sono sicura che troverò un modo per salvarti e per farti tornare quel che eri prima!”
    Il Keyblader sorrise.
    “Non ti arrendi, eh?” aggiunse, volgendo nuovamente gli occhi al crepuscolo.
    “No! E preparati, perché non lo farò mai!” replicò la compagna.
    “Molto bene allora. Chissà chi dei due avrà ragione alla fine. Sono proprio curioso di vedere se riuscirai dove io stesso ho fallito.” Concluse Dark, per poi aprire di fronte a loro un varco.
    “Non illuderti. L’allievo alla fine supera sempre il maestro!” rispose la custode, per poi correre nel varco.
    “Già… Ma dipende da chi è il maestro…” disse il ragazzo, seguendola.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:19
  9. .
    E dopo aver finalmente concluso gli esami, eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Beh, questo capitolo è un po' lunghetto, ma tranquilli, il prossimi sarà più corto rispetto al solito.
    Detto ciò, ora la fic potrebbe andare più a rilento, perché esauritosi lo stress da esami, la mia creatività è andata in vacanza XD
    Ringrazio Fly89 per avermi rivisto il capitolo.
    Beh, detto ciò, è ora di rispondere alle recensioni:
    @ Armitrael: Allora: inizialmente Dark possiede sia il Porta fortuna che il Lontano ricordo. In seguito li fonde, creando Balance. in più, sebbene non lo possa usare quando vuole, possiede anche un X-Blade composto dai suoi primi due Keyblade. Per Xehanort... MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH *Si prega di richiamare, l'utente da voi richiesto è in preda ad una serie di risata malvagie*
    @ Yusei Trek: Anche se in ritardo, Crepi! Per fortuna è andato tutto bene, perciò si, dopo una piccola pausa (anche se ho già altri due capitoli XD) riprenderò, con nuove idee che vi scovolgerano e vi mostreranno tutta la mia parte malvagia e sadica! MUAHAHAH- coff, coff, no, non devo cadere di nuovo preda delle risate. Per l'amore di Dark... chissà...
    @ francix94: Emh... sul non dirlo a Dark ci sarebbe qualche problema, dato che siamo la stessa cosa XD Per l'anime, ti consiglio vivamente di guardarlo. Evangelion è un opera difficile da comprendere, ma una volta fatto ti soddisfa completamente, credimi. Anch'io all'inizio ero titubante nel vederlo... (poi, detto tra parentesi, la dynit l'ha messo gratuitamente su internet doppiato in italiano e non censurato XD)
     
    Ok, e ora che ho risposto alle recensioni, buona lettura!

    Capitolo 56: La storia si ripete. Che cosa vuoi? - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari uscì dalla stanza nel bel mezzo della notte.
    Facendo attenzione a non produrre alcun rumore, si diresse verso la cucina, dove prese del pane e qualche affettato.
    “Sapevo che non avresti potuto resistere a lungo.” Disse la voce di Dark, facendola trasalire.
    “Come mai sei qui?” chiese lei.
    “Non stavo dormendo e il mio udito è piuttosto fino.”
    Hikari non disse altro e si limitò a mangiare silenziosamente il panino, che aveva preparato nel frattempo.
    Il custode non commentò, limitandosi a prendere un bicchiere d’acqua e a sedersi dalla parte opposta del tavolo rispetto a Hikari.
    “In quale mondo sono andati Light e Rexenet?” chiese infine lei, non appena ebbe terminato il panino.
    “Sulla Terra. Sarà quello il mondo dove si svolgerà la guerra.”
    “Capisco… in fondo, era prevedibile…”
    Dark appoggiò il bicchiere sul tavolo, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
    “Ora stai meglio?” chiese, bloccandosi sulla porta, mentre le tenebre della notte celavano i suoi occhi.
    “Sì…”
    “Bene, meglio così.” Concluse lui, uscendo dalla stanza.
    Hikari rimase ferma qualche minuto a osservare la porta.
    “Riuscirò a rimediare ai miei errori?” disse infine a bassa voce.
     
     
    “Maestro…” fece Xanxus. “Cosa facciamo ora?”
    Xehanort si girò verso di lui.
    “David è stato sconfitto… proprio come previsto. Direi che è il momento di cercare nuovi alleati…”
    “Ha già in mente qualcuno?”
    “Sfortunatamente no. I migliori canditati di cui ero a conoscenza purtroppo sono già stati sconfitti tutti… Perciò ho intenzione di contattare lui…”
    “Chi, Maestro?”
    “Il custode del caos… Hakai…”
    Xanxus spalancò gli occhi.
    “Cos’ha detto?! Ma è una mina vagante! Distrugge tutti i mondi dove mette piede, senza farsi scrupoli! Anche gli altri custodi hanno problemi nell’affrontarlo!”
    “Proprio per questo dobbiamo allearci con lui. Insieme, l’universo sarà alla nostra mercé. Distruggeremo tutti i nuovi custodi della luce prima che possano ricevere il Keyblade, dopodiché elimineremo tutti i custodi ancora in giro… E per prima, Master Aqua.” Disse, pronunciando con disgusto il nome della ragazza.
    “Non le bastava avermi costretto a rimandare di dieci anni il mio piano… doveva cercare di mandare a monte anche questo! Ho sbagliato a non eliminarla subito, ma rimedierò presto… E lo farò di fronte a Terra e Ventus!”
     
     
    Hakai uscì dal varco, ritrovandosi in uno spazio circolare viola, al centro del quale si trovava un uovo gigante dello stesso colore.
    “Chi sei?” chiese una voce dall’interno di esso.
    “Oh, bene. Temevo di aver sbagliato posto.”
    “Non hai risposto alla mia domanda.”
    “Giusto, che maleducato. Piacere, io sono Hakai, custode del caos. Piacere di conoscerti… Lucemon…” rispose il ragazzo, facendo un piccolo inchino.
    “Come fai a conoscermi?”
    “Le tue gesta sono famose in tutto l’universo. Un essere angelico che si è venduto alle tenebre e ha reso schiavo un mondo intero… Un ottimo curriculum.”
    “Umph. Non cercare di nascondere l’ironia con cui parli. Se sei qui, immagino tu sappia bene che sono sigillato qua dentro, e finché i miei cavalieri non acquisiscono l’ultimo codice, non potrò liberarmi.”
    “Lo so, lo so… Come so anche che al momento ci sono sei guastafeste che vogliono impedire che ciò accada… Come si chiamano… ah sì, i Leggendari Guerrieri…”
    A quelle parole, Hakai sentì la voce reprimere un piccolo moto di rabbia.
    “Non sono un problema.” Disse il proprietario di quest’ultima. “Il mio potere è sufficiente per annientarli definitivamente.”
    “Non lo metto in dubbio, ma diciamo che voglio esserne sicuro… Per questo, ho portato una persona che ti potrebbe aiutare in quest’impresa, e che i tuoi nemici avranno qualche difficoltà a sconfiggere. E non intendo per via della forza…”
    Il custode schioccò le dita, facendo aprire un varco oscuro al suo fianco.
    Poco dopo, una persona uscì da esso.
    Per qualche secondo la voce non disse nulla.
    “Interessante…” disse infine, con un tono divertito.
     
     
    Dark era sdraiato sul letto, tenendo gli occhi chiusi.
    “Quindi… ora cosa dovrei fare?” chiese a bassa voce.
    La domanda cadde nel vuoto.
    “Immagino… di dover aspettare un qualche segnale…” continuò, alzando le palpebre e sollevando il braccio destro, portando la mano a coprire la sua visuale.
    Poi lentamente la chiuse a pugno.
    “Riuscirò a portare a termine la mia missione, o la codardia avrà la meglio?”
    “Cosa succede Dark?” chiese Sora, entrando a sorpresa nella stanza. “Cominci ad avere ripensamenti?”
    “E tu da quando entri nelle stanze altrui senza bussare?” chiese il custode dell’equilibrio, abbassando la mano e mettendosi seduto.
    “Da quando sento qualcuno parlare da solo al suo interno.”
    “Non fare troppi giri di parole, Sora.” Disse Dark. “So benissimo che anche tu sei qui per Hikari, o per sapere come facevo a sapere che sarebbe stata la Terra il campo di battaglia.”
    “No. Non sono qui per nessuno di questi motivi.” Rispose il custode. “Sono qui per sapere se tu sei sicuro di ciò che stai facendo.”
    Dark lo guardò stranito.
    “Credi forse che mi potrei tirare indietro all’improvviso?”
    “No, ma credo tu possa cedere. Non puoi continuare a tenere su quella maschera. Tu sei pur sempre un uomo, un essere in grado di provare emozioni! Come puoi desiderare il contrario?”
    “Non credo tu abbia bisogno di saperlo.”
    “Davvero? Cos’è, hai forse paura dei tuoi sentimenti?”
    “E se anche fosse? C’è qualcosa di male?”
    Ma prima che potesse dire altro, Sora li corse contro, tenendo alzato un pugno e pronto a colpirlo in piena faccia.
    Dark si sdraiò velocemente sul letto, evitando così il diretto e rispondendo con un calcio, che colpì Sora allo stomaco e lo fece indietreggiare.
    “Ecco, questo è uno dei motivi per cui voglio liberarmi dei sentimenti.” Continuò, mentre il castano sputava a terra del sangue.
    “Davvero? Strano, il calcio che mi hai dato sembrava spinto anche dalla rabbia, oltre che dall’autodifesa…”
    “Disgraziatamente, l’unico sentimento di cui sono riuscito realmente a liberarmi è l’amore… Gli altri sono rimasti, anche se decisamente sopiti.”
    “Un cuore non può vivere senza un sentimento, qualunque esso sia. Un cuore deve provare i piaceri e i dispiaceri! Deve saper superare le difficoltà!”
    “E rispondimi: un cuore che ha fatto tutto questo, come dovrebbe essere?”
    Quella domanda fece spalancare gli occhi a Sora.
    “Un cuore come fa a superare il dolore? Come fa a provare piacere, se prima non ha provato il dispiacere? Come fa a riconoscere cos’è il bene e cos’è il male? Come fa a capire cos’è l’amore? Come credi possa essere un cuore che è riuscito a fare tutto questo? Su, rispondi, Sora!”
    “I-Io…”
    “Rispondo io per te: non può. Non esiste un cuore in grado di fare tutto questo. Il tuo stesso cuore ha provato cosa significhi avere a che fare con l’oscurità. Ti ricordo che il tuo cuore è stato plasmato da quello di Ventus e di conseguenza anche da Vanitas. Il tuo corpo è la copia di quello di Vanitas per questo motivo! Proprio perché tu, non appena sei venuto all’esistenza, hai offerto una parte di te al cuore danneggiato di Ventus!”
    Sora rimase in silenzio.
    “Allora, riesci a trovare ancora qualcosa da dirmi?”
    “Io… Non capisco… So che hai passato momenti molto dolorosi… ma perché odi così tanto ciò che stai proteggendo con tutto te stesso?”
    “Perché è la mia missione. In fondo, non sono tanto diverso da Shinji… Sto solo portando a compimento ciò per cui sono nato…”
    “Ciò per cui sei nato?” ripeté Sora, evocando il Keyblade. “Ma mi prendi in giro?!” urlò, puntandogli contro l’arma. “Cos’è, credi forse di essere nato solo per questa stupida guerra?!”
    “Proprio così.” Rispose Dark, senza fare nulla. “Il mio unico scopo è questo. Rexenet e Light ve l’hanno detto, no? Io sono destinato a sparire alla fine di questa guerra, sia che vinca o che perda.”
    “E tu sei disposto ad accettarlo così?” chiese la voce di Hikari, anticipando il suo ingresso, mentre lei entrava barcollando.
    “Hikari…” fece Sora, sconvolto nel vederla in quello stato.
    Dark invece si limitò a osservarla avvicinarsi.
    “Davvero non vuoi fare nulla per cambiare il tuo destino?!” urlò lei, per poi colpire Dark con un pugno sulla guancia, senza però sufficiente forza da spostarlo.
    Il custode dell’equilibrio non rispose, e non si pulì nemmeno il piccolo rivolo di sangue che scendeva dalle labbra, che erano state in parte colpite.
    “Perché…” continuò lei, abbracciandolo e piangendo. “Perché sei così arrendevole?”
    “L’ho già detto. Il mio destino è questo, non si può cambiare. Posso solo variare la via, ma la fine è sempre la stessa.” Rispose, senza guardare negli occhi né Hikari né Sora.
    “Dark…” fece Sora, facendo sparire il Keyblade e avvicinandosi ai due.
    “Hikari… Devi riprenderti. Devi dimenticarmi. Devi considerarmi come un qualunque custode.” Disse Dark.
    “Ma io non…”
    “Se continui così, finirai proprio come me. L’amore è un sentimento potente… ma se non controllato, finirà per consumarti. Io non sono la persona giusta per te.”
    Hikari sciolse l’abbraccio, senza dire nulla.
    “Non posso farlo… Non posso fare finta di nulla… Aspetterò, anche per tutta la vita se necessario, e sopporterò il dolore. Combatterò, mi riprenderò… ma non dimenticherò.”
    “Questa storia non avrà un lieto fine. Cerca di capirlo.”
    “Non lo avrà solo se tutti vorremo che sia così. Ma finché io lo desidererò, andrà tutto bene.”
    Dark sorrise, abbassando la testa.
    “Fa come ti pare. Io ho fatto quello che potevo…” disse, mentre Sora accompagnava fuori Hikari, chiudendo la porta.
    “…ho fatto tutto quello che ho potuto per non farti soffrire ulteriormente… razza di stupida…”
    Ma prima che potesse continuare il monologo, una fitta alla testa lo colpì in pieno, pochi secondi prima che l’allarme risuonasse per la Gummyship.
    “Cosa… Cosa significa questo…” disse, portandosi la mano alla testa. “Per un momento… mi è sembrato… di avvertire un potere simile al mio…”
    Lentamente, si avvicinò all’oblò, osservando così il mondo individuato.
    Quando lo vide spalancò gli occhi.
    Di fronte alla Gummyship c’era un mondo composto solo da rotaie sospese nel vuoto, che davano al pianeta una forma sferica.
    C’era un unico pezzo di terra tra questi binari, e al centro di quel mondo c’era un alone d’oscurità, che sembrava avvolgere qualcosa.
     
     
    “Ehi, Taiki!” fece un draghetto rosso, rivolgendosi a un ragazzo dai capelli castani spettinati circondati da degli occhiali da aviatore, che indossava un paio di bermuda beige e una maglietta metà blu e metà rossa, con inciso sulla parte sinistra uno stemma bianco vagamente simile alla testa del drago, mentre, assieme ad un ragazzo dai capelli biondi che indossava una tuta blu e una ragazza vestita con un completo rosa e bianco, anch’essa dai capelli castani, sebbene più chiari, che terminavano in due code che salivano verso l’alto, per poi ricadere giù ai lati, percorrevano un tunnel colorato, volando al suo interno.
    “Che c’è Shoutmon?”
    “Dici che il prossimo Generale della Morte sarà un osso duro o no?”
    “Che razza di domanda è?” chiese sprezzante, il ragazzo biondo. “Se sono i membri più forti di Bagura, nessuno di loro può essere debole.”
    “Su, su, Kiriha, non c’è bisogno di agitarsi tanto.” Rispose Taiki. “In fondo, potrebbe essere anche più debole di quelli che abbiamo già sconfitto, no?”
    “Non dovresti essere così ottimista, Taiki-kun…” fece la ragazza.
    “Ahhh, non ti ci mettere anche tu, Nene…” si lamentò il drago, girandosi dall’altra parte, fingendosi offeso.
    Per un secondo, ai suoi occhi sembrò di scorgere qualcosa passare velocemente al loro fianco.
    “E quello cos’era?” chiese, cercando di riprendere l’oggetto con lo sguardo, senza però riuscirci.
    “Di cosa stai parlando?”
    “Qualcosa ci ha appena superato!”
    “Impossibile.” Disse Kiriha. “Siamo gli unici oltre all’esercito di Bagura a poter viaggiare qui. E dubito che loro si sarebbero limitati a superarci…”
    “Ad ogni modo, teniamo gli occhi aperti.” Continuò Nene, mentre davanti a loro appariva una luce. “Siamo giunti all’uscita.”
     
     
    “C-Che razza di mondo è questo?!” esclamò Tsuna, guardando giù dal dirupo che c’era al confine di quell’unico pezzo di terra, che era completamente ricoperto di fiori bianchi, e al centro del quale c’era un castello.
    “Non lo so… è la prima volta che vedo qualcosa del genere…” fece Sora. “Ho visto mondi cadere nell’oscurità… ma non in questo modo…”
    “Non ha nulla a che fare con gli Heartless e simili.” Disse Dark. “Questa situazione è interna a questo mondo. Però…” continuò, avvicinandosi al confine e guardando giù. “Là sotto c’è qualcosa di poco positivo… Un potere tremendo…”
    “Ok… Se non l’avesse detto Dark, non l’avrei preso troppo sul serio…” commentò Marco. “Perfetto, e ora cos’altro ci sarà? Un’invasione di formiche giganti? Uno scontro tra titani? No, ora voglio proprio sap-”
    Ma prima che potesse concludere la frase, dietro di lui l’aria si spaccò letteralmente, finendo in frantumi come vetro e lasciando uno spazio verde a forma di imbuto.
    “…erlo…” terminò l’animorph, per poi indietreggiare di colpo ed evocare il Keyblade.
    “Allora Generale della Morte, vieni subito fuori! Il futuro re è qui per eliminarti!” disse una voce proveniente dal suo interno, poco prima che un piccolo drago rosso saltasse fuori, impugnando un’asta che terminava con una specie di microfono.
    Ma quando vide chi aveva di fronte, s’immobilizzò.
    “Shoutmon, potresti anche aspettare prima di attaccare…” disse un ragazzo, uscendo dal varco, seguito da un altro ragazzo e da una ragazza. “Altrimenti rischi di… Eh? Umani?” esclamò, vedendo i custodi.
    “Com’è possibile? Credevo ci fossimo solo noi!” disse Nene.
    “Qualcosa mi dice che siamo capitati in un mondo dove gli esseri umani sono poco popolari…” fece Tsuna.
    “Mondo? Perché, non sapete di essere nel Mondo Digitale?” domandò Shoutmon.
    “Mondo Digitale? Aspetta… tu sei un Digimon?” chiese Sora.
    “Uh? Certo! Perché, non si vede?”
    “Di nuovo…” commentò Riku. “Ma cos’è? Ci sono così tanti mondi abitati da Digimon? Quello di Takato, quello dei leggendari guerrieri…”
    “Beh, so che ci sono diverse versioni… a quanto pare, ognuna corrisponde a un mondo a parte…” rispose Dark.
    “Aspettate un secondo…” fece Nene, indicando Marco. “Ma quello… non è un Keyblade?”
    “Questo?” fece lui, alzando l’arma. “Vediamo… forma a chiave, poteri inimmaginabili… sì, direi che è un Keyblade…”
    “Cosa?!” esclamò il Digimon. “Voi siete custodi?!”
    “Non mi abituerò mai a questa reazione… dall’anonimato totale siamo passati all’esatto opposto…”
    “Taiki.” fece Kiriha, dopo essersi avvicinato al burrone. “C’è qualcosa che non torna…”
    “Che cosa?”
    “La bandiera… Non c’è la bandiera di Bagura e, in più, c’è solo questo pezzo di terra e nient’altro… solo vuoto…”
    “Cos’hai detto?” ripeté Taiki, raggiungendolo, per poi guardare in alto, alla ricerca di qualcosa.
    “È vero…” disse Nene. “Non ci sono nemmeno i passaggi… Dove siamo finiti?”
    “Cos’ha architettato Baguramon?” esclamò Shoutmon.
    Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, si sentì un treno fischiare.
    Tutti si girarono verso il binario più vicino, sul quale c’era un treno che stava arrivando a tutta velocità.
    “Ehi! Sora, Riku, Kairi!” urlò una voce, mentre da uno dei finestrini di esso si sporgeva fuori una ragazza dai lunghi capelli biondi.
    “Ma quella è…” fece Sora, riconoscendo la guerriera leggendaria. “Zoe!”
    “Quindi se c’è lei, ci devono essere anche gli altri guerrieri…” disse Riku. “Ehi, Dark, dici che reagiranno male vedendoti? Dopotutto, l’ultima volta che ti hanno visto, tu ti sei sgretolato sotto i loro occhi…”
    “Bah, nulla di grave… Anche Marco era nella loro stessa situazione…”
    “E infatti mi hai avvicinato ulteriormente a richiedere una visita da uno psichiatra…” rispose lui ironico.
    Pochi minuti dopo, il treno si fermò di fronte a loro.
    “Lo sapevo che Aqua parlava di voi!” disse Takuya, scendendo dal treno, seguito dagli altri cinque. “Dopotutto, siete gli unici custodi che conosciamo.”
    “Già… Anche se ce ne sono altri disseminati per i mondi, oltre a noi.” Intervenne Dark, lasciando di stucco i sei ragazzi.
    “Dark?” fece JP. “Com’è possibile? Credevamo tu fossi…”
    “Morto? Oh, no, non è così facile eliminarmi, tranquilli.”
    “Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qui?!” urlò Shoutmon. “Come mai di punto in bianco appaiono tutti questi umani? E dov’è il Generale della Morte?!”
    “Generale della Morte?” chiese Koichi. “E chi sarebbe?”
    “State dicendo che non ne sapete niente? Allora chi è che tiene questo Regno sotto il suo controllo?” domandò Kiriha.
    “Regno? Di cosa state parlando? Questo è l’ultimo luogo rimasto del Mondo Digitale. L’ultimo barlume di speranza rimasto ai Digimon…”
    “Comincio a temere che non siamo finiti in uno dei sette regni…” disse Nene.
    “Ok… Dichiaro ufficialmente che non ci sto capendo niente!” esclamò Saiko.
    “Credo sia meglio se tutti quanti spieghiamo dall’inizio la nostra situazione…” fece Taiki. “Beh, noi siamo i team Xros Heart e Blue Flare, gli unici che si stanno opponendo all’esercito di Bagura, che ha conquistato l’intero Mondo Digitale… almeno, quello dov’eravamo finora. Io, Kiriha e Nene siamo Generali, coloro che guidano i Digimon che si ribellano all’imperatore Baguramon. Stavamo viaggiando per liberare il Mondo Digitale, e l’unico modo che conosciamo è quello di eliminare i sette Generali della Morte, che sono a comando dei sette regni in cui è stato diviso il mondo. Lui invece e Shoutmon.”
    “Il futuro re dei Digimon!” precisò quest’ultimo.
    “Capisco…” fece Koji. “Noi invece siamo i guerrieri leggendari, umani che hanno ricevuto in eredità il potere dei dieci guerrieri che molto tempo fa portarono la pace, sigillando a costo della loro stessa vita un Digimon che era riuscito a rendere suo schiavo tutto il mondo. Purtroppo, come potete vedere voi stessi, quel Digimon, grazie a due suoi tirapiedi, è riuscito ad acquisire quasi l’intero Mondo Digitale. L’unico pezzo rimasto è questo, e il nostro compito è quello di proteggerlo, costi quel che costi.”
    “Chi era quel Digimon?” chiese Taiki.
    “Il suo nome era Lucemon. Un Digimon angelo che aveva il compito di far regnare la pace, ma che è stato corrotto dal suo stesso potere, diventando un tiranno.”
    “Lucemon?” fece Shoutmon. “Tutte queste storie per un Digimon come quello? Lo abbiamo sconfitto senza grandi difficoltà un po’ di tempo fa.”
    A sentire questa frase, tutti e sei i guerrieri leggendari spalancarono gli occhi.
    “COS’HAI DETTO?!” chiesero urlando tutti assieme.
    “È la verità. Lo abbiamo eliminato tempo addietro, dopo che ci aveva fatto credere di essere buono. Invece era tutta una messinscena per ottenere potere, e dopo qualche scontro, Shoutmon e gli altri l’hanno cancellato.”
    “Quindi in poche parole loro hanno fatto ciò che voi state facendo con una fatica senza precedenti?” chiese Marco, senza però ottenere risposta.
    “Oh, ma questo Lucemon è ben diverso da quello che avete affrontato voi.” Disse una voce dietro di loro.
    Tutti si girarono verso la sua fonte, vedendo un ragazzino dai capelli biondi, al cui fianco c’erano due armature, una rosa, con uno scudo giallo sul quale era incisa una croce dello stesso colore dell’armatura; e l’altra bianca, e il cavaliere somigliava vagamente ad un drago, grazie anche alle ali viola dietro di lui.
    “I cavalieri reali!” esclamarono i guerrieri leggendari.
    Invece il gruppo di Taiki guardava il ragazzo.
    “Yuu… Quindi anche tu sei qui…” fece Nene, abbassando lo sguardo.
    “Ciao sorellona!” lo salutò lui. “Hai visto? Si è sbloccato un livello nascosto di questo gioco! Ora per superarlo non mi resta che aiutare Lucemon ad acquisire quest’ultimo pezzo di mondo!”
    “Cosa? Stai dalla parte di Lucemon?” chiese Takuya.
    “Il sommo Lucemon ci ha ordinato di seguire gli ordini di questo umano. Dice che è in grado di sconfiggervi senza problemi.” Disse uno dei due cavalieri.
    “Yuu… Perché non riesci a capire che questo non è un gioco?” chiese Nene, poco prima che Dark si mettese in mezzo ai due.
    “Dunque voi vorreste distruggere questo mondo e consegnarlo alle tenebre? In questo caso non posso lasciarvi liberi di agire.” Disse, evocando il Keyblade.
    “Wow! Ci sono anche i custodi allora! Questo gioco migliora di livello in livello!”
    “Gioco?” domandò Koichi. “Questo non è un gioco, è la realtà! Se aiuti quei due nel loro obiettivo, per tutti noi sarà la fine!”
    “E allora? Vi basterà ricominciare il gioco, no?” disse Yuu, per poi tirare fuori dalla tasca un cellulare nero.
    “Crusadermon! Dynasmon! DigiXros!” urlò.
    Non appena concluse la frase, i due cavalieri s’illuminarono, per poi sparire all’interno di una sfera di luce.
    “Maledizione! Taiki, tocca a noi!” fece Shoutmon.
    “Ok!” rispose il ragazzo, mentre sia lui che Kiriha prendevano in mano un cellulare identico a quello di Yuu, solo rispettivamente di colore rosso e blu.
    “Shoutmon! Ballistamon! Dorulumon! Starmons! Beelzebumon! Sparrowmon! DigiXros!” urlò Taiki, mentre dall’apparecchio uscivano fuori quattro luci, assieme ad un’altra proveniente da una tasca di Nene, confluendo nel corpo di Shoutmon, che s’illuminò.
    “Greymon! MailBirdramon! DigiXros!” urlò Kiriha, mentre anche dal suo cellulare uscivano due luci, che si unirono di fronte a lui.
    Pochi secondi dopo, di fronte a Taiki apparve una creatura a quattro zampe, due nere e due bianche e arancio. Come un centauro, un busto robotico sostituiva la testa, con due braccia, una delle quali impugnava una spada infuocata e l’altra aveva attaccato due fucili.
    La testa era simile a quella di un robot, e le due spalle avevano la forma di una testa di lupo arancione e l’altra della testa di un coleottero blu. Sulla schiena aveva dei propulsori gialli.
    “Shoutmon X5B!” urlò la creatura ad alta voce.
    Nello stesso instante, al suo fianco apparve un grosso dinosauro blu, il quale aveva attaccate alle spalle un paio di ali metalliche, simile a quelli degli aerei, anch’essere di colore blu.
    “MetalGreymon!” urlò lui.
    Di fronte a loro invece, dalla sfera dietro a Yuu era uscito un essere che aveva lo stesso corpo del cavaliere bianco, ma che teneva in mano lo scudo dell’altro e i colori delle loro armature si erano fusi.
    “Impossibile… ha fuso assieme i due Cavalieri Reali…” disse Tommy.
    “Non abbiamo tempo per rimanere sorpresi!” urlò Takuya, mentre assieme agli altri cinque faceva apparire attorno alla mano destra una sfera azzurra, che poi fece passare attraverso il loro Digivice.
    Immediatamente furono tutti avvolti da un gigantesco uovo azzurro.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Nene, osservando il luogo dove si trovavano i sei ragazzi.
    “Si stanno preparando a combattere.” Rispose Dark. “Se ho capito bene, quel ragazzo è tuo fratello, giusto?”
    “Sì…” rispose lei triste. “Non so cosa gli sia successo… non era così…”
    “Attorno e dentro di lui c’è una grande oscurità… Non so se sia possibile salvarlo…”
    Nel frattempo, al posto dei sei guerrieri, erano apparsi sei Digimon diversi: il primo era un grosso drago rosso; il secondo era un lupo bianco robotico; il terzo era un robot blu a forma di coleottero, con due mitra al posto delle mani; il quarto era una specie di angelo dal corpo di donna, ricoperto da un’armatura leggera e con due ali sia sulla schiena che al posto delle orecchie; il quinto era una specie di orso bianco, che stava in piedi su due zampe e che impugnava due asce; l’ultimo invece era un leone robotico, di colore marrone con striature d’oro.
    “Cosa? Sono diventati dei Digimon?” fece sorpreso Taiki.
    “Ci penserete dopo! Ora pensiamo a sconfiggerli!” urlò Dark, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro la fusione dei due cavalieri, che però la distrussero senza troppe difficoltà.
    “Fantastico!” disse lui. “Questo potere è impressionante! Sento di poter sconfiggere chiunque!”
    “Non te lo permetteremo!” urlarono i sei guerrieri leggendari, per poi usare ognuno il proprio attacco, in contemporanea agli altri due Digimon.
    Non appena gli attacchi colpirono l’obiettivo, la zona fu ricoperta da un’ampia nube di fumo.
    Ma quando sparì, il cavaliere era ancora al suo posto.
    “È tutto inutile! E ora osservate questo mondo sparire per sempre!” disse, per poi alzare il braccio, pronto a colpire il terreno.
    “Non così presto!” urlò una voce sopra di loro. “Energia Addominale!”
    Un raggio blu colpì in pieno il cavaliere.
    “Ben detto! Insect Lord!” urlò un’altra voce, poco prima che uno sciame di insetti lo colpisse in pieno.
    “E non è ancora finita! Anelli Esplosivi!” proseguì una terza voce, anticipando questa volta una serie di cerchi rossi, che esplosero contro l’obiettivo.
    “Coda Spaccatutto!” disse un grosso essere giallo, cadendo dal cielo e colpendo con la coda chiodata il cavaliere, che dovette arretrare per il colpo ricevuto.
    “Raggio Celestiale!” disse un’altra voce ancora, mentre un raggio arancione colpiva in pieno il nemico.
    “Freccia Sacra!” una freccia di luce cadde dal cielo, colpendo in pieno l’essere.
    “MegaMeteora!” disse una voce, mentre una sfera di fuoco cadeva contro il cavaliere.
    “Turbine Rovente!” disse un’altra, anticipando un raggio blu.
    Pochi secondi dopo, dal cielo atterrarono altri otto Digimon.
    Il primo era completamente blu, con una X bianca sul petto e ricordava anch’egli un drago, sulle cui spalle era seduto un ragazzo dai capelli rossi. Il secondo era verde e sembrava un insetto umanoide, e anch’egli teneva sulle spalle un ragazzo, dai capelli neri. Il terzo era una grossa aquila rossa, che portava sulla schiena una ragazza che indossava un casco arancione e un paio di occhiali. Il quarto ricordava un dinosauro, ed era di colore giallo con una grossa coda che terminava con una sfera chiodata, che accompagnava un ragazzino dai capelli castani. Il quinto era un angelo, con un elmo che copriva gli occhi, e che teneva in mano un bastone dorato, mentre sull’altro braccio era seduto un ragazzo dai capelli biondi, coperti da un cappello da pescatore. Il sesto era anch’esso un angelo, quasi identico al primo, solo dalle linee femminili, e anch’essa teneva su un braccio una ragazza, dai capelli castani. Gli ultimi due invece erano un tirannosauro arancione e un lupo dal pelo blu.
    Sul primo c’era un ragazzo dai capelli castani, mentre sul secondo uno dai capelli biondi.
    “Ehi, voi, tutto bene?” chiese quest’ultimo. “Io sono Yamato, mentre lui e Garurumon. Loro invece sono Daisuke e ExVeemon, Ken e Stingmon, Yolei e Aquilamon, Cody e Ankylomon, Takeru e Angemon, Hikari e Angewomon e infine Taichi e Greymon. Scusateci, ma ci presenteremo meglio dopo!”
    “Argh!!!” urlò Tsuna, cominciando a sbattere la testa a terra. “Ma cos’ho fatto di male per ritrovarmi circondato da così tanti mostri?!”
    “Okay… sembra che Tsuna abbia ceduto per primo…” fece Marco.
    “Tsk. Se basta così poco, non ha speranza.” Disse Pan, per poi alzarsi in volo e posizionarsi di fronte al cavaliere che non sembrava aver subito troppi danni dai colpi appena ricevuti.
    “Vediamo se resisti anche a questa! Kame…” disse, mettendosi in posa e pronta a colpirlo. “…hame… ha!”
    Non appena concluse la frase, dalle sue mani partì un raggio d’energia, che investì in pieno l’avversario, facendolo volare qualche metro indietro.
    “Ben fatto Pan!” disse Dark, per poi cominciare a lanciare una serie di sfere di fuoco.
    Pochi secondi dopo, anche tutti gli altri custodi, assieme ai Digimon, cominciarono a lanciare una serie di attacchi, tutti diretti verso il cavaliere, che alla fine, s’illuminò nuovamente, scomponendosi nei due esseri originali.
    “Wow! Sono riusciti a sconfiggerlo!” disse Yuu sorridendo, per poi puntare il suo cellulare verso la terra. “Peccato che loro siano inutili.” Disse, mentre dallo schermo usciva un raggio, che colpì in pieno il terreno.
    Immediatamente esso divenne azzurro, e una specie di codice a barre riempì completamente lo spazio che componeva ogni oggetto.
    Pochi secondi dopo, tutto scomparve, lasciando sia i ragazzi che i Digimon sospesi nel vuoto.
    Gli unici che scomparvero assieme al terreno furono i due Cavalieri Reali, che assieme al codice creatosi dalle terra, divennero una sfera azzurra, che rimase sospesa nel vuoto qualche secondo, prima di volare verso il centro dell’oscurità sotto di loro.
    “Oh no!” fece Takuya, poco prima che la sfera venisse inglobata dallo spazio viola.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    Poi come una folata d’aria, una potente onda d’energia investì tutti, costringendoli ad arretrare di qualche passo.
    Solo Dark rimase al suo posto, con il Keyblade in mano.
    “Sta arrivando qualcuno.” Disse, mentre una luce sotto di loro cominciava ad illuminarli.
    Pochi secondi dopo, dall’oscurità uscì una persona.
    Indossava un’armatura, aveva i capelli biondi dai quali spuntavano due piccole ali, a destra dalle piume angeliche, e a sinistra demoniache.
    Sequenza che si ripeteva anche per le ali più grosse che spuntavano dalla schiena.
    “Lucemon!” fece Shoutmon X5B.
    “Dunque è proprio lui Lucemon…” disse Koji.
    “Evvai, ci sono riuscito!” esultò Yuu, raggiungendo l’essere e mettendosi al suo fianco.
    “Così siete voi i famosi guerrieri leggendari e custodi…” disse il Digimon. “Proprio come mi ha detto quell’umano… Deduco quindi che tra di voi ci sia anche il custode dell’equilibrio…”
    “Sono io.” Rispose Dark. “Tu invece non hai bisogno di presentazioni a quanto pare…”
    “Esatto. Io sono il grande Lucemon, colui che conquisterà questo mondo e tutti gli altri!”
    “Quale mondo?! L’hai appena distrutto!” gli urlò contro Takeru.
    “Oh, no, ti sbagli umano. In questo momento è al mio interno. Ora possiedo il potere di tutto il Mondo Digitale… Di conseguenza, sono invincibile. E ve lo dimostrerò subito!”
    Lucemon alzò una mano, e solo questo gesto fu sufficiente ad alzare una potente folata di vento che fece volare indietro tutti i presenti.
    “Tutti voi…” disse Dark. “Andatevene.”
    Quella frase lasciò di stucco tutti.
    “Come sarebbe a dire?!” chiese Takuya. “Non vorrai affrontarlo da solo, vero?”
    “Non è alla vostra portata… lui ha il mio stesso potere…”
    “Cosa intendi dire?” domandò Riku.
    “Non ve ne siete accorti? Quell’essere emana sia luce che tenebre!”
    “Aspetta… stai dicendo che quel tipo ha poteri simili ai tuoi?” esclamò Marco.
    “Precisamente… Perciò andatevene tutti. Questa volta non posso garantire la vostra incolumità.”
    “Perché, l’ha mai fatto?” mormorò a bassa voce Tsuna a Saiko, che scosse la testa.
    “Povero stupido. Credi davvero che li lascerò scappare?” disse Lucemon, per poi creare in una mano una sfera bianca, mentre nell’altra una nera, che poi fece scontrare tra di loro.
    Immediatamente, di fronte agli occhi sorpresi di tutti, si creò una sfera divisa a quadrati, che giravano tra di loro, e su ogni quadrato era inciso un quadrato, un cerchio, un triangolo e una x.
    “Evitate questa!” urlò il Digimon, per poi scagliare la sfera.
    Dark si mise subito davanti, pronto a deviare il colpo.
    Ma quando fece per colpirla con il Keyblade, la sfera gli passò attraverso.
    “Cosa?” fece lui, girandosi verso gli altri. “Spostatevi!” urlò.
    Ma purtroppo, solo Ken, Taichi, Koichi, Koji e Taiki riuscirono a spostarsi in tempo.
    I custodi si misero attorno agli altri ragazzi, creando una barriera che li avvolse tutti.
    Ma quando la sfera li raggiunse, inglobò completamente la barriera, per poi sparire nel nulla assieme ad essa.
    Per qualche secondo i sopravvissuti guardarono con occhi spalancati il punto dove i loro amici erano scomparsi, per poi girarsi verso Lucemon e Yuu.
    “Wow! Che colpo! Ha fatto fare Game Over a quasi tutti loro!” fece quest’ultimo.
    “Game Over?” fece Ken, chiudendo le mani a pugno. “Ti rendi minimamente conto di ciò che l’essere che hai liberato ha fatto? Ha ucciso tutti i nostri amici!”
    Dark non disse niente.
    Si limitò a fissare Lucemon, con gli occhi nascosti dal cappuccio.
    “Ragazzi… andatevene subito da qui…” disse a bassa voce.
    “Te lo puoi scordare!” disse Koichi. “Noi resteremmo qui e combatteremo!”
    “No… Andatevene… O rischierete di venire cancellati…”
    “Oh, quindi anche tu te ne sei reso conto, eh? Il mio potere supera la vostra immaginazione!” rise Lucemon.
    “No…” rispose Dark, togliendosi il cappuccio, e rivelando i suoi occhi ridotti a due fessure. “Intendo dire che dopo il mio attacco, di questo mondo potrebbero non rimanere nemmeno gli atomi!”
    Non appena ebbe finito di parlare, attorno a lui lo spazio cominciò a deformarsi.
    “E ora cosa succede?” chiese Taiki.
    “Di nuovo quel potere…” fece Koji.
    “Quale potere?” domandò Taichi.
    “Un potere che va oltre la nostra immaginazione, credimi… Probabilmente, potrebbe annientare chiunque… e senza fare il minimo sforzo… Voi non lo avete visto combattere… e la cosa che mi preoccupa è che allora non era arrabbiato…”
    Dark non disse niente.
    Fece sparire il Keyblade e alzò le mani, per poi chiuderle come se volesse afferrare l’aria. Poi, quasi senza essere visto da nessuno, volò contro Lucemon, tenendo le mani di fronte a sé.
    Il Digimon all’inizio rimase al suo posto, con un ghigno stampato sul volto, ma quando gli fu quasi addosso, la sua espressione mutò di colpo, e si tuffò lateralmente, evitando per un soffio il colpo, che lasciò dietro di sé una scia nera.
    “Urca, questo sì che è un attacco speciale!” fece Yuu, arretrando di qualche passo. “Temo proprio che qui ci vorrà un piccolo aiuto. Reload, DarkKnightmon!” urlò, puntando il cellulare di fronte a sé.
    Immediatamente una luce illuminò lo schermo, per poi uscire fuori, prendendo la forma di un grosso cavaliere nero, che impugnava una lancia e una falce.
    “Eccomi, Yuu.” Disse lui.
    “Cosa? Ha fatto uscire un Digimon dal proprio Digivice?!” urlò sorpreso Taichi.
    “Digivice?” chiese Taiki. “Non so di cosa tu stia parlando, ma quello è un Xros Loader. Proprio come questo.” Disse, indicando il suo. “Purtroppo, tutti i membri più potenti del mio esercito erano fusi assieme a Shoutmon… Se chiamassi gli altri li metterei solo in pericolo…”
    “Esercito? Scusa, ma tu quanti Digimon hai?”
    “Ne porto con me circa una trentina, poi ce ne sono molti altri sparpagliati per il Mondo Digitale.” Rispose lui. “Ma purtroppo, in questo momento non posso fare molto… E ciò mi manda sui nervi. Detesto dover voltare le spalle a qualcuno…”
    Dark però non ascoltò una sola parola di ciò che stavano dicendo gli altri e si limitò a girarsi nuovamente verso Lucemon.
    “Capisco… quindi anche uno come te può perdere il controllo di se stesso… Fammi indovinare… ho eliminato una persona a cui tenevi in particolar modo?”
    “Taci… Non peggiorare ulteriormente la tua situazione…” rispose il custode, evocando il Keyblade e creando sulla sua punta una sfera bianca e nera, circondata dal fuoco.
    “Prendi questo!” urlò, alzando l’arma e scagliando la sfera contro l’avversario, che rispose con una sfera di luce.
    Ma questa fu letteralmente cancellata dalla prima, che proseguì la sua avanzata contro l’avversario, che chiuse le ali attorno a sé come scudo.
    L’esplosione che scaturì dall’impatto scaraventò all’indietro tutti, ad eccezione di Dark e Yuu, che fu protetto dal cavaliere nero.
    Il contraccolpo fu tale da far tornare normali Koji e Koichi.
    “Cosa?!” fece sorpreso Ken. “Siete umani?”
    “Già…” rispose il primo, sistemandosi la bandana.
    “Presto Koji, dobbiamo attaccarlo subito. Forse c’è ancora una speranza di salvare i nostri amici!” disse il fratello.
    “Mi spiace, ma temo di non potervelo lasciar fare.” Disse DarkKnightmon, avanzando verso di loro assieme al biondo. “Yuu, sei pronto?”
    “Sì! Xros-”
    Ma Yuu fu distratto da un raggio rosso, simile ad una frusta, che lo mancò di pochi centimetri.
    “Tsk, tsk.” Disse una voce sopra di loro, proveniente da un ragazzo dai capelli castani, tutti all’insù, che stava facendo il segno di no con un dito.
    “Non si fa. Dovresti combattere lealmente, senza usare trucchi.” Continuò, scendendo alla loro stessa altezza. “Altrimenti potresti pentirtene.”
    “E tu chi sei?” chiese Taiki, per poi accorgersi del volto terrorizzato che aveva assunto Taichi.
    “N-Non è possibile…” disse lui, guardando meravigliato il nuovo arrivato.
    “Che c’è, Taichi?” Fece lui, guardandolo con freddezza. “Vuoi fingerti nuovamente mio amico?”
    “R-Ryo… allora sei ancora vivo!” continuò il primo.
    “Ovvio. Non potevo di certo farmi sconfiggere tanto facilmente, come invece tutti voi avete fatto. Sbaglio, o mi avete completamente abbandonato?”
    “No, non è vero! Lo sai bene che abbiamo fatto tutto quello solo per aiutarti!”
    “Già, è vero… Io ero l’unico in grado di batterlo, bla, bla, bla… Beh, sappi che non ci sono riuscito, ma che alla fine è diventato parte del mio Digimon… che ora ho perso…” detto ciò, voltò lo sguardo verso Ken, che lo guardava con aria interrogativa.
    “L’unico per cui mi dispiace veramente è Ken. È stata colpa mia se è diventato l’Imperatore Digimon… E io non ho potuto fare niente per impedirlo, ma solo assistere a tutto ciò da un televisore…” concluse, per poi girarsi verso Yuu. “Ma va beh, non sono qui per lanciare accuse o chiedere scusa… Non so chi, ma una voce mi ha chiamato, dicendomi di attraversare un varco… e io ho obbedito.”
    Detto ciò tirò fuori il suo Digivice, dal quale uscì una frusta rossa. “Non avrò più il mio Digimon, ma sono ancora un domatore. Ho affrontato esseri ben peggiori di te, cavaliere nero. Fatti sotto!”
    “Divertente… Tu vorresti affrontare un Digimon con una semplice frusta?”
    “Il mio Digimon aveva un pessimo carattere… Ti consiglio di non sottovalutarmi!” disse, per poi lanciare la corda alla gamba del cavaliere, riuscendo ad avvolgerla.
    Immediatamente tirò con forza, sorprendendo DarkKnightmon e facendogli fare un giro della morte sul posto.
    “Allora, ancora sicuro che io sia inutile? Non sono stato soprannominato il Domatore Leggendario senza un motivo specifico!”
    “Tsk…” fece l’avversario, rialzandosi. “Non male, lo ammetto… Ma per quanto forte, rimani sempre un essere umano!”
    “Forse lo è…” intervenne Koichi.
    “Ma noi invece non siamo comuni umani!” continuò Koji, per poi tirare fuori il Digivice assieme al fratello, per poi farsi avvolgere nuovamente dal codice blu.
    Pochi secondi dopo, c’erano due cavalieri: uno di colore bianco con l’armatura a forma di lupo, mentre l’altro nero e con l’armatura a forma di leone.
    “Umph. Qui la situazione comincia a diventare bollente…” fece DarkKnightmon, per poi girarsi. “Beh, direi che quell’Hakai potrà fare a meno di noi. E poi, Lucemon ha già eliminato Nene, Kiriha e gran parte di Xros Heart. Anche se Taiki dovesse tornare nel nostro mondo, io vincerei lo stesso. Andiamocene Yuu.” Disse, per poi avvolgere il ragazzo e se stesso con il proprio mantello, sparendo alla vista di tutti.
    “Che codardo.” Fece il lupo, per poi volarsi verso il punto in cui Lucemon era stato colpito qualche minuto prima.
    Il fumo non era ancora scomparso, ma si sentivano chiaramente i rumori dovuti al combattimento tra i due detentori dei due poteri opposti.
    Dark lanciò una sfera di ghiaccio contro l’avversario, che la deviò usandone una fatta di oscurità.
    “Non male, custode…” disse, allontanandosi di qualche metro.
    “Dove li hai mandati?” chiese Dark. “So perfettamente che non li hai uccisi, ora voglio sapere dove sono finiti.”
    “Oh, mi hai scoperto subito. Peccato…”
    “I tuoi colpi non sono sufficientemente potenti per sconfiggere noi custodi. Non in quel modo almeno.”
    Sul volto di Lucemon apparve un piccolo ghigno.
    “Davvero?” fece lui, per poi creare un’altra sfera uguale a quella che aveva lanciato contro i custodi.
    “Allora vediamo con questa!” disse, per poi lanciare la sfera verso Koji.
    Dark volò subito verso essa, nel tentativo di fermarla, ma la distanza tra i due era troppo diversa.
    “Koji, attento!” urlò Koichi, spingendo via il fratello.
    Pochi secondi dopo, sotto gli occhi di tutti, la sfera colpì in pieno il cavaliere leone, inglobandolo al suo interno.
    Ma a differenza di prima, questa volta la sfera rimase al suo posto, e all’interno si poteva vedere Koichi, tornato nuovamente umano, soffrire in maniera pazzesca, colpito di continuo da centinaia di fulmini.
    “Koichi!” urlò il fratello, cercando di colpire la sfera ma venendo respinto immediatamente, tornando anche lui umano.
    “Maledizione!” disse Dark, lanciando una serie di sfere di luce e d’oscurità, nel tentativo di annullarne l’effetto, ma purtroppo senza sortire risultato.
    “N-Non… preoccupatevi… per me…” disse Koichi, cercando di aprire gli occhi e di guardare il fratello.
    “I-Io… in realtà… sono già morto…”
    “Cosa?” esclamò Taiki. “Come sarebbe a dire che sei già morto?”
    “Sono arrivato… Argh!” si dovette interrompere per una scarica più forte di fulmini. “C-Come fantasma… sono morto… nel tentativo di raggiungere Koji…”
    “Koichi…” fece lui, guardando con terrore la sfera.
    “Ma sono contento… di essere riuscito a incontrarlo e di avergli detto la verità… Ora posso andarmene… in pace…”
    Detto ciò, la sfera s’infranse, lasciando il corpo di Koichi sospeso nel vuoto, avvolto da un alone azzurro.
    Il guerriero leggendario fece apparire tra le sue mani due piccole statue, che ricordavano le sue due trasformazioni.
    “Koji, prendi i miei Spirit delle Tenebre… E sconfiggi Lucemon anche da parte mia!” disse, per poi far volare le due statue verso il fratello, che le assorbì nel proprio petto.
    “Sono felice di averti potuto incontrare…” continuò, mentre sul suo corpo cominciavano ad apparire delle interferenze.
    “Addio…” disse, per poi trasformarsi in codice blu, che volò verso il palmo della mano di Lucemon, che lo assorbì al suo interno.
    “Che sciocco. Ha solo anticipato la sua ora.” Disse lui, ammirando il codice digitale nella sua mano.
    “Che bastardo…” disse Ken, stringendo i pugni.
    “Koichi…” ripeté Koji, piangendo e portandosi le mani al petto.
    “Te la faremo pagare!” urlò Taichi, muovendosi direttamente contro Lucemon, seguito dagli altri ad esclusione di Dark e Koji.
    Gli occhi del custode stavano rivivendo ciò che era successo con Hikari.
    “Lucemon…” disse, mentre attorno a lui cominciava ad apparire un’aurea nera e bianca. “Non puoi giocare così con la vita delle persone… E io… sono solo un debole… non ho potuto evitare che la storia si ripetesse…” continuò, per poi girarsi verso Koji, notando che dal suo petto stava uscendo un alone nero.
     
    “Maledetto!” urlò Ryo, cercando di colpire Lucemon con la frusta ma venendo respinto.
    Taiki e Taichi provarono a colpirlo insieme con i pugni, ma anche loro vennero allontanati solo dal potere del Digimon.
    “È troppo potente… e senza i nostri Digimon non possiamo niente…” fece Ken.
    Lucemon a sentire quelle parole si mise a ridere.
    “Finalmente lo avete capito! E ora assorbirò anche voi!”
    “Non se noi abbiamo qualcosa in contrario!” disse Dark, che portava su una spalla Koji, che si teneva ancora il petto con una mano, e che sembrava stesse soffrendo atrocemente.
    “Voi? E cosa sperate di fare? Guardalo, non riesce nemmeno a contenere le tenebre di suo fratello. Tra non molto verrà inghiottito da esse!”
    “No…” disse lui, alzando la testa. “Le tenebre di mio fratello… non mi sconfiggeranno!” disse, staccandosi la mano dal petto e portandola avanti.
    Sotto gli occhi meravigliati di tutti, lentamente prese forma un Keyblade completamente bianco, che aveva come ciondolo una riproduzione delle due statue di Koichi.
    “Finché avrò vita, farò di tutto per esaudire l’ultimo desiderio di mio fratello!” urlò, per poi volare verso di lui non appena Dark lo lasciò andare.
    “Questo è per il Mondo Digitale!” urlò, creando una sfera di luce che lanciò contro il Digimon, colpendolo in pieno.
    “Questo è per i miei amici!” continuò, creandone una di fuoco che segui il destino della prima.
    “E questo… è per mio fratello!” concluse, facendo avvolgere il Keyblade da un’aura bianca e colpendo in pieno Lucemon, tagliandolo a metà.
    “I-Impossibile…” fece l’essere, cominciando anche lui ad avere dei disturbi. “Io… non posso venire sconfitto… da un umano!”
    “Lucemon, preparati a venire acquisito!” disse il neo custode, tirando fuori il Digivice, puntandolo contro l’avversario. “Code Scan!” urlò.
    Lucemon lanciò un urlo di dolore, mentre dal suo corpo cominciava ad uscire una stringa di codice, che entrò nel Digivice.
    Nel giro di pochi minuti, il Digimon fu completamente assorbito, sparendo così dalla vista di tutti.
    Koji fece sparire il Keyblade, per poi accasciarsi privo di sensi.
    “Incredibile… è riuscito a sconfiggerlo da solo…” disse Ken, soccorrendolo.
    “No…” lo interruppe Dark. “Non è ancora finita…”
    “Cosa te lo fa pensare?” chiese Taiki.
    “Quello…” rispose il custode, indicando un uovo nero, che stava crescendo rapidamente dietro di loro.
    “Un Digiuovo?!” fece sorpreso Ryo, saltando all’indietro. “Com’è possibile?”
    Pochi secondi dopo, l’uovo cominciò a mutare aspetto, prendendo le sembianze di un enorme drago viola, con un elmo dorato che gli copriva gli occhi e una sfera di tenebre che teneva tra le zampe.
    “E questo ora chi è?” esclamò Taichi, indietreggiando.
    Dark osservò il mostro di fronte a sé, notando di sfuggita un varco oscuro richiudersi.
    “Hakai…” mormorò, impugnando il Keyblade e rivolgendo uno sguardo a Koji, ancora privo di sensi.
    “Pare proprio… che dovrò usare quel potere…” disse, per poi portare il proprio Keyblade in posizione orizzontale di fronte a sé, avvolgendolo nell’aurea dei suoi due elementi.
    “Aspetta!” lo interruppe Ryo.
    “Che succede?” chiese lui.
    “Guarda quella sfera. È piuttosto grossa… forse dentro ci sono gli altri di cui parlavate prima.”
    Dark la osservò, facendo sparire l’energia attorno al Keyblade.
    “Verifico subito.” Disse, facendo apparire il Byagukan.
    “Hai ragione…” fece. “Non posso attaccarlo liberamente… Distruggerei anche gli altri…”
    “Sono lì dentro? E come stanno?” chiese Taiki.
    “La barriera dei miei amici li sta proteggendo dalle tenebre, ma non so quanto durerà ancora… Certo, se solo gli venisse in mente di fondersi, potrebbero aumentare almeno per mezzora la resistenza, ma non credo lo faranno…”
    “Che cosa facciamo?”
    Dark osservò l’essere di fronte a loro.
    “Bisogna eliminarlo senza attaccare la sfera.”
    “D’accordo.” Fece Ryo. “Io nel frattempo cercherò di creare un passaggio al suo interno, in modo da farli scappare.”
    “Ottima idea!” rispose Taiki.
    Dark sorrise.
    “Mi spiace, ma voi ora tornerete subito nel vostro mondo…”
    Detto ciò, fece apparire sotto tutti loro dei varchi, che li inghiottirono.
    “Ehi, aspetta, non puoi far-” ma le parole di Taichi sparirono assieme a lui.
    Solo Ryo fu abbastanza svelto da evitarlo, saltando all’indietro, mentre Koji fu lasciato galleggiare nel vuoto.
    “Immagino di non potermi liberare di te…” fece il custode.
    “Ho una certa dimestichezza con i passaggi inter-dimensionali. E poi, io non appartengo più a nessun mondo. All’inizio vivevo nello stesso di Taichi e Ken, poi dopo un po’ di vagabondaggio, mi sono ritrovato in quello di Rika e i suoi amici.”
    Voltò lo sguardo verso il custode.
    “Per questo sapevo anche prima del messaggio di Aqua dell’esistenza dei custodi. Rika non ha aperto bocca, ma Takato e Henry mi hanno parlato di voi senza problemi. Anche se immagino, che la parte del custode potente che si disintegrava non fosse esatta…”
    “In un certo senso è vero… io mi sono effettivamente disintegrato… Ma poi sono tornato.”
    “Capisco… Beh, allora che ne dici? Sistemiamo questo Lucemon definitivamente?”
    “Concordo!” disse Dark, partendo subito all’attacco, mentre Ryo si dirigeva verso la sfera.
    Non appena la raggiunse, cominciò a prenderla a pugni, nella speranza di poterla infrangere.
    “Urgh… In momenti come questi, vorrei ancora poter diventare Justimon… Avrei il potere di infrangere questa sfera…” fece, cercando di ignorare il dolore che si stava infliggendo.
    “Lo vuoi davvero?” chiese una voce.
    Ryo tutto d’un tratto si ritrovò in un altro posto, sebbene ancora sospeso nel vuoto.
    Si accorse che lentamente stava scendendo verso il basso, per poi infine toccare un suolo nero.
    “Dove sono finito?” chiese, guardandosi attorno.
    “Ti trovi nel luogo che ti appartiene, il posto dove solo tu puoi avere accesso.”
    “Oltre a te immagino.” Disse con un tono leggermente divertito il Digimon Tamer.
    “Io sono un caso a parte. Posso apparire in questo luogo solo per questa occasione.”
    Dal nulla, di fronte a Ryo apparve una Catena Regale bianca.
    “Questo è… un Keyblade…”
    “Esatto. Se lo desideri, è tuo. Ma dovrai intraprendere un altro viaggio, che ti condurrà ancora più lontano di dove ti sei spinto finora.”
    Il ragazzo osservò l’arma.
    “Dimmi, hai parlato anche con quell’altro custode nuovo prima?”
    “Sì. Ma lui ha deciso che sarebbe rimasto qui fino a quando la guerra non avrebbe avuto inizio. Ma in te non vedo il desiderio di rimanere fermo in un luogo. Tu, che hai sofferto molto quando sei stato costretto a cambiare mondo... Ora non desideri altro che vederne di nuovi, e accrescere così le tue conoscenze… Nella speranza di poter recuperare il tuo amico.”
    “Come fai a sapere tutte queste cose?”
    “Io vedo tutto…”
    “Sei una divinità?”
    La voce rise.
    “No, non sono una divinità… anche se molti mi scambiano per una di esse…”
    Ryo osservò nuovamente il candido Keyblade che restava in immobile attesa.
    “Se accetto… dovrò viaggiare con gli altri custodi, vero?”
    “Sì.”
    “E va bene…” disse, afferrando il Keyblade, che divenne subito viola, mentre il ciondolo prendeva la forma del suo Digivice.
    Immediatamente, il pavimento s’illuminò, per poi far apparire una serie di figure, che il neo custode riconobbe.
    “Capisco… Quindi in fondo… devo comunque ringraziare anche loro…” disse, per poi scomparire nella luce.
     
    Ryo evocò il Keyblade, riuscendo così finalmente ad infrangere la sfera.
    Usando tutte le sue forze, cominciò a muovere il Keyblade verso il basso, allargando così la crepa creatosi.
    “Ehi, voi là dentro, mi sentite?” urlò. “Se sì, sbrigatevi ad uscire da qui, non resisterò ancora a lungo!”
    Senza farsi attendere, la barriera che circondava i ragazzi e i custodi cominciò a muoversi verso l’uscita, per poi scontrarsi con essa.
    Ryo venne sbalzato indietro per il colpo ricevuto, per poi osservare il gruppo uscire finalmente dalla sua prigione.
    “Menomale.” Fece Sora, facendo sparire la barriera. “Cominciavo a temere che non saremmo più usciti da lì.”
    “E tu chi sei?” chiese Kairi.
    “Un nuovo custode, ma ora allontaniamoci da qui. Dark, sono tutti liberi!” urlò Ryo al custode sopra di loro, che stava distraendo il mostro con una serie di attacchi magici.
    “D’accordo! Hikari, fai tornare subito nel loro mondo i ragazzi e i Digimon che non appartengono a questo!” urlò di risposta il custode dell’equilibrio.
    La custode annuì, per poi aprire i varchi.
    “Andate.” Disse rivolta agli altri.
    “No! Dov’è finito mio fratello? E Ken?” fece la sua omonima.
    “Dark li ha già spediti a casa.” Rispose Ryo, avvicinandosi a loro. “E voi ora dovreste raggiungerlo.”
    A vederlo, Hikari e Takeru spalancarono gli occhi.
    “Aspetta, ma tu sei…”
    Ma Ryo non gli diede tempo di finire la frase, spingendoli dentro il varco.
    “Mi dispiace, ma non ho ancora dimenticato. Se mai dovessi tornare, allora forse ne riparleremo. Portate le mie scuse a Ken.”
    “Perché l’hai fatto?” chiese Daisuke.
    “Sei ancora troppo giovane per capirlo. Ora andate anche voi!”
    Il gruppo di Daisuke lo guardò storto, per poi obbedire e sparire dentro il varco.
    “E Taiki invece dov’è? Non ci avrebbe mai voltato le spalle!” fece Shoutmon.
    “Infatti non l’ha fatto. È stato spedito via con la forza.”
    “E Yuu?” chiese Nene.
    “Se ti riferisci a quel ragazzino biondo, è scappato con il cavaliere. Probabilmente sono tornati anche loro nel vostro mondo.”
    La ragazza annui.
    “Grazie.” Disse, prima di sparire assieme agli altri nel varco.
    “E Koji e Koichi?” chiese Takuya.
    A quella domanda, Ryo abbassò lo sguardo.
    “Koji è svenuto dopo aver sconfitto la forma precedente di Lucemon, ed è diventato anche lui un custode…”
    “Davvero? Fantastico!” fece JP.
    “E… Koichi?” domandò Tommy.
    Ryo non rispose subito.
    “Che fine ha fatto Koichi?” richiese Zoe.
    “Koichi… è stato acquisito da Lucemon…”
    A quella notizia, non solo i guerrieri leggendari, ma anche gli altri custodi sussultarono per la sorpresa.
    “Cos’hai detto?” chiese incredulo Takuya, prendendo per il colletto Ryo. “Ripetilo se hai coraggio!”
    “Mi dispiace… Non siamo riusciti ad impedirlo…”
    Il guerriero leggendario lo lasciò cadere a terra, per poi voltarsi verso Dark.
    “Non ci resta che sperare che riesca a vendicarlo…”
     
    Dark scansò una sfera oscura che il mostro gli lanciò contro dalla bocca.
    “Beh, dato che ora sono tutti in salvo…” disse, puntando il Keyblade contro il mostro. “Posso anche farti sparire definitivamente. Non posso perdonarti per quel che hai fatto… Sparirai dentro Kingdom Hearts, per l’eternità!”
    Detto ciò, caricò sulla punta dell’arma una sfera bianca, al cui interno si poteva vedere una sfera più piccola di colore nero.
    “Addio, Lucemon!” urlò, per poi prendere la sfera e lanciarla contro il mostro, che la inghiottì.
    Pochi secondi dopo, l’avversario cominciò ad agitarsi, e dal suo interno il corpo iniziò a deformarsi.
    Sotto gli occhi di tutti, il Digimon esplose, rilasciando centinaia di codici blu che tornarono verso il nucleo del mondo.
    Lentamente, le terre e gli oceani cominciarono a ricomparire.
    “Ci sei… riuscito…” fece Koji, riprendendo i sensi e osservando lo spettacolo.
    “Già, ma il tuo intervento è stato fondamentale. L’hai colto di sorpresa, e questo ti ha permesso di sconfiggerlo.” Rispose il custode, mentre tutti loro cominciavano ad atterrare sul mondo rinato.
    “Finalmente il Mondo Digitale è tornato al suo antico splendore!” esultò JP.
    “Però… Koichi non potrà vederlo…” mormorò Koji.
    “Non è detto.” Disse Dark. “Lucemon aveva acquisito tutto il mondo, ma ora che è stato sconfitto, esso sta tornando al suo aspetto originario, quindi è probabile che anche a tuo fratello sia stato riservato lo stesso destino.”
    Gli occhi di Koji si illuminarono.
    “Probabilmente vi starà aspettando da qualche parte.” Continuò il custode. “Tu rimani pure qui a cercarlo. Quando la guerra avrà inizio, verrai chiamato. Purtroppo non puoi tirarti indietro.”
    “Lo so. Me l’ha detto anche quella voce… ma non importa. L’importante è che Lucemon sia stato eliminato e che ci sia ancora una speranza di poter riabbracciare mio fratello.”
    Dark annuì, per poi girarsi verso Ryo.
    “Tu invece cosa vuoi fare?”
    “Mi sembra ovvio, no?” rispose lui, portandosi il Keyblade sulla spalla. “Avete un posto libero, vero?”
    “Non so il perché, ma ho l’impressione che abbiamo appena trovato un altro pazzo come noi.” Disse ridendo Marco, facendo scoppiare l’ilarità nell’intero, meno che Dark e Hikari.
     
     
    Hikari era nuovamente sdraiata sul letto, senza alcuna volontà di fare qualcosa.
    Fu il bussare alla porta a distrarla leggermente, anche se non sufficientemente per rispondere.
    “Sono Dark. Posso entrare?”
    Quella frase però fu abbastanza per riportarla alla realtà.
    “Dark? Che cosa vuoi?” chiese sorpresa, mentre la porta si apriva, lasciando entrare il custode.
    “Hikari… devo parlarti di una cosa. Ti chiedo solo di ascoltare fino alla fine.” Disse Dark, lasciando che la custode lo guardasse con aria interrogativa.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:17
  10. .
    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Ok, anticipo che a causa di un fenomeno paranormale più comunemente chiamato "esami", questo capitolo potrebbe essere l'ultimo per un po', dato che poi dovrò recuperare le forze e la fantasia per scrivere il prossimo XD.
    Detto ciò, ringrazio nuovamente Liberty89 per avermi fatto da betareader e per avermi suggerito la canzone che trovate ad un certo punto del capitolo.
    Infine non mi resta che augura un "in bocca al lupo" a tutti i lettori che come me si apprestano all'esame, per poi passare subito a rispondere alle recensioni:
     
    @ Armitrael: *scioccando le dita* maledizione, e io che speravo che il falso Dark inganasse XD. Per la fusione tra Kairi e Hikari... al momento non è prevista, mi dispiace. Invece Dexter... ammeto che sto pensando a qualcosina... *fa cadere qualche fulmine alle sue spalle*
    @ Yusei Trek: Purtroppo non si può scegliere la skin... altrimenti tornerei anch'io a quella di prima XD Si, avrei voluto fargli sbagliare la fusione, ma per motivi di fantasia, ho dovuto rinunciarvi fin dall'inizio XD Per i capitoli... purtroppo non posso tagliarli a metà, altrimenti rovinerei la storia...
    @ francix94: Beh, la fusione, come ho detto, è stata una mia invenzione, usata per la prima volta con quei due personaggi solo nel precedente capitolo di Equilibrio XD. Lo sfogo... non potevo farne a meno XD
     
    E ora, vi lascio al capitolo! Buona lettura a tutti!
    P.S.:
    Non odiatemi per la frase finale, ma ditemi voi se non ci stava bene XD
     
     
    Capitolo 55: Procedere con l’evacuazione. Dark… sarai in grado di sconfiggermi? - Torna all'indice dei capitoli

    “Allora, cosa succede?” chiese Rexenet, raggiungendo Dark assieme a Light in una delle stanze vuote della gummiship.
    “È stato emesso il verdetto.” Rispose atono il custode.
    “Quindi?”
    “È come pensavamo. Sarà quel mondo il campo di battaglia.”
    “Merda!” esclamò Rexenet, dando un pugno alla parete.
    “In fondo, era la cosa più prevedibile…”
    “Già… Ora però dobbiamo occuparci del problema più grave…”
    “Fammi indovinare… l’evacuazione di miliardi di persone?” chiese ironico Rexenet.
    “Una bazzecola…” fece Light.
    “Mi spiace, ma dovrete occuparvene voi due da soli… Gli altri custodi non sono ancora pronti ad affrontare questa questione… e temo che per un po’ Hikari non sarà nel pieno delle sue forze…”
    “A proposito… non credi di essere stato un po’ troppo duro? L’hai letteralmente demolita psicologicamente… Non è uscita dalla sua stanza nemmeno per mangiare, e non fa entrare nessuno a parte Kairi…”
    “Era inutile farle avere illusioni. Almeno in questo modo, soffrirà subito e poi dopo starà meglio. Altrimenti, avrebbe continuato a tormentarsi inutilmente per chissà quanto tempo.”
    “Io proprio non ti capisco… Hai fatto tutto questo per lei, per rispettare la promessa che le hai fatto anni fa… e quando finalmente potrebbe andare tutto bene, la tratti in quel modo?!”
    “Non era solo per la sua promessa… ci sono altri fattori in mezzo di cui non mi è possibile parlare…”
    “Come sarebbe a dire?!” urlò Rexenet, prendendo per la maglietta Dark. “Ora cominci a non dire più niente anche a noi? Passi per l’entità che ti rivela il campo di battaglia e che ti dà le istruzioni su cosa fare, ma per il resto credevo non ci fossero segreti fra noi tre!”
    “Mi spiace, ma non posso proprio. Se ve lo dovessi rivelare… sarebbe la fine…”
    Il custode delle tenebre lo spinse a terra, per poi aprire un varco.
    “Tsk. Quando fai così, sei insopportabile… Va beh, allora noi cominceremo con l’evacuazione… Light, da chi dici di iniziare?”
    “Direi che ci conviene con il Presidente…”
    “Era ciò che temevo… Nuovamente circondati da decine di pistole senza alcun motivo…”
    “Potremmo considerarci fortunati se non useranno il nucleare…”
    “Bella consolazione…” detto ciò, Rexenet tornò serio. “Beh, allora questa sarà l’ultima volta per un bel po’ che ci salutiamo, eh?”
    “Già… Ci rivedremo quando inizierà la guerra. Conto su di voi.”
    “Tranquillo. Non abbiamo intenzione di vedere il nostro universo finire. Costi quel che costi, lo salveremo! E tu vedi di non distruggerlo prima, chiaro?” chiese ironicamente.
    “Farò il possibile.” Rispose il custode, accennando a un sorriso divertito, mentre gli altri due scomparivano dentro il varco.
     
    Dark si ridestò dal suo breve sonno a causa di qualcuno che stava bussando insistentemente sulla porta.
    Il custode sospirò, per poi andare ad aprire, ritrovandosi di fronte Kairi.
    “Posso entrare?” chiese lei.
    Dark si tolse da davanti alla porta, lasciandola entrare.
    “Sei qui per Hikari, vero?”
    La custode annui.
    “Sì… Sono preoccupata. Da quando siete usciti da quell’illusione, è caduta in depressione, e non mi vuole dire il perché. Continua solo a ripetere che è colpa sua… Tu sai di cosa sta parlando?”
    Dark sbuffò.
    “Temo sia colpa mia… Diciamo che ho perso in controllo e le ho spiattellato in faccia la verità, senza usare un minimo di tatto…”
    “Verità? Quale verità?”
    “Il perché sono così. Il perché disprezzo con tutto me stesso l’amore. Il perché preferisco rimanere da solo. In poche parole, gran parte di ciò che sono diventato è per via di Hikari. Perché non mi ha fatto sapere che era sopravvissuta, sebbene fosse diventata un Nessuno. Immagino si possa definire come trauma infantile…”
    “Quindi tu le hai detto…”
    “Hikari mi si è dichiarata.” La interruppe lui. “Mi ha chiesto se l’amavo, ed io le ho detto che era troppo tardi, e che è stata colpa sua…”
    Il silenzio che avrebbe dovuto prendere posto in quella triste discussione fu anticipato dal rumore dello schiaffo che Kairi rifilò a Dark, il cui suono riecheggiò nel vuoto della stanza.
    Il custode rimase in silenzio, col viso girato per la forza della principessa della Luce.
    “Io… Io… Io non riesco proprio a capirti!” urlò la custode. “Credevo che ci tenessi a Hikari! Credevo che nonostante tutto le volessi bene! E tu… tu…”
    “Non ho scusanti, lo riconosco. Come riconosco che sono stato un emerito bastardo. Definirmi senza cuore sarebbe un complimento… Credi forse che non ne sia consapevole? Sbagli, lo so perfettamente… ho sempre saputo tutto…”
    La custode si diresse a passi pesanti verso la porta.
    “Non so i particolari… Ma mi rifiuto di credere che il tuo amore possa essere sparito così nel nulla. Nemmeno un Nessuno dimentica completamente quel sentimento, sebbene non possa provarlo… E tu che sei ancora un umano completo dovresti provarlo senza problemi. Come disse Sora tempo fa, anche nell’oscurità più profonda si trova la luce… e lo stesso vale per il tuo cuore.”
    “No, credimi. È impossibile per il mio amore ritornare.”
    “Nulla è impossibile. Sono sicura che Hikari farà riemergere quel sentimento che tu tanto disprezzi… E non te ne pentirai…” disse Kairi, andandosene e chiudendo la porta.
    “Nel momento stesso in cui quel sentimento dovesse tornare da me… Quello che ho fatto adesso a Hikari mi ucciderebbe… il mio cuore collasserebbe su se stesso, incapace di sopportarlo.” Disse il custode, guardandosi le mani, per poi chiuderle a pugno.
     
    I custodi erano tutti riuniti attorno al tavolo, intenti a finire la colazione, quando Dark entrò nella stanza.
    Noto subito l’assenza sia di Hikari sia di Kairi.
    “Light e Rexenet se ne sono andati.” Disse, sorprendendo tutti.
    “Andati? Cosa intendi?” chiese Riku.
    “Abbiamo scoperto quale sarà il campo di battaglia per la guerra, ma è abitato. Sono andati a evacuarlo, ma potrebbero volerci settimane, se non mesi. Probabilmente li rivedremo solo all’inizio dello scontro.”
    “Vuoi dire che sapete già una cosa così importante?” domandò Saiko, saltando in piedi. “Allora perché non andiamo subito laggiù, e ci prepariamo ad accogliere il nemico?”
    “Stupido! Se non troviamo altri custodi, finiremo in una situazione di minoranza rispetto al nemico… e non possiamo permettercelo. Poi come vi ho detto, Light e Rexenet dovranno prima convincere e poi far evacuare miliardi di persone… e questo nel minor tempo possibile. Nel frattempo, noi ci occuperemo di fare altre due cose, altrettanto fondamentali.”
    “Che sarebbero?”
    “La prima, come ho già detto, consiste nel riunire più custodi possibili dispersi nell’universo, per poterli così guidare al campo di battaglia. Secondo… l’addestramento di quelli nuovi, cosa di cui mi occuperò io stesso, a partire da oggi.”
    “Perché ho come un brutto, ma proprio brutto presentimento?” chiese Marco, mentre assieme a Tsuna e Saiko deglutiva.
    “Finalmente! Cominciavo ad annoiarmi! Allora, di cosa si tratta? Fare il giro di un mondo in 5 minuti? Migliorare la mira?” chiese Pan.
    “Per il momento, dobbiamo compensare il fatto che Marco, Saiko e Tsuna non sono capaci di volare. Poi Pan, avrò bisogno del tuo aiuto per insegnare a tutti ad individuare l’aurea di altre persone, in modo da non rischiare di cadere in agguati.”
    “Ci insegnerai veramente a volare?” chiese Saiko sorpreso.
    “Beh, tu dovresti aver già avuto modo di seguire il corso… Siccome userò lo stesso metodo di Gohan…”
    “Intendi mio padre?” chiese la Sayan.
    Dark annuì.
    “Diciamo che ho avuto modo di osservare le lezioni di volo che ha dato a tua madre.”
    “Come? Ma è successo anni fa, è impossibile che tu possa averci assistito!”
    “Questo è un segreto, che per il momento è meglio non rivelarti, mi spiace. Ma quando arriverai sul campo di battaglia, temo ti sarà tutto chiaro.”
    Il custode poi si rivolse agli altri tre neo custodi. “Su, seguitemi. Andremmo nella stanza d’addestramento.”
    “Stanza d’addestramento? C’è una cosa del genere qui sopra?” chiese Tsuna.
    “Non è stata praticamente mai usata dopo la prima prova ma credo che per noi vada più che bene.” Disse Dark, per poi avviarsi, seguito dai quattro.
     
    “Allora… direi che prima di tutto, debba spiegarvi per bene cosa significa essere un custode. Per cui dovrai ascoltare anche tu, Pan.” Cominciò il custode dell’equilibrio.
    “Beh, a preservare la pace nell’universo, no?” rispose lei.
    “Questa è la versione corta e facile. Come tutti voi avete potuto costatare, il Keyblade vi permette di ottenere poteri solitamente inaccessibili. Ne sono la prova Sora e Riku, che sono riusciti ad usare la fusione sebbene non appartenessero al mondo di Pan. In poche parole, il Keyblade vi rende potenzialmente in grado di usare qualsiasi tecnica, ma sempre a condizione che abbiate il Keyblade. E questa è la differenza tra i custodi normali e i custodi dell’equilibrio. Io infatti sono in grado di acquisire i poteri degli altri mondi indipendentemente dal fatto che usi o meno il Keyblade.”
    “Immagino sia per questo che tu sia in grado di usare lo Sharingan, il Byagukan e l’alchimia, vero?” chiese Saiko.
    “Esatto. Tuttavia, anche per gli altri custodi ci sono possibilità di apprendere diverse arti di altri mondi. Un esempio è proprio il volo, che nel caso di Sora, Riku e Kairi, proviene dal mondo di Peter Pan.”
    “Peter Pan? Vuoi dire che in giro per l’universo c’è anche lui?”
    “E Sora ci ha avuto a che fare un paio di volte. Ed è stato grazie a lui e ovviamente a Trilli che hanno appreso la capacità di volare.”
    “E tu?” chiese Pan. “Da quanto ho capito, non sei stato in viaggio con loro fin dall’inizio.”
    “Io sono custode praticamente da quando sono nato. Saiko, Marco e Tsuna lo hanno visto quando sono stati costretti ad entrare nel mio cuore. E nel mio caso, è stata la mia volontà a farmi imparare a volare… oltre che allenamenti massacranti, che consistevano anche dal buttarsi giù da un palazzo.”
    “Cavoli… A momenti rimpiango Reborn…” deglutì Tsuna.
    “Oh, credimi. Nemmeno Reborn arriverebbe a far fare allenamenti come quelli a cui mi sottoponevo io. Mi circondavo da tornado di fuoco, mi facevo colpire ripetutamente da fulmini, mi scagliavo contro tempeste di neve… A volte tutto questo assieme…”
    “Altro che allenamenti, i tuoi erano tentativi di suicidio!” fece Marco. “Nemmeno noi con gli Yeerk siamo arrivati a tal punto!”
    “Punti di vista. Ad ogni modo, non dobbiamo parlare di me. I Keyblade sono una chiave e non solo per la loro forma. Sono in grado di aprire e chiudere i mondi. E, come è successo in passato, sono anche lo strumento con cui è possibile distruggerli…”
    “D-Distruggerli? I Keyblade sono così potenti?”
    “Sono un’arma leggendaria. In condizioni normali, solo una persona all’universo dovrebbe esserne in possesso. Ma dato che per condizioni normali intendo un periodo di pace assoluta, capite bene che è un’utopia.”
    “Quindi ci sono sempre stati diversi custodi?”
    “Beh, mai come adesso. Prima erano un numero ridotto, e erano individuati e addestrati in apposite scuole. Una si trovava a Radiant Garden, mentre quella principale aveva un mondo tutto suo, ora inagibile e conosciuto come Castello dell’Oblio.”
    “Cosa?” fece Saiko. “Vuoi dire che il Castello dell’Oblio altri non è che la vecchia scuola per custodi?”
    “È il suo nuovo aspetto, ma non ha più quella funzione. Come ben sai, chi entra in quel castello si perde nella propria memoria o, com’è successo con Sora, perde gradualmente i ricordi, man mano che ci si addentra.”
    “Quindi alla fine è inutilizzabile…”
    “Non proprio. Aqua è l’unica in grado di riportarlo al suo aspetto originario, ma per farlo, deve prima uscire dalle tenebre in cui si trova ora. Ad ogni modo, la scuola sarebbe inutile in questo momento.”
    “Perché?”
    “Provaci tu a riunire migliaia di custodi, se non di più, e addestrali. Io stesso mi limiterò a voi quattro. Gli altri se la dovranno cavare da soli.”
    “Ok, abbiamo capito. Ora puoi mostrargli il tuo metodo per volare, così passiamo alla pratica e lasciamo perdere questa noiosissima teoria?” lo interruppe Pan.
    Dark sospirò.
    “Come vuoi. Beh, allora la questione è molto semplice. Il Keyblade ha sbloccato i vostri poteri nascosti, quindi in teoria sapete già volare. L’unico problema è che non ne siete consci, come non lo siete per la magia.”
    “Perciò?”
    “Vi basterà pensare di voler volare. Ma dovrete concentrarvi, almeno all’inizio.”
    I tre custodi lo guardarono straniti.
    “Tutto qui?” chiese Marco.
    “Certo, credevi fosse più complicato?” rispose Pan. “Anzi, a quanto ho capito, voi potete pure saltare la parte del riunire le energie… che è la parte più difficile. Perciò vedete di non lamentarvi!”
    “Okay… Allora proviamoci.” Disse Saiko, chiudendo gli occhi, imitato anche dagli altri.
    “Dovete pensarci intensamente, o non ci riuscirete. Pensate di poter volare, e succederà davvero!”
    Per qualche minuto i tre custodi rimasero fermi a terra.
    Poi Saiko riuscì a sollevarsi da terra di qualche centimetro, rimanendo sospeso in aria.
    “W-Wow!” esclamò, riaprendo gli occhi. “Ci sono riuscito!”
    “Ben fatto, Saiko.” Disse Dark, per poi osservare gli altri due, che come se fossero nel bel mezzo di una sfida, cercarono di concentrarsi meglio.
    Qualche minuto dopo, anche Tsuna si alzò in volo, seguito subito dopo da Marco.
    “Cavoli…” fece il decimo. “Pensavo fosse più facile… come quando uso le fiamme…”
    “Beh, le fiamme ti spingono in alto, e non puoi usarle sempre. In questo modo invece puoi volare quando desideri. Su, ora atterrate e riprovateci.”
     
    Nel frattempo, Sora e Riku osservavano gli schermi, nel caso fosse apparso un nuovo mondo in pericolo.
    “Kairi ti ha detto niente?” chiese l’albino.
    Sora scosse la testa.
    “No. L’ultima volta che l’ho vista stava rientrando nella stanza di Hikari e sembrava arrabbiata…”
    “Chissà cos’è successo in quell’illusione… Non credevo che Hikari potesse ridursi in un simile stato…”
    “Qualcosa di grave. E temo che solo Dark e Hikari possano rispondere a questa domanda, ma dubito che qualcuno dei due voglia farlo…”
    “Già…”
    Il discorso dei due fu interrotto dall’allarme, che risuonò per l’intera Gummiship.
    “Come sempre, quando meno te lo aspetti…” sospirò Riku, girandosi verso gli schermi.
    “Io vado a dire a Kairi di rimanere qui con Hikari. Sarebbe inutile costringerla a venire.”
    “Buona idea.”
     
     
    “L’avevo detto io che ci saremmo ritrovati subito circondati da decine di pistole…” fece Rexenet, sbuffando.
    “Beh, credevi forse di poter apparire di fronte al presidente allo stesso modo di come appari davanti a qualsiasi altra persona?” rispose Light, guardando l’uomo seduto dietro la scrivania, che si trovava al centro di una grande stanza circolare, in quel momento piena di soldati che gli stavano puntando contro sia pistole che fucili.
    “Chi siete?” chiese l’uomo, alzandosi.
    “Credo che l’unico modo per dirglielo senza venire presi per pazzi sia questo…” disse Light, evocando il Keyblade.
    A vedere l’arma, tutti gli uomini sussultarono, mentre quello di fronte a loro sbiancò.
    “Quello è…”
    “Un Keyblade. E dalla vostra reazione deduco che il messaggio di Aqua sia arrivato anche qui.”
    “Già… e potrei sapere voi due da che parte state?”
    “Da quella della luce. In più, siamo entrambi di questo mondo. Possiamo dire che è una delle eccezioni che conferma la regola, dato che può vantare ben tre custodi.” Rispose Rexenet.
    “E cosa vi porta ad apparire dal nulla di fronte a me?”
    “Ci serve il suo aiuto. Lei è l’uomo più potente del pianeta, perciò a lei daranno più ascolto che a due ragazzi.”
    “Cosa dovrei fare?”
    “Dichiarare l’evacuazione dell’intero pianeta.” Rispose senza problemi Light.
    Per qualche secondo il silenzio scese nella stanza.
    “Cosa dovrei fare, scusate?”
    “Purtroppo questo pianeta è stato scelto come campo di battaglia della guerra. Se gli abitanti non lo abbandonano il prima possibile, rischiano di venire uccisi tutti quanti.”
    “Ridicolo! Non abbandoneremo la Terra! Parteciperemo anche noi alla guerra! Tutti gli eserciti del pianeta saranno più che disposti a farlo!”
    “Sarebbe inutile. Solo noi due volendo potremmo distruggere questo mondo come se niente fosse, e resistere tranquillamente all’esercito.”
    A quelle parole, i soldati attorno a loro alzarono la propria arma, preparandosi a far fuoco.
    “E presto arriveranno migliaia, se non milioni o peggio, di custodi coi nostri stessi poteri, se non superiori. Questo mondo diventerà un vero e proprio inferno.”
    “E dove dovremmo andare allora? E in più, come facciamo ad andarcene tutti?”
    “Abbiamo trovato un mondo in grado di ospitarvi tutti, che è disabitato. È molto simile al nostro, e un nostro amico ha già provveduto a riempirlo di città simili, se non uguali, a quelle della Terra.”
    “Rimane il ‘come’.”
    “Per quello… ci siamo noi.” Disse Light, aprendo un varco al suo fianco. “Ci vorrà molto tempo, ma con questi varchi possiamo far lasciare la Terra a tutti quanti in un tempo relativamente veloce. Ma come ben immagina, non possiamo andare di casa in casa.”
    “Lasciatemi indovinare… Dovrei fare un annuncio dicendo a tutti di radunarsi nello stesso posto per lasciare il pianeta, probabilmente per sempre?”
    “Proprio così. Ci rendiamo conto che sia una scelta difficile, ma così facendo possiamo salvare la vita a miliardi di persone.”
    L’uomo si sedette.
    “Capisco… Abbassate le armi.” Ordinò ai soldati, che obbedirono subito.
    “E va bene!” disse, rialzandosi e osservando i due custodi. “Farò come volete, a condizione che voi due siate al mio fianco durante la conferenza e che spieghiate voi la situazione. Ma ditemi… questa guerra… sarà così gravosa?”
    “Come ha detto Aqua, è una guerra che la mente umana non può nemmeno immaginare… Basti pensare che la prima ha creato l’universo come lo conosciamo ora. In un certo senso, è stata il Big Bang.”
    “Quindi questo pianeta…”
    “Potrebbe non sopravvivere alla guerra, esatto. E questo in caso di vittoria. Se dovessimo perdere, questo e tutti gli altri mondi sparirebbero. Può ben comprendere la gravità della situazione.”
    L’uomo sospirò, per poi fare il giro della scrivania e dirigersi verso la porta.
    “Vi farò sapere a breve quando ci sarà il comunicato per l’evacuazione. Vi avverto che però non ci crederanno tutti…”
    “Porteremo come prova il fatto che le stelle si stanno spegnendo una dopo l’altra.” Disse Light. “È inutile fingere che sia colpa dell’inquinamento. Sapete bene che ogni giorno spariscono delle stelle. Ogni stella corrisponde ad un mondo, perciò quando una di esse si spegne… Significa che un mondo è appena sparito nell’oscurità.”
     
     
    Quando i custodi uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una città, circondati da grattacieli, ma senza neanche una persona che girasse là attorno.
    “Umh… Ho visto più persone durante gli scontri quasi apocalittici di mio nonno…” fece Pan, guardandosi attorno.
    “Però… questa città non mi sembra abbandonata… almeno, non da troppo tempo…” disse Riku, notando una tazza fumante all’interno di un bar.
    “E cos’è successo allora? Si sono vaporizzati tutti quanti?” chiese Marco.
    “No…” rispose Dark, girandosi. “Solo… credo che possa centrare quello.”
    I custodi si girarono istantaneamente, ritrovandosi di fronte ad un Neo Shadow gigante, grande quanto i grattacieli.
    “Ah, perfetto! Aspettare qualche altro secondo per dirlo no, vero?” domandò Saiko, evocando il Keyblade.
    “Beh, cosa volete farci, me ne sono accorto anch’io poco prima di dirvelo…”
    Ma prima che qualcuno potesse rispondere, un raggio laser colpì in pieno l’Heartless, senza però sortire alcun effetto.
    “E quello da dove veniva?” chiese Sora, alzandosi in volo e superando la cima dei palazzi.
    “È meglio se venite qua anche voi… Perché non credo di potervi descrivere quel che vedo…” disse pochi secondi dopo.
    Uno ad uno, gli altri lo raggiunsero, con Marco, Saiko e Tsuna che arrivarono per ultimi, data la difficoltà nel volo.
    “Cavoli… cominciamo subito con le grandi altezze…” disse il decimo deglutendo, guardando giù, per poi girare lo sguardo.
    Di fronte a loro c’erano tre robot alti quanti i palazzi.
    Uno era blu, quello al centro viola e il terzo rosso.
    Tutti e tre tenevano in mano un fucile, puntato contro l’Heartless.
    “Sperano davvero di distruggere un Heartless in quel modo?” chiese Sora. “Più grandi sono, più è difficile che armi che non siano i Keyblade siano efficaci…”
    “Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark. “Li avvisiamo?”
    “No.” Rispose il custode, per poi volare verso l’Heartless. “Lo eliminiamo subito, così la questione finirà subito.”
    “Sapevo che avrebbe detto così…” disse sconsolato Marco, raggiungendolo assieme agli altri.
    Tutti i custodi tranne Dark evocarono il Keyblade e partirono all’attacco.
    Dark invece si girò verso i tre robot, che avevano cominciato a camminare verso di loro.
    “Tsk.” Disse, per poi voltarsi verso l’Heartless e fare per evocare il Keyblade.
    Ma nella sua mano non apparve niente, nemmeno una piccola luce.
    “Cosa?” fece sorpreso, riprovandoci. “E questo cosa significa?”
    Ma prima che potesse trovare una risposta, il robot rosso alzò il fucile, cominciando a sparare una serie di proiettili, diretti sia contro l’Heartless che contro i custodi.
    Dark lasciò perdere il Keyblade e alzò le mani, facendo apparire di fronte a se una barriera di fuoco, che impedì ai proiettili di raggiungerli.
    Dietro di lui intanto Sora e Riku, aiutati anche se di poco dagli altri, riuscirono a colpire l’Heartless, che scomparì nell’oscurità.
    “Beh, non è stato troppo difficile…” disse Sora sorridendo.
    “Ormai gli Heartless sono insignificanti per noi. Sono altri i nemici che dobbiamo temere…”
    “Ad esempio un attacco militare di ingenti proporzioni?” chiese Marco preoccupato.
    “Perché dici questo?”
    “Perché è ciò che ci sta per colpire!” rispose Saiko, indicando decine di proiettili che stavano cadendo sopra di loro.
    “Maledizione!” urlò Pan, lanciando una raffica di onde d’energia che distrussero i proiettili.
    “Temo che l’Heartless non fosse l’unico obiettivo di quei robot e di chi li comanda…” disse Tsuna, voltandosi verso Dark, che stava facendo sparire la barriera.
    “Già.” Rispose lui. “Direi che ora siamo noi il loro nuovo obiettivo…”
    Mentre parlavano, i tre robot si misero a correre verso di loro, puntandogli contro i fucili.
    “Ok, capisco che noi custodi non siamo certo messaggeri di pace, però questo mi sembra esagerato!” commentò Sora, per poi osservare i proiettili uscire dai fucili, diretti contro di loro.
    “Cosa facciamo?” chiese Marco. “È probabile che ci siano degli esseri umani là dentro, non possiamo distruggerli!”
    “Allora basterà danneggiarli agli arti. In questo modo non potranno attaccarci.” Rispose il custode dell’equilibrio, creando in mano una sfera di fuoco e nell’altra una di ghiaccio, per poi volare dritto contro il robot viola.
    “Bene… E noi quale robot affrontiamo?” chiese Saiko, impugnando il Keyblade.
    “Direi che va bene il primo che capita… Perciò spero nessuno…” rispose Marco, imitandolo.
    “Allora mi spiace deludervi ragazzi… Ma temo che quello blu stia mirando proprio a noi!” esclamò Pan, indicando il robot che correva contro loro quattro, mentre quello rosso puntava contro Sora e Riku.
    “Siete sicuri di farcela?” chiese l’albino.
    “Ma certo che sì! Sono solo degli stupidi robot, cosa possono mai far-” cominciò Pan, poco prima che un pugno improvviso del robot la colpisse in pieno, spedendola contro un palazzo che crollò su se stesso, seppellendo la ragazza.
    “Pan!” urlò Saiko, per poi riuscire a evitare giusto in tempo un altro pugno.
    Senza perdere tempo, fece girare tra le mani il Keyblade, per poi tagliare la mano al robot.
    Non appena la mano si staccò dal braccio, cominciò ad uscire un vero e proprio fiume di liquido rosso, che bagnò sia Saiko che Marco.
    “Q-Questo è…”
    “Sangue!” urlò spaventato Marco, cercando di pulirsi.
    “Cosa?” chiese Sora. “Come fa ad essere sangue? Non dovrebbero essere robot?”
    “Non lo so… a questo punto non ne sono più tanto sicuro…”
     
    Pan fece volare via un pezzo di muro che la schiacciava, riuscendo finalmente ad uscire dalle macerie del palazzo, con solo qualche taglio.
    “Coff, coff… Maledetto robot… Colpire in questo modo una ragazzina…”
    “Ehi, tu, fai più attenzione!” disse una voce poco lontana.
    Pan si girò verso la fonte, vedendo un signore sui trent’anni, con i capelli legati indietro in una coda, intendo ad annaffiare delle piante.
    “Tu… riesci a rimanere lì tranquillo in mezzo a tutto questo caos?” chiese sorpresa la sayan.
    “Beh, se proprio devo morire, preferisco che succeda mentre faccio qualcosa che mi piace, piuttosto che chiuso in un rifugio sottoterra… Tu piuttosto… sei un Angelo?”
    Pan lo guardò come se fosse un pazzo.
    “Angelo? Ho forse l’aureola? Certo che no, non sono mica morta!”
    “Capisco… però temo tu non sia aggiornata sul termine ‘Angelo’… io non intendo la visione classica. Ma se hai reagito così, immagino tu non sappia nemmeno di cosa stia parlando…”
    “Proprio così. E ora scusami, ma ho degli amici da aiutare. Se non lo avessi notato, quei tre robot giganti non sono proprio pacifici.”
    “Parli degli Eva? E dire che qui molti li considerano come portatori di pace…”
    “Non mi pare proprio.” Disse Pan, alzandosi in volo ma fermandosi, dopo che l’uomo le puntò contro una pistola.
    “Spiacente. Ma una ragazza in grado di volare e di sopravvivere ad un colpo diretto di un EVA e alla conseguente caduta, non mi sembra una ragazza che si diverte facendo shopping. Per come la vedo io, voi tutti potreste essere il dodicesimo Angelo.”
    “Ascoltami bene: primo, non voglio farti del male; secondo, puoi anche colpirmi con tutti i proiettili che vuoi, non mi farai nemmeno un graffio; terzo, non ho la più pallida idea di chi siano questi Angeli di cui continui a parlare e quarto… hai ragione, detesto fare shopping!”
    “E allora cosa sei se non un Angelo?”
    Pan sospirò, per poi evocare il Keyblade.
    “Immagino sia inutile spiegarti cos’è quest’arma, vero?” chiese.
    L’uomo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi abbassare la pistola.
    “Cavoli… Quindi siete i famosi custodi che hanno gettato nel panico l’universo… Beh, temo di non poter far molto allora.”
    “Finalmente!” esclamò Pan, volando via verso gli altri.
    L’uomo si girò a guardarla volare via.
    “Dunque questo scontro è già perso… Sarebbe inutile chiamare la base, non cesserebbero l’attacco…”
     
    Dark si fermò di fronte alla testa del robot.
    “Allora, cosa vuoi fare?” chiese, mostrando le due sfere. “Volendo potrei distruggerti con enorme facilità…”
    Detto ciò, fece sparire le due magie.
    “Ma dato che sono sicuro che tu sia un umano nascosto qui dentro, preferirei evitarlo.”
    Per qualche secondo il robot rimase immobile, per poi puntargli contro il fucile.
    Ma Dark non perse tempo e creò subito una sfera di ghiaccio, che scaglio contro l’arma, congelandola.
    Subito dopo ne creò una di fuoco, che lanciò contro il fucile, riducendolo in mille pezzi.
    Il robot però rispose subito, chiudendo le due mani attorno al custode.
    “Niente male. Ma con così poca forza, non hai speranza di potermi anche solo ferire…” disse il custode.
    “Chi siete?” chiese una voce proveniente dal robot, appartenente ad una donna.
    “Non l’avete ancora capito? E dire che ormai tutti dovrebbero conoscerci…”
    “Non hai risposto alla domanda!” disse la voce, mentre la stretta attorno a Dark aumentava.
    “Non vedo perché dovrei rispondere. Sbaglio, o siete voi che state cercando invano di uccidermi?”
    “Noi siamo la NERV, ed è nostro dovere eliminare tutti gli Angeli che ci minacciano!”
    Dark guardò il robot, per poi scoppiare a ridere.
    “Angeli?” ripeté, per poi tornare serio. “Credetemi, di recente temo che nessuno ci chiami in quel modo, dato che ormai siamo visti come i salvatori dell’universo o come i suoi distruttori. Nel mio caso… si può dire che sono colui che ha dato inizio alla fine…”
    Probabilmente la voce avrebbe risposto subito, ma furono tutti distratti dal robot blu, che dovette arretrare assieme a quello rosso dopo essere stati danneggiati dai Keyblader.
    “Cosa siete allora?” chiese la voce.
    “La parola ‘Custodi’ ti dice qualcosa?” rispose Dark, mentre gli altri lo raggiungevano, pronti ad attaccare anche il terzo robot.
    Per qualche secondo la voce rimase in silenzio.
    “Custodi?” chiese infine. “Quei custodi? Quelli del Keyblade?”
    “Cosa?!” chiese una seconda voce, sovrastando la prima. “Questi mocciosi sarebbero le uniche persone in grado di salvarci? Allora possiamo pure metterci l’anima in pace, siamo spacciati!”
    “Silenzio, Asuka!” disse la prima.
    “Ok, un litigio tra voci mi mancava…” commentò Sora, mentre il robot viola lasciava andare Dark.
    “Molto bene.” Riprese la voce. “Allora vi chiediamo di seguire gli EVA. Vi condurranno nella nostra base.”
    Non appena concluse la frase, tutti e tre i robot si girarono, dirigendosi verso dei palazzi, che si aprirono come degli ascensori, facendoli entrare.
    “Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark.
    “Direi di seguirli. Per il momento, ci conviene.”
     
    Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono dentro l’ascensore del robot viola, e stavano scendendo velocemente.
    “Cavoli, chi avrebbe mai pensato che sotto quella città ci fosse una simile struttura?” esclamò Saiko, quando ad un tratto fu possibile vedere fuori dall’ascensore.
    Si ritrovarono di fronte a diversi palazzi, di cui alcuni sbucavano dall’alto.
    “Però… Quasi da far invidia agli Yeerk… Ma immagino non sia una città normale…” disse Marco, guardando il robot.
    Quando finalmente l’ascensore si fermò, uscirono, ritrovandosi di fronte ad una donna dai capelli viola, che indossava una tuta rossa.
    “Shinji, ci vediamo quando esci dall’EVA. Voi invece dovreste seguirmi.” Disse.
    I custodi obbedirono, seguendola in un labirinto di corridoi.
    “Così siete voi i famosi custodi… Sinceramente, mi aspettavo qualcuno più grande…”
    “Beh, che importanza ha l’età, se volendo puoi distruggere mezzo pianeta con un colpo?” chiese Pan.
    “Capisco… Ma immagino che voi non siate quei tipi che distruggono tutto… almeno, non completamente…”
    “Beh, giusto per farlo notare, non siamo stati noi ad attaccare, ma sono stati quei tre robot. E dire che vi stavamo solo aiutando.”
    “Credevamo foste degli Angeli… Angeli dalla forma umana…”
    “Senti, non per criticare, ma la mia idea di angeli non è quella di esseri che distruggono tutto quanto…” disse Marco.
    “Non qui.” rispose la donna, fermandosi di fronte ad una porta e facendo passare una carta in un lettore al suo fianco.
    La porta si aprì da sola, rivelando così una sala piena di computer, al cui interno c’erano diverse persone intente a battere le dita sulle tastiere.
    In fondo ad essa c’era un panello di vetro, dal quale era possibile vedere i tre robot, ora fermi.
    “Ho portato qui i custodi, come avevate chiesto.” Disse la donna, facendo un saluto militare ad un uomo di fronte a loro.
    Aveva i capelli e la barba color castano scuro, e indossava un paio di occhiali da sole.
    “Grazie Capitano Katsuragi. Può andare dai Children. Immagino avranno molte domande da fare.”
    “Alle quali non potrò rispondere per il semplice fatto che non conosco la risposta…” disse la donna, uscendo e lasciando i custodi.
    “Da come si comporta, deduco che lei sia il capo di tutto questo, giusto?” chiese Dark.
    “Esatto. Il mio nome è Gendo Ikari, e sono il capo operativo della NERV.”
    “Piacere. Io sono Dark, mentre loro sono Sora, Riku, Marco, Saiko, Tsuna e Pan.”
    “Dunque siete voi i famosi custodi…”
    “Già. Immagino sappiate già che la nostra visita non è un bel segno.”
    “Bel segno o no, per colpa vostra i nostri EVA sono stati danneggiati. Nel caso dovesse arrivare un vero Angelo, non saremmo in grado di fronteggiarlo.”
    “Tutto qui?” chiese Dark. “Se le cose stanno così, posso riparare quei robot in pochi secondi.”
    “Impossibile!” Disse una voce femminile, anticipando l’arrivo di una donna dai capelli biondi, in camice bianco.
    “Gli EVA non sono robot qualunque. Sono il miglior ritrovato della tecnologia e della scienza umana. È impossibile che tu possa ripararli, figuriamoci in pochi secondi!”
    “Non si preoccupi. Dark è un esperto in riparazioni e costruzioni, non importa di cosa si tratta.” Disse Sora.
    “Lascia perdere. È meglio se glielo dimostro direttamente.” Rispose il custode, battendo le mani e appoggiandole a terra.
    In pochi secondi, da sotto la sua mano cominciò ad uscire dal pavimento una lancia, che infine fece girare tra le mani, per poi trasformarla in una sfera, che lasciò cadere a terra.
    “Posso manipolare a mio piacimento qualsiasi materiale, per crearne di nuovi o per riparare oggetti. Ho ricostruito città intere, perciò quei robot non possono di certo essere un problema.”
    “Ma-”
    “Va bene, accettiamo.” Disse Gendo, interrompendo la donna.
    “Chi ci garantisce che riuscirà a ripararli realmente? E poi-”
    “Ho detto che accettiamo, dottoressa Akagi.” Ripeté l’uomo, con tono che non ammetteva repliche.
    La donna fece per rispondere, ma scelse di rimanere in silenzio.
    Silenzio che venne infranto da una ragazza dai capelli color rame, che indossava una tuta rossa, sul cui petto c’era scritto 02, che entrò sbraitando nella stanza.
    “VOI!” urlò rivolta ai custodi. “Come avete osato rovinarmi la scena?!”
    I custodi la guardarono straniti.
    “E tu chi saresti?” chiese Sora.
    “Come sarebbe a dire chi sono?! Sono la ragazza contro la quale avete combattuto pochi minuti fa!”
    “Aspetta… Vuoi dire che c’eri tu dentro quel robot?” domandò Riku.
    “Wow, che intelligenza acuta, genietto…” rispose ironica lei. “Sono Asuka Sōryū Langley, vedete di ricordarvelo bene!”
    “Beh, nome facile…” commentò Marco.
    “Hai qualche obiezione?” chiese Asuka, mostrandoli un pugno.
    “Non mi sfidare, volendo potrei darti un pugno sufficiente a cambiarti definitivamente i connotati!”
    “Davvero? E dire che sembri proprio debole… Mi chiedo come sia possibile che il destino dell’universo gravi su tipi come voi… Sarebbe più sicuro se ci pensassi io!”
    “Ma davvero?” intervenne Pan. “Beh, si da caso che io sia la nipote dell’uomo più forte dell’universo, e che sono stata scelta per salvare l’universo!”
    “Che strano… io avrei detto che tu fossi solo una bambina capricciosa!”
    “Come osi…”
    “Basta!” disse Dark. “Non ho voglia di sentire stupidi litigi.”
    “E tu chi ti credi di essere, eh?” chiese Asuka.
    “Una persona che volendo può distruggere questo mondo nel giro di pochi secondi, perciò vedi di non farmi arrabbiare, per quanto difficile possa essere.”
    A sentire ciò, la ragazza rimase in silenzio.
    “Distruggere questo mondo… in pochi secondi…?” chiese la voce di un ragazzo, proveniente dall’ingresso.
    Di fronte a loro c’era un ragazzo che indossava una camicia a maniche corte bianca e un paio di pantaloni neri.
    “Ah, finalmente sei arrivato, stupiShinji!” fece Asuka, guardandolo quasi con disprezzo.
    Ma il ragazzo non l’ascoltò, e rivolse lo sguardo al capo della NERV.
    “Papà… Perché mi hai fatto chiamare?” chiese.
    “Shinji, desidero che tu accompagni quel ragazzo dagli EVA. Dice di poterli riparare, facendoci così risparmiare le spese.”
    “D’accordo…” rispose lui, per poi uscire, attendendo che Dark lo seguisse.
    “Allora io vado… Ci vediamo dopo.” Disse il custode, per poi uscire e andarsene assieme al ragazzo.
    “Grr… Quello stupido di Shinji! Come al solito subisce e obbedisce senza fare nessuna storia!” protestò Asuka.
    “Asuka, tu invece porterai a casa vostra gli altri custodi e li terrai sotto controllo.”
    “Cosa?!” fece lei. “Non se ne parla nemmeno! Non voglio avere niente a che fare con quel gruppo di smidollati!”
    “Certo… che potevano parlarne dopo averci fatto uscire…” commentò Saiko.
    “Sono in momenti come questi che mi chiedo a che pro ho salvato per due volte l’universo…” aggiunse Sora, sospirando.
     
    Dark segui Shinji in silenzio.
    “Così… tu sei un custode…” fece lui.
    “Già. Immagino che vi aspettaste qualcun altro dalla descrizione di Aqua, vero?”
    “No… non mi ero fatto nessuna idea su di voi… Semplicemente speravo di non incontrarvi…”
    “Credimi, non scegliamo noi i mondi. Quell’essere che avete cercato di affrontare, più comunemente chiamato Heartless, è il segno che il vostro mondo è in pericolo.”
    “Ma tu… Hai detto che volendo potresti distruggerlo facilmente… e io poco fa ti ho quasi stritolato…”
    Dark guardò il ragazzo.
    “Stai dicendo che c’eri tu dentro quel robot viola?”
    Shinji si limitò ad annuire.
    “Capisco… Comunque tranquillo, ci vuole molto di più per farmi del male. Sono stato ridotto in mille pezzi, eppure come vedi sono ancora qui.”
    “Quanto è vero?” chiese l’altro.
    “Cosa?”
    “Quello che ha detto Aqua. Quanto è vero?”
    Dark sospirò.
    “Tutto. Non so come facesse ad essere così informata, ma ha detto la verità. L’unica cosa che non sapeva, è la causa che ha permesso a Xehanort di cominciare la seconda guerra del Keyblade.”
    “Causa che immagino tu conosca invece.”
    “Sì, la conosco… Ma non ho intenzione di rivelarla.”
    “Come vuoi…”
    Dark guardò il ragazzo.
    “Dimmi… sei sempre così arrendevole?”
    “Sono fatto così. Non mi piace mettermi a discutere, perciò faccio ciò che mi dicono…”
    Dark non rispose subito.
    “Farai meglio a liberarti di questo modo di pensare, o non finirai bene. Te lo dice uno che ci è già passato…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Devi eliminare la tua debolezza, o essa diventerà sempre più forte, fino a quando non comincerà a consumarti. E a quel punto, per te sarà finita.”
    Sul volto del ragazzo apparve un sorriso arrendevole.
    “Come se mi potesse importare… In fondo, io sono solo uno strumento che serve per combattere… Nulla di più…”
    “Siamo tutti pedine del destino… ma non per questo, non possiamo fare nulla per evitare che accada qualcosa. Il destino si può cambiare e, allo stesso modo, tu potresti cambiare questa tua condizione.”
    Shinji non rispose, e si limitò a far passare una tessera in un lettore vicino ad una porta, che si aprì immediatamente.
    “Eccoci arrivati.” Disse, indicando i tre robot. “Con cosa li vuoi riparare?”
    “Mi basterà toccarli con le mani.” Disse, alzandosi in volo e atterrando sulla testa del robot blu.
    Shinji osservò in silenzio il custode battere le mani e appoggiarle sull’EVA.
    Esso fu investito come da un’onda elettrica, che convogliò nel suo braccio danneggiato, dal quale in pochi secondi uscì una nuova mano.
    In contemporanea, anche gli altri danni si rigenerarono, lasciando un robot praticamente nuovo.
    “E uno è fatto.” Disse Dark.
    ‘Però che strano… Ho avuto una strana sensazione… Come se fosse… vivo…’ pensò, rialzandosi in volo.
    Qualche minuto dopo atterrò di fronte a Shinji.
    “Ecco fatto. Tutti e tre i vostri EVA sono riparati.”
    “Grazie… Ma come hai fatto?”
    “Oh, una piccola eredità di uno dei miei precedenti viaggi. Si chiama Alchimia, e mi permette di manipolare tutta la materia esistente.”
    “Capisco… quindi è questo che significa essere un custode…”
    “Oh no, no… Io sono un caso a parte. Gli altri custodi non hanno questa capacità. Diciamo che… io sono unico.”
    “Unico?”
    “L’unico custode dell’equilibrio all’universo… Colui che ha dato il via alla guerra… e colui che metterà la parola fine ad essa!” rispose Dark, per poi aprire un varco. “Io torno dagli altri… Immagino siano ancora con tuo padre di là, ma non ho voglia di fare nuovamente tutta quella strada… Vuoi un passaggio?”
    “Cos’è?”
    “Potrei definirlo una specie di buco nero. Passandoci attraverso, posso andare ovunque io desideri.”
    “Capisco… No grazie, preferisco tornare a casa.” Disse Shinji, allontanandosi, mentre il custode attraversava il varco.
     
     
    “Ok… avrò affrontato Heartless, Nessuno, mostri e cose del genere, ma quasi quasi preferisco loro a questo…” commentò Rexenet, mentre di fronte a loro il presidente stava annunciando a centinaia di persone sedute di fronte a lui che aveva un’importante comunicazione, rivolta a tutti gli abitanti del pianeta.
    “Come sapete…” continuò. “Qualche settimana fa tutti noi abbiamo ricevuto il messaggio di Aqua, che annunciava che presto si sarebbe svolta una guerra che avrebbe deciso le sorti dell’universo. Ebbene, oggi ho ricevuto la visita di due custodi.”
    Non appena ebbe pronunciato quella parola, un mormorio generale si alzò nella sala.
    “Sì, avete capito bene. Da quanto hanno detto, sono i custodi del nostro pianeta, sebbene lo abbiano lasciato tempo fa per cercare di impedire questa crisi. Ma credo sia meglio che lasci direttamente a loro la parola.” Disse il presidente, per poi far cenno a Rexenet e Light di superare le tende che li celavano al mondo.
    “Ripeto: avrei preferito affrontare qualche milione di Heartless…” fece Rexenet sottovoce mentre, assieme all’amico, raggiungeva il centro del palco, dove il presidente lasciò loro il posto.
    Per qualche secondo il silenzio calò sulla platea.
    Tutte le persone presenti, giornalisti e fotografi compresi, rimasero stupiti nel vedere due semplici ragazzi.
    “Sì, lo so cosa state pensando.” Disse Light, interrompendo il silenzio. “Ma è la verità: noi siamo due dei tre custodi di questo mondo!”
    Detto ciò, mise davanti a sé la mano destra, nella quale apparve in una scia di luce il Keyblade.
    Subito dopo Rexenet lo imitò.
    “Come potete vedere, questi sono i famosi Keyblade. Un’arma leggendaria, in grado di portare sia pace che caos nell’universo. L’unica arma in grado di poter affrontare gli Heartless e i Nessuno, le creature che compongono l’esercito di Xehanort.”
    “Come mai vi fate vedere solo ora?” lo interruppe un giornalista, alzandosi in piedi.
    “Come ha detto anche Aqua, fino a poco fa per noi custodi era assolutamente vietato rivelare la nostra esistenza. Tant’è che noi abbiamo salvato questo mondo per più di dieci anni, e senza che nessuno di voi lo sapesse!” rispose Rexenet. “Ma non siamo qui solo per farvi vedere che la Terra ha i suoi custodi. Siamo qui per un motivo più grave. Molto più grave.”
    “Siamo venuti a conoscenza di quale mondo sarà il campo di battaglia della seconda Guerra del Keyblade. E purtroppo… è proprio questo pianeta!”
    Non appena finì la frase, tutte le persone presenti si alzarono in piedi.
    “State scherzando, vero?”
    “Non è possibile!”
    “Perché proprio questo pianeta?”
    “Non hanno detto che esistono tanti mondi quante stelle?”
    “Insomma!” urlò Rexenet. “Possibile che basta una misera frase per farvi cadere nel panico? Ho visto bambini più coraggiosi di voi!”
    “Voi la fate facile, con i vostri Keyblade. E poi, come potete provarci che esistono altri mondi? E che questi siano tutti in pericolo?”
    “Le stelle” rispose Light. “Credo sia arrivato il momento di rivelarvi ciò che i governi di tutto il mondo stanno nascondendo. Avrete notato anche voi che ogni notte ci sono sempre meno stelle nel cielo. Ogni stella che scompare, corrisponde ad un mondo che ha perso la sua luce, un mondo inghiottito dalle tenebre, un mondo… che ha visto la sua fine.”
    “E non è tutto! In questo momento, tutti i mondi, sebbene lentamente, si stanno dirigendo in questa direzione. In poche parole, l’universo sta collassando proprio sulla Terra! È questo il piano di Xehanort: cancellare il vecchio universo per crearne uno nuovo. Usare la luce di Kingdom Hearts per ricreare una nuova esistenza, che sottostia ai suoi ordini!”
    “Ma Kingdom Hearts non è solo un videogioco?”
    “No! La Terra è un mondo particolare: tutti ciò che noi inventiamo come storia, in qualunque forma essa sia, altro non è che un ricordo che riceviamo da un altro mondo. In poche parole, ogni fumetto, ogni film, ogni manga, ogni romanzo, ogni anime, ogni videogioco, ogni misera fantasia, altro non è che ciò che è successo, che sta avvenendo, o che potrebbe succedere in un altro mondo!”
    “Ci state dicendo che tutti i personaggi che crediamo inventati in realtà esistono veramente?”
    “Precisamente. Noi stessi abbiamo viaggiato a lungo con Sora, Riku e Kairi, i protagonisti di Kingdom Hearts. E loro hanno realmente vissuto le avventure che noi abbiamo riprodotto e che la maggior parte dei ragazzi conoscono!”
    “E non solo loro. Naruto Uzumaki, Son Goku, Paperino, Pippo, Topolino, Edward Elric, Harry Potter… Ne abbiamo incontrati a decine, e i nostri compagni in viaggio stanno continuando a incontrarne altri!”
    “E allora cosa possiamo fare per salvarci?” chiese un altro giornalista.
    “Bisogna evacuare la Terra.” Rispose Light.
    A quella frase, non solo la sala, ma tutte le persone che in quel momento stavano guardando la conferenza nel mondo s’immobilizzarono.
    Anche all’estero, i cronisti che stavano traducendo in tempo reale la conferenza non riuscirono a tradure quella frase.
    Frase che rimbalzò a tempo di record per tutto il web, venendo tradotta in tutte le lingue.
    “E-Evacuare… la Terra…” ripeté il cronista, barcollando all’indietro.
    “Se rimarrete qui, non appena i due eserciti arriveranno, per voi sarà la fine. Questo mondo rischia di scomparire anche nel caso dovessimo vincere. Come ha detto Aqua, questa guerra va oltre ogni immaginazione. La prima ha creato l’universo per come lo conosciamo oggi. Una seconda non sarà da meno, anzi, potrebbe essere peggiore, perché stavolta l’oggetto per il quale si scatenò la prima, il X-Blade, è già in mano a Xehanort! Ed è l’arma più potente di tutte. Più potente anche dei nostri Keyblade.”
    “E… come faremmo ad abbandonare il pianeta? Ci sono miliardi di persone, e non abbiamo la più pallida idea di dove andare!”
    “Il terzo custode della Terra ha già provveduto a risolvere il problema. Abbiamo trovato un mondo simile a questo, dove vi sarà possibile continuare a vivere normalmente. Il nostro amico ha già costruito città in grado di ospitarvi, e ha anche fatto sì che ci sia corrente elettrica e altre comodità di cui ormai la maggior parte di voi non può fare a meno. Per quanto riguardo il trasporto…”
    Light non concluse la frase.
    Si limitò ad alzare un braccio e a far apparire dietro di lui un varco bianco, mentre dietro a Rexenet ne appariva uno Nero.
    “Questi varchi vi condurranno in quel nuovo mondo. Saremo noi stessi a tenerli aperti. Ma come potete ben immaginare, essendo soltanto in due e non potendo aprire un varco per persona, potremo trasferire le persone una alla volta, con un totale di venti varchi, il massimo che possiamo tenere aperti per molto tempo…”
    “Quindi ci state dicendo di abbandonare il nostro pianeta natale, per farlo diventare il campo di battaglia di una guerra? E credete davvero che accetteremo? Se riusciamo a far combattere assieme tutti gli eserciti della Terra, noi-”
    “Non basterebbe usare l’intero armamento atomico contro quei nemici!” lo interruppe Rexenet. “È questa la realtà: i comuni esseri viventi non possono nulla contro Xehanort e il suo esercito! Solo noi e gli altri custodi della luce possiamo fermarli! E ora vedete di decidere! O rimanete qui e vi fate eliminare, diventando così parte dell’esercito nemico, che è composto solo dai resti di esseri viventi che si sono lasciati sopraffare dall’oscurità, oppure vi mettete in salvo, con la speranza di poter tornare un giorno sulla Terra!”
    A quel punto intervenne il presidente.
    “Io ho già dato il mio permesso per questa evacuazione, rendendomi conto che è la nostra unica speranza di sopravvivenza. Ora mi rivolgo a tutti i capi di stato e a tutti i cittadini: come hanno detto i custodi, questa è la nostra sola possibilità. Io ho deciso di credere in loro, confidando che possano risolvere questa crisi, per poterci far così tornare a casa alla fine di tutto.”
    “Ed è inutile che ve lo teniamo nascosto: se dovessimo perdere questa guerra, tutti voi, assieme a tutti gli altri abitanti dell’universo, verreste letteralmente cancellati dall’esistenza. Per questo non vogliamo interferenze: se qualcuno di voi restasse qui, ci impedirebbe di combattere al pieno delle nostre potenzialità, perché penseremo a proteggerlo. Per questo vi supplichiamo di accettare questa nostra offerta! Faremo andare via tutti, fino all’ultimo, senza nessuna distinzione. Noi da adesso in poi cambieremo ogni giorno città, passando per tutte le capitali di stato: chi desidera andarsene, attenda lì. L’unica cosa che vi chiediamo è di non cadere nel panico. È l’ultima cosa che deve succedere.”
     
     
    Quando Dark uscì dal varco, si ritrovo in una sala, dove gli altri custodi erano tutti seduti per terra, mentre di fronte a loro c’erano Asuka e la donna dai capelli viola, assieme ad una ragazza dai capelli blu, che indossava un completo dello stesso colore con sotto una camicia bianca.
    “Ehilà!” lo salutò il capitano Katsuragi, appoggiando sul tavolo una latina di birra. “Non ci siamo ancora presentati! Io sono Misato Katsuragi! Piacere!”
    “Dark, piacere” rispose il keyblader, osservando la donna. Ora indossava dei vestiti più corti, e a Dark dava l’impressione che avesse bevuto un po’ troppo.
    “Allora, li hai riparati?” chiese Sora.
    “Sì. Sono tornati come nuovi. Anche se…” e mentre diceva ciò, spostò lo sguardo verso i due membri del NERV. “…ho avuto l’impressione che non fossero semplici robot… ma qualcosa di più elaborato…”
    “Cosa intendi dire?” fece Riku.
    “In qualche modo… non so il perché, ma ho pensato a degli esseri umani…”
    Sentendo ciò, la donna dai capelli viola rimase in silenzio.
    “In che senso?” chiese.
    “Non saprei… ma ho consumato più energie di quanto avessi previsto…”
    “Questo perché gli EVA non sono robot qualunque.” Lo interruppe la ragazza dai capelli blu.
    “E allora cosa sono?” chiese Marco. “Io ho combattuto a lungo contro degli alieni, ma non avevo mai visto un robot perdere sangue!”
    “Non so spiegarvelo… Lo so e basta.”
    “E figuriamoci se la bambola parlava di sua spontanea volontà!” esclamò Asuka, sbattendo arrabbiata le mani sul tavolo. “Tra te e stupiShinji, non so chi sia il peggiore!”
    “Bambola?” chiese Dark. “Perché ti chiama così?”
    “Perché mi limito a fare ciò che mi dicono, tutto qui.”
    Ma prima che qualcuno potesse replicare, un allarme risuonò per la casa.
    “E ora cosa succede?” chiese Saiko.
    La donna si alzò di colpo in piedi.
    “Un Angelo.” Disse, uscendo di casa e sporgendosi dal balcone, seguita dagli altri.
    Di fronte a loro, sebbene ancora a diversi chilometri di distanza, c’era un’enorme sfera nera, ricoperta di righe bianche, che si stava avvicinando alla città.
    “E quello cosa diavolo sarebbe?!” esclamò spaventato Tsuna.
    “Quello è un Angelo.” Rispose Misato. “Asuka, Rei, andiamo!”
    “Dove state andando?” chiese Sora.
    “Ma che domande sono? A combatterlo, ovvio! Io e il mio 02 lo faremo fuori subito, perciò state a guardare!” fece Asuka, correndo via assieme agli altri due membri della NERV.
    “Immagino sia ovvio anche il fatto che noi combatteremo contro quell’essere, vero?” domandò Riku.
    “Già.” Rispose Dark, alzandosi in volo. “Andiamo.”
    I custodi decollarono, dirigendosi subito verso la creatura e fermandosi a pochi metri di distanza.
    Non molti minuti dopo, furono raggiunti dai tre robot, che impugnarono subito un fucile a testa, pronti a far fuoco.
    “Però… veloci…” commentò Sora, evocando il Keyblade, imitato da tutti ad esclusione di Dark.
    “Come mai niente Keyblade?” chiese Riku.
    “Non ne ho bisogno.” Rispose lui, preparando una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che poi fuse assieme.
    Ma prima che potesse lanciare l’attacco, una serie di proiettili provenienti dal robot viola lo superarono, diretti verso l’Angelo.
    Ma proprio quando furono in procinto di colpirlo, l’essere scomparve nel nulla.
    “Cosa? Come ha fatto?” esclamò Pan. “Anche la sua aurea è sparita.”
    Dark si guardò in giro, cercandolo con lo sguardo.
    I suoi occhi si soffermarono ad una specie di ombra che stava apparendo sotto i piedi degli Eva viola e rosso.
    Il custode spalancò gli occhi per la sorpresa.
    “Attenti!” urlò ai due robot, che però non riuscirono ad accorgersene in tempo.
    L’ombra divenne completamente nera, inghiottendo al suo interno i due robot, e cominciando ad aumentare di dimensioni.
    L’EVA blu riuscì a saltare all’indietro, evitando così di venire inghiottito anche lui dall’oscurità.
    “Voi rimanete qui!” ordinò Dark, per poi volare verso l’ombra e buttandosi al suo interno.
    “Dark!” urlarono gli altri custodi.
     
     
    Hikari aprì gli occhi.
    “Ti sei svegliata finalmente.” Disse Kairi, che era seduta accanto a lei. “Ti sei addormentata di colpo e hai dormito per ore…”
    La custode non rispose, limitandosi a mettersi seduta sul letto.
    “Dark… mi ha raccontato ciò che è successo…” continuò la rossa, facendo spalancare gli occhi alla sorella.
    “Io… Io non posso perdonarmi… è tutta colpa mia… è colpa mia se ora è diventato così…” disse lei, mentre le sue mani tremavano.
    “Hikari…”
    “Sono stata un vero mostro. Avrei preferito non riavere indietro il cuore se avessi saputo di soffrire così tanto!”
    “Non devi dire così!” rispose Kairi, alzandosi in piedi. “Tu non hai nessuna colpa.”
    “Invece sì! Se io non avessi tenuto all’oscuro Dark, forse lui ora… forse ora…”
    Dagli occhi di Hikari cominciarono a scendere nuovamente delle lacrime.
    “Lui… mi ha in parte rivelato come ha ottenuto il Keyblade… Ha parlato di un patto scellerato che gli prometteva solo dolore… E io non ho fatto altro che alimentare questo dolore! Sarei dovuta scomparire nell’oscurità, sarebbe stato meglio per tutti!”
    A sentire ciò, Kairi perse il controllo e le diede uno schiaffo.
    “Ma perché dovete sempre reagire così?” chiese, mentre anche lei cominciava a piangere. “Tu e Dark… siete proprio uguali! Vi fate carico di tutto ciò che succede. Ma lo volete capire che non siete da soli?”
    Hikari non rispose, limitandosi a portare una mano a coprire la parte arrossata del viso.
    “Io…” disse lei, senza però trovare le parole per continuare.
     
     
    Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovò a galleggiare nell’oscurità.
    “Dove… sono…” si chiese, cercando di vedere qualcosa attorno a sé, ma senza risultato.
    “Dentro l’Angelo.” Rispose una voce.
    Dark spalancò gli occhi.
    “Chi c’è?”
    “Presto lo scoprirai… anche se la cosa non ti farà per niente piacere…”
    “Vieni fuori!” disse Dark.
    Ma la voce non diede nessuna risposta.
    Pochi secondi dopo, di fronte al custode apparvero due sfere di luce, all’interno del quale cominciarono ad apparire le sagome di Shinji e Asuka.
    Quando la luce scomparve, i due vennero lasciati galleggiare nell’oscurità.
    Dark si diresse subito verso di loro, creando una sfera di luce per illuminare la zona.
    “Ehi, voi due, tutto bene?” chiese quando li raggiunse.
    “C-Cos’è successo?” chiese Asuka, riprendendo i sensi.
    “Siete stati inghiottiti da un’ombra gigante, e io vi ho seguiti nel tentativo di salvarvi.”
    “Cos’hai detto? E dov’è lo 02?”
    “Non ne ho idea… Siete apparsi dal nulla, circondati dalla luce.” Continuò il custode, mentre anche Shinji riprendeva conoscenza.
    “E come facciamo ad andarcene?” chiese lui.
    “Non lo so ancora… Ad essere sincero, questa è la prima volta che mi ritrovo nell’oscurità assoluta…”
    “Da come parli, sembra quasi che per te sia normale.” Fece Asuka.
    “Io sono un essere che sopporta sia la luce che le tenebre… Per me sono la stessa cosa. Non sono diverse e nessuna delle due ha la meglio. Per questo io sono il custode dell’equilibrio…”
    “Già. Tu sei il custode dell’equilibrio…” disse la voce di prima, mentre sotto di loro cominciava ad apparire una luce, che venne rapidamente sostituita da un pavimento, sul quale era disegnato il simbolo dello Yin e Yang.
    “E questo che posto è?” chiese Shinji, mentre tutti e tre atterravano lentamente.
    “Questo è un campo di battaglia…” continuò la voce, mentre di fronte ai custodi appariva una sfera metà bianca e metà nera.
    “Chi sei?” chiese Dark.
    “Non mi hai ancora riconosciuto?” disse la voce, mentre la sfera aumentava di dimensioni e cambiava forma, prendendo delle sembianze umane.
    Rapidamente, attorno ad essa apparvero dei pantaloni e una maglietta bianca, mentre i suoi capelli divennero castani.
    Il colore originario della sfera cominciò a venire sostituito da una pelle molto chiara, prossima al bianco, mentre le palpebre della figura si alzavano, rivelando due occhi azzurri.
    “Balance?” chiese Dark.
    “No.” Rispose lui, usando lo stesso tono di voce del custode. “Questa volta nessuna emanazione.”
    “Che storia è questa? Perché ha la tua stessa voce?” domandò Asuka.
    Ma Dark aveva gli occhi spalancati, fissi sul ragazzo di fronte a loro.
    “Dunque non ti vuoi ancora arrendere… vero Giovanni?”
    “Lo hai detto tu stesso: l’amore è comunque la più grande forza dell’universo. Non puoi eliminarmi.”
    Il custode chiuse le mani a pugno, stringendole con forza.
    “Tu… Come osi farti rivedere? Quando ti ho tolto a forza dal mio cuore, credevo ti sarebbe stato chiaro che non avevo più intenzione di riaverti tra i piedi!”
    “E tu credevi davvero che il tuo amore potesse rimanere seduto a far niente? Soprattutto dopo ciò che hai fatto a Hikari?”
    “Tu sei solo l’incarnazione della mia più grande debolezza! Tu non dovresti nemmeno esistere!”
    “Emh… Asuka, tu hai capito cosa sta succedendo?” chiese Shinji.
    “No… non ne ho la più pallida idea… E questo mi manda sui nervi!”
    Giovanni sorrise.
    “Davvero la pensi così? Strano… quando hai conosciuto Hikari, non mi sembravi dello stesso parere.”
    “Tu… Devi solo stare zitto!” urlò Dark, facendo per evocare il Keyblade, ma senza riuscirci.
    “Vuoi questo?” chiese l’altro, evocando il Keyblade.
    “Cosa?”
    “Ho bloccato il Keyblade. Mi serviva che tu arrivassi qui. E quell’Angelo mi è stato di infinito aiuto.”
    “Come sarebbe a dire? Vuoi dire che hai collaborato con l’Angelo?” chiese Asuka.
    “In un certo senso. Ho fatto in modo che inghiottisse qualcuno di voi, in modo che Dark lo inseguisse per salvarlo. Io posso prendere forma solo in questo mondo di tenebre, perciò era l’unica soluzione.”
    “Ci stai dicendo di averci usato come esche?”
    “Precisamente, e me ne scuso. Ma era l’unica soluzione.”
    “Come mai proprio noi? Potevi usare qualcuno dei suoi amici.”
    “Questo perché… voi due siete i potenziali custodi della luce di questo mondo.” Rispose Giovanni, per poi lanciare il Keyblade a Dark, che lo prese al volo.
    “E ora? Vuoi metterli alla prova per vedere chi riuscirà ad evocarlo?” chiese lui.
    “Proprio così.” Rispose l’altro, per poi schioccare le dita.
    Sotto i due piloti degli EVA apparve una nuova ombra, che li inghiottì.
    “Chi di loro riuscirà ad affrontare l’oscurità e ad uscirne, sarà il nuovo custode. E così, non saranno un tuo limite.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Non ti è ancora chiaro?” chiese Giovanni, mentre tra le sue mani prendeva forma un Keyblade.
    Un Keyblade che Dark ricordava bene.
    Il X-Blade dell’equilibrio.
    Kuroshitsuji II Ost - Dance Macabre - (Black Sound Selection Vol.2) 
    “Dark… sarai in grado di sconfiggermi? Sarai in grado di annientare il tuo stesso amore?”
    Il custode lo guardò di traverso, per poi puntargli contro il Keyblade.
    “Se questa sarà la battaglia per eliminarti definitivamente, accetto volentieri la sfida. Tu non entrerai più nella mia vita!”
    “Davvero? Allora forza, affrontami. Chi vincerà: Giovanni, l’incarnazione del tuo amore, o Dark, il custode dell’equilibrio che ha rifiutato tale sentimento?”
    “La risposta mi sembra ovvia…” rispose Dark, per poi partire all’attacco contro l’altro. “L’amore non può vincere!”
    Come se fosse d’accordo, dal Keyblade del custode partì un raggio oscuro, che si diresse verso Giovanni, il quale lo infranse semplicemente muovendo il X-Blade.
    “Tutto qui?” chiese, per poi imitarlo, colpendolo in pieno stomaco con un calcio e spedendolo diversi metri indietro, facendogli sputare sangue.
    “Ho la tua stessa forza, i tuoi stessi poteri… L’unica differenza tra noi due è che io ho tutti i tuoi sentimenti, con l’aggiunta dell’amore, mentre tu sei privo di quest’ultimo.”
    Il custode si rialzò con l’aiuto del Keyblade.
    “Interessante… Dunque se hai i miei stessi punti di forza…” disse, creandosi due piccole barriere attorno alle orecchie. “…hai anche i miei punti deboli!”
    Detto ciò, appoggiò il Keyblade a terra e cominciò a muoverlo, facendo pressione e provocando così uno stridio.
    Giovanni lasciò cadere il X-Blade, portandosi le mani alle orecchie per attutire il rumore.
    Pochi secondi furono sufficienti a Dark per restituire il calcio ricevuto, assieme ad un pugno sul naso.
    “Urgh… non male…” fece l’incarnazione, rialzandosi e pulendosi con la mano il sangue che colava dal naso.
    Dark fece scomparire le barriere.
    “Ho sempre avuto un udito fino, e non ho mai sopportato simili rumori. Perciò anche per te doveva essere la stessa cosa.”
    “E… Perché non mi hai eliminato subito?” chiese Giovanni, sorridendo divertito.
    Il custode si girò.
    “Non vale la pena darmi da fare contro un avversario di così poco valore.”
    “Forse non ti è chiaro un concetto…” disse l’altro, per poi corrergli incontro, con il X-Blade pronto a colpire Dark, che parò l’attacco.
    “Solo uno di noi uscirà vivo da qui, e chiunque sarà avrà il controllo completo del tuo corpo!”
    “Quindi vorresti riprenderti ciò che hai perso?”
    “Proprio così. Tu… Non hai la benché minima idea di come mi sia sentito l’altro giorno!” fece Giovanni, cominciando a piangere. “Tu… Hai mandato tutto all’aria. Ti devo forse ricordare cos’hai fatto quanto hanno ferito a morte Hikari?”
    “Non ne ho bisogno, grazie.” Disse Dark respingendo l’attacco, per poi battere velocemente le mani a appoggiandole a terra.
    Immediatamente dal pavimento sbucarono fuori un centinaio di spilli giganti, tutti diretti verso Giovanni, che si limitò ad imitare la sua controparte, creando una barriera che contrastò l’attacco avversario.
    “Ottima idea, ma non sufficiente.” Disse, per poi alzare il X-Blade, facendo partire un raggio rosso verso il cielo nero.
    Dark spostò lo sguardo verso l’alto, sgranando gli occhi quando vide migliaia di sfere infuocate cadere giù, come le gocce di pioggia di un improvviso temporale.
    Fece per creare una barriera ma Giovanni lo attaccò prima che potesse crearla, costringendolo ad uno scambio continuo di affondi e parate, mentre attorno a loro le sfere toccavano il suolo ed esplodevano.
    “Sei solo uno stolto Dark. Tu non potrai mai vincere. Non adesso. Il tuo gesto non ha fatto altro che fortificarmi. Sei riuscito a farmi provare il desiderio di vendetta!”
    “Quanto mi dispiace.” Rispose ironico l’altro. “Purtroppo per te, non ho intenzione di cedere facilmente!”
    Detto ciò, diede una ginocchiata in pieno volto all’altro, che però lo imitò.
    I due si allontanarono, tenendosi entrambi il naso.
    “Te l’ho già detto: tu non sei più forte di me, come io non lo sono di te. Arrenditi e lascia che io torni al mio posto.” disse l’incarnazione dell’amore.
    Dark si pulì il sangue con la mano, per poi scoppiare a ridere.
    “Credi davvero che rinuncerò a tutto ciò che ho fatto per diventare così? Sei tu lo stolto, ma in fondo, lo sei sempre stato.”
    “Io almeno non cerco di fingere di essere privo di sentimenti!”
    “E io non mi faccio rodere il cuore per uno di essi! L’ho detto e lo ripeto… i sentimenti sono per i deboli!”
    “E allora perché l’Organizzazione XIII è stata sconfitta?”
    “Perché loro cercavano di riottenere i loro cuori! Loro volevano dei sentimenti! Per me è il contrario!”
    Il Keyblade di Dark si illuminò.
    “Ti eliminerò qui, ora! Tu la smetterai di interferire con le mie decisioni!”
    “Come vuoi. Vorrà dire che sarò io ad eliminare te. Nel tuo stato attuale non vinceresti la guerra. Non puoi affrontare Xehanort. Ti sconfiggerò e ti acquisirò, diventando così completo a tutti gli effetti e ricreando il me stesso originale!”
    “Non credo succederà! Se non riuscirò ad eliminarti, allora ti farò tornare nel Keyblade, e lì resterai per sempre!”
    “In questo caso, allora non ci resta che mettere la parola fine a questa storia.” Disse Giovanni, impugnando meglio il X-Blade.
    “Per una volta, sono d’accordo!” rispose Dark, per poi partire all’attacco in contemporanea al suo sentimento mancante.
    I Keyblade dei due custodi si sfiorarono l’uno contro l’altro, trapassando ad entrambi il petto.
    I due sputarono in contemporanea del sangue, che andò a sporcare ulteriormente il volto di ambe due.
    Giovanni sorrise.
    “M-Maledizioe… Per… pochi… centi… metri…” disse, mentre su Balance scendeva il suo sangue. “Non ci… sono… riuscito…” concluse, per poi dissolversi come polvere al vento, assieme al X-Blade.
    Dark si accasciò a terra, tenendosi coperta la ferita al petto.
    “E cerca di non tornare… più…” fece, mentre rimarginava la ferita con la magia.
    Dopo essersi assicurato di aver fermato l’emorragia, si sdraiò a terra, con il volto rivolto verso l’alto e gli occhi chiusi, cadendo poi nel sonno.
    Senza che se ne accorgesse, il pavimento su cui riposava cominciò a dissolversi nell’oscurità, facendolo così precipitare nuovamente dentro essa.
     
     
    “Si può sapere dove diavolo siamo finiti?” esclamò arrabbiata Asuka, cercando una via di fuga da quelle tenebre complete.
    “È inutile. Non c’è via di scampo. Non siamo custodi, non abbiamo i nostri EVA… Siamo inutili…” fece Shinji.
    “Ottimista come sempre, eh? Io non ho intenzione di morire qui, senza essere vista da nessuno. Preferirei venire spazzata via mentre piloto l’EVA, sotto gli occhi di tutti!”
    “Davvero desideri ciò?” chiese una voce.
    “Questa voce… non è la stessa di prima…” disse Shinji, guardandosi attorno.
    “Che sia… l’Angelo?”
    “No. Non sono l’Angelo…”
    Mentre diceva ciò, sotto i loro piedi apparve un nuovo pavimento, completamente bianco.
    Al centro di esso si trovava una Catena Regale bianca, sospesa nel vuoto.
    “La scelta è vostra. Purtroppo non posso concedere ad entrambi il Keyblade… Ma voi due siete gli unici su questo mondo in grado di usarlo, se solo lo desiderate. Il destino per voi ha comunque grandi progetti. Sia che accettiate o no.” Disse la voce.
    “Cos’è, sei in contatto con chi controlla il destino? O sei proprio tu a controllarlo?”
    “Il destino non è alla mia portata. Posso solo fare delle previsioni. Shinji Ikari. Asuka Sōryū Langley. Chi di voi due accetterò, si farà carico di un grande onere. Dovrà lasciare questo mondo, e dovrà combattere nella guerra che presto avrà luogo.”
    “Dobbiamo proprio?” chiese Shinji. “In fondo, a noi cosa può importare? Non siamo in grado di fare qualcosa…”
    “Tsk. Immagino che chi parteciperà a questa guerra, diventerà famoso in tutto l’universo, vero?”
    “Non è detto. Forse se riuscisse a distinguersi, e solo nel caso in cui i custodi della luce dovessero vincere.”
    “Tutto qui? Ok, allora non ci sono problemi!” disse Asuka, dirigendosi verso il centro del pavimento e prendendo in mano il Keyblade, che divenne subito rosso.
    “Io, Asuka Sōryū Langley, diventerò famosa in tutto l’universo. Tutti mi riconosceranno come colei che ha collaborato al suo salvataggio!”
    “Asuka…” fece Shinji, guardandola sorpresa.
    “Come vuoi.” Disse la voce. “Allora se lo desideri, posso mandarti subito sul mondo in cui avrà luogo la guerra.”
    “Puoi davvero farlo?”
    “Sì. Lì troverai altri due custodi, che in questo momento stanno evacuando quel mondo. Potresti anche venire riconosciuta da molti, dato che in quel mondo una buona parte della popolazione è a conoscenza di ciò che avviene su questo e altri mondi.”
    Detto ciò, di fronte ad Asuka apparve un varco di luce.
    “Davvero? Ottimo, eviterò inutili presentazioni!” disse, attraversando il varco senza degnare di uno sguardo Shinji.
    “E io, ora cosa dovrei fare?”
    “Ti farò tornare a bordo dell’EVA. Tu devi continuare a difendere questo mondo dai suoi eventi interni. Asuka un giorno potrebbe tornare e in quel caso deve trovare un mondo in vivere.”
    Di fronte a Shinji apparve una fortissima luce.
    Il ragazzo, sebbene a fatica, riuscì a vedere cosa c’era di fronte a lui.
    Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi.
    “Ora devi andare.” Disse la figura di fronte a lui. “Dark è già in salvo. Distruggi quest’Angelo e fai attenzione a ciò che succederà da questo momento in avanti.”
    Shinji provò a dire qualcosa, senza però riuscirci.
    La luce lo illuminò, facendolo scomparire nel nulla.
     
     
    “Dark! Dark, riesci a sentirmi?”
    La voce di Sora risuonò nelle orecchie del custode, mentre finalmente apriva gli occhi.
    “Menomale, stai bene.” Disse il custode.
    Dark era sdraiato a terra, e attorno a lui c’erano tutti i Keyblader.
    “Cos’è successo là dentro?” chiese Riku. “Eri pieno di ferite, quasi allo stesso livello dell’altra volta.”
    Dark sorrise.
    “Ho… sistemato un vecchio conto in sospeso… Shinji e Asuka?”
    “Hanno provato a tirarli fuori, ma hanno recuperato solo l’EVA di Asuka e… lei non c’era… Hanno trovato solo la tuta che indossava.”
    “Tuta? Ma non indossava una tuta quando l’ho vista lì dentro.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Era vestita come l’avevamo vista oggi e non era dentro l’EVA, e lo stesso valeva per Shinji. Ma li ho persi di vista…”
    Prima che qualcuno potesse replicare, la terra cominciò a tremare.
    “Ehi, guardate l’ombra!” esclamò Marco.
    I custodi si girarono verso essa, vedendo che si stava crepando. Dalle crepe in continua formazione prese a uscire una grande quantità sangue, come se l’ombra nera stesse venendo ferita.
    “L’Angelo…” disse Riku, osservando la sfera nel cielo, che divenne completamente nera.
    Improvvisamente cominciò ad agitarsi dall’interno, fino a quando una mano gigante non lo trafisse da dentro, per poi spaccarlo a metà, riversando sulla città una vera e propria cascata di sangue, che i custodi evitarono alzandosi in volo.
    Dall’Angelo uscì l’EVA viola, completamente ricoperto di sangue.
    Solo che ora, a differenza di prima, aveva una bocca, completamente spalancata, e stava urlando versi incomprensibili.
    “Cosa… Cos’è successo a quel robot?” domandò Saiko, mentre le due parti dell’Angelo cadevano a terra, prive di vita.
     
    I membri della NERV tirarono fuori Shinji che era privo di conoscenza.
    “Ci penso io.” Disse Dark, per poi far avvolgere il ragazzo da un’aurea verde.
    Pochi secondi dopo, egli aprì gli occhi, mettendosi seduto.
    “Dove… sono?”
    “Fuori dall’Angelo. Non ricordi niente?” chiese Sora.
    “Io… Mi ricordo solo…” poi si fermò, spalancando gli occhi. “È vero! Asuka!”
    “Sai cosa le è successo?” chiese Dark.
    “Una voce ci ha offerto un Keyblade. Asuka l’ha preso, e la voce ha detto che l’avrebbe spedita sul mondo dove si svolgerà la guerra… ed è sparita in un varco di luce!”
    “Davvero? Allora puoi stare tranquillo. Là ci sono due nostri compagni, ci penseranno loro ad accoglierla.” Lo calmò Dark, per poi girarsi verso gli altri custodi.
    “Okay, direi che qui abbiamo finito. Possiamo andarcene.”
    “Sicuro?”
    “Sì. Siamo finiti qui solo per soddisfare il desiderio di un ragazzino viziato, che ha avuto ciò che meritava.”
    “Aspetta… vuoi dire che hai incontrato Hakai?” chiese Saiko.
    “No. Si trattava di un altro ragazzo, molto più temibile… almeno per me…” concluse il custode dell’equilibrio, enigmatico come sempre, aprendo un varco e sparendo al suo interno.
    “Ma ora te ne starai buono per sempre…” mormorò, poco prima di arrivare sulla Gummiship.
     
     
    “Argh!” urlò Asuka, cadendo fuori dal varco e finendo per terra.
    “Che modi…” disse, rialzandosi.
    Cioè che vide la lasciò di stucco.
    Di fronte a lei c’erano centinaia di persone, distribuite in venti file, al cui capo c’erano sia varchi uguali a quello che l’aveva portata lì, sia neri.
    “Cosa sta succedendo qui?” domandò ad alta voce.
    “E tu chi sei?” chiese una voce dietro di lei.
    Asuka si girò, ritrovandosi di fronte a Rexenet e Light, entrambi con il Keyblade in mano.
    “Oh, allora siete voi i custodi di cui parlava quella voce!” esclamò. “Beh, ho il piacere di presentarvi la nuova custode che salverà l’universo! Il mio nome è-”
    “Impossibile! Quella è Asuka Sōryū Langley!” disse una voce proveniente da una delle file.
    “Ma allora è vero che quei personaggi esistono realmente!”
    “Wow, non pensavo avrei mai visto nulla del genere!”
    Asuka sorrise.
    “Non pensavo di essere così famosa…”
     
     
    Un ragazzo dai capelli azzurri si svegliò lentamente.
    La prima cosa di cui si accorse era di essere sdraiato su un letto, e che quella non era camera sua.
    “Dove sono finito…” si chiese, mettendosi seduto.
    “Oh, finalmente ti sei svegliato.” Fece una voce proveniente dalla porta.
    Un ragazzo di circa vent’anni, coi capelli rossi tutti all’insù, si avvicinò a lui.
    “Ti ho trovato privo di sensi per la strada, e la cosa più ovvia che ho pensato è stata quella di aiutarti. Dopotutto, non sia mai detto che voglia essere ricordato solo per essere stato un membro dell’Organizzazione XIII.”
    “Chi sei…?”
    “Il mio nome è Lea, piacere. E il tuo?”
    “Il mio è Black Star.”
    “Allora dimmi Black Star, da dove vieni?”
    “Beh, è ovvio, io vengo dalla-”
    Ma si interruppe, mentre finalmente nella sua mente tornavano i ricordi di ciò che era successo.
    Nei suoi occhi rivisse le scene a cui aveva assistito.
    “Il mio mondo… è stato distrutto…”
    A sentire ciò, Lea si fece serio.
    “Cos’hai detto?” chiese.
    “Un certo Hakai… è arrivato e ha cominciato a distruggere tutto… Io l’ho attaccato per primo, ma… Mi ha steso come se niente fosse e ha distrutto… Ha distrutto…”
    Senza alcun preavviso, diete un pugno alla parete, lasciandolo il segno.
    “MERDA! NON SONO RIUSCITO A SALVARLA!” urlò arrabbiato.
    “Ehi, cerca di calmarti!” fece Lea.
    “Tsubaki… Ha ucciso per prima Tsubaki, distruggendola… Poi ha fatto lo stesso con tutti i miei amici… e poi…”
    Mentre pensava ciò, nella sua mano destra apparve un Keyblade azzurro, che aveva come ciondolo una stella gialla. “Mi sono ritrovato con questo in mano e non ho pensato due volte prima di attaccare. Non mi ricordo altro…”
    “Quello è un Keyblade.” Disse Lea. “Era da parecchio che non ne vedevo uno di persona…”
    “Io l’ho visto la prima volta quando quei ragazzi sono arrivati tempo fa… e poi durante il messaggio di Aqua…”
    “Cosa vuoi fare allora?” chiese l’ex membro dell’Organizzazione.
    “E ovvio, no?” disse Black Star, alzandosi in piedi sul letto. “Io, Black Star, l’uomo più grande di una divinità, vendicherò i miei amici e il mio mondo, trovando ed uccidendo con le mie mani Hakai!”
    Lea sorrise.
    “E poi… scusa, potresti ripetermi come ti chiami per piacere?” chiese Black.
    “Lea. Got it memorized?” disse lui, evocando due Chakram avvolti dalle fiamme.
  11. .
    Genere: Avventura
    Titolo: Equilibrio
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, con crossover con vari anime/manga/film/telefilm/fan fiction
    Rating: Giallo
    Warning: Spoiler, Violenza, Morte (per la violenza intendo tipo ferite profonde, schizzi di sangue, ma non descritti in maniera troppo approfondita. Per la morte, mi limito solo ad aggiungere il fatto che il personaggio è morto)
    Pairing: Non c'è nessun paring al momento in progetto.
    Trama: Fin dall’inizio dei tempi le forze del male e del bene sono sempre state separate, ma in perfetto equilibrio. Cosa succederebbe se queste due forze si unissero in un custode del Keyblade? Qual è il collegamento del nuovo custode con la luce e le tenebre?
    Note: Nessuna
    Wordcounter: 222823, ancora in corso
  12. .
    (mettendo davanti a se un manichino di se stesso, che viene subito trafitto da qualche migliaio di armi diverse) O-Ok, credo di aver fatto un leggero ritardo...
    Perciò, per prima cosa, vi chiedo scusa per questo mese di sospensione della fiction, ma non è stato un capitolo facile da scrivere (anche se non difficile quanto il 55...)
    Beh, anticipo ringraziando infinitivamente Liberty89 per aver pazientemente rivisto il capitolo, stando alzata fino all'uno di notte XD.
    Poi, immaginando che vi stiate facendo un test per verificare di non essere impazziti... No, il titolo del capitolo è proprio quello... E non chiedetemi cosa mi sono preso, sarà lo stress pre-esami XD
    Perciò, dopo il crossover di 75 anime/manga/libri/film/etc che ho fatto nel precedente capitolo (sto ancora aspettando il premio per il record del mondo XD) vi lasciò ad un'altra mia follia... che potrebbe avere conseguenze permanenti sulla vostra psiche (perciò non accetto reclami di alcun tipo, chiaro? XD)
    Ok, detto ciò... passiamo alle recensioni!


    @ Yusei Trek: Emh... ci credi se ti dico che non ho mai visto una puntata di nessuno dei due? Cmq mi fa piacere che nonostante la lunghezza, sia riuscito a prenderti. E preparati alla sua apparizione, al mio nuovo mostro! (dietro di lui cadono dei fulmini)
    @ francix94: Suvvia, sono solo 75 crossover XD (osserva il fucile puntato contro) Emh... ok, forse sono un po' tantini... ma è un capitolo che avevo in mente da molto tempo... prima ancora di cominciare la fic XD.
    @ Armitrael: Beh, non credo che qualcuno non abbia trovato almeno un mondo di suo gradimento, li ho messi tutti XD (cmq la sesta serie dei digimon per me promette bene... staremo a vedere XD)
    @ Liberty89: Oh, ma io sono pazzo! MUAHAHAHAHAHAHAH!!! XD E lo sai che è la mia specialità lasciare con il fiato sospeso (anche se con questo capitolo, credo priverò molti del respiro XD). E tranquilla, è tutto scritto nella mia mente (l'unico motivo per cui voi lettori non mi avete ancora trucidato probabilmente XD). E grazie ancora per l'aiuto!
     
    Ok... E ora, preparatevi alla follia pura, sperando che Toriyama mi perdoni XD
     
     
    Capitolo 54: Nuovo potere e dipartita. Tu… mi ami? - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari si avvicinò alla porta di Dark, alzando il braccio per bussare.
    Ma pochi secondi prima di farlo, si fermò.
    “Perché non ti sfoghi mai? Ti farebbe bene, sai?”
    “Non ne ho bisogno. Ho già versato troppe lacrime in passato, e il mio corpo ormai le rifiuta. Inoltre… quei sentimenti non mi appartengono più…”
    Quelle parole riecheggiarono nella sua mente, mentre la mano tornava al suo posto.
    “Hikari, che succede?” chiese Tsuna, passando lì vicino e notandola.
    La custode saltò per lo spavento.
    “N-Niente, non preoccuparti…” rispose lei, allontanandosi.
    Tsuna la guardò, per poi sospirare e guardare la porta di Dark.
    “Cavoli… certo che l’amore colpisce proprio le persone sbagliate…” commentò, per poi andarsene.
     
    “Grazie Kairi, non li sopportavo più i capelli così lunghi!” esclamò Sora, passandosi le mani tra le ciocche castane, ritornate alla loro consueta misura e forma.
    “Di niente Sora, anche a me faceva strano vederti così!” rise la rossa.
    “Allora, novità?” chiese il castano avvicinandosi a Riku.
    “Nessuna… Nessun mondo incontrato finora risultava essere in pericolo… Forse l’annuncio di Aqua ha sortito il suo effetto…”
    “Non sperateci troppo.” Intervenne Dark, entrando in quel momento nella sala.
    “Perché dici così?” domandò Marco.
    “Se quel messaggio è stato ricevuto da tutto l’universo, come credi l’abbia preso la maggior parte della gente?”
    “Beh… Non bene immagino…”
    “Già. Purtroppo Aqua ha gettato nel panico l’intero universo, nella speranza di poterlo salvare…”
    “Ma forse è meglio così.” Intervenne Rexenet. “Ora non dobbiamo più nasconderci. Ormai tutti sono a conoscenza di noi, sebbene non possano riconoscerci istantaneamente.”
    “Ad ogni modo, non mi sarei mai aspettato un simile risvolto…” commentò Riku. “Credevo che questa guerra sarebbe passata inosservata ai più…”
    “Questa guerra coinvolgerà l’universo intero.” Disse Hikari, entrando nella sala assieme agli altri custodi. “Nessun mondo può considerarsi al sicuro, proprio come ha detto Aqua. È meglio che lo sappiano fin d’ora e combattano per proteggerlo.”
    “Non so… Ma di sicuro, ora saremo noi a pagare le conseguenze di questa scelta…” rispose l’albino, mentre l’allarme cominciava a suonare.
    “Ci siamo.” Disse, facendo apparire sui monitor il mondo individuato.
    “Bene. Vediamo di non perdere tempo.” Fece il custode dell’equilibrio, aprendo un varco.
     
     
    Quando Dark e gli altri uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una strada.
    Prima che potessero realizzarlo, il suono di un clacson dietro di loro li costrinse a volare subito in alto, portando chi non era in grado di farlo.
    “Cominciamo bene… tanti cari saluti ad una misera possibilità di anonimato…”fece Light, atterrando sul marciapiede assieme ai compagni, mentre i passanti cominciavano ad indicarli.
    “E quelli chi sono?”
    “Possibile che siano quei famosi custodi?”
    “No, non può essere… Perché dovrebbero essere venuti qui da noi?”
    “Perfetto…” sospirò Sora. “Quest’esperienza mi mancava…”
    “Voi… Siete i famosi custodi?” chiese una ragazza, avvicinandosi assieme ad altre due.
    “Ormai sarebbe inutile negarlo.” Rispose Dark, girandosi verso di loro.
    Per qualche secondo nessuno parlò.
    “Fantastico!” urlò infine una delle tre ragazze. “Dovete venire assolutamente con noi, vogliamo sapere tutto quanto!”
    Questa reazione lasciò di stucco tutti i custodi.
    “Ehm… Niente panico per via della nostra presenza?” domandò esterrefatto Marco.
    “Scherzi? Potremo vantarci di aver parlato con i salvatori dell’universo! Chi se la lascia sfuggire un'occasione del genere?”
    “Ah, ecco, mi pareva strano…” fece sottovoce Rexenet a Light.
    “Cosa facciamo?” chiese Riku.
    “Beh, forse in questo modo potremo scoprire cosa mette in pericolo questo mondo. Va bene, risponderemo alle vostre domande. Solo… non qui in mezzo alla strada.” Disse Hikari.
    “D’accordo! Allora seguiteci!” dissero insieme le tre ragazze, per poi avviarsi, mentre le altre persone aprivano letteralmente il passaggio ai custodi.
    “Ehi, se tutti i mondi dove andiamo ci accolgono così, a me va più che bene!” commentò Marco.
     
    “Umh… Questa è la prima volta che vedo un fast food pieno zeppo di persone svuotarsi così di colpo…” fece Rexenet, non appena si fu seduto ad un tavolo assieme agli altri.
    “Sembra che voi tre siate le uniche persone che non ci temono.” Osservò Kairi.
    “Beh, diciamo che mettiamo da parte la paura. E se ci fosse stata una nostra amica, lei di sicuro non avrebbe fatto il benché minimo cenno. Purtroppo è nuovamente malata… Non l’abbiamo ancora vista da quando c’è stato il messaggio di quell’Aqua…”
    “Ci confermate quindi che qui tutti l’hanno visto, vero?”
    “Certo. La notizia sta ancora riempiendo tutte le testate giornalistiche della Terra.”
    “A proposito… Dark, temo che quel nuvolone sia per noi.” Disse Light, indicando un polverone che si avvicinava velocemente.
    “Ehm… Temo siano giornalisti…” fece Saiko.
    Dark non rispose e si limitò a battere le mani, per poi appoggiarle a terra.
    Istantaneamente, di fronte al ristorante si alzò una barriera di cemento, che li chiuse all’interno.
    “Ecco fatto, così non verremo disturbati.” Disse come se niente fosse.
    Le tre ragazze fissarono il nuovo muro con occhi spalancati.
    “C-Come hai fatto…?”
    “Semplice alchimia, niente di che.” Rispose il custode. “Allora, diteci: oltre ad Aqua, è successo qualcosa di strano in questo mondo?”
    “B-Beh, oltre alla nostra amica che continua a prendersi tutte le malattie esistenti al mondo, direi di no…” esclamò una delle tre.
    “Come sarebbe a dire tutte le malattie?” domandò Tsuna.
    “Beh, ormai è da poco più di un anno che è così. Continua ad ammalarsi e ad assentarsi da scuola. Suo nonno non ci permette nemmeno di vederla… E dire che abita pure in un tempio.”
    “Questo è strano.” Commentò Riku. “Non sono molto esperto, ma difficilmente una malattia dura così a lungo… e poi voi avete parlato di più malattie, giusto?”
    “Già. Dopo qualche giorno ritorna a scuola sana come un pesce e preoccupata per lo studio che ha perso.”
    “È fin troppo palese che non sta realmente male.” Disse Dark. “Sta solo nascondendo qualcosa.”
    “Lo sapevo! C’entra quel suo fidanzato!” esclamò una delle tre.
    “Parli di Inuyasha?” chiese una delle due rimanenti. “Non credo, ogni volta che lo vediamo è sempre preoccupato per Kagome, dubito fortemente che le faccia qualcosa…”
    “Però devi ammettere che non è uno normale. Insomma, va bene odiare le scarpe, ma andare in giro per la città a piedi scalzi e portare la propria ragazza per tutto il tragitto sulle spalle è leggermente strano, no? Senza contare quello che sembra il fodero di una spada che ha sempre dietro. Poi avete notato le sue unghie? Non se le taglierà da almeno qualche anno…”
    “Scusate se vi interrompo… ma potremmo evitare di cadere nel pettegolezzo, per piacere?” chiese Rexenet.
    “Oh, sì, scusateci. È che ogni volta che ci pensiamo, rimaniamo sempre sorpresi dal fatto che la nostra amica si sia innamorata di un tipo del genere.”
    “Potreste portarci da questa vostra amica?” domandò Dark, attirando su di sé lo sguardo degli altri custodi.
    “Pensi che abbia a che fare in qualche modo col destino di questo mondo?” azzardò Pan.
    “È probabile. Come ho detto, nasconde qualcosa.”
    “Beh, lo faremo volentieri, ma tu hai chiuso l’unica uscita…”
    “Mi basterà far sparire il muro. Ma non andremo a piedi.”
    “Ci porterete via volando?”
    “No, con un altro mezzo di trasporto, decisamente più veloce e comodo.” Rispose il custode, facendo aprire un varco accanto a loro.
    “E questo cos’è?!” chiesero le tre ragazze assieme.
    “Potete vederlo come una specie di teletrasporto. Vi basterà entrare e pensare a dove andare, e arriverete in quel luogo.”
    “Aqua aveva proprio ragione. Voi custodi superate l’umana immaginazione!”
    “E fortuna che non hanno visto il tuo potere, Marco.” Fece sottovoce Saiko all’animorph, ridendo.
    “Spiritoso…” rispose lui, mentre entravano nel varco, guardando con la coda dell’occhio Dark che faceva sparire il muro, rivelando decine di giornalisti che fecero subito irruzione del fast food, ma senza riuscire a raggiungerli in tempo.
     
    Il varco si riaprì di fronte ad un grosso albero, che era circondato da una piccola recinzione.
    “Fantastico!” urlò una delle tre ragazze. “Siamo veramente arrivati subito al tempio di Kagome!”
    Dark non prestò ascolto alle loro parole e si guardò attorno.
    C’erano diversi edifici, tutti uniti tra di loro da un giardino, al centro del quale c’era un signore anziano, intento a pulire il terreno dalle foglie.
    “Ehilà!” lo salutarono le tre ragazze.
    “Salve!” rispose lui, girandosi. “Mi spiace, ma Kagome sta di nuovo male. Stavolta le è venuta la varicella.”
    “Di nuovo? Ma è già la terza volta!”
    “Si tratta di una forma particolare e rarissima. Purtroppo è anche altamente contagiosa. Mi spiace, ma non potete salutarla.”
    “Ehi, vecchio!” fece Pan, interrompendolo. “Perché stai mentendo?”
    Il signore smise di pulire.
    “Come ha detto, scusi? E poi, lei chi sarebbe?”
    “Siamo i famosi custodi.” Disse Light, raggiungendo Pan assieme agli altri.
    “E io sono in grado di sentire le auree delle persone. E in nessuno di questi edifici c’è qualcuno. Quindi o è morta, o non c’è.”
    “E-Ecco… In verità è in ospedale…” rispose lui, mentre una goccia di sudore scivolava lungo la testa.
    “Davvero? Allora ci dica dove, che l’andiamo a trovare.”
    “Vi ho detto che non può ricevere visite, è contagiosa.”
    “Siamo immuni a qualsiasi virus o batterio. Non abbiamo paura.” Fece Rexenet.
    “Basta così! Vi ho detto che sta male e che non può vedere nessuno! Ora andatevene!” disse il signore, cercando di mandarli via.
    “È chiaro che la vostra amica non è in casa. E nemmeno in ospedale.” Osservò Dark, parlando alle tre ragazze.
    “Ma non è che vi state intestardendo sulla questione?” chiese una delle tre.
    “C’è un solo modo per verificarlo…” disse il custode, chiudendo gli occhi. “Scoprire la verità!” esclamò, riaprendoli e rivelando lo Sharingan.
    “Vuoi… scavare nella sua memoria?” domandò sorpreso Sora.
    “Solo quel che basta per vedere dove si trova sua nipote. Non gli farò del male.” Rispose lui, avvicinandosi al signore, fissandolo negli occhi e impedendogli così una probabile fuga.
    Qualche secondo dopo, egli cade a terra, svenuto.
    “Ehi, tutto bene?” chiesero le tre ragazze, soccorrendolo.
    “Venite.” Fece Dark, avviandosi verso uno degli edifici laterali e aprendone la porta.
    Era completamente vuoto, tranne che per una scala che portava di fronte ad un vecchio pozzo.
    “E questo cosa significa?” chiese Pan. “Non sento nessuna aura nemmeno qui.”
    “Da quel che ho visto, la famosa Kagome scompare in questo pozzo. Purtroppo non ho potuto scavare ulteriormente nella sua memoria, o avrei finito col danneggiarla.”
    Detto ciò, il custode dell’equilibrio si avvicinò al pozzo, per poi evocare il Keyblade.
    “Vediamo se nasconde qualcosa…” fece, puntando la punta dell’arma verso il fondo.
    Immediatamente, una luce illuminò il pozzo intero, dall’interno del quale cominciò ad uscire una folata di vento, accompagnato da alcune foglie.
    “Cosa?” disse Sora sorpreso.
    “Dobbiamo buttarci qui dentro.” Rispose Dark, per poi saltare dentro il pozzo.
    “Come sarebbe a dire?” domandò Tsuna, osservando i compagni imitarlo.
    “Dobbiamo… davvero scendere là dentro?” disse infine sconsolato, per poi fare come gli altri.
     
     
    “Quanto tempo pensi di stare via?” chiese un ragazzo dai capelli bianchi, con un paio di orecchie da cane e un kimono rosso, rivolgendosi ad una ragazza dai capelli neri che indossava un completo scolastico e che sulla schiena portava un arco assieme a delle frecce, mentre si avvicinavano ad un pozzo.
    “Non lo so. Devo recuperare diverse materie, e in più voglio scoprire se anche nel mio tempo è stato ricevuto quello strano messaggio.”
    “Capisco… quindi non più di tre giorni.”
    “Ti ho appena detto che non ne ho idea!” rispose lei urlando, per poi interrompersi, distratta dal pozzo, che s’illuminò di colpo.
    “Cosa sta succedendo?” chiese il ragazzo, tirando fuori da un fodero una spada piuttosto rovinata, che però cambiò subito aspetto, diventando più grande e spessa. “Perché il pozzo si è attivato prima che tu lo raggiungessi?”
    “N-Non lo so… Ma sembra stia per arrivare qualcuno…” rispose la ragazza, impugnando l’arco e preparando una freccia.
    Pochi secondi dopo, dal pozzo uscì Dark, seguito a ruota dagli altri custodi, ad esclusione di Saiko, Marco e Tsuna, che non sapendo volare, rimasero sul fondo.
    “Cavoli… Dobbiamo proprio farci spiegare come fanno…” fece l’animorph, per poi cominciare a scalare i rampicanti che c’erano sulle pareti del pozzo, insieme agli altri due.
    Il resto del gruppo nel frattempo atterrò di fronte ai due abitanti di quel mondo, che non posarono le armi, anzi, si prepararono a colpire.
    “Cavoli, bell’accoglienza…” commentò Rexenet, osservandoli.
    “Chi siete?” domandò la ragazza.
    “Lascia perdere, Kagome! Due di loro hanno un odore simile a Naraku, devono essere delle sue emanazioni!” urlò l’altro, partendo all’attacco brandendo la spada. “Siete finiti!”
    Ma Dark, senza neppure evocare il Keyblade, si mise di fronte a lui e fermò la lama con la mano, arretrando di qualche centimetro.
    “Non male… Hai una forza notevole e la tua spada è piuttosto affilata. Sono pochi coloro che riescono a tagliarmi…” disse, mentre dal palmo della mano scendeva del sangue.
    “Cosa?” fece l’uomo cane, saltando all’indietro. “Ha fermato Tessaiga a mani nude, facendosi solo un taglietto?!”
    “Inuyasha, lascia fare a me!” urlò Kagome, scoccando la freccia, verso Rexenet, che la fermò con due dita.
    Tuttavia, dovette immediatamente lasciarla cadere a terra, coprendosi le dita con l’altra mano.
    “Cavoli, è bollente!” fece, osservando la scottatura che era apparsa sulla sua pelle.
    “Impossibile… Ha fermato la mia freccia sacra con due dita…”
    “Freccia sacra?” chiese Rexenet. “Ah, ora capisco tutto. Dev’essere piena di luce… E per un essere di tenebre come me, può essere nociva…”
    “Inuyasha! Kagome!” urlò una voce sopra di loro, anticipando l’arrivo di un grosso gatto bianco volante, che somigliava ad una volpe con tre code.
    Sulla sua schiena si trovava una ragazza in armatura accompagnata da un uomo vestito da monaco, sulle cui spalle c’era un bambino con una coda da volpe.
    I tre saltarono giù, atterrando a fianco dei due.
    “E questi chi sono?” chiese il monaco, cominciandosi a togliere una specie di collana che aveva attorno ad un pezzo di stoffa sul palmo della mano destra.
    “Non ne abbiamo idea… sono sbucati fuori dal pozzo Mangiaossa, e sono incredibilmente forti… Hanno fermato sia Tessaiga che una freccia sacra, rimanendo solo leggermente feriti.”
    “Allora proviamo con questo!” fece il monaco, puntando verso i custodi il palmo della mano destra e togliendo la collana, facendo così cadere la stoffa.
    Immediatamente, si creò un forte vortice, che cominciò a risucchiare verso di sé tutto quanto, con un'incredibile forza.
    “Che razza di tecnica è?!” urlò Pan, cercando di resistere alla furia del vento.
    Dark non si scompose e creò una sfera nera, che lanciò verso il monaco, ma prima che essa potesse raggiungerlo, venne risucchiata dallo strano vortice che aveva sul palmo della mano.
    “È inutile! Il mio vortice risucchia tutto senza distinzioni e-”
    Il monaco, però, fu fermato da una fitta proveniente dal suo corpo, che lo costrinse a cadere sulle ginocchia e a chiudere la mano, annullando così il vortice.
    “Argh! C-Cosa mi hai fatto?” chiese con rabbia, rivolgendosi al custode.
    “Non preoccuparti, non dovrebbe succederti niente di grave. Ti ho dovuto fermare, visto che ci avete attaccato senza motivo.”
    “Già! Si può sapere cosa vi passava per la testa? Attaccate chiunque vi si presenti davanti?” chiese Kairi.
    “Beh, voi non siete chiunque. Che razza di demoni siete?” chiese Inuyasha.
    I custodi si guardarono tra di loro.
    “Demoni?” chiese Marco, uscendo finalmente dal pozzo assieme agli altri. “Non sappiamo di cosa tu stia parlando…”
    A vederlo, gli occhi di Inuyasha si ridussero a due fessure.
    “E allora perché tu hai addosso l’odore di non so quanti animali? Anzi, sembra che sia tu stesso ad emanare quegli odori!”
    “Aspetta un momento, cosa stai dicendo?” chiese l’animorph, non capendo il senso della frase.
    “Il mio olfatto è molto sviluppato e nessuno di voi è un comune umano! Senza considerare quelli che hanno fermato la freccia di Kagome e Tessaiga, che sembrano veri e propri demoni!”
    “Ok, questa nomea credo di meritarmela…” fece Rexenet. “Certo, non mi aspettavo di finire in un mondo dove qualcuno scoprisse così facilmente la mia oscurità…”
    “Mondo?” ripeté Kagome, mentre nella sua mente tornava il discorso di Aqua. “Voi siete dei custodi?”
    A sentire quella parola, i suoi amici si girarono verso di lei.
    “Cosa stai dicendo, Kagome?” chiese Inuyasha. “Non possono essere custodi, non hanno nemmeno quel coso, come si chiamava…”
    “Ti riferisci per caso…” fece Dark, evocando la sua arma. “…al Keyblade?”
    Subito dopo, anche gli altri custodi lo imitarono.
    A quel punto, l'uomo che aveva scatenato il vortice cominciò a contarli. “Undici… Proprio come diceva Aqua…” disse, rialzandosi con l’aiuto della ragazza in armatura. “Quindi voi dovete essere i custodi che stanno viaggiando per l’universo…”
    “Temo che quel numero includa anche altri custodi, che in questo momento non sono con noi.” Esclamò Sora, sorridendo. “Il nostro numero aumenta di giorno in giorno. Come ha detto Aqua, ogni mondo sta scegliendo i propri custodi.”
    “E cosa vi porta su questo?” chiese Inuyasha, alzandosi e preparando nuovamente la spada per attaccare.
    “A cuccia!” urlò Kagome, per poi sentire il tonfò di Inuyasha che cadeva a terra di colpo, come se fosse stato tirato giù a forza.
    “Si può sapere cosa ti prende?!” urlò, rialzandosi a fatica.
    “Cosa mi prende? Cosa prende a TE piuttosto! Prima abbiamo sbagliato, ma ora direi che come minimo dobbiamo ascoltarli, no?”
    “Umph.” Rispose l’altro, mettendosi poi seduto per terra, voltando il capo dalla parte opposta.
    “Scusateci ancora.” Disse il monaco, avvicinandosi a Hikari e Kairi e inchinando la testa.
    “Di nient-” Ma Hikari fu interrotta dal rumore del Keyblade di Sora, che era andato a sbattere sulla testa del monaco, il quale aveva la mano sinistra tesa in avanti, verso la parte bassa del fianco destro della custode.
    “E tu cosa credevi di fare?” chiese indignato.
    “Uh?” fece Kairi, non capendo cosa fosse successo.
    “Perdonatelo.” Disse la ragazza in armatura, prendendo per un orecchio il monaco e trascinandolo via. “È un pessimo vizio di Miroku.”
    “Ma di cosa state-”
    “Non preoccuparti, Kairi. Non è nulla che tu debba sapere.”
    “Insomma Sango, che modi! Sono pur sempre un monaco!” fece Miroku.
    “Sì, un monaco pervertito!” replicò lei.
    “Allora…” intervenne Kagome, troncando il discorso dei compagni. “...potreste spiegarci con chiarezza cosa sta succedendo? Fino a poco fa credevamo che l’unico altro mondo esistente fosse l’aldilà, mentre ora sembra che ce ne siamo molti di più. È vero?” chiese la mora.
    “Come potete vedere voi stessi, non siamo di questo mondo.” Rispose Dark. “Io, Light e Rexenet proveniamo dallo stesso luogo; Sora e Riku da un altro; mentre i rimanenti ognuno da un mondo diverso. Hikari e Kairi invece provengono dallo stesso mondo, ma hanno vissuto su due mondi diversi: Kairi in quello di Sora e Riku, e Hikari nel nostro.”
    Inuyasha però prestava poco ascolto, poiché sembrava più interessato ad osservare Marco.
    “Ehm… Si può sapere che c’è?” chiese lui, notando l'insistenza del suo sguardo.
    “Non riesco proprio a capire. Emani l’odore di diversi animali, come se tu stesso fossi tutti loro.” Rispose l’altro.
    “Ah… Beh, diciamo che il motivo è semplice… anche se preferisco non dirlo così facilmente. Almeno, non ora che siamo conosciuti ovunque.”
    “Parla o ti farò a pezzi!” esclamò Inuyasha, puntandogli contro la spada.
    “Inuyasha, smettila!” urlò Kagome.
    “Vorresti sfidarmi pur di conoscere il mio segreto?” fece Marco. “E va bene, ti accontenterò… Ma prima, che ne dici di stringerci la mano? Ah, per curiosità, tu cosa saresti per l’esattezza?”
    Il ragazzo lo guardò stranito, per poi porgergli la mano destra.
    “Un mezzo demone.” Disse.
    “Davvero? Devo dire che mi mancava nella mia collezione…” commentò l’animorph, stringendogli la mano.
    Immediatamente il ragazzo cane cadde a terra, con gli occhi spenti.
    “Inuyasha!” urlarono i suoi amici, tirando nuovamente fuori le loro armi.
    “Non preoccupatevi, non gli ho fatto nulla.” Fece Marco, lasciando andare la mano dell'altro.
    Come se niente fosse, il mezzo demone si risvegliò da quell'improvviso stato di trance.
    “C-Cos’è successo?” chiese.
    “Diciamo che ho intenzione di combattere ad armi pari… Fortunatamente, come corporatura siamo simili.” Rispose il custode, allontanandosi di qualche passo.
    “Cosa intendi dire?” chiese Kagome.
    “È il suo potere.” Disse Dark. “Non notate niente di strano in lui?”
    “Cosa dovremmo not-” Miroku però s'interruppe, vedendo i capelli di Marco cominciare a crescere, fino a raggiungere la stessa lunghezza di quelli di Inuyasha.
    “Cosa?!” fece lui, brandendo meglio la spada.
    “Incredibile… Certo che sei piuttosto forte…” disse l’animorph, mentre i capelli cambiavano colore, diventando bianchi. In contemporanea anche le unghie delle sue mani cominciarono ad allungarsi, come anche i denti.
    In breve tempo, di fronte a loro c’era un altro Inuyasha, con l’unica differenza dall’originale che indossava i vestiti di Marco.
    “Credo di star male… Sto vedendo due Inuyasha!” fece il bambino volpe.
    “Non sei l’unico Shippo… e la cosa non so perché, non credo sarà positiva…” commentò Sango.
    “Interessante…” disse il mezzo demone, sorridendo. “Quindi il tuo potere consiste nel trasformarti in chi tocchi…”
    “Più precisamente, dopo aver toccato un qualsiasi essere vivente, posso trasformarmi in esso ogni volta che voglio, anche se con un piccolo limite, che ovviamente non ti dirò.”
    “Allora non mi resta che scoprirlo!”
    Ma prima che potessero partire all’attacco, una nuvola nera apparve sopra di loro.
    “Mai visto un temporale scatenarsi così velocemente…” fece Sora, scrutando il cielo.
    “No… Quella nuvola non è di un temporale…” rispose Sango, prendendo il grosso boomerang che aveva sulla schiena, mentre Kagome preparava l’arco e Miroku cominciava a togliere la collana dalla mano.
    “Deduco che voi sappiate cosa significhi quella nube, vero?” chiese Dark.
    “Beh, considerando che solitamente quando questa nube appare, arriva sempre lui… Non è nulla di buono, credetemi!”
    “E hanno ragione a crederlo.” affermò una voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì David.
    “Ehilà! E da un po’ che non ci si vede, vero?”
    A sentire quella voce, Marco si girò subito verso di lui.
    “DAVID!!!” urlò, correndogli contro, evocando il Keyblade, che venne parato da quello dell’avversario.
    “Uh, vedo che anche tu stai collezionando nuove metamorfosi, eh?”
    “Taci! Devo ancora fartela pagare per ciò che è successo agli altri!”
    “Tsk. Pare che tu non abbia preso solo l’aspetto, ma anche il carattere di Inuyasha…” disse una voce proveniente dalla nuvola.
    Un uomo dai capelli neri, con addosso una strana armatura, apparve di fronte a loro, rimanendo circondato dalla nube.
    “Naraku!” urlò Inuyasha. “Ora pagherai per ciò che hai fatto a Kikyo!”
    Detto ciò, comincio a correre verso di lui, per poi saltare e prepararsi a colpirlo con Tessaiga.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, sopra Naraku si aprì un varco oscuro, dal quale uscì uno Shadow, che venne colpito al suo posto, dissolvendosi.
    “Cosa?” fece il mezzo demone, saltando all’indietro. “E quello cos’era? Un'altra delle tue emanazioni?”
    “Sbagliato.” Rispose Dark, mettendosi in mezzo ai due. “Quello era un Heartless, un componente di quell’esercito di cui parlava Aqua. Uno dei membri più deboli, ad ogni modo.”
    “Immagino tu sia il famoso Dark.” Fece Naraku. “David mi ha parlato di te. Se ho ben capito, devo ringraziare te se ora l’universo è nel caos più totale, giusto?”
    “Io non parlerei al tuo posto. È vero, la colpa è mia, ma ciò non significa che non farò niente per impedire che ciò avvenga!” rispose il custode, evocando il Keyblade.
    “Cosa? Come sarebbe a dire che è grazie a lui se l’universo è nel caos?” chiese Kagome agli altri custodi.
    “Dark, io e Light avevamo ideato un piano per poter sconfiggere definitivamente Xehanort…” cominciò a spiegare Rexenet. “Sfortunatamente, proprio nella parte finale, Xehanort si è rivelato più furbo di quanto credessimo, e si è impadronito dell’arma che avrebbe dovuto eliminarlo, ed è stata con quella che ha dato il via alla guerra… Per questo è colpa nostra…”
    “La colpa è anche mia. Ero l’unico a poter evocare quell’arma, anche se non volontariamente. Ma non sono stato in grado di evitare che la prendesse…” aggiunse Sora.
    “Tsk. E dire che Master Xehanort vi è così grato per questo.” Fece David. “Anche se non ha preso bene il messaggio di Aqua. Per questo, abbiamo deciso di accelerare tutto il nostro piano. Faremo cadere nelle tenebre tutti i mondi, in modo tale che la guerra volga a nostro favore!”
    “E tu credi che te lo permetteremo?” chiese Marco, cominciando a riprendere il suo aspetto originale. “Ti fermeremo, qui e ora!”
    “Non se io ve lo impedirò.” Disse Naraku, avvolgendo tutti con la nube. “Vi imprigionerò in un’illusione, in modo tale che non possiate combattere insieme! Affronterete i vostri incubi peggiori, e farò sì che siano ancora più terribili degli originali!”
    Dark si coprì gli occhi, cercando di rimanere cosciente.
    Ma in pochi secondi, la sua vista si oscurò completamente, assieme alla sua mente.
     
     
    “Ugh…” fece Sora, rialzandosi.
    “Sora, tutto bene?” chiesero insieme Kairi e Riku.
    “S-Sì… Ma cos’è successo?”
    “Non ne abbiamo idea…” disse Pan, raggiungendoli con Marco e Saiko. “Ma gli altri sembrano spariti nel nulla… senza considerare che non è possibile uscire da questa nebbia… Ho provato anche con l’onda energetica, ma niente…”
    “Naraku vi ha separati su mia richiesta.” Fece la voce di David, poco prima che egli apparisse di fronte a loro.
    “Naraku si occuperà personalmente di Dark e Hikari, mentre gli altri in questo momento stanno dormendo profondamente, circondati da una nube di veleno.”
    “Cosa?” chiese Sora.
    “Avete capito bene. E direi che gli rimane circa un’ora, o poco più… Tempo sufficiente per me di eliminarvi… definitivamente!” urlò l’ultima parola, creando attorno a lui centinai di sfere di fuoco, che partirono contro i custodi, colpendoli in pieno.
    “Grrr…” fece Riku, per poi volare contro l’avversario, assieme a Sora, impugnando il Keyblade.
    “È inutile!” replicò David, allontanandoli con due sfere di ghiaccio e facendoli precipitare a terra.
    “Non cantare vittoria troppo presto!” gridò Marco, per poi puntarli contro il Keyblade, dal quale uscì un gorilla, che caricò il custode delle tenebre.
    “Speri davvero che lo stesso trucco funzioni due volte?”
    Detto ciò, il custode tagliò a metà il gorilla, che scomparve nel nulla.
    “Maledizione…”
    “Tutti insieme!” ordinò Sora, rialzandosi. “Dobbiamo attaccarlo tutti insieme!”
    “Okay!” risposero gli altri, per poi correre tutti contro l’avversario, che si limitò a sorridere.
    “Poveri stolti.” Disse, per poi creare attorno a lui una barriera, che rispedì indietro tutti i Keyblader.
    “Cavoli… è diventato ancora più forte dall’ultima volta…” commentò Marco, rialzandosi a fatica con l’aiuto del Keyblade.
    “Se solo ci fossero Trunks e zio Goten… Con la fusione avrebbero risolto tutto quanto…”
    A sentire quella parola, il volto di Saiko s’illuminò.
    “Hai detto fusione?” chiese a Pan.
    “Sì, perché?”
    “La fusione non ci tornerebbe utile. In più, la posso effettuare solo in presenza di Pippo o di Paperino.” Fece Sora.
    “No, non si tratta di quella fusione!” replicò Saiko eccitato. “È una fusione migliore, in grado di unire mente e corpo!”
    “Di cosa stai parlando?” chiese Kairi.
    “È una tecnica che mio nonno ha appresso mentre era nell’aldilà.” Rispose Pan. “Permette a due persone di rimanere per mezzora fuse, come se fossero la stessa cosa. Ma è una tecnica difficile… e io non l’ho mai vista in pratica…”
    “Kairi!” la chiamò Marco.
    “Che c’è?”
    “Credo di aver capito dove voglia arrivare Saiko. Vuoi far fondere due di noi, vero?”
    “Sì… ma mi serve almeno un'altra persona oltre a me in grado di sapere come funziona.”
    “Sei fortunato: anch’io sono un fan di Dragon Ball. Posso darti una mano a spiegare come funziona, ma non t’aspettare che la effettui. Kairi, pensi di riuscire a distrarre David per qualche minuto?”
    “Certo!” rispose la custode.
    “Ci pensiamo noi a distrarlo, voi pensate a questa tecnica!” la interruppe Riku.
    “Mi spiace Riku, ma tu ci servi, come Sora.” Disse Saiko. “Perché sarete proprio voi due ad effettuare la fusione!”
    Per qualche secondo nessuno parlò.
    “COSA?!?!” urlarono i due custodi in contemporanea.
    “Siete forse impazziti?!” disse Riku.
    “No, è che voi due siete gli unici simili tra di loro. La vostra corporatura è simile, come anche la vostra forza…” disse Marco, mentre Kairi, guardandoli come due pazzi, prendeva il suo posto e andava contro David.
    “Ora, ascoltateci bene: vi mostreremo cosa dovete fare per effettuare la fusione. Non dovete sbagliare, o il risultato sarà disastroso.”
    “Ah, perfetto. Qualche altra cosa poco rassicurante?” chiese ironico Sora.
    “Non preoccuparti, al massimo verrebbe fuori una creatura infinitamente più debole degli originali. “Ma se invece andrà tutto bene, il risultato sarebbe qualcosa che va oltre ogni immaginazione. La vostra forza e le vostre capacità aumenterebbero a dismisura.”
    “Okay, okay, basta che ci sbrighiamo.” Lo interruppe Riku.
    “Ok, allora guardate attentamente.” Disse Marco, affiancandosi a Saiko. “Dovete allontanarvi di sei passi, così.” iniziò, compiendo tre passi lateralmente, imitato dal compagno. “Poi dovete tenere le braccia distese in modo che non siano puntate verso l’altro, con i palmi aperti e orientati in avanti.”
    “A questo punto dovete dire FU, e in contemporanea dovete spostarvi di lato verso l’altro di tre passi, spostando le braccia al di sopra della testa in modo tale che finiscano per essere orientate contro le altre.” Spiegò Saiko, facendo vedere come funzionava, lasciando con gli occhi spalancati Sora e Riku.
    “Dopodiché dovete dire SIO, spostando le braccia dall'altra parte del corpo, girandole in modo che il palmo sia orientato verso il basso e chiudendo i pugni. Contemporaneamente, muovete la gamba più esterna in modo tale che sia ad angolo retto, cosicché il piede alzato sia a livello del ginocchio.”
    “Infine, dovete gridare NE!! e inclinare il torace in modo che sia rivolto verso il compagno. Portate in alto le braccia al di sopra della testa, in modo che le punte degli indici si tocchino. Se farete tutto giusto, eseguendo tutti i movimenti in maniera perfettamente simmetrica, la fusione sarà riuscita!”
    “E noi dovremmo eseguire quella specie di balletto?!?!” urlò Sora, mentre l'argenteo si sbatteva la mano in faccia.
    “Esatto. È l’unico modo. L’altro, che al momento non è possibile, sarebbe quello di usare un paio di orecchini speciali, che però rendono permanente la fusione.”
    Sora e Riku deglutirono, per poi girarsi uno verso l’altro con un sospiro rassegnato.
    “Badate bene che se non funziona, David non avrà il privilegio di eliminarvi perché ci penserò io a farlo!” ammonì Riku, affiancandosi a Sora e allontanandosi di tre passi, come fece anche il suo amico.
    “FU…” dissero, cominciando ad avvicinarsi.
    “SIO…”
    “NE!” urlarono infine, portando a termine la danza.
    Non appena i loro indici si toccarono, furono avvolti da una luce talmente intensa che costrinse i presenti a coprirsi gli occhi per non restarne accecati.
     
    “Cosa sta succedendo?” chiese David, respingendo un attacco di Kairi.
    “Pare… che ci siano riusciti…” disse lei, guardando l'avversario con un sorriso. “Sembra che Pan avesse ragione. Temo proprio che per te sia finita!”
    “Pan? Cosa inten-” Ma il custode delle tenebre s'interruppe, capendo cos’era appena successo.
    “No… no! Voi state bluffando!” urlò. “La fusione non può funzionare anche fuori dal suo mondo!”
    “Sembra che con lo sconvolgimento dell’equilibrio, questa regola non sia più valida.”
     
    Quando la luce scomparve, di fronte ai tre custodi c’era un nuovo ragazzo.
    I vestiti erano gli stessi di Sora, ma in mano aveva sia la Catena Regale che la Via per l’Alba.
    I lineamenti del viso erano pressoché identici a quelli di Riku, solo gli occhi erano diversi, perché erano azzurri come quelli di Sora, ma fermi e determinati come quelli dell’albino.
    Infine i suoi capelli, che al centro erano argentati come quelli di Riku, mentre ai lati le ciocche erano castane.
    “I-Incredibile… Ci sono riusciti al primo tentativo!” fece Saiko, ammirando sorpreso il nuovo custode.
    “Quindi è così che funziona la fusione…” esclamò Pan. “Come ti senti, ehm… come dobbiamo chiamarti?”
    “Soku.” Rispose lui, usando sia la voce di entrambi i keybladers. “Il mio nome è Soku.”
    “Beh, direi che rispetta le regole della fusione…” disse Marco, poco prima che i suoi capelli si appiattissero all’indietro, come conseguenza dello spostamento del custode, che apparve immediatamente di fronte a David.
    “Mettiti al sicuro, Kairi.” Disse, per poi puntare la Catena Regale contro l’avversario. “A lui ora ci penso io.”
    Per qualche secondo la ragazza rimase ferma ad ammirare il risultato della fusione, per poi annuire e raggiungere gli altri.
    “Ultime preghiere?” chiese Soku.
    “Non credere… di potermi battere così facilmente!” rispose l’altro, cercando di colpirlo con il Keyblade, che il custode evitò facilmente, compiendo un piccolo balzo all'indietro.
    “Tutto qui?”
    “Maledetto!” urlò David, lanciandogli contro una sfera di fuoco, che colpì anche lui per la vicinanza, seppure con pochi danni.
    Il custode delle tenebre ansimò, sperando di essere riuscito almeno a ferirlo.
    Ma la risposta non si fece attendere a lungo.
    Dalla nube creatasi in seguito all’esplosione uscì un raggio bianco, che si legò attorno a David, stritolandolo come le spire di un serpente.
    “ARGH!!!”
    L’urlò di dolore di David risuonò per tutta l’area circostante.
    “Fantastico… Lo ha già messo alle strette…” disse Marco.
    “R-Ridicolo… Se non fosse stato per quella mocciosa… Non vi sarebbe nemmeno lontanamente venuta in mente una cosa del genere…” fece David, cercando di liberarsi. “Ma… non ho… nessuna intenzione… di morire qui!” urlò mentre i suoi occhi diventavano completamente neri.
    La fune di luce si spezzò, mentre attorno a David l’oscurità diventava sempre più fitta.
    “Non vi permetterò di intralciare i miei piani! Conquisterò il nuovo universo, e lo piegherò ai miei voleri!”
    “Provaci.” Disse Soku, preparando i due Keyblade per colpirlo.
    La nube fu assorbita dal corpo del custode, che poi schizzò a tutta velocità contro Pan, pronto ad affondare il Keyblade.
    “È tutta colpa tua!!!” gridò con voce colma d'ira e follia.
    Ma prima che riuscisse a raggiungerla, il braccio che teneva il Keyblade si staccò di netto dal suo corpo, cadendo a terra, mentre David portava il moncone sanguinante al petto e si guardava attorno come una bestia braccata dal cacciatore.
    Soku l’aveva raggiunto e superato, tagliandogli l’arto prima che potesse anche solo accorgersene.
    “M-Maledetto…” disse lui.
    “Addio.” Disse il custode, per poi affondare entrambi i Keyblade nel suo petto e, infine, tagliarlo a metà.
    “Impossibile… Io… non posso… morire… così…”
    David cominciò a scomparire nella sua stessa oscurità.
    “Tornerò! State tranquilli… che tornerò… e la mia… vendetta… vi farà cadere… nella più totale… disperazione…” concluse, sparendo definitivamente.
    Marco osservò la dipartita del suo nemico con gli occhi sbarrati.
    “Amici…” disse infine, mentre alcune lacrime cominciavano a scendere dal suo volto. “Siete… stati vendicati…”
    Soku atterrò davanti a lui.
    “Mi dispiace. So che avresti voluto dargli tu il colpo di grazia, ma non potevo farmi sfuggire quest'occasione.”
    “No… Hai fatto bene… Probabilmente io non avrei avuto il coraggio di dargli il colpo di grazia…” rispose l’animorph, lasciandosi cadere a terra.
    “Quando durerà ancora la fusione?” chiese Kairi.
    “Direi poco più di venti minuti.” Fece Saiko. “Non mi aspettavo che potessero diventare così forti una volta uniti… Con un potere del genere, non mi meraviglierei se riusciste a tenere testa a Dark stesso…”
    “Sperando che nemmeno Dark ricorra a tale tecnica… altrimenti ho paura di conoscere le conseguenze!”
    “Beh, come ho detto, bisogna essere simili in tutti gli aspetti per poter fare la fusione. Dark non ha nessuno al suo stesso livello di potenza, ad esclusione di Hikari, con la quale però la fusione è impossibile, essendo fisicamente troppo diversi.”
    “A proposito… Dite che se la stanno cavando bene?” chiese Pan. “Io non riesco a sentire le auree di nessun altro oltre a noi…”
    “Finché non riusciamo a lasciare questa specie di dimensione alternativa, significa che quel Naraku è ancora vivo. Nel momento stesso in cui verrà sconfitto da Dark e Hikari, saremo liberi.”
     
     
    Hikari camminava in quell’oscurità completa, senza riuscire a trovare una via d’uscita.
    “Dove… sono finita?” si chiese, fermandosi.
    “Nel tuo incubo peggiore.” Rispose la voce di Naraku, che risuonò nell’aria come il rimbombo di un tuono.
    “Cosa vuoi da me?”
    “Niente in particolare. Diciamo solo che la tua eliminazione mi tornerà utile. E poi, detesto chi cerca qualcuno con qui vivere per sempre.”
    “Cosa?”
    “Non sei un mistero per me. Sono in grado di capire qualcuno che cerca un amore non corrisposto. Dark proprio non si è accorto di te, vero?”
    “Sta’ zitto!” urlò la custode, evocando il Keyblade.
    “Sembra proprio che io abbia toccato il tasto sbagliato, eh?” rise Naraku, apparendo di fronte a Hikari, che lo tagliò subito a metà.
    “È inutile.” Disse lui, rigenerandosi. “Puoi anche farmi a pezzi, ma non morirò.”
    “Maledizione…”
    “Però proprio non capisco cosa ci trovi in un tipo come lui. Freddo, insensibile…”
    “Dalle mie parti, si diceva che sono proprio i tipi così ad attirare di più le donne…” replicò Hikari, facendo un sorrisetto. “Ma questa non è una questione di tuo interesse.”
    “Davvero? Che strano… Secondo me, invece, mi riguarda eccome... Io potrei mostrarti la verità. Che ne dici di unirti a me? Potrei farti diventare più forte…”
    “Spiacente, ma non ne ho bisogno. Sono sufficientemente forte per eliminarti, senza considerare che alla peggio, Dark ti sistemerà personalmente!”
    “Dark, eh? Mi dispiace doverti dare questa notizia… ma Dark è prossimo alla morte.”
    Hikari spalancò gli occhi.
    “Cos’hai detto?”
    “Se vuoi saperne di più, prosegui per questa strada…” disse il demone con voce melliflua, scomparendo nella nebbia, mentre davanti alla custode appariva una nuova strada.
    “Dark… È una trappola o è la verità?” si chiese, per poi cominciare a correre lungo la strada.
    Diversi minuti dopo raggiunse uno spazio più grande, simile ad una piazza, ma sempre avvolta dalle tenebre.
    Al centro si trovava Dark, a terra e ricoperto di un liquido viola, da cui usciva del fumo.
    “Dark!” urlò Hikari, correndogli incontro e creando un colpo di vento, che spazzò via il veleno.
    “Curaga!” disse, avvolgendo Dark con la magia curativa.
    Pochi secondi dopo, il custode riaprì gli occhi, sbattendoli più volte.
    “C-Cos’è successo?” chiese, mettendosi seduto.
    “Non ne sono sicura… probabilmente ci troviamo in una specie di illusione creata da quel Naraku…”
    “Vero, ora ricordo… mi ha colto alle spalle, coprendomi con quello strano veleno, che mi ha subito fatto perdere i sensi…”
    “Dici che gli altri saranno qui da qualche parte?”
    “Non lo so…” disse lui, alzandosi. “Ma direi che non ci resta che cercarli…”
    “Sicuro di farcela?”
    “Tranquilla, sono abituato a ben peggio. Andiamo.”
    Hikari seguì Dark in silenzio, assicurandosi che si fosse realmente rimesso.
    Andarono avanti per qualche ora, senza che nessuno dicesse niente o che trovassero qualcun altro dei loro compagni.
    “Allora, come mai così silenziosa?” chiese Dark all’improvviso. “Di recente mi era parso che fossi piuttosto curiosa su ciò che sto passando…”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Beh… Ho capito che è inutile… Il dolore che porti dentro di te è troppo grande perché tu possa rivelarlo ad altri… E non ho intenzione di finire col venire scambiata con una che non sa quando arrendersi…”
    “Capisco… Quindi preferisci arrenderti…”
    “Non era ciò che volevi?”
    “Sì…”
    I due continuarono a camminare.
    “Però… forse di recente sono stato un po’ troppo duro…” riprese Dark.
    “Sbaglio, o Dark, l’essere freddo per eccellenza, sta chiedendo scusa?” chiese ironica l’altra.
    A sentir ciò, Dark si fermò.
    “Che succede?” gli chiese stupita.
    “Io… non ce la faccio più…” rispose Dark, mentre dal suo volto cadevano alcune gocce d’acqua salata.
    Hikari lo guardò sorpresa e incredula.
    “Sono stufo di dover mostrare questa stupida maschera!” urlò il custode, cadendo sulle ginocchia, e portandosi le mani alla testa.
    “Dark, che ti prende?” domandò preoccupata la custode, portando una mano sulla spalla dell'altro.
    “BASTA; ESCI DALLA MIA TESTA!!!!” urlò ancora più forte Dark, facendola indietreggiare di un passo. “Non voglio più sentirti, vattene!”
    A quel punto, Hikari fece la prima cosa che le venne in mente.
    Si mise davanti a Dark e lo abbracciò.
    Il custode sembrò calmarsi.
    “Hikari…” disse sorpreso.
    “Non so cosa ti sia preso, ma sappi che se devi sfogarti, io sono qui.” rispose la custode.
    “Hikari… Sei più stupida di quanto pensassi!” continuò Dark, sorridendo ed evocando il Keyblade.
    Ma prima che potesse colpire Hikari, venne trapassato al petto da un Keyblade.
    “Lo stupido sei tu, razza di copia mal riuscita.” Disse un altro Dark, facendo scomparire l’arma.
    “N-Non è possibile…” disse l’altro, mentre il suo aspetto cambiava, prendendo quello di una volpe dalla forma umanoide. “N-Naraku mi aveva assicurato… che ti aveva sistemato…”
    “Quel sonnifero mi ha fatto dormire solo per qualche minuto, mi spiace.” Rispose il custode, per poi creare una sfera di fuoco, con la quale colpì il demone, facendolo sparire nel nulla.
    Nel frattempo Hikari era caduta all’indietro per lo spavento.
    “Si può sapere che ti è preso?” gli chiese Dark. “Credevo fosse più difficile farti cadere in trappola!”
    “I-Io… Ero sicura che fossi tu…”
    “Tsk. Quel Naraku mi ha addormentato usando un gas soporifero. Probabilmente ci troviamo in una sua illusione, grazie alla quale è riuscito ad accedere ai miei ricordi, riuscendo così a farmi emulare da quel tipo… Qualunque cosa fosse…”
    Hikari si rialzò, guardandolo.
    “Capisco…”
    “Beh, muoviamoci. Dobbiamo uscire da qui al più presto. Poco fa ho sentito una strana energia, il che non mi fa stare tranquillo…”
    “Una strana energia?”
    “Non ho idea di cosa significhi… Ma non possiamo perdere tempo…” disse, avviandosi.
    Hikari lo segui.
    “Quindi quella creatura aveva copiato i tuoi ricordi?”
    “Così pare.”
    “Perciò… quello che diceva lo diceva in base a ciò che pensavi…”
    Dark si fermò.
    “Non ho idea di cosa ti abbia detto, ma dubito che possa avermi compreso a pieno per potermi copiare.”
    Dark fece per riprendere la camminata, ma fu fermato da Hikari, che lo prese alle spalle, abbracciandolo.
    Dark non fece niente.
    “Cosa stai facendo?” si limitò a chiedere.
    “Dark…” fece la custode, cominciando a piangere. “Tu… mi ami?”
    Dark spalancò gli occhi, sorpreso.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese, sempre atono.
    “Ti ho chiesto se mi ami!”
    Dark sospirò.
    “No.” Rispose infine. “Mi spiace, ma ti sei decisa troppo tardi. Io… ho rinunciato per sempre all’amore. È un sentimento per deboli, che ti rende incapace di ragionare…”
    “No! Non è quello che stai pensando. Te l’ho già detto: non sei bravo se devi mentire all’instante!”
    Dark sorrise.
    “È vero… in passato, anch’io ho provato quel sentimento… Ma alla fine, si è rivelato troppo potente per me. Non mi è stato possibile gestirlo… e così l’ho eliminato!” disse, evocando il Keyblade. “L’ho sigillato, facendo sì che non possa più tornare, sebbene di recente ci abbia provato tramite un’emanazione, che però, avendo preso spunto da me, non è comunque riuscita a riportare fuori quel sentimento.”
    Detto ciò, Dark si liberò delle mani di Hikari, per poi girarsi verso di lei, abbassando la maglietta dal colletto, facendole così vedere una cicatrice a forma di chiave in prossimità del cuore.
    “Questo è tutto ciò che rimane del mio amore. L’ho rimosso anni fa, quando mi stava consumando dall’interno. Mi fa ribrezzo ammetterlo, ma il mio amore era così grande che non sono mai riuscito a perdonarmi per quella notte… E quel sentimento che tutti voi continuate a decantare come la forza che vi manda avanti… Mi stava uccidendo. Ero arrivato ad un punto in cui il dolore era diventato fisico e mi piegava letteralmente in due.”
    Hikari si accasciò a terra.
    “No… Non posso crederci…” disse lei, mentre dai suo occhi continuavano a scendere lacrime.
    “Eppure è così.” Rispose il custode, rimettendosi a posto la maglietta.
    “Quindi… è tutta colpa mia…?”
    “Non direttamente. Non credo proprio tu volessi diventare un Nessuno quella notte.”
    “Però… Se solo mi fossi ripresentata da te… Se solo ti avessi fatto sapere che ero ancora viva… Ti ho sempre tenuto sotto controllo, mi sono iscritta sempre alle tue stesse scuole solo per poterti vedere…”
    “Allora perché non ti sei mai fatta viva?” chiese Dark, girandosi. “Eri un Nessuno. Non avevi nessun sentimento che ti intrappolasse.”
    “Io… credevo ti avrei potuto sconvolgere ulteriormente… Credevo… che ti avrei fatto impazzire…”
    “Impazzire?” ripeté il custode. “Impazzire?!” urlò, girandosi nuovamente verso di lei.
    “Hai la minima idea di come mi sia sentito in tutti questi anni?! Ho vissuto convinto di essere stato la causa della tua morte! Ero convinto che per colpa mia tu te n'eri andata per sempre! Tu, la prima mia coetanea che non mi aveva allontanato! Sono nato muto e questo mi ha sempre escluso dalla compagnia degli altri! Ricevetti la voce assieme al Keyblade grazie ad un patto scellerato, che mi prometteva solo sofferenza! Sono sempre stato emarginato da tutti!”
    Hikari non seppe cosa dire.
    Non si sarebbe mai aspettata quello sfogo.
    “Sono arrivato ad odiarmi! A rifiutarmi! A disprezzarmi con tutto me stesso! E questo non ha fatto altro che danneggiarmi il cuore! Tanto che alla fine ero arrivato a desiderare di essere un Nessuno! Ma la mia codardia ha avuto la meglio e invece di togliermi tutto il cuore, ho solo rimosso il sentimento più odioso, il più pericoloso, e allo stesso tempo… il più potente…”
    Dark gli mostrò il Keyblade.
    “L’ho sigillato qui dentro, in modo tale da poterlo usare come arma, e sapendo perfettamente che era impossibile recuperarlo, dato che i Keyblade sono l’unica arma indistruttibile! E anche se andasse distrutto, quel sentimento farebbe la sua stessa fine!”
    Hikari tremò.
    Solo in quel momento si rese conto del suo errore.
    “Oh, ma che duro che sei stato…” disse la voce di Naraku, anticipando il suo arrivo. “A quanto pare sei proprio come me. Un essere che odia l’amore più di ogni altra cosa. Allora non capisco… perché combatti per proteggere coloro che invece seguono quell’insulso sentimento?”
    Dark si girò verso di lui.
    “Hai ragione… Odio l’amore più di ogni altra cosa… E non riuscirò mai a capire perché gli altri continuino a seguire un sentimento così futile. Tuttavia, non sono così stupido da non riconoscere che per molti, l’amore è la loro forza.”
    “Cosa intendi dire?”
    “Per esempio Saiko: ha cominciato questo viaggio nella speranza di poter salvare la persona che ama. Lo trovo ancora ridicolo, è vero, ma questo gli ha permesso di fare passi da gigante in poco tempo.”
    “Capisco… Dunque nonostante il tuo odio non puoi fare a meno di riconoscerne i meriti… In questo caso, allora permettimi di mostrarti cosa significa odiare realmente l’amore!”
    Dark gli puntò contro il Keyblade.
    “Io farei attenzione al tuo posto. Ho visto che sei in grado di rigenerarti, ma questo non significa che per te sia impossibile morire.”
    “Davvero? Proviamo allora!” rispose il demone, facendo partire dal suo braccio destro una serie di schegge di diamante, tutte dirette verso Hikari, ancora incapace di rialzarsi.
    Ma il colpo non arrivò a destinazione.
    Dark si mise in mezzo e deviò i proiettili con il Keyblade.
    Hikari alzò lo sguardo verso di lui, per poi spalancare gli occhi a quella vista.
    Dal Keyblade di Dark stava scendendo dell’acqua.
    “Sembra… stia piangendo…” mormorò la custode.
    Dark non se ne accorse e partì all’attacco, rivolgendo la punta del Keyblade contro la testa di Naraku.
    “Addio.” Disse, per poi lanciare una sfera di fuoco che lo colpì in pieno.
    Nello stesso instante in cui la sfera andò a segno, le mura di tenebre che li avvolgevano si infransero, rivelandogli così il cielo azzurro sopra di loro.
    “M-Maledetto…” fece Naraku, avvolto dalle fiamme, volando via. “Non mi scorderò di te, custode dell’equilibrio!”
    Dark fece sparire il Keyblade, per poi guardarsi attorno.
    Poco lontano da loro c’erano Rexenet e Light, assieme a Tsuna e al gruppo di Inuyasha.
    “Ehi, tutto bene?” chiese suo fratello, raggiungendolo e vedendo Hikari.
    “Sì…” rispose lui, allontanandosi. “Gli altri dove sono?”
    “Non lo sappiamo… Credevamo fossero con te…” fece Rexenet, raggiungendo Hikari e aiutandola ad alzarsi.
    “Capisco… Allora devono essere qui vicino. Quanto tempo è passato realmente? Temo che in quell’illusione il tempo sia stato alterato.”
    “Credo poco meno di mezzora… Ma si può sapere cos’è successo?”
    “Niente di grave. Ha solo avuto le risposte che cercava.”
    “Le risposte che cercava? Cosa int-” ma Rexenet venne interrotto dalle urla di Pan, che li stava raggiungendo in volo assieme agli altri.
    “Uh? Sora e Riku dove sono?” chiese Tsuna, accorgendosi della loro mancanza.
    Ma Light, Rexenet e perfino Dark guardarono sorpresi il custode a loro sconosciuto, che atterrò di fronte a loro.
    “No… Ditemi che non è chi penso…” disse Rexenet, con un tic all’occhio.
    “Beh, credo possiate chiamarmi Soku, anche se ancora per pochi minuti!” rispose il custode, mettendosi una mano dietro la testa.
    “Ok… Cos’è successo?” chiese Inuyasha. “E perché questo qui ha lo stesso odore di quei due ragazzi che sono spariti?”
    “Perché questo ragazzo è la fusione di loro due.” Rispose Dark.
    Per qualche secondo nessuno disse niente.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese Miroku. “Temo di non aver capito bene…”
    “Si chiama ‘Fusione’. È una tecnica particolare che permette di fondersi con un'altra persona, anche se solo per un tempo limitato. In questo momento, Sora e Riku è come se non esistessero, e al loro posto c’è Soku.”
    “COSA?!?!?” urlarono infine gli altri.
    “Ma è impossibile!” urlò Kagome. “Potrei capire se uno dei due avesse assimilato l’altro… ma fondersi… mi sembra eccessivo…”
    “Eppure è co-” fece Soku, prima di illuminarsi.
    Pochi secondi dopo, al suo posto riapparvero Sora e Riku, che caddero subito a terra.
    “Ahi!” si lamentò Sora.
    “Uff… è finita…” disse Riku, rialzandosi e facendo girare le braccia per sgranchirle.
    “Siete stati fantastici!” urlò Saiko. “E dire che fino a poco fa non credevo nemmeno possibile una fusione reale, mentre oggi l’ho vista di persona!”
    “Già… Anche se quel balletto spero di non doverlo rifare…” scherzò Sora.
    “E… David che fine ha fatto?” chiese Light.
    “Eliminato.” Rispose Marco. “Grazie a Soku non ci darà più fastidio.”
    “Beh, almeno una buona notizia…” disse Dark, aprendo un varco davanti a loro.
    “Aspetta… Quel varco vi farà andare via, giusto?” chiese Kagome.
    “Sì, perché?”
    “Beh… Perché al momento vi trovate circa 400 anni prima del vostro tempo d’origine…” rispose lei.
    I custodi si girarono tutti verso la ragazza.
    “Ah… quindi quel pozzo era un passaggio temporale…” fece Dark impassibile come sempre, per poi alzare una mano verso il varco, che s’illuminò. “Grazie per l’informazione. Ho fatto sì che il varco ci riporti nel nostro tempo.”
    “Aspetta… Vuoi dire che puoi manipolare anche il tempo?!” chiese sorpreso Marco.
    “È un potere che ho acquisito nel mondo di Tsuna. Mi sembrava interessante come potere e l’ho copiato, ma preferisco non usarlo troppo spesso… meglio non interferire troppo con il tempo…” rispose il custode, girandosi verso Kagome e gli altri.
    “Beh, per me è l’unico modo per venire qui ad aiutarli, e sono l’unica in grado di farlo.” Disse la ragazza.
    “D’accordo… Solo, fai attenzione al tuo ritorno. Temo… troverai qualche centinaio di giornalisti…”
    “Giornalisti?” ripeté Kagome, sbiancando. “Come sarebbe a dire, giornalisti?!”
    “Beh… Diciamo che il nostro arrivo non è passato inosservato…” rispose Dark, entrando nel varco, seguito dagli altri.
    Hikari rimase indietro, camminando più lentamente rispetto agli altri.
    Continuava a pensare a ciò che gli aveva detto Dark, e non riusciva a farsene una ragione. A causa sua, il ragazzo che amava aveva perso per sempre quel sentimento che avrebbe potuto legarli ben oltre la semplice amicizia, ma che l'aveva portato sull'orlo della follia.
    “Che cosa ho fatto?” domandò a se stessa la custode, mentre il varco si richiudeva alle sue spalle e un enorme peso cadeva sul suo cuore, da poco tornato al suo legittimo posto.
  13. .
    E finalmente, ecco IL capitolo!
    Sì, IL capitolo, perché non saprei chiamare in altro modo questo mostro di 26 pagine XD.
    Beh, non voglio anticiparvi troppo, ma chiedo alle persone soggette ad infarti o a mancamente d'aria di provedere alla loro sicurezza, perché in questo capitolo non mancherà niente (e non sto scherzando XD)
    Con questo capitolo, non mi meraviglierei se mi contattase il Guiness World Records XD
    Prima di rispondere ai commenti, ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader (e avermi aiutato parecchio nel sistemare questo capitolo XD), e poi la ringrazio nuovamente assieme a Ottoperotto (capirete il perché XD)
    E ora... alle recensioni!
    @ Liberty89: Beh, sai già cosa ti aspetta con questo capitolo XD. Anche se credo che con il prossimo cap, vi paralizzerò tutti per un buon mesetto XD
    @ Yusei Trek: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto. E non preoccuparti, un recensore fa proprio quello, perciò tranquillo!
    @ Armitrael: Diciamo che è stata una scelta dettata dalle pari opportunità XD Cmq, no, non puoi morire! Devi prima leggere questo "piccolo" capitolo e poi chiedermi pietà XD
    @ francix94: Beh, spero che questo capitolo risulti di tuo gradimento. Anche perché dubito di aver scelto qualcosa che non vada bene a qualcuno XD (per Goku... beh, fa finta che sia un OU, ignorando la mia ignoranza XD)
    Ok, e ora, buona lettura!
    PS:
    Vediamo chi riesce a tenere conto del numero di eventi di questo capitolo XD

    Capitolo 53: La ladra e la fine del tabù - Torna all'indice dei capitoli
    “Maestro, la prego, mi lasci andare. Sono sicuro di poterli affrontare!” esclamò David, ricoperto di bende in diverse parti del corpo.
    “No. È troppo presto e in più non ti sei ancora ripreso del tutto dall'ultimo scontro.”
    “Ma di questo passo aumenteranno notevolmente di numero!”
    Xehanort sorrise.
    “Ed è proprio questo che voglio. Più custodi ci saranno, più grande sarà la guerra! I mondi stanno scomparendo uno a uno, e questo sta alterando la struttura stessa dell’universo.”
    “Capisco… Allora il nostro obiettivo è sempre più vicino…”
    “Tsk, che stupidaggini.” Commentò Xanxus. “Ad ogni modo, non importa: per me è sufficiente liberarmi di Sawada.”
    David si girò verso di lui.
    “Certo che tu hai ben poche ambizioni. Con il potere che otterremo, potremmo comandare sull’intero universo, e tu non pensi ad altro che a uccidere un insignificante moccioso?!”
    “Basta così. I vostri obiettivi sono più simili di quanto crediate.” Disse il Master, per poi lanciare una carta a David, che la prese al volo.
    “Quelle sono le istruzioni per la tua prossima missione. Cerca di rispettarle.”
    Il ragazzo lesse la carta, per poi metterla in tasca e aprire un varco.
    “Come desidera, Maestro.” Disse, scomparendo al suo interno.
     
     
    “Uhm… Non è un po’ strano come posto?” chiese Marco, guardandosi attorno.
    “Non saprei… ma ti dico solo che mi sa tanto di déjà-vu…” commentò Sora, osservando il grosso diamante che brillava di fronte a loro, dall’interno di una teca.
    “Speriamo solo che non salti fuori qualcuno tipo Lupin III… O almeno, qualcuno un po’ più delicato…” disse Kairi.
    “Non mi dirai che avete incontrato pure lui? Accidenti, certo che avete incontrato un bel po’ di personaggi…” fece Saiko, poco prima che un’ombra gli passasse sopra.
    “Uh? E ora cosa succede?” chiese Rexenet, guardando l’ombra, che atterrò tra loro e il diamante, rivelando così una figura femminile, con addosso un completo scuro da maga e con lunghi capelli dorati raccolti in una coda, e di cui una parte, grazie alla frangia, coprivano gli occhi.
    “E voi chi siete?” domandò la ragazza. “Alan era occupato con Rina e ha mandato voi?”
    “Alan? Rina? E chi sarebbero?”
    Sul volto della ragazza apparve un sorriso.
    “Quindi ne devo dedurre che siete dei ladri interessati a questo diamante. Peccato, ma ci sono prima io. Sapete, c’è una persona che lo rivuole indietro, e non mi piace far aspettare la gente.”
    “Da come ne parli, sembra quasi che fai del furto qualcosa di giusto.” Fece Dark.
    “Mi limito solo a restituirlo al legittimo proprietario. Niente di più.”
    “Non lo avrei mai detto…”
    “Beh, mi spiace per voi, ma sono costretta a mettervi a nanna. Spero non mi odierete per questo.”
    Detto questo, la maga girò una mano, facendo apparire un cilindro e una bacchetta, che poi sbatté l'uno contro l'altro.
    Prima che i custodi potessero fare qualcosa, dal cappello uscì del fumo, che riempì completamente la stanza.
    La ragazza si mise un fazzoletto davanti alla bocca per proteggersi dal suo stesso attacco.
    “E ora pensiamo al diamante!” disse, poco prima di venire investita da una folata di vento.
    La maga si girò subito, vedendo che il gas stava sparendo grazie ad un colpo di vento proveniente dal centro della stanza.
    “Cosa?” fece lei, per poi vedere Pan, con i capelli che restavano in aria e attorno alla quale il gas ruotava come se fosse in un ciclone, per poi sparire.
    “Accidenti… Dovremmo imparare tutti ad usare l’aurea come te Pan, sai? Ci tornerebbe parecchio utile!” disse Saiko.
    “Ti basterebbe imparare ad usare tutti e cinque i tipi di magia e saresti a posto.” Commentò Light, mentre la neo custode sorrideva, tirando fuori la lingua.
    “I miei complimenti. Siete i primi che riescono ad eludere i miei trucchi così facilmente e al primo colpo.” Fece la maga, per poi far apparire delle carte.
    “È inutile. I tuoi sono semplici trucchi, mentre noi non scherziamo.” Disse Dark, creando una sfera di fuoco.
    “Interessante. Vediamo quale tra le nostre illusioni avrà la meglio allora.”
    “Credi ancora che quella sfera sia finta? Dark, se fossi al tuo posto, gli dimostrerei che non è così.” Fece Rexenet.
    “Tu dici? E va bene…”
    Detto ciò, Dark lanciò la sfera verso il tetto.
    Pochi secondi dopo, l’esplosione investì tutti i presenti, distruggendo gran parte del tetto.
    La ladra fece uscire dal suo cilindro diversi palloncini gonfiabili, che la coprirono giusto in tempo per evitare che dei pezzi di cemento le cadessero addosso.
    “Visto?” chiese Dark, abbassando la mano. “Questa è vera magia.”
    “C-Come hai potuto distruggere questo posto solo per dimostrarlo?” chiese la ragazza, facendo scoppiare i palloncini.
    “Preferivi forse che usasse quella magia contro di te?” chiese Saiko. “Credimi, ti avrebbe fatto parecchio male.”
    “Tu… Saresti davvero capace di usare quel potere contro una persona?”
    “Se necessario, sì.”
    “SEYA!!!” urlò una voce, pochi instanti prima che la porta venisse sfondata da diversi poliziotti, seguiti da un ragazzo che indossava un completo nero elegante.
    “Si può sapere cos’hai combinato?” chiese lui rivolgendosi alla ragazza.
    “Io proprio nulla. Sono stati questi tipi a distruggere il tetto.” Rispose lei, per poi mostrare la mano, nella quale si vedeva chiaramente il diamante. “In compenso, grazie a loro sono riuscita a prendere questo, che ora restituirò al suo legittimo proprietario. Ci vediamo Alan!”
    Detto ciò, la ladra fece roteare il cilindro, dal quale uscirono altri palloncini che la sollevarono in volo.
    “Fermati Seya!” urlò Alan, cercando di salire sulle macerie per raggiungerla.
    “Beh, non è un po’ lenta come fuga?” chiese Dark, volando dietro a Seya.
    “Cosa? Ma tu stai volando!” fece lei.
    “Così pare… Allora, cosa dovrei fare? Farti andare via, o far scoppiare i tuoi amati palloncini?”
    La ragazza non si girò.
    “Se dovessi scegliere la seconda opzione… Rovineresti il sogno mio e di Alan.” Disse infine.
    “Sogno?”
    “Abbiamo promesso che sarà solo lui a catturarmi e a smascherarmi. Sono sicura che non ti perdonerebbe mai se dovessi essere tu a farlo.”
    “E tu credi che io abbia paura di un ragazzino?”
    “A te la scelta.”
    Dark rimase in silenzio, per poi aprire un varco, imitato subito da Hikari.
    “Andiamocene.” Disse, sparendo nel nulla assieme agli altri custodi.
    La ragazza non si girò, ma mentalmente ringraziò Dark per averla lasciata andare.
     
     
    “E così, questa volta Seya ha combinato un bel guaio, eh?” chiese un ragazzo, parlando con Alan.
    “Ti ho già detto che non è stata Seya! C’erano altri ragazzi, che però sono letteralmente scomparsi nel nulla. E non come fa Seya!” rispose lui.
    Dark sentì questo non appena uscì dal varco.
    Avevano deciso di dividersi per poter osservare meglio la situazione di quel mondo.
    “Conto su di te.” Disse il custode, apparentemente parlando all’aria.
    Sopra di lui, un falco sembrò annuire, per poi volare via.
    “E ora…” fece, mettendosi il cappuccio per celare il proprio volto. “Cerchiamo di scoprire qualcosa su questa Seya.”
    Senza perdere ulteriore tempo, si avvicinò lentamente al gruppo di Alan, rimanendo leggermente indietro.
    “Beh, ad ogni modo, alla fine il risultato è stato lo stesso di sempre: Seya che porta a termine il furto a te annunciato e tu che rimani con le mani vuote, senza essere nemmeno riuscito a vederla in volto!” rise uno dei ragazzi.
    “Vedrai che la prossima volta la prenderò! Dopotutto, io sono il solo che può farlo!”
    “Sì, lo dici tutte le volte.” Disse una voce femminile alle spalle di Dark, poco prima che venisse superato da due ragazze, che raggiunsero il gruppo di Alan.
    Una aveva dei lunghi capelli dorati lasciati liberi, mentre l’altra li aveva a caschetto ed erano castani. Entrambe indossavano una divisa scolastica viola.
    “Grazie tante Lisa! Sai sempre come sollevarmi il morale…” commentò il ragazzo. “Vorrei vedere te, al mio posto!”
    “Di sicuro l’avrei già presa, ma io non ho nessun interesse nel farlo.”
    Dark osservava la scena incuriosito.
    “Possibile…” disse a bassa voce.
    “Ehi, e tu chi sei?” chiese Lisa, girandosi verso di lui, facendolo così notare anche agli altri presenti. “Non sei della scuola, vero?”
    Dark non rispose subito.
    “No, infatti. Sono solo di passaggio.” Disse, cercando di rendere leggermente più profonda la sua voce, in modo che non potessero riconoscerla.
    “Un turista, eh?” fece Alan. “Spero che lei non sia venuto qui alla ricerca di Seya, perché in tal caso le dico già di lasciar perdere.”
    “Seya? E chi sarebbe?”
    “Non conosci Seya?” domandarono tutti insieme, increduli. “Ma da dove vieni, da un altro mondo?”
    “Beh, in un certo senso si può dire così… mi piace rimanere isolato.”
    “Ma secondo me tu sei più che isolato. Poi, conciato come sei, non mi è difficile crederlo…”
    “Come mi vesto è affare mio.”
    “Ad ogni modo, Seya è un ladra abilissima. Finora nessuno è ancora riuscito nemmeno a vederla in volto. E il nostro qui presente Alan è l’unico incaricato di indagare sul suo conto per poterla arrestare! E in più, non si sa il perché, Seya lo avvisa in anticipo di ogni suo colpo.” spiegò uno dei ragazzi.
    “Nonostante ciò, ancora non è riuscito a prenderla!” disse sorridendo Lisa.
    “Ma vedrai che presto leggerai sui giornali che ci sarò riuscito! E a quel punto per Seya non ci sarà altro che la prigione!”
    A Dark parve che per un secondo gli occhi di Lisa tremassero.
    “Capisco… Ma come fa a scappare ogni volta? Immagino che la polizia la circondi immediatamente, no?”
    “Sì, ma lei riesce sempre a fuggire. Poi stanotte è successa una cosa anormale…”
    “Cioè?”
    “Quando sono arrivato, ho sentito una forte esplosione che ha distrutto il tetto del museo, e quando l’ho raggiunta, l’ho trovata con dei ragazzi, che poi sono letteralmente scomparsi nel nulla. A essere sincero, per un momento mi è sembrato che uno di loro stesse volando… Ma è impossibile!”
    “Già…” disse Dark, per poi girarsi. “Grazie mille per le informazioni.”
    “Di niente… Ma ora cosa vuoi fare?” chiese la ragazza accanto a Lisa.
    “Chissà. Credo che per oggi rimarrò ancora in questa città, ma tutto dipenderà…”
    “Da che cosa?”
    “Da eventuali fattori esterni… E poi, mi piacerebbe incontrare questa Seya…”
    “Tranquillo, non succederà. Se fosse così facile, l’avrebbero presa da tempo.” Disse Lisa.
    “Ho i miei mezzi e aiuti per riuscirci, tranquilla.”
    “Cosa intendi dire? Sei forse in possesso di mezzi che mancano alla polizia?”
    “Chissà…”
    “Aspetta.” Lo fermò Alan.
    “Sì?”
    “Nel caso impossibile in cui tu dovessi avvicinarti a Seya, sappi che io sono il solo che può catturarla, chiaro?”
    “Non preoccuparti. Se solo lo volessi, a quest’ora avrei già scoperto la sua identità. Sebbene… dovrei seguire il sospetto per assicurarmene…” rispose il custode.
    “Come sarebbe a dire? Fino a pochi minuti fa non sapevi nemmeno chi era!”
    “E voi potete essere certi che io abbia detto la verità?”
    “Ci stai forse dicendo che stavi mentendo?” chiese Lisa.
    “Chissà…” disse Dark, cominciando ad allontanarsi.
    “Ehi, aspetta un secondo!” esclamò Alan, afferrando Dark per il cappuccio, facendoglielo così cadere sulle spalle.
    Dark si allontanò con un salto, rigirandosi immediatamente verso i ragazzi.
    “Ma tu sei quel tipo di stanotte!” urlò Alan. “Cosa ci fai qui?”
    “Raccolgo informazioni.”
    “Beh, ora verrai con me dalla polizia! I danni che tu e i tuoi amici avete causato sono piuttosto ingenti!”
    “Se è solo per i danni, posso riparare il tutto in pochi minuti. E poi, sono stato solo io, gli altri non c’entrano niente.”
    “E tu come avresti fatto a combinare tutti quei danni da solo in pochi secondi?” chiese Lisa, decisamente spaventata, guardando Dark con terrore.
    “Segreto professionale. Anche se in un certo senso, credo di essere come Seya. In fondo, ne ho combinate tante anch’io…” rispose il custode, girandosi e allontanandosi. “Non provate nemmeno a seguirmi. Ad ogni modo, sparirei prima che voi possiate anche solo avvicinarvi.”
    I ragazzi rimasero fermi, osservandolo andare via.
    “Ma chi è quel ragazzo?” chiese Alan.
    “Chiunque fosse, porta un gran peso dentro di sé.” Disse l’amica di Lisa.
     
    Dopo aver girovagato per ore, Dark si sedette su una panchina, chiudendo gli occhi per concedersi qualche minuto di riposo.
    ‘Disturbo?’ domandò Marco, atterrando al suo fianco.
    “Non preoccuparti, ho solo chiuso gli occhi, sono sveglio. Allora, scoperto qualcosa?”
    ‘Beh, pare che questa Seya sia piuttosto famosa in questa città. Una ladra che riesce in tutti i suoi colpi, che però sono finalizzati solo a riparare ad un torto subito da qualcuno. In più, sembra che prima di ogni suo colpo avverta un ragazzo che ha il compito di arrestarla, e che puntualmente fallisce nell'impresa.’
    “Capisco… Allora credo di essere stato più fortunato io. Probabilmente ho già scoperto chi è Seya. Almeno, la somiglianza è evidente, sebbene normalmente non ci scommetterei un soldo…”
    ‘Ma proprio per questo è una delle maggiori sospettate, vero?’
    “Bingo. Dovresti vederla facilmente, è entrata in quella scuola qualche ora fa, e ormai dovrebbe essere già uscita. Si chiama Lisa. Fammi sapere se scopri qualcosa in più.”
    ‘Va bene. Fortunatamente mi sono appena ritrasformato, altrimenti rischierei di superare il mio limite.’ Disse l’animorph, per poi volare via.
    “Lisa e Seya… Caratterialmente sembrerebbero una l’opposto dell’altra… ma in fondo, credo di essere stato l’unico idiota a mantenere lo stesso carattere anche quando andavo in giro di notte a salvare il mondo…” mormorò il custode.
    Qualche minuto dopo, un rumore lo distrasse dai suoi pensieri.
    “C'è qualche problema?” chiese una voce femminile, con una nota di apprensione.
    “No, nessun problema. Perché me lo chie- Oh…” disse Dark, aprendo un occhio e vedendo così di fronte a sé una giovane suora, che indossava un abito bianco.
    “M-Mi scusi.” Si affrettò a dire, stupito e sorpreso da quell'incontro. “Ignoravo che questo luogo fosse religioso, altrimenti non mi sarei permesso di mettermi a riposare.”
    “Non si preoccupi. È pur sempre un parco e dormire non è vietato, però come vede, sono riuscita a trovarla, anche se involontariamente.”
    “Uh? Cosa intende dire?”
    “Non mi ha riconosciuto, vero? Sono una delle ragazze che avete incontrato stamattina, quando avete discusso con Alan.”
    “Cosa? Ma non l’ho vista prima… Non sarà l’amica di Lisa, vero?”
    “Proprio così. Di mattina vado a scuola, ma poi mi dedico a rispettare la mia vocazione.”
    “Capisco… Allora, immagino voglia farmi delle domande, non è vero?”
    “Non ho potuto fare a meno di notare che dentro di voi c’è una grande tristezza. Cosa c’è che la turba così tanto?”
    “Primo, potrebbe smettere di darmi del lei?”
    “A condizione che lo faccia anche lei.”
    “E va bene… Comunque mi spiace deluderti, ma non c’è nulla che mi turba.”
    “Non sei bravo a mentire. Si vede chiaramente che stai soffrendo silenziosamente per qualcosa.”
    Dark non rispose.
    “Dimmi… Tu ci tieni a questo mondo, non è vero?” chiese il custode dopo qualche secondo.
    “Beh, come tutti. Perché, tu no?”
    “Non è questo il punto. Per me ormai tutto questo è normale, ma se io fossi il responsabile della fine di tutto ciò?”
    “Cosa intendi dire?”
    “Se ti dicessi che per colpa mia tutto quello che vedi, che conosci, potrebbe presto giungere alla sua fine? Cosa faresti?”
    “Personalmente, trovo impossibile che questo sia vero. Ma se così fosse, cercherei di scoprire il perché hai causato la fine di cui parli.”
    Dark si alzò, cominciando ad allontanarsi.
    “E io risponderei dicendoti che cercavo di salvare tutti e tutto.” confessò, andandosene.
    La ragazza rimase lì qualche minuto.
    “Ora puoi uscire.” Disse infine, per poi vedere la testa di Lisa sbucare fuori da un cespuglio.
    “Uff, temevo di non riuscire a resistere di più in quel cespuglio… Ad ogni modo, grazie mille, sei una vera amica!”
    “Di niente, però mi chiedo cosa intendesse dire con quelle frasi…”
    “Sarà stato un modo assurdo per dire che ha commesso qualche crimine.” Rispose Lisa, facendo apparire sulla sua mano una piccola nuvola di fumo, in mezzo alla quale apparve una piccola sfera di ferro. “Beh, stanotte cercherò di far luce su questo mistero. Se quel tipo è veramente sulle mie tracce, allora non si lascerà sfuggire il mio prossimo furto, no?”
    “Non faresti meglio a fare attenzione? Mi hai detto tu stessa che quel ragazzo non è normale… Usa magia vera, no?”
    “No, impossibile. Sappiamo entrambe che la magia non consiste in nient’altro che illusioni. Solo, diciamo che è piuttosto bravo. Ma gliela farò vedere io! Anzi, sarà Seya a fargli rimangiare tutto!” disse, per poi correre via, lasciando l’amica con un sorrisetto arrendevole stampato in volto.
    Sopra di loro, Marco aveva osservato l’intera scena.
    ‘Cavolo! Dark ha indovinato! Devo volare ad avvisarlo!’
     
    “Ehi, tu!” urlò Alan, sorprendendo Dark alle spalle. “Finalmente ti ho ritrovato!”
    “Accidenti, vi ho proprio sottovalutati. Sei già il secondo che mi trova…” commentò il custode.
    “Il secondo?”
    “Anche l’amica di Lisa mi ha trovato. Solo che lei mi ha sorpreso, dato che non mi sarei mai aspettato che fosse una suora…”
    “Beh, in effetti posso capirti… Ad ogni modo, ora devi darmi qualche spiegazione! Il tetto del museo è tornato uguale identico a prima, com’è possibile?”
    “Chissà… Magari è stato un colpo di magia, no?”
    “Non prendermi in giro, la magia non esiste!”
    “Ne sei sicuro?”
    “Sicurissimo!”
    “Molto bene allora…” disse il custode, battendo le mani e appoggiandole a terra.
    Immediatamente, dal terreno cominciò a crearsi una sfera di terra, che infine scivolò fino ai piedi di Alan.
    “Ecco fatto. In effetti non è vera e propria magia, ma semplice alchimia.”
    “N-Non è possibile…” fece Alan, prendendo il globo in mano per verificare che fosse vero. “Inaudito…”
    Ma i due vennero distratti dal verso di un falco, che stava volando sopra di loro.
    “Un falco?” disse Alan. “Strano, da queste parti non se ne vedono molti…”
    Dark invece sorrise non appena sentì il rapporto.
    “Mi dispiace Alan.” Disse infine. “Ma sembra che sia riuscito nella mia impresa. Ho scoperto chi è Seya.”
    Alan si girò subito verso di lui. “Cos’hai detto?” domandò incredulo.
    “Sto dicendo che le mie fonti hanno scoperto la vera identità di Seya. O meglio, hanno confermato i miei sospetti. Vuoi sapere chi è?”
    Ma prima che Alan potesse rispondere, sopra di lui ci fu una piccola esplosione, e una serie di coriandoli cominciarono a cadergli addosso, assieme ad un bigliettino.
    Caro Alan,
    stasera ho intenzione di rubare la verità
    dell’individuo apparso la scorsa notte
    tua Seya
    “È uno scherzo…” fece Alan, rileggendo il bigliettino più volte.
    “Umh… Quindi vorrebbe rubarmi la verità?” chiese Dark, per poi scoppiare a ridere. “Mi senti, Seya? So che sei qui vicino. Accetto la tua sfida, voglio proprio vedere come riuscirai in questa impresa!” disse. “Ma sappi che se fallirai, rivelerò a tutti la tua vera identità. E il primo sarà proprio Alan.”
    “No!” disse lui. “Tu non farai nulla di tutto questo! Sarò io da solo a scoprirlo, non voglio interferenze!”
    Dark lo guardò, per poi alzare le spalle. “Come vuoi. Quindi immagino che non riuscirò a levarti dai piedi, vero?” domandò il custode, sospirando. “Accidenti, era più facile quando andavo in giro di notte e nessuno mi vedeva… Sono durato più di dieci anni…”
    “Vuoi forse dire che sei anche tu un ladro?”
    “Certo che no. Solo, per uno che ha passato la mia infanzia, credimi, si arrivano a fare cose impossibili per gli altri…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Sarebbe inutile spiegartelo, e poi-”
    “Qualcuno mi sente?”
    Dark e Alan spalancarono gli occhi assieme.
    “Chi parla?” chiese Alan, guardandosi attorno, senza però vedere nessuno.
    “Quella voce… Sembrava provenire da lontano…” fece il custode, guardando in alto. “Da un posto remoto…”
    “Tu nei sai qualcosa?” chiese il ragazzo.
    “No, niente.”
    “Allora dev’essere Seya che prova a distrarci!”
    “No. Quella voce non era opera di Seya. È qualcosa di più profondo… Ad ogni modo, ti avverto: io stasera svelerò la vera identità di Seya, che tu lo voglia o no.”
    “Non te lo permetterò! Solo io ho questo diritto!”
    “Ah, quindi sei riuscito a ritrovarlo!” disse una voce dietro di loro, anticipando l’arrivo di Lisa.
    “Lisa! Dov’eri finita?”
    “Scusami, mi sono fermata a parlare e ho perso tempo.” Rispose lei, senza guardare Dark.
    “Seya ha appena annunciato il suo prossimo colpo.” Disse lui, costringendola a voltarsi.
    “D-Davvero?”
    “Già. Sostiene di essere in grado di scoprire i miei segreti… Questa Seya dev’essere davvero stupida…”
    “Non è vero!” esclamò Alan, stringendo i pugni. “Guarda, sarei quasi tentato di lasciarla fare, ma il mio compito ha la priorità. Ma tu come persona mi disgusti. Sembra quasi che tu sappia tutto!”
    Dark socchiuse gli occhi.
    “Forse. Ma se per qualche motivo Seya dovesse riuscire nel suo furto, allora vedremo se le tue idee rimarranno le stesse.”
    “Cos’hai fatto di così grave da non poterti perdonare?” chiese Lisa.
    Dark non rispose e si limitò ad allontanarsi. “Ci vediamo stasera. Mi troverete al museo di ieri notte. Bye bye.” Disse, sparendo in un varco oscuro.
    “Maledizione! Un altro tipo odioso che devo proteggere! Certo che Seya potrebbe scegliere persone un po’ meno scontrose!”
    Ma Lisa non lo stava ascoltando.
    ‘Possibile che… abbia scoperto veramente tutto?’ pensò.
     
     
    Dark era seduto sul tetto del museo, con gli occhi chiusi.
    Il vento gli muoveva i capelli, ma non sembrava dargli fastidio.
    ‘Quella voce… Chi poteva essere? Eppure mi sembrava in qualche modo famigliare… Possibile che sia qualcuno che conosco?’ si chiese, per poi aprire gli occhi.
    “Mi stavo appunto chiedendo quanto ci avresti messo ad arrivare… Seya…” disse senza girarsi, mentre la ladra atterrava dietro di lui, lasciando volare via i palloncini che aveva appena usato.
    “Però, sei molto abile. Ti sei accorto del mio arrivo senza nemmeno girarti. I miei complimenti.”
    “Anch’io come te viaggiavo spesso per i tetti della mia città. Sebbene lo facessi con l’unico scopo di difenderla. E devo dire che ci sono riuscito per più di dieci anni.”
    “Devo dedurne che non approvi quello che faccio?”
    “Da quel che ho capito, rubi solo a chi ha rubato e per poter restituire l’oggetto in questione al legittimo proprietario. In un certo senso, rubando fai giustizia. E poi, io sono l’ultima persona che può farti la predica. Qualcosa l'hai già sentito oggi, mentre origliavi nascosta in quel cespuglio.”
    “Cosa? Come fai a saperlo?”
    Ma prima che potesse ottenere la risposta, sopra di loro si sentì il verso di un falco, che atterrò a fianco di Dark.
    “Un… falco?” chiese sorpresa Seya.
    “Non esattamente…” rispose il custode, mentre il volatile aumentava di dimensioni, perdendo le piume.
    Pochi secondi dopo, al posto del falco c’era Marco.
    “Cavoli, ancora un po’ e avrei superato il mio limite…” disse, sgranchendosi le braccia.
    “I-Impossibile!” fece Seya spaventata, indietreggiando. “C-Come hai fatto?”
    “Un mio piccolo potere.” Rispose l’animorph. “Niente a che vedere con la magia ovviamente. Solo tecnologia.”
    “Come vedi, Seya, è stato grazie a Marco che ho scoperto che mi stavi spiando. Hai mandato la tua amica per farmi parlare, ma non hai capito granché di quello che dicevo. Perciò hai poi ripiegato su questa messinscena. Purtroppo per te, Marco ha visto tutto, mia cara Lisa.”
    I due custodi sentirono la ladra deglutire.
    “Lisa? Non so di chi stiate parlando…”
    “Basta fingere.” Disse Rexenet, uscendo da un varco oscuro dietro di lei, assieme agli altri custodi, che la circondarono.
    “Cosa volete da me?”
    “Diciamo che ti stiamo usando come esca. Tu sei senza dubbio una parte importante di questo mondo, e per questo sei in pericolo.”
    “Pericolo? Cosa volete dire? E cosa intendete dire con ‘di questo mondo’?”
    “Prima aspettiamo che arrivi anche il tuo caro detective.” Disse Light. “Dopodiché vi spiegheremo tutto quanto.”
    “E sembra che non dovremmo aspettare molto. È appena arrivato.” Fece Sora, indicando Alan, che aveva appena finito di arrampicarsi sul tetto.
    “Lasciatela… lasciatela andare…” disse, riprendendo fiato.
    “Scappa Alan!” urlò Seya. “Non c’è da scherzare con questi tipi!”
    “Cavoli, parli di noi come se fossimo dei criminali.” Disse Riku.
    “Beh, in effetti finora non ci siamo comportati proprio bene…” fece notare Tsuna.
    “Ok, ora che sono tutti e due qui possiamo pure lasciarla libera.” Disse Dark, per poi dirigersi verso Alan. “Non preoccuparti, non abbiamo intenzione di rivelarti chi è Seya. Ti lasceremo nel dubbio finché non lo scoprirai da solo. Ma dovevamo far sì che tutti e due foste qui stasera.”
    “Perché?”
    “Come forse avrete capito, non siamo di qui. E non indentiamo come città o nazione, ma proprio come pianeta. Siamo arrivati qui affrontando un esercito che ha come obiettivo la distruzione dell’universo.”
    “Cosa? E vi aspettate che crediamo a una storia simile?”
    “Liberi di non farlo, ma sappiate che in questo momento, voi due avete alle costole quell’esercito, o meglio, la parte mandata qui.”
    “Davvero? Strano, ma non mi sembra di vederlo da nessuna parte.”
    “Perché agisce nelle tenebre, dato che ad esso appartiene. Se vi girate, lo vedrete.” Rispose Hikari, evocando assieme agli altri il Keyblade.
    “Cosa?” fece Seya, girandosi assieme ad Alan.
    Di fronte a loro si trovavano centinaia di Heartless, che si stavano muovendo lentamente verso di loro.
    “Il vostro cuore è particolarmente forte e quelle creature ne sono attirate.” Spiegò Dark, creando una sfera di fuoco. “Non appena li avremo eliminati vi spiegheremo tutto meglio.”
    Ma prima che potesse fare qualcosa, una luce apparve in mezzo all’esercito di Heartless, facendoli scomparire nel nulla.
    “Cosa?!” dissero assieme gli altri custodi, mentre Dark guardava quello spettacolo con gli occhi spalancati.
    “Finalmente ci siamo riusciti.” Disse una voce, mentre davanti a ciascuno di loro appariva l’ologramma di una donna dai capelli blu.
    “Aqua?!” esclamarono assieme Hikari, Kairi e Tsuna, mentre i custodi rimanenti guardarono sorpresi l’immagine, come stavano facendo anche Seya e Alan.
    “Mi rivolgo a tutte le persone dell’universo. Il mio nome è Aqua e sono una Master del Keyblade.”
     
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    “Come starete costatando in questo momento, non sono un’allucinazione. Vi sto parlando da un mondo remoto, collegato a tutti i vostri.”
    “E questa qui chi è?” chiese Naruto, osservando assieme a Sakura la donna. “E come mai parla del Keyblade?”
    “Questo non lascia presagire nulla di buono… L’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con dei Keyblade ci siamo ritrovati coinvolti in uno scontro epocale…”
    “Keyblade? Di cosa si tratta?” chiese un uomo dai capelli argentati che si trovava al loro fianco.
    “Si ricorda quando siamo spariti per qualche giorno?”
    “Certo.”
    “Eravamo stati convocati in un altro mondo, per disputare un torneo. Ed è lì che abbiamo affrontato dei ragazzi che erano in possesso di quell’arma… Il loro potere era inimmaginabile…” rispose Naruto.
    “Soprattutto uno di loro, che alla fine si è sacrificato per salvarci tutti quanti…”
     
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    “Sì, avete capito bene. Il vostro mondo non è unico. Ci sono tanti mondi quante stelle in cielo e ognuno di essi è isolato dagli altri!”
    “Prendi questo!” urlò un ragazzo che indossava un kimono rosso e aveva dei capelli bianchi, cercando di tagliare a metà la custode con un’enorme spada, senza però riuscirci.
    “Inuyasha, calmati!” gli urlò una ragazza al suo fianco.
    “Ma Kagome, questo demone non vuole morire! E per di più non sembra nemmeno vederci!”
    “Questo perché non è un demone.” Disse un monaco, avvicinandosi.
    “Sembra davvero di un altro mondo…” aggiunse una ragazza, che aveva sulla schiena un grosso boomerang.
    “Per me ha ragione Inuyasha. È apparsa dal nulla…” commentò un bambino, che aveva una coda da volpe.
    “Qualcosa mi dice che sta per succedere qualcosa di grave… Forse più grave di Naraku stesso…” disse Kagome.
     
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    “In questo momento vi starete chiedendo come sia possibile che non lo siate venuti a sapere fino ad oggi, e la risposta è il fatto che questa scelta è stata presa per preservare ogni singolo mondo, per impedire che si ripetesse l’evento che li ha creati.”
    Attorno all’ologramma di Aqua c’erano nove persone.
    “Non credo di avere capito bene…” fece uno con una maglietta rossa e un capello di paglia.
    “Neppure io… Ma sembra stia parlando di qualcosa d’importante…” disse un altro dai capelli verdi con una bandana nera, e tre spade appese al fianco.
    “È così bella!!!” commentò un ragazzo vestito di nero e dai capelli biondi, con gli occhi fuori dalle orbite che avevano preso la forma di cuore.
    “Non sembra stare molto bene…” commentò una piccola renna che stava in piedi sulle zampe posteriori, con un cilindro rosa in testa.
    “Umh… Chissà se possiede qualche tesoro…” si chiese una ragazza dai capelli arancioni.
    “Mi chiedo cosa intenda dire con ‘Master del Keyblade’…” disse uno con un grosso naso e un paio di occhiali da aviatore sulla fronte.
    “Piuttosto mi chiedo come sia possibile che ci stia parlando. Dev’essere in possesso di qualche tecnologia a noi sconosciuta!” disse un grosso uomo, che indossava solo un paio di slip e una camicia hawaiana a maniche corte.
    “Dev’essere a conoscenza di importanti segreti…” fece una donna dai capelli neri.
    “I miei occhi si sarebbero sgranati a questa visione… Peccato che non ho più gli occhi! Yohohoho!!!” disse uno scheletro, con dei nerissimi capelli afro che era impegnato a suonare un violino.
     
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    “Sto parlando della guerra del Keyblade. La guerra che diede vita all’universo come lo conosciamo oggi! Una guerra di dimensioni inaudite, peggiore di qualunque altra possiate anche solo immaginare!”
    Una ragazza con un cannone attaccato al braccio sinistro osservava in silenzio l’ologramma della custode. Indossava un lungo maglione blu con una stella bianca sulla schiena, i suoi capelli erano del medesimo colore con due lunghe ciocche che cadevano ai lati e i suoi occhi erano di puro azzurro, e dall’occhio sinistro usciva una specie di fumo azzurro.
     
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    “In questo momento mi trovo in un posto da cui non posso andarmene. Ma sono comunque venuta  a conoscenza delle ultime novità dell’universo. E la situazione non è buona.”
    “Allora, sei riuscito ad eliminare quel virus?” chiese un ragazzo rivolto ad un piccolo televisore che teneva in mano, al cui interno si vedeva un altro ragazzo, che indossava una tuta blu e aveva al posto del braccio destro un piccolo cannone, con il quale stava cercando di colpire l’ologramma di Aqua, che era apparso al suo fianco.
    “Niente da fare Lan. I miei colpi non hanno effetto. E sembra che non stia succedendo solo qui. Mi sono connesso alla rete, e tutti i Navi del mondo stanno riscontrando lo stesso problema.”
    “Stai dicendo che non è un virus di cattivo gusto?!”
     
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    “Per questo sono giunta a questa conclusione. È giunto il momento che tutti sappiano la verità. In qualità di ultima Master rimasta in vita, me ne prendo la piena responsabilità. Da questo momento in avanti basta segreti, basta tabù.”
    Terra e Ventus stavano ascoltando in silenzio la loro amica.
    “Ottimo lavoro, Aqua. Sapevo di poter contare su di te.” Disse una voce da dentro Terra.
    “Terra? Cosa succede?” chiese Ventus.
    “Non preoccuparti, Ven. Era solo una nostra vecchia conoscenza che esprimeva la sua gioia per una scelta fatta anni or sono, e con la quale sono perfettamente d’accordo.” Rispose il custode.
    “Aspetta… Mi stai dicendo che…?”
     
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    “Per colpa di un traditore, il cui nome è Xehanort, l’universo è entrato nel suo periodo più buio. Xehanort ha dato il via a una seconda guerra del Keyblade!”
    “Xehanort? Già il nome non mi piace…” disse un essere che ricordava un piccolo drago rosso, con la fronte a forma di V e un paio di cuffie sulle orecchie.
    “Concordo Shoutmon. La cosa non mi piace per niente.”
    “Cavoli… E dire che non abbiamo ancora vinto la guerra qui…” fece un altro ragazzo, scivolando disperato a terra con vistose lacrime agli occhi.
    “Suvvia Zenjirou, non fare così. Vedrai che risolveremo tutto quanto. E poi lo sai, non posso voltare le spalle a chi ha bisogno!”
    “Ed ecco la solita pessima abitudine di Taiki… Sob…” fece una ragazzina dai capelli rossi.
    “Beh Akari, è la mia natura. Non posso farci niente.” Disse Taiki, sorridendo.
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    “Interessante… Potrebbe essere un occasione per guadagnare ulteriore oscurità…” disse un enorme armatura nera. “Che ne dici, Yuu?”
    Un ragazzino dai capelli biondi dietro di lui sorrise.
    “Già. Veramente interessante…”
     
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    “Questo significa che tutti i mondi sono in pericolo. Nessuno può ritenersi al sicuro.”
    “Oh, no…” fece una ragazza dai capelli blu, mettendosi una mano in faccia.
    “Che succede Chidori?” chiese una ragazza vicino a lei.
    “Ha detto l’unica cosa che non doveva dire mentre parla a tutti quanti…”
    “Cioè?”
    “Ma è ovvio! Ora quello psicopatico di -”
    La ragazza, però, venne interrotta da un'esplosione di fronte a lei, che fece saltare tutti i vetri della scuola in cui si trovavano.
    “…Sousuke…” concluse, osservando il devastante e purtroppo, abituale scenario che si mostrava ai suoi occhi.
    “Strano…” fece un ragazzo, emergendo dalla nuvola di fumo e osservando l’ologramma di Aqua. “L’esplosione dev’essere stata poco potente… Forse dovrei riprovarci…”
    “Non provarci nemmeno!” urlò Chidori, dandogli un calcio e spedendolo nuovamente in mezzo alle macerie.
     
    ******
     
    “Neppure avere un intero esercito dotato di armi di enorme potenza potrà salvarvi dalla minaccia incombente.”
    “Beh, l’unica nota positiva è che Dewey stavolta non potrà usare tutto ciò a suo favore…” disse un uomo dai capelli grigi, osservando l’ologramma, mentre poco dietro di lui, un ragazzo dai capelli castani, assieme ad una ragazza dai capelli azzurri, guardavano con timore la custode, tenendosi per mano.
    “Renton… Cosa succederà ora?” chiese la ragazza.
    “Non lo so… Ma qualunque cosa avverrà, io rimarrò sempre al tuo fianco, tranquilla!”
     
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    “L'esercito di Xehanort va oltre la vostra immaginazione. Miliardi di creature indistruttibili sono a sua disposizione.”
    “Fantastico… nient’altro?” chiese un’enorme tartaruga, con una bandana rossa che gli copriva la parte attorno agli occhi, come una maschera.
    “Beh, per lo meno Shredder non potrà disporre di un secondo esercito…” rispose un’altra tartaruga, anch’essa con una maschera, ma di colore blu.
    “Più che altro mi chiedo come stia facendo quest’umana a parlare a così tante persone insieme… Dev’essere in possesso di qualche tecnologia potentissima!” Fece un’altra, con la maschera viola.
    “Per quel che mi riguarda, io direi di prenderci una pizza e di aspettare che arrivi quest’esercito e sistemarlo.” Disse infine una quarta tartaruga, con la maschera arancione.
    “Michelangelo!” urlarono le altre tre.
     
    ******
     
    “L'unica arma che può distruggerle... è il Keyblade!” detto ciò, Aqua evocò il Keyblade, mostrandolo chiaramente.
    “Cavoli, quella sì che è una chiave!” commentò un ragazzo dai capelli rosa, sputando fuori una fiammella di fuoco. “Che razza di spirito potrà evocare, Lucy?”
    “Non saprei… finora le uniche chiavi magiche di cui ero a conoscenza erano come queste…” rispose una ragazza dai capelli biondi, tirando fuori un mazzo di chiavi, le quali erano o argentate o dorate. “Non avevo mai sentito nominare questo ‘Keyblade’…”
    “Aye!” fece un gatto, facendosi spuntare un paio di ali bianche e volando a fianco del ragazzo dai capelli rosa. “Natsu, deve trattarsi di qualcosa di molto potente, se può far fuori un intero esercito! Chissà, magari è utile anche per prendere del pesce…”
    “Sempre a pensare a quello, eh?” commentò sconsolata Lucy.
    “Happy ha ragione. Sono tutto infuocato all’idea di poter affrontare qualcuno così forte!”
     
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    “Quest'arma leggendaria è unica nel suo genere. E ogni mondo ha due persone in grado di evocarla.”
    “Evocarla? Quindi è come le ombre?” domandò un bambino dai capelli neri spettinati, con una maglietta nera e dei pantaloni gialli.
    “No, credo funzioni diversamente… Anche se non ho idea di come…” rispose una ragazza dai lunghi capelli argentati, con una bandana con disegnato sopra un teschio, che le copriva la testa.
    “Ho una brutta sensazione…” disse una bambina, dai capelli castani che indossava un completo rosa.
    “Tsk. Che si facciano avanti. Li eliminerò come eliminerò Nene.”
     
    ******
     
    “Una potrà evocare il Keyblade della luce. L'altra... verrà scelta per usare il Keyblade delle tenebre.”
    Jessie osservava l’ologramma, che illuminava l’oscurità della notte.
    “Quindi… io da che parte verrò chiamata?” chiese, guardando giù dal campanile decine di persone intente anche loro ad ascoltare le nefaste parole di quell'ologramma apparso all'improvviso.
    Fu distratta dai suoi pensieri dalla vibrazione del suo cellulare, così lo pescò dalla tasca destra dei jeans e senza neanche controllare chi fosse lo portò sotto il cappuccio e vicino all'orecchio.
    “Dimmi.” disse, sapendo già chi gli avrebbe risposto.
    “Jessie cosa significa tutto questo?” domandò Andrea, con voce preoccupata.
    “Non ne sono molto sicura, ma temo che presto verrò chiamata anch’io a combattere questa cosiddetta ‘Guerra del Keyblade’… Solo, vorrei sapere da quale parte…” rispose, senza distogliere lo sguardo dall'immagine della Master.
    “Sono sicura che andrà tutto bene e che te la caverai senza problemi!” cercò di incoraggiarla, mettendo da parte la propria ansia.
    “Lo spero…” replicò Jessie con un sospiro. “Ora dovrò fronteggiare tutte le persone che cercheranno di trovare i custodi di questo mondo… Senza considerare che grazie a questo ologramma scoppierà il panico. Sta praticamente annunciando la fine dell’universo… L’oscurità ne approfitterà sicuramente…”
    “Beh, finché ci saranno custodi come te e quei ragazzi dell’altra volta, non succederà! E ricordati che sei tu a scegliere da che parte combattere!”
    Jessie sorrise con gratitudine alle parole dell'amica di sempre, per poi annuire.
    “Sì… Hai ragione.”
     
    ******
     
    “La scelta di questi custodi potrebbe essere determinante per il fato dell'universo.”
    “Bene…” disse un uomo, estraendo un pugnale dal petto di una persona a terra. “Non bastavano demoni e angeli, vero?”
    “Non vorrei fare l’uccello del malaugurio, ma qualcosa mi dice che ciò di cui sta parlando potrebbe risultare anche peggiore di tutto ciò che abbiamo affrontato finora…” rispose un altro tipo, mettendo in una macchina un fucile.
     
    ******
     
    “Ma non dovete lasciare che il panico si impossessi dei vostri cuori.”
    “T-Temo s-sia troppo t-tardi!” balbettò un cane, saltando in braccio ad un ragazzo affianco a lui.
    “C-Concordo in pieno! Non potevano organizzare un’abbuffata universale piuttosto di una guerra?”
    “Ma possibile che voi due non pensiate ad altro che al cibo?” chiese una ragazza con un paio di spessi occhiali dalla montatura nera.
    “Beh, ora dovremo mangiare sempre come se fosse il nostro ultimo pasto!”
     
    ******
     
    “Se ciò dovesse accadere, per voi non ci sarebbe più scampo.”
    “Kowalski, opzioni!” ordinò Skipper.
    “Beh, diciamo che ce ne sono parecchie…”
    “Elencale tutte!”
    “La prima è che questo sofisticato ologramma sia solo una nostra illusione collettiva, ma tenderei ad escludere tale opzione.”
    “E perché?” chiese Soldato.
    “Beh…” rispose Kowalski, accedendo il televisore e mostrando un telegiornale dove veniva mostrata una piazza piena di persone, ognuna intenta ad osservare l’ologramma. “Per quanto possa essere verosimile come allucinazione, non credo possa colpire tutti gli esseri viventi del mondo.”
    “Giusto. La seconda?”
    “Beh, la seconda è che potrebbe essere un elaborato complotto di Blowhole per farci cadere vittima del panico.”
    “Umh… no, è troppo anche per lui…”
    “Terza opzione: potrebbe essere un segnale del nostro pianeta per dirci di diminuire l’inquinamento… o di mettere a freno la furia di Rico…”
    “Umh… Opzione interessante…”
    “E se tutto quello che avesse detto fosse vero? In fondo abbiamo già incontrato delle persone che avevano quella chiave…” intervenne Soldato.
    “Soldato, quante volte te lo devo dire? Solo teorie possibili, non che vanno oltre la pinguina immaginazione!”
    “Scusami Skipper, non riesco a stare zitto…”
     
    ******
     
    “Nonostante tutto questo, ho comunque una buona notizia per voi.”
    “Meno male. Stavo seriamente cominciando a pensare di prendere quest’ologramma a pugni!” fece un ragazzo dalla maglietta bianca con sopra una giacchetta arancione.
    “Ben detto Aniki!” fece un piccolo dinosauro arancione.
    “Di male in peggio… possibile che quei due non facciano altro che pensare a fare a pugni con chiunque?” fece una ragazza dai capelli rossi che indossava una maglietta rosa.
    “Beh, è il loro modo per esprimere sorpresa, Yoshino…” fece una voce proveniente da un cellulare che teneva in mano.
     
    ******
     
    “In questo momento, ci sono almeno undici custodi che, sono sicura, stiano viaggiando per l'universo...”
    “Beh, dopo averli visti in azione, posso direi che è una consolazione.” Fece Edward, rivolgendosi a due grossi uomini dietro di lui e a Ling.
    “Sono così forti questi custodi?” chiese uno dei due.
    “Beh, sono sicuro che se dovessero venire qui, sconfiggerebbero in due secondi il Padre.”
    “Tsk. Non credo sia possibile.” Fece Ling, con una voce diversa dal solito.
    “Greed, dovresti chiedere a Ling. Anche lui ha incontrato dei custodi, e sa di cosa sono capaci.”
    “Concoldo! Elano potentissimi, oltle ogni immaginazione! Soplatutto quel tipo con gli occhi stlani…” rispose lui, usando il suo tono di voce normale.
    “Purtroppo lui non c’è più… Io e Al l’abbiamo visto finire disintegrato nel nulla…” fece Ed, per poi guardare il cielo. “Temo proprio che ce la dovremmo cavare da soli… Almeno con il Padre…”
     
    ******
     
    “...ma non escludo che ora siano aumentati di numero.”
    “Questo significa che possiamo essere salvati?” chiese una ragazza dai capelli rossi.
    “Bah… Non ho di certo bisogno di undici buoni a nulla per poter proteggere mia moglie…” gli rispose un ragazzo dai capelli argentati, che indossava uno strano completo, che si concludeva con uno strambo capello, sul quale erano appoggiati un paio di occhiali da aviatore.
    “Inoltre, chi vuoi che ci venga a cercare nello stomaco di un drago?”
    “Considerando l’ingresso teatrale che hai fatto per portare via Emma, direi che non è più un segreto dove vivi…” fece un gatto nero lì vicino.
     
    ******
     
    “Purtroppo non sono in grado di dirvi chi sono.”
    “Non importa…” disse Biancaneve.
    “Già. In fondo, li abbiamo incontrati quasi tutti.” Commentò Cenerentola.
    “Speriamo solo che riescano a salvare i mondi…” fece Belle. “Non voglio che proprio ora che l’incantesimo si è sciolto, finisca tutto.”
    “Vedrai che non avranno problemi. Sora è il custode scelto per questo compito, sono sicura che riuscirà ad impedire la fine, come ha già fatto.” La tranquillizzò Jasmine.
    “Giusto. Dobbiamo avere fiducia in lui e negli altri custodi!” esclamò Alice.
    “Sora, Riku, Kairi… E tutti gli altri. Il destino dell’universo è nelle loro mani.” Disse Aurora, mentre tutte e sei voltavano lo sguardo verso il cielo.
     
    ******
     
    “Ne conosco solo alcuni, e credo sia meglio che rimangano nell'anonimato.”
    “Beh, sembra che questi custodi abbiano qualcosa in comune con noi guardiani…” fece un papero con addosso una tuta nera e una maschera attorno agli occhi, rivolgendosi ad una sfera verde all’interno della quale si poteva vedere la testa di un altro papero, che era proiettata da uno strano scudo attorno al braccio destro.
    “Già… Sebbene nemmeno il consiglio sia ancora riuscito a trovare nessuna informazione su questi Custodi e su questo Keyblade…”
    “Mi stai dicendo che siamo di fronte a qualcosa che neppure un consiglio millenario conosce?”
    “Non solo il consiglio. Pare che nessuno tra i pianeti con cui siamo in contatto sia a conoscenza di ciò…”
     
    ******
     
    “Non è possibile misurare la loro forza, perché essa deriva dai loro cuori.”
    “Beh, per lo meno non dovrà essere il solito uomo ragno di quartiere a dover risolvere il problema…” disse una persona, che indossava una tuta rossa e blu con tatuato sul petto un ragno nero, e che indossava una maschera integrale attorno alla testa, mentre era tranquillamente appoggiata coi piedi sui vetri di un grattacielo.
    “Brutto pasticcio, vero Spidey?” fece una persona che indossava un camice bianco, da dentro la finestra.
    “Beh, non facciamo in tempo a battere un nemico che spunta fuori un esercito invincibile… Non la trovi monotona come vita, Reed? A proposito, mi puoi passare dell’acqua per piacere?”
    L’uomo prima di rispondere allungò letteralmente un braccio verso l’altro, porgendoli una bottiglia d’acqua.
    “Beh, ormai ci siamo abituati. Ad ogni modo, quella ragazza dev’essere simile a noi… Sta comunicando con miliardi di persone in contemporanea senza usare alcuno strumento… Sbalorditivo…”
    “Beh, se quello che dice è vero, temo che usare il termine ‘miliardi’ sia restrittivo…”
     
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    “E, suona un po' buffo, con la loro magia possono risolvere qualsiasi problema.”
    “Lo sapevo! La magia esiste!” fece un uomo dai corti capelli neri e con un paio di occhiali spessi, saltando in aria e contorcendosi. “Finalmente il mondo intero ha la prova che esiste!”
    Davanti a lui, un gruppo di bambini seduti ai propri banchi osservava esasperato la scena, tranne uno che indossava un berretto rosa, che invece parlò a bassa voce alle sue due gomme appoggiate al banco.
    “Wow ragazzi… Quando ho detto ‘Come vorrei che qualcosa distraesse Crocker’, non avrei mai pensato che avreste tirato fuori una cosa del genere…”
    “Vero? Nemmeno noi!” rispose la gomma verde, facendo apparire un paio di occhi e una bocca, cosa che fece anche l’altra di colore rosa.
    “Come sarebbe a dire ‘nemmeno voi’?” chiese il bambino.
    “Vedi Timmy… Noi non abbiamo fatto proprio niente…” fece la gomma rosa.
    “COSA?!” urlò il bambino, attirando lo sguardo di tutti i presenti.
    “Beh, una reazione un po’ ritardata per l’appena annunciata fine dell’universo, no?” chiese la gomma verde.
     
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    L’ologramma di Aqua sparì per qualche secondo, per poi riapparire con qualche disturbo nell’immagine.
    “Temo che la comunicazione stia per saltare...” disse.
    “Sono sicuro che se fossi stato io a occuparmene, la comunicazione non avrebbe avuto nessun problema!” fece un bambino dai capelli biondi.
    “Elroy! Non mettiamo in dubbio le tue capacità, ma dubito che tu possa fare qualcosa.” Lo rimproverò una donna dai capelli rossi.
    “Però mi chiedo se quello che ha detto è vero… Se così fosse, secondo voi verremo coinvolti anche noi?” chiese una ragazza dai capelli bianchi. “Non vorrei perdere il concerto.”
    “Come fai a pensare al concerto in questo momento?” chiese un uomo dai capelli rossi. “Sinceramente, mi meraviglierei se non venisse cancellato… Come qualsiasi altro evento…”
     
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    “Fortunatamente vi ho già detto tutto il necessario.”
    “Finalmente! Pensavo già che ci annunciasse che l’esercito ci avrebbe attaccato a momenti!” fece un ragazzino che indossava un capello di paglia e dei vestiti con vari rattoppi.
    “Tu non hai paura?” chiese una bambina dai capelli neri.
    “Bah! Chi vuoi che possa mai venire a disturbarci qui, sulle montagne?”
    “Per esempio…” disse una voce alle loro spalle, anticipando l’apertura di un varco oscuro. “…qualcuno che non è mai riuscito a sopportare questo mondo, no?” fece Hakai, apparendo di fronte a loro con in mano una sfera rossa e nera, che si muoveva freneticamente.
    “E tu chi sei?” chiese il ragazzo, mettendosi davanti alla bambina per proteggerla.
    Hakai si limitò ad evocare il Keyblade.
    “Aqua voleva rovinarmi i piani… Perciò non mi resta che cominciare subito. La sfortuna ha voluto che fossi vicino al vostro mondo…”
    “Cosa vuoi fare?” domandò la bambina con terrore.
    Il custode del caos sorrise.
    “Farvi sparire nel caos assieme a questo mondo.” Rispose, per poi lanciare a terra la sfera, che non appena toccò il suolo, esplose, ingrandendosi ad una velocità molto vicina a quella della luce.
     
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    “Ricordatevi questo: dovete credere nella luce!”
    “Luce…” disse una ragazza dai capelli castani, che indossava una maglietta rosa e bianca, e che al collo aveva appesa una fotocamera.
    “Hikari…” la chiamò un ragazzo dai capelli biondi coperti da un cappello da pescatore.
    “Sembra che non possiamo stare in pace nemmeno per un giorno, vero? E io che speravo che con la sconfitta di MaloMyotismon finalmente ci saremmo potuti riposare…” si lamentò un ragazzo dai capelli rossi e con un paio di occhiali da avviatore.
     
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    “Non dovete farvi sopraffare dalle tenebre, qualunque cosa succeda!”
    “Farmi sopraffare dalle tenebre?” chiese un uomo, con addosso un armatura, nera come i suoi capelli, seduto su un trono. “Impossibile. Io stesso ho creato le tenebre di questo inferno, dove tutti giungono alla fine.” Disse, per poi girarsi verso l’ingresso della sala, dove apparve un ragazzo che indossava un armatura bianca.
    “Quindi non ti sei fermato ad ascoltare, a differenza dei tuoi compagni… Dovevo aspettarmelo da te… Tenma…”
    “Aron… dunque anche questa visione collettiva è opera tua?”
    “No, ti sbagli. Nemmeno io ho idea di chi sia questa Aqua… Ma immagino che tu non sia giunto qui per parlare, vero? Speri ancora che Aron possa tornare, vero?”
    “Mi rifiuto di credere che Hades possa aver avuto il sopravvento su di te.”
    Hades sorrise.
    “Vorrà dire che ti dimostrerò una volta per tutte che Aron ormai non esiste più!” fece, evocando una spada nera, che puntò contro l’altro.
     
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    “Io... cercherò di tornare al più presto nel vostro universo...”
    L’ologramma di Aqua veniva attraversato dall’acqua della pioggia, che velocemente si mescolava con la pozzanghera di sangue attorno al corpo Zack, sdraiato a terra e con decine di fori provocati da proiettili sul petto.
    “M-Mi dispiace…” disse lui. “Ma… temo che non potrò rivederti, Aqua. Spero solo che tu riesca a tornare sana e salva…”
    Poco lontano, Cloud stava strisciando verso Zack, incapace di alzarsi in piedi.
    Zack sorrise, vedendolo finalmente arrivare.
    Spostò il suo sguardo verso la sua spada, ancora impugnata dalla mano destra.
    ‘Temo… sia l’ora di passare il testimone… Mi spiace solo di non averla più vista…’ pensò, mentre nei suoi occhi appariva l’immagine sfocata di una ragazza vestita di rosa.
     
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    “Terra, Ventus... Aspettatemi, vi raggiungerò appena mi sarà possibile!”
    Topolino osservò l’ologramma scomparire definitivamente.
    “Aqua…” disse, per poi girarsi verso Paperino e Pippo, che scattarono sull’attenti.
    “Sembra che siano successe parecchie cose da quando abbiamo lasciato Sora e gli altri. Dobbiamo raggiungerli immediatamente! Preparate subito la Gummyship!” ordinò.
    “Topolino…” disse una voce, non appena il cavaliere e il mago di corte se ne furono andati, anticipando l’apparizione di Yen Sid.
    “Maestro!”
    “Credo sia giunto il momento… Aqua non è a conoscenza di Dark, che può essere considerato a tutti gli effetti un Master, sebbene non abbia superato l’esame, ma ha ragione: è l’ultima Master rimasta in vita.”
    “Cosa possiamo fare allora?”
    “Non appena riesci a trovare Sora e gli altri… Conducili da me. In qualità di Ex Master, sottoporrò i nuovi custodi all’esame!”
    “Cosa? Ne è sicuro?” chiese il re.
    Yen Sid annuì. “Anche se non lo fossi, non abbiamo altra scelta. La seconda Guerra del Keyblade ormai è imminente. I mondi stanno nuovamente cominciando a sparire nelle tenebre e anche nel caos.”
    Topolino fece un cenno con la testa.
    “D’accordo! Ci metteremo il prima possibile in contatto con Sora, e la raggiungeremo immediatamente!”
     
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    Aqua cadde in ginocchio, esausta.
    “Tutto bene?” chiese l’uomo incappucciato, raggiungendola.
    “S-Sì… Ho consumato più energie di quanto credessi, ma almeno sono riuscita ad avvertire tutti. Mi rendo conto che il mio messaggio possa aver gettato nel panico molte persone, ma altrettante ora possono affrontare questa nuova crisi.”
    L’uomo non disse niente, e si limitò a girarsi verso il mare.
     
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    “Peter!” urlarono i bimbi sperduti. “Cosa facciamo?”
    Peter si alzò in volo, portandosi un pugno sotto il mento in segno di riflessione.
    “Umh… Beh, intanto sappiamo che Aqua e Ventus stanno bene. Mentre sono sicuro che uno di quegli undici custodi è Sora… Direi che possiamo continuare a tormentare il vecchio stoccafisso senza problemi! Molto probabilmente il nemico verrà eliminato prima ancora che possa arrivare qui!”
     
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    Auron sorrise, portandosi sulla spalla l’enorme katana.
    “Cos’hai da ridere?” chiese un ragazzo dai capelli biondi
    “Niente. Sto solo pensando che questa volta, la loro storia potrebbe non essere completamente indipendente dalle altre. Sarà interessante vedere come finirà.”
    “Da come parla, sembra che lei sappia di chi stava parlando quella ragazza.” Disse una ragazza, che indossava un kimono, che lasciava scoperte le spalle, e impugnava un’asta.
    “Chissà…” rispose Auron. “Ma ora, pensiamo a seguire la nostra storia.”
    “Ben detto!” fece il ragazzo.
     
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    “Uh?” fece Sora, alzando di colpo la testa.
    “L’hai sentita anche tu questa sensazione?” chiese Roxas.
    “Sì… Il senso da monello si è attivato improvvisamente, superando il suo stesso limite!”
    “Forte perturbazione nella forza sentito io ho…” fece Yoda, che era impegnato a giocare a ping pong contro Nausicaa usando dei MOdT-X99.
    “’Gnorante! Ci sono altri metodi per distrarre l’avversario, il tuo ormai è vecchio come la Superiora!”
    “Ma verità essa è.”
    “Concordo. Anche noi abbiamo un pessimo presentimento…” fece Ven, avvicinandosi assieme a Vanitas.
    “Per una volta che avevamo deciso di passare le vacanze assieme, dopo varie peripezie (e retribuzioni), qualcosa deve andare storto…”
    “Beh, cosa sono quelle facce preoccupate? Vexen vi ha buttato fuori dal laboratorio?” chiese Ottoperotto, arrivando in quel momento.
    “Peggio Otto… Forse molto peggio… I nostri sensi da tuss sono schizzati al massimo tutti assieme… E questo non è un buon segno! Per di più, anche Yoda ha percepito un disturbo nella forza!”
    “Tutti assieme? Cos’è successo? Qualcuno ha impostato Loony su darkroxas92?”
    “Oh, no, no. Loony al momento è impostato su distributore di aforismi, e sta parlando laggiù con Oma…” fece Vanitas, indicando una persona identica ad Otto, che stava parlando con una donna, mentre Xaldin era impegnato a sbattere reiteratamente la testa contro un muro.
    “Vedo… E per curiosità, chi è stato?”
    “Demyx, involontariamente. Si è solo chiesto ad alta voce come sarebbe stato Loony versione Oma per trenta minuti senza mai cambiare, e poi ha schioccato le dita quando l'ha capito…”
    “Ah, ecco perché scappava a tutta velocità…”
    “Già…”
    “[CENSURA…]” fece il numero III, senza smettere di sbattere la testa. “Quando lo becco, mi assicurerò non dica più niente di simile!!”
    “’Gnorante! Basta usare una chiave del ’13 e vedrai che non oserà più! O anche una bella parabola…”
    “Beh, ad ogni modo, se tutti voi tuss e Yoda avete avvertito questo pericolo, cosa può significare? Che darkroxas92 ha inventato qualche nuova arma?”
    “No, non credo…”
    “Ma non [coff!] è possibile!” disse Vexen, arrivando e interrompendo Sora.
    “Cosa succede?”
    “Succede che [coff!] anche quella ragazzaccia di [coff!] Aqua si è messa a [coff!] disturbare i miei [coff!] esperimenti!”
    “Cosa? Aqua?” chiese Ven. “E quand’è arrivata?”
    “È apparsa sul [coff!] mio nuovo proiettore di ologrammi [coff!] ultradimensionale! [coff!] Si è messa lì a [coff!] parlare di una guerra di dimensioni [coff!] universali che potrebbe portare [coff!] alla fine dell’esistenza [coff!] stessa! Quindi non sono [coff!] riuscito a testare efficacemente [coff!] la mia invenzione!”
    “No, aspetta un attimo!” lo interruppe Ottoperotto. “Hai appena usato una tua invenzione per contattare altre dimensioni, e hai visto Aqua che parlava di una guerra?”
    “Proprio così! [coff!] E quando le ho chiesto maggiori informazioni, [coff!] non si è degnata nemmeno di rispondermi! [coff!]”
    “E… sta ancora parlando, vero?” chiese Roxas.
    “Lo avrebbe [coff!] fatto, se non avessi [coff!] definitivamente cancellato [coff!] quella frequenza!”
    “Quindi tu hai appena cancellato ogni possibilità di scoprire cosa stava succedendo nell’universo qui vicino di così terribile da venire avvertita pure dai tuss e da Yoda, giusto?”
    “Beh, era solo uno [coff!] scherzo di quella [coff!] custode maleducata!”
    “Otto, possiamo? Per favore!” chiesero in coro Sora, Roxas, Ven e Vanitas.
    “Umh… In circostanze normali, vi direi di no… Ma dato che ha appena distrutto l’unica speranza di scoprire cosa vi affligge tanto, e che probabilmente sta coinvolgendo i voi stessi di un altro universo, e temo di sapere quale… Va bene, permesso accordato. Poi parlerò io con Chuck, Xaldin, Eraqus e Xehanort.”
    “Grazie mille!” risposero i quattro, per poi evocare i Keyblade e saltare contro Vexen, cominciando a suonargliene.
    “Uh, bel destro Sora! Ma io avrei usato più forza, ‘gnorante!” fece Nausicaa, osservando la zuffa.
     
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    “Sembra che i fantasmi ora passeranno in secondo grado…” commentò una ragazza dai capelli neri, in piedi di fronte ad una vecchia capannina meteorologica.
    “Ehm… mi spiace deluderti, Mamiya Sakura, ma temo che Padrone Rinne in questo momento non sia in grado di risponderle…” fece un gatto nero, che stava in piedi su due zampe e aveva un volto umano, indicando un ragazzo dai capelli rossi che indossava uno strano mantello bianco, con disegnati sopra delle fiamme e delle ruote.
    “Come mai sta piangendo lacrime di sangue?” chiese la ragazza, notando gli occhi del ragazzo.
    “Beh, per tutte le spese che ha fatto nel tentativo di far trapassare quella ragazza prima di capire che non si trovava qui…” rispose il gatto, tirando fuori uno scontrino.
    “Capisco… Immagino non abbia ascoltato la prima parte del discorso…”
     
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    “Sob… Ma perché? Ora grazie a quella tipa, tutti sono a conoscenza che la magia esiste…” fece uno strano essere verde, con una sfera viola attaccata al collo.
    “Beh… forse non intendeva la nostra magia…” le rispose una ragazzina dai capelli rosa.
    “Sigh, speriamo solo che non gli creda nessuno… o saranno guai…” continuò l’essere verde, ignorando la ragazza. “Non voglio rimanere così per sempre!”
     
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    “Pare proprio che sia arrivato il momento di smetterla…” disse un ragazzo che indossava una maschera nera attorno agli occhi. “O almeno, devo riposarmi nel caso dovesse arrivare quest’esercito… E non mi va di combattere contro due eserciti assieme…”
     
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    “Beh, cosa dire… Non ci fermerà nemmeno questo!” fese un ragazzo dai capelli viola, con addosso un armatura arancione e una specie di corona attorno alla fronte.
    “Non so… Non credo dobbiamo sottovalutare quest’esercito…” rispose una ragazza.
    “Sono d’accordo con Yakumo. Dovresti fare attenzione, Mushra!” aggiunse un ragazzo che indossava un elmo azzurro con incastonate tre perle e un mantello blu.
     
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    “Quindi non sono l’unico in grado di viaggiare in più mondi? Interessante…” fece un ragazzo dai capelli castani, che indossava dei vestiti grigi e che al braccio aveva uno strano pezzo di armatura.
    “Chissà, magari si tratta di quei ragazzi che ho visto l’altra volta parlare con Rika e gli altri…”
     
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    “Hermione…” fece Ron, respirando profondamente. “Non è che tu lo sapevi già, visto che sei andata ad aiutarli a creare più posti sulla loro nave?”
    “Beh… no, non gliel’ho chiesto… In effetti mi pareva strano che mi abbiano fatto allargare così tanto la loro astronave…”
    “Punto primo, non ho idea di cosa sia un'astronave. Punto secondo: tu che vuoi sapere sempre tutto, non ti sei chiesta la cosa più importante?!”
    “Ehi, scusa tanto se per una volta non sono stata curiosa!”
    “La potete smettere voi due?” chiese Harry. “Direi che abbiamo già abbastanza problemi senza che vi mettiate a litigare, no?”
    “Cosa vuoi fare?” domandò Ron.
    “Aspettare. Non possiamo fare altro. In questo momento, sia i babbani che i maghi saranno in preda al panico. Veder apparire così dal nulla l’ologramma di una persona che annuncia la fine dell’universo… beh, non è di certo nella top ten di una persona normale…”
     
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    Darth Vader rivolse lo sguardo fuori dall’astronave, osservando un’enorme costruzione nello spazio, che somigliava ad una luna.
    “Sembri preoccupato, Lord Vader.” Disse l’imperatore, raggiungendolo.
    “Pensavo solo a quello che ha appena detto quella custode, maestro.”
    “Capisco… Non preoccuparti, nessuno oserà attaccarci. E con la Morte Nera, elimineremo qualunque nemico.”
     
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    “Tsk.” Fece un ragazzo dai capelli rossi, tutti all’indietro, mentre comprava da un moguri un ghiacciolo azzurro.
    “Quindi non è ancora finita? Bene, temevo proprio di essere stato tagliato fuori! Ho proprio voglia di fargliela pagare a Xehanort!” disse, sorridendo.
     
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    “Per favore, ditemi che non c’entra quel Sora!” fece Timon.
    “Beh, direi che è probabile che quella persona che non conosciamo si riferisse proprio a loro.” Replicò Pumbaa.
    “Pumbaa, amico mio, vorrei farti notare un particolare: Sora è un leone, di conseguenza dubito fortemente che abbia viaggiato per mondi e mondi ad affrontare un esercito.” replicò il sulicate, scuotendo il capo.
    “Ti sbagli Timon.” Intervenne Simba, arrivando in quel momento. “Sora non è un vero leone. È un umano.”
    “Visto, che ti dicevo, è un umano!” esclamò Timon, per poi girarsi di colpo verso Simba.
    “UN UMANO?!” urlò.
     
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    “Ecco, lo sapevo! Lo lascio da solo e quel Sora si mette a fare l’eroe dell’universo!” brontolò Mushu. “E dire che questa volta non ha nemmeno avuto il mio aiuto…”
    “Sbaglio, o sento un po’ di invidia nella tua voce?” chiese Mulan.
    “Invidia? Certo che no! Sono solo sorpreso che sia diventato così famoso senza il mio aiuto…”
     
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    “Kero, Kero, Kero… Molto interessante… Potrei approfittare dell’imminente ondata di panico per conquistare la Pekopon…” disse una specie di rana verde.
    “Direi di no…” rispose un’altra rana, questa arancione, e che aveva stampato sul volto un ghigno. “Quel messaggio dice di fare attenzione alle tenebre, e dubito che una conquista venga vista come qualcosa di positivo… per i pekoponiani, almeno…”
    “Davvero? Per me sarebbe la cosa migliore!”
    “Stupida rana!” lo interruppe una ragazza dai capelli rosa, tirandogli un pugno in testa. “Quel messaggio era opera tua, vero?”
    “N-No, ti sbagli Natsumi! Io volevo solo usare tale improvvisa fortuna per i miei piani malvagi…”
    “Beh, allora possiamo stare tranquilli. Con tutte le volte che hai usato i tuoi piani malvagi, la Terra sarebbe dovuta essere conquistata ormai un centinaio di volte…”
     
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    “Sono pazzi questi custodi!” fece un uomo piuttosto grosso dai capelli rossi raccolti in due trecce.
    “Beh, in effetti dire come se niente fosse, che scoppierà una guerra a tutto l’esercito romano mentre ci sta affrontando, non è stata una buona idea… Hai visto come sono volati tutti quanti, dato che non sei riuscito a fermarti in tempo?” disse un altro uomo dai capelli biondi, molto più basso rispetto all'amico, con un elmo che aveva due ali ai lati.
    “Che ci vuoi fare… Per me picchiare i romani era leggermente più importante di una ragazza apparsa dal nulla davanti a tutti quanti che annunciava la fine dell'universo…”
     
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    “Fantastico… E io che speravo di non aver più niente a che fare con quei tipi che hanno distrutto la via in pochi secondi…” commentò Ranma, scuotendo la testa.
    “Beh, però devi ammettere che erano piuttosto forti… Di certo, più di me, te e Ryoga messi insieme…”
    “Deduco che voi siate a conoscenza di chi siano questi custodi…” chiese un ragazzo seduto vicino a loro.
    “Purtroppo sì… E credimi, hanno poteri straordinari. Sono in grado di fare cose che non avrei potuto nemmeno immaginare…”
     
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    “Amici!” esclamò Stitch, fissando il punto in cui era sparito l’ologramma di Aqua.
    “Conosci quella persona?” gli chiese una bambina.
    L’alieno tirò fuori uno strano oggetto, che ricordava una stella.
    “Aqua… Terra… Ven… Amici…”
     
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    “Beh… di certo questo mi ha lasciato di stucco…” fece un grosso cane grigio, rivolgendosi ad un gatto dello stesso colore e a un topo marrone, che annuirono con la testa.
    “Allora… cosa facciamo? Tregua o continuiamo?” chiese il cane.
    Per tutta risposta, il gatto prese in mano una mazza da baseball e minacciò il topo, che cominciò a scappare a gambe levate, mentre il cane, scuotendo la testa, si metteva a correre dietro al gatto.
     
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    “Sembra proprio che Pan avrà di che divertirsi…” disse Goku, rivolgendosi ad un ragazzo dai capelli viola.
    “Credi abbia fatto bene ad andare con loro?” chiese lui preoccupato.
    “Sarà un ottimo addestramento per lei. Non mi sorprenderebbe se al suo ritorno fosse diventata molto più forte di ora. Chissà, potrebbe anche superarmi!”
    “Superarti? Suvvia, non scherzare Goku!”
    “Non stavo scherzando. Sono proprio curioso di vedere come finirà questa storia!”
     
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    “Quindi… Quel ragazzo di nome Sora va ancora in giro, eh?” chiese Jane, per poi girarsi verso Tarzan.
    “Sembra che… questa cosa chiamata guerra porterà parecchi guai…” disse Tarzan.
    “Le guerre portano solo guai… Credimi…”
     
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    “Cavoli! Quel Sora ne ha fatta di strada! Guarda, sono pronto a scommettere lo stadio che lui è uno di quegli undici, mentre tra gli altri ci saranno di sicuro Hikari, Riku e Kairi!” disse Fil.
    “Già… Quei quattro sono veri eroi…” commentò Hercules, sorridendo.
    “E lo hanno ampiamente dimostrato durante il torneo. Loro sono gli unici a poter vincere questa guerra.”
     
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    “Dai, non perdiamo tempo!” fece Hayner, alzandosi in piedi.
    “Dove vuoi andare?” chiese Olette.
    “In spiaggia, mi sembra ovvio! Non voglio pensare a questa storia, perciò l’unico modo è distrarsi!”
     
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    “Capisco… Quindi dopotutto per me non è ancora giunto il momento di dire addio ai custodi!” esclamò Squall, portandosi sulla spalla il GunBlade.
    “E questa volta l’intero Garden ti sosterrà nell’aiutarli, puoi starne certo!” fece Rinoa.
    “Lo so… E qualcosa mi dice che quel momento arriverà presto…”
     
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    Near osservava sugli schermi i vari telegiornali che commentavano in più lingue l’avvertimento di Aqua.
    “Gevanni, contatta il presidente e digli di annunciare che quell’ologramma non era altro che un test per un nuovo metodo di comunicazione. Dobbiamo evitare che il mondo piombi nuovamente nel panico ora che Kira non c’è più…”
     
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    “Wow, avete visto? Quella ragazza assomigliava all’eroe!” dissero delle ragazze, che avevano delle orecchie da cane e tanto di coda che scodinzolava.
    “Sicuro di non saperne niente?” chiese una ragazza dai capelli verdi poco lontana, rivolgendosi ad un biondo, l’unico dei presenti ad essere un normale essere umano.
    “Te l’ho già detto, non so niente di questa storia! Prima di arrivare qui non mi erano giunte voci dell’imminente fine del mondo!”
    “Cavoli, ma proprio un eroe così idiota dovevamo scegliere?” fece la ragazza, scuotendo la testa.
     
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    “Cecil…” chiamò una ragazza, rivolgendosi ad un ragazzo al suo fianco, dai capelli bianchi.
    “Sì, lo so… è probabile che dovremmo combattere di nuovo… anche ora che siamo in periodo di pace…”
     
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    “Ehm… che succede amico?” chiese un coniglio grigio, intento a mangiare una carota, rivolto ad un papero nero, che stava trascinando un carrello pieno di oggetti.
    “È ovvio, no?” rispose lui. “Porto al sicuro tutto quanto! Non voglio certo che quell’esercito mi privi dei miei tesori da pochi cent che un giorno rivenderò a miliardi!”
    “Se ne sei convinto…”
    “Come fai a rimanere così calmo?!”
    “Semplice: vivo sottoterra, chi vuoi venga a cercarmi laggiù?”
    Per un momento il papero rimase in silenzio.
    “Bugs, caro amico mio, non è che avresti una stanza libera?” domandò, mettendosi in ginocchio davanti al coniglio.
     
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    “Corpo di mille balene! Questo sì che è un evento raro!” esclamò un marinaio, che aveva un occhio solo.
    “Dici che dovremmo metterci al riparo?” chiese una donna vicino a lui.
    “Certo che no Olivia! Io e i miei spinaci sistemeremo senza problemi chiunque oserà attaccarci!”
     
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    “Dev’essere successo qualcosa di grave nel mondo reale…” fece Tron, guardando una registrazione del messaggio di Aqua. “Mi sfugge il senso completo, ma credo che possa avere in qualche modo a che fare con quella strana stanza che ho individuato qualche giorno fa… Forse dovrei farlo sapere agli altri…”
     
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    “Umh… sì, direi che potrei trarne idee per il prossimo Halloween… E sono sicuro che verrà fuori una festa magnifica!” disse Jack, schioccando le dita.
    “Jack, ne sei sicuro?” chiese Sally.
    “Certamente! Vedrai, sarà una cosa fantastica!”
     
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    “Umh… Chissà se così potrei rubare qualcosa d’interessante…” mormorò Lupin, facendo girare tra le dita la pistola.
    “Dovresti giocare di meno con quell’arma, o rischi di farti male.” Disse Kaito, apparendo alla finestra.
    “Di nuovo tu? Non credevo t’avrei rivisto tanto presto…”
    “Che ci vuoi fare? Dove c’è aria di furto, io ci sono. E ora che nel mondo tutti cadranno nel panico, perché non approfittarne?”
    “La stessa cosa che pensavo io.” rispose il primo ladro con un ghigno divertito.
     
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    “Magia? Quindi possono usare poteri simili ai nostri?” chiese una ragazza dai capelli rossi.
    “Non ne ho idea… non avevo mai sentito parlare di questi custodi… E la cosa mi preoccupa…” rispose un ragazzo dai capelli castani, che si trovava sospeso in aria a qualche metro d’altezza, avvolto da del vento.
     
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    “Cavoli… Ci mancava solo questa…” fece Ichigo. “Non bastavano Aizen e tutto il resto, si dovevano mettere in mezzo anche loro…”
    “Cosa vuoi fare?” chiese una ragazza dai capelli arancioni.
    “Quello che ho sempre fatto: combatterò contro chiunque si metterà contro di me. Non mi va certo di fare fatica inutile per sconfiggere Aizen!”
     
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    “Potrebbe essere una sfida interessante…” commentò un bambino dai capelli bianchi, sorridendo. “Potrei mettere alla prova le mia capacità, se quest’esercito dovesse rivelarsi veramente forte…”
    “Concordo. Anch’io non vedo l’ora di nuove sfide!” disse un altro bambino, dai capelli verdi e neri.
     
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    “Jake…” fece Neytiri. “Cosa intendi fare?”
    “Non intendo attaccare senza motivo. Combatteremo solo se ci attaccheranno. Anche se mi auguro che ciò non avvenga…”
     
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    “Umph… Spero solo che quest’esercito non mi disturbi mentre suono…” commentò un bambino, mentre era intendo a suonare un pianoforte, che si trovava in uno spiazzo dentro una foresta. “Altrimenti, rischierei di perdere la concentrazione…”
     
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    “Il Keyblade è portatore di caos… Pare che stavolta, sia ben peggio…” commentò Re Tritone. “Sora… tu sei l’unico che può mettere fine a tutto questo… il nostro destino è nelle tue mani…”
     
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    “Veramente interessante… Potrei trovare nuove ispirazioni per le mie invenzioni…” disse un bambino che indossava un camice bianco è un paio di occhiali spessi. “E chissà, magari potrei riuscire a levarmi di torno quella mia maledetta sorella…”
     
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    “Magia? Quindi questi custodi sono come noi folletti?” chiese un piccolo esserino, che assomigliava ad un bambino.
    “No, credo siano umani, come me.” Rispose una ragazza dai capelli biondi, sorridendo.
     
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    “Ancora quei custodi?” fece arrabbiato Black Star. “Credevo fossero stati ridotti in mille pezzi dopo quell’esplosione!”
    “Suvvia, calmati Black Star…” fece inutilmente Tsubaki.
    “È inutile.” Disse Soul. “Non si calmerà prima di qualche ora… a meno che non arrivi un avversario forte…”
     
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    “Quindi dovremmo affrontare un altro nemico?” chiese una ragazza dai capelli rosa, che portava sulla schiena una spada chiusa nel suo fodero.
    “Fantastico… come se essere ricercati e odiati da tutto il mondo non fosse sufficiente…” commentò aspramente un ragazzo dai capelli argentati.
     
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    “Luce e tenebre… Pare che quell’Aqua non fosse a conoscenza del fatto che possano essere anche alleate…” disse Koji, guardando suo fratello Koichi.
    “Già.” Confermò Takuya. “E il fatto che voi due rappresentate la luce e le tenebre ne siete la prova. E vedrete che tutti insieme riusciremo a eliminare Lucemon!”
     
    ******
     
    “Cos’hai intenzione di fare, Justin?” chiese Tommy.
    “Per il momento rimango ancora qui, quando sarà il momento, raggiungerò gli altri custodi. In fondo, sono pur sempre il Blue Ranger, no?”
     
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    “Non c’è problema!” fece un ragazzino dai capelli castani raccolti in un berretto tenuto al contrario. “Nessun esercito ci fermerà, parola di Genki!”
    “Giusto. In fondo, abbiamo già la nostra missione, no?” disse una ragazza, annuendo con la testa.
     
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    “Aslan… Tu sai di cosa si tratta?” chiese una bambina, rivolgendosi ad un grosso leone, che camminava al suo fianco.
    “Purtroppo sì, piccola Lucy, e non è niente di buono, credimi. Prevedo momenti difficili d’ora in poi…” rispose lui.
     
    ******
     
    “Che ne dici, Saphira?” chiese un ragazzo, parlando al drago blu che stava cavalcando, mentre entrambi si libravano in volo.
    Quella ragazza dev’essere a conoscenza di qualcosa che a noi non è concesso sapere. Sono curiosa di sapere di cosa si tratta…’ rispose lei telepaticamente.
    “Chissà se Brom ne era a conoscenza…” chiese il ragazzo, rivolto più a se stesso che alla sua compagna.
     
    ******
     
    “Quindi è una nuova sfida, eh?” disse un ragazzo dai capelli neri, con le punte viola e una grangia bionda.
    Sembra proprio di sì.” Rispose una voce dentro di lui. “Ma dubito fortemente si tratterà di una sfida a Duel Monsters…
    “Già, credo anch’io…” disse il ragazzo ridendo.
     
    ******
     
    “Ehi Jack, cosa vuoi fare?” chiese Will, osservando il pirata mettere via la bussola.
    “Per il momento… si va a prendere il rum. Senza rum, non si può ragionare a mente lucida! Comprendi?”
    “Non proprio, ma lascerò perdere.”
     
    ******
     
    “Pare proprio che non avessi nessuna speranza contro di loro… Se sono così famosi, devono essere fortissimi!” esclamò Gidan, facendo ruotare in arie le daghe.
    “Mi chiedo cosa succederà d’ora in poi…”
     
    ******
     
    Dark guardò gli altri custodi.
    “Quindi, possiamo dire ufficialmente che la guerra è iniziata, vero?” chiese Rexenet.
    “Già…” rispose Hikari.
    “Quindi ora cosa succederà?” chiese Seya.
    “Voi per il momento rimanete qui. Se sarà necessario, vedrete che riuscirete a salvarvi.” Disse Light.
    “Noi invece cosa facciamo?” domandò Sora.
    “Mi sembra ovvio. Andremo alla ricerca di Aqua. A questo punto, abbiamo bisogno anche del suo aiuto.” Rispose Dark.
    “Ma Aqua si trova nel mondo delle tenebre. Come possiamo raggiungerla?”
    “È quello che dovremo scoprire.” Disse il custode dell’equilibrio, aprendo il varco di fronte a loro.
  14. .
    E finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
    Ok, forse risulterà un po' magro, ma credetemi, con il prossimo (che, ahime, segnerà una pausa della fic causa impegni assoluti...) mi rifarrò, o almeno lo spero XD, dato ciò che dovrò passare per scrivere un capitolo che sarà l'apoteosi (e che potrebbe spingervi al suicidio o uccidervi, a seconda dei casi XD)
    Ok, idiozie e spoiler a parte, dico subito che Justin non è andato via non i custodi, ma è rimasto sul suo mondo. Capirete in futuro il perché di questa scelta.
    Ringrazio Liberty89 per aver fatto da Betareader.
    E ora, passiamo alle recensioni!
    @ francix94: Beh, non potevo non inserirli. Dopotutto, credo che dalla turbo ai dinothunder li ho guardati tante di quelle volte che ormai li conosco praticamente a memoria XD
    @ Armitrael: Sembra che non ha tutti sia piaciuto il mondo che ho scelto, eh? XD Beh, spero che questo ti faccia riprendere dallo shock XD
    @ Liberty89: Qualcosa mi dice che ti vanterai per molto tempo di essere stata l'unica a vedermi in volto XD (e fai bene XD). Per il tipo... *guarda programma fan fiction* temo dovrai aspettare un bel po' purtroppo... mi spiace. Mentre per il capitolo 53... se sei ancora viva dopo aver sentito quel numero (che è in continuo aumento), direi che è già un buon risultato, no? XD
    @ Yusei Trek: Beh, prima di tutto benvenuto tra i recensori! Per quanto riguarda le due sindromi, ti dirò che per come la vedo io, più uno si dimostra forte, più è debole, perciò le apparenze ingannano. Per l'inidice, ti manderò il prima possibile un mp con scritto come fare.
    Bene, e ora... buona lettura!

    Capitolo 52: La sfera - Torna all'indice dei capitoli
    Un varco oscuro si aprì in mezzo ad una foresta.
    Hakai uscì lentamente dal varco, guardandosi attorno.
    “Dovrebbe essere qui vicino…” disse, cominciando ad avanzare tra gli alberi. “Lo sento chiaramente…”
    “Ehi, e tu chi sei?” chiese una voce alle sue spalle.
    “Si parla del diavolo…” rispose il ragazzo, girandosi. “Cercavo proprio te!”
    “Vuoi combattere?”
    “No… Ho solo intenzione di usarti per seminare caos nell’universo. Che dici, sei d’accordo?”
    “Non devi avere tutte le rotelle a posto. Da come parli, sembra che tu sappia chi sono, perciò dovresti sapere che non faccio cose del genere!”
    “Immaginavo che avresti risposto così… Ed è per questo che ti costringerò ad aiutarmi!” disse, per poi creare una sfera rossa e nera che gli scagliò contro, colpendolo in pieno.
    “E ora… Aspettiamo che i pesci abbocchino all’amo…”
     
     
    “Beh, stavolta è andata piuttosto bene, no?” fece Kairi, guadagnandosi occhiatacce da parte di Marco, Saiko e Tsuna.
    “Parla per te! Tu non hai dovuto affrontare quel… mostro…” rispose l’animorph.
    “Già… Era ben più forte di Dark, almeno, da quel che abbiamo visto finora…”
    “A proposito… Dov’è andato Dark?” chiese Riku.
    “Credo sia in camera sua. Da quando si è ripreso, non ha più parlato…” disse Hikari.
    I tre neo custodi abbassarono lo sguardo.
    Loro potevano ben immaginare il perché Dark si fosse chiuso in se stesso, ma il compagno li aveva minacciati di farli a pezzi se avessero rivelato ciò che avevano visto nel suo cuore. Gli aveva concesso di parlare solamente dell’avversario finale.
    “Ad ogni modo, credo sia meglio lasciarlo stare. Qualche anno fa succedeva spesso che avesse simili periodi di isolamento, ma alla fine si riprendeva.” Rispose Light.
     
    Dark continuava a fissare il soffitto con occhi spenti.
    Istintivamente si portò una mano alla gola.
    “Lo avevo completamente rimosso…” disse a bassa voce, mentre una lacrima scendeva dall’occhio destro. “E dire che è stato l’inizio di tutto…”
    Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal bussare sulla porta.
    “Dark, posso entrare?” chiese Hikari.
    “Sì.” Rispose lui, togliendosi la lacrima con un dito.
    Hikari entrò lentamente, per poi fermarsi di fronte a lui.
    “Cos’è successo realmente?” chiese infine.
    Dark la guardò per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Sarebbe inutile dire che oltre al combattimento non ci sia stato nient'altro, vero?” domandò infine. “Ad ogni modo, mi spiace deluderti, ma niente che tu non sappia già.”
    “Cioè?”
    “Semplicemente Marco, Saiko, Tsuna e Justin hanno visto il nostro primo incontro, tutto qui.”
    “Non è vero. Sarai riuscito a mantenere per anni un’ottima messinscena, ma se devi mentire ora, fai pena Dark. Cos’hanno visto esattamente?”
    Il custode dell'equilibrio si alzò dal letto, mettendosi in piedi e affiancandosi a Hikari.
    “Nient’altro che il mio passato. Niente di più, niente di meno. E a scanso di equivoci, non volevo mostrarlo a nessuno. Per questo motivo avevo eretto quella barriera attorno al mio cuore. Solo gli estranei potevano entrarvi. Tu, come gli altri custodi con più esperienza, fate ad ogni modo parte del mio cuore.”
    Hikari rimase in silenzio per qualche istante prima di rispondere. “Perché non ti sfoghi mai? Ti farebbe bene, sai?”
    “Non ne ho bisogno. Ho già versato troppe lacrime in passato, e il mio corpo ormai le rifiuta. Inoltre… quei sentimenti non mi appartengono più…” rispose il ragazzo, lasciando la stanza.
    “Stupido…” disse Hikari, mentre per terra cadevano delle piccole gocce d’acqua, involontariamente liberate dai suoi occhi. “Sei proprio uno stupido, Dark… Non riesci proprio a capire quando puoi lasciarti andare…”
     
     
    “Oh, eccoti qui.” fece Sora, vedendo arrivare Dark. “Allora, va meglio?”
    “Come al solito…” rispose il custode, dirigendosi verso i monitor.
    “Cavolo, certo che un po’ d’entusiasmo in più non guasterebbe, sai?” fece il castano.
    “Allora, novità?” chiese Dark a Riku, ignorando completamente Sora.
    “N-No, nessuna…” rispose lui, guardandolo come se fosse uno sconosciuto.
    “Si può sapere cosa ti prende? Sembra quasi che non vedi l’ora di trovare un altro mondo in pericolo!” disse Kairi.
    “E anche se fosse?”
    “Dark, adesso basta.” Fece Rexenet.
    Dark sbuffò, prima di voltarsi per allontanarsi, ma fu interrotto dal suono dell’allarme.
    “Sembra che non dovrai aspettare molto.” Gli rispose Hikari, entrando anche lei nella sala.
    Il custode non rispose, ma si limitò ad osservare gli schermi, dopodiché aprì il varco.
     
     
    “Umh… Siamo sicuri che sia una foresta normale?” chiese Marco.
    “Apparentemente sembra sia così… Ma mai abbassare la guardia, ricordatelo.” Rispose Light, mentre avanzavano tra gli alberi.
    “C’è qualcosa di strano nell’aria…” fece Dark, guardandosi attorno.
    “Heartless?”
    “No… Non sembra… Qualcosa di peggio…”
    “E cosa ci può essere di peggio? Un super Sayan che ha guardato la luna piena?” ironizzò Saiko.
    “Uh? Che c’entra la luna piena?” chiese Sora. “E poi, ancora non ho ben capito cosa sarebbero questi super Sayan…”
    “Beh, ecco… Come spiegartelo facilmente…”
    Mentre i due ragazzi discutevano, Kairi rimase indietro di qualche metro, attirata da un bagliore che proveniva da sotto alcune foglie.
    Facendo attenzione, si avvicinò, per poi spostarle.
    Davanti a lei c’era una sfera arancione con quattro piccole stelle nere al suo interno.
    “Uh? Che bella…” disse, prendendola in mano.
    “Kame…” urlò una voce alle sue spalle.
    “hame…”
    “Kairi, spostati subito da lì!” urlò Dark, lanciandole contro una sfera di fuoco, che la colpì in pieno e facendola volare qualche metro più in là.
    “Ehi Dark, si può sapere cosa ti salta in men-”
    “ha!”
    Prima che Sora potesse finire la frase, il punto in cui prima si trovava Kairi venne investito da un raggio d’energia azzurro, che spazzò letteralmente via tutto ciò che incontrò sul suo cammino.
    “…te…” concluse il castano, non trovando altre parole.
    “C-C-Cos’era quella cosa?!” urlò spaventata la principessa della Luce.
    “Se è quel che ho visto, temo che i dubbi di Sora saranno presto chiariti…” fece Marco, evocando il Keyblade.
    “Finalmente siete arrivati… Vi stavo aspettando, custodi…” disse la voce, mentre in mezzo agli alberi cominciava ad apparire una figura umana.
    Pochi secondi dopo, di fronte a loro si presentò un bambino. Aveva lunghi pantaloni arancioni, con sopra una maglietta blu senza maniche che si chiudeva incrociando tra di loro le due estremità e una cintura bianca teneva legati assieme i due vestiti.
    I capelli erano completamente neri e tutti all’insù in una bizzarra acconciatura, e i suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli. La cosa che però, attirò l'attenzione dei custodi fu la coda che fuoriusciva dai pantaloni del ragazzino, esibendosi in un ipnotico e lento dondolio.
    “Sora… Ti presento Son Goku…” fece Marco, deglutendo.
    “Cosa?! Ma è solo un bambino!” rispose il custode.
    “Sono molto più vecchio di quanto sembro. E ora preparatevi a combattere!” disse il Sayan, mettendosi in posa da combattimento.
    “Ehi, aspetta un secondo!” lo interruppe Saiko. “Tu non sei solito non attaccare in questo modo le persone?”
    “Spiacente, ma devo eliminare tutti i custodi della luce e dell’equilibrio che mi appaiono davanti. Preparatevi a morire!”
    “Andatevene.” Disse Dark, mettendosi di fronte a Goku, evocando il Keyblade. “Ci penso io a lui.”
    “Cosa? Dark, sei forse impazzito del tutto?!” urlò Marco. “Vuoi veramente far finire l’universo in anticipo?!”
    “E voi credete forse di poterlo affrontare? Gli è successo qualcosa, su questo non ci sono dubbi, e dato che è bambino, immagino sia in grado di arrivare al quarto livello…”
    “È- È vero… Ma ciò non toglie che nemmeno per te sarà una passeggiata!” replicò Saiko.
    “Non preoccupatevi… Direi che è il momento di scoprire quanto sia realmente forte Goku.”
    “Basta chiacchiere! Combatti!” urlò il Sayan, lanciandosi all’attacco.
    Dark strinse la presa sulla sua arma e la girò di piatto, parando così il pugno di Goku.
    La forza d’urto fu comunque tale da farlo sprofondare di qualche centimetro nella terra e di allontanare gli altri custodi.
    “C-Che cavolo… è un bambino ed è in grado di emanare tutto questo potere?!” fece Riku.
    “Non è un bambino.” Rispose Rexenet. “O meglio, il suo corpo è quello di un bambino, ma in realtà è quasi cinquantenne… Ed è considerato l’essere più potente dell’universo…”
    “Allora Marco parlava sul serio?!” esclamò sorpreso Sora.
    “Ehi, quando ho detto che se Dark e Goku avessero mai dovuto combattere l'universo avrebbe rischiato la fine, non stavo mica scherzando!”
    “Accidenti… E dire che stavo per venire colpita solo per essermi fermata a prendere questa…” fece Kairi, tirando fuori la sfera.
    Marco e Saiko quasi soffocarono vedendo l’oggetto.
    “M-Ma quella è… Una sfera del drago!” urlò il mangaka, prendendo la sfera, sbiancando. “Ed è quella con le stelle nere…”
    “Quindi Dark aveva ragione…” Disse Light.
    “Ma cos’è quella sfera? Serve a qualcosa?” domandò Sora.
    “Da sola, è perfettamente inutile. Ma se riunita alle sue sei gemelle, che si differenziano solo per il numero di stelle, può esaudire un desiderio…”
    “Davvero? Interessante!” disse una voce sopra di loro, poco prima che il suo proprietario spuntasse da un albero, a testa in giù. Indossava uno strano completo, con due spade dalla lama ricurva chiuse nei loro foderi e lunghi capelli biondi raccolti dietro la nuca. E infine, era appeso ad un ramo di un albero grazie ad una coda.
    Il ragazzo prese velocemente la sfera dalle mani di Saiko, portandosela davanti agli occhi.
    “Wow, veramente bella!”
    “Cosa? E questo qui chi sarebbe? Un altro Sayan?” fece Riku, evocando il Keyblade.
    “Ehi, calmati, faccio solo il mio lavoro!” rispose il ragazzo, saltando giù dall'albero.
    “Cioè?”
    “Il ladro.” Rispose Rexenet. “Perché è questo quello che sei, vero Gidan?”
    “Uh, mi conosci? Beh, ovvio, chi è che non conosce colui che ha salvato il mondo?”
    “E questo buffone chi sarebbe?” chiese Marco, facendo cadere per terra il ragazzo.
    “Come non detto…” disse lui, rialzandosi. “Ad ogni modo, se quello che avete detto è vero, questa sfera potrebbe tornarmi davvero utile! Finalmente potrei regalare a Garnet qualcosa che non ha già!”
    “Spiacente, ma non ti è possibile esprimere il desiderio.” Disse Light. “Le altre sei sfere non sono su questo pianeta, perciò è inutile.”
    “E chi mi dice che stai dicendo la verità?”
    “Ghiru ghiru! Sfera del drago localizzata!” disse una voce robotica.
    Un piccolo robot bianco piuttosto esile si avvicinò ai custodi, che lo osservarono incuriositi, come fece del resto anche Gidan.
    “E questo cosa sarebbe?” chiese il ladro, avvicinandosi al robot e sollevandolo, rivoltandolo più e più volte, per puoi scuoterlo violentemente .
    “Pericolo, pericolo!” urlò impaurito il robot, facendo sparire le gambe e le braccia e volando via.
    “Ehi Gil, tutto bene? Hai trovato la sfera?” chiese la voce di una ragazza, anticipando il suo arrivo.
    Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche corte rossa. I lunghi capelli neri erano rinchiusi in una bandana arancione e sulle spalle portava uno zaino blu.
    “E voi chi siete? Gil vi ha disturbato?” chiese, accorgendosi dei custodi.
    “Beh, ecco… ATTENTA!” urlò Light, avvisando giusto il tempo la bambina, che riuscì a spostarsi evitando un altro raggio di energia blu.
    “Ma cosa…? Quella era un’onda energetica…” fece la ragazzina, girandosi nella direzione da cui era partito il colpo. “Nonno, cosa stai facendo?!” esclamò poi, volando verso il bambino.
    “Nonno?!” dissero sorpresi Sora, Riku, Kairi, Tsuna e Gidan.
    Quest’ultimo fece un fischio.
    “Cavoli… Così giovane e ha già una nipote…”
    “Pan, vattene via!” ordinò Goku. “Devo eliminare questi ragazzi!”
    “Nonno, ma cosa stai dicendo? Non li conosciamo nemmeno!”
    “Sono un pericolo per l’universo stesso!”
    “Chi te l'ha detto?” domandò Dark.
    “Una persona che è scampata per puro miracolo alla vostra follia omicida! Mi ha raccontato tutto sul vostro conto, e mi ha detto che se non vi elimino, per l’universo sarà la fine!”
    “Capisco… Non credevo ti saresti lasciato manipolare così facilmente, ma se le cose stanno così… Vorrà dire che dovrò sconfiggerti.”
    “Provaci!” urlò il bambino, facendo rizzare in piedi i suoi capelli, che cambiarono istantaneamente colore, diventando biondi. Anche i suoi occhi cambiarono colore, e dal profondo nero mutarono in un vivo smeraldo.
    “Cavoli… è diventato un Super Sayan…” fece Marco, deglutendo. “Le cose si mettono male…”
    “Nonno, si può sapere che ti prende? Non è da te comportarti così!” urlò la ragazza.
    “Pan, vattene via, è l’ultima volta che te lo dico!” rispose il Sayan, per poi partire all’attacco contro Dark, colpendolo in pieno con un pugno, scaraventandolo parecchi metri indietro.
    “Dark!” urlò Hikari.
    Senza rispondere, il keyblader dell'equilibrio volò nuovamente verso Goku, creando una sfera di fuoco, che scagliò contro il Sayan, che la distrusse senza difficoltà.
    “Tutto qui?”
    “Certo che no!” rispose il custode, creando una sfera di ghiaccio e una di tuono, che poi fuse assieme. “Ora tocca a me lanciare il mio raggio d’energia!” disse, facendo partire dalla sfera un raggio composto dai suoi stessi elementi.
    Goku portò indietro le mani.
    “Kame… hame… ha!” urlò facendo partire dalle mani il raggio azzurro, che si andò a scontrare contro quello di Dark.
    La terra sotto di loro cominciò a riempirsi di crepe, e gli alberi vennero letteralmente spazzati via.
    “Che diavolo succede?” fece Gidan, cercando di non farsi scaraventare via dall’onda d’urto.
    “Ciò che temevo! Quei due non si sarebbero dovuti scontrare… Questo mondo rischia di venire cancellato!” fece Marco
    “Cos’hai detto?!” fece il ladro, estraendo le spade. “Se le cose stanno così, devo fermarli!” disse, per poi correre verso i due avversari, che erano ancora intenti a lanciare contro l’altro il proprio attacco.
    “Non farlo!” urlò Sora.
    “Voi due… vedete di darvi una calmata!” gridò Gidan, ignorando il custode e lanciando le proprie spade ai guerrieri, che furono così costretti ad interrompere l’attacco per evitarle.
    “Non ti mettere in mezzo!” urlò Goku, lanciando contro il ragazzo una sfera d’energia.
    Gidan sarebbe stato colpito in pieno, se Dark non si fosse messo in mezzo e avesse distrutto la sfera con il Keyblade.
    “Sta perdendo il controllo…” mormorò. “Pan, so che non ci conosciamo, ma devi andartene via subito. E lo stesso vale anche per te, Gidan. Non posso garantire per la vostra incolumità.”
    “E chi se ne importa! Voi due stavate distruggendo l’intera foresta!”
    “Dopo sistemerò tutto quanto, tranquillo. Il mio potere mi permette di farlo… Ma ora, andate!”
    “Non posso lasciare mio nonno in quello stato! Non sa più cosa sta facendo!”
    “Lo farò rinsavire io, ma temo sarò costretto ad usare la forza…”
    “Ma è impossibile! Mio nonno è il guerriero più forte dell’universo, non puoi affrontarlo!”
    “Questo è da vedere!” disse Dark, facendo apparire in un occhio lo Sharingan, mentre nell’altro il Byagukan.
    “I tuoi occhi…” fece Gidan, prima di venire preso di forza da Dark e lanciato contro gli altri custodi.
    “Andatevene via subito!” urlò, per poi creare tra le mani una sfera bianca e una nera. “Temo dovrò usare gran parte del mio potere per poterlo fronteggiare!”
    “Non ti lascerò fare niente!” rispose Goku, mentre attorno a lui appariva una luce, che lo avvolse completamente.
    Pochi secondi dopo, al suo posto apparve un uomo. Indossava dei pantaloni gialli, mentre la parte superiore del corpo era priva di una maglietta. Le sue braccia erano coperte di pelo rosso, che si espandeva fino al centro del petto e dell'addome, dove invece era visibile la pelle, ma soprattutto il profilo dei muscoli.
    La coda, più grossa e lunga di prima, era anch’essa completamente rossa, e infine i capelli erano tornati neri, ma più lunghi e avevano assunto una pettinatura più morbida, che li lasciava ricadere sulla schiena ampia e forte.
    “Accidenti, il nonno ha raggiunto il quarto livello…” fece Pan, volando via assieme ai custodi.
    “È possibile far evacuare il pianeta?” chiese Saiko. “Dubito che reggerà ad un simile scontro.”
    “Ma siete impazziti? Avete idea di cosa ho fatto assieme ai miei amici per evitare che questo pianeta venisse distrutto?!” urlò Gidan, che li seguiva saltando da un albero all'altro.
    “Ad ogni modo, questo mondo è condannato a sparire nell’oblio.” Disse una voce sopra di loro, anticipando una sfera rossa che colpì il terreno.
    “Questa voce… Hakai!” urlò Saiko, evocando il Keyblade, mentre il ragazzo appariva di fronte a loro.
    “Ehilà Saiko, è un po’ che non ci vediamo!”
    “Tu! Dovevo immaginarlo, c'eri tu dietro al comportamento di Goku, perché è opera tua, vero?”
    “Oh, accidenti, mi avete scoperto subito! Povero me, cosa posso fare ora?” ironizzò Hakai. “Ho solo piantato nel suo cuore del sano caos! Per quanto possa essere puro, vi ricordo che esistono solo sette cuori di pura luce nell’universo e quello di Goku non è nella lista.”
    “Cos’hai fatto a mio nonno?” chiese Pan.
    “Posso dire che lentamente Son Goku sta cadendo sotto il mio controllo. Gli basterà eliminare una sola persona, e il caos che ho inserito nel suo cuore avrà la meglio, rendendolo mio schiavo.”
    “Tu… La devi smettere di agire in questo modo!” urlò Saiko, partendo all’attacco affiancato da Gidan, che estrasse le sue daghe.
    Ma prima che potessero anche solo avvicinarsi, una forza sconosciuta li respinse, spedendoli contro degli alberi, che caddero immediatamente sotto la pressione ricevuta.
    “Saiko!” urlarono gli altri custodi, evocando anche loro il Keyblade.
    “Bastardo… È così potente?” fece Marco, deglutendo.
    “E dall’altra parte c’è Goku… Dark ce la farà da solo?” chiese Riku.
    “Non è da solo.” Rispose Kairi. “Non vedete che Hikari non è qui?”
     
    Dark lanciò la sfera, che andò a scontarsi contro quella dell’avversario, provocando una nuova esplosione, ma il custode decise di non lasciare tregua al Sayan e batté subito le mani, per poi appoggiarle a terra.
    Immediatamente, dietro al guerriero sbucarono dal terreno decine di spuntoni, che puntarono dritti verso di lui.
    “Ridicolo!” urlò Goku, distruggendole semplicemente spostando una mano. “Speri davvero di potermi sconfiggere così facilmente?”
    “Certo che no!” rispose Dark, apparendo di fronte a lui, mentre l’indice e il medio della sua mano destra venivano circondati da un’aurea nera e bianca.
    “Troppo lento!” fece il Sayan, sparendo e riapparendo dietro il custode, che venne colpito da un pugno che lo scaraventò a terra.
    Goku però, non ebbe nemmeno il tempo di abbassare lo sguardo, che dal punto in cui era caduto Dark partirono centinaia di piccole sfere di fuoco, unite a ghiaccio e tuoni.
    Il Sayan mise le braccia a croce di fronte a sé, ricevendo in pieno tutti i colpi, ma senza riportare alcuna ferita.
    “Maledizione… È più forte del previsto… Forse… mi tocca usare quella tecnica…” disse Dark, rialzandosi e facendo apparire delle luci sulle punte delle dita.
    “Serve una mano?” chiese la voce di Hikari, che atterrò al suo fianco.
    Il custode fece sparire le luci. “Come mai sei tornata indietro?” chiese.
    “Beh, per due motivi: il primo, mi sembravi in difficoltà. Secondo: non vedevo l’ora di poter affrontare Goku. Non l’ho invitato al torneo solo perché avrebbe sconfitto facilmente tutti gli altri.”
    “Capisco… Molto bene allora! Riesci a tenerlo occupato quel tanto da permettermi di toccarlo in fronte?”
    “Uh? Come mai?”
    “Qualcuno ha iniettato nel suo cuore del caos… L’unico modo per calmarlo è di rimuoverlo, e per farlo devo colpirlo con questo.” Rispose Dark, facendo nuovamente apparire attorno all’indice e al medio i due colori che lo caratterizzavano.
    “Quello è…”
    “Puro Equilibrio. Normalmente, chi viene colpito da questa tecnica non riesce a sopravvivere, ma in questo caso, dovrebbe annientare il caos nel suo cuore. O almeno, lo spero…”
    “Quindi nemmeno tu ne sei sicuro, eh?”
    “Io ne sono immune, perciò non ho idea dei reali effetti di quest’attacco. L’ho subito una volta soltanto…” fece Dark, abbassando lo sguardo, cosa che Hikari non poté fare a meno di notare.
    “Come vuoi. Cerca di non mancare il bersaglio.” Disse, per poi volare contro il Sayan, creando nella mano una sfera di ghiaccio.
    “Prendi questo!” urlò, colpendo il pieno l'avversario con la sfera, che però si infranse come se fosse stata di sabbia.
    “Cosa speravi di fare? La tua forza non è lontanamente paragonabile a quella del tuo amico. Lascia che ti dimostri cosa significhi la parola potere!”
    Detto ciò, Goku alzò una mano, mentre sopra di lui cominciò lentamente a formarsi una sfera d’energia gigantesca, che aumentava di volume secondo dopo secondo.
    “Non vorrà…” fece Hikari, arretrando e osservando meglio la sfera.
    “…usare la Genkidama?!” concluse Dark, osservando il Sayan che teneva sollevata l’enorme sfera d’energia.
     
    “E quella cos’è?” chiese Gidan, rialzandosi e osservando la sfera.
    “Spero di sbagliarmi, ma temo sia la Genkidama… E se è così, siamo nei guai…” disse Saiko.
    “Perché?”
    “Se quella sfera dovesse toccare il suolo… Questo mondo sparirebbe nel nulla…”
    “Cosa?!” urlò Gidan, girandosi verso Hakai, che era impegnato ad affrontare, senza troppe difficoltà, gli altri custodi, che riuscivano a malapena ad avvicinarsi.
    “Dobbiamo fermarlo o mio nonno finirà con il distruggere tutto!” disse Pan, atterrando al loro fianco.
    “Ma come possiamo farlo?” chiese Gidan. “Prima ci ha mandato K.O. senza nemmeno muoversi…”
    “Forse…” rispose Saiko, evocando il Keyblade. “Forse posso creare un’apertura, ma poi voi dovete attaccarlo senza perdere un secondo. Credete di potercela fare?”
    “Conta pure su di me! Se questo è l’unico modo per fermare mio nonno, sono disposta a tutto!”
    “E io non lascerò che questo mondo vada distrutto per un suo capriccio!”
    “Va bene… Allora via!” urlò Saiko, mettendosi a correre contro Hakai, con il Keyblade pronto a colpire.
    “Cosa speri di fare?” chiese il custode del caos, alzando verso Saiko la mano, provocando una folata di vento che lo investì in pieno, facendolo arretrare di qualche passo.
    “N-Non posso… arrendermi…” disse lui, recuperando lentamente terreno. “NON POSSO!!!” urlò, facendo uscire dal suo Keyblade una corrente d’energia che andò a scontrarsi con quella dell’avversario, annullandosi a vicenda.
    “Ora!” urlò, correndo dritto contro Hakai e colpendolo in pieno volto con un pugno.
    Contemporaneamente, dietro di lui arrivò Gidan, che lo trafisse ai fianchi con le daghe, mentre Pan rimase ferma dietro a Saiko, con in mano una sfera d’energia, pronta a lanciarla contro l’avversario.
    “Sono… Sono riusciti a colpirlo!” urlò felice Marco, sorpreso come gli altri custodi.
    “Uff, uff…” fece Saiko, togliendo il pugno dal volto di Hakai, che si accasciò sul petto, poiché il ragazzo era ormai privo di sensi.
    “Cavoli… alla fine è bastato un pugno per metterlo fuori uso…” fece Sora, avvicinandosi, mentre Gidan faceva attenzione a non muovere le due spade.
    “Cosa facciamo? Se non lo eliminiamo, Goku lancerà la Genkidama…” fece Rexenet, alzando il Keyblade. “Mettetelo a terra. Chi non vuole vedere si giri dall'altra parte.”
    “Vuoi…?” chiese sorpreso Tsuna.
    “Siamo in guerra. Se non lo facciamo fuori, potremmo pentircene in futuro!”
    “Vi prego… Uccidetemi…” mormorò Hakai, senza alzare la testa.
    “Cosa?” fece Sora, sorpreso.
    “Fatelo… prima che Hakai abbia di nuovo il sopravvento… Non voglio tornare suo schiavo…”
    “Credi forse che questa tua messinscena possa funzionare?”
    “Ti prego Saiko, devi credermi!” esclamò Hakai, alzando lo sguardo, rivelando due occhi spaventati. “Sono io, Gadian!”
    Tra i custodi scese un silenzio pesante.
    “G-Gadian?” ripeté sorpreso Saiko. “Ma come-”
    “Non sono riuscito a resistergli… Hakai si è impossessato del mio corpo e io mi sono ritrovato come sospeso nel tempo… Vi supplico, eliminatemi ora, prima che possa riprendersi!”
    “Impossibile. In ogni caso, ti rimane poco da vivere. Le mie daghe ti hanno trafitto in punti vitali, ormai per te è finita.” Disse Gidan.
    “No! Lui si rigenererà e vi sconfiggerà come se niente fosse accaduto!”
    “Basta così!” esclamò Pan, portandosi di fronte a Gadian.
    “Non so chi tu sia, ma so che per colpa tua, mio nonno è impazzito. Fallo tornare subito alla normalità, o non avrò pietà!”
    “Purtroppo… anche se io dovessi morire, l'effetto del potere di Hakai non svanirebbe. L’unico modo sarebbe quello di eliminare il caos dentro il cuore di Goku… ma non ho idea di come si possa fare…”
    “Cosa?”
    “Non preoccuparti.” La rassicurò Saiko. “Se è come penso, la cura per tuo nonno in questo momento è di fronte a lui, e ci sta combattendo contro. Dark sa di sicuro cosa fare…”
    “Dark è l’unico in grado di eliminare Hakai. Sono due opposti e solo uno di loro può sopravvivere…” disse Gadian. “Ora però, vi prego, eliminatemi! Se mi eliminate, Hakai non tornerà presto. Dovrà prima trovare un altro corpo adatto ad ospitarlo, e non sarà facile!”
    “Io…” fece Rexenet, guardando il Keyblade. “Io ero pronto ad eliminarti perché ero convinto che dentro di te ormai non ci fosse altro che caos… ma se tu sei ancora cosciente…”
    “Non abbiamo mai ucciso nessuno, se questo non si è dimostrato un pericolo… e tu da solo non sei pericoloso…” aggiunse Light.
    “Non potete lasciarmi vivo!” urlò Gadian. “Oramai sono macchiato anch’io delle colpe di Hakai! Merito di morire nel più atroce dei modi!”
    “Dicono che la tortura peggiore sia vivere.” Disse Marco.
    Gadian li guardò uno ad uno, per poi abbassare lo sguardo. “Allora vi chiedo questo: speditemi via, molto lontano da qui. In questo modo, Hakai non riuscirà a raggiungervi subito.”
    Rexenet guardò gli altri, che annuirono.
    “Va bene, ma ricordati questo: non arrenderti. Potresti essere tu a stabilire da che lato penderà l’ago della bilancia.” Disse, aprendo un varco dietro il ragazzo, facendo poi segno a Gidan di estrarre le lame dal suo corpo.
    Il ladro obbedì, ma non appena le ebbe tolte, Gadian urlò di dolore, portandosi le mani alla testa.
    “Sta tornando! Presto!” urlò, per poi prendere per il collo Pan. “Troppo tardi!” esclamò, mostrando un sorriso malvagio.
    “Maledizione!” fece Rexenet, cercando di attaccarlo.
    Purtroppo per loro, Hakai sparì nel varco, portandosi dietro la ragazzina.
     
     
    “Lasciami andare!” urlò Pan, scalciando inutilmente i piedi.
    “Come vuoi!” rispose il custode del caos, scaraventandola a terra.
    “Ahi! Lo sapevo! Stavi recitando prima, non è vero?”
    “Sbagliato. Prima era veramente Gadian che parlava. Il ragazzo a cui appartiene questo corpo. Ora, però, basta parlare di me!” disse, creando di fronte a sé una sfera rossa e nera.
    “Sai dove ci troviamo?” chiese alla ragazza.
    Lei si guardò intorno, vedendo un infinito spazio bianco. “No… Non ne ho idea…”
    “Ti ho portata sul confine tra l’esistenza e la non esistenza. Se dovessi venire sconfitta qui, spariresti per sempre. Non ci sarebbe possibilità di salvezza per te, nemmeno con le vostre amate sfere.”
    “Cosa?” chiese spaventata la Sayan, osservando la sfera di fronte a sé. “Non può essere…”
    “Però è così. Mi basterà dire a Goku che sei stata uccisa dai custodi per convincerlo ad eliminarli definitivamente. Perciò, addio, Pan.”
    Detto ciò, lanciò la sfera contro la ragazza, che mise le mani di fronte a sé, cercando di parare l’attacco.
     
     
    Dark e Hikari osservavano la sfera, che diventava sempre più grande.
    “Hikari… Sembra che la fortuna sia dalla nostra parte. Quell’attacco è il più potente a sua disposizione, ma per fortuna, gli impedisce di muoversi mentre lo prepara. Non è ancora al massimo, credi di riuscire a deviarlo verso lo spazio?”
    “Sì, credo di potercela fare.” Rispose lei.
    “Perfetto! Conto su di te!” disse il custode, per poi volare verso Goku, tenendo la mano destra dritta come se fosse una spada.
    “Questa follia è finita, Goku!” urlò, facendo apparire attorno alla mano una specie di lama bianca e nera, con la quale trafisse la fronte del Sayan.
    Per qualche secondo non successe niente, poi la sfera cominciò a cadere verso il suolo, mentre Goku tornava ad essere bambino e veniva preso al volo da Dark.
    “Ora Hikari!” urlò il custode.
    La ragazza non se lo fece dire due volte e creò diverse sfere di fuoco, che lanciò contro la Genkidama, spingendola lentamente nello spazio aperto, dove esplose senza provocare danni al pianeta.
    “Perfetto. E ora torniamo dagli altri.”
     
     
    Pan stava galleggiando nel vuoto.
    Attorno a lei c’era il nulla assoluto.
    “Sono morta?” si chiese.
    “Non ancora.” Rispose una voce. “Ma ho dovuto ingannare Hakai per farglielo credere e l’unico modo per farlo era di portarti qui.”
    “Chi sei?”
    “Non ha importanza. Prima di tutto, ti comunico che tuo nonno è sano e salvo. I custodi lo hanno liberato dalla maledizione che lo aveva colpito.”
    “Davvero? È fantastico!”
    “Ma ora… ho una domanda per te, Pan. Hai visto cosa sta succedendo nell’universo. Ormai, l’ordine stesso delle cose sta cedendo, e la luce ha bisogno di guerrieri. Accetteresti il compito di combattere per salvare il destino dell’universo?”
    “Cosa? Io? Ma mio nonno sarebbe più adatto…”
    “Goku purtroppo ha il difetto di non pensare troppo a qualcosa prima di farla. Tu invece sei un mix perfetto, e saresti un’ottima custode. La scelta, però, è solo tua.”
    Di fronte a Pan apparve un Keyblade argentato, privo di qualsiasi altro colore o segno di riconoscimento.
    “Beh, potrebbe essere interessante. In fondo, potrei diventare più forte.” Disse, prendendolo in mano.
    Immediatamente una linea dorata cominciò a circondare l’argento.
    “Ottima scelta.” Disse la voce, poco prima che una fortissima luce accecasse la mora.
     
     
    “Pan, svegliati!” la chiamò Goku.
    La ragazza riaprì gli occhi, ritrovandosi circondata da tutti. “C-Cos’è successo?”
    “Questo ce lo dovresti dire tu.” Fece Hikari. “Quando abbiamo portato qui Goku, ci hanno detto che Hakai ti aveva rapito. E pochi secondi dopo, sei sbucata fuori dal nulla, con in mano un Keyblade.”
    “Beh… Non lo so nemmeno io… Una voce mi ha chiesto se volevo contribuire a salvare l’universo, e io ho accettato, prendendo in mano quella chiave gigante…”
    “Quindi sei anche tu una custode ora.” concluse Dark.
    “Perfetto! Abbiamo anche una Sayan tra i custodi!” fece entusiasta Marco. “Ormai la guerra è già vinta!”
    “Nonno, temo di dover interrompere il viaggio con te e Trunks.” Disse Pan, rivolgendosi al bambino.
    “Non preoccuparti. Sono sicuro che Gohan e Videl capiranno.” Rispose lui, sorridendo.
    “Beh… Allora immagino di doverti restituire questa.” Esclamò Gidan, consegnando al Sayan la sfera. “Da quando l’ho presa, questo pianeta ha rischiato di venire distrutto più volte in pochi minuti… Meglio se la portate via!”
    “Grazie. E scusa ancora per il disturbo.” Disse Goku, prendendola.
    “Comunque nonno, io non sono preoccupata per il papà e la mamma… ma per la nonna. Non la prenderà bene quando lo saprà!”
    Di colpo il Sayan sbiancò.
    “Cavoli, è vero! Chichi non la prenderà per niente bene! Mi riempirà di padellate in testa!” esclamò, facendo scoppiare tutti a ridere.
  15. .
    E finalmente, dopo poco più di un mese, il nuovo capitolo!
    Chiedo scusa per il ritardo, ma tra impegni, mancanza d'ispirazione e difficoltà di stesura (della serie che questo è stato forse il capitolo più difficile da scrivere XD), sono riuscito a finirlo solo pochi giorni fa, dopodiché l'ho affidato alla revisione della mia betareader di fiducia, Liberty89, che dovete ringraziare se vi eviterete un mal di testa leggendo il capitolo XD.
    Ok, prima di rispondere alla recensioni, voglio avvisarvi che alcune parti sono scritte ispirandosi a mie esperienze personali, e spero non possando offendere nessuno.
    E ora... le recensioni!
    @ Liberty89: Beh, sai che mi piacciono i finali così! E... potresti spostare quella falce dal mio collo per piacere? XD Ok, per Dark, avendo fatto da betareader sai già la risposta, mentre per Reborn... aspetta e vedrai. Niente è fatto a caso, tranquilla! E ricorda che tu sei l'unica a conoscenza del vero volto di Dark XD
    @ Armitrael: Per Reborn, la risposta è la stessa che ho dato a Liberty. Per il sacchetto invece non dovrai fare altro che leggere le prime righe del capitolo XD
    @ francix94: se ne hai la possibilità, ti consiglio di vederlo, è veramente interessante come storia, credimi, sopratutto pian piano che si va avanti. Per Marco... "la risposta è sempre quella, fai merenda con girella!" *si da una botta in testa* Così imparo a mettermi a cantare e a sfondare i vetri di casa XD
    E ora... a voi il capitolo, e buona lettura!

    Capitolo 51: Coma. La verità sul ragazzo che cercò di rimuovere i sentimenti. - Torna all'indice dei capitoli
    “Maledizione…” fece Light, continuando a lanciare magie curative su Dark, senza però sortire nessun miglioramento.
    “Ma contro chi accidenti ha combattuto?” chiese Sora. “Chi può avergli inflitto ferite così gravi da non poter essere curate con la magia?”
    “Non ne ho idea, ma la cosa mi spaventa…” rispose Rexenet. “In tutti questi anni, non era mai successo che Dark si riducesse in questo stato. Chiunque sia stato, è ben oltre il nostro livello attuale…”
    “In pratica, se dovessimo incontrare questa persona, per noi sarebbe la fine?” chiese Tsuna.
    “Però Dark è finito nel futuro… Per quanto ne sappiamo, adesso potrebbe essere un normalissimo essere umano senza nessun potere, com'eravamo noi fino a poco tempo fa…” rispose Saiko. “Ok, forse com’ero io fino a poco tempo fa, dato che a quanto pare sia Marco che Tsuna avevano già qualche potere…”
    “A essere sincero, il mio potere derivava dai proiettili che Reborn usava su di me. Ma quella voce che mi ha dato il Keyblade mi ha fornito queste.” Fece Sawada, tirando fuori un sacchetto.
    “Cosa c’è lì dentro?” chiese Sora.
    “Pillole dell’ultimo desiderio. In pratica mi basta ingoiarne una per attivare la mia fiamma, senza dover usare i proiettili.”
    “Comodo… Anche perché immagino che morire ogni volta non sia proprio bello, eh?”
    “Guarda, con Reborn come maestro, la vita la si rischia in altri modi… Tipo quando ti lascia cadere giù da una montagna per poi fartela scalare a mani nude, senza nessun tipo di sicurezza…”
    “Accidenti… E dire che sembra così innocuo…” commentò Kairi, volgendo lo sguardo alla sorella, che continuava a fissare Dark.
    “Pazzesco… L’ho tenuto sotto controllo per tanto tempo… L’ho visto sottoporsi ad allenamenti strazianti, ma mai l’avevo visto in questo stato…”
    “Come facciamo a curarlo?” chiese Riku.
    “Se nemmeno la magia ha effetto, non ne ho idea… Non possiamo di certo portarlo in un ospedale, ci chiederebbero come si è procurato quelle ferite e immagino che la risposta ‘Oh, nulla di che: è solo finito nel futuro dove ha combattuto contro non so chi e quando è tornato era in questo stato’ ci procurerebbe un biglietto di sola andata per un manicomio…”
    “Effettivamente se non lo avessi visto non ci avrei creduto. Ora però, mi sorge un’altra domanda: se il Dark del futuro stava combattendo contro questa persona, e non mi sembrava troppo malconcio, questo significa che si è trattenuto con me e Saiko. Qual era il suo vero potenziale?” intervenne Marco.
    “Probabilmente, se solo lo avesse voluto, ci avrebbe spazzati via tutti senza muovere un dito…” rispose Light, prima che l’allarme iniziasse a farsi sentire forte e chiaro.
    “Accidenti, questa non ci voleva…” fece Riku, dirigendosi ai monitor.
    “Non preoccupatevi.” Disse Hikari. “Voi andate pure, rimarrò io qui con Dark.”
    “Ne sei sicura?” chiese Rexenet.
    La custode annuì.
    “D’accordo.” Fece lui, aprendo un varco oscuro. “Cercheremo di fare il prima possibile.”
    “Ehm… devo venire anch’io?” domandò Tsuna, guardando con timore il varco.
    “Tranquillo, credo sia il modo di muoversi più sicuro nell’intero universo. In più, una volta che hai visitato un mondo, puoi apparire dove vuoi.”
    “E la prima volta?”
    “Beh, lì c’è il rischio di ritrovarsi sopra il mare o in pieno cielo… ma tanto sappiamo volare-”
    “VOI sapete volare!” gli urlarono in coro i tre neo custodi.
    “Ops, vero. Ma non preoccupatevi, capita difficilmente. E alla peggio, vi prenderemo al volo.”
    “Che bello… Ripeto, quasi quasi preferivo l’invasione Yeerk. Era più monotona e c’erano meno sorprese. Speriamo solo che stavolta non ci sia in mezzo David…” asserì Marco con un sospiro.
    “Dopo la batosta che gli hai dato, dubito che si ripresenterà tanto presto.”
    “Non è bastato trasformarlo in un topo per farlo stare calmo, e dubito fortemente che quel che gli ho fatto sia riuscito in questa impresa…” rispose l’animorph, attraversando il varco.
     
    “Beh, direi che stavolta ci è andata bene.” fece Sora, mentre camminavano tranquilli per le strade di una città. “Siamo sbucati fuori in un bosco a pochi metri da una strada.”
    “Già, e almeno per ora non sembrano esserci Heartless o Nessuno… Anche se dovremmo aspettare…” intervenne il custode dell'Alba.
    Tuttavia, mentre parlavano di ciò, videro che dietro di loro una folla di persone urlanti stava correndo senza controllo, come se fossero spaventate da qualcosa.
    “Voi che dite? Ho parlato troppo presto?” chiese Riku.
    “Sembra proprio di sì…” rispose Light, dirigendosi velocemente verso il punto da cui scappavano tutti, seguito dai compagni.
    Prima ancora di arrivarci, però, videro chiaramente cos’era stato a scatenare il panico e la conseguente fuga di tutta quella gente.
    “Cavolo! Questo proprio non me l'aspettavo…” fece Rexenet.
    “State dicendo che finora non vi era ancora capitato di incontrare un mostro alto decine di metri impegnato nel radere al suolo una città?” chiese Saiko.
    “Beh, diciamo non così alto…” rispose Sora, studiando l'essere.
    “Perfetto… e cosa facciamo ora?”
    “Che domande, com-”
    “Che cosa ci fate qui?! Sbrigatevi a scappare!” ordinò una voce alle loro spalle, che fu rapidamente sostituita da cinque persone che li superarono, puntando il mostro.
    “No… Questo è troppo…” fece Light, chiudendo a metà un occhio e mettendosi una mano in faccia.
    “Okay… Vedete anche voi cinque ragazzi in tuta colorata, rispettivamente di rosso, blu, verde, rosa e giallo, più comunemente chiamati Power Rangers?” chiese Marco.
    “Guarda, se c’era una cosa di cui ero convinto che fossero una nostra completa invenzione, erano proprio loro…” rispose Rexenet.
    “E chi sarebbero?” domandò Sora.
    “Sono un gruppo di ragazzi che sono in grado di combattere mostri come quello.”
    “Una sorta di custodi?”
    “Se la vuoi vedere così, allora sì. Solo che puntualmente vengono sconfitti e ricevono nuovi poteri con cui annientano il nemico… Direi che è una cosa piuttosto normale per loro…” disse Saiko, mentre osservava i rangers che combattevano contro il mostro.
    “Che dite? Gli diamo una mano?” chiese Rexenet, creando una sfera di fuoco.
    “Direi che bastiamo noi due…” aggiunse Light, creandone una di ghiaccio.
    Poi insieme le scagliarono contro il mostro, investendolo con una potentissima esplosione, che alla fine non lasciò tracce del bersaglio.
    “Era così poco potente? Non mi aspettavo di certo di eliminarlo con tanta facilità!” fece il custode oscuro.
    “Cos’è successo?” chiese il ranger rosso, girandosi verso i custodi, imitato dai suoi quattro compagni.
    “Forte! Quei ragazzi… hanno eliminato il mostro come se niente fosse!” fece quello blu.
    “Chi siete?” domandò il ranger rosa, rivelando così di essere una ragazza.
    “Non ha importanza chi siamo.” Rispose Riku. “Piuttosto, è stato imprudente da parte vostra cercare di attaccare quel mostro senza nessun tipo di arma o potere particolare…”
    “Guarda che noi combattiamo mostri tutti i giorni!” esclamò il ranger blu, irritato da quelle parole.
    “Calmati.” Gli disse il rosso, per poi rivolgersi ai custodi. “In ogni caso, credo vi dobbiamo ringraziare… Probabilmente ci avremmo messo più tempo ad eliminarlo senza il vostro intervento.”
    “Non c’è bisogno che ci ringraziate. È il nostro dovere.” Rispose Sora, per poi venire interrotto da una musichetta, proveniente dai braccialetti dei rangers.
    “Rangers, tornate subito al centro di commando. È importante.” Disse una voce metallica.
    “Okay Alpha, arriviamo subito.” Rispose il rosso, per poi schiacciare in contemporanea agli altri quattro un tasto del bracciale.
    Immediatamente diventarono dei fasci di luce dello stesso colore delle loro tute, e volarono via, sparendo in pochi secondi dalla vista dei custodi.
    “Accidenti… Ma si può sapere chi erano?” chiese Tsuna agli altri.
    “Immagino che tu non abbia mai visto telefilm americani, vero?” disse Marco.
     
     
    “Capisco…” asserì Tsuna, mentre lui e gli altri si sedevano ad un tavolo, dopo aver ordinato da bere.
    “Ma come facevi ad avere dietro i soldi giusti?” chiese Sora a Light.
    “Beh, mettendo in preventivo una possibilità del genere, ho fatto qualche cambio nel nostro mondo, in modo tale da avere un po’ tutti i tipi di moneta…”
    “E ora cosa facciamo? Non possiamo di certo rimanere seduti in un bar finché non appariranno Heartless o Nessuno… Senza considerare Dark…”
    “Suvvia, scommetto che si è già svegliato e se la starà spassando con Hikari!” esclamò Saiko con una risata.
    A quel punto furono Light e Rexenet a scoppiare a ridere.
    “Prima che ciò avvenga, l’universo farà in tempo a venire distrutto cinque o sei volte, credimi!” Disse il custode oscuro, smettendo di ridere.
    “Ehm… e come mai?” chiese Saiko.
    “Perché lo conosciamo da più tempo di te e sappiamo bene che l’unica cosa che ha in testa è di vincere questa guerra.”
    “E dopo cosa farà? Possibile che non ci ha mai pensato?”
    A quella domanda i due custodi abbassarono gli sguardi.
    “Sentite, Dark non vorrebbe che vi venisse detto, ma credo sia giusto farlo invece. Vi chiedo solo di non riferirlo a Hikari e di non chiedere spiegazioni a Dark, quando riprenderà i sensi.” Disse Light.
    “E così grave la questione?” chiese Sora.
    “Dark non può sopravvivere alla guerra.” Rispose Rexenet. “Potrà uscirne vittorioso, ma in ogni caso scomparirà.”
    “Cosa?!” urlò Riku, sbattendo le mani sul tavolo. “Cosa significa?!”
    “Fin da quando ha avuto accesso ai ricordi dei suoi predecessori Dark era conscio di questo epilogo. Nel momento stesso in cui la guerra si concluderà, per lui sarà la fine. Purtroppo non sappiamo dirvi di più. Abbiamo provato per anni a farci dare qualche altra informazione, ma niente…”
    “Beh, sappiamo per certo che tra dieci anni è vivo. A questo punto viene da chiedersi se ciò significa che la guerra durerà più di dieci anni…”
    “Non è detto…” disse Tsuna. “Il Dark arrivato dal futuro potrebbe non essere lo stesso del nostro futuro…”
    “Vuoi dire che potrebbe provenire da una dimensione alternativa?”
    “Il Lambo del futuro mi ha detto che il futuro è soggetto a continui cambiamenti. Basta toccare un fiore, dire una frase diversa, e il futuro cambia.”
    “Anche questo è vero.” fece Light. “Ad ogni modo, Dark rimane un mistero anche per me che sono suo fratello. Credetemi, temo proprio che dovremmo aspettare la guerra per-”
    “Guerra? State parlando di un videogioco?” chiese improvvisamente una voce dietro di loro, che li fece sussultare dalla sorpresa.
    “S-Sì, è un nuovo videogioco…” rispose Light, girandosi e trovandosi davanti un ragazzino dagli occhi marroni, con capelli a caschetto castani che indossava un paio di jeans, una maglietta a maniche corte blu e un orologio al polso.
    “Dev’essere veramente interessante per prendervi a tal punto. Cavolo, per un momento credevo che steste parlando sul serio!”
    “No, no. Stiamo solo facendo ipotesi. Nessuno di noi è ancora riuscito a finirlo, perciò…”
    “Se volete posso provarci io. Me la cavo bene, sapete?”
    “Ecco… noi non siamo di qui e lo abbiamo lasciato a casa nostra…”
    “Peccato. Era da un po’ che cercavo una nuova sfida…”
    “Mi spiace…” s'interruppe il custode non conoscendo il nome del ragazzino.
    “Justin! Voi invece siete?”
    “Io sono Light, mentre loro sono Rexenet, Sora, Riku, Kairi, Tsuna, Saiko e Marco.”
    “Accidenti, certo che siete in tanti! State passando le vacanze insieme?”
    “Proprio così.” Rispose Rexenet. “Ma come mai tutte queste domande?”
    “Curiosità. Non capita spesso di vedere stranieri da queste parti. Tutti preferiscono rimanere alla larga da questa città…”
    “Come mai?”
    “Negli ultimi anni è stata soggetta a continui attacchi da parte di mostri, che hanno rischiato più volte di distruggerla.”
    “E come mai nessuno qui mi sembra preoccupato?”
    “Perché ci sono i Power Rangers a proteggerci!”
    “Ah, è vero, i Power Rangers…” rispose Light. “Scusaci, ma ne siamo venuti a conoscenza da poco tempo, e ancora fatichiamo a crederci…”
    “Beh, se sarete fortunati nella sfortuna, potrete incontrarli. Anche se questo significherebbe che la città è sotto attacco.”
    “Allora speriamo di no.” Fece Riku. “Preferiamo rimanere fuori dagli scontri se possibile.”
    “Immagino! Soprattutto ora che l’agenzia spaziale ha localizzato una navicella che si trova nello spazio vicino alla Terra!”
    A sentire ciò i custodi ammutolirono.
    “Cos’hai detto scusa?” chiese Saiko.
    “Che hanno localizzato una navetta spaziale non identificata. Speriamo solo che non si tratti di nuovi pazzi che vogliono conquistare o distruggere questo pianeta…”
    “Sbaglio, o non sembri troppo preoccupato?”
    “E perché dovrei? Ve l’ho già detto, ci sono i Power Rangers. E inoltre, sono già partiti alla volta della navicella, per scoprire da dove viene e se c’è qualcuno al suo interno.”
    “E… Cosa farebbero se trovassero qualcuno?” chiese Tsuna.
    “Dipende da chi ci sarà, ma difficilmente arrivano ad eliminare qualcuno.”
    Light guardò i compagni.
    “Okay… Temo che per noi sia ora di andare.” disse, alzandosi assieme agli altri. “Grazie per la chiacchierata Justin.”
    “Ve ne andate di già?”
    “Sì, vogliamo tornare indietro presto… c'è un nostro amico che non sta bene…” disse Rexenet, uscendo dal locale con gli altri custodi, venendo però seguito da Justin.
    “Volete una mano per ritrovare l’hotel?”
    “No grazie, ce la caveremo da soli.”
    “Ne siete sicuri?”
    “Scusa se te lo dico, ma noi siamo più grandi di te. E credici, non sarà difficile per noi ritrovare l’hotel.”
    A quel punto Justin si fermò. “Non è che non avrete difficoltà per il semplice fatto che non avete nessun hotel in cui tornare?” chiese, con tono serio.
    “Come scusa?” chiese Sora, girandosi verso il ragazzino.
    “Non è che in realtà siete solo di passaggio, eh?” rispose il ragazzino, tornando al suo tono normale.
    “Accidenti… Ci hai scoperto, eh?” fece Saiko, ridendo.
    “Ok, allora temo proprio che dovrò lasciarvi andare. È stato un piacere parlare con voi!” disse Justin, correndo via.
    “Finalmente!” esclamò Light qualche secondo dopo. “Temevo che non se ne sarebbe più andato…”
    “Voi che dite? Parlava sul serio riguardo alla navicella? Non vorrei che fosse la nostra Gummyship…”
    “Impossibile. Cid aveva previsto eventualità del genere e l’ha schermata. Nessuna tecnologia dovrebbe poterla trovare.” Fece Riku, mentre si allontanavano.
    Per loro sfortuna, non si erano accorti che Justin non se n’era andato, ma si era solo nascosto dietro un muro, e aveva ascoltato tutto.
    “Nessuna tranne la nostra…” mormorò a bassa voce, per poi schiacciare un tasto del suo orologio. “Alpha, mi senti? Di’ agli altri di procedere pure. I sospetti sono confermati.”
    “Okay.” Rispose una voce dall'orologio.
    “E ora pensiamo ad un diversivo…” fece Justin, osservando i custodi allontanarsi.
     
     
    Hikari provò nuovamente a lanciare una magia curativa su Dark, ottenendo però lo stesso risultato.
    “Si può sapere cosa ti è successo nel futuro?” chiese all'amico pur sapendo che non le avrebbe risposto, dopodiché si allontanò e andò a controllare i monitor. “Cosa posso fare? La magia non ha effetto e le ferite non sono di quelle che si rimarginano facilmente da sole…” fece, prima di venire distratta da un rumore proveniente dai computer. “Uh? E ora cosa succede?” domandò, guardando i monitor.
    Poco ci mancò che rimanesse con la bocca spalancata per la sorpresa.
    Sui monitor c’erano 4 fuoristrada che volavano nello spazio e che si stavano dirigendo verso la Gummyship.
    “E questo cosa significa?” fece, uscendo di corsa dalla stanza e dirigendosi verso il portellone della nave, evocando il Keyblade e sigillando le altre porte.
     
    “Okay Alpha, ringrazia Justin da parte nostra. Noi faremo il prima possibile, sperando che non ci sia nessuno ad aspettarci.” Disse il Red Ranger, parlando tramite il bracciale.
    “Ve lo auguro! Abbiamo già abbastanza guai con Divatox!”
    “Ci siamo, quello dev’essere il portello d’ingresso!” disse la Yellow Ranger, avvicinandosi, seguita dagli altri.
    “Che strano… Sembra che non sia stato usato tanto di recente…” fece il Green, per poi tirare fuori una pistola. “Speriamo in bene…” disse, sparando al portellone, provocandone l'apertura.
    Tuttavia, non appena lo ebbero aperto completamente, si trovarono di fronte ad Hikari, che li osservava con il Keyblade in mano, incurante del fatto che l’ossigeno stava sparendo.
    “Chi siete?” chiese, puntandogli contro l'arma leggendaria. “E come avete fatto a scoprire questa Gummyship? Parlate, o non esiterò a disintegrarvi!”
    “Ehi, calmati bellezza! Non abbiamo cattive intenzioni!”
    “Strano, dalle mie parti, chi ha buone intenzioni non colpisce con una pistola laser una porta!”
    “E da noi le persone normali non possono respirare nello spazio aperto.”
    “Ho i miei metodi per riuscirci. Ora vi invito gentilmente a tornare da dove siete venuti senza fare storie. Se possibile, preferirei evitare di combattere qui.”
    “Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di combattere.”
    “Ve lo dirò un’ultima volta: andatevene.”
    “Non possiamo. Che tu lo voglia o no, dobbiamo esplorare quest’astronave. Se non ci aiuterai, saremmo costretti a renderti inoffensiva.”
    “Credete davvero di poterci riuscire? Giusto per avvertirvi, sono già tornata una volta dall’ultimo viaggio che una persona può compiere e sappiate che su di me quei raggi laser sono perfettamente inefficaci.” Disse, serrando meglio le dita attorno all'elsa del Keyblade, e creando nella mano libera una sfera di fuoco.
    Il Red Ranger la guardò per qualche secondo. “Immagino che non sia possibile una soluzione pacifica che soddisfi entrambi, vero?”
    “Vi ho già detto cosa dovete fare per non rischiare la pelle. Credetemi, uno solo dei miei colpi e quelle vostre tutine colorate finiranno in mille pezzi. E dubito che voi possiate sopravvivere senza nello spazio aperto…”
    “Rangers, fatemi parlare con lei.” Disse una voce proveniente dai braccialetti dei quattro rangers.
    “Zordon, Ne sei sicuro?” chiese il Pink Ranger.
    “Zordon?” ripeté Hikari, mentre il Red Ranger toccava una serie di tasti del braccialetto.
    Pochi secondi dopo, davanti ai rangers apparve la testa gigante di un uomo, completamente bianca.
    “Come immaginavo… Dunque sei una custode.” Disse Zordon, osservando Hikari.
    “Come hai fatto a capirlo?” chiese lei, senza far sparire il Keyblade.
    “Il Keyblade è un’arma che solo i custodi possono usare… Ma se un custode è giunto fin qui, di sicuro non è un buon motivo.”
    “Infatti. È la guerra ad averci portato qui. E anche la ricerca di una cura per un nostro compagno.”
    “Di chi parli?” chiese il Red Ranger.
    “Di un mio amico, che in seguito ad uno scontro ha riportato ferite tali da non essere ancora riuscito a riprendere i sensi. Abbiamo provato con tutto ciò che abbiamo, ma non siamo riusciti a curarlo.” Rispose la custode, facendo finalmente sparire la sua arma.
    “Allora è per questo che non volevi combattere qui, vero?” chiese la Pink Ranger.
    “Esatto.”
    “Potrei vederlo?” chiese Zordon.
    “In questo momento se dovessi aprire la porta, tutto l’ossigeno presente nella sua stanza sparirebbe, e lui al momento non è in grado di farne a meno, perciò non potrei portarlo da te neanche volendo. E poi, perché dovrei fidarmi di voi?”
    “Perché Zordon potrebbe avere le conoscenze necessarie per curare il tuo amico.” Rispose il Green Ranger.
    Hikari rifletté per qualche secondo, per poi sospirare. “In momenti come questi quasi rimpiango di essere rientrata in possesso del mio cuore…” mormorò, per poi rivolgersi a Zordon. “E va bene, ma ho bisogno di sapere il posto preciso in cui devo portarlo. Sarebbe meglio se uno di questi quattro in tuta potesse accompagnarmi.”
    “Questo non possiamo farlo! Non pos-” cominciò la Yellow, venendo però interrotta da Zordon stesso.
    “Va bene. Tommy, accompagnala tu.” Disse, per poi sparire.
    “Cosa?!” fece il Red Ranger, cercando di parlare nuovamente con Zordon. “Ma perché dovremmo portarla al centro di commando? Non sappiamo nemmeno chi sia!”
    “Il mio nome è Hikari e come ha detto quel tipo, sono una custode, ovvero una di coloro che combattono per proteggere l’universo dall’oscurità. O dalla luce, a seconda dei custodi. Vi basti sapere questo.” Disse, aprendo poi un varco accanto a lei. “Non so chi di voi sia Tommy, ma lo pregherei di seguirmi. Non mi va di cercare per ogni angolo del mondo.” Concluse, sparendo al suo interno.
    “È-È sparita!” fece la Yellow Ranger, osservando il varco, per poi girarsi verso il Red.
    “È un ordine di Zordon… Non posso tirarmi indietro.” Disse quest’ultimo, per poi seguire la custode.
    Quando uscì dal varco si ritrovò nella stanza accanto, e vide Hikari che stava prendendo di peso Dark, per poi appoggiarlo sulle proprie spalle.
    “Oh, quindi sei tu?” chiese, accorgendosi del ranger.
    “Che cos’era quel varco?”
    “Il nostro mezzo di trasporto. Può potarci ovunque vogliamo, a condizione che conosciamo il posto, altrimenti ci porta in un punto a caso. Per questo avevo bisogno di qualcuno che mi guidasse.” Rispose la custode, aprendo un varco vicino a Tommy. “Ti basterà pensare a dove dobbiamo uscire. E ti conviene non giocarmi brutti tiri, o questa volta non mi fermerò.”
    “È un ordine di Zordon, non potrei rifiutare neanche volendo.” rispose Tommy, entrando nel varco seguito da Hikari.
     
     
    “Cosa avete detto?!” chiese Justin, parlando all’orologio.
    “Proprio così. Ordini di Zordon.” Rispose una voce femminile dall’altra parte.
    “Prima ci chiede di sorvegliarli e poi di portarli al centro di commando?! Si può sapere perché questo cambio di idee?”
    “Ne sappiamo quanto te Justin.”
    “D’accordo, ho capito… Allora ora ci penso io agli altri… Cavolo, ho appena fatto la figura del moccioso petulante per poter scoprire qualcosa sul loro conto, sarà difficile…”
    “Mi spiace, lo so che odi fare cose simili, ma era necessario…”
    “Non preoccuparti, lo so benissimo.” concluse il ragazzo, tornando a guardare verso i custodi, per poi sospirare e correrli incontro. “Ehi, voi!” urlò, raggiungendoli.
    “Ancora tu?” chiese Rexenet, girandosi.
    “S-Scusate per prima…” disse Justin, riprendendo fiato. “Mi rendo conto di essere stato un po’ troppo petulante, ma purtroppo non è nella mia natura fingere quel ruolo in maniera normale…”
    “Fingere? Cosa intendi con fingere?” chiese Sora.
    “Ho un messaggio per voi: Hikari e Dark sono assieme ai Power Rangers.”
    I custodi lo fissarono ad occhi sgranati.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese Light.
    “Ho detto che Hikari e Dark sono con i Power Rangers.”
    “Ascoltami moccioso, non so come tu sappia quei nomi, ma ti assicuro che è impossibile.” Disse arrabbiato Rexenet.
    “Li hanno raggiunti sulla vostra navicella e Hikari ha deciso di seguirli nella loro base, dopo aver minacciato di disintegrali con una specie di chiave gigante. E se ho capito bene il termine, è una custode, o qualcosa del gen-” ma Justin fu bruscamente interrotto da Light, che lo prese per la maglietta e lo alzò di peso.
    “Parla: come fai a sapere tutte queste cose?”
    “N-Non respiro…” disse il ragazzo, venendo lasciato cadere a terra. “Ahia… Un po’ di delicatezza no?” chiese, per poi ritrovarsi il Keyblade di Kairi puntato sul collo.
    “Rispondi alla domanda di Light.” Disse la custode.
    Justin deglutì. “Ok, temo proprio di non aver scelta… Io sono il Blue Ranger, per questo so cos’è successo con Hikari e Dark.”
    “Tu… il Blue Ranger?” ripeté incredulo Rexenet, scoppiando a ridere. “Inventane un’altra, questa è assolutamente non credibile. L’abbiamo visto il Blue Ranger, ed era più alto di te!”
    “D’accordo, se non mi credete allora lasciatemelo dimostrare. Non qui però, potrebbe vedermi qualcuno.”
    “Beh, perché non provare?” intervenne Sora. “Ne abbiamo viste di tutti i colori, non mi sorprenderebbe più di tanto vederlo diventare uno di quei tipi che abbiamo visto prima. In più, è a conoscenza di Dark e Hikari, e già questo non è da sottovalutare.”
    “Sora ha ragione.” Confermò Riku.
    Rexenet sbuffò, per poi aprire un varco dietro di lui. “Seguici. Andremo dove nessuno potrà vederti.” Disse, attraversandolo seguito da tutti gli altri.
     
    “D-Dove siamo?” chiese Justin, guardandosi attorno e correndo a guardare lo spazio dall’oblò.
    “Fantastico!” fece.
    “Ok, e ora dimostraci di essere il Blue Ranger. Qui non ti vedrà nessun’altro oltre a noi.”
    Justin si girò, per poi annuire. “Va bene.” Disse, portandosi il braccio sinistro davanti al volto.
    Il suo orologio s’illuminò, trasformandosi in una specie di telefono da polso.
    Contemporaneamente, nella mano destra di Justin apparve una luce blu, che anticipò l’apparizione di una chiave, simile a quelle delle automobili. Il ragazzo inserì la chiave nel telefono, venendo avvolto da una luce blu. Pochi secondi dopo, al suo posto c’era il Blue Ranger.
    “Ecco fatto. Direi che è sufficiente, no?” chiese lui.
    “Wow… Mi puoi dire come hai fatto a crescere così di colpo?” chiese Tsuna.
    “Mi spiace, ma questo è un mistero anche per me. Ora, potete seguirmi per piacere? Vi porterò da Dark e Hikari.”
    Rexenet sbuffò.
    “Accidenti, non ci avrei scommesso un centesimo… E va bene!” disse, aprendo un varco dietro il ranger. “Ti basterà attraversare quel varco pensando a dove vuoi portarci. Noi ti seguiremo.”
     
     
    Quando i custodi uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala piena di schermi e di computer.
    Di fronte a loro c’erano due ragazze e due ragazzi, dietro i quali si intravedeva Hikari, al cui fianco c’era Dark, sdraiato su un lettino, analizzato da vari strumenti.
    “Ahia ahiai! Zordon, sono arrivati!” disse una voce dietro di loro, rivelando così la presenza di un robot dalla forma umanoide, ma con la testa ovale e un fulmine inciso sul petto.
    “Hikari, si può sapere che succede?” chiese Sora.
    “Questo ve lo posso spiegare io.” intervenne una voce, che sembrava provenire da un enorme cilindro di vetro davanti a loro.
    Pochi secondi dopo, all’interno di esso apparve un enorme testa bianca.
    “Pazzesco…” si lasciò sfuggire Saiko. “Questo non avrei nemmeno lontanamente immaginato di viverlo veramente…”
    “Basta chiacchiere. Tu sei Zordon, giusto? Come mai Dark e Hikari si trovano qui?” chiese Light.
    “La vostra compagna ha acconsentito a portare il vostro amico qui per cercare di curarlo. In questo momento i miei strumenti lo stanno esaminando.” Rispose la testa.
    “Dopo che questi ragazzi hanno fatto irruzione nella Gummyship, ho subito cercato di mandarli via, ma poco prima che cominciassi l’attacco, Zordon è intervenuto, e alla fine, non ho ancora capito bene nemmeno io il perché, mi sono lasciata convincere a portare qui Dark.” Disse la custode, mentre gli strumenti venivano spenti dal robot.
    “E gli altri mi hanno chiesto di avvisarvi.” Disse il Blue Ranger, poco prima di illuminarsi e far riapparire Justin. “Il resto lo sapete già.”
    “Ma si può sapere cos’ha fatto il vostro amico per ridursi in questo stato?” chiese una delle due Rangers.
    “Guarda, se lo sapessimo te lo diremmo volentieri.” Rispose Light. “Mio fratello è finito nel futuro per qualche ora, e quando è tornato, era in quello stato.”
    “Nel futuro? Siete in grado di viaggiare nel tempo?” chiese Justin.
    “Non proprio… diciamo che un mio amico che può farlo ce l'ha spedito per sbaglio…” disse Tsuna, portandosi una mano dietro la testa.
    “Ahia ahiai! La situazione non è per niente buona!” esclamò il robot, avvicinandosi ai custodi.
    “Cosa intendi dire Alpha?” chiese un ragazzo dai capelli lunghi e dalla maglietta rossa.
    “Che il custode in questo momento è vittima di un potente attacco, per il quale non esiste cura, Tommy.” Rispose Zordon.
    “Cosa?!” chiesero gli altri custodi.
    “Come sarebbe a dire che non esiste cura?” domandò Rexenet.
    “Il vostro amico in questo momento sta combattendo una battaglia dentro il suo cuore. È impossibile intervenire per aiutarlo!” rispose Alpha.
    “Dentro il suo cuore? In pratica è come se stesse combattendo contro se stesso, giusto?” fece Saiko.
    “In questo caso… Temo non ci sia altra soluzione…” disse Hikari, evocando il Keyblade.
    “Cosa vuoi fare?”
    “La stessa cosa che ho fatto con te, Sora. Entrare nel suo cuore e aiutarlo direttamente!” Rispose la custode, puntando l’arma contro Dark.
    “No! È troppo pericoloso!”
    “Lo so, ma non abbiamo altre possibilità. Cercherò di fare il prima possibile, tranquilli.” Detto ciò, dal Keyblade partì un raggio di luce, che colpì il petto di Dark.
    Istantaneamente, sopra di lui apparve una serratura di luce, la quale cominciò a risucchiare l’aria al suo interno.
    “E quella cosa sarebbe?” chiese Tommy.
    “L’entrata del cuore di Dark.” Rispose Hikari, avvicinandosi e facendo per entrare.
    Ma prima di riuscirci, una forza invisibile la scaraventò indietro, facendola andare a sbattere contro i macchinari presenti nella sala.
    “Hikari!” urlò Kairi, andando a soccorrere la sorella. “Tutto bene?”
    “Ugh… Sono stata respinta…” disse lei, rimettendosi in piedi a fatica.
    “Respinta? Come sarebbe a dire?” chiese Rexenet, per poi avvicinarsi anche lui alla serratura, ma prima di poterla anche solo toccare, la sua mano fu colpita da una piccola scossa.
    “E questo cosa significa?” domandò Light, ricevendo lo stesso trattamento. “Perché non possiamo entrare?”
    “Forse… Dark non vuole che si entri nel suo cuore…” azzardò Riku, provando anche lui senza risultato ad avvicinarsi al custode. “O forse, nessuno che ha uno spazio al suo interno può farlo…”
    “In poche parole, solo chi non conta niente per Dark può accedere al suo cuore?” chiese Marco. “Solo io ho l’impressione che questa storia finirà male?”
    “Perché?” domandò Tsuna.
    “Indovina. Secondo te, tra i custodi qui presenti, chi conta meno per Dark?” fece l’animorph.
    “Oh…”
    “Mi spiace, ma come vedete, a noi è impossibile anche solo avvicinarsi…” disse Sora.
    “Per piacere, almeno evitate. Sigh, comincio veramente a rimpiangere i cari vecchi Yeerk…” Detto ciò, Marco, Saiko e Tsuna evocarono il proprio Keyblade, per poi riuscire finalmente ad avvicinarsi alla serratura.
    “Aspettate!” disse Justin, raggiungendoli. “Verrò anch’io!”
    “Justin, ma cosa dici?” chiese Tommy.
    “Almeno così potranno rimanere in contatto con voi.” Rispose il ragazzo, mostrando l’orologio. “E alla peggio, un po’ d’aiuto non guasta mai!”
    “Ne sei sicuro?” domandò Light. “Un cuore non è un posto da sottovalutare. Potresti rimanere al suo interno anche per giorni, e credimi: conosco poco mio fratello, ma so che il suo cuore contiene segreti molto importanti, e difficilmente saranno incustoditi.”
    “Ah, perfetto! Qualche altra notizia positiva o possiamo andare tranquillamente verso la nostra fine?” chiese Marco.
    “Marco… Smettila di fingere.” Disse Hikari. “E vedi di fare attenzione. Gli Yeerk potrebbero realmente rivelarsi un giochetto da bambini in confronto a ciò che stai per affrontare.”
    L’animorph la guardò per qualche secondo, per poi sbuffare. “Accidenti… E dire che se non faccio così finisco con l’innervosirmi… E va bene, cercheremo di salvare Dark, tranquilli!”
    Detto ciò, i tre custodi e il ranger si lanciarono all’interno della serratura, sparendo nel nulla.
    “Speriamo bene…” mormorò Kairi.

    ***


    “Aiuto!!!” urlò Tsuna, con le lacrime agli occhi, mentre lui e gli altri tre ragazzi continuavano a precipitare nel vuoto.
    “Maledizione! Lo sapevo che avremo dovuto imparare a volare! Mi chiedo se sia così difficile come sembra…” esordì Saiko, cercando di reprimere la paura.
    “Ehm… Da come ne parlate, deduco che per voi vedere gente che vola sia normale…” fece Justin
    “Per esperienza personale, ti posso dire che dopo aver visto il proprio corpo mutare in ogni modo possibile, vedere una persona che vola ti può sembrare quasi normale… Però credimi, quando questa persona volendo può distruggere un mondo… Beh, i punti di vista cambiano…” rispose Marco.
    “Scusa, ma questo sarebbe un giro di parole per dirmi che siamo appena entrati nel cuore di uno che è in grado di farlo?”
    “Precisamente.”
    “Ma che bello… Uh? E quello cos’è?”
    Justin indicò una luce che proveniva dal basso, che nel giro di pochi secondi, li inghiottì.
     
    “Ehi, tutto bene ragazzi?” chiese Marco, non appena riprese i sensi.
    “Ohi… Diciamo che ho visto di peggio. Con Reborn come tutor, sono abituato a shock simili…”
    “Ehm… Noi in teoria siamo nel cuore di Dark, giusto?” domandò Saiko, guardandosi attorno. “Anche se sinceramente, mi sembra più il cuore di Ichigo…”
    “Teoricamente parlando, anche se non mi spiego il perché ci sia una città…” fece Justin.
    “Sinceramente mi preoccupa di più quel sole… Almeno, è la prima volta che vedo un sole per metà nero e per metà bianco…”
    “Semplice… Perché quello è il mio sole.” Disse una voce dietro di loro.
    “Cosa?” fece Marco, voltandosi, senza trovare nessuno.
    “Chi ha parlato?” chiese Justin, guardandosi attorno.
    “Ha importanza?” chiese la voce, mentre davanti ai ragazzi compariva per qualche secondo l’immagine disturbata di un bambino.
    “Cosa succede?”
    “Siete voluti entrare qui? E ora dovrete pagare questa vostra scelta.”
    “Hai intenzione di combattere?” chiese Saiko, evocando il Keyblade.
    “Certo che no. Sarebbe da stupidi. Però, vi mostrerò ciò che è nascosto in questa città…”
    Il silenziò calò sui presenti per qualche minuto.
    “Cavolo, spero per Dark che nessuno venga mai a sapere tutto questo…” disse Saiko.
    “Uh? Perché?” chiese Justin.
    “Ha fuso assieme parti di Final Fantasy VII, Bleach e credo qualche altro anime e manga… Dovrebbe pagare ingenti cifre in copyright…” rispose lui, mentre entravano nella città.
    Non appena furono dentro furono colpiti da un forte vento.
    “Ma che razza di città è?!” esclamò Tsuna, coprendosi il viso dalle sferzate d'aria.
    All’esterno sembrava piena di palazzi, ma ora che erano al suo interno la trovarono completamente vuota.
    “Questo posto è vuoto… Perché il cuore è vuoto…” spiegò la voce, mentre attorno a loro il paesaggio cambiava, facendo apparire alberi e panchine.
    “E questo che posto è ora?” domandò Marco, per poi sentire diverse voci di bambini di circa tre, quattro anni dietro di loro.
    Apparvero uno alla volta, tutti impegnati a correre.
    “Ehi, aspettate, e lui?” chiese uno, indicando un bambino rimasto indietro.
    “Oh, lascialo stare! Non sa nemmeno parlare, perché dovrebbe venire con noi?” rispose un altro.
    I bambini corsero via, lasciando indietro quel bambino, che si era fermato a riprendere fiato e quando aprì la bocca per comunicare con i compagni, non uscì nessun suono. Rendendosene conto, smise di provare ad emettere qualsiasi suono e abbassò lo sguardo, triste e amareggiato per la piega presa dagli eventi, mentre il suo volto veniva rigato da una scia di lacrime.
    “Quel bambino è… muto?” chiese Justin.
    “Temo proprio di sì… Certo che quei bambini saranno stati anche piccoli, ma di certo sono senza cuore…” fece Saiko, osservando meglio il bambino.
    D’improvviso spalancò gli occhi. “Non è possibile…” disse.
    “Che succede?”
    “Osservate bene quel bambino… non vi ricorda qualcuno di nostra conoscenza?”
    “E chi dovr-! No, non è possibile!” rispose Marco.
    “Insomma, di chi parlate?” chiese Justin.
    “Dark… Quel bambino dev’essere Dark…”
    “Cosa?!” dissero assieme Tsuna e Justin, guardando bene il bambino.
    “Ne siete sicuri? Non mi sembra proprio… il colore dei capelli è diverso…” fece il ranger.
    “Quando l'ho incontrato per la prima volta, i suoi capelli erano normali, come anche i suoi occhi. È stato in seguito che ha cambiato aspetto.”
    “Ma se quel bambino è Dark, allora lui non dovrebbe essere muto?”
    “Non saprei… Potrebbe essere anche muto per una questione psicologica…” azzardò Marco.
    “No, non credo…”
    “Ma allora… cosa significa tutto questo?”
    “Questi sono ricordi. Ricordi che Dark stesso ha preferito rimuovere, allontanare da sé… Sebbene sia stato incapace di eliminarli completamente…” intervenne la voce.
    “Ricordi? In pratica stiamo assistendo al passato di Dark? E questo come ci aiuterebbe a salvarlo?” urlò l’animorph, senza però ottenere risposta. “Maledizione… Un contagocce ci darebbe più informazioni…”
    “Beh, credo che dovremmo seguirlo a questo punto…” disse Justin, indicando il bambino che si stava allontanando.
    “Già…”
    Seguirono Dark per diversi minuti, fino ad arrivare a casa sua. Fu lì che si resero conto di essere invisibili per ogni presente.
    “Che bello… ridotto ad una specie di fantasma…” commentò Tsuna, mentre, estranei a quel mondo fatto di memorie, accompagnavano il bambino nella sua camera.
    Lo videro sedersi sul letto, per poi sdraiarsi e fissare il soffitto, mentre nuove lacrime scendevano silenziosamente dai suoi occhi.
    “Cavoli… Comincio a capire perché Dark agisca ben poche volte in prima persona…” commentò Marco. “Chi non reagirebbe così?”
    Tuttavia, prima che qualcuno potesse rispondere, il bambino si alzò di colpo, volgendo lo sguardo verso i custodi.
    “Dite che ci ha visti?” chiese Justin.
    “N-Non saprei… Ma di certo, se ci avesse notati, difficilmente ci avrebbe fatto entrare in casa…”
    Dark scese dal letto e si diresse verso di loro. Muoveva gli occhi come se fosse in cerca di qualcosa che non riusciva a vedere.
    “Tranquillo. Non ho intenzione di farti del male.” Disse una voce alle loro spalle.
    Sia Dark che i custodi sgranarono gli occhi.
    Di fronte a loro c’era un essere per metà nero e per metà bianco.
    Era impossibile scorgere qualsiasi segno che ne delineasse i tratti del viso, sembrava quasi un manichino. Dark fece un passo indietro spaventato, finendo però con l’inciampare e cadere sul pavimento.
    “Ti ho già detto di non preoccuparti. Voglio solo palarti.” Disse l’essere con calma e serietà.
    A sentire ciò, Dark abbassò lo sguardo, per poi indicarsi la gola.
    “È proprio quello l’argomento. Dimmi, ti piacerebbe poter parlare?”
    Dark spalancò gli occhi, fissando lo sconosciuto.
    “Chi sarà quel tipo?” chiese Marco.
    “Di certo non è umano…” rispose Justin.
    “Immagino che quell’espressione fosse un sì. Molto bene allora.”
    Non appena ebbe detto ciò, dal corpo del misterioso essere cominciò a fuoriuscire una specie di liquido, che formò una sfera che prese a galleggiare fino a raggiungere Dark, che la guardò con gli occhi che tremavano, increduli e stupiti da ciò che stava avvenendo.
    “Se afferrerai quella sfera, essa ti guarirà dal tuo problema. Ma ti avverto: prendila, e la tua pace finirà. Prendila, e conoscerai solo dolore. Prendila, e dovrai salvare l’universo dalla crisi più grande che dovrà mai affrontare! Quella sfera non ti permetterà di parlare subito. Dovrai essere tu, gradualmente, ad imparare, come prevede il corso naturale delle cose. Sei disposto ad accettare tutto questo? Sappi che se rifiuterai, condannerai l’universo ad una fine certa.”
    “Quel tipo non conosce minimamente il significato della parola ‘tatto’…” commentò Saiko, guardandolo quasi con disgusto. “Parlare in questo modo ad un bambino…”
    “Aspetta, guarda.”
    Dark si rialzò, osservando attentamente la sfera, che era alla stessa altezza dei suoi occhi. Era immerso nei suoi pensieri e il dubbio lo stava dilaniando dall’interno, come un veleno che si diffonde nel corpo della sua vittima, e si poteva capire dalla rapidità dei movimenti delle sue iridi, che schizzavano da una parte all'altra forse in cerca di una risposta.
    Poi, d’un tratto, li chiuse, respirando profondamente. Quando li riaprì, ogni traccia di dubbio era svanita nel nulla, era stato completamente spazzato via dalla sua nuova determinazione.
    “Capisco… Quindi accetti, sebbene non per poter guarire, ma solo perché non te la senti di dover vivere con il rimorso di aver condannato l'intero universo all'estinzione…” disse l’essere, ricevendo un'occhiata stranita e sorpresa da parte del bambino. “Sì. Sono in grado di leggerti nella mente.” Aggiunse, colmando la sua curiosità. “Incredibile, sei così piccolo e già compi questi ragionamenti, molto più grandi di te… Il fato è stato proprio maligno nei tuoi confronti…”
    Dark a quel punto alzò le mani, osservandole, dopodiché le spostò verso la sfera, afferrandola. Non appena lo ebbe fatto, essa esplose, liberando nella stanza un liquido completamente nero, affiancato da uno bianco.
    Contemporaneamente l’essere cominciò a sciogliersi.
    “Grazie…” disse, prima di sparire, fondendosi con quello strano liquido, che cominciò a riempire velocemente l’intera stanza.
    “Questa roba… non ci sta toccando.” disse Justin, provando ad afferrare senza successo il liquido.
    “Ma lo stesso sembra non valere per Dark! Guardate!” urlò Tsuna, indicando il bambino, che invano tentava di allontanare la sostanza da sé, poiché lo stava gradualmente ricoprendo.
    I ragazzi guardarono impotenti il piccolo Dark che fu completamente avvolto dal liquido, scomparendo al suo interno.
    “Non possiamo fare proprio niente? Di questo passo morirà annegato!” disse Justin.
    “Non siamo nemmeno in grado di toccarlo. Come possiamo salvarlo?” rispose Marco, stringendo i pugni.
    Ma proprio in quell'istante, il liquido s’illuminò, cominciando a diminuire.
    Fu allora che lo videro: il liquido stava venendo assorbito dal corpo di Dark, i cui occhi ora erano completamente vuoti. Nel giro di pochi secondi scomparve del tutto senza lasciare tracce del suo silenzioso passaggio, lasciando il bambino in mezzo alla stanza, in piedi ed immobile.
    Poi, lentamente, cadde in avanti, andando a sbattere contro il pavimento.
    Dalla sua mano cominciò a fuoriuscire lo stesso liquido che poco prima aveva inconsciamente assorbito, con l'unica differenza che questa volta assunse gradualmente una forma ben precisa. Lentamente, cambiò colore, tingendosi di prezioso argento. E infine, tra le mani di Dark si creò una Catena Regale.
    La scena scomparve con una fortissima luce, lasciando i custodi nuovamente per le strade della città.
    “C-Come siamo finiti qui?” chiese Justin.
    “Siete pur sempre nel mio cuore. Sono io a controllare tutto.” Disse una voce dietro di loro, che li costrinse a voltarsi.
    Di fronte a loro c’era Dark da bambino, che li guardava tenendo le braccia incrociate. “Beh, cosa sono quelle facce idiote?” chiese. “Vi aspettavate il me stesso più grande, vero?”
    “Sinceramente parlando, sì.” ammise Marco.
    “Tsk. È ancora presto per incontrarlo. Il cuore è ancora troppo danneggiato…”
    “Cos’è successo nel futuro?” domandò Saiko.
    Il bambino lo guardò male. “Ho incontrato una persona la cui forza superava la mia immaginazione. Ho subito danni di tale portata che le barriere che avevo eretto attorno al mio cuore hanno ceduto e questa è la conseguenza: l’impossibilità a risvegliarsi finché i danni non saranno stati riparati. Per farlo però, è necessario rivivere i momenti cruciali della mia vita, compresi quelli dimenticati.”
    “Beh, immagino che da qui sia possibile accedere senza problemi a tutti i ricordi, no?”
    “Non è quello il problema. Il punto è che è troppo doloroso rivivere quei momenti… Sono pur sempre un essere umano, sebbene abbia provato a rinunciare a questa mia natura…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Capirete presto…” rispose il bambino, sparendo in una scia di luce talmente intensa, che costrinse i ragazzi a chiudere gli occhi per evitare di restare accecati.
    Quando finalmente la luce diminuì, si ritrovarono nuovamente nel parco.
    La loro attenzione si rivolse subito a due bambini: uno lo identificarono subito come Dark, sebbene cresciuto di circa un paio d’anni rispetto al ricordo precedente, mentre l’altra era una bambina dai capelli neri. Dark era seduto su una panchina, con lo sguardo rivolto verso il basso.
    I ragazzi si avvicinarono per sentire che cosa stavano dicendo.
    “Non mi diverto con loro. E loro non mi considerano nemmeno” disse Dark.
    La bambina rimase in silenzio qualche secondo.
    “Hai una ‘chiave’, vero?” chiese infine, costringendo il bambino ad alzare lo sguardo.
    “Ho indovinato, vero?” aggiunse lei, sorridendo. “Non ti preoccupare. Te l’ho chiesto solo perché anch’io ne ho una”
    Dark continuò a fissarla. “Come fai a saperlo? Non l’ho detto a nessuno. Credevo non fosse normale”
    “Beh, su questo ha ragione…” commentò Saiko, poco prima di ricevere una gomitata nello stomaco da parte di Marco.
    “Come facciamo a sentire se tu parli?”
    “Che ne dici? Facciamo una piccola sfida tra di noi, giusto per vedere come sappiamo usarle?” propose la bambina, allontanandosi di qualche passo dalla panchina.
    “Una sfida? Non saprei… non sono molto bravo…” ammise il bambino, alzandosi.
    “Cosa ti costa provare? Forza, evocala al mio tre! Uno… Due… e tre!”
    Davanti agli occhi sorpresi dei ragazzi, i due bambini evocarono un Keyblade a testa.
    “Sei pronto?” domandò la bambina
    “S-Si” rispose insicuro Dark.
    “Allora via!”
    Marco, Saiko, Tsuna e Justin non riuscivano a credere ai loro occhi.
    Quei due bambini avevano cominciato uno scontro di un tale livello che tremarono dall'incredulità.
    “S-Secondo me quella bambina dev’essere Hikari…” azzardò Marco, cercando di riprendersi.
    Ma prima che avessero il tempo di realizzarlo, lo scenario cambiò all'improvviso.
    Si ritrovarono in mezzo ad un strada, e lo spettacolo davanti a loro li fece inorridire. La stessa bambina di poco prima si trovava in piedi, con le braccia aperte, e un Keyblade incastrato nel petto.
    Dietro di lei c’era Dark, a terra, che la guardava con occhi increduli, mentre di fronte a tutti e due c’era una persona che indossava un’impermeabile nero.
    Il Keyblade scomparve nel nulla, ricomparendo nelle mani dello sconosciuto, mentre dalla sua lama continuavano a cadere gocce scarlatte provenienti dal corpo di Hikari.
    La bambina sputò sangue, che si unì a quello che stava uscendo senza sosta dalla ferita, dopodiché cadde all’indietro, ma evitò l'impatto col suolo grazie a Dark che la prese tra le braccia.
    “Che stupida. Ha scelto di farsi eliminare solo per prolungare di qualche secondo la vita di un moccioso che non è nemmeno in grado di difendersi. Ben gli sta!” esclamò l’uomo.
    “N-Non… Non può essere…” fece Tsuna, tremando. “Hikari è viva! L’abbiamo vista tutti quanti! Dev’essersi salvata, vero?!”
    “No…” rispose Marco. “O meglio, è riuscita a non perdere la propria identità… Ma non pensavo che le cose fossero andate in questo modo…”
    Ma prima che potesse aggiungere altro, fu distratto dal bambino. Attorno al suo corpo, i pochi colori che era possibile vedere, a causa del buio della scena, stavano sparendo, venendo sostituiti da un tetro grigio.
    E non era l’unica anomalia: gli oggetti, la strada, i lampioni e tutto ciò che si trovava vicino a Dark stavano cambiando forma, piegandosi su se stesso per poi tornare normale, in un ciclo infinito.
    “Tu…” disse il bambino con la voce colma d'odio, alzando lo sguardo, rivelando due occhi azzurri ridotti a fessure, mentre le mani tremavano, come se fossero preda delle convulsioni. “Tu la pagherai cara!!!” urlò, facendo saltare l’asfalto sotto di lui, che si disintegrò completamente, e dando vita ad un piccolo sisma.
    “C-Cavoli… Ripeto che dobbiamo solo sperare che Dark e Goku non si affrontino mai in un duello, o la guerra non farà nemmeno in tempo a cominciare!” disse Marco, cercando di rimanere in piedi.
    “Era così forte già da bambino? Mi preoccupa sempre di più scoprire chi può essere riuscito a sconfiggerlo…”
    “Qualcuno è riuscito a sconfiggerlo?” chiese Justin. “Speriamo di non incontrarlo mai!”
    “Io sono colui che ti distruggerà, usando il tuo stesso potere. Il mio nome è Dark.” Disse il bambino, avvicinandosi all’uomo, sul cui volto era comparsa la paura.
    Infatti, preso dal panico, cominciò a lanciare una serie di sfere oscure, che colpirono in pieno il bambino, ma che crearono una nube nera e fitta che celava a tutti i presenti il destino di Dark.
    “Uff, uff… ce l’ho fatta” ansimò l’uomo.
    “Beh, quel tipo la pensa proprio come noi…” fece Saiko, sovrastando ciò che stava dicendo l’uomo.
    Quando però, vide che il bambino era uscito dall’attacco perfettamente incolume, dovette faticare parecchio per non mettersi ad urlare.
    “È tutto inutile. Non puoi colpirmi. I tuoi attacchi su di me non hanno effetto” affermò Dark, per poi parare un fendente dell’avversario.
    Poi, dopo aver detto qualcosa, scomparve nelle tenebre, riemergendo alle spalle del nemico, e infine, mosse velocemente il Keyblade contro di lui.
    Per qualche secondo non successe niente.
    Alla fine, di punto in bianco, l’uomo si spaccò a metà, sparendo lentamente in una scia d'oscurità.
    Saiko, Marco, Tsuna e Justin osservarono sconvolti la scena.
    “I… Incredibile…” fece l’animorph, faticando a parlare.
    Lentamente, gli occhi di Dark tornarono normali, dopodiché si misero a guadarsi attorno alla ricerca della compagna ferita. Quando l'ebbe scorta con lo sguardo, non perse altro tempo e la raggiunse.
    “Tutto bene?” chiese
    “Mi dispiace…” rispose lei. “Non riuscirò a portarti nella mia scuola…”
    “Non ci pensare nemmeno! Sono sicuro che ti riprenderai!”
    “È inutile farsi illusioni. A quanto pare era questo il mio destino… l’importante è che tu non ti sia unito a loro… Sono sicura che diventerai un ottimo custode.”
    “No, non dire così!”
    “Ascoltami bene. Presto gli Heartless e i Nessuno arriveranno su questo mondo… Sono alla ricerca dei cuori dei custodi e non risparmieranno coloro che incroceranno sulla loro strada… Ricordati che chi viene eliminato da quegli essere diventa a sua volta un Heartless e un Nessuno, poi si uniscono ai loro compagni per attaccare il cuore del mondo… È così che si distrugge un mondo… Tu devi fare di tutto per impedirglielo.
    Arriverà il giorno in cui riceverai la visita di altri custodi della luce… Quando succederà, dovrai lasciare questo mondo per seguirli. Quando capiterà, ti chiedo solo di cercare mio padre e di fargli sapere di me. Sono sicura che è ancora vivo…” disse, cominciando a illuminarsi.
    “No, non può essere! Non puoi andartene!”
    La bambina sorrise. “Grazie per l’incontro di oggi… è stato il più bello della mia vita…” detto questo, smise di parlare, lasciando cadere a terra le mani.
    Il suo corpo s’illuminò completamente, per poi dissolversi in migliaia di sfere di luce, che volarono via.
    La scena cominciò a scomparire mentre il bambino si chinava per prendere qualcosa.
    Quando i ragazzi si ritrovarono nuovamente al centro della città, si lasciarono cadere a terra, sconvolti da ciò che avevano visto.
    “C-Cavoli… Ora mi sono chiare molte più cose…” commentò Marco. “Ora comprendo perché Dark è così freddo. Una simile esperienza avrebbe segnato chiunque!”
    “Non è stato così facile come può sembrare.” intervenne Dark, riapparendo di fronte a loro, questa volta con lo stesso aspetto che avevano appena visto.
    “Posso ben immaginarlo…” fece Justin.
    “Quello… è stato solo l’inizio del mio dolore… La pace era finita due anni prima, sebbene dubito tutt’oggi che ci sia mai stata…”
    “Ma perché ti sei caricato tutto questo peso da solo?” chiese il ranger. “Non c’era nessuno che poteva aiutarti?”
    Dark abbassò lo sguardo. “Io sono l’unico in grado di portare questo peso… Nessun altro può farlo…” rispose, scomparendo.
    Il terreno sotto ai custodi cominciò a tremare, prima di far uscire dal nulla un palazzo proprio sotto i loro piedi.
    “E ora cosa succede?!” urlò Tsuna.
    “Dirò l’ovvio, ma pare che un grattacielo stia crescendo alla velocità della luce sotto di noi!” rispose Marco.
    La salita durò qualche secondo, dopodiché finalmente il palazzo si arrestò e i ragazzi poterono rialzarsi. Attorno a loro era buio, e nell’aria si sentiva forte l’odore di un imminente temporale.
    Senza dare ai ragazzi nemmeno il tempo di riprendersi, di fronte a loro apparve la figura di un ragazzo, di circa dodici anni. Indossava un completo scuro a maniche corte, con un cappuccio che cadeva sulla schiena e i capelli che si concludevano in un piccolo codino. Attorno al collo portava una collana, con un ciondolo a forma di cuore a cinque punte. Infine, sul polso destro c’era un braccialetto nero, in cui era incastrata una striscia di metallo con sopra disegnata un’onda.
    “Quello… Sarebbe Dark?” chiese sorpreso Saiko. “Devo dire che è la prima volta che lo vedo così diverso…”
    “Beh, credo che lo stesso valga anche per me…” rispose Marco.
    Ad un tratto, però, Dark cade in ginocchio, evocando un Keyblade per tenersi su, mentre portava l’altra mano sul petto.
    “Maledizione…” fece, faticando a respirare e stringendo con forza il petto. “Non posso continuare così… O finirò con l’andarmene ancor prima che il mio viaggio cominci…”
    “Cosa… Cosa succede?” chiese Tsuna. “Non mi avevate detto che era malato!”
    “Infatti non ne avevamo idea… Almeno, in nostra presenza non è mai stato male!”
    “Questi sentimenti… mi uccideranno…” continuò Dark, rialzandosi. “Maledetto amore… Maledetta tristezza… MALEDETTI TUTTI I SENTIMENTI!!!” urlò, alzando la testa verso il cielo e lanciando una sfera di fuoco.
    Subito dopo, dalle scure e tetre nubi, cadde un fulmine, che illuminò a giorno il tetto del palazzo, anticipando la pioggia che cominciò a cadere lenta ma fitta.
    Dark abbassò la testa.
    I ragazzi non riuscirono a capire se le gocce che stavano scendendo dal suo volto appartenessero al cielo o ai suoi occhi.
    “Perché… Perché devo sopportare questi sentimenti… Non sarebbe meglio non averli?”
    “Ragazzi… credo stiamo per scoprire qualcosa di cruciale del passato di Dark…” fece Saiko.
    “Perché, gli altri due eventi tu li chiami cose da niente?” domandò ironico Marco.
    Prima che potessero dire altro, Dark guardò il Keyblade. “Diventare un Nessuno… Se non fosse per il fatto che corro il rischio di perdere la mia volontà, sarei tentato di diventarlo… Però, forse posso fare qualcosa di simile…” disse, girando la punta del Keyblade contro il suo petto. “Basterà non andare troppo a fondo nel mio cuore… In questo modo, dovrei riuscire a rimuovere solo i sentimenti…”
    Sotto gli occhi stupidi dei custodi, dal Keyblade di Dark partì un raggio, che lo colpì in pieno, proprio dove si trovava il cuore. Immediatamente, Dark cacciò un urlo di dolore straziante, che risuonò nel rumore del temporale notturno. Nonostante il male che stava provando, il ragazzo non fermò il raggio, finché dal suo petto non uscì una piccola sfera di luce, che prese in mano poco prima di cadere in ginocchio, esausto.
    “B-Bene… Ci sono riuscito… Ecco i miei sentimenti… Sebbene siano solo alcuni, dovrebbero essere quelli più importanti… Giovanni non mi disturberà più…”
    Detto ciò, portò la sfera verso il Porta Fortuna, che l’assorbì non appena l’ebbe toccata.
    La scena scomparve, riportando i ragazzi nuovamente al centro della città.
    “D-Ditemi che ho visto male…” chiese Justin. “H-Ha rimosso… i suoi sentimenti…”
    “Ora capisco perché è sempre così chiuso.”
    “Non c’era altra soluzione.” Disse Dark, apparendo di fronte a loro, anche questa volta con l’aspetto della sua ultima apparizione.
    “Se non lo avessi fatto, i miei sentimenti mi avrebbero consumato, portandomi alla cancellazione.” Disse un altro Dark, quello che aveva incontrato Hikari, apparendo al fianco del primo.
    “E se fosse successo, l’universo sarebbe stato condannato.” Concluse un terzo Dark, il bambino che avevano visto all’inizio.
    “Cosa… Come mai siete tutti qui?”
    “Per prepararvi. Adesso il mio destino dipende da voi…”
    “Cosa volete dire?”
    “Colui che mi ha sconfitto nel futuro. Una sua copia è rimasta all’interno del cuore. Per questo non posso risvegliarmi. Dovete sconfiggerla.”
    “Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Marco. “Fammi capire bene… Tu vorresti che noi quattro, di cui solo tre in possesso del Keyblade e ben poche conoscenze in proposito, sconfiggessimo un nemico che TU, che ti alleni da quando sei un bambino, non sei riuscito a battere?!”
    “Ad essere sincero, non sono nemmeno riuscito a sfiorarlo.” Risposero i tre Dark.
    “Ah, che bello…” fece Tsuna. “Qualcos’altro?”
    “Sì. Se non riuscirete a sconfiggerlo, sarà la fine per tutti noi. Voi non potrete più uscire da questo cuore.”
    “COSA?!” urlarono i quattro.
    “Ma tu sei pazzo!” disse Justin, per poi vedere le tre apparizioni svanire nel nulla. “Accidenti, se ne sono andati!”
    “E ci hanno lasciati qui in mezzo al nulla… senza dirci nient’altro…”
    “Ma voi non avete bisogno di nient’altro…” disse una voce dietro di loro.
    I ragazzi si girarono, trovandosi di fronte ad una persona che indossava un impermeabile nero, con il cappuccio che nascondeva completamente il suo volto.
    Marco, Saiko e Tsuna evocarono subito il Keyblade.
    “E tu chi sei?”
    “Non è ovvio? Sono colui che ha sconfitto Dark!”
    “Era ciò che temevo…” commentò Marco. “Justin, ti direi ti scappare via, ma so benissimo che sarebbe inutile. Perciò preparati ad una dura battaglia… Non sarà facile…”
    “Lo so perfettamente!” disse lui, facendo apparire la chiave che girò nel suo orologio, facendo così apparire la sua tuta da Blue Ranger.
    “All’attacco!” urlò Marco, correndo verso l’avversario, pronto a colpirlo con il Keyblade.
    Ma egli lo bloccò usando semplicemente una mano. “Tutto qui?” chiese ironico, per poi lanciare una sfera di ghiaccio dietro di lui, colpendo in pieno Saiko, che stava per colpirlo alle spalle.
    “Maledizione…” fece lui, rialzandosi. “Riesce a prevedere le nostre mosse…”
    “Niente di più facile.”
    Tsuna nel frattempo prese il suo sacchetto, dal quale tirò fuori due caramelle, che ingoiò subito.
    Immediatamente sulla sua fronte apparve la consueta fiamma, e Tsuna volò verso l’uomo, preparandosi a colpirlo sia con il Keyblade che con il fuoco. Tuttavia, con sua grande sorpresa, l’uomo allontanò Marco con un calcio, per poi evocare un Keyblade nero, con il quale disperse le fiamme e poi parò il colpo, rispedendolo indietro.
    “Prendi questo!” urlò Justin, colpendolo con dei raggi laser, che però gli rimbalzarono contro.
    “Siete solo delle nullità! Proprio come Dark!” urlò lui, per poi far sparire il Keyblade e portando le mani davanti a sé.
    I quattro ragazzi vennero investiti da un’ondata di forza talmente potente da farli volare all’indietro e cadere poi a terra rovinosamente.
    La tuta di Justin si illuminò, per poi sparire nel nulla.
    Il cinturino del suo orologio si ruppe, facendolo così cadere a terra, proprio ai piedi dell’uomo, che si era avvicinato ai suoi avversari.
    “Interessante…” disse, prendendolo in mano. “Quindi questo è uno dei famosi morpher…”
    “Lascialo… stare…” fece Justin, cercando di rialzarsi.
    “Un oggetto completamente inutile!” esclamò l’individuo, distruggendo l’orologio, stringendolo nel pugno.
    Gli occhi del ranger si spalancarono, mentre i pezzi di quello che una volta era il suo morpher cadevano a terra. “No… Non è possibile…”
    “La pagherai cara!” sentenziò Tsuna, facendo sparire il Keyblade e volando contro di lui.
    Solo all’ultimo evocò nuovamente l’arma, per poi avvolgerla completamente tra le fiamme.
    L’avversario lo imitò richiamando la propria arma, con cui parò il colpo, ma non il fuoco che per la prima volta, riuscì a toccarlo, facendo bruciare i suoi vestiti, anche se solo per pochi secondi.
    “Non male… Quindi sei riuscito anche tu a risvegliare il potere del tuo Keyblade…”
    “Non ne ho idea. So solo che ho una voglia matta di sconfiggerti!” Disse il decimo, preparandosi nuovamente ad attaccare.
    “Cerca di non fare troppo il presuntuoso!” urlò il tipo, sparendo per poi riapparire davanti a Tsuna, colpendolo in pieno stomaco con un pugno.
    Sawada rimase fermo per qualche secondo, per poi volare letteralmente via a causa della forza del colpo ricevuto.
    “Tsuna!” urlò Marco, per poi rivolgere lo sguardo all’avversario. “Maledetto!”
    L’animorph partì nuovamente all’attacco, ma anche stavolta senza successo.
    “Mi potete spiegare come sperate di potermi sconfiggere, se nemmeno Dark c’è riuscito?” chiese lui, rifilando a Marco un calcio, che lo fece andare a sbattere contro Saiko, mettendoli entrambi K.O.
    “Sta zitto!” urlò Justin, cercando di colpirlo con un pugno, che venne facilmente evitato. “Non importa quanto tu sia forte, non possiamo arrenderci!”
    “Proprio tu parli? Guardati, ora non sei altro che un comunissimo ragazzo. Non puoi più diventare un Power Rangers. Non puoi usare la magia. Non possiedi una forza particolare. Sei solo un insetto!”
    Justin lo guardò con rabbia. “Potrà essere così, ma anche gli insetti possono dar fastidio! E per quanto mi riguarda, io mi arrenderò solo quando non avrò più fiato in corpo!”
    “Molto bene allora… Accontenterò il tuo desiderio!” urlò l’uomo, lanciando due sfere di fuoco contro il ragazzo, che chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
    Ma prima che le sfere potessero raggiungerlo, tra le sue mani apparve un Keyblade, completamente blu, che si mosse da solo, distruggendo i dardi.
    “Cosa? E questo com’è arrivato qui?” chiese Justin, osservando l’arma.
    Ma prima di poter anche solo pensare ad una risposta, impugnò istintivamente il Keyblade, per poi partire all’attacco.
    Mentre raggiungeva il nemico, per un secondo, gli parve di vedere un sorriso nell’ombra del cappuccio. Un sorriso buono.
    Quando finalmente gli fu di fronte, tentò un affondo con la chiave, che però, fu parato dall'avversario, provocando il classico stridio di metallo contro metallo.
    Dalle due lame cominciò a fuoriuscire della luce, che lentamente avvolse tutti.
    “Hai scelto bene, Justin, nuovo custode della luce.” Disse l’uomo, sparendo lentamente nella luce. “Vedi di non perdere i tuoi ideali… Ti torneranno utili nella guerra che dovrai affrontare…”

    ***


    Il corpo di Dark s’illuminò, per poi sparire in una scia di sfere luminose.
    “Cos’è successo?” domandò Sora, osservando stupito l’avvenimento. “Perché il suo corpo è sparito?”
    “Justin!” urlò Tommy. “Cosa gli è successo?!”
    “Io… Non lo so… Non sarebbe dovuto succedere…” rispose Hikari, mordendosi un labbro.
    “Non preoccupatevi, sta bene.” Disse una voce dietro di loro.
    Tutti si girarono, vedendo così Dark, in piedi, che aiutava i quattro ragazzi a stare in piedi, e con in mano il morpher di Justin, nuovamente intero. “Ma se non vi spiace, avrei bisogno di una mano… Sapete, sono pur sempre quattro da tenere su, e io mi sarei appena svegliato…” disse, sorridendo divertito. “E per quanto riguarda Justin… è stato scelto anche lui. È un custode.”
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