Kingdom Hearts Forum

Posts written by darkroxas92

  1. .
    E finalmente eccomi con il nuovo capitolo!
    *evita la solita scia di armi* sapevo che eliminare Justin era una pessima idea, sembra che nessuno l'abbia presa bene...
    Beh, per consolarvi, vi porto una novita spero gradita!
    Da questo capitolo in poi posterò sempre il link per le info sul capitolo in questione, causa aperta sito di codesta fan fiction!
    Questo capitolo potrebbe risultare nocivo e portatore di parecchia sfortuna, dato che i personaggi al suo interno sono letali già individualmente, e io ho giustamente pensato di farli incontrare tra di loro XD.
    Perciò prima di passare alle recensioni, eccovi le info, di cui però vi consiglio la lettura solo a fine capitolo, altrimenti sarebbe spoileroso XD.
     
    @ Liberty89: Eh, purtroppo Kairi mi serve ancora... e Justin era l'unico sacrificabile. Ma fidati, i miei progetti sono ben chiari *inserire risata malefica qui* XD
    @ Armitrael: Vedo che hai preso abbastanza bene la notizia XD. Beh, anche Azuki rientra nei miei piani... ma non vi resta che aspettare per vedere come XD

    E ora, buona lettura!

    Capitolo 71: Detective liceale VS Detective divino! La riunione delle entità! - Torna all'indice dei capitoli
    Un bambino dai capelli color paglia e vestito con un completo nero, sbadigliò sonoramente.
    “Perché non viene mai nessuna bella ragazza…?” fece, sbuffando.
    “Suvvia, non fate così.” rispose un uomo, porgendogli una tazza di tè. “Di recente si è occupato di molti casi. Non credo che un po’ di riposo possa farle male.”
    “Sai bene che non mi lamento per il riposo, Yamino. Solo, vorrei vedere qualche bellezza che non sia fissata con il-”
    “Mistero!!!” urlò una voce femminile, anticipando una ragazza dai capelli rosa che entrò a tutta velocità nella stanza, con addosso una divisa scolastica e un paio di occhiali con disegnate delle spirali sulle lenti, che di fatto le impedivano di vedere.
    “Appunto…” disse sconsolato il bambino, sospirando. “Che cos’è tutta questa, per niente strana, tua agitazione, Mayura?”
    “Leggi!” replicò la ragazza, porgendoli un giornale.
    Il bambino la guardò annoiato, per poi prenderlo e leggere la prima pagina.
    Ma pian piano che leggeva, la sua espressione si fece sempre più seria.
    “E questo che cosa significa? Non è uno di quei giornali finti, vero?”
    “Certo che no.” Rispose la ragazza, togliendosi gli occhiali e mettendoli via. “La polizia sta indagando, ma non riesce proprio a capire che cosa stia succedendo. Per loro è scientificamente impossibile, e i casi sono troppo precisi per trattarsi di coincidenze.”
    “Già… è impossibile che si tratti di coincidenze.”
    “Che cos’è successo?” chiese Yamino, porgendo una tazza di tè anche a Mayura, che lo ringraziò.
    “Pare che i criminali stiano morendo uno dietro l’altro. Non solo quelli in prigione, ma anche quelli ricercati.”
    “Beh… magari c’è qualcuno che vuole liberarsi di loro.”
    “Probabile, ma è la causa della morte ad essere strana.”
    Yamino guardò il bambino, facendosi serio.
    “Ovvero?”
    “Tutti per arresto cardiaco, nessuno escluso.”
    “Sta pensando che…”
    “Penso che sia un caso perfetto per me, il grande Detective Loki.” Rispose il bambino, mostrando un sorriso divertito, che tuttavia nascondeva qualcosa di malvagio. 

    -------------------------------


    “Eliminato!” disse un giovane uomo dai capelli castani, scrivendo velocemente qualcosa su un quaderno, mentre di fronte a lui un computer era aperto su una pagina con diversi nomi e fotografie.
    “Eliminato! Eliminato!” ripeté nuovamente.
    “Vedo che ti stai dando da fare…” fece una voce.
    L’uomo si fermò e si girò, ritrovandosi di fronte all’Oscurità.
    “Già… mi hai offerto un nuovo mondo da poter riportare sotto la giustizia e mi hai donato un nuovo Death Note. Il minimo che possa fare è compiere il mio dovere e diventare così il dio di questo mondo!”
    L’Oscurità si mise a ridere.
    “Light Yagami, la tua sete di giustizia è qualcosa di encomiabile, senza dubbio. Sono certo che riuscirai nei tuoi intenti.”
    “Senza L e i suoi successori tra i piedi, nessuno potrà ostacolarmi.”
    “Attento a non sottovalutare gli avversari. Se non sbaglio, già una volta ti è costato la vita, no?”
    “Se non ci fossero stati gli eredi di L e quel custode, avrei vinto sicuramente, ma qui non c’è nessuno di loro!”
    “Molto bene. Allora ti lascio alla tua opera di purificazione.” fece l’entità del male, scomparendo nel nulla.
    “Oh, tranquillo… Non mi sfuggirà nessuno!” fece Light, mostrando due inquietanti occhi rossi. 

    -------------------------------


    Conan riaprì lentamente gli occhi.
    Si trovava in mezzo a dei cespugli, e poco lontano da lui anche Ran era a terra svenuta.
    “P-Per fortuna… siamo vivi…” fece, alzandosi e tornando Shinichi, per poi andare ad aiutare l’amica.
    La ragazza si risvegliò pochi minuti dopo.
    “Dove siamo?” chiese, non appena si fu rialzata.
    “Non ne ho idea… Siamo stati scaraventati via da quell’esplosione e poi mi sono risvegliato qui.”
    “Temo sia colpa mia.” fece una voce, anticipando Saiko, che si trovava qualche metro più in là. “Ho aperto un varco, ma non ho la più pallida idea di dove siamo finiti…”
    “L’importante è che siamo salvi.” Disse Shinichi, per poi guadarsi attorno.
    “Dobbiamo essere finiti in un parco… Ma la domanda è di quale mondo?”
    “Non ci resta che dare un’occhiata per sicurezza, prima di tornare dagli altri.” Fece Saiko.
    “Ok… Allora, sempre per sicurezza, credo sia meglio tornare Conan.” disse il detective, trasformandosi.
    “Non ho ancora capito il perché…”
    “Beh… semplice…” rispose il bambino, mentre i tre si allontanavano superando una panchina dove c’erano seduti un bambino, una ragazza dai capelli rosa e un uomo dai capelli neri, intenti a parlare tra di loro.
    “Chi mai sospetterebbe di un semplice bambino?”
    “Chi mai sospetterebbe di un semplice bambino?”
    Il trio si fermò subito, girandosi verso la panchina, mentre i tre seduti li guardarono sorpresi.
    “Ma cosa…?” fece Conan, guardando l’altro bambino, che gli restituì il suo stesso sguardo indagatore.
    “Non pensavo che qualcuno m’imitasse.” disse quest’ultimo, mostrando un sorrisetto sadico.
    “Imitarti? Mi sembra che sia stato tu a copiarmi. Anche se devo ammettere che il tuo sincronismo è stato impressionante.”
    “Non cercare di fare il superiore, moccioso. Io sono un detective, non un comune bambino.”
    “Che cosa?!” esclamò Ran. “Oh no, non un altro!”
    “Un altro?” chiese la ragazza dai capelli rosa, tirando fuori dalla tasca un paio di occhiali con delle girandole sulle lenti. “Un altro Loki? Mistero!”
    “Loki?” ripeté Conan, guardando il bambino. “Non è lo stesso nome di quel dio nordico a cui erano attribuiti gli inganni e i dispetti? I tuoi genitori hanno scelto uno strano nome.”
    “Davvero? E sentiamo, tu come ti chiami?” chiese divertito Loki, mentre l’uomo al suo fianco si faceva serio.
    “Conan Edogawa.”
    “Nemmeno i tuoi genitori erano tanto a posto, per creare il tuo nome usando Arthur Conan Doyle e Ranpo Edogawa come base.”
    Per un momento, a Ran, Saiko, Mayura e Yamino parve di vedere un piccolo fulmine percorrere la distanza tra gli occhi dei due bambini.
    “Interessante… Sei il primo che giunge da solo a questa conclusione.” fece Conan.
    “E tu sei il primo a collegare il mio nome al dio nordico.”
    “Chi diavolo sei?” dissero insieme.
    “Oh… è difficile vedere quell’espressione di sfida sul viso di Loki.” commentò Mayura, togliendosi gli occhiali.
    “Io invece con Sh-Conan ormai ci sono abituata…”
    “Se è come penso, credo che non lo trovavamo nemmeno se passavamo a setaccio tutto l’universo…”
    “Certo che no.” Fece il bambino, girandosi verso il custode. “Io sono l’unico e inimitabile Loki. Di professione detective privato.”
    “Si da il caso che anch’io sia un detective, Loki.” Replicò Conan.
    “Un altro detective bambino?” fece Yamino. “Strano… credevo che Loki fosse l’unico.”
    “Oh, davvero? Ma che curiosa coincidenza… e sentiamo, da dove vieni?”
    “Ecco…”
    Ma prima che Conan potesse rispondere, Mayura si mise in mezzo.
    “Loki, dato che anche lui è un detective, potresti chiedergli aiuto per risolvere quel caso, no?”
    “Caso? Di cosa si tratta?”
    Loki sospirò.
    “Credo sia meglio parlarne nel mio studio, seguitemi…”
    Mentre i ragazzi si allontanavano, Saiko si girò all’improvviso, scrutando l’intera area.
    “Che succede?” chiese Ran.
    “Non saprei. Mi è sembrato di sentire qualcosa di strano… Come se qualcuno ci stesse osservando…”
    “Davvero? Io non ho percepito nulla…”
    “Forse mi sono sbagliato…” concordò il mangaka, per poi allontanarsi.
    Pochi minuti dopo, da dietro un albero uscì un ragazzo dai capelli castani.
    “Due detective bambini?” fece, sorridendo. “Non ho nulla di cui preoccuparmi. Inoltre, non potranno mai arrivare a immaginare l’esistenza del Death Note. Tuttavia, m’incuriosisce sapere il perché di quei nomi. È un peccato che non sia riuscito a vederli in volto.”
    “Non sei l’unico a domandartelo.” Fece una voce dietro di lui.
    Il ragazzo si voltò di colpo, trovandosi di fronte a due uomini vestiti di nero.
    “E voi chi siete?” chiese, prima di ritrovarsi una pistola puntata alla testa.

    “Ma è uno studio o una casa degli orrori?” chiese Ran, osservando un occhio che galleggiava in un barattolo, affiancato da un cervello.
    Il corridoio che stavano attraversando il quel momento era pieno di provette simili, mentre verso la porta c’erano diverse armature provviste di asce.
    “Concordo. Non devono essere molti i clienti che riescono ad arrivare alla porta…” commentò Conan.
    “A dir la verità negli ultimi tempi abbiamo avuto diversi clienti.” Fece Loki.
    “Soprattutto grazie alla mia campagna pubblicitaria! Se non fosse per me, non sarebbe così famoso!” precisò Mayura.
    “Già, già…” disse il bambino, sospirando e aprendo la porta, facendoli così entrare in uno studio.
    Lui andò subito dietro la scrivania, sedendosi sulla poltrona.
    “Yamino, portaci del tè.” Ordinò all’uomo, che annuì, allontanandosi.
    “Devi essere molto ricco, per permetterti una simile casa e un maggiordomo.” osservò Conan.
    “Maggiordomo? Oh, no, Yamino mi serve di sua spontanea volontà e in maniera totalmente gratuita. Mi limito a dargli vitto e alloggio.” Rispose Loki.
    “E non protesta mai?” domandò Saiko.
    “Non vedo perché dovrebbe. Ad ogni modo, signor detective…” e detto ciò indicò Conan. “Quanti casi hai risolto finora?”
    “Quanti casi?” ripeté Conan, per poi girarsi verso Ran. “Tu per caso ne hai tenuto il conto?”
    “Ti pare che faccia una cosa così macabra?! Da quando sei arrivato tu, abbiamo avuto a che fare con centinaia di omicidi, sventato stragi, assistito a esplosioni, dirottamenti, affondamenti…”
    “M-Ma che bella lista…” fece Mayura, con gli occhi ridotti a due punti, come anche Loki.
    “P-Però… Non male… E li hai risolti tutti?”
    “Direi di sì… ne ho giusto uno ancora in corso, ma non me ne preoccupo al momento.”
    “Come mai?”
    “Diciamo che dubito che possa ripresentarmisi ancora di fronte.”
    “Capisco… E eventi paranormali? Hai mai avuto a che fare con quelli?”
    “Sono un detective, non credo in certe cose.”
    “Ma sei sicuro di essere un bambino?” domandò Mayura.
    Conan guardò Ran, dopodiché sorrisero entrambi.
    “Chissà…”
    “Dunque tu non credi nel paranormale, eh?” ripeté Loki, un po’ deluso. “Peccato, per un detective è fondamentale.”
    “Non per me. Ho visto cose che farebbero impallidire qualsiasi cosa fuori dalla norma, credimi.”
    “Non quanto il caso di cui mi sto occupando al momento, ne sono certo.”
    “Mettimi alla prova.”
    “Molto bene.” Rispose Loki, aprendo un cassetto della scrivania e lanciando a Conan il giornale che gli aveva portato Mayura. “Leggi.”
    Conan obbedì, mentre Yamino tornava dentro portando del tè per tutti.
    “Come sarebbe a dire? È uno scherzo, no?” chiese qualche minuto dopo, appoggiando il giornale di fronte a Loki.
    “È quello che ho pensato anch’io. Decine di criminali che muoiono ogni giorno di arresto cardiaco… Non avevo mai sentito nulla del gene-”
    Saiko sputò subito il tè, cominciando a tossire, attirando su di sé gli sguardi di tutti.
    “C-Che cosa hai detto?!” esclamò, riprendendo fiato. “Hai letto proprio ciò che ho sentito?!”
    “S-Sì… ma perché una simile reazione?”
    “Non è possibile… Non credevo che anche lui fosse reale…” disse il mangaka con paura.
    “Di chi stai parlando?”
    “Kira.”
    I ragazzi lo guardarono per qualche secondo.
    “Che cos’è, un cane?” chiese Loki, sorridendo.
    “No, il più grande serial killer della storia… Ha ucciso migliaia di persone, portando il suo mondo a un periodo di paura, dove nessuno osava andare contro di lui… e chi osava farlo trovava la morte.”
    “Il suo mondo? Da come parli, sembra quasi che-” cominciò Mayura, venendo però interrotta da Loki.
    “Continua.” Disse lui semplicemente.
    Saiko annuì.
    “Secondo la sua idea, tutti i criminali dovevano scomparire, in modo da creare un mondo perfetto, dove lui sarebbe stato un vero e proprio dio.”
    “E per quanto strano sia, cos’ha a che fare con questo caso?” chiese Conan.
    “Semplice: la maggior parte delle sue vittime moriva per arresto cardiaco. Non importa quanti anni avessero e dove si trovassero. Tutti morivano d’infarto.”
    “Proprio come questa volta, ma perché dici che è impossibile?”
    “Beh… prima di tutto perché non credevo potesse essere reale… e secondo, perché alla fine anche Kira morì.”
    “E qualcuno non può aver scoperto come faceva e continuare al suo posto?”
    “Sì, in teoria è fattibile, ma non sono molte le persone in grado di uccidere come se niente fosse migliaia di persone.”
    “Immagino che non si sia mai scoperto come faceva, vero?” domandò Mayura, senza nascondere la sua paura.
    “La sua arma… era un oggetto che possiede chiunque. Un oggetto apparentemente inutile, ma che per lui era fondamentale.”
    “Ovvero?” fece Ran.
    “Una penna.”
    “Una penna?” ripeté Loki. “Scusa, ma non provocava un infarto? Come avrebbe fatto usando una penna?”
    “La penna serviva per scrivere sopra il suo quaderno: il Death Note. Era quello la vera causa. Gli bastava conoscere nome e volto di una persona, ed era fatta. Scriveva il suo nome, e dopo quaranta secondi moriva di arresto cardiaco, ma non si limitava a questo. Più avanti scoprì che poteva provocare la morte di qualcuno in maniera più specifica, purché fattibile, e anche dove e quando.”
    “E come ha fatto a creare una simile arma?”
    “Non era opera sua. Uno Shinigami lo fece cadere a terra, e Kira lo trovò per puro caso.”
    “Uno Shinigami? Come Ichigo?” fece Ran, per poi tapparsi la bocca.
    Questa volta furono Loki e Yamino a tossire, mentre Mayura si limitò a spalancare gli occhi.
    “C-Che cosa?! Voi conoscete uno Shinigami?!” esclamò Loki.
    “Beh… sì…” fece Conan, sospirando. “Ma è molto diverso da come immaginate. Sembra un semplice ragazzo, e non va in giro ad uccidere le persone. Anzi, da quanto ci ha detto, è da un po’ che non svolge più quell’attività.”
    “Uno Shinigami che non lavora… Mistero!” esclamò Mayura, indossando nuovamente i suoi occhiali.
    Loki invece sorrise.
    “Voi tre siete davvero interessanti… Perciò ora rispondetemi, chi siete veramente?”
    “Dato che continui a chiederlo, ti risponderemo.” Fece Conan, per poi evocare il suo Keyblade, imitato subito da Saiko.
    “Noi due siamo custodi della luce. Mentre Ran…”
    Mentre parlava, la ragazza si scostò la frangia che le copriva la fronte, mostrando così il simbolo di Dark.
    “Io sono una guardiana dell’Equilibrio, alleata con i custodi della luce.”
    “C-Custodi?!” esclamò Yamino, guardando spaventato Loki, che invece rimase tranquillo.
    “Capisco… Dovevo immaginarlo. Dunque non siete di questo mondo.”
    “Esatto. Siamo qui perché-”
    “Fantastico!” urlò Mayura, saltando di fronte a Conan e prendendogli di mano il Keyblade. “Non pensavo che avrei mai visto la soluzione del mistero dei custodi. Certo che però, scegliere un bambino come custode è strano…”
    Ma l’attenzione della ragazza fu distolta da una nuvola di fumo, che circondò Conan.
    “Se non ti spiace…” fece la voce di Shinichi, mentre la sua mano spuntava fuori dal fumo, afferrando il Keyblade. “Questo è meglio che lo riprenda io.”
    “Che… cosa…” mormorò Mayura, osservando Shinichi, che fece subito sparire il Keyblade.
    Ma prima che potesse completare la frase, Loki saltò letteralmente addosso al ragazzo, cominciando a strattonarlo per la camicia.
    “Dimmi come hai fatto!” urlò. “Come hai fatto a crescere in così pochi secondi?!”
    “Ecco… è una lunga storia… per riassumere, diciamo che è uno dei miei poteri da custode.”
    “Signor Loki, si calmi…” fece Yamino, prendendolo e riportandolo alla sua poltrona. “Capisco come si sente, però non può aggredire così chiunque…”
    “Non vorrai forse dirmi che anche tu…”
    Ma Shinichi si fermò quando vide il bambino portarsi un dito sopra la bocca, intimandolo a tacere, per poi indicare con gli occhi Mayura, ancora scossa.
    “Non ci credo!” fece Ran. “E io che pensavo che tu fossi l’unico…”
    “Ma come… Che mistero! Un bambino che si trasforma in un ragazzo!” urlò infine Mayura, riprendendosi.
    “Dunque voi custodi avete altri poteri oltre al Keyblade.” continuò Loki, ignorandola. “Che mi pare di capire, cambino a seconda dei custodi.”
    “Esatto. Come hai visto, io posso alternarmi a Conan. Mentre Ran… diciamo che può usare una parte dei poteri dell’Equilibrio.”
    “Equilibrio? Già quando l’ha nominato prima mi ha incuriosito… Di che cosa si tratta?” domandò Yamino.
    “In teoria, è un nostro compagno. L’incarnazione stessa dell’Equilibrio, figlio della Luce e dell’Oscurità.” Rispose Saiko. “I suoi poteri sono molto superiori ai nostri. È in grado di distruggere un mondo in pochi secondi come se niente fosse.”
    “Davvero?” fece Loki, veramente sorpreso. “Significa che è più potente di noi…” mormorò a bassa voce.
    “Come sarebbe a dire figlio della Luce e dell’Oscurità?” domandò Mayura.
    “Vedete, abbiamo scoperto che non sono solo due nomi per indicare il bene e il male. Sono due entità vere e proprie, in guerra tra loro da sempre. A quanto pare, hanno fatto tregua solo per un giorno… e quel giorno nacque Dark. So che sembra assurdo, però…”
    “Non è per niente assurdo.” Rispose serio Loki. “Avevo già sentito una storia simile, ma anche tra le divinità è sempre stata una mera legenda.”
    “Anche tra le divinità? E tu come fai a saperlo, Loki?” chiese Mayura.
    “Segreto professionale.” Rispose sorridendo il bambino, chiudendo un occhio.
    “Ad ogni modo…” lo interruppe Saiko. “Tornando a Kira, continuò la sua opera di ‘purificazione’ per quasi dieci anni. Praticamente fin dall’inizio, il più famoso e abile detective del suo mondo, L, si mise sulle sue tracce, scoprendolo abbastanza facilmente. Tuttavia, Kira non era per niente stupido e non lasciò alcuna prova dietro di sé. Alla fine, L morì per mano di Kira, proprio ad un passo dal riuscire a smascherarlo.”
    “L? Per cosa stava?” domandò Loki.
    “Semplicemente L. Sembra assurdo, ma era il suo vero nome. Con la sua scomparsa, sembrava che Kira avesse vinto, ma per fortuna, L aveva designato due eredi. Uno di loro fece la sua stessa fine, aiutando però l’altro a rivelare a tutti la sua identità. Messo alle strette, Kira chiese allo Shinigami di uccidere tutti i poliziotti che lo circondavano… peccato che non avesse alcun interesse nel farlo. Così scrisse sul suo Death Note il nome di Kira, uccidendolo. Poi da quel che so io, l’erede di L bruciò il Death Note.”
    “Storia parecchio interessante… che mi ha dato uno spunto per scoprire chi è questo imitatore.”
    “Sempre che sia un imitatore.” osservò Conan. “Se per qualche motivo, l’Oscurità avesse deciso di attaccare questo mondo, potrebbe anche averlo riportato indietro…”
    “Quest’Oscurità è così potente?”
    “Potente? È un eufemismo.” Rispose Ran. “Ha attaccato il nostro mondo ed è riuscito a far diventare malvagie persone che in passato avevano aiutato altri custodi.”
    “Compresa la mia fidanzata.” Disse atono Saiko. “Era rimasta pietrificata nel nostro mondo, e l’ho rincontrata che cercava di uccidermi.”
    “Signor Loki, credo sia il caso di lasciar perdere questo caso. È troppo pericoloso.” Fece Yamino.
    “Suvvia… per una volta che c’è qualcosa di veramente divertente, tu vorresti farmelo perdere?”
    “Allora, qual è il tuo piano?” chiese Conan.
    “Ehi, tu!” fece Loki, indicando il mangaka.
    “Il mio nome è Saiko.” replicò con una nota di irritazione il custode.
    “Come vuoi. Dimmi, questo L, aveva un qualche modo per farsi riconoscere senza mostrarsi di persona?”
    Saiko sorrise.
    “L non si mostrava quasi mai di persona, ma solo tramite videomessaggi.” Rispose.

    Light era seduto di fronte alla televisione, in silenzio.
    Continuava a riflettere su ciò che gli avevano rivelato quei due uomini, sebbene la domanda principale nei suoi pensieri fosse rivolta alla loro identità.
    “Che cosa volevano dire con ‘Non è chi sembra’…?” si chiese, per poi voltare lo sguardo verso il televisore, il quale continuava a trasmette con l’audio spento.
    “Meglio non pensarci troppo… Vediamo i nuovi criminali da eliminare…” fece, ripristinando il volume, proprio mentre cominciava un telegiornale.
    “Buonasera a tutti. Come annunciato nell’anteprima, è stato scoperto il nome del responsabile delle recenti morti di criminali.” Annunciò la presentatrice.
    Light spalancò gli occhi incredulo.
    “Che cosa…?”
    “Qualche ora fa, alla polizia è stato mandato un videomessaggio, che le autorità ritengono attendibile, dove viene rivelato il suo nome. Abbiamo avuto il permesso di trasmetterlo.”
    Subito dopo, sullo schermo del televisore apparve una L in carattere gotico.
    “Chi vi parla è l’unica persona a conoscenza di ciò che sta succedendo in questo momento. Io sono L.” Disse una voce modificata al computer, che fece spalancare gli occhi a un incredulo Light.
    “Il responsabile dei recenti omicidi dei criminali più famosi del mondo non è altri che un serial killer, che già in passato ha compiuto una simile strage. So che molti di voi si stanno chiedendo quando, ma la domanda giusta da porsi è dove. Perché questo individuo viene da un altro mondo, proprio come me. Il suo nome è Kira.”
    “È impossibile!” urlò Light, scattando in piedi. “Non può essere lui!”
    “Kira, credevi di esserti liberato di me, vero? No, non sono né N né M, se te lo stai chiedendo. Sono proprio io, colui che credevi morto di fronte a te. A quanto pare, il nostro conflitto non è ancora finito. Questa volta non userò nessuna cavia per dimostrare la tua esistenza. Questa volta so già del quaderno, e so come funziona. Vuoi forse cercarmi per tutto questo mondo? Se sei qui, significa che qualcuno ti ha permesso di tornare… E lo stesso vale per me. Tuttavia, sebbene non abbia più il supporto di tutta la polizia mondiale, ho altri alleati.
    “Immagino che tu, come tutti gli altri, sappia di chi sto parlando. I custodi della Luce mi affiancheranno nella tua ricerca. Questa volta tutti e due sappiamo chi cercare… perciò vincerà il più fortunato. Chi prima viene trovato, prima viene ucciso. Inoltre, è giusto che tutti sappiano che se tu non conosci nome, cognome e volto, non puoi uccidere nessuno. Di conseguenza, se non verranno più trasmesse le foto dei criminali, sarai costretto a fermarti. E a differenza dell’altra volta, non puoi accedere ai file della polizia.”

    “Bastardo… Osi affrontarmi di nuovo?!” sbraitò Light, chiudendo le mani a pugno, sapendo bene che nessuno poteva rispondergli. “Ti opponi di nuovo alla mia giustizia?! Come fai a non capire che sono io a decidere che cosa è giusto e cosa è sbagliato?!”
    “Perché puzzi d’oscurità.” Disse una voce femminile alle sue spalle.
    “Chi…” fece l’uomo, girandosi e ritrovandosi di fronte a Ran, con un cappuccio che le celava il volto, appoggiata alla porta. “E tu chi sei?!”
    “Credi davvero che ti dica il mio nome, Kira?” continuò lei.
    “Sei una custode, non è vero?”
    “Chissà… ma posso dirti che sono qui su richiesta di L. Come vedi, non è stato difficile trovarti… facendoti arrabbiare con quel video, hai cominciato ad emettere pura oscurità… che io ho ritracciato immediatamente.” Spiegò la ragazza, creando tra le mani una tenue sfera oscura.
    L’uomo la guardò per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
    “Capisco… Una custode oscura che si è ribellata al suo padrone… Non credevo ci fosse qualcuno così stupido. Tuttavia, c’è una cosa che L non può sapere.”
    “Fammi indovinare… Sei in grado di vedere i veri nomi delle persone, assieme al tempo che gli rimane da vivere?” disse un'altra voce, che risuonò nella stanza.
    Ran mostrò un piccolo trasmettitore che nascondeva in tasca.
    “Quella voce…”
    “È da tanto che non ci sentiamo… Light.” fece la voce di L.
    “Sai, credevo che il nostro scontro fosse terminato con la tua morte.” Disse Saiko, parlando con il papillon di Shinichi, mentre quest’ultimo lo osservava, assieme a Loki e a Yumino.
    “A me risultava che fosse finito con la tua, di morte.” Rispose la voce di Light.
    “Diciamo che sono stato… aiutato a tornare per finire l’opera. Sai, non pensavo che fossi realmente tu. Piuttosto un imitatore.”
    “Dunque aveva ragione.” osservò Loki, bevendo un po’ di tè. “Esiste una persona con un simile potere.”
    “Signor Loki… cosa crede succederà adesso?”
    “Umph. Non credo che il superiore rimarrà fermo… se è veramente coinvolta un’entità così potente, di sicuro non la lascerà agire come vuole. Chissà, potrebbe anche restituirmi i miei poteri…”
    “I tuoi poteri?” chiese Conan. “Ora che Mayura non c’è, puoi dirlo chiaramente. Tu sei veramente il Loki della mitologia nordica, non è vero?”
    “Bingo, Shinichi. Sono stato esiliato per motivi non ancora troppo chiari, e sono relegato in questo corpo di bambino, con i miei poteri magici ridotti al minimo. Puoi ben immaginare quanto sia frustrante tutto ciò per uno come me…” e qui sospirò. “Il mio fascino è andato perso…”
    “Certo che sei uno che si preoccupa di molte cose.” replicò acido il detective, per poi voltarsi verso Saiko. “Speriamo vada tutto bene. Non mi piace pensare a Ran di fronte a un serial killer…”
    “Però devo dire che la tua ragazza ha validi argomenti per convincere le persone.” disse Loki, osservando un buco nel muro dietro di lui.
    “Già…”
    “Loki!!!” urlò una voce, poco prima che la porta venisse buttata giù, lasciando a tutti vedere un ragazzo dai capelli castani, vestito di nero e con una spada di legno in mano.
    “Si può sapere che cosa stai combinando?!” continuò a urlare.
    “Narugami, silenzio!” gli rispose Loki, guardando Saiko, che si era affrettato a coprire con la mano il trasmettitore.
    “Loki?” fece la voce di Light. “Ma certo… che stupido che sono stato. Tu non sei L.”
    “Maledizione, ci ha scoperti! Ran, scappa!” urlò Shinichi, prendendo in mano il trasmettitore.
    Ran non se lo fece dire due volte.
    Prima che Light potesse fare qualcosa, aprì dietro di sé un varco, sparendo in esso e richiudendolo subito dopo il suo passaggio.
    Light guardò furioso il punto in cui era scomparsa la ragazza, per poi tornare a volgere la sua attenzione al trasmettitore, che Ran aveva fatto cadere per la fretta.
    “Complimenti, custodi.” Disse, prendendolo in mano. “Non so come abbiate fatto a scoprire tutte quelle cose sul mio conto e su quello di L e a imitarne la voce, ammetto che eravate quasi riusciti a ingannarmi. Ringraziate quel tipo che vi ha fatto scoprire da parte mia. Tuttavia, sappiate che la prossima che ci incontreremo, scriverò i vostri nomi sul Death Note. Come avete detto voi prima, ora sono in grado di vedere i nomi di chiunque io voglia. Siete stati fortunati con la ragazza, ma d’ora in poi guarderò i nomi di chiunque, sempre. Voglio vedere come riuscirete a fuggire alla mia mano di giustizia.”
    “Narugami…” fece Loki, guardando storto il ragazzo appena arrivato. “Complimenti, hai rovinato un piano geniale.”
    “Piano? Di che cosa stai parlando.”
    “Ne parleremo dopo.” rispose il bambino, per poi farsi consegnare il trasmettitore da Shinichi, mentre Ran usciva dal varco, lasciando di stucco Narugami.
    “Light, giusto?” disse Loki, rivolgendosi direttamente all’uomo dall’altra parte della conversazione.
    “E tu chi sei?”
    “Il mio nome è Loki. È inutile che cerchi informazioni su di me, non le troverai. L’idea di usare il nome del tuo antico rivale è stata mia. Mi sono fatto consegnare tutte le informazioni in proposito da uno dei custodi, che ne era a conoscenza. Quindi, mi dispiace per te, ma siamo in vantaggio noi. Sappiamo tutto di te, mentre tu non sai nulla di noi. Il mio nome non ti sarà di alcun aiuto, e nemmeno quello di Ran e Narugami.”
    “Ne sei sicuro? Loki… Anche il tuo nome inizia con quella lettera… A quanto pare, è destino che io continui a confrontarmi con lui…”
    “Umpf. Non so che razza di demone si sia impossessato di te fino al punto di renderti così, ma il mio compito è quello di esorcizzarti, e di consegnarti alla giustizia.”
    “Mi dispiace, ma sono io la giustizia!”
    “E quel tipo così presuntuoso chi è?” chiese Narugami.
    “Il serial killer di criminali degli ultimi giorni.” Rispose Ran.
    “Che cosa?! E osa parlare di giustizia?! E cosa più importante… perché Loki sta parlando con lui?!” sbraitò il ragazzo.
    “Tu saresti la giustizia?” continuò il bambino. “Interessante… Sai, sono sempre stato un po’ restio ad essa… ma se tu sei la giustizia, allora non mi farò alcun problema a ignorarla. Ci vedremo presto, Kira.”
    Detto ciò, spense il trasmettitore.
    “Certo che ci è andata bene… Per fortuna non può uccidere chi non conosce.” disse, per poi voltarsi verso Narugami. “E se non fosse stato per te, saremmo riusciti a coglierlo di sorpresa…”
    “Come?”
    “Il mio compito era quello di farmi vedere da lui, facendogli così credere di essere lì solo per parlare.” Spiegò Ran. “Poi, lo avrei stordito non appena avesse abbassato la guardia e lo avrei portato qui.”
    “E io stavo simulando la voce del suo avversario, in modo da fargli credere che fosse tornato in vita, proprio come lui.”
    “Quindi io ho appena… mandato tutto a monte?” chiese Narugami, deglutendo.
    “Già. Ah, e giusto per tua informazione, quel tipo è stato fatto tornare in vita probabilmente da uno di loro tre.”
    “Uno di loro tre?” ripeté il ragazzo, per poi spalancare lentamente gli occhi. “Per loro tre… intendi dire QUEI tre?!”
    “Esattamente. Pare che i qui presenti custodi siano in stretto contatto con uno di loro.”
    “Di cosa state parlando?” chiese Saiko.
    “Da noi, Luce, Tenebre e Equilibrio sono considerati tre entità a parte, superiori anche a noi, dato che sorreggono l’universo stesso.” Spiegò Loki. “Ma finora, nessuno di noi le aveva mai incontrate di persona. Voi siete le prime persone che dicono di averlo fatto.”
    “Sfido… io sono stato pure ucciso da una di loro.” commentò aspro Shinichi.
    “E riportato indietro da un’altra.” Continuò Ran.
    “Ma è impossibile!” esclamò Narugami. “Quei tre non possono essere intervenuti in prima persona! Non l’hanno mai fatto prima d’ora!”
    “La guerra del Keyblade.” Fece Saiko. “Sarà una guerra che supera ogni immaginazione. E questa guerra sarà guidata dall’incarnazione dell’Equilibrio.”
    “L’Equilibrio in persona? Ma credevo che non intervenisse mai, dato che lui ha il compito di non far prevalere la luce e l’oscurità.”
    “Diciamo che per… questioni familiari, si è alleato con Luce.” Rispose Shinichi.
    “Ad ogni modo, un problema per volta.” Disse Loki. “Prima occupiamoci di Kira. Sappiamo dove si trova e mi pare di aver capito che lo possiate trovare anche se si spostasse, giusto?”
    I custodi annuirono.
    “Perfetto. Allora non ci resta che coprirci il volto e andare subito a-”
    Ma Loki fu interrotto dal rumore di uno sparo, seguito subito da Shinichi che cadeva a terra, portandosi la mano destra a coprirsi la spalla sinistra.
    “Chi è stato?” urlò Narugami, alzando la sua spada di legno. “Fatti vedere!”
    “Umpf. Sei stato fortunato. Qualcosa ha deviato il proiettile.” Disse una voce, al che, sentendola, Shinichi spalancò gli occhi.
    “Scusa, colpa mia.” Fece Loki, guardando verso la porta. “Mi dispiace non essere riuscito a deviarlo del tutto, ma me ne sono accorto troppo tardi. Allora, chi è che vuole uccidere uno dei miei soci?”
    “A-Attenzione…” lo avvertì Shinichi. “Quello è…”
    “Non ti sforzare, detective. Rischi di morire e così mi toglieresti il piacere di eliminarti di persona.” Disse un uomo vestito di nero dai lunghi capelli bianchi, entrando dalla porta e tenendo puntata la pistola contro Shinichi.
    Dietro di lui c’era un altro uomo, vestito allo stesso modo ma fisicamente più robusto, con un paio di occhiali da sole a coprirgli gli occhi, che sorrideva divertito.
    “Gin… Com’è possibile? Dark mi aveva assicurato che non aveva aperto nessun passaggio vicino a voi dell’organizzazione…”
    “Lui è Gin?” fece Ran, guardandolo con sorpresa mista a paura, mentre Shinichi si lanciava contro una magia curativa, rigenerando la ferita.
    “Come immaginavo. Devi essere entrato in contatto con Sherry per conoscere il mio nome.”
    “Speri che ti dica dove si trova?” rispose lui, per poi evocare il Keyblade. “Non credere che ti lascerò andare via velocemente.”
    Saiko evocò anche lui il Keyblade, mentre Narugami e Ran si misero al loro fianco, pronti a combattere.
    “Così sei anche tu un custode. Dovevo immaginarlo, lui aveva detto che sarebbe stato possibile.”
    “Lui?”
    “Voi custodi della Luce siete ai comandi dell’Equilibrio al momento, no?” chiese Gin. “E dovreste sapere bene chi è il suo avversario.”
    “L’Oscurità… è stata l’Oscurità a salvarvi, non è vero?” domandò Saiko, stringendo con forza la sua arma.
    Gin sorrise, mentre la pistola che aveva in mano veniva avvolta da un’aurea nera.
    Pochi secondi dopo, al suo posto si trovava un Keyblade nero, che a differenza degli altri sembrava essere in grado di sparare.
    “No!” esclamò Shinichi, incredulo. “Non può essere!”
    “Temi la concorrenza, Kudo Shinichi? O dovrei chiamarti Edogawa Conan? Sì, l’Oscurità mi ha rivelato il segreto tuo e di Sherry. Immagino che non ti aspettassi nemmeno questo, vero?”
    “E probabilmente, non si aspettavano nemmeno del nostro patto.” Disse una terza voce, mentre dietro i due uomini in nero appariva una terza figura.
    Con un ghigno terrificante stampato sul volto, Light Yagami superò Gin e Vodka, fermandosi di fronte ai custodi.
    “E così, ecco qui i famosi custodi.” Disse, guardandoli uno ad uno. “Siete fortunati. Sembra che io non possa vedere i vostri nomi, ma poco importa.”
    “E tu chi sei?” chiese Narugami. “Cominciano ad esserci troppe persone in questa stanza.”
    “Io sono Kira.” Rispose Light. “Ma a quanto pare, solo due di voi conoscevano il mio volto.”
    “È più arrogante di quanto credessi… Si vede che la finzione non rispecchia completamente la realtà.” Commentò Saiko, deglutendo.
    “Già. Non hanno lontanamente pensato che tu potessi avere degli alleati, che avrebbero usato il loro stesso trucco per ritracciarli.” Fece Vodka. “E chi si aspettava di incontrare proprio quell’impiccione di un ragazzo?”
    “E così sei tu quello che si fa passare come la nuova giustizia, eh?” fece Narugami, alzando la spada verso Light. “Non credo di poterti perdonare.”
    “Credi di potermi far male con una spada di legno?” chiese divertito Kira.
    “Con una spada di legno no di certo…” rispose il ragazzo, per poi lanciarsi contro Light, mentre la spada veniva circondata da decine di fulmini.
    “Ma credo che la mia Mjolnir possa ferirti sufficientemente!” urlò, preparandosi a colpire il killer.
    Solo che con sua grande sorpresa, Light alzò la mano destra, facendo apparire anche lui un Keyblade nero, con il quale parò l’attacco.
    “Che cosa?!” esclamò Saiko. “Anche lui ha un Keyblade?!”
    “Credete davvero che l’Oscurità si fosse limitata a farmi tornare in vita e a donarmi nuovi poteri e un nuovo Death Note?” chiese lui, sorridendo, per poi affiancarsi a Gin.
    “E ora… direi che è arrivato il momento di eliminare delle persone piuttosto scomode.”
    “Narugami, mi deludi.” Fece Loki, avvicinandosi a loro. “Se Thor si fa respingere così facilmente, noi altri non facciamo di certo una bella figura.”
    Narugami sorrise.
    “Allora ci vuoi provare tu, Loki?” chiese.
    “Oh, non sai quanto mi piacerebbe. Dopotutto sono famoso anch’io per la mia malvagità… Se solo potessi usare tutti i miei poteri ovviamente.”
    “Chi vi credete di essere voi due? Siete solo due ragazzini con un giocattolo.” Li derise Vodka.
    “Non irritarmi, umano.” Replicò Loki con gli occhi stretti in due fessure. “Ragazzino a me? Forse non hai fatto un collegamento importante con il mio nome… io sono il dio Loki.” Disse, mentre dietro di lui apparivano dal nulla decine di serpenti, che si misero attorno a lui, come per difenderlo.
    “Il solito esibizionista.” Commentò Narugami, alzando di nuovo la spada, ancora avvolta dai fulmini. “Ad ogni modo, io, Thor, non vi lascerò continuare la vostra opera!”
    “Quindi abbiamo di fronte due divinità, eh?” fece Gin, alzando il Keyblade verso di loro. “Interessante, vediamo se siete veramente immortali come si dice in giro.”
    “Gin…” lo interruppe Light. “Lascia che a loro due ci pensi io. Non ho ancora potuto provare il mio Keyblade… E dato che con loro il mio Death Note è inutile, dovrò procedere in maniera manuale per la loro eliminazione.”
    “Saiko…” fece Shinichi. “Proteggi Ran per piacere, me la vedrò io con Gin. Tu metti fuori gioco Vodka.”
    “Neanche per sogno!” esclamò Ran, creando in mano una sfera di fuoco. “Non me ne starò di certo da parte! Combatterò anch’io!”
    “Non importa in quanti combattete.” Fece Gin, puntandoli contro il Keyblade. “Tanto morirete tutti qui. E poi andrò a cercare anche Sherry, eliminando lei e tutti coloro che la circondano.”
    “Ormai ti sarà impossibile. La polizia è al corrente della vostra esistenza. Non riuscirai neanche ad avvicinarla. Anzi, è probabile che ora sia sotto la protezione di altri custodi.”
    “Allora eliminerò anche loro. Dopotutto, un custode della Luce se n’è già andato.”
    Sentendo ciò, i tre spalancarono gli occhi.
    “Che cos’hai detto?” fece Saiko. “Impossibile!”
    “Oh, invece sì. E ti dirò di più: è stata Azuki a sconfiggerlo. L’Oscurità mi ha detto che il custode di nome Saiko era il suo ex fidanzato… e se ho capito bene, ti chiami così, no?”
    Il mangaka cominciò a tremare.
    “Azuki avrebbe… No! Mi rifiuto di crederci!” urlò.
    “E vuoi sapere chi vi ha lasciato?” continuò Gin, che sembrava divertirsi. “Un ragazzino… uno che era in grado di indossare una specie di tuta blu con tanto di casco…”
    “Justin…” mormorò Saiko. “Stai dicendo che Justin è-”
    “Distrutto definitivamente, assieme al suo cuore. Niente Heartless o Nessuno. Non è rimasto nulla di lui. È stato cancellato dall’universo ed è stato solo il primo. E ora ammirate… il vero potere dell’Oscurità!”
    Gin urlò l’ultima parola, venendo completamente avvolto dalle tenebre, che poi confluirono nel suo Keyblade, formando un proiettile di oscurità.
    L’uomo in nero prese la mira, per poi sparare contro i tre.
    “Maledizione!” urlò Shinichi, creando insieme a Ran e a Saiko una sfera di luce che lanciò contro il proiettile, riuscendo a fermarlo.
    Pochi instanti dopo la sala saltò in aria per l’onda d’urto dell’esplosione causata dall’incontro tra i due elementi.
    Loki, Narugami e Yamino saltarono fuori dalla casa, riuscendo ad evitare le macerie, mentre gli altri li seguirono avvolti da delle barriere.
    “La mia casa!” esclamò Loki, per poi voltarsi verso Light. “Avete la più pallida idea della fatica che Yamino farà per rimetterla a posto?!”
    “Perché nomina solo me?” chiese lui, afflitto e ormai arreso a ciò che purtroppo lo aspettava.
    “Io non me ne preoccuperei. Piuttosto direi al tuo maggiordomo di cominciare a scavare la terra.”
    “Sei davvero convinto di poterci sconfiggere dunque?” chiese Narugami. “E sentiamo, come vorresti eliminare due divinità?”
    “Con il Keyblade ovviamente.” Rispose lui, alzando la chiave verso di loro.
    Ma prima che potesse fare una mossa, si ritrovò circondato dai serpenti di Loki.
    “Non credo ne avrai la possibilità. Quei serpenti sono velenosi. Fai un solo passo e per te sarà la fine. Non credo tu sia immortale, perciò morirai anche se sei ritornato in vita.”
    Light sorrise.
    “I tuoi serpentelli non mi fanno paura. Come ho detto prima, non ho solo il Death Note come mezzo per uccidere… Solo che l’altro non è indiretto come lui.”
    Mentre diceva ciò, il suo Keyblade venne avvolto da un’aurea nera, che pian piano lo circondò completamente, fino a coprire anche i serpenti.
    In pochi secondi, tutti gli animali caddero a terra privi di vita.
    “Che cosa?” esclamò sorpreso Loki, guardando i suoi serpenti.
    “Come ha fatto?”
    “Il mio Keyblade è particolare…” spiegò divertito Light. “Il solo contatto con esso è letale per chiunque oltre a me. E se voglio, come ho fatto adesso, posso espandere di qualche metro il suo effetto. Ora capite? Mi basterà avvicinarmi a voi e non avrete scampo.”
    “Questo tipo si rivelerà piuttosto difficile da affrontare…” commentò Narugami, deglutendo.
    Loki invece alzò la testa verso l’alto.
    “Ehi, superiore!” urlò. “Ti vuoi decidere a restituirmi i miei poteri?! Non vedi che qui la situazione è abbastanza critica?!”
    “Credi davvero che ti ascolterà?”
    “Se l’Oscurità è intervenuta in questa maniera nel nostro mondo, di sicuro a Odino la cosa non è andata giù facilmente. E anche se mi farà un favore temporaneo, non credo disprezzerà una vendetta nei suoi confronti.” Rispose il dio dell’inganno, sorridendo.
    Mentre diceva ciò, il suo corpo cominciò a diventare lentamente più grande, mentre i suoi vestiti si adattavano alle nuove misure.
    Pochi secondi dopo al posto del bambino c’era un ragazzo con i suoi stessi tratti, che chiuse e riaprì le mani un paio di volte.
    “Perfetto… e ora comincia il divertimento. Sei pronto, Thor?”
    “Che razza di domanda! Sono un alleato della giustizia, è mio compito aiutarla. E se stavolta sei dalla sua parte, ti aiuterò!”
    “Perfetto!”
    “Come se voi due poteste vincere contro di me.” Ghignò Kira.
    “Non ci resta che scoprirlo di persona, no?” fece Loki, per poi lanciarsi contro di lui seguito da Narugami. 
    Shinichi, Ran e Saiko tornarono a terra, dissolvendo la barriera, mentre Gin e Vodka li imitavano a qualche metro di distanza.
    “C’è una cosa che non riesco a spiegarmi…” fece Shinichi, rivolgendosi al suo avversario. “Tu sei un custode dell’Oscurità… ma lui?”
    “Finché mi sarà utile, lo terrò al mio fianco. Mi conosci, no?” rispose l’uomo, sorridendo.
    “Una persona veramente disgustosa.” commentò Saiko, brandendo il Keyblade. “Mi chiedo come faccia ad essere ancora vivo… credevo che una persona del genere avesse vita breve.”
    “Non nel suo caso purtroppo.” Rispose Shinichi, preparandosi a combattere, mentre anche Ran alzava i pugni, pronta a intervenire.
    “Poveri stolti. Due custodi e un guardiano non saranno sufficienti per battermi!” urlò Gin, lanciando un nuovo colpo oscuro verso i tre.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, dal terreno sotto di loro si alzò dal nulla un muro, che prese in pieno l’attacco.
    “Che cosa?” esclamò sorpreso l’uomo.
    “Hai ragione… Due custodi e un solo guardiano non sono sufficienti…” disse una voce, mentre il muro tornava nella terra, lasciando che un ragazzo dai capelli dorati a caschetto, avvolto da un mantello rosso, si posizionasse davanti ai tre.
    “Ma se ci sono più guardiani, la cosa per te comincia a diventare più difficile, no?” chiese Alphonse Elric, guardando freddamente Gin.
    “Al?!” esclamò sorpreso Saiko. “Che cosa ci fai qui?!”
    “L’oscurità di questo mondo si è sentita in tutto l’universo. Siamo venuti subito ad aiutarvi.”
    “Siamo?” ripeté Ran.
    “Esatto.” Rispose una ragazza dai lunghi capelli biondi, con addosso una tuta da meccanico, affiancandosi ad Alphonse. “Siamo venuti in parecchi.” Concluse Winry, lanciando in aria una chiave inglese, riprendendola al volo.
    Gin non fece una piega.
    “Non importa. Due mocciosi in più non mi preoccupano di certo!”
    “Allora impara a contare meglio!” urlò una voce alle sue spalle.
    Gin si voltò giusto in tempo per venire colpito da centinaia di pugni in sequenza, che lo colpirono alla velocità della luce, facendolo volare in aria.
    “Capo!” esclamò Vodka, girandosi e vedendo un ragazzo con addosso un’armatura bianca, con il braccio disteso in avanti e la mano chiusa a pugno.
    “Parla tanto e poi si fa colpire come se niente fosse. Non è molto coerente con se stesso.” Disse Seiya, abbassando il braccio. “E mi è bastato usare il cosmo.”
    Gin cadde a terra poco lontano, rialzandosi a fatica, con il corpo pieno di lividi.
    “M-Maledizione… come ha fatto?” chiese, guardando i nuovi arrivati.
    “Da quel che ho capito, è in grado di usare l’energia dell’universo per attaccare…” rispose un ragazzo con addosso una calzamaglia verde, che stava volando sopra di loro, con in mano un pugnale e accompagnato da un gatto azzurro con le ali. “E devo dire che è decisamente forte.”
    Loki e Narugami saltarono indietro giusto in tempo per evitare che il Keyblade di Light li colpisse.
    “Maledizione… così non riusciamo nemmeno a sfiorarlo…” fece Thor.
    “Non ci resta che continuare ad attaccarlo, sperando in una sua mossa falsa.”
    “Non ne farò, tranquilli.”
    “In questo caso allora sarà meglio costringerti a farla.” Esclamò una voce, poco prima che una fiammata investisse in pieno Light.
    Loki e Narugami si girarono, vedendo un uomo con addosso un uniforme militare blu e la mano aperta di fronte a sé.
    Light spazzò via le fiamme con il Keyblade, guardando con rabbia il nuovo arrivato.
    “E tu chi sei?” chiese, senza nascondere il suo disappunto per la nuova situazione.
    “Un guardiano dell’Equilibrio. Proprio come noi!” disse un’altra voce, poco prima che una pioggia di spade raggiungesse Light che riuscì ad evitarle per un soffio.
    “Però, in gamba.” Disse una ragazza dai capelli rossi con addosso un’armatura bianca con riflessi argentei, provvista di un paio di ali. “Non è da tutti evitare un mio attacco, ma credo che la tua sia stata la fortuna del principiante.”
    “Elsa ha ragione.” Fece un ragazzo al suo fianco, che indossava un semplice paio di jeans e una maglietta. “Scommetto che di solito non lascia scampo.” Concluse Eiji, sorridendo.
    “E voi chi siete?” chiese Loki, guardando sorpresi i tre guardiani.
    “Lo hanno detto poco fa.” Replicò tranquillamente un uomo dai lunghi capelli neri, interamente coperto da un mantello rosso sangue dal collo così alto che lasciava scoperta solamente la parte superiore del viso, mostrando così le sue iridi cremisi, e puntando una pistola a tre canne contro Light. “Siamo tutti guardiani, giunti qui per aiutare questo mondo.”
    “Maledetti… credete forse di farmi paura solo perché siete in tanti?” fece Light.
    “Certo che no.” Rispose Elsa, facendo apparire dal nulla una spada. “Speriamo di farti paura perché facciamo paura!”
    Gin saltò all’indietro, riuscendo ad evitare una lancia di Al.
    “Non così in fretta!” esclamò Winry, avvolgendo la sua chiave con del fuoco e lanciandola contro di lui, colpendolo allo stomaco.
    “Questi poteri da guardiano sono veramente comodi.” Commentò la ragazza, sorridendo, fermandosi sentendo il rumore di un grilletto dietro di lei.
    “Poteri o no, un proiettile in testa ti sarà fatale.” Disse Vodka, senza abbassare l’arma.
    “Non ne avrai il tempo!” urlò una voce, anticipando una folata di vento che allontanò a forza l’uomo, facendogli cadere la pistola.
    Winry si girò, vedendo Inuyasha con il Keyblade in mano.
    “Quelle armi da fuoco le detesto.” Commentò, sbuffando.
    “Oltre al fatto che contro di noi sono perfettamente inutili.” Fece Natsu, raggiungendoli insieme a Shinji, Asuka, Shinji, Ichigo, Lucy, Sora, Riku e Kairi.
    “C’è una vera e propria riunione, eh?” commentò l’omonimo del cielo, sorridendo divertito. “A quanto pare, questa volta ai custodi delle tenebre non è andata bene.”
    Gin socchiuse gli occhi, guardando il gruppo di custodi appena arrivato.
    “Ora cominciano a essere troppi…” disse, mentre vedeva Light che si avvicinava a lui, con i guardiani alle sue spalle.
    “Questo non era previsto.” fece Kira, riuscendo a raggiungerlo, seguito da Vodka.
    “Già e non mi piacciono gli imprevisti. Credo proprio che questa volta dovremo ritirarci.”
    “Non ce ne sarà bisogno.” Disse una voce alle loro spalle.
    Shinichi, Ran e Saiko spalancarono gli occhi.
    Alle spalle dei custodi oscuri si aprì un varco, dal quale uscì l’Oscurità.
    “E tu chi sei?” domandò Inuyasha, facendo per partire all’attacco.
    “Fermati Inuyasha!” ordinò Saiko. “Non attaccarlo!”
    Il mezzo demone si fermò, guardandolo sorpreso.
    “Come sarebbe a dire?”
    “Lui… è l’Oscurità.” Rispose Shinichi, deglutendo.
    “L’Oscurità?” ripeté incredulo Narugami. “Quindi è intervenuto in prima persona… Loki, che cosa facciamo?”
    Ma il ragazzo continuò a fissare incredulo il nuovo arrivato.
    “Credo… che non ci resti che sperare.” rispose infine. “La senti anche tu, no? Emana pura energia, e per nulla positiva.”
    “Non possiamo di certo arrenderci come se nulla fosse!” esclamò Elsa, brandendo la spada.
    “Non è un avversario alla nostra portata, nemmeno unendo le nostre forze!” replicò Ichigo, chiudendo le mani a pugno per la rabbia. “Anche Hikari e Dark hanno avuto difficoltà contro di lui!”
    “Precisamente, custodi e guardiani.” Rispose l’Oscurità, per poi stendere un braccio verso di loro, spalancando la mano. “E ora, mi farete il piacere di raggiungere nell’oblio il vostro amico Justin.”
    Non appena ebbe detto ciò, creò in un instante un raggio d’energia oscura che li investì in pieno, facendoli volare tutti contro gli edifici vicini, e spazzandone via altri.
    “Umpf. A quanto pare, non sono stato sufficientemente veloce. Sei riuscito ad attutire il mio attacco…” fece l’incarnazione dell’oscurità, rivolgendosi a qualcuno.
    “A-Attutito?” ripeté Narugami, riemergendo da una casa. “Per fortuna che non c’era nessuno in questa casa, altrimenti ci sarebbe stata una strage.”
    “Ho fatto andare via tutti gli abitanti di questo quartiere facendo inoltrare un falso allarme bomba.” spiegò Loki, che era finito poco lontano da lui. “Ma di certo non credevo che sarebbe successo qualcosa di decisamente più grave di quanto avevo programmato…”
    “L’hai detto… Anche noi temevamo l’arrivo di questo giorno… una delle tre entità si è presentata di persona. Credo che per noi sia finita…”
    “Vi sbagliate.” Disse una voce alle loro spalle, poco prima che un’aurea verde ricoprisse loro e tutti gli altri custodi e guardiani.
    “E su due punti.” Continuò Hikari, superandoli. “Non solo per voi non è finita, ma stasera ci sono ben due entità superiori presenti.”
    “Due?” ripeté Loki.
    “Dark.” Rispose Sora, raggiungendo assieme a Riku e Kairi Hikari. “Non è vero?”
    Hikari annuì, sorridendo ai loro sguardi sorpresi nel vederla con il suo nuovo look.
    “Proprio così!” esclamò Black Star, mentre lui, Tsuna, Edward, Marco e Pan li raggiungevano.
    “Ma che cosa ti è successo?” chiese Kairi, trovando il coraggio di fare quella domanda.
    La custode dell’Equilibrio creò una sfera per metà di luce e per metà d’oscurità, per poi guardare la sorella.
    “Diciamo solo che… non sono più una custode della Luce.” Rispose infine.
    “Esattamente.” Disse la voce dell’unico che mancava ancora all’appello, mentre da dietro una delle case rimaste in piedi, sbucava Dark.
    “Hikari è la mia nuova custode.” Continuò, dirigendosi verso l’Oscurità e fermandosi di fronte a lui.
    “Una cosa per cui non ti perdonerò mai.” Disse lui.
    “Sai bene che non me ne pento… padre.” Rispose Dark, aspro.
    “Padre?” ripeté Loki. “Vuol dire che quel ragazzo…”
    “Sì. È l’Equilibrio. La seconda delle tre entità superiori.” Replicò Hikari, evocando Balance e raggiungendo il compagno.
    “Ma com’è successo?” chiese Riku, ancora incredulo.
    “L’Oscurità aveva eliminato Hikari.” Rispose Shinichi, raggiungendoli insieme agli altri custodi, mentre i Guardiani rimasero al loro posto, a fissare Dark e Hikari. “Ma Dark l’ha riportata indietro, come custode dell’Equilibrio.”
    “Pazzesco… quindi sono veramente oltre la nostra immaginazione.” fece Loki, riprendendo di colpo le sue sembianze di bambino.
    “Ehi, è questo che significa?!” esclamò arrabbiato.
    “Probabilmente Odino non ritiene più necessario che tu combatta.” Rispose sorridendo Narugami, per poi farsi serio e voltando anche lui lo sguardo verso Dark, Hikari e l’Oscurità.
    “Così… osate affrontarmi di nuovo.” Ringhiò quest’ultimo.
    “E continueremo ad osare fino a quando non ti avremo sconfitto.” Replicò Dark, puntandogli contro il Keyblade insieme a Hikari.
    “O fino a quando non sarete voi due a sparire.”
    “Non succederà.”
    “Lo stesso vale per me.”
    Senza alcun preavviso, i tre lanciarono in contemporanea due sfere di luce e una d’oscurità, che si scontrarono a mezz’aria, rimanendo sospese nel vuoto.
    “Non speriate di potercela fare. Anche se doveste attaccarmi tutti insieme, non riuscirete a sconfiggermi!” urlò l’Oscurità.
    “E se intervenissi io?” chiese una voce, mentre i tre attacchi svanivano nel nulla.
    L’Oscurità spalancò gli occhi, come molti custodi, che avevano riconosciuto immediatamente quella voce.
    Le tenebre della notte scomparvero, dissolvendosi in una fortissima luce proveniente da un punto preciso del cielo.
    Lentamente, con gli sguardi di tutti su di sé, una donna dai capelli dorati, avvolta da una tunica bianca e con gli occhi chiusi, atterrò lentamente, mettendosi in mezzo tra Dark e l’Oscurità.
    “Tu!” urlò lui con rabbia. “Come osi farti vedere?!”
    Luce aprì lentamente gli occhi.
    “Sono qui per fermarti. Non ho intenzione di far combattere adesso nostro figlio.” Rispose pacatamente.
    “Tutte e tre le entità… riunite nello stesso posto…” commentò Marco, incredulo come tutti gli altri.
    “Non credevo sarebbe successo davvero...” fece Sora.
    “E credi che te lo lascerò fare?!” sbraitò l’Oscurità, creando una sfera nera che scagliò contro Lucis, la quale alzò una mano per dissolverla.
    “Ci scontriamo da tempi immemori. Sai bene che nessuno di noi può avere la meglio sull’altro.” Fece lei, per poi girarsi verso Dark.
    “Figlio mio, lo tratterò io. Tu porta con te i tuoi prescelti e porta a compimento ciò che hai progettato. È già tutto pronto. Hikari, aiutalo in questo suo compito, per piacere.”
    Dark e Hikari la guardarono per qualche secondo, per poi annuire e correre verso gli altri.
    “Non te lo permetterò!” disse l’Oscurità, facendo per corrergli dietro.
    Ma Lucis lo fermò.
    “Tu non farai nulla… Nigrae.”
    L’Oscurità spalancò gli occhi.
    “Osi chiamarmi con il mio vero nome?”
    “Oso. E ora farò in modo che tu rimanga per un po’ al tuo posto.”
    “E come speri di fare?”
    Per tutta risposta, la luce attorno a Lucis aumentò ulteriormente.
    “Distruggerò il tuo corpo, in modo che tu non possa uscire dal tuo regno finché non ne creerai uno nuovo. E so che ti ci vorrà del tempo.”
    “Non ci riuscirai.”
    Lucis alzò le mani, tra le quali cominciò a crearsi una sfera di luce.
    “Miei custodi! Guardiani!” urlò, senza girarsi. “Vi mostrerò il vero potere della luce. Sarà questo quello che dovrete usare nella Guerra che vi attende!”
    Dark fissò suo madre, per poi creare due varchi.
    “Sora, Riku, Kairi, Tsuna, Marco, Black Star, Edward, Pan, Saiko, Conan, Ran, Ichigo, Asuka, Shinji, Inuyasha!” chiamò. “Voi dovrete venire con me e Hikari. Vi spiegheremo tutto a tempo debito. Tutti gli altri… aspettateci sulla Terra. Continuate ad allenarvi e preparatevi per la guerra! Ci rivedremo in quell’occasione.”
    Tutti annuirono, per poi attraversare il varco al loro fianco, mentre i custodi e i due guardiani, seguiti da Happy, attraversarono l’altro, che si richiuse dietro di loro.
    “Gin, Light, Vodka.” Disse l’Oscurità. “Potete andare anche voi. Riferite agli altri di ostacolare il gruppo di Dark in tutti i modi possibili. Degli altri non m’interessa nulla.”
    Gin si trattenne dal mostrare il suo disappunto per essere costretto a obbedire e annuì.
    “Va bene.” Rispose, prima di sparire con gli altri due in un varco oscuro.
    “Non riusciranno a fermare Dark, e lo sai.”
    “Dark no, ma gli altri sì. E comunque, prima che tu mi colpisca, sappi che la mia vendetta sarà atroce. Non ti perdonerò questa tua intromissione. Il mio nuovo corpo sarà molto più forte di questo, e nessuno riuscirà a colpirlo, nemmeno tu.”
    “Questo lo vedremo. Per il momento… sparisci.”
    Detto ciò, scagliò contro l’Oscurità la magia di luce.
    Nigrae non fece nulla e aspettò che lo raggiungesse.
    Ma pochi instanti prima di essere raggiunto e disintegrato, l’incarnazione delle tenebre si concesse un sorriso.
    ‘Tu non hai la più pallida idea… delle conseguenze di questo tuo gesto.’
    Pensò divertito, mentre il suo corpo veniva cancellato.

    Loki e Narugami si coprirono gli occhi, mentre l’onda di luce stava per raggiungerli.
    “Presto, dateci la mano!” dissero insieme due voci.
    Le due divinità si girarono, ritrovandosi due mani tese verso di loro.
    I volti dei proprietari erano coperti dalla fortissima luce, ma i due non aspettarono un secondo, afferrando le mani e scomparendo tutti e quattro, mentre la luce copriva ogni cosa come una gigantesca onda marina. 



    Equilibrio – Saga della verità – Fine

  2. .
    E finalmente eccomi con il nuovo capitolo!
    Che dire... ormai la fine di questa saga è alle porte, e di conseguenza gli ultimi due capitoli (questo e il prossimo XD) saranno più corti del solito.
    Ma tranquilli, non per questo saranno inferiori! Anzi, diciamo che sono decisamente importanti, entrambi.
    Però non voglio anticiparvi troppo, perciò... Buona lettura a tutti!

    Capitolo 70: Il grande potere! Sono pronto a tutto! - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… un’altra noiosa città…” si lamentò Ryo, sospirando.
    “Beh, meglio una noiosa città piuttosto che un attacco di Heartless, no?” fece Justin, sorridendo.
    “Su questo concordo.” Disse Koji. “Tuttavia, dubito che questa sia una città noiosa.”
    “E che cosa te lo fa pensare?” domandò il tamer.
    “Semplice: osservate i palazzi. Molti hanno segni di bruciature, senza contare che ci sono parecchi cantieri, direi troppi…”
    “Hai ragione, forse c’è stata un’esplosione… Dite che potrebbero essere stati gli Heartless?”
    “Possibile, però cerchiamo di non scendere a conclusioni affrettate. Potrebbe essere stato anche un semplice incidente di qualche tipo.”
    I tre custodi continuarono la loro camminata, con gli occhi di qualcuno puntati alla schiena: un ragazzo dagli strani abiti e il capo coperto da un cappello nero, con accanto una scimmia gigante in armatura, sedeva a una panchina con un sorriso compiaciuto ad allungargli le labbra.
    “Interessante. Così, anche loro hanno fatto la loro apparizione…” disse, alzandosi in piedi. “Tuttavia, uno in particolare, sembra avere qualcosa che mi potrebbe tornare assai utile…”
    La scimmia si girò verso di lui, guardandolo incuriosita.
    “Andiamo Sally.” Sentenziò il ragazzo, girandosi e allontanandosi, venendo seguito dall’animale.
    “Uff…” fece Ryo, lasciandosi cadere su dei gradini. “Niente di niente. Tranne quei particolari che ci hai fatto vedere prima, direi che è una normalissima città.”
    “Meglio così.” Disse Justin, togliendosi il morpher dal polso, lasciandolo libero.
    “Come mai lo tieni ancora?” chiese Koji.
    “Beh, sono ancora un ranger, sebbene sia anche un custode. Me ne sono andato quando ho visto che la situazione si faceva pericolosa, ma Zordon ha insistito perché continuassi a tenere io il morpher. Ha detto che ne avrebbe creato un altro per il mio successore.”
    “Capisco… Proprio un eroe tuttofare, eh?” fece Ryo, sorridendo. “A quanto pare, io sono stato l’unico eroe a essere stato trattato male…”
    “Non dire così. Da quel che ho visto, era il contrario.” Replicò Koji.
    Ma il tamer scosse la testa.
    “Non sto dicendo che non tenessero a me, ma non potrò dimenticare certi comportamenti avuti nei miei confronti…”
    “Vedrai che quando la guerra sarà finita, potrai chiarire tutto quanto.” Disse Justin.
    “Già… lo spero.”
    Ma prima che potessero continuare, una serie di proiettili superò i custodi, esplodendo dietro di loro.
    “Che cosa-” fece Koji, girandosi.
    Di fronte a loro c’era una decina di esseri dalla forma umana, sebbene totalmente coperti da una strana armatura integrale.
    Dietro di loro invece si ergeva un altro essere, completamente rosso, simile a un mostro, che aveva due fucili al posto degli arti superiori.
    “Arrendetevi, umani!” esclamò quest’ultimo. “E sottomettetevi al grande impero di Zangyack!”
    I tre custodi lo osservarono per qualche secondo, per poi girarsi come se niente fosse.
    “Sì, certo, come no.” rispose ironicamente Ryo, sbuffando.
    “Cosa facciamo? Non sono Heartless o Nessuno… e nemmeno custodi oscuri…” fece Koji.
    “Uhm… Sentite ragazzi… vi spiace se mi diverto un pochino?” chiese Justin, rimettendosi il morpher.
    Gli altri due lo guardarono per qualche instante.
    “Fa come ti pare. Ormai il tabù è stato cancellato e se non usi i tuoi poteri da custode, non credo ci siano problemi…”
    “Per me vale lo stesso discorso.” Fece Koji. “Allora te ne occupi tu?”
    “Certo! Ci metterò giusto qualche minuto.”
    Detto ciò, il ragazzo si girò verso i mostri, sorridendo.
    “Oh, almeno tu hai deciso di arrenderti, eh? Sei un umano intelligente!” esclamò il mostro.
    “Arrendermi? Oh, no di certo… Solo, ho intenzione di darvi una piccola lezione…”
    Mentre diceva ciò, fece apparire nella mano destra una chiave, che inserì subito nel morpher.
    Justin s’illuminò di blu, mentre la sua altezza aumentò immediatamente.
    Pochi secondi dopo, il Blue Ranger era di fronte ai suoi avversari, con un fucile stretto in mano e la canna appoggiata alla spalla.
    “Su, chi di voi si fa sotto per primo?” chiese Justin, intimandoli ad avvicinarsi con la mano libera.
    Ma con sua sorpresa, i mostri lo stavano osservando spaventati.
    “Un pirata?!” esclamò quello più grande. “Non mi risultava che avessero un bambino nel loro gruppo!”
    “Ehi, a chi hai dato del pirata?” replicò offeso Justin. “Sono un Power Ranger, uno dei protettori della giustizia. Non mi abbassò di certo al livello di un pirata!”
    “Power Ranger? Mai sentito prima! E comunque, devi essere per forza un pirata! Solo loro possono usare quei ridicoli costumi.”
    Sentendo ciò, Justin e gli altri due custodi rimasero interdetti.
    “Come scusa? Mi stai dicendo che hai già visto qualcuno vestito come me?” domandò il ranger.
    “Beh, non di persona, però sono ricercati su vari mondi!”
    “Ricercati?”
    “Certo, sono i pirati che agiscono contro l’Impero! Vuoi forse farmi credere di non avere nulla a che fare con loro?”
    “Questa sì che è una situazione curiosa…” fece Ryo, poco prima che un’ombra lo coprisse.
    “Uh? E ora che cosa-?” iniziò a chiedere Koji, alzando lo sguardo e interrompendo la sua domanda.
    Sopra di loro era apparso un galeone rosso, con una bandiera pirata, che sventolava alta sul pennone ma che al posto delle due consuete ossa incrociate presentava due sciabole con una chiave nel mezzo a dividerle.
    La nave si fermò sopra di loro e da una botola uscirono cinque corde, che si fermarono a pochi metri da Justin.
    Subito dopo, tramite le funi scesero cinque ragazzi, dagli evidenti tratti orientali, tutti con in mano una sciabola e una pistola.
    “Ancora Zangyack, eh?” fece quello al centro del gruppo, che indossava una giacca rossa e guardava divertito il gruppo di mostri di fronte a sé.
    “Marvelous, credo abbiamo un altro tipo di problema.” Disse un altro ragazzo, dalla giacca blu, indicando con la spada Justin.
    “Non è possibile!” esclamò una ragazza vestita di giallo, per poi tirare fuori una miniatura del Blue Ranger. “Vedete? Abbiamo noi la Ranger Key del Blue Racer!”
    “Sarebbe ‘Blue Ranger’ a dir la verità.” Precisò Justin punto nel vivo, guardando sorpreso il gruppo appena arrivato. “E voi come fate da avere una mia copia giocattolo?”
    “Blue Ranger?” ripeté un altro ragazzo dai disordinati capelli biondi, tirando fuori un libro e cominciando a sfogliarlo velocemente. “Strano… Non c’è nessun Blue Ranger…”
    “Che cos’è quello?!” esclamò il ranger, prendendogli a forza il libro.
    “Ehi!” fece l’altro.
    “Com’è possibile? Qui ci sono le foto di tutti i ranger, e ce ne sono parecchi che non ho mai visto prima! Anche se per fortuna sembra che non sappiate chi sono realmente..."
    “Ranger? Scusi, ma a chi si sta riferendo?” chiese l’ultima ragazza, rivolgendosi elegantemente a Justin, riprendendosi il libro.
    “A loro!” replicò il ragazzo, indicando una foto dove c’era un gruppo vestito come i Turbo Ranger.
    “Quelli sono i Carranger.” Rispose Marvelous. “Spiacente, ma ti stai confondendo. Quelli delle foto sono tutti i trentaquattro Super Sentai.”
    “Super Sentai?” domandò Ryo, raggiungendoli.
    “Mi sembra di averli già sentiti, ma non ricordo dove…” continuò Koji. “Quindi lo siete anche voi?”
    “Umpf. Non paragonarci a quegli eroi. Noi non abbiamo alcuna intenzione di proteggere questo pianeta. Siamo pirati, non poliziotti.”
    “Che cosa?!” esclamò Justin. “Allora siete voi i pirati di cui parlava quel tipo!”
    “Direi di sì. Problemi?” domandò la ragazza vestita di giallo.
    “Non provocarlo, Luka.” La ammonì il compagno in blu. “Potrebbe essere più forte di quel che sembra.”
    “Joe ha ragione. Anch’io e Don-san apparentemente siamo deboli.”
    “Io sono debole, Ahim…” fece il biondo, sospirando.
    “Ehm… scusate se v’interrompo, ma io starei aspettando…” fece il mostro, poco prima di essere raggiunto da sei proiettili laser e due piccole sfere di fuoco.
    Il mostro rimase in piedi qualche secondo, per poi cadere all’indietro ed esplodere, facendo scappare via i suoi compari.
    “E noi stiamo parlando, perciò vedi di aspettare.” Sentenziò Marvelous, abbassando la pistola assieme agli altri quattro e a Justin, mentre Ryo e Koji abbassarono le mani.
    “Wow, potete lanciare fuoco dalle mani?” esclamò Don, osservando i due custodi. “Intendo, così, con l’aspetto umano?”
    “Aspetto umano? E tu come fai a saperlo?” domandò il guerriero leggendario.
    “Beh, è ovvio. Gli umani non potrebbero farlo.”
    “Tsk. Se vi stupite per così poco, allora dovete essere facilmente impressionabili.” Fece Justin. “Ad ogni modo…” e mentre diceva ciò, alzò la pistola contro Marvelous. “Se siete pirati, siete miei nemici. Ho già avuto a che fare con una piratessa spaziale, e non intendo ripetere l’esperienza.”
    “Davvero? Strano, credevo che i ladri andassero d’accordo con i pirati… Visto che hai rubato il potere di una delle nostre chiavi.”
    “Rubato? Io non sapevo della vostra esistenza fino a pochi minuti fa, e poi non ho di certo bisogno di rubare una chiave che è stata forgiata appositamente per me!”
    “Ma davvero? E allora come mai puoi trasformarti?” domandò Joe.
    “Perché questi sono i poteri che ho ricevuto per proteggere prima il mio pianeta, e poi l’universo.”
    “Aspettate…” fece Don, mettendosi in mezzo. “Non è possibile rubare il potere delle Ranger Key. Usarlo sì, ma non rubarlo.”
    “Don-san ha ragione.” Concordò Ahim, per poi girarsi verso Justin.
    “Vi chiediamo scusa per averla aggredita in questo modo.” Disse, chinando la testa.
    Il ranger rimase spiazzato da quel comportamento.
    “Ecco… io…”
    “Cos’è? Adesso ti comporti come un ragazzino imbarazzato?” Fece Marvelous, mettendo via le armi, imitato dagli altri.
    “Beh, in realtà…” cominciò Justin, illuminandosi e tornando come prima. “Lo sono…”
    Per la prima volta, il gruppo di pirati si sorprese realmente.
    “Un bambino?!” esclamò sorpreso Don.
    “Ehi, non ditemi che avete già finito!!!” urlò una voce, poco prima che un altro ragazzo dai capelli biondi scuri li raggiungesse di corsa, con diversi sacchetti di alimentari in mano.
    “Allora, dov’è Zangyack?” esclamò, appoggiando a terra i sacchetti e alzando i pugni in gesto di sfida.
    “È scappato.” fece Luka. “Però arrivi proprio al momento giusto, Gai.”
    “Uh? Davvero?”
    “Già… Tu che sei il più grande esperto, hai mai visto questo moccioso?” continuò, prendendo per le spalle Justin e spingendolo di fronte al nuovo arrivato.
    Il ragazzo si avvicinò a Justin, squadrandolo attentamente.
    “No, mai visto prima. Perché?” disse infine, girandosi verso gli altri.
    “Perché si è trasformato in un Sentai. Senza usare alcuna Ranger Key.”
    “Oh, capisco…” commentò Gai, girandosi come se niente fosse.
    “Che cos’hai detto?!” urlò all’improvviso, guardando Marvelous.
    “In Blue Racer, per essere precisi.” Disse Don.
    “Impossibile! Ricordo bene il suo aspetto, e oltretutto sono passati troppi anni perché possa essere lui! Aveva diciotto anni quando ha combattuto per salvare la terra!”
    “Scusa, ma non so di cosa tu stia parlando… Sono passati solo pochi mesi da quando me ne sono andato… E comunque, temo di essermi dimenticato di un particolare…” fece Justin.
    “Ovvero?”
    “Ovvero che non siamo di questo mondo.” Rispose Koji. “E ovviamente, del fatto che ci stiamo preparando alla più grande guerra dell’universo.”
    Sentendo ciò, i sei pirati li squadrarono meglio.
    “Ci state forse dicendo che voi mocciosi siete…” cominciò Joe, poco prima di ritrovarsi il Keyblade di Ryo puntato al collo.
    “Chiamaci ancora mocciosi, e ti dimostrerò che cos’è in grado di fare una persona che ha viaggiato tra dimensioni e tempi.”
    “Oh, dunque abbiamo a che fare con i famosi custodi… Mi stavo appunto chiedendo se ci sarebbe mai capitato di incontrarli.” fece Marvelous, per poi prendere una specie di cellulare dalla tasca, digitando dei numeri.
    Immediatamente, il galeone sopra di loro cominciò a scendere di quota, fino ad atterrare al loro fianco, provocando una piccola scossa tellurica.
    “Credo sia meglio parlare al coperto. Zangyack potrebbe ascoltarci se rimaniamo qui, e a meno che non vogliate finire anche voi ricercati, vi conviene non esporvi troppo.”
    Justin guardò il gruppo con diffidenza.
    “Perché dovremmo fidarci di voi, pirati?” chiese.
    “Beh, semplice… Perché tra i cattivi, siamo i più buoni. Zangyack non ci penserebbe due volte a eliminarvi.” Rispose Luka.
    “O a rendervi suoi burattini.” fece Joe, senza girarsi verso i custodi.
    “Dovrebbero prima riuscire ad avvicinarci. E poi, meglio per loro che non stuzzichino troppo noi custodi. Dalla nostra parte ne abbiamo uno che non conosce mezze misure… Questo Impero sarebbe annientato in pochi minuti, se non secondi.”
    “Addirittura? Chi avete come alleato, un distruttore di mondi?” fece Marvelous ghignando, per poi zittirsi vedendo Ahim che abbassava lo sguardo.
    “Scusa.” Disse semplicemente.
    “Beh, noi non c’eravamo, ma pare che abbia creato e poi distrutto un mondo, ovviamente disabitato.” Fece Justin. “Ed io ho visto cos’è in grado di fare… e cos’ha passato.”
    “Eh?!” esclamò Gai, spalancando gli occhi. “Dovete portarlo qui! Se elimina Zangyack, salverà centinaia di pianeti!”
    “In effetti, se è veramente così potente, mentre lui si occupa dell’Impero, noi potremmo ottenere il tesoro più grande dell’universo. Ormai ci manca veramente poco.”
    “Il tesoro più grande dell’universo?” ripeté Ryo.
    “Venite dentro. Se voi ci spiegherete tutto, noi risponderemo alle vostre domande.” Fece Joe, entrando nella nave seguito dagli altri pirati.
    “Non mi fido.” Ribadì Justin.
    “Nemmeno noi, ma vediamo di scoprire qualcosa in più. E poi è vero: tra i due, loro mi sembrano i meno pericolosi.”
    “E va bene, ma al primo segnale di ostilità, attaccherò. Divatox è ancora troppo viva nei miei ricordi per dimenticarla così facilmente.” 
    “Dunque è così che stanno le cose…” fece Marvelous, seduto su una poltrona al centro della stanza, la quale era composta da uno schermo piatto sul muro di fronte al capitano, un tavolo e un divano, lasciando comunque parecchio spazio libero.
    Sullo schienale della poltrona invece vi era appollaiato uno strano pappagallo robotico, che continuava a fissare i tre custodi.
    “Non pensavo che l’universo fosse in un simile pericolo…” disse Ahim, mentre offriva a tutti una tazza di tè.
    “E la cosa peggiore è che voi custodi lavorate gratis. Come fate? Insomma, rischiare la vita senza avere nulla in cambio…” aggiunse Luka.
    “Sono cose che voi pirati non potete capire.” Replicò gelido Justin. “Noi rischiamo la nostra vita per salvare quella degli altri!”
    “Esatto! È proprio così che parla un Super Sentai!” esclamò Gai, indicando il ragazzino.
    “Però lui dice di essere un Power Ranger. E in più, non ha bisogno di questa per trasformarsi.” Disse Don, mostrando nuovamente la miniatura del Blue Ranger.
    “Non ho ancora capito che cos’è quella specie di giocattolo. A cosa vi serve?”
    “Ci serve… per arrivare al tesoro più grande dell’universo.” Rispose Marvelous, prendendo un baule vicino a lui e aprendolo.
    Al suo interno c’erano centinaia di miniature di Power Rangers, tutte diverse tra di loro.
    “Che cosa…?”
    “Ma quanti sono?!”
    “Più di duecento. Sono tutti i Super Sentai che hanno combattuto per questo pianeta, e che hanno perso i loro poteri tre anni fa, affrontando Zangyack.” Rispose Luka.
    “C-Che cosa?!” esclamarono increduli i tre custodi.
    “Ma prima del mio gruppo, non ce ne sono stati così tanti… oltre al fatto che molti dei miei compagni hanno continuato la loro opera, anche se con poteri diversi.”
    “In pratica erano riutilizzati? E dei loro precedenti poteri che cosa ne è stato?”
    “Solitamente, Zordon creava nuovi poteri dopo che quelli precedenti erano stati distrutti o si erano rivelati insufficienti contro il nemico.” rispose Justin.
    “Zordon?” ripeté Gai. “Non l’ho mai sentito nominare…”
    “È la fonte dei nostri poteri.”
    “Ad ogni modo…” lo interruppe Marvelous, richiudendo il baule. “Devi consegnarci il tuo grande potere.”
    Justin lo guardò con aria interrogativa.
    “Il mio che cosa?” chiese.
    “Non vorrai farci credere che non sai neppure che cos’è, vero?” fece Luka.
    “Ma è così. Non ho mai sentito parlare di questo grande potere.”
    “Il potere che ti permette di trasformarti. In pratica, devi autorizzarci a usare il tuo potere.”
    “Che cosa?!” urlò Justin, saltando in piedi. “Ve lo potete scordare!”
    “Concordo con Justin.” Disse Koji. “Non può cedervi un potere che sicuramente gli tornerà utile nella guerra.”
    “Sentite, a noi non importa nulla di questa guerra.” Replicò il capitano. “Noi vogliamo solo quel tesoro. E quel tesoro è composto dai grandi poteri di tutti i Super Sentai, e dato che quel moccioso è un loro doppione, avremmo un potere in più!”
    “Non vi cederò i miei poteri di Power Rangers!” ripeté Justin . “E tanto meno vi darò l’autorizzazione a usarli! Non ho intenzione di aiutare dei pirati!”
    “Ehi, ehi, calmatevi!” si mise in mezzo Gai.
    “Tu sta zitto!” gli urlarono insieme Justin e Marvelous.
    “Credo ci sia solo un modo per risolvere la questione.” fece il capitano, puntando la spada contro Justin.
    “Temo anch’io.”
    “Marvelous-san, sai che non puoi ottenere il suo grande potere in questo modo!” esclamò Don.
    “Umpf. Se questo ragazzino non ce lo vuole dare di sua spontanea volontà, allora prenderemo il suo potere con la forza.”
    “Sapevo che non ci si può fidare dei pirati…” fece Justin, evocando la sua chiave e infilandola nel morpher, lasciando così il posto al Blue Ranger.
    “Credi davvero di potermi tenere testa? Sono il ricercato numero uno dell’Impero… E non lo sono per niente!” replicò il capitano.
    “Ho incontrato molti che si vantavano di essere i numeri uno in qualcosa e tutti loro sono finiti in mille pezzi.” disse Justin, facendo apparire anche lui una spada, insieme al Keyblade.
    Prima che qualcuno potesse fermarli, i due partirono all’attacco.
    Marvelous parò senza troppe difficoltà il doppio affondo di Justin, che saltò subito all’indietro, creando una sfera di tuono che lanciò contro l’avversario, colpendolo in pieno e spedendolo contro un muro, che crollò a causa del colpo.
    “Marvelous!” urlarono gli altri pirati, impugnando subito le loro spade.
    “No!” ordinò il capitano, rialzandosi e sorridendo. “Questa è una sfida che porterò a termine da solo. Sei più forte di quel che sembri, ragazzo.”
    “Non ho passato giorni ad allenarmi contro esseri di tutti i tipi per niente!”
    “Ehi, potrei offendermi.” Fece Koji. “Se non fosse per me, non saresti così bravo con la spada.”
    “Sei uno spadaccino?” chiese Joe, squadrandolo.
    “Non in questo momento. Preferisco tenere le mie carte segrete finché possibile.”
    “Ne devo dedure che sei forte?”
    “Sono considerato uno dei migliori.” Ghignò Koji.
    “Abbiamo fatto l’errore di sottovalutarvi per via del vostro aspetto, ma rimedierò subito a questa svista!” esclamò Marvelous, prendendo dalla tasca la miniatura di un Red Ranger e infilandola come una chiave nel suo cellulare.
    Pochi secondi dopo, al suo posto era apparso un Red Ranger, che aveva mantenuto la sciabola in mano.
    “Ora facciamo sul serio.”
    “Mi hai tolto le parole di bocca.”
    I due partirono nuovamente all’attacco, facendo scontrare le loro lame.
    “Direi di cambiare tattica.” Fece Marvelous, evocando anche la pistola, che puntò subito contro Justin, che per tutta risposta gli puntò contro il Keyblade.
    In contemporanea, un proiettile laser e una sfera di fuoco si scontrarono, sbalzando entrambi ai lati della stanza.
    I due non appena colpito il muro s’illuminarono, tornando nuovamente normali, mentre le loro armi scomparvero.
    “Ugh…” fece Justin, rialzandosi. “Non male… Decisamente non male… ormai credevo che nessun pirata potesse più tenermi testa…”
    “Umpf. Non hai ancora visto nulla…” replicò il capitano, imitandolo. “Ho ancora… molti poteri dalla mia parte…”
    “Adesso basta!” si mise in mezzo Ahim, alzando le mani per fermare i due. “Non potete combattere così, per niente!”
    “Per niente? Volete portarmi via i miei poteri ed io dovrei lasciarvelo fare?” esclamò Justin, evocando il Keyblade.
    Ma Ryo gli mise una mano sulla spalla per calmarlo.
    “Direi che hai dimostrato di essere alla sua altezza. Sono sicuro che ora potrete trovare una via di mezzo che vada bene a entrambi.”
    Il custode stava per rispondere, quando la loro attenzione fu attirata dal pappagallo meccanico, che cominciò a volare per la sala.
    “Che cosa succede, Navi?” chiese Don.
    “Sta arrivando.” rispose il robot, per poi cominciare a volare sempre più velocemente.
    “Let’s Navigate!” urlò, prima di andare a sbattere con la testa sul soffitto.
    “Il più grande potere si scontrerà con il corrotto. Fate attenzione alla fine.” Disse, cadendo lentamente a terra, per poi scuotere la testa. “Ecco fatto!”
    “E questa che razza di profezia sarebbe?” chiese Marvelous.
    “E cosa intendi dire con ‘il più grande potere’?” aggiunse Luka.
    “Il più grande potere…” ripeté Koji. “Che si riferisca a Dark?”
    “Dark?” fece il capitano. “E chi sarebbe?”
    “Quel custode di cui vi parlavamo prima… Il detentore della luce e dell’oscurità…”
    “Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Gai. “Voi custodi che volete salvare l’universo non dovreste essere solo della luce?!”
    “Dark è un caso particolare.” Rispose Justin. “Lui è il custode dell’Equilibrio, è in grado di usare sia la luce che l’oscurità, ma per nostra fortuna combatte per la luce.”
    “Inoltre, le tenebre non sempre corrispondono al male. Mio fratello possedeva i poteri dell’oscurità, ma era in grado di usarli per combattere il male.” Aggiunse Koji.
    “Avete un amico pericoloso, a quanto pare.”
    “Già… anche se quando l’ho incontrato la prima volta, non era proprio in forma… Una sua compagna di viaggio a momenti eliminava i miei amici solo perché erano andati a controllare la loro nave spaziale per sapere chi c’era all’interno.”
    “Se ho ben capito, voi custodi ruotate attorno alla figura di questo Dark, esatto?” domandò Joe.
    “Sì, direi che possiamo definirlo il nostro capo. Anche se lui è un tipo che preferisce agire da solo.” rispose Ryo.
    “Se arrivasse qui, di certo non avrebbe difficoltà a tenere testa da solo al vostro caro Zangyack.”
    “Se arrivasse qui, sarebbe solo perché ci sarebbe una minaccia ancora più grave.”
    “Una minaccia più grave di Zangyack? Mi è difficile anche solo immaginarla…” fece Don.
    “Ad ogni modo, sembra che quel potere per te sia veramente importante.” Disse Marvelous a Justin. “Temo proprio che dovrò rinunciarci, e poi, sarebbe troppo comodo imbrogliare per arrivare al tesoro.”
    “Questa però…” fece una voce che riecheggiò nella nave. “È solo una tua opinione, Marve-chan.”
    Immediatamente, la nave fu colpita da qualcosa, che la fece tremare e fece cadere a terra tutti quanti.
    “Che cosa…?” fece Justin, per poi girarsi verso le scale che portavano in quella stanza.
    Una persona, armata con una pistola simile a quella dei pirati, uscì dal bivio e prese le scale per giungere fino a loro, camminando lentamente e misurando ogni passo, in modo tale che il loro suono echeggiasse tra le pareti del galeone. Quando raggiunse l’uscio della stanza, lo sconosciuto mostrò la sua figura avvolta in abiti tipici da pirati, dal cappello agli stivali, fatta eccezione per il lungo cappotto di raso rosso e per il boa di piume bianche che teneva sulle spalle.
    “E tu… chi sei…?” fece Ryo, rialzandosi.
    Il nuovo arrivato si girò verso di lui, sorridendo.
    “Sono solo un pirata, e sono venuto qui a prendermi il mio tesoro.” Si limitò a rispondere.
    “Basco…” lo chiamò Marvelous, rialzandosi anche lui ed evocando la sciabola. “Come osi attaccare e intrufolarti nella mia nave?”
    “La tua nave? Marve-chan, ti ho già detto che tutto questo sarebbe dovuto essere mio… è stato solo il sacrificio di Aka Red a salvarti, e lo sai.” Disse il nuovo giunto come se niente fosse, mentre si avvicinava ai tre custodi. “Tuttavia, credo proprio che potrei lasciarti quel tesoro… Dato che questi ragazzi sono stati così gentili da portarmene uno ben maggiore.”
    “Che cosa vuoi dire?” chiese Koji, evocando assieme agli altri due il Keyblade.
    “Oh, vedo che siete agguerriti… Bene, sarà più divertente! Tuttavia, voi due non mi interessate, io voglio il tuo potere, Blue Racer.” Continuò Basco, indicando Justin.
    “Non capisco proprio come mai il mio potere interessi così tanto a voi pirati, ma non te lo cederò di certo senza combattere!”
    “Tu dici?” chiese lui, tirando fuori una strana tromba che aveva nascosta all’interno del cappotto rosso: a differenza di una tromba normale, questa aveva cinque pistoni sulla cui cima erano presenti le serrature per le Ranger Key. “Vediamo se funziona anche con te.”
    Senza che nessuno riuscisse a fermarlo, Basco cominciò a suonare.
    Justin cacciò subito un urlo, per poi cadere a terra in ginocchio, mentre attorno a lui appariva un’aura blu, che cominciò a volare verso lo strumento musicale, che lentamente la assorbiva.
    “Dobbiamo bloccarlo!” esclamò Gai. “O ruberà tutti i poteri del vostro amico!”
    “Non c’è bisogno di dirlo!” rispose Koji, mentre attorno alla sua mano destra appariva un cerchio azzurro.
    “Spirit Evolution!” urlò, venendo completamente circondato da un uovo azzurro composto da dati, sotto lo sguardo sorpreso dei pirati e di Basco.
    Pochi secondi dopo, al suo posto apparve un lupo umanoide con addosso un’armatura, il quale aveva in mano una spada laser e il Keyblade.
    “Vediamo di intervenire anche noi…” fece Ryo, puntando il Keyblade di fronte a sé.
    Dal nulla apparve la sagoma di un piccolo drago viola, che si girò sorridendo verso Ryo, dopodiché svanì in una sfera di luce e volò verso il Tamer, che per tutta risposta tirò fuori dalla tasca il suo Digivice.
    “Matrix Evolution!” urlò, scomponendosi in dati, che si riconfigurarono pochi secondi dopo, lasciando il posto a un guerriero in armatura, anche lui con in mano il Keyblade.
    “Quello è il loro vero aspetto?” esclamò Don. “Incredibile…”
    Tuttavia Basco si limitò a sorridere, senza smettere di suonare.
    Con un gesto della mano libera, una scimmia in armatura apparve dietro di lui, aprendo subito uno sportello che aveva in prossimità della pancia.
    Immediatamente, ne uscì una luce rossa, trasformandosi nel mostro che avevano sconfitto quando avevano incontrato i pirati.
    “Maledetto… Non vuole interferenze.” Disse Marvelous, mentre lui e gli altri cinque prendevano in mano le loro Ranger Key, inserendole nei loro cellulari, trasformandosi subito.
    “Gokai Blue.” Disse Joe.
    “Gokai Yellow!” aggiunse Luka.
    “Gokai Green!” esclamò Don.
    “Gokai Pink.” Fece Ahim.
    “Gokai… Silver!” urlò Gai, evocando al posto della sciabola un tridente.
    “Ragazzi attacchiamo!” Ordinò Marvelous, puntando sia la spada che la pistola contro il mostro.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, Justin cacciò un urlo ancora più forte, mentre l’aura aumentava d’intensità.
    “Incredibile…” mormorò a denti stretti Basco, senza smettere di suonare. “È un potere veramente enorme… Più di qualsiasi altro Sentai che abbia mai visto.”
    “Smettila immediatamente!” urlò Koji, partendo contro di lui assieme a Ryo, ma venendo intercettati dal mostro.
    “No, no, no. Non potete avvicinarvi.” Disse lui, alzando l’indice e confermando la sua negazione.
    “E tu credi davvero di poterci fermare?” chiese Ryo, creando una sfera d’energia. “Ho affrontato un nemico la cui potenza andava ben oltre la tua, e non ero ancora un custode, perciò vedi di tornare dove ti avevamo spedito prima!” urlò, scagliandogli contro la magia, disintegrando la parte superiore della creatura.
    “E ora pensiamo a-”
    “Attenzione!” urlò Koji.
    Ryo si girò giusto in tempo per evitare un calcio della parte rimanente del mostro.
    “Può ancora muoversi?!”
    “Spiacente, ma ho ottime capacità rigenerative!” rispose il mostro, mentre in un instante il suo corpo tornava come prima.
    “Questa volta Basco ha deciso di giocare pesante, eh?” fece Marvelous, preparandosi anche lui ad attaccare.
    Ma tutto a un tratto, Basco smise di suonare, mentre l’aura attorno a Justin scompariva rapidamente, lasciando cadere a terra il ragazzo, privo di sensi, mentre la sua tuta svaniva nel nulla e il morpher cadeva accanto al suo padrone, completamente bruciato.
    “Justin!” urlarono insieme gli altri due custodi, andando a soccorrerlo.
    “Un potere veramente grande…” disse il pirata, mentre da un vano della tromba tirava fuori una statuetta che rappresentava il Blue Ranger. “Direi superiore a qualsiasi altro grande potere.”
    “Che cos’hai fatto?” chiese Koji, puntandogli contro il Keyblade.
    “Ha rubato il potere del vostro amico. L’ha preso con la forza.” Rispose Luka.
    “E adesso speri di potertela cavare così facilmente?” domandò Ryo.
    “Dimenticate che il vostro amico è privo di sensi, e noi siamo in tre.”
    “Alla scimmia e a quell’altro ci pensiamo noi.” Fece Marvelous. “Però assicuratevi di non sconfiggerlo. Devo essere io a dargli il colpo di grazia.”
    “Non posso assicurartelo. Solitamente, i miei avversari vengono eliminati senza mezzi termini.” Replicò Koji, alzando la sua spada contro Basco.
    “Interessante. Allora direi di non nascondere i miei veri poteri.” Rispose lui, illuminandosi e cambiando aspetto, trasformandosi in un mostro dall’aspetto umanoide, ricoperto da un’armatura rossa.
    Koji impugnò più forte le proprie armi.
    “Ryo, occupati tu di Justin. A lui ci penso io.”
    “Sicuro di farcela?”
    “Non preoccuparti, ho affrontano un nemico che aveva acquisito un intero mondo. Questo buffone non mi fa paura!”
    “Io un buffone?” chiese Basco, mettendosi a ridere. “Lo dice un essere umano vestito da lupo mannaro?”
    “Io non lo sottovaluterei al tuo posto.” Disse una voce, mentre alle spalle del pirata si apriva un varco oscuro.
    “Quei due sono guerrieri molto famosi nel loro mondi e ora che sono custodi sono ancora più forti. Sei stato fortunato a riuscire a rubare i poteri di quel moccioso, ma con loro non avresti vita facile… di norma.”
    “Chi sei?” urlò Ryo, mentre i pirati riuscivano a colpire tutti insieme l’altro mostro, facendolo esplodere nuovamente.
    “Oh, che maleducata.” Continuò la voce, mentre dal varco usciva una figura incappucciata. “Dimenticavo che voi non mi avete ancora incontrata, dato che sono apparsa solamente durante il combattimento contro Dark e Hikari…”
    “C-Che cos’hai detto?” chiese Koji.
    “Ho detto che ho partecipato al combattimento contro l’incarnazione dell’Equilibrio e la sua prescelta, ma lasciate che mi presenti.” Continuò lei, togliendosi il cappuccio. “Sono Azuki Miho, l’ex ragazza di Saiko. Credo che voi tre lo conosciate, no?”
    “La ragazza di Saiko?” ripeté Ryo. “Com’è possibile? Ci aveva detto che era-”
    “I poteri del mio signore sono molto grandi.” Lo interruppe lei, avanzando e superando Basco, che la guardava sorpreso.
    “Il tuo signore?” chiese Marvelous. “Di chi parli?”
    “L’Oscurità.” Rispose Azuki, evocando il suo Keyblade. “L’Oscurità stessa è il mio signore!”
    Sentendo ciò, i due custodi spalancarono gli occhi.
    “L’Oscurità stessa? Che cosa vuoi dire?”
    “Oh, quindi voi ancora non lo sapete?”
    “Sapere che cosa?”
    “La battaglia tra luce e oscurità non è solo un modo di dire. Luce e Oscurità sono due esseri reali.”
    “Non dire idiozie.” Esclamò Basco. “Come possono essere reali?”
    Azuki sorrise.
    “E non è tutto. Volete sapere un’altra cosa riguardante il vostro caro Dark?” chiese, avvicinando a Koji. “Lui non è il custode dell’equilibrio. O meglio, non è un banale custode dell’equilibrio.”
    “E che cos’è allora?” fece Ryo.
    “Lui è l’Equilibrio stesso. Il figlio dell’Oscurità e della Luce.”
    Sentendo ciò, tutti i presenti sgranarono gli occhi.
    “Figlio… della Luce e dell’Oscurità?” ripeté Joe. “Com’è possibile?”
    “Ugh… Quindi Dark… non è umano?” chiese Justin, riprendendo i sensi.
    “Proprio così. È un’entità superiore a tutti voi. Così superiore da riuscire a infrangere il suo stesso limite.” Continuò Azuki. “È riuscito a far infuriare suo padre, con un gesto che non doveva osare compiere.”
    “Vuoi dire che quei due si sono incontrati?”
    “Oh, certo che si sono incontrati, e più di una volta. Al loro primo incontro, il mio signore è riuscito a controllare Dark, costringendolo a ridurre in fin di vita Hikari, rea di averlo cambiato. Poi quando si è mostrato ai futuri Master del Keyblade, rivelandosi di persona. E infine…” e qui Azuki allargò il suo sorriso. “Quando ha eliminato Hikari.”
    “Quando ha eliminato…” ripeté Koji, allargando gli occhi.
    “Oh, è stato magnifico! Dark era disperato come non l’aveva mai visto nessuno!”
    “B-Bastardi…” fece Justin, cercando di alzarsi.
    Ma qui, il sorriso di Azuki si spense.
    “Ma il mio signore l’aveva sottovalutato. Preso dalla disperazione, suo figlio ha compiuto un atto che non doveva… Ha riportato indietro Hikari, trasformandola in una custode dell’Equilibrio. E non solo, ha anche istituito un ordine parallelo ai custodi.”
    “Tutto molto interessante…” la interruppe Marvelous, puntandole contro la sua sciabola. “Ma ora sarebbe gradito che tu te ne andassi. Vorrei evitare di dover ferire una ragazza.”
    Ma non appena ebbe detto ciò, una sfera oscura lo colpì in pieno, spedendolo contro il muro della stanza.
    “Marvelous!” urlarono gli altri pirati.
    “Tu credi davvero di potermi anche solo sfiorare? Ho con me il potere dell’oscurità, non sono una ragazzina indifesa.”
    Ma questa volta si ritrovò la spada di Basco sul collo.
    “Non mi piace chi mi interrompe, sai?”
    “Davvero? Mi dispiace. Tuttavia, sono venuta qui con un compito preciso… e tu, anche se involontariamente, mi hai aiutato.”
    “Che cosa vuoi dire?” chiese il pirata, per poi spalancare di colpo gli occhi.
    Con una velocità impressionante, Azuki si era girata, evitando la spada, e aveva trafitto in pieno l’essere con il Keyblade.
    “Il potere di Justin. Se non ti spiace, lo prendo io.”
    Basco la guardò sorpreso, mentre la custode estraeva il Keyblade dal suo corpo, lasciando che indietreggiasse, portandosi la mano sopra la ferita.
    “M-Maledetta… Come hai osato?!” esclamò.
    Ma Azuki si limitò a creare una sfera nera.
    “Consegnami quella Ranger Key e ti lascerò andare via. Non ti prenderò nient’altro, ma se rifiuti, sarò costretta a eliminarti.”
    “Umpf… Solitamente… non accetterei una simile proposta… ma non ho intenzione di andarmene all’altro mondo.”
    Dicendo ciò, Basco fece scomparire la sua spada, per poi prendere la miniatura del Blue Ranger e lanciarla ad Azuki, che la prese al volo.
    “Ottima scelta.” Disse lei, mentre la scimmia del pirata raggiungeva il padrone, che nel frattempo tornò al suo aspetto umano.
    “Buona fortuna, Marve-chan. Dubito, però, che ci incontreremo di nuovo.” Disse, per poi scomparire nel nulla assieme al suo sottoposto.
    “R-Restituiscimela…” fece Justin, evocando il Keyblade e scagliandosi contro Azuki.
    “No Justin!” gli urlarono insieme Ryo e Koji.
    Ma il ragazzo non li ascoltò, preparandosi a colpire la ragazza, che però parò il fendente senza difficoltà.
    “Umpf. Tutto qui, Ranger?” lo derise, per poi scagliarlo come se niente fosse contro il muro, che cedette per la forza dell’urto, lasciando cadere il ragazzo nel vuoto.
    “Justin!” urlò Koji, cercando di raggiungerlo, ma venendo fermato da una sfera di fuoco.
    “E siamo a meno uno.” Fece Azuki. “Ora mancano solo due custodi.”
    “Tu sei… un essere spregevole!” esclamò Ahim. “Come hai potuto-”
    “Sono dalla parte dell’Oscurità. Per me non esistono cose come la pietà e simili.” Rispose lei, per poi creare un’altra sfera oscura. “E ora, vi distruggerò tutti.”
    “Non te lo permetteremo!” urlarono insieme Ryo e Koji, creando due sfere di luce, mettendosi di fronte alla custode oscura.
    “Vorreste davvero far scontrare le due forze portanti dell’universo su questa nave? Solo l’onda d’urto la distruggerà, lasciando precipitare quei sei.”
    “E allora basterà costringerti a uscire!” urlò una voce, mentre dal punto da cui era caduto Justin una luce rossa entrò nella nave, colpendo in pieno Azuki e portandola contro il muro della parte opposta, che si infranse per la forza.
    “Ma chi…” fece Ryo, uscendo subito seguito da Koji, mentre i sei pirati si limitarono ad avvicinarsi al muro danneggiato.
    Di fronte a loro c’erano sei Power Rangers, rispettivamente rosso, blu, nero, giallo, rosa e argento, tutti in piedi sopra una strana tavola da surf volante.
    Quello argentato aveva tra le braccia Justin, nuovamente privo di sensi.
    “Pare… che abbiamo fatto giusto in tempo.” Disse quello rosso.
    “I Megaranger?!” Esclamò Gai sorpreso. “Com’è possibile?!”
    “Voi chi siete?” chiese Koji.
    “Non preoccupatevi.” Rispose quello nero. “Siamo amici di Justin.”
    “E così, sono arrivati altri intrusi…” fece Azuki. “Non importa, eliminerò anche voi.”
    “Non ti sarà così facile.” Rispose la Yellow Ranger. “Non sottovalutare gli Space Rangers. Ormai è parecchio che viaggiamo tra mondi, e ne abbiamo viste di tutti i colori.”
    “N-No ragazzi…” fece Justin, aprendo gli occhi. “Non dovete affrontarla… è troppo forte per voi.”
    “Non preoccuparti Justin. Siamo in sei contro uno. Non riuscirà a resistere a lungo.” Rispose il Silver, per poi riportare il ragazzo sulla nave, lasciandolo a terra. “Tu resta qui.”
    “No… Non fatelo…”
    “Il vostro amico ha ragione.” Disse Azuki, sorridendo, creando due sfere nere. “Non ve ne andrete in maniera indolore.”
    “Non ci fai paura!” risposero i sei Rangers.
    “Lasciate che vi dimostri… il vero potere dell’oscurità.” Continuò la ragazza, mentre il cielo sopra di loro si riempiva velocemente di nuvole nere, che portarono il giorno a diventare come la notte.
    “Quella ragazza… come fa a essere così potente?” chiese Don, osservando il cambio di tempo, mentre i sei Rangers e i due custodi si preparavano ad affrontare Azuki.
    “L’oscurità…” rispose Justin. “È l’oscurità annidata nel suo cuore a renderla così.”
    “L’oscurità è veramente così potente?”
    “Azuki… Azuki in passato non era così. Saiko me l’ha raccontato: era una ragazza gentile, che non si sarebbe mai sognata di fare del male a qualcuno, ma se ora è così… significa solo che le tenebre l’hanno cambiata completamente, oltre ad averla resa una custode.”
    Ma Justin si interruppe, portandosi una mano sopra il volto per ripararsi dal vento oscuro che Azuki aveva lanciato contro i suoi avversari.
    Koji e Ryo erano riusciti a rimanere al loro posto, mentre gli altri sei erano stati allontanati di diversi metri.
    “Io…” riprese Justin, alzandosi ed evocando il Keyblade. “Io non posso rimanere qui… mentre i miei amici rischiano la vita!”
    Marvelous lo fissò, per poi sciogliere la trasformazione.
    “Dimmi…” cominciò. “Pensi davvero che tutti i pirati siano uguali?”
    Il ragazzo si voltò verso di lui.
    “Che cosa vuoi dire?” chiese, poco prima di vedere due oggetti sfrecciare verso di lui, prendendoli così al volo. “Che cosa…?”
    Ma sgranò subito gli occhi vedendo che cos’erano.
    Marvelous gli aveva appena lanciato il suo cellulare, assieme alla loro miniatura del Blue Ranger.
    “Mi piacciono le persone determinate.” Fece il pirata, sorridendo. “Il tuo potere ora è nelle mani di quella custode. Usa il nostro per affrontarla!”
    Justin lo guardò sorpreso, per poi annuire.
    Afferrò la sua miniatura, che si aprì come una chiave.
    Senza perdere un secondo, la infilò nel cellulare, venendo ricoperto da una luce blu, che lasciò il posto al Blue Ranger.
    “Credo… che voi siate pirati solo per modo di dire.” Disse, prima di volare contro Azuki.
    “Come mai gli hai dato il tuo morpher, Marvelous?” gli chiese Gai.
    “Sono solo curioso di vedere fin dove può arrivare con la sua determinazione.” Rispose il capitano, sorridendo divertito. “Ma dopo dovrò fargliela pagare: non può definirci dei falsi pirati e credere che noi staremo zitti.” 
    Azuki si voltò verso Justin, che si stava avvicinando a lei a tutta velocità, con il Keyblade pronto a colpirla.
    “Che cosa? Come fai ad avere ancora i tuoi poteri?!” esclamò sorpresa, parando in tempo l’attacco del Blue Ranger.
    “Mi dispiace per te, ma non ho intenzione di arrendermi senza combattere! Userò ogni singola goccia del mio potere per proteggere i miei amici!”
    “Molto bene allora! Dimostralo!”
    Justin non se lo fece dire due volte: fece scomparire il Keyblade, per poi aprire le mani verso di lei.
    “Mi dispiace per Saiko, ma non posso riservarti un trattamento di favore!”
    Azuki sorrise, creando l’ennesima sfera nera.
    “Non ti preoccupare, riferirò io a Saiko queste tue parole.” Lo derise.
    Tra le mani di Justin cominciò a crearsi una sfera di luce, che in pochi secondi diventò più grande di lui.
    “Non sottovalutare il potere della luce! Vinceremo noi!” urlò, scagliandogliela contro.
    “Lo vedremo!” replicò lei, rispondendo all’attacco.
    Le due sfere, nonostante le differenze di dimensioni, si scontrarono a metà del tragitto, rimanendo una contro l’altra, creando un’onda d’urto che investì tutti, allontanando il galeone e gli altri combattenti.
    “Aveva ancora così tante energie quel moccioso?!” esclamò Luka, cercando di rimanere in piedi.
    “Incredibile… I custodi sono a un simile livello? Zangyack in confronto è nulla.” Fece Joe.
    “Marvelous!” urlò Navi, volando verso il capitano.
    “Che succede, uccello?” chiese lui, guardandolo.
    “Il baule! Guarda il baule!” rispose il robot, indicando con l’ala il baule al cui interno si trovavano le Ranger Key, il quale era circondato dalla luce. 
    Azuki creò una seconda sfera, che lanciò verso l’altra per aumentarne la potenza, riuscendo così ad allontanare da lei le due magie, che si avvicinarono lentamente verso Justin.
    “È inutile!” esclamò, sorridendo. “Non sei sufficientemente potente per mantenere ancora a lungo quella sfera di luce.”
    “Non… sottovalutarmi… Sarò ancora un ragazzino, ma sono pur sempre un custode, e prima ancora un Power Ranger! Sono pronto a tutto pur di compiere il mio destino, qualunque esso sia! Se oggi sparirò per sconfiggerti, mi andrà più che bene!”
    “Sparirai, senza dubbio, ma senza riuscire a sconfiggermi.” Fece Azuki, lanciando una terza sfera, che avvicinò ulteriormente l’attacco a Justin.
    “M-Maledizione… Non posso arrendermi, non ora!” urlò lui.
    “Ben detto, ragazzo!” disse una voce dietro di lui.
    Justin da dentro il casco spalancò gli occhi, senza però riuscire a girarsi.
    “La tua forza di volontà è encomiabile. Sei disposto a tutto pur di portare a termine il tuo compito.” Fece un’altra voce.
    Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, dietro Justin cominciarono ad apparire dal nulla decine di Rangers, tutti diversi tra di loro, aumentando sempre più di numero.
    “E ora che cosa…?” fece il Silver Ranger, guardando sorpreso quello spettacolo come gli altri.
    “I Super Sentai hanno deciso di aiutare il vostro amico!” esclamò Gai, rispondendoli. “Incredibile… era successo solo una volta che tutti i loro poteri prendessero corpo per aiutare!”
    “Che diavoleria è questa?!” fece Azuki, guardando il numero di Super Sentai aumentare sempre di più.
    “Nessuna diavoleria! Solo la nostra volontà di sconfiggerti!” urlò Justin, creando una seconda sfera di luce, al cui interno confluirono tutti coloro che si trovavano dietro di lui.
    Senza perdere tempo, la scagliò subito contro le altre, che furono inglobate al suo interno, per poi proseguire contro Azuki, che rispose lanciando il Keyblade contro la magia di luce.
    Quando l’arma si scontrò con la sfera, essa esplose, investendo in pieno i due guerrieri, e scagliando lontano tutti gli altri.
    Il galeone precipitò a terra, riportando però solo qualche danno superficiale, mentre Ryo, Koji e gli altri sei Rangers si ritrovarono schiantati a terra.
    I due custodi s’illuminarono, tornando al loro aspetto umano.
    Poco lontano, Azuki precipitò a terra, rotolando per diversi metri.
    Aveva riportato diverse ferite ed era ustionata in più punti.
    Sopra di loro invece Justin era ancora in volo.
    La sua trasformazione si era sciolta, lasciando cadere a terra il morpher di Marvelous e la Ranger Key.
    “C-Ci sono… riuscito…” ansimò.
    “Non ancora…” fece Azuki, riaprendo gli occhi ed evocando il Keyblade per aiutarsi ad alzarsi.
    “Azuki… non l’hai ancora capito?” fece una voce, che risuonò nell’aria.
    “E ora chi…?” cominciò Ryo, aprendo gli occhi e guardando verso Justin, subito imitato da Koji e gli altri.
    “Per eliminare un custode…” continuò la voce, mentre un’ombra appariva alle spalle di Justin. “Bisogna colpirlo dritto al cuore.”
    Lasciando al ragazzo giusto il tempo di girarsi, l’ombra evocò un Keyblade, con il quale trafisse in pieno petto Justin, proprio in prossimità del cuore.
    I due custodi a terra, assieme ai sei Rangers spalancarono gli occhi.
    “Justin!” urlarono insieme.
    “Homunculus… come osi interferire nel mio combattimento?!” esclamò Azuki, mentre l’ombra prendeva forma.
    “Sei ancora troppo legata al tuo passato. In guerra tutto è concesso, e ora…”
    Mentre diceva ciò, creò una sfera d’oscurità, mentre Justin continuava a guardarlo incredulo, cercando di resistere al dolore, mentre il suo sangue scorreva sulla lama dell’avversario.
    “N-Non credere… che m-me ne andrò s-senza fare n-nulla…” ansimò Justin, mentre il suo Keyblade s’illuminava.
    Homunculus sorrise, incurante dell’affermazione appena sentita.
    “Bye bye, Blue Ranger.” Disse semplicemente.
    Senza che nessuno potesse impedirlo, colpì in pieno Justin con la magia oscura.
    Il Keyblade che Justin teneva in mano scivolò dalla presa delle dita, cadendo silenziosamente verso terra, per poi riempire l’inquietante silenzio creatosi con i suo ritocchi macabri, che risuonarono nel vuoto.
    Homunculus fece sparire il suo Keyblade, lasciando che il corpo di Justin seguisse il percorso della sua stessa arma.
    Tuttavia, non arrivò mai al suolo.
    Sotto gli occhi increduli di tutti, cominciò a disgregarsi come un castello di sabbia di fronte a un tornado, scomparendo nel nulla.
    Nessuna luce o altro apparve, lasciando come unico lascito del custode il suo Keyblade, che lentamente perse il suo colore, diventando completamente grigio e freddo, come una pietra silenziosa e priva di anima.
    Azuki impugnò la Ranger Key che aveva preso a Basco, giusto in tempo per vedere anch’essa frantumarsi, scomparendo nel nulla.
    “Justin!!!” urlarono i Rangers, mentre Ryo e Koji guardavano increduli il Keyblade a terra.
    “L’ha… l’ha…” balbetto il tamer, non riuscendo a elaborare ciò che aveva visto.
    “Abbiamo finito qui.” Disse Homunculus, rivolgendosi ad Azuki. “Il maestro desidera vederci.”
    Azuki lo guardò seria.
    “Non c’era bisogno di eliminarlo in quel modo! Dovevo essere io a concludere quello scontro!” esclamò, chiudendo la mano libera in un pugno.
    “Che importanza ha? È morto, questo è quello che conta.” Rispose l’altro, per poi sparire in un varco oscuro.
    “Dannato… Io questa non la considero una vittoria.”
    “Voi…” fece l’altro Blue Ranger, rialzandosi. “Come avete… osato… uccidere Justin?!” urlò, scagliandosi contro di lei.
    Ma Azuki non fece un passo e lo respinse con un’ondata d’oscurità.”
    “Prendetevela con Homunculus. Io avevo intenzione di eliminarlo in uno scontro leale. Non colpendolo a tradimento come ha fatto lui.”
    Detto ciò. La ragazza aprì anche lei un varco.
    “Aspetta.” Fece Koji, rialzandosi a fatica. “Dimmi… come ti senti… ad aver rinnegato tutti i tuoi valori?”
    Azuki si fermò, senza però girarsi.
    “Dimmi come ti sentirai quando Saiko scoprirà perché Justin è morto!” urlò. “Justin era nostro amico! Non doveva morire!”
    “Siamo in guerra. Non ditemi che non eravate preparati alla morte. E per Saiko… tu cosa ne puoi sapere?” replicò, inacidendosi. “Che cosa puoi saperne tu, di me e Saiko?”
    Sentendo ciò, Koji spalancò gli occhi, mentre la ragazza scompariva nel varco.
    Il custode cadde a terra, privo di forze.
    “Non ci credo…” fece Marvelous, uscendo dal galeone, con una mano che copriva un taglio sull’altro braccio. “Non credevo che sarebbe finita così…”
    Mentre diceva ciò, si avvicinò al Keyblade di Justin, che era caduto in prossimità della Ranger Key e del suo cellulare.
    “Era riuscito a usare i poteri di tutti i Super Sentai… E nonostante questo ha perso.” Continuò, recuperando i suoi oggetti. “Però… non credo di aver mai conosciuto un ragazzo più coraggioso di lui. Sarebbe stato senza dubbio… uno dei pirati migliori.”
    Dicendo ciò, spostò lo sguardo sul Keyblade.
    Questo improvvisamente si alzò in volo, rimanendo sospeso a qualche metro da terra.
    Ryo lo guardò sorpreso decollare verso il cielo, attraversando le nubi nere evocate da Azuki, che si dissolsero istantaneamente, mentre la chiave leggendaria scompariva nello spazio senza lasciare traccia di sé.
  3. .
    Signori e signori… Finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
    Lo so, sono in ritardo… ma credetemi, sto lavorando già ai prossimi capitoli, e spero ne valga la pena… Soprattutto quello che costerà la sanità mentale a molti XD
    Okay, baldo alle ciance, ho due annunci da fare!
    Il primo è che ho deciso di dividere ufficialmente in saghe la fiction! Ho già aggiornato l'indice, ma riassumerò lo stesso qui il tutto:

    - Saga di Dark: Capitoli 01-09
    - Saga del torneo: Capitoli 10-28
    - Saga di Lan: Capitoli 29-37
    - Saga dei sette peccati: Capitoli 38-47
    - Saga dei nuovi custodi: Capitoli 48-57
    - Saga della verità: Capitoli 58-71
    - Saga dell’e- *pensavate ve lo dicessi, eh? XD*

    Tuttavia, salvo cambi di piano, la fiction conterà in totale otto saghe.
    Perciò, lentamente e inesorabilmente, ci stiamo avvicinando alla fine della mia più lunga fan fiction, anche se non mancheranno colpi di scena, anzi, preparatevi, perché la prossima saga sarà qualcosa che non potrete immaginare neanche lontanamente! Ho già steso la povera Liberty89, che ringrazio ancora per avermi fatto da beta reader, con uno di quei capitoli XD. E gli altri non saranno da meno! *inserire risata malvagia*
    Okay, detto ciò, passiamo alla seconda notizia!
    Mentre aspetto il disegno, sperando di trovare qualcuno disposto a disegnarlo XD, ho preparato la V1 dell’opening quattro.
    Lo so, la tre non c’è ancora, ma non è colpa mia…
    Ad ogni modo, vi avverto che in questa opening troverete spoiler sugli ultimi mondi che ho scelto per questa saga, perciò guardate a vostro rischio e pericolo XD.

    Equilibrio - Opening 4 -  Your Best Friend


    (purtroppo you tube mi ha tolto l’audio, perciò addio video in HD…)

    E ora, passiamo finalmente alla recensione!
    @ Liberty89: Oh, nella mia mente da distruttore di mondi c'è ancora molto, molto materiale distruttivo e esplosivo... Come quello che hai già letto, che mi è costato un taglio di capelli da parte della tua falce XD. Per il finale del capitolo... temo dovrai aspettare un bel po' per avere la risposta, sorry.

    Ok, e ora… posso lasciarvi al nuovo capitolo!

    Capitolo 69: Spiriti e spettacoli! L’oscurità dentro di noi - Torna all'indice dei capitoli
    "Che cosa…” fece Ichigo, riprendendo i sensi.
    “Finalmente ti sei svegliato.” Disse una voce vicino a lui.
    Lo Shinigami si voltò, ritrovandosi di fronte Natsu, mentre poco lontano c’era Asuka, ancora priva di sensi, appoggiata al tronco di un albero.
    “D-Dove siamo?” chiese, alzandosi.
    “A prima vista, direi in una foresta.” Rispose il Dragon Slayer. “Ma di sicuro non nello stesso mondo di prima. Cavoli, quel drago sì che era forte! Ma non mi ricordo nulla dopo il nostro scontro. Mi sono risvegliato qui e c’eravate solo voi due. Happy e gli altri sono come scomparsi nel nulla.”
    “Probabilmente quel colpo ci ha spedito su mondo diversi… Hakai rappresenta il caos, perciò non ne sarei troppo sorpreso…”
    “Dunque era un pezzo grosso, eh? Però, trasformarsi in un drago… non credevo fosse possibile.”
    “A proposito… Che cos’hai fatto poco prima dello scontro? Mi è sembrato di vedere un Keyblade tra le tue mani…”
    “Oh, ti riferisci a questo?” chiese Natsu, evocando delle fiamme che assunsero subito la forma del Keyblade. “A quanto pare, mi basta pensarci per manipolare le mie fiamme e crearlo, in più…” e lo sbatté sulla mano libera. “È un tipo di fuoco piuttosto robusto!”
    “Credo proprio che tu sia l’unico a poter usare quel Keyblade…” fece Asuka, svegliandosi. “Una persona comune si ustionerebbe le mani tenendolo anche solo per pochi secondi…”
    “Tutto bene?” le domandò subito Ichigo.
    “Diciamo che non posso lamentarmi… Ma dove diavolo siamo finiti?”
    “È quello che cercavamo di capire. Prima però… mi dev’essere sfuggito il tuo nome...”
    “Natsu. Natsu Dragneel, conosciuto anche come Salamander, mago del fuoco. Voi invece?”
    “Asuka Sōryū Langley, ex pilota di Evangelion.”
    “Kurosaki Ichigo, ex Shinigami.”
    “Shinigami?!” ripeté sorpreso Natsu. “Strano… Non hai nessuna falce con te…”
    “Temo che l’immagine di Shinigami sia parecchio diversa dalla realtà, almeno, questo vale per il mio mondo. C’è una vera e propria organizzazione di Shinigami, con il compito di far riposare in pace le anime di chi se n’è andato…”
    “Quindi è così che funziona? Cavoli, questa sì che è una sorpresa…” commentò Natsu.
    “Io in teoria sono un comune umano, ma per varie circostanze, fin da bambino sono stato in grado di vedere fantasmi. E per altre circostanze, sono diventato un sostituto Shinigami.”
    “Se ci fosse stata Lucy, sono sicuro che sarebbe saltata per lo spavento e avrebbe urlato-”
    “Tu vedi i fantasmi?!” urlò una voce femmine.
    “Esatto, proprio questo!” esclamò Natsu, sbattendo tra di loro le mani. “Ehi, aspettate un attimo…”
    Tutti e tre si girarono verso la fonte della voce, ritrovandosi di fronte ad una Lucy con i capelli tutti all’aria, che guardava i tre con gli occhi fuori dalle orbite.
    “Lucy! Così ci sei anche tu!” disse Natsu, poco prima che la ragazza si avvicinasse in tutta fretta e cominciasse a scuoterlo con forza.
    “Natsu, cosa diamine hai combinato stavolta?!” gli sbraitò contro, continuando a scuoterlo.
    “E-Ehi… Così lo metterai fuori gioco…” cercò di fermarla Ichigo.
    Lucy infine mollò la presa, lasciando che il ragazzo cadesse a terra con gli occhi che continuavano a girare, per poi voltarsi verso i due custodi.
    “Ok, voi mi sembrate più affidabili… Cos’è successo?”
    “In parole semplici… siamo stati scagliati in un altro mondo.” Rispose Asuka.
    “Che cosa?! Come puoi dirlo con così tanta facilità?!”
    “Beh, noi due stiamo viaggiando per i mondi già da un po’ di tempo…”
    “Senza considerare che, stando a quanto mi ha detto StupiShinji, il mio mondo ormai è deserto, visto che lui e Ayanami si sono bevuti l’intera popolazione mondiale.” Continuò Asuka.
    “Ugh… Non vi invidio… chissà che tormento viaggiare per così tanto tempo…”
    “A dir la verità ci mettiamo pochi minuti grazie ai varchi. Possiamo andare ovunque desideriamo senza dover salire su alcun tipo di mezzo di trasporto.”
    “Che cosa?!” esclamò Natsu, scattando in piedi. “Potete davvero fare a meno di viaggiare?!”
    “Beh… sì, ma perché tutto questo entusiasmo?”
    “È interessato perché è allergico ai mezzi di trasporto.” Rispose Lucy, sospirando.
    “Ma che razza di stupida allergia è?” fece Asuka, girandosi. “Ad ogni modo, vediamo di capire dove siamo finiti e se anche gli altri sono nei dintorni. Come la bionda, potrebbe esserci qualcun altro.”
    “Ehi, io mi chiamo Lucy, non bionda!” replicò la ragazza.
    “Sì, sì, okay… <em>Bionda” disse l’ex pilota, sottolineando l’ultima parola e allontanandosi.
    “Ma è sempre così?” chiese Natsu a Ichigo.
    “Non lo so… non è che ci abbia viaggiato per troppo tempo insieme a lei…”
    “Ehi, voi, venite qui! Ho trovato qualcosa!” esclamò la voce di Asuka.
    I tre la raggiunsero, ritrovandosi di fronte ad una piccola casetta in legno.
    “Beh, almeno questo significa che non è un posto abbandonato…” disse Ichigo, avvicinandosi. “Anzi, sembra che ci viva qualcuno, visto com’è sistemato…”
    “Possibile? Mi sembra un po’ misera come abitazione.” fece Lucy.
    “Dici? Non mi sembra tanto diversa dalla tua attuale… Certo, se invece ti riferisci alla tua prima casa, dubito che ne troverai mai un’altra grande come una città…”
    “Sei così ricca?” chiese Asuka, leggermente interessata all’argomento.
    “Non più. Ormai vivo in una semplice casa, ma l’avevo deciso prima ancora di perdere tutti i soldi… Senza considerare che è successo in un certo senso per colpa mia…”
    “E voi chi siete?” chiese una voce.
    Ichigo voltò subito la testa, vedendo all’ingresso dell’edificio una ragazza dai capelli color paglia, con addosso una tunica bianca smanicata e notò che era a piedi scalzi.
    “Questo è il luogo di ritrovo dei Super Busters della pace, e chi non ne fa parte non può entrare.”
    “Super Busters della pace?” ripeté Ichigo.
    “Eh? Di cosa stai parlando?” chiese Asuka, girandosi verso di lui, mentre si avvicinava alla ragazza, per poi superarla come se niente fosse ed entrare dentro l’edificio.
    Ichigo la fissò per qualche secondo, per poi spostare nuovamente lo sguardo verso la ragazza.
    “Mi hai sentito?” chiese lei, guardandolo.
    “Non mi dirai che tu… sei un fantasma?” chiese lo Shinigami.
    “Un fantasma?!” esclamò spaventata Lucy. “Dove?! Dov’è?!”
    “Di che cosa stai parlando?” chiese Natsu, mentre Asuka usciva di nuovo.
    “Proprio di fronte a noi, c’è una ragazza. Voi non la vedete?”
    “Che cosa?” fece Asuka, guardandosi attorno. “Guarda che qui non c’è nessuno.
    “Questo sì che è strano…” disse la ragazza, camminando verso Ichigo. “Sei la prima persona che riesce a vedermi oltre a Jintan. Come fai?”
    “Io ho sempre visto i fantasmi… Anche se tu sei diversa. Sembri proprio reale se non che… sono l’unico che riesce a vederti.”
    “Davvero?! Puoi vedere i fantasmi? Ma è fantastico!” esclamò felice la ragazza, battendo le mani.
    “Insomma Ichigo, si può sapere di che cosa stai parlando? Non vorrai davvero farmi credere che qui c’è un fantasma, vero?” fece scocciata Asuka.
    “Beh, a meno che tutti voi non mi stiate prendendo in giro dicendo di non vederla, direi che è così… E come ho già detto, tra i miei poteri c’è sempre stata la capacità di vedere gli spiriti.”
    “Allora perché non fai il tuo dovere di Shinigami e la fai risposare il pace?” chiese Natsu.
    Sentendo ciò, la ragazza spalancò gli occhi, facendo un passo indietro.
    “Tu… sei qui per farmi andare via?” chiese.
    “No, tranquilla… Dubito che qui gli spiriti che vanno in giro diventino pericolosi… inoltre, probabilmente qui non otterrei nulla.”
    “Spiriti pericolosi?” chiese Lucy.
    “Da me, chi non veniva fatto riposare in pace, a lungo andare si trasformava in un mostro, che attaccava chiunque. Uno dei miei compiti era anche quello di eliminare quelle creature.”
    “Ehi voi! Allontanatevi subito da lì!” urlò una voce.
    Questa volta tutti si girarono verso la fonte, vedendo un ragazzo dai capelli neri a caschetto e una maglietta rossa correre verso di loro.
    “Questa è la casa di un mio amico, non potete stare qui!” continuò, avvicinandosi alla ragazza, che gli sorrise.
    “Tu devi essere Jintan.” Disse Ichigo, facendogli spalancare gli occhi.
    “E tu come-”
    “Me l’ha detto lei.” Rispose semplicemente l’arancio.
    “Tu la vedi?” esclamò sorpreso l’altro. “Ma come…”
    “Non è fantastico Jintan?” chiese la ragazza.
    “Beh, sì, immagino di sì… ma credevo di essere l’unico.”
    “Però è strano… Non emani alcun tipo di energia spirituale…” continuò Ichigo, squadrando il nuovo arrivato.
    “Non so di cosa tu stia parlando. Ma chi sei? Cos’hai a che fare con Menma?”
    “Menma? Ma che razza di nome è?” esclamò Asuka. “Ah, ma cosa lo chiedo a fare? Sto chiedendo qualcosa a due che dicono di vedere un fantasma… Si vede che a furia di stare con dei custodi sto impazzendo anch’io…”
    “Custodi?!” ripeté Jintan.
    “E tanti cari saluti all’anonimato…” sbottò lo Shinigami, lanciando un’occhiata storta a Asuka.
    “Voi siete custodi?!”
    “Proprio così.”
    “Custodi?” chiese Menma, guardando curiosa i tre.
    “Ah, già, tu non puoi saperlo… Se ho capito bene, sono una specie di eroi che viaggiano per l’universo… Però come faccio a sapere che voi siete dalla parte della luce e non dell’oscurità?” chiese Jintan.
    “Se fossimo custodi dell’oscurità, tu a quest’ora saresti già un Heartless, credimi.” Replicò Asuka. “E probabilmente, non staremo perdendo tempo a cercare qualche informazione e avremo distrutto questo posto.”
    “Sinceramente parlando, tu non mi sembri una che sia tanto restia dal farlo…” mormorò Jintan.
    “Ma Jintan! Se sono degli eroi, sono nostri colleghi! Non mancargli di rispetto!”
    “Colleghi?” ripeté Ichigo.
    “Lunga storia…” sospirò il ragazzo, per poi essere preso per un braccio dalla ragazza, che lo trascinò dentro.
    “Su, forza, entrate tutti!” esclamò felice.
    “O-Ok…” fece tremante Lucy. “C-Come mai quel ragazzo è stato trascinato dentro… dal nulla?”
    “Ma come Lucy, non lo hai ancora capito? Eppure Ichigo è stato chiaro: è stato il fantasma.” rispose come se niente fosse Natsu, lasciando pietrificata la bionda.
    “Perché tutto a me… E dire che quando siamo stati risucchiati stavamo solo andando alla gilda…”
    Gli altri tre accennarono ad un sorriso, per poi seguire il fantasma e Jintan all’interno della casa, imitati pochi secondi dopo da una sconsolata Lucy.

    “Quindi, se ho capito bene, Menma, ovvero la ragazza fantasma che solo tu e Ichigo potete vedere, è qui perché vuole che tu e i suoi vecchi amici esaudiate il suo desiderio, di cui però non avete la più pallida idea di cosa sia, esatto?” chiese Asuka, ricevendo un assenso da Jintan.
    “Sì!” esclamò Menma, alzando la mano destra.
    “E ti aspetti che io creda a una simile storia?!” urlò Asuka contro il ragazzo. “È la cosa più assurda che io abbia mai sentito in vita mia! Chi muore non torna di certo come fantasma!”
    “Ehm… Asuka, ti faccio presente che io posso diventare una specie di fantasma quando voglio…”
    “Che cosa?” fece Jintan, guardandolo sorpreso. “Come sarebbe a dire?”
    Ichigo sospirò, per poi tirare fuori il suo ciondolo.
    “Credo che una dimostrazione sul campo sia la cosa migliore… non so se tu mi vedrai o no, dato che sembri poter vedere solo Menma, ma lei dovrebbe potertelo riferire.”
    “Che cosa vuoi fare?” chiese Lucy.
    “Oh, niente di che…” disse, battendosi il ciondolo sul petto.
    Immediatamente, il suo corpo cadde per terra, facendo uscire una sua copia, con addosso il classico kimono nero.
    “Ed eccomi qui.” Disse, rivolgendosi a Menma, che lo stava guardando con gli occhi sgranati per la meraviglia, come anche Jintan.
    Gli altri tre invece non sembravano vederlo.
    “Ehi, stai bene?” chiese Natsu, prendendo la mano di Ichigo, spalancando gli occhi subito dopo.
    “C-Che succede?” chiese Lucy.
    “Il polso… Non sento il polso…”
    “Che? Non mi dirai che è morto davvero? Cavoli, credevo ci volesse ben più di un pezzo di legno per ucciderlo…” commentò Asuka.
    “Ehm… scusate se vi interrompo…” fece Jintan, per poi indicare un punto di fronte a sé. “Ma il vostro amico… è qui di fronte a me… Anche se ha cambiato vestiti…”
    “V-Vuoi dire… c-che è davvero diventato un fantasma?” chiese Lucy, con gli occhi ridotti a due puntini per la paura.
    “A dir la verità sono solo un sostituto Shinigami…” rispose Ichigo.
    “Tu sei cosa?!” gli urlò contro Jintan.
    “Tranquillo, non andrò in giro a prendermi le vite di non so chi. Vengo da un altro mondo e lì mi limitavo a far riposare in pace gli spiriti vaganti, ma qui probabilmente sarebbe inutile.”
    “Dunque tu sei in grado di diventare un fantasma proprio come me!” esclamò Menma. “Wow! Doveva essere un mondo davvero interessante il tuo!”
    “Beh, ogni mondo è interessante per qualcosa. Ora però è meglio se rientro nel mio corpo… Non mi piace come Natsu stia cercando di svegliarmi usando il fuoco…”
    Infatti il Dragon Slayer aveva fatto apparire sulla punta delle dita delle piccole fiammelle, che stava avvicinando al volto di Ichigo.
    “Ma come fa?!” esclamò Jintan, osservandolo con gli occhi spalancati.
    “A fare cosa?” chiese Natsu, guardandolo.
    “Si riferisce al fatto che stai usando il fuoco a mani nude, razza di idiota.” Gli rispose Asuka.
    “A chi hai dato dell’idiota, scusa?”
    “A te ovviamente. StupiShinji non è qui, Ichigo è morto e quel ragazzo ha evidenti problemi mentali, quindi rimani tu.”
    “Non so se essere contenta o no del fatto che mi abbia completamente escluso…” mormorò Lucy, mentre Ichigo riapriva gli occhi.
    “Beh, io non sono di certo morto.” fece, alzandosi come se niente fosse.
    “AH!!!!” urlò la bionda, saltando letteralmente all’indietro. “È tornato dall’al di là per vendicarsi!!!”
    “Certo che no! Sono solo rientrato nel mio corpo. Questo ciondolo mi permette di far uscire la mia anima, ed essendo comunque uno Shinigami, assumo le vesti del mio lavoro.”
    “Quindi puoi davvero morire quando vuoi e tornare indietro…” fece Natsu. “Non avevo mai visto prima una simile magia…”
    “Okay… immagino che ti aiuti molto diventare un fantasma, vero?” chiese ironica Asuka.
    “In teoria sì, dato che mi permette di usare tutti i miei poteri da Shinigami.” Rispose Ichigo, poco prima che il suo ciondolo venisse preso da Natsu.
    “Mi sbaglierò, ma non è lo stesso che c’è anche sul tuo Keyblade?”
    “Non toccarlo!” esclamò lo Shinigami, recuperandolo. “Se lo usi, potrebbe tirarti fuori l’anima dal corpo. E io… beh, con me è un conto, ma non saprei farti tornare dentro…”
    “In pratica… morirebbe?” domandò Jintan.
    “Non subito. A differenza di me, dovrebbe rimanere un legame con il corpo. Tuttavia, non so cosa potrebbe succedere a un non umano…”
    “Guarda che io sono umano al cento per cento.” replicò Natsu.
    “Davvero?” fece Asuka. “Credevo che con la tua indole di mezzo drago avessi perso l’umanità…”
    “Mezzo drago?” ripeté Menma. “Che cosa vuol dire?”
    “Ecco…” cominciò Ichigo, per poi voltarsi verso Natsu. “Cosa intende dire Asuka con mezzo drago?”
    “Si riferisce al fatto che sono stato cresciuto da un drago e che posso usare i suoi poteri, ma non capisco perché tanta sorpresa…”
    “Sai com’è, anche per me che già ero una maga è stato un po’ difficile da comprendere…” rispose Lucy.
    “Una maga?!” esclamò Menma, correndo verso di lei e cominciando a strattonarla. “Su, fai qualche magia, per piacere!”
    “C-Che c-cosa s-sta s-succedendo?!” urlò balbettando Lucy, sentendosi scuotere, ma senza vedere nessuno.
    “Non preoccuparti, Menma ti sta solo chiedendo di fare qualche magia.” Rispose Jintan senza nascondere un sorriso.
    “O-Ok…” fece la maga, non appena la ragazza la lasciò andare. “Preferisco non attirarmi le ire di un fantasma… soprattutto se può toccarmi!”
    Sotto gli sguardi di tutti, tirò fuori una chiave argentata, che puntò verso il nulla.
    “Apriti, porta del Canis Minor! Nicola!” urlò, facendo scaturire dalla chiave una fortissima luce.
    Pochi secondi dopo, di fronte a loro era apparso una specie di cane bianco, in grado di stare in piedi su due zampe, con la testa rotonda e che al posto del naso aveva un corno a spirale, simile a una trivella.
    “Pun!” fece il nuovo arrivato, cominciando a tremare, senza sembrare volersi fermare, e alzando una zampa verso l’alto.
    “Oh, ma che carino!” esclamò Menma, prendendolo in braccio e sollevandolo.
    Questa volta, anche Asuka si vide costretta a spalancare gli occhi.
    Infatti per tutti meno Ichigo e Jintan, Nicola si era sollevato in volo da solo, mostrando anche lui un’evidente sorpresa per quella condizione.
    “Quindi c’è davvero uno spirito qui…” fece l’ex pilota.
    “Perché, avevi ancora dei dubbi?” chiese Natsu.
    “Umpf. Ho imparato a credere solo a ciò che vedo. I fantasmi non rientrano tra le cose a cui credo facilmente. Cos’è, credete che solo il fatto di aver affrontato un drago o Heartless o non so cos’altro vi renda superiori alla sottoscritta? Ho affrontato esseri molto peggiori, e prima ancora di diventare una custode. E che sia chiaro: non me ne frega nulla dell’universo. Mi basta dimostrare la mia superiorità. Il salvataggio dei mondi è solo un effetto collaterale.”
    Detto ciò, uscì dalla casa, lasciando basiti gli altri.
    “Cos’ho detto di sbagliato?” chiese Natsu dopo qualche secondo, ancora sorpreso da quella reazione.
    “Non lo so, ma deve avere avuto qualche esperienza che la porta a comportarsi così. La sua voglia di essere sotto i riflettori… di certo non è normale.”

    Asuka si inoltrò nel bosco, per poi fermarsi dopo circa cinque minuti.
    “Maledizione!” urlò, sbattendo forte un pugno contro la corteccia di un albero, sbucciandosi la mano. “Come osa quel…”
    Ignorando il dolore e il sangue che usciva dai graffi, Asuka staccò il pugno dall’albero, per poi riprendere la sua camminata.
    “Io sono Asuka! La migliore pilota di Evangelion e la custode più forte di tutti! Come osa quel rosato parlarmi in quel modo?!” sbraitò. “E anche Ichigo… Si è dovuto a tutti i costi mettere in mostra, lui, quella Menma e quel suo ciondolo che lo fa diventare un fantasma!”
    Mentre Asuka continuava a inveire, poco lontano da lei un ragazzo dai capelli castano chiaro, che indossava un paio di jeans e una camicia bianca era bene attento a non perdersi una parola di ciò che stava dicendo.
    “Così, sono arrivati anche dei custodi… E a quanto pare, hanno già incontrato Jintan e la sua Menma…” mormorò, riflettendo. “Allora forse…”
    Senza dire altro, accelerò il passo, fino a ritrovarsi dietro Asuka, che si girò subito.
    “E tu chi sei?” chiese, evocando subito il Keyblade. “Ti avverto, se sei un nemico, sono già decisamente incavolata di mio, perciò se ci tieni alla pelle, vattene!”
    “No, tranquilla custode. Non ho cattive intenzioni. Passavo di qua, ti ho sentito parlare ad alta voce e-”
    Ma quella frase ebbe solo l’effetto di far arrabbiare ulteriormente l’ex pilota, che colpì il ragazzo in pieno stomaco con un pugno.
    “In pratica, ti sei messo ad origliare ciò che dicevo, vero?” chiese lei, con un tono che lasciava presagire ben poco di buono.
    “A-All’inizio involontariamente…” rispose il ragazzo, boccheggiando. “P-Poi, quando hai nominato i custodi, mi sono incuriosito…”
    “Tsk. Non male come scusa. Non è che speravi di cogliermi alla sprovvista per farmi chissà che, eh? So bene cosa pensate voi uomini!”
    “No, ti sbagli… a dir la verità, volevo proporti un patto…”
    Asuka cambiò sguardo, facendosi curiosa.
    “Un patto?” ripeté. “E cos’avresti da offrire alla miglior custode in circolazione?”
    “Da quel che ho capito, tu desideri che venga riconosciuto il tuo valore… Esatto?”
    “Può essere. E con ciò?”
    “Potrei mettere su una piccola recita… Dove io farei la parte del malvagio e tu quella dell’eroe che mi scopre e mi costringe a scappare…”
    “Tutto qui? Abbiamo affrontato draghi e altre creature peggiori. Non sarà di certo una cosa del genere a inebriarmi.”
    “E se ti offrirsi l’occasione di vendicarti di quei due che si credono superiori a te?” propose il ragazzo, mostrando un sorriso.
    Asuka lo guardò di nuovo.
    “Spiegati meglio.”
    “Se io facessi in modo che quei due si ridicolizzino di fronte a tutti?”
    “La cosa potrebbe essere interessante… Ma come conta di farlo un misero essere umano?”
    “Questo lo vedrai al momento giusto. Tuttavia, ti chiedo una cosa in cambio…”
    “Ovvero?”
    “Il ciondolo del tuo amico… quello in grado di far diventare fantasmi.” Rispose il ragazzo, guardandola determinato negli occhi.
    “Capisco…” fece Jintan, dopo aver ascoltato da Ichigo ciò che era successo finora nei vari mondi. “Così non era un’invenzione…”
    “Purtroppo no.”
    “Ma è pazzesco!” esclamò Lucy. “I custodi corrono tutti questi pericoli?! E i guardiani come me?!”
    “Credo sia la stessa cosa.” Rispose come se niente fosse Natsu, beccandosi un pugno in testa.
    “Come fai a parlare con così tanta leggerezza?!” gli urlò contro la bionda. “Tu che sei un custode, dovresti temere almeno un po’ per la tua vita! E dovresti preoccuparti di proteggere i guardiani come me!”
    “Voi invece? Da quel che ho capito, fate parte di un gruppo più grande, esatto?” chiese Ichigo ai due abitanti del mondo, cercando di ignorare Lucy.
    “Non proprio…” rispose Jintan. “I Super Busters che ha nominato prima Menma era il nome del nostro gruppo quando eravamo bambini. Tuttavia, ci siamo sciolti e abbiamo preso strade diverse.”
    “Non è vero!” gli urlò contro Menma. “I Super Busters sono tutti amici! E la loro amicizia non finirà mai! E insieme salveranno il mondo!”
    “E… che cos’è successo a Menma, se posso chiederlo?” disse serio Ichigo.
    Il ragazzo di fronte a lui abbassò lo sguardo.
    “Un giorno… mentre eravamo tutti riuniti qui… Una delle nostre amiche mi fece una domanda. Io…”
    Ma Jintan si interruppe, non riuscendo a trovare le parole per continuare.
    “Subito dopo, Jintan si è messo a correre. Io l’ho inseguito, ma sbadata come sono… sono scivolata, finendo nel fiume.” Rispose Menma, mentre il suo sorriso si faceva triste.
    Ichigo chiuse con forza le mani a pugno, sebbene dal suo volto non trasparì nulla.
    “Capisco…” disse calmo. “Però… perché sei tornata? E perché non hai l’aspetto di una bambina?”
    “Non lo sappiamo.” Rispose Jintan. “Quando mi è apparsa di fronte, mi ha chiesto di esaudire un suo desiderio… Ma nemmeno lei sa quale.”
    “Un bel problema in effetti.” Commentò Natsu, massaggiandosi la testa. “Hai provato a dargli una botta in testa per fargli tornare la memoria?”
    “Guarda che io non ho problemi di memoria!” replicò Menma.
    “Io sinceramente trovo inquietante come voi due ci possiate parlare senza problemi mentre noi no.” Fece Lucy.
    “Siete ancora qui a parlare?” chiese Asuka, rientrando. “Cavoli, solo voi potete perdere tempo in questo modo…”
    “Ti sei allontanata, e così ne abbiamo approfittato per spiegare la situazione.”
    “Contenti voi. Allora che cosa volete fare? Ci fermiamo qui nell’improbabile caso che qualcuno attacchi questo mondo o ce ne andiamo?”
    Ichigo si girò verso di lei.
    “Io direi di restare qui almeno per stanotte. Purtroppo, ovunque andiamo gli Heartless ci inseguono… sperando che si tratti di Heartless, ovviamente.”
    “Allora perché stasera non venite con noi allo spettacolo di magia? Se siete tutti maghi, potrete rivelarci i trucchi che useranno!” esclamò Menma.
    Ichigo la guardò sorpreso.
    “Spettacolo di magia?” ripeté.
    “Ah, già… in città è arrivato un duo che stasera allestirà uno spettacolo di magia…” spiegò Jintan. “Come si chiamava quel tipo…”
    “Magic Kaito.” Rispose una voce femminile.
    Tutti si voltarono verso la porta, ritrovandosi di fronte ad una ragazza dai capelli castani raccolti in due code, una camicia bianca e una gonna porpora, che stava guardando annoiata il gruppo di fronte a lei.
    “Chi sono questi tipi, Yadomi?” chiese rivolgendosi a Jintan, il quale entrò subito in panico, guardando i custodi.
    “Ecco Anjo… loro sono…” cominciò lui, non sapendo se rispondere o no.
    “Medium.” Fece Asuka. “O meglio, capelli color di carota è il medium. Noi siamo solo in viaggio con lui.”
    “Asuka!” esclamò Ichigo.
    “Medium? Ancora con la storia di Menma? Cavoli… Sei proprio un caso disperato…”
    “È quel che ho detto anch’io.” Gli fece eco Asuka.
    “Magic Kaito?” ripeté Ichigo, ripensando al nome detto da Anjo. “Dov’è che l’ho già sentito…”
    “Stando a quel che si dice in giro, è un semplice ragazzo, ma molto bravo nei trucchi di magia.”
    “Scommetto che questo non lo sa fare.” Disse Natsu, creando tre sfere di fuoco e facendole volare come un giocoliere.
    Ichigo si portò una mano sul volto, mentre Lucy si limitò a sospirare.
    Anjo invece guardava con gli occhi sgranati il mago.
    “M-Ma che cosa…” fece, girandosi verso Jintan.
    “P-Pare che anche lui sia un mago… se la cava bene con i trucchi che usano il fuoco…”
    “Trucchi? Di cosa-”
    Ma prima che Natsu potesse completare la frase, Lucy gli pestò il piede, interrompendolo.
    “Suvvia Natsu, sappiamo bene che non vuoi rivelare come fai e ti ostini a volerci far credere che sia tutto vero. Ma sappiamo bene che la magia vera non esiste.”
    “P-Però… è veramente abile… Non avrete intenzione di combinare qualcosa stasera, vero?”
    “Dipende…” cominciò Asuka. “Se questo ‘ladro magico’ sarà una noia, potrei decidere di ravvivare la serata…”
    “Beh Asuka, non credo che Kaito corrisponda per forza a ladro… Anche se, ora che ci penso, Dark mi aveva parlato di un abile ladro che usava la magia per i suoi furti…”
    “Davvero?” chiese Natsu. “E nessuna gilda lo ha mai fermato?”
    “Gilda? Intendi dire polizia?”
    “Sì. Non ci fare caso, quell’idiota usa termini sconosciuti per indicare cose comuni… E io che credevo che StupiShinji fosse il più stupido…”
    “Non è bello parlare male degli assenti, sai Asuka?” fece una voce proveniente da fuori, anticipando Shinji, che entrò nella casa accompagnato da un ragazzo decisamente robusto e alto.
    “Ehilà Jintan! Ciao anche a te, Anaru! C’è anche Menma?” disse quest’ultimo.
    “Certo che ci sono!” esclamò la ragazza fantasma, alzando la mano, mentre Jintan annuiva.
    “Sei anche tu un amico di Menma?” chiese Ichigo.
    “Certo che sì! Potete chiamarmi Poppo! E voi? Chi siete?”
    “Sono gli amici che stavo cercando.” Rispose Shinji. “Ero sicuro che qualcuno di loro doveva essere finito qui.”
    “Umpf. Cos’è, non vuoi usare il tuo essere superiore all’uomo per trovarci e ti affidi a chi incontri per primo?” chiese Asuka, fulminandolo con lo sguardo.
    “B-Beh, no… semplicemente, Poppo mi ha trovato svenuto in mezzo al bosco e mi ha aiutato a riprendere i sensi. Così ho deciso di accompagnarlo qui, dopo avermi detto che stava tornando a casa per prepararsi ad un incontro con dei suoi amici. Immaginando che anche voi foste potuti essere finiti qui vicino, l’ho seguito.”
    “Da come parli, sembra quasi che proveniate da chissà dove.” Commentò Anaru.
    “Ci siamo persi per il bosco.” Spiegò Ichigo. “Noi abbiamo trovato questa casa e incontrato Menma, dopodiché-”
    “Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Poppo. “Chi avete incontrato?”
    “Ichigo è convinto di vedere il fantasma di una ragazza. Proprio come il vostro amico.” Rispose Asuka.
    “Davvero puoi vedere Menma?” esclamò il ragazzo, guardando Ichigo.
    “Beh, sì… so che può sembrare strano, ma io sono in grado di vedere i fantasmi…”
    “Davvero?” fece scettica Anaru. “Dimostracelo allora.”
    “E come? Se uno non ci crede, non posso di certo costringerlo a farlo. Io vedo fantasmi fin da bambino… e questo mi ha procurato diversi problemi… Tra cui, uno decisamente simile al vostro.”
    “Che cosa vuoi dire?” chiese Jintan, mentre gli sguardi di tutti si spostavano sullo Shinigami.
    “Credi forse di essere l’unico a portarsi dietro il peso di una scelta sbagliata, Jintan?” chiese lui, girandosi verso il ragazzo. “Anch’io ho perso una persona a me cara… per un mio errore.”
    “Di cosa stai parlando?” chiese Asuka.
    “Uno spirito malvagio mi ha portato via mia madre… E qualche anno dopo, ha usato il suo ricordo per cercare di uccidermi.”
    “Come può un ricordo ucciderti? E soprattutto, perché ce l’aveva con te?” chiese Menma, titubante.
    “Non sapevo la verità quando l’ho incontrato… il mio dovere era solo quello di eliminarlo… Possiamo dire che si è difeso.” Rispose lo Shinigami.
    “Tutto qui?” fece Asuka, girandosi. “Pensavo chissà che cosa…”
    “Come puoi parlare così?!” esclamò Shinji.
    “Credi forse che la mia storia sia semplice?” replicò l’ex pilota. “Ho solo deciso di rinegare il mio passato e il fatto che io non ti abbia detto nulla è perché ti considero uno stupido. Tu e tutti gli altri.”
    “Di’ un po’, ragazzina…” cominciò Anaru. “Credi forse di poter sputare sentenze sugli altri così facilmente?”
    “Certo. Io dopotutto sono superiore a voi.”
    “Adesso basta Asuka.” Disse Shinji. “Stai ferendo molti dei presenti. Non hai il diritto di farlo.”
    “Davvero? E in base a cosa tu puoi dire che sto ferendo qualcuno? Non mi sembra che nessuno di loro abbia ferite o altro. O vuoi farmi credere che in quanto divinità puoi leggere nella mente?”
    “Sai bene quanto me che ci sono ferite non visibili. Noi piloti di Evangelion abbiamo in comune molto più di quanto tu creda. Io cosa dovrei dire? Ho un padre che pur di ricongiungersi con mia madre ha sacrificato l’intera popolazione mondiale! Come credi mi senta, con un simile ricordo? Soprattutto considerando ciò che mi è successo subito dopo?”
    “Di cosa stanno parlando?” chiese Jintan a Ichigo.
    “Non lo so… Ma non ho intenzione di chiederlo.” Rispose lui.
    “Evangelion?” chiese Poppo, ripetendo l’unica parola che era riuscito a cogliere da quel lungo e fin troppo rapido discorso. “Che cosa sarebbe?”
    Shinji spalancò gli occhi non appena si accorse dell’errore commesso.
    “E-Ecco… sono dei prototipi di nuove macchine… Non possiamo dirvi i dettagli… sapete, non è ancora sicuro…” azzardò.
    “Umpf! Sei sempre il solito stupido.” Disse Asuka, per poi rivolgersi agli altri. “Allora, tra quanto c’è questo spettacolino da quattro soldi e dove?”
    “Stasera alle otto, nella piazza centrale della città e-” cominciò Anaru.
    “Bene.” La interruppe Asuka. “Allora ci vediamo lì.”
    “Ehi, aspetta un attimo!” esclamò Ichigo, prendendola per una spalla.
    La reazione non tardò ad avvenire.
    Asuka si girò, colpendo con un calcio lo stomaco dello Shinigami, che boccheggiò per un attimo.
    L’ex pilota lo afferrò per la maglietta.
    “Prova a fermarmi ancora e ci andrò ancora più pesante!” scandì, per poi buttarlo a terra e uscire.
    “Ichigo! Tutto bene?” chiese Lucy.
    “Sì… non mi ha fatto nulla… Sono abituato a venire trafitto da spade e a pugni di giganti… Questo era nulla…” rispose lui, rialzandosi.
    Fuori, Asuka sorrise, tirando fuori dalla tasca il ciondolo di Ichigo.
    “Lo dico io che siete degli stupidi. Per quel che mi riguarda, sono a posto così.” disse, sorridendo e osservando l’oggetto.

    “Allora vuoi proseguire lo stesso?” chiese una ragazza dai capelli castani, con addosso una divisa scolastica, rivolgendosi ad un ragazzo, anche lui dai capelli castani che però indossava un semplice paio di jeans e una maglietta a maniche corte.
    “Certo. In fondo, siamo finiti qui per puro caso e ti ricordo che siamo senza un soldo. Tanto vale…” cominciò lui, mostrandole il palmo della mano, che fece girare su se stessa, facendo apparire dal nulla un mazzo di fiori. “…usare un po’ di magia.” Completò sorridendo e offrendole il mazzo.
    “Sei il solito stupido, Kaito.” Fece la ragazza, sorridendo. “Tuttavia, devi sperare che quel verme di Kaito Kid non sia finito qui anche lui. Altrimenti, conoscendo le sue manie di protagonismo, rischia di mandare a monte lo spettacolo.”
    “Tranquilla. Ormai abbiamo appurato che siamo finiti in un altro mondo. Quante possibilità ci sono che sia qui anche lui?”
    “Dato che parliamo di Kaito Kid, direi elevate. È come un caso di omicidio e il detective Goro! Dove c’è uno, c’è anche l’altro!”
    “Più che quel buono a nulla, io direi dove c’è il bambino…” mormorò il ragazzo, rivolto a se stesso.
    “Hai detto qualcosa?” chiese la ragazza.
    “No, no, non ho detto nulla, Aoko.” Si affrettò a rispondere Kaito.
    “Comunque, spero che mio padre stia bene… Ho sentito che gli è arrivato l’ordine di condurre quante più persone possibili verso quegli strani varchi…”
    “Tant’è che ha preso me e te e ci ha letteralmente scaraventati dentro.” Completò il ragazzo, sospirando. “Speriamo solo che non si sia messo in testa di cercare anche Kid approfittando del caos di quel momento…”
    “Non credo avrebbe messo Kid prima della sicurezza degli altri. Quando ha ricevuto l’ordine, è impallidito, per poi guardare il cielo.”
    “Mi chiedo… se possano essere coinvolti quei ragazzi…” fece Kaito, portandosi una mano sotto il mento.
    “Di chi parli?”
    “Ricordi l’esplosione che è avvenuta qualche tempo fa? Alcuni testimoni affermarono di aver visto il famoso ladro Lupin, assieme a Kid e altri ragazzi, che però non sono stati in grado di riconoscere. Oltre a loro, furono coinvolti anche la figlia del detective Goro, il bambino che abita con loro e un certo Zenigata…”
    “E tu come fai a sapere tutte queste cose?”
    “C-Come?” ripeté il ragazzo, deglutendo. “Semplice: è stato proprio quel bambino a raccontarmele. L’ho incontrato per puro caso per strada e gli ho chiesto di darmi qualche dettaglio in più, ma purtroppo, oltre a dirmi chi era coinvolto, non mi ha detto altro.”
    “Ti fidi parecchio di quel… si chiama Conan, giusto?”
    “Dovresti farlo anche tu. In fondo, è stato proprio lui a scoprire più volte Kid durante i suoi furti. È piuttosto sveglio per la sua età.”
    “Avevo sentito qualcosa in proposito… Ma credevo fossero solo voci.”
    “Ad ogni modo…” continuò il ragazzo, prendendo un cilindro bianco e infilando la mano al suo interno. “È il momento di prepararsi. Dai il benvenuto…” mentre diceva ciò, tirò fuori dal cappello un mantello bianco, che lo coprì completamente.
    “All’inafferrabile ladro Kaito Kid!” completò, mentre il mantello finiva dietro la schiena, rivelando un’elegante completo bianco, con tanto di cilindro e monocolo.
    “Wow… Sei davvero uguale a lui…” commentò Aoko, guardandolo. “Ma mi chiedo se sia una buona idea travestirsi da lui… Se per caso mio padre fosse qui, non esiterebbe ad arrestarti, sai?”
    “Beh, ho una testimone più che valida che può dimostrare che non sono un ladro, no? Soprattutto in questa notte di luna nuova.” disse Kaito, sorridendo.
    “Sbruffone!” replicò lei, senza cattiveria.
    “Scusate…” fece una voce, proveniente da poco lontano. “Ma da quel che ho capito, nemmeno voi siete di qui…”
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo dai lunghi capelli neri, con addosso un kimono rosso.
    “E ovviamente, non intendo che provenite da una città diversa, ma da un altro mondo.” Continuò lui, sorridendo.
    “E tu chi sei?”
    “Non preoccupatevi. Non ho intenzione di farvi del male. Sono un custode. Il mio nome è Inuyasha.”
    “Un custode?” ripeté Aoko, sgranando gli occhi.
    “Già. Purtroppo non posso dimostrarvi la mia vera forza… Questa è una pessima serata… Cavoli, proprio in un mondo con la luna nuova dovevo finire…”
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Solo che se qualcuno dovesse attaccare stanotte, sarei più debole del solito… Forse dovrei cercare Dark e vedere se con i suoi immensi e sconosciuti poteri può cambiare le fasi della luna...”
    “Dark?!” esclamò Kaito. “Tu conosci Dark?”
    Inuyasha si girò verso di lui.
    “Certo che lo conosco. Come conosco Hikari. Tu piuttosto… come fai a conoscere il custode dell’Equilibrio?”
    Aoko si girò verso di lui.
    “Qualcosa da dire, Kuroba kaito?” chiese, sospettosa.
    “B-Beh… L’ho incontrato poco prima di quell’incidente… Anche se solo per pochi minuti. Mi aveva detto di essere un custode, tutto qui.”
    “Strano… Da quel che mi risulta, Dark non è il tipo da rivelarlo facilmente. Certo, c’è da dire che non mi aspettavo nemmeno che in realtà fosse l’Equilibrio stesso… Ad ogni modo, come siete finiti qui? Per chi non è un custode, dovrebbe essere impossibile cambiare mondo… a meno che esso non sia stato distrutto.”
    “D-Distrutto? Che cosa vuoi dire con distrutto?!” esclamò spaventata Aoko.
    “Quello che ho detto. Il mio mondo ad esempio, non esiste più. E come il mio, molti altri.”
    “No… impossibile…”
    “Il nostro mondo… distrutto?” ripeté Kaito, incredulo.
    “Ovviamente non ne posso essere certo… Come siete finiti qui?”
    “Siamo stati buttati in un varco.” Rispose il ragazzo. “Ne sono apparsi a decine, e la polizia ha avuto l’ordine di farli attraversare da più persone possibili.”
    “Polizia? Che cosa sarebbe?”
    I due lo fissarono increduli.
    “Come sarebbe a dire che cos’è la polizia?!” esclamò Aoko. “Non puoi non averla mai sentita nominare! Anche i bambini la conoscono!”
    “Uhm… strano… in duecento anni, non l’ho mai sentita… è una specie di esercito?”
    “Duecento anni? Ma se ne avrai sì e no diciasse-”
    “Le apparenze ingannano, dite voi umani, no?” rispose Inuyasha, senza nascondere una vena di divertimento.
    “Stai dicendo che non sei umano?” chiese Kaito.
    “Non completamente. O meglio, di solito solo al cinquanta per cento, mentre adesso lo sono del tutto…”
    “Da come lo dici, non ne sembri contento.”
    “Tu saresti contento di essere un mostro? Beh, per me è la stessa cosa. Senza considerare che gli umani sono così deboli… Comunque, se avete attraversato un varco, significa che qualcuno vi ha condotto qui. E se è come penso, è stato proprio Dark.”
    “E perché questo Dark ci avrebbe dovuto portare qui? E se le cose stanno così, dove sono tutti gli altri che l’hanno attraversato?” chiese Aoko.
    “Probabilmente sono stati distribuiti su vari mondi. Io mi trovo qui perché a quanto pare, un altro mezzo umano si è divertito a provocare il caos…”
    “Ammetto che neppure io ci sto capendo granché…” disse Kaito, sospirando. “Ad ogni modo, devo chiederti di aspettare per continuare la nostra conversazione. Avremmo un impegno…”
    “Parlate di quel mucchio di persone che si trovano nella piazza qui vicino? Sentivo che parlavano di uno spettacolo di magia o qualcosa del genere…”
    “Proprio così. Io, il fantastico Kaito, mi esibirò per loro.” Esclamò il ragazzo, facendo apparire delle carte tra le mani, per poi farle scomparire allo stesso modo.
    “Uh, non male. E senza usare il fuoco, da quel che ho visto.” Replicò Inuyasha, creando una sfera di fuoco, che tenne sollevata sopra il palmo. “Anche se non mi spiego quei pezzi di carta. Senza considerare il tuo ridicolo vestito… mentre la tua amica, immagino provenga da uno di quei posti che chiamate scuole…”
    “Perché sembra che sia l’unica cosa che conosci?”
    “Beh, perché anche Kagome era vestita allo stesso modo. E visto che preferiva studiare su montagne di libri piuttosto che viaggiare alla ricerca della sfera… questo posto che chiamate scuola dev’essere una specie di prigione.”
    “Giusto per curiosità… tu da dove vieni?”
    “Uhm… Kagome quando si riferiva al mio tempo, lo chiamava Sengoku.”
    “Che?!” esclamarono sorpresi i due.
    “Tu vieni dall’epoca Sengoku?!” domandò Aoko. “Ma sono passati più di 400 anni!”
    “E con ciò? Ho solo viaggiato nel tempo, tutto qui. Quando sono diventato custode, sono stato scaraventato nel futuro.”
    “Un viaggiatore del tempo… Questa sì che è una grande magia!” esclamò estasiato Kaito. “Tuttavia, ne riparleremo dopo. Ora… This is the show time!”
    Detto ciò, buttò a terra una strana pallina, che scoppiò non appena toccò il suolo, creando una nube di fumo che impedì al mezzo demone di vedere qualsiasi cosa.
    Quando riuscì a riaprire gli occhi, dei due era sparita ogni traccia.
    “Non male, per essere un umano… davvero niente male.” commentò Inuyasha.


    “Allora, quando comincia?!” esclamò Menma, continuando a girare intorno a Jintan, che sospirò sconsolato.
    “Calmati. Dovrebbe iniziare a momenti.” Rispose Ichigo.
    “Io però non vedo ancora né Yukiatsu né Tsuruko.” osservò Poppo.
    “E allora? Avranno preferito non venire. Conoscendoli, è probabile.” fece Anaru.
    “Sono vostri amici?” chiese Lucy.
    “Una volta.” Rispose una ragazza dai lunghi capelli neri e con una divisa scolastica addosso, che li raggiunse in quel momento.
    “Oh, Tsuruko! Ben arrivata!” la salutò Menma, senza però ottenere risposta.
    “Yukiatsu non verrà. L’ho sentito poco fa, e mi ha detto che aveva già un impegno per stasera.”
    “Che cosa?!” urlò Menma. “Ma se non viene, i Super Busters non saranno al completo!”
    “Immagino che sia l’ultimo membro del vostro gruppo, esatto?” chiese Shinji.
    “Proprio così!” rispose Poppo. “Noi sei in passato eravamo molto uniti!”
    “Piuttosto…” lo interruppe Natsu. “Asuka non si è ancora fatta viva.”
    “Probabilmente non verrà nemmeno lei.” Rispose l’ex pilota.
    “Vi riferite a quella pazza psicopatica? Strano che una divinità come te non voglia darle una lezione…” fece una voce.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a Inuyasha.
    “E tu chi sei?” chiese Ichigo.
    “Tsk. Non mi avete riconosciuto? E dire che non sono cambiato poi troppo.”
    Shinji spalancò gli occhi.
    “Non sarai… Inuyasha, vero?”
    “Inuyasha?” ripeté Natsu, guardandolo meglio, per poi cominciare ad annusare l’aria. “Ecco perché mi sembrava di aver già sentito il tuo odore.”
    “Anche lui è un vostro amico?” chiese Jintan a Ichigo, che annuì.
    “Esatto. Fa parte del nostro gruppo.”
    “Però… che fine hanno fatto le tue orecchie?” domandò Natsu.
    Inuyasha lo guardò storto.
    “Non fare domande di cui potresti pentirti, umano. È già abbastanza frustante di per sé.”
    “Orecchie? Umano? Divinità? Ma si può sapere di che accidenti state parlando?!” sbraitò Anaru.
    “Molto semplice, mocciosa. Noi siamo-”
    “Un gruppo teatrale itinerante!” completò Lucy, tappando la bocca al mezzo demone. “Ognuno di noi interpreta vari ruoli, e ci capita spesso di confonderli con la realtà! Eh, eh…”
    “E come mai vi trovate qui?” chiese la nuova arrivata.
    “Hanno trovato il nostro rifugio, e così abbiamo chiacchierato un po’.” Spiegò Jintan.
    “Inoltre, questo tipo dice di poter vedere Menma.” Continuò Anaru, indicando Ichigo.
    “Davvero? E come farebbe?”
    “Vedo i fantasmi fin da quando ero bambino. Per me è normale.”
    Ma i loro discorsi furono interrotti da un’esplosione silenziosa, che avvenne proprio in mezzo alla piazza, dove tutti avevano lasciato uno spazio vuoto.
    “Signore e signori, perdonate l’attesa.” Disse una voce, mentre il fumo cominciava a scomparire.
    Dal suo centro partirono dei fuochi d’artificio, che esplosero pochi metri sopra di loro, disegnando la scritta ‘Magic Kaito!’, che scomparve dopo pochi secondi.
    Contemporaneamente, il fumo scomparve, rivelando Kaito avvolto dal suo mantello, accompagnato da Aoko, che si fece subito da parte.
    “Così è lui, eh?” fece Natsu. “Devo dire che come ingresso non è stato niente male. Quasi quanto i miei.”
    “Su questo avrei qualche dubbio… Tu solitamente ti limiti a distruggere la porta…” commentò Lucy.
    “Che strano.” osservò Ichigo. “Gli somiglia parecchio…”
    “A chi?” chiese Shinji.
    “Al miglior detective che ho incontrato finora. Lo avete visto anche voi, no?”
    “Oh, ti riferisci a quel bambino?” saltò fuori Natsu. “Quello accompagnato da quella ragazza con il simbolo di Dark sulla fronte?”
    “Esatto. Conan e Ran. O meglio, Shinichi e Ran.”
    “Soprannome?” chiese Menma.
    “In un certo senso… diciamo piuttosto che… è uno che si mimetizza facilmente.”
    “Certo che voi siete parecchio strani…” disse Tsuruko, mentre Kaito faceva uscire delle colombe dal cilindro. “Anche se mai quanto lui.”
    “Beh, a dir la verità-”
    Ma Ichigo fu interrotto da un’esplosione, questa volta rumorosa e distruttiva, che si verificò in una via poco lontana.
    Kaito e Aoko spostarono lo sguardo sorpresi, come tutti gli altri presenti.
    “Che cosa…” fece Poppo, cercando di vedere cos’era successo.
    “Fate attenzione.” Disse Ichigo, portandosi di fronte a tutti assieme al resto dei custodi.
    “Che bello spettacolino.” Disse una voce, mentre due figure apparivano nel fumo, avvicinandosi alla piazza.
    Non appena usciti dalla coltre, due figure incappucciate con un impermeabile nero si fermarono di fronte alla folla.
    “L’organizzazione!” esclamò Shinji, facendo apparire una pistola, mentre Ichigo, Inuyasha e Natsu evocarono il loro Keyblade.
    Lucy invece prese il suo mazzo di chiavi, affiancandosi agli altri quattro.
    “Quelli sono…” fece Anaru, osservando le tre chiavi leggendarie.
    “Keyblade!” completò Poppo.
    Non appena nominò quella parola, molti dei presenti si voltarono verso di loro.
    “Custodi?” ripeté Tsuruko, guardandogli. “Così era questo che ci stavate nascondendo!”
    Immediatamente, le persone di fronte a loro si allontanarono, creando un percorso che portava ai due membri dell’organizzazione.
    “Tu guarda un po’… credevo ci avreste permesso di divertirci un pochino prima di uscire allo scoperto, e invece non avete perso tempo…” disse una delle due figure, che puntò contro di loro una pistola verde. “Avete poca voglia di vivere, a quanto pare.”
    “Quell’arma… Tu sei il maestro di Tsuna, non è vero?” chiese Ichigo.
    “Non va bene, Reborn. Ti sei fatto scoprire subito.” Disse l’altra figura, per poi ridere.
    “Potresti evitare? Le risate finte mi innervosiscono.” Fece l’assassino, togliendosi il cappuccio.
    “Oh, scusa. Dimenticavo che voi esseri completi non andate granché d’accordo con noi Nessuno…” continuò l’altro, imitandolo, e rivelando così la sua identità.
    “E se non sbaglio… tu sei Xadvid, non è vero?” domandò Ichigo, riconoscendolo.
    “Hai buona memoria, Shinigami.”
    “S-Shinigami?!” ripeterono diverse persone.
    “Anche tu. Ti ricordi il mio vecchio lavoro, sebbene mi hai incontrato solo per pochi minuti.” Replicò Ichigo, puntandogli contro il Keyblade. “E se mi hanno raccontato giusto, sei scappato via quando hai capito di non avere possibilità. Immagino che Xehanort non ne sarà stato contento.”
    Xadvid lo guardò impassibile.
    “Ti ricordo che sono un Nessuno. Non posso provare rabbia. Posso solo fingere di averla. Ma ora…”
    Mentre diceva ciò, alzò una mano, creando una sfera di pura elettricità, che cominciò a lanciare piccoli fulmini attorno a lui. “Direi che è arrivato il momento di creare un po’ di Heartless. Non mi aspettavo così tante persone per un insulso spettacolo di magia.”
    Ma prima che potesse fare qualcosa, una carta da gioco volò contro di lui, colpendolo al polso e facendogli perdere la concentrazione, annullando così la magia e permettendo alla maggior parte del pubblico di scappare, lasciando solo il gruppo composto dai custodi e dai loro nuovi amici.
    “Insulso? Non sei per niente gentile.” fece Kaito, abbassando una pistola. “Non solo l’hai interrotto, ma osi pure giudicarlo? No, no, non si fa così.”
    “Infatti!” urlò Menma. “Era uno spettacolo fantastico, e voi due lo avete interrotto!”
    “Di che cosa stai parlando, mocciosa? Era uno spettacolo decisamente noioso!” replicò Xadvid.
    Non appena pronunciò quella frase, sia Ichigo che Jintan spalancarono gli occhi.
    “Ma con chi sta parlando?” chiese Anaru.
    “Tu la vedi?” esclamò Jintan. “Anche tu sei in grado di vederla?!”
    Xadvid lo guardò con aria interrogativa.
    “Non dovrei?”
    “Temo che tu sia stato colpito da un’allucinazione.” Fece Reborn. “Non ha parlato nessuna mocciosa.”
    “Vuoi vedere che… si tratta di un fantasma allora?” continuò Xadvid.
    “Menma, Jintan. State indietro.” Disse Ichigo.
    “Finalmente posso divertirmi anch’io!” urlò Natsu, prendendo fuoco. “Contro quell’Hakai e Xehanort non ho avuto modo di dimostrare tutte le mie abilità… Mi rifarò stavolta!”
    “Io vorrei tanto farli a fette con i miei artigli, ma temo mi dovrò accontentare di sporcare il Keyblade con il loro sangue!”
    “F-Fanno paura…” fece Lucy, indietreggiando, per poi fermarsi e scuotere la testa. “No, non è il momento di scappare. Apriti, porta del Toro!” urlò, prendendo una chiave dorata e infilandola in una serratura invisibile.
    Immediatamente, un enorme toro dall’aspetto umanoide, armato di un’ascia bipenne, apparve dal nulla.
    “Ai tuoi ordini, Lucy-sama!” esclamò quest’ultimo, per poi voltarsi verso la proprietaria con gli occhi a forma di cuore. “E sei magnifica come sempre!”
    “Ti ho già detto di evitare queste tue uscite…” disse sconsolata la maga.
    “M-ma che diamine…” fece Anaru, guardando il gruppo di fronte a loro.
    “Così sono questi i famosi custodi?” disse Poppo.
    “Già. Sono un gruppo piuttosto vario… Umani, demoni, mezzi draghi… Tutti possono diventare custodi.” Fece Shinji.
    “Lo sei anche tu?”
    “No. Io sono un Guardiano dell’Equilibrio… e sono una divinità.” Rispose, mentre la sua pistola cominciava ad aspirare aria, creando sulla punta una piccola sfera d’energia.
    Senza dire altro, Shinji si alzò in volo, per poi sparare contro le due figure.
    Reborn rispose sparando anche lui un colpo, che si scontrò a mezz’aria, provocando un’esplosione che generò una folata di vento.
    “Sembra che questa battaglia sarà piuttosto impegnativa.” Commentò l’ex pilota, evocando anche la sua lancia.  

    “Così è scoppiato veramente uno scontro…” commentò un ragazzo, che stava osservando la scena da poco lontano.
    Dietro di lui, appoggiata a un muro, c’era Asuka, che sembrava priva di sensi, con una piccola ferita sulla testa, dalla quale era uscito un po’ di sangue, già seccato.
    “Non pensavo sarebbe stato così facile ingannare un custode…” continuò lui, osservando il ciondolo di Ichigo.
    “Jintan… Adesso non potrai più vantarti di essere l’unico a vedere Menma…” disse, per poi portarsi il ciondolo al petto.
    Pochi secondi dopo, il ragazzo cadde a terra, lasciando scivolare poco lontano il ciondolo.
    Il rumore che provocò fece aprire leggermente gli occhi a Asuka.
    “Idiota…” mormorò, per poi digrignare i denti per il dolore alla testa. “Colpirmi alle spalle… Ma forse sono stata io la più stupida… per averti dato retta.”
    La sua attenzione fu attirata dal rumore di un’esplosione.
    “Maledizione… devo riuscire… ad alzarmi…” fece, cercando di alzarsi, ma ricadendo subito a terra.
    “Ehi, serve una mano?” chiese una voce sopra di lei.
    L’ex pilota alzò a fatica lo sguardo, scorgendo così la sagoma di un gatto con un paio di ali.
    “Tu che dici…?” replicò ironica Asuka, poco prima che un’aurea verde la ricoprisse, rimarginando la ferita e restituendole le energie.
    “Cosa…?” fece lei sorpresa, mentre Happy atterrava di fronte a lei.
    “Ecco fatto, aye!” disse, alzando una zampa e sorridendo.
    “Tu non sei… il gatto di quel mezzo drago?” chiese.
    “Se parli di Natsu, sì, sono proprio io, Happy!”
    “Ma come hai fatto? Credevo potessi solo volare.”
    “Anch’io, ma i miei poteri magici sono aumentati… E mentre cercavo Natsu, ti ho vista qui ferita, ma lui chi è?” domandò il gatto, indicando il ragazzo.
    “Un tipo che voleva morire.” Rispose Asuka, guardandolo.
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Mi ha ingannato, chiedendomi di portargli un oggetto che estrae lo spirito dal corpo…” spiegò Asuka, recuperando il ciondolo. “E ha ben pensato di mettermi fuori gioco e di usarlo su se stesso… un vero idiota!”
    “Ma questo significa che… il suo fantasma potrebbe essere qui!!!” esclamò spaventato Happy.
    “Sciocchezze! I fantasmi non esistono.”
    “A-Allora… perché il corpo di quel ragazzo si sta sollevando da solo?”
    Asuka si girò subito, vedendo così che il corpo si era sollevato da terra, come se qualcuno lo stesse tenendo sulla schiena, e lo stava spostando sul lato della strada, appoggiandolo a un muro.
    “Che diamine… Ma allora questo affare…” fece incredula Asuka, guardando il ciondolo.
    “Ma perché uno dovrebbe voler diventare un fantasma?” chiese Happy.
    “Forse…” rifletté Asuka, per poi spalancare gli occhi. “Possibile che possa essere arrivato a tanto pur di incontrarla?”
    “Di chi stai parlando?”
    “Del fantasma che in questo momento probabilmente si trova insieme a Ichigo, Natsu e gli altri. Credevo fosse solo un’invenzione, ma a quanto pare non è così!”
    “Natsu è con un fantasma?!” urlò Happy.
    “Tranquillo, da quel che ho capito, è il fantasma di una ragazza-”
    “Natsu è con il fantasma di una ragazza?!” si corresse il gatto, facendosi spuntare le ali. “Natsu, arrivo!”
    Ma prima che potesse andarsene, Asuka lo prese per la coda.
    “Di’ un po’ tu… Hai qualche rotella fuori posto?”
    “M-Ma-”
    “Se lo raggiungi adesso, rischi solo di essergli d’intralcio. Di sicuro, anche il fantasma di questo tipo sta andando da loro. Tu hai visto lo scontro contro Xehanort, no? E se ci fosse ancora lui?”
    Happy rimase in silenzio.
    “Però-”
    “Tranquillo.” Continuò Asuka, evocando il Keyblade. “Non ho intenzione di starmene da parte. Andrò a dargli una mano anch’io.”
    Tirando indietro il gatto, Asuka si alzò in volo, dirigendosi verso la fonte dell’esplosione.
    “Natsu…” fece Happy.
    “Ha ragione Asuka.” Disse una voce alle sue spalle. “Non preoccuparti per lui. È insieme ad altri custodi molto forti. Se la caverà.”
    Il gatto volante si girò subito, spalancando gli occhi per la sorpresa.
    “E voi chi siete?” chiese, poco prima che una fortissima luce lo costringesse a chiudere gli occhi.
    “Non preoccuparti. Siamo dalla tua parte.” Rispose un’altra voce, che trasmise ad Happy una sensazione di calma. 

    Xadvid saltò in alto, evitando così un affondo da parte di Ichigo.
    “Tutto qui, Shinigami?” chiese il Nessuno, sorridendo.
    “Direi di no!” replicò Lucy. “Ora, Tauros!”
    “Agli ordini!” rispose il toro, apparendo alla spalle dell’avversario, con l’ascia alzata.
    Xadvid evocò il Keyblade, parando l’attacco, sebbene fu sufficientemente forte da farlo volare a terra, dove Natsu lo aspettava.
    “Ottimo passaggio!” esclamò lui, avvolgendo tutto il fuoco attorno al suo pugno destro, con il quale colpì in pieno il Nessuno, spedendolo contro un palazzo, dove lasciò il solco.
    “Tutto qui, custode oscuro?” lo prese in giro il Dragon Slayer. “Speravo in un avversario più forte!”
    “Davvero? Va bene… vorrà dire che ti accontenterò subito!” replicò l’Animorph traditore.
    “Che cosa vuole fare?” domandò Lucy.
    “Da quanto mi hanno detto Dark e Hikari, possiede il potere della metamorfosi.” rispose Ichigo.
    “Metamorfosi? Ovvero?”
    “Ovvero posso diventare qualsiasi essere vivente io tocchi… indipendentemente da cosa esso sia!” disse Xadvid.
    “Qualsiasi essere?”
    “E non è tutto… Quell’idiota di Marco non l’ha ancora scoperto, o forse è così stupido da non voler osare tanto…” continuò, diventando sempre più grande, mentre le unghie delle sue mani si facevano più affilate. “Posso anche mischiare più DNA tra di loro… creando così nuovi esseri!”
    Ichigo spalancò gli occhi.
    “DNA? E che cosa sarebbe?” chiese Natsu.
    “Il DNA è ciò che ci rende unici… in pratica, è un codice che contiene tutte le informazioni sul nostro conto…” spiegò lo Shinigami, mentre all’Animorph spuntavano un paio di corna sulla testa, tra le quali passò una piccola scarica d’elettricità.
    Allo stesso tempo, gli spuntò una coda bianca, simile a quella di una lucertola.
    Il volto rimase lo stesso, sebbene gli occhi divennero rossi.
    “E il bello è… che non ci sono effetti collaterali!” urlò, per poi creare una sfera d’energia tra le mani, che scagliò contro i tre.
    “Attenzione!” urlò Ichigo, alzando il Keyblade per proteggersi, pochi instanti prima che la sfera li raggiungesse, esplodendo.
    L’onda d’urto investì tutti i presenti, facendoli volare a qualche metro di distanza, mentre i palazzi più vicini riportarono diversi danni, alcuni anche gravi, mentre l’asfalto si disintegrò letteralmente, sparpagliandosi per tutta la piazza.
    Shinji e Inuyasha si coprirono gli occhi, mentre Reborn rimase al suo posto come se niente fosse.
    “Ma quei tipi… non possono essere umani!” esclamò Jintan, rialzandosi. “Tutto bene?” chiese, girandosi verso gli altri.
    “Ugh… sono stata decisamente meglio…” rispose Anaru, rialzandosi assieme agli altri tre.
    Poco lontano, Menma era ancora a terra, sebbene non avesse riportato alcuna ferita.
    “Menma!” urlò Jintan, correndo verso di lei e aiutandola ad alzarsi. “Tutto bene?”
    “Sì… credo di sì…” rispose lei, accennando ad un sorriso. “Voi?”
    “Anche noi.” Rispose il ragazzo, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo.
    “Sei più stupido di quanto credessi, Yadomi.” Disse una voce alle sue spalle.
    Jintan si voltò subito, ritrovandosi di fronte al ragazzo che aveva stordito Asuka.
    “Yukiatsu! Quando-” cominciò Menma, per poi interrompersi.
    Dal petto del ragazzo spuntava una catena, che continuava per parecchi metri, scomparendo dietro una via.
    “Finalmente posso rivederti, Menma.” Disse il ragazzo, sorridendo.
    Jintan spalancò gli occhi.
    “P-Puoi vederla anche tu?” chiese, attirando l’attenzione su di sé.
    “Con chi stai parlando, Jintan?” chiese Poppo.
    “No…” fece Menma, avanzando di qualche passo. “Non può essere…”
    “Yukiatsu… Che cos’hai fatto!?” urlò Jintan.
    “Yukiatsu? Che cosa c’entra adesso?” domandò Anaru.
    “Dov’è?” esclamò Tsuruko, guardando Jintan.
    “Voi… voi non lo vedete?” chiese Jintan, mentre i suoi occhi cominciavano a tremare.
    “Stai dicendo che ora è qui tra noi?” disse Poppo, guardandosi attorno.
    “Non vorrai mica dire che…” cominciò Tsuruko.
    “Proprio così. Ora anch’io sono come Menma.” Rispose Yukiatsu, sebbene solo Jintan e Menma lo sentirono.
    “Perché?!” gridò la ragazza. “Perché l’hai fatto?!”
    “Per rivederti. E per portarti in salvo. Jintan si è dimostrato incapace di salvarti. Lascia che sia io ad aiutarti.”
    “T-Tu…” fece una voce, anticipando Ichigo, che si stava avvicinando a loro.
    Dalla fronte usciva diverso sangue, e anche il resto del corpo non era messo meglio.
    “Sei stato tu, anche se non so come, a prendermi il distintivo, vero?” chiese, fermandosi di fronte al gruppo. “Devi aver sentito a cosa serviva e come un perfetto idiota hai voluto usarlo…”
    “Allora puoi farlo tornare dentro il suo corpo?!” chiese Menma, preoccupata.
    “Non lo so… l’avevo detto che non ho mai fatto tornare nel suo corpo nessuno… Però so che è possibile. Finché quella catena non si rompe, il vostro amico non sarà morto a tutti gli effetti.”
    Yukiatsu si guardò il petto, afferrando la catena con le mani.
    “Allora è per questo che fa così male?” chiese.
    “Torna al tuo corpo e aspettami laggiù. Voi altri, seguitelo e-”
    “E secondo te, io li lascerò andare via?” chiese Xadvid, apparendo alle sue spalle. “Con cuori come i loro, nasceranno dei magnifici Heartless e Nessuno!”
    Senza perdere altro tempo, creò di fronte a sé una spada d’energia, preparandosi a colpire i cinque ragazzi.
    “Non te lo permetterò!” urlò Ichigo, mettendosi in mezzo proprio mentre abbassava l’arma.

    “Eccomi!” urlò Asuka, raggiungendo la piazza, creando una sfera di fuoco, che scagliò subito contro Reborn, superando Shinji e Inuyasha.
    “Asuka!” urlò l’ex pilota. “Che cos’è successo?”
    “Un piccolo disguido. Diciamo che mi hanno trattenuta.” Rispose la custode, per poi voltarsi verso l’assassino, che nel frattempo aveva deviato la magia.
    “Purtroppo… sei arrivata tardi.” Disse lui, sorridendo.
    “Che cosa vuoi dire?” chiese Inuyasha. “Per batterti, è arrivata giusto un secondo prima che ti facessi a pezzi.”
    “Intendo dire per salvare il vostro amico.” Rispose Reborn, per poi aprire un varco. “E stavolta, non c’è Dark a salvarvi.”
    Detto ciò, scomparve nelle tenebre.
    “Che cosa voleva dire?” chiese Asuka, poco prima che un urlo li raggiungesse.
    I tre custodi si voltarono, spalancando gli occhi.
    Poco lontano, Ichigo era in piedi di fronte a Xadvid.
    Ma il suo petto era stato trafitto in pieno dalla sua spada d’energia, la cui lama si era fermata a pochi centimetri dal volto di Menma, che stava guardando lo Shinigami con gli occhi spalancati, come anche gli altri.
    “Voi custodi… commettete sempre lo stesso errore, non è vero?” chiese il Nessuno, sorridendo.
    Ichigo rimase fermo, mentre il sangue cominciava ad uscire dalla ferita, finendo a terra.
    “H-Ho… sopportato… ferite molto… peggiori… di questo graffietto…” rispose lui, afferrando la lama con le mani.
    “Sciocco!” disse Xadvid, per poi far scorrere dell’elettricità nella lama.
    Lo Shinigami urlò immediatamente per le scosse ricevute, che lo costrinsero a lasciare la presa.
    “M-Maledetto…” fece Natsu, raggiungendoli, anche lui con diverse ferite.
    Dietro di lui, un orologio a pendolo fornito di piedi e braccia camminava lentamente, e al suo interno era possibile vedere Lucy, rannicchiata su sé stessa.
    “C’è mancato un soffio, dice.” Fece l’orologio, indicando la ragazza dentro di lui, per poi scomparire in una nuvola di fumo, lasciando Lucy libera.
    “Potere interessante il tuo, ragazzina.” Fece Xadvid, guardandola. “Sei in grado di evocare creature di altri mondi che obbediscono ai tuoi voleri.”
    Mentre diceva ciò, fece scomparire la lama d’energia, lasciando che Ichigo cadesse a terra.
    Sotto di lui cominciò a formarsi una pozza di sangue, che si estendeva velocemente.
    Asuka osservava la scena incredula.
    “Questo… Questo è successo… per colpa mia…” disse, lasciando cadere a terra il Keyblade, che scomparve in un fascio di luci.
    “Direi piuttosto… che è stato un insieme di sfortunate coincidenze.” rispose Kaito, arrivando in quel momento accompagnato da Aoko.
    Entrambi avevano riportato solo graffi superficiali, grazie alla prontezza di riflessi che il ladro aveva avuto, allontanandosi dal centro della piazza pochi instanti prima dell’esplosione.
    “No… Questo è il frutto del mio egoismo… e della mia stupidità…” continuò la pilota, per poi rivolgersi a Xadvid.
    “Ma ora… sistemerò io quel pallone gonfiato!” urlò, rievocando il Keyblade e partendo a tutta velocità contro il Nessuno, che si limitò ad alzarsi in volo.
    “Povera stupida. Credi davvero di potermi affrontare con quell’ira?” la canzonò lui, atterrando a qualche metro di distanza.
    Asuka non disse nulla.
    Alzò una mano, aprendo un varco.
    “Voi.” Disse, rivolgendosi ai ragazzi vicino allo Shinigami. “Prendete lui e quello stupido che è diventato fantasma e attraversate il varco. Vi condurrà al corpo del vostro amico. Anche voi altri, andate con loro e curateli. Siete ancora in tempo.”
    “E tu che cosa farai?” chiese Natsu.
    “Io mi sfogherò usando tutto il mio potere contro questo tizio!” rispose Asuka.
    “Ma come puoi essere così testarda? Hai visto quanto è forte, vero? E tu alla fine sei pur sempre una comune uma-”
    “Va bene.” Disse il Dragon Slayer, interrompendo Inuyasha. “Però vedi di non fallire, o dovrai vedertela con me.”
    “Okay, okay lucertolina. Ora però andate.” Replicò l’ex pilota, senza voltarsi.
    Uno ad uno, tutti attraversarono il varco.
    Tutti tranne uno, che invece si affiancò ad Asuka.
    “Cos’è, ti mancava così tanto fare l’eroe?” chiese la custode a Shinji, che per tutta risposta puntò sia la lancia che la pistola contro Xadvid.
    “Certo che no. Tuttavia, nemmeno a me va giù quel tipo. Devo dire… che non provavo un simile odio da molto tempo.”
    “Allora per una volta siamo d’accordo su qualcosa. Vedi però di non intralciarmi come tuo solito.” Disse ironica Asuka.
    “Non preoccuparti.”
    “Avete finito di parlare voi due?”
    “Direi…”
    “Di sì!” urlarono i due insieme, partendo in contemporanea all’attacco.
    Shinji caricò subito un proiettile d’energia, che scagliò contro l’avversario, che lo deviò con il Keyblade.
    Subito dopo, Asuka si preparò a colpirlo con un fendente, che Xadvid evitò spostandosi a lato, rimanendo tuttavia scoperto di fronte alla lancia di Shinji, che però riuscì a colpirlo solo di striscio.
    “Ugh…” fece lui, saltando all’indietro e portandosi una mano sulla ferita. “Appuntita, quell’arma…”
    “Ed è solo l’inizio… direi che devi provare anche tu ciò che ha provato Ichigo.” Replicò Shinji, alzando una mano.
    Come se niente fosse, su tutto il corpo del custode oscuro apparvero immediatamente decine di tagli, che lo costrinsero a cadere in ginocchio.
    Prima che Xadvid potesse reagire, si ritrovò il Keyblade di Asuka fermo a pochi millimetri dal collo.
    Shinji li raggiunse subito, alzando anche lui la lancia contro il Nessuno.
    “Allora? Che ne pensi?” domandò la custode, gelida.
    Xadvid rimase in silenzio per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
    “Non c’è che dire. Voi custodi della luce siete davvero bravi. Tuttavia, sbagliate se credete che noi stiamo dando il meglio.”
    “E con ciò? Ti abbiamo sconfitto. È questo ciò che conta!” fece Shinji, fissandolo con due occhi rossi.
    “Allora forza, eliminatemi.” Li sfidò Xadvid. “Forza! Che cosa aspettate?”
    Asuka rimase ferma al suo posto.
    “Io…” cominciò. “Io non…”
    “Tu non hai mai ucciso nessuno, non è vero? Nessuno che fosse umano, almeno.”
    Asuka spostò lo sguardo, allontanando leggermente il Keyblade.
    Gli occhi del Nessuno brillarono, ma Shinji impedì qualsiasi suo movimento.
    “Shinji?” lo chiamò Asuka, guardandolo e accorgendosi solo in quel momento dei suoi occhi.
    “Questo discorso, purtroppo per te, con me non funziona.” Disse lui, freddo. “Io ho già ucciso, con queste mie sporche mani!”
    Xadvid spostò lo sguardo su di lui.
    “Capisco… Allora anche i prescelti dalla luce hanno un proprio lato oscuro…” commentò, sorridendo.
    “Non paragonarmi a te, Nessuno!” gli sbraitò contro lui, alzando la lancia, pronto a colpirlo.
    “Non farlo Shinji!” gli urlò Asuka, spaventata da quel comportamento.
    Ma il ragazzo la ignorò completamente, facendo per concludere l’attacco.
    Attacco che non fu portato a termine, grazie a un Keyblade argentato che si mise in mezzo.
    Prima che Shinji potesse vedere il proprietario, un colpo al collo gli fece perdere i sensi.
    Il corpo del ragazzo fu preso al volo prima che toccasse terra, ma le sue armi scomparvero, permettendo così a Xadvid di scappare usando un varco.
    “Sembra che siamo arrivati giusto in tempo per non perderlo…” disse Sora, facendo svanire il Keyblade, mentre Riku adagiava a terra l’ex pilota.
    “Ma quel codardo ne ha approfittato per scappare via…” fece l’albino.
    Ma Asuka non lo sentì.
    Si limitò a cadere in ginocchio, mentre silenziose lacrime scendevano dagli occhi.
    “Che cos’ho fatto…? È per colpa mia se Shinji è…” cominciò, ancora non riuscendo a credere di aver visto il suo collega ridotto in quello stato.
    I tre custodi la guardarono seri.
    “È per come l’ho sempre trattato? È per questo?” continuò la ragazza, fissando Shinji.
     
    “Allora?” chiese Lucy, mentre Inuyasha continuava a lanciare una magia curativa dietro l’altra a Ichigo.
    “La ferita è grave, ma per fortuna reagisce alla magia e sembra che il varco abbia ricongiunto quell’idiota al suo corpo…” rispose il mezzo demone, osservando Yukiatsu, che era ancora immobile, appoggiato al muro, con gli occhi tremanti.
    “Già…” fece Jintan, senza nascondere un velo di tristezza e di rabbia. “Però Menma… è scomparsa.”
    “E non è l’unica cosa strana.” Disse Natsu, continuando ad annusare l’aria. “Sento chiaramente l’odore di Happy, ma è come scomparso nel nulla…”
    “Forse… è riuscito ad aprire un varco ed è tornato alla gilda.” azzardò Lucy.
    “O forse… è intervenuto qualcun altro.” Fece la voce di Sora, che li raggiunse in volo insieme agli altri.
    Shinji era trasportato da Riku, mentre Asuka si era appoggiata a Kairi, incapace di fare qualsiasi cosa.
    “Sora! Riku! Kairi!” esclamarono insieme Inuyasha e Natsu.
    “Ma tu guarda chi si rivede…” fece Kaito, sorridendo, mentre Aoko lo guardava interrogativa.
    “Tu non sei il ladro del mondo di Conan?” chiese Kairi, per poi voltarsi verso gli altri, senza aspettare una risposta. “Ad ogni modo, forse i vostri amici sono stati trattenuti da qualcun altro…”
    “Ladro?!” ripeté Aoko, girandosi di colpo verso Kaito. “Come sarebbe a dire?!”
    “Ti spiegherò tutto dopo…” rispose deglutendo Kaito, redendosi conto dell’errore fatto.
    “E chi sarebbe questo qualcun altro?” chiese Ichigo, riaprendo gli occhi.
    “Davvero non lo immaginate?” replicò Riku. “È la stessa entità che tutti noi custodi della luce abbiamo incontrato almeno una volta.”
    Il gruppo lo guardò spaesato.
    “Non starete forse parlando di…”
    “Sì.” Lo interruppe Sora. “Proprio di lei.” 
    Quando Menma riaprì gli occhi, si ritrovò a galleggiare in uno spazio bianco.
    “Dove…” cominciò, guardandosi attorno, ma senza vedere niente.
    “Ho forse finito la mia missione?” si chiese.
    <em>“No.” Rispose una voce.
    La ragazza si voltò, senza per vedere nessuno.
    “Chi ha parlato?”
    <em>“Lo scoprirai presto. Ora però, avrei un favore da chiederti…”
    “Di cosa si tratta?”
    <em>“So che il tuo desiderio è reincarnarti per poter di nuovo parlare con i tuoi amici… Tuttavia, devo chiederti di pazientare ancora un po’. L’universo ha bisogno del tuo aiuto.”
    “Ma io… Io cosa posso fare? Non sono più viva…”
    “E con ciò?” chiese una voce, mentre dal nulla prendeva forma un ragazzo. “Solo per un piccolo problema come questo credi di non essere all’altezza?”
    “Anche noi credevano di non potercela fare… Abbiamo incontrato mille difficoltà, ma siamo sempre riusciti a superarle.” Continuò una seconda voce, mentre una ragazza si materializzava al suo fianco.
    “Anch’io ho visto un sacco di avversari difficili e apparentemente impossibili da sconfiggere… ma ho visto anche i miei amici dare il meglio di loro, aye!” concluse una terza voce, lasciando posto a Happy, che apparve in volo.
    La ragazza guardò stupita i tre di fronte a lei, per poi sorridere e annuire.
    “Allora ditemi che cosa devo fare!” esclamò.
    “È molto semplice.” Cominciò un’altra ragazza, dai lunghi capelli neri e con un occhio che emanava una luce azzurra, avvinandosi, accompagnata da un’altra figura che però Menma non riuscì a distinguere.
    “Il tuo desiderio è encomiabile.” Disse quest’ultima. “Ma per esaudirlo, devi prima salvare chi ti è caro.”
    “Come direbbero gli alchimisti, è uno scambio equivalente.”
    Menma guardò i cinque di fronte a lei.
    “Ma io… posso davvero aiutarvi?”
    <em>“Se lo desideri, tutto diventerà possibile.” Continuò la voce, mentre dietro ai cinque apparve dal nulla una sfera di luce, che prese velocemente la forma di una donna dai lunghi capelli dorati, legati in una treccia. Addosso aveva una semplice tunica bianca, mentre i suoi occhi erano verdi, con riflessi azzurri.
    La ragazza la fissò stupefatta.
    “Tu… chi sei?” chiese infine.
    La donna sorrise, avvicinandosi e porgendole la mano destra.
    “Io sono molte cose. Ma tu puoi chiamarmi semplicemente Lucis.” Rispose lei.
    “Lucis…” ripeté Menma, stringendo la mano, mentre anche le altre cinque figure sorridevano.
  4. .
    E finalmente, rieccomi qui!
    Wow, a quanto pare, il precedente capitolo è a tutti gli effetti diventato il migliore della fiction. Perfetto, il mio piano di conquista delle menti dei lettori sta avendo successo! *si rende conto di ciò che ha detto* N-No, volevo dire, il mio piano di conquista del mondo! *si morde la lingua* E devo smetterla di rivelare le mie intenzioni segrete XD.
    Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, alla nascita della nuova custode dell’Equilibrio (ammettetelo, dopo 67 capitoli non pensavate sarei arrivato a tanto, eh? XD) e alla creazione di un nuovo ordine, ovvero i Guardiani dell’Equilibrio! Ora ovviamente le cose non potranno che farsi sempre più interessanti.
    A questo proposito, mi duole comunicarvi che il famoso capitolo 70 subirà un ritardo e varrà posticipato di 2/3 capitoli, i quali serviranno, a partire già da questo, ad annunciare la prossima saga.
    Ne approfitto per ricordarvi lo special su Hikari che ho postato dopo il precedente capitolo XD. 
    Ora, prima di passare alle recensioni, devo fare un annuncio!
    Ovvero, apro un contest (se così possiamo definirlo) per Equilibrio! Di cosa si tratta?
    Semplice! Per la prossima opening, darkroxas92 ha bisogno del vostro aiuto!
    E l’aiuto consiste… in un disegno!
    Ebbene sì, chiedo a voi lettori (dato che io sono totalmente incapace in ciò) di disegnare la scena del precedente capitolo dove Dark tiene tra le braccia il corpo di Hikari, mostrando tutto il suo dolore.
    Se vi può tornare utile, il ciondolo di Dark potete vederlo nel video dello special natalizio.
    Come premio purtroppo non posso offrirvi altro che un posto nell’opening, ovviamente con il vostro nick nei crediti.
    Ringrazio in anticipo tutti coloro che parteciperanno! 
    E ora, ringrazio ancora Liberty89 per avermi fatto da betareader e passiamo alle recensioni!
    @ Liberty89: Eh eh… sono riuscito nella missioni impossibile che mi ero prefissato… far piangere con un capitolo XD. E spero che i prossimi capitoli (ignorando il fatto che ne hai già avuto piccole anteprime XD) siano in grado di sorprenderti (anche se alcune mie idee mi costeranno molto care… glom…)
    @ Armitrael: Eh già, si parte con le rivoluzioni della storia! Ed è solo l’inizio… presto, molto presto, l’ordine che conoscete verrà profondamente scosso… più di quanto voi possiate anche solo immaginare XD. Per l’insanità mentale… Ehm… Ok, aggiungo anche quella come effetto collaterale alla lettura dei capitoli XD.
    @ francix94: Il mio segreto? Semplice: perdere 3 anni di sonno. Poi ti vengono tutte le idee malate che vuoi XD. Per più personaggi di videogiochi… non conosco quello detto da te, ma ho comunque in mente qualcosina… *sorriso sadico*
    Perfetto, e ora che ho risposto a tutti… Buona lettura a tutti!

    Capitolo 68: Draghi e maghi. Il gruppo si riunisce? - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… si può sapere dove siamo finiti?!” si lamentò un ragazzo dai capelli rosa, con una sciarpa bianca a quadretti rossi attorno al collo e uno smanicato nero.
    “Beh Natsu…” rispose un gatto blu, con un paio di ali bianche che spuntavano dalla schiena, mentre atterrava sulla testa del ragazzo, facendole così svanire. “Io te l’avevo detto di non attraversare quella specie di buco nero.”
    “A dir la verità, tu volevi tuffarti subito dentro convinto che ci fossero dei pesci…” precisò lui.
    “Beh, c’erano alte possibilità che fosse vero… Di certo non mi aspettavo di finire in mezzo a un bosco che non conosciamo, e senza la minima traccia di un pesce…”
    “Ma se non sai nemmeno come ti sei procurato quello strano segno sul simbolo di Fairy Tail! Il Master ti schiaccerà quando lo verrà a sapere!”
    “Suvvia, non mi punirà per così poco… e poi ti ripeto che non ho fatto nulla!”
    Natsu sospirò.
    “Comunque, più lo guardo, più mi sembra di averlo già visto da qualche altra parte… Bah! E io che speravo mi avessero chiamato nuovamente per combattere contro qualcuno di forte. Le fiamme di quel ragazzo erano così buone… Anche se non come quelle di Igneel!”
    “A proposito, pensi che potrebbe essere qui?”
    “Chissà… Di certo, si dev’essere nascosto per qualche buon motivo e se così non è, padre o non padre se la dovrà vedere con me!”
    “Come se avessi delle speranze contro di lui…” mormorò il gatto.
    “Ehi Happy, ma tu da che parte stai?!”
    “Dalla tua, ovvio, ma so anche che non puoi essere forte quanto lui.”
    “Cos’è, mi credi un debole? Ti ricordo che ho affrontato e sconfitto nemici che tutti consideravano imbattibili!”
    “Ma mai da solo!”
    “Ma tu guarda…” cominciò Natsu, per poi fermarsi all’improvviso.
    “Che succede?”
    “Non saprei… mi è sembrato di sentire qualcosa…” rispose il ragazzo, guardandosi attorno.
    “Dici che è qualche bestia pericolosa?”
    “Non ti so rispondere… di certo, non è un coniglio…”
    Ma prima che potesse aggiungere altro, un forte ruggito li sovrastò, costringendoli a voltarsi.
    Di fronte a loro c’era un grosso drago rosso, sopra il quale era seduto un ragazzo con in mano una spada del medesimo colore delle scaglie della sua cavalcatura.
    “U-Un d-d-drago!!!” urlò Happy, facendosi spuntare nuovamente le ali e mettendosi a volare.
    “Un drago!” ripeté sorpreso e felice Natsu. “Un drago vero! Allora non sono spariti tutti!”
    Il drago e il ragazzo li guardarono per qualche secondo.
    Poi, senza alcun preavviso, il drago alzò una zampa, pronto a colpire Natsu, che fu sollevato da Happy giusto pochi instanti prima che finisse schiacciato.
    “Ma che cosa gli prende?!” esclamò lui. “Non mi sono nemmeno presentato e già mi attacca?!”
    Il ragazzo rispose usando delle parole che sia Natsu che Happy non capirono.
    “Temo non ti capirebbe lo stesso. Che cosa facciamo?”
    “Mi duole ammetterlo, ma temo che se lo attaccassi, otterrei ben poco… Non mangio da troppo tempo, e non riuscirei a colpirlo a dovere…” rifletté Natsu, per poi rivolgersi al ragazzo. “Ehi, tu! Riesci a capire la mia lingua?!”
    “Dunque proprio non conosci l’Antica Lingua.” rispose l’interpellato, nella loro stessa lingua. “Eppure, sei riuscito a usare una magia su quel gatto… come hai fatto?”
    “Magia?” ripeté Happy. “Beh, sì, ma non è stato Natsu. È una mia magia.”
    “Un gatto mannaro in grado di parlare senza trasformarsi e di farsi spuntare un paio d’ali? Non ne avevo mai sentito parlare…”
    “Gatto mannaro?” ripeté Natsu. “Ma si può sapere di cosa stai parlando? Happy è un semplice gatto in grado di parlare e di usare la magia. Certo, il suo uovo era simile a quello di un drago, ma è l’unica anomalia.”
    “Uovo? I gatti non nascondo dalle uova, idiota.”
    “Beh, io sì.” Rispose Happy, come se niente fosse. “Però Natsu, credo che lui non ci possa essere di nessun aiuto… Non mi sembra uno molto socievole…”
    “Basta così.” Tuonò il ragazzo, mentre il drago spalancava le fauci. “Non siete spie dei Varden, ma non vi lascerò comunque andare. Questi sono gli ordini di Galbatorix.”
    Prima che i due potessero fare qualcosa, il drago diede vita ad una poderosa fiammata.
    “Happy, lasciami andare e mettiti al sicuro!” urlò Natsu.
    “Aye!” rispose il gatto, obbedendo.
    Il ragazzo dai capelli rosa sorrise, per poi spalancare la bocca proprio mentre l’attacco del drago lo raggiungeva, cominciando a inghiottire le fiamme.
    Pochi secondi dopo, il fuoco si esaurì, e Natsu si porto il braccio alla bocca, come per togliersi dei rimasugli di cibo.
    “Squisito! Era da tantissimo tempo che non mangiavo fiamme di drago!” esclamò, mentre le sue mani venivano avvolte da nuove fiamme.
    “Cosa?” esclamò per la prima volta il ragazzo in evidente sorpresa. “Che magia è questa? E cosa volevi dire con il fatto che era tanto che non mangiavi fiamme di drago?”
    “Spiacente, ragazzo.” Rispose Natsu, mostrando due denti aguzzi, vagamente simili a zanne. “Ma mio padre è un drago, perciò non ho la benché minima paura di affrontarne uno! E come puoi vedere, il fuoco non ha effetto contro di me! A proposito, grazie per il pasto, ne avevo proprio bisogno!”
    “Figlio di un drago?” ripeté l’altro, osservando Happy che si riavvicinava al compagno. “Tu menti. Ciò che stai dicendo è impossibile!”
    “E perché mai?”
    “Perché sono rimasti solo tre draghi in vita, e solo uno di questi è sufficientemente vecchio per aver potuto fare ciò che dici. Inoltre, un drago non può di certo avere un figlio umano!”
    “Oh, se è quello che ti preoccupa, non era il mio vero padre, ma è stato Igneel a crescermi e sono sicuro che è ancora vivo!”
    “Igneel? Non c’è mai stato alcun drago con questo nome.”
    “Natsu… temo che non siamo più a Fiore…” fece Happy, sospirando.
    “Tu dici?” domandò l’altro ironico.
    “Fiore?” domandò il ragazzo, per poi sorridere. “Spiacente, ma vi trovate in Alagaesia, il regno dell’imperatore Galbatorix. E io sono Murtagh, uno dei tre cavalieri dei draghi sopravvissuti.”
    “Alagaesia? Galbatorix? Cavalieri dei draghi? Ma di cosa diamine stai parlando?!”
    “Come fate a non sapere nulla? E dire che qui non c’è nessuno che ignora tutto ciò…”
    Detto ciò saltò in groppa al drago che sbatté le ali, alzandosi in volo.
    “Sono curioso di vedere come agirai. Cercate Eragon e Saphira. Io non posso aiutarti, anzi, la prossima volta che ci incontreremo probabilmente avrò l’ordine di uccidervi o di catturarvi per condurvi da Galbatorix. E se così fosse, anche voi diventerete suoi schiavi.”
    “Umpf. Non credere che sia così semplice piegarmi al volere di qualcuno!”
    “Gli basterà scoprire il tuo vero nome!” urlò Murtagh, allontanandosi.
    “Il mio vero nome?” ripeté Natsu, inclinando la testa. “E che cosa accidenti significa?!”
    “Io mi chiedo di più chi siano questi Eragon e Saphira.” Fece Happy.
    “Sono l’ultima speranza di questo mondo.” Rispose una voce alle loro spalle.
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte a uno strano bambino, che indossava dei semplici stracci.
    “E tu chi sei?”
    “Tranquilli, non sono dalla parte di Galbatorix. E so dove potete trovare Eragon e Saphira. Anche se temo che dopo non vi sarà tanto facile andarvene come se niente fosse. Sempre se dovessero scoprire cosa siete in grado di fare. Un gatto volante in grado di parlare normalmente e un umano in grado di mangiare il fuoco di un drago… Sarebbe una bella conquista per i Varden.”
    “Non hai ancora risposto alla domanda di Natsu.”
    “Il mio nome non ha importanza, però se proprio volete sapere cosa sono… vi basti sapere che sono un gatto mannaro.” 

    “Ok… qualcuno ha idea di dove siamo finiti?” sbraitò Inuyasha, guardandosi attorno.
    “Purtroppo no… Quando Dark è venuto a prendere Edward, non ci ha lasciato alcuna istruzione…” rispose Pan, sbadigliando.
    “E tu non puoi usare i tuoi poteri per scoprirlo?” domandò Asuka a Shinji.
    “Temo che tu mi stia sopravvalutando. Non sono diventato onnisciente, ho solo acquisito poteri che di norma un essere umano non può avere. Non sono nemmeno immortale.”
    “Inutile come sempre…” mormorò lei di risposta, girandosi.
    Shinji abbassò lo sguardo, per poi alzare leggermente la manica della maglietta, come per osservare qualcosa sotto di essa.
    “Sentite… non so se può tornarci utile, ma laggiù c’è un accampamento.” Disse Marco, indicando un punto poco lontano.
    Tutti si girarono verso quella direzione.
    “Beh, almeno potremmo trovare qualche informazione su dove ci troviamo…” ammise Inuyasha, cominciando a incamminarsi.
    “Aspetta un secondo! Non possiamo andare così come se niente fosse! Tu prima di tutti!” esclamò Shinji.
    “E potrei sapere perché?”
    “Ehm… se dico ‘orecchie da cane’ ti viene in mente qualcosa?” disse Asuka, per poi guardare Pan. “E lo stesso vale anche per te ovviamente.”
    “Se è per questo non sappiamo nemmeno se sono umani quelli che si trovano in quell’accampamento.” Replicò Marco.
    “Però c’è qualcosa che non torna…” fece Pan. “Non percepisco nessuna aurea è come se fossero schermati. Oppure l’accampamento è abbandonato…”
    “Tsk! Non m’importa. In fondo, che cosa potrebbero mai farci? Siamo tutti custodi, a parte una divinità. Secondo voi saranno in grado anche solo di ferirci?” rispose ironico Inuyasha.
    Marco sospirò.
    “Immagino che tanto vale andare tutti insieme. Almeno nel peggiore dei casi potremo difenderci.”
    Tutti annuirono, per poi avviarsi.
    “Però che strano…” fece Shinji, mentre si avvicinavano, osservando i tronchi di alberi che erano stati tagliati. “Non vi pare che si siano procurati la legna in un modo un po’ strano?”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Guardate i tronchi: sembrano essere stati letteralmente strappati via. E alcuni di essi presentano diversi segni di bruciature…”
    “Forse c’è stata una battaglia.” Azzardò Pan. “Quando mio nonno combatte, questi risultati sono i minimi danni che si possono riportare.”
    “Non credo che ci siano molte persone forti come tuo nonno, Pan…” replicò Marco. “Insomma, è una leggenda a livello universale. Sono ben pochi i mondi che non lo conoscono.”
    “Questo perché mio nonno è il migliore!”
    Mentre continuavano a parlare, i custodi raggiunsero l’ingresso del campo, che apparve completamente deserto.
    “State all’erta.” Fece Inuyasha, mostrando gli artigli. “Potrebbe essere una trappola…”
    “In questo caso devono essere parecchio tesi, per temere cinque apparenti ragazzini, no?”
    “Ti ricordo che io supero il secolo di vita…” fece il mezzo demone.
    “Per questo ho detto apparenti.”
    I cinque continuarono ad avanzare, fino a ritrovarsi in mezzo al campo.
    “Okay… se sono veramente nascosti, a questo punto mi chiedo perché non ci hanno ancora attaccato…”
    “Pan, senti qualcosa?”
    La Sayan scosse la testa.
    “Niente e questo è troppo sospetto. Siamo vicini a un bosco, dovrei sentire almeno l’aurea di qualche animale, ma niente. Vuoto totale.”
    “Non possiamo fare qualche danno per farli uscire allo scoperto?” domandò Asuka. “Potrebbe anche essere che vogliano semplicemente farci andare via, e in questo caso non potremmo avere alcuna informazione.”
    “Non possiamo attaccarli senza motivo. Non saremo molto diversi da Xehanort e i suoi.” Rispose Shinji.
    “Uff… e allora cosa facciamo? Aspettiamo che arrivi un principe azzurro che cavalca un cavallo bianco e che faccia uscire tutti come se niente fosse?” replicò acida Asuka.
    Prima che qualcuno potesse dire altro, un ruggito sopra di loro li distrasse.
    I custodi alzarono subito lo sguardo, giusto in tempo per vedere atterrare di fronte a loro un drago blu, sopra il quale era seduto un ragazzo dai capelli castani e i lineamenti delicati, con orecchie leggermente a punta, che li fissava con occhi seri.
    “Non so se è un principe…” cominciò Marco. “Ma temo che il suo cavallo bianco sia un drago blu… ti va bene lo stesso, Asuka?”
    Ma l’ex pilota di Evangelion non lo sentì nemmeno, dato che continuava a fissare il drago di fronte a loro con occhi spalancati e senza nascondere un po’ di giustificata paura.
    “Chi siete?” chiese il ragazzo.
    I custodi si guardarono tra di loro.
    “Beh… in circostanze normali, sarebbe meglio evitare… però temo che non abbiamo scelta.” Disse Pan, evocando il Keyblade, subito imitata da Inuyasha, Asuka e Marco.
    “Siamo custodi.” Disse quest’ultimo, mentre il ragazzo li guardava sorpresi. “Mentre lui è una divinità.”
    ‘Divinità?’ domandò una voce che risuonò nelle loro menti.
    L’Animorph spalancò subito gli occhi.
    “Chi ha parlato? Chi è che può parlare telepaticamente?”
    ‘Di fronte a voi.’ Rispose la voce.
    I custodi guardarono sorpresi il drago, che restituì loro lo stesso sguardo.
    “Un drago… parlante?” fece Asuka. “Ok, non dovrei essere troppo sorpresa, se StupiShinji è entrato in possesso di poteri superiori significa che tutto è possibile, però questo coglie lo stesso di sorpresa…”
    “Cosa ci fanno qui dei custodi?” chiese il ragazzo, cominciando a scendere dal drago.
    Ma una volta sceso, i cinque rimasero un attimo a guadarlo.
    “Che razza di demone sei?” chiese infine Inuyasha, indicando le sue orecchie. “Non sei un umano, ma non sei nemmeno un mezzo demone.”
    “Demone? Di cosa stai parlando? Certo che sono umano, anche se ammetto, con tratti molto simili a quelli degli-”
    “Elfi.” Completò per lui Marco. “Esatto?”
    “Sì, hai ragione, custode.” Disse un'altra voce, stavolta femminile, mentre dalle tende cominciavano ad uscire decine di persone, tutte armate.
    In prima fila c’erano solo elfi, che affiancarono subito il ragazzo e il drago, come per difenderli.
    “Però non avete ancora risposto alla domanda: cosa ci fanno qui dei custodi?” chiese un’elfa dai capelli neri, guardandoli.
    “Semplice viaggio di controllo. A dir la verità, non sappiamo nemmeno dove siamo, infatti speravamo poteste dircelo voi.”
    “Vi trovate ad Alagaesia.” Rispose una nuova voce, mentre una donna dalla pelle scura si faceva largo tra i soldati, superando anche gli elfi. “E a essere più precisi, vi trovate nell’accampamento dei Varden.”
    “Varden? Ovvero?” domandò Marco.
    “Ovvero coloro che vogliono deporre Galbatorix, il tiranno che da più di cento anni è a capo di Alagaesia.”
    “Eh no! Di nuovo?! Possibile che ovunque andiamo troviamo un gruppo di ribelli che vuole portare la pace?!” esclamò Inuyasha. “C’è un mondo dove non ci sia un tiranno?!”
    “Inuyasha… tu non hai mai fatto alcun corso di autocontrollo, vero?” domandò ironico Shinji.
    “E tu nei hai fatti troppi.” Replicò Asuka. “Visto che non fai mai nulla.”
    “Scusateli, è che siamo di ritorno da una situazione molto simile, e abbiamo rischiato per l’ennesima volta di venire spazzati via come se niente fosse. Il mio nome è Marco.”
    “Inuyasha.”
    “Asuka.”
    “Pan.”
    “Shinji.”
    “Capisco. Piacere di conoscervi, custodi. Io sono Nasuada, il capo dei Varden.”
    “Io invece sono Arya, la rappresentante degli elfi.”
    “Il mio nome è Eragon.”
    ‘E io sono Saphira.’ Fece il drago, facendo uscire un po’ di fumo dalle narici.
    Pan si girò verso il cielo, notando che il sole stava cominciando a tramontare.
    “Scusate la domanda, ma stanotte qui non c’è una luna piena, vero?”
    Tutti tranne i custodi la guardarono straniti.
    “Luna?”
    “Una grossa sfera bianca che si vede di notte…” spiegò Pan.
    “Non abbiamo niente di simile, mi spiace.”
    La Sayan si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
    “Menomale… Non mi andava di rivivere quell’esperienza…”
    “E allora perché non ti tagli la coda?” domandò Marco.
    “Perché solo con questa posso aspirare ad arrivare al quarto livello come mio nonno!” replicò lei.
    “Ecco, a proposito…” fece Eragon, indicando prima Pan e poi Inuyasha. “Voi due che cosa sareste?”
    “Io sono un mezzo demone, perché mio padre era un demone mentre mia madre un’umana.”
    “Io invece sono una Sayan, una razza ormai estinta, tant’è che nemmeno io sono Sayan al cento per cento.”
    “Mai sentiti né l’uno né l’altro. Tu Arya?”
    L’elfa scosse la testa.
    “No, suona nuovo anche per me.” Disse, per poi girarsi, lasciando che tutti vedessero il palmo della sua mano.
    “Che cosa?!” esclamò Marco, raggiungendola. “Dove hai visto quel simbolo?”
    L’elfa lo guardo leggermente sorpresa.
    “Di cosa parli?”
    “Quello che hai sul palmo destro!”
    “Oh, ti riferisci a questo? Non lo so, è comparso qualche giorno fa.”
    “Ma Marco, quello non è lo stesso…” fece Asuka.
    “È il ciondolo di Dark!” completò Pan. “Ma com’è possibile?”
    “Dark? E chi sarebbe?” chiese Nasuada.
    “Un nostro amico e in un certo senso maestro. I suoi poteri sono molto superiori ai nostri. Se solo lo desidera, può distruggere un intero mondo in pochi secondi.”
    “È anche lui una divinità?” chiese una voce.
    I custodi si girarono, vedendo un nano avvicinarsi a loro.
    “Piacere di conoscervi, custodi. Io sono Re Orik.” Si presentò, per poi girarsi verso Marco.
    “Questo Dark è veramente così potente da eguagliare i poteri di una divinità?”
    “Beh…” cominciò Pan. “Di certo non è un essere umano… Sappiamo che è il figlio della Luce e dell’Oscurità e che rappresenta l’Equilibrio stesso.”
    “Che cosa?!” esclamò sorpreso Eragon. “Esiste una persona del genere?”
    “L’ha scoperto solo di recente. Prima anche lui era convinto di essere un normale umano.”
    “Normale…” commentò Marco. “Relativamente parlando…”
    “Ringrazia che non sia qui…” replicò Inuyasha.
    “Peccato. Con lui, probabilmente la guerra sarebbe finita subito…” fece Nasuada.
    “Noi custodi non aiutiamo chiunque senza un buon motivo.” Rispose Asuka. “Interveniamo solo se c’è qualcuno che non rientra nel mondo in questione, ma al momento, la cosa strana è quel simbolo apparso sulla mano di Arya. Il ciondolo di Dark rappresenta il suo elemento… non dovrebbe disperdersi così come se niente fosse…”
    “Volete che vada a cercarlo?” domandò Shinji, portandosi una mano a coprire una parte del braccio sinistro, gesto che non sfuggì ad Asuka.
    “Dì un po’ StupiShinji, ti sei forse fatto male? E ti definisci pure una divinità?”
    “Eh? No, non mi sono fatto nulla…”
    “E allora perché ti stai tenendo il braccio?” fece lei, avvicinandosi e scoprendogli il braccio sinistro.
    La custode fece subito un passo indietro, vedendo che anche sul braccio del compagno c’era il simbolo di Dark.
    “Che cosa?!” esclamarono insieme tutti gli altri custodi.
    “Anche tu?”
    Shinji spostò lo sguardo.
    “È apparso un paio di giorni fa, ma non sapevo che cosa fosse… Adesso che l’avete detto, ho pensato che non fosse proprio un buon segno…”
    “Ok… Uno era strano, ma addirittura due casi?” commentò Inuyasha.
    “Non c’è altro da fare… Shinji, io e te andiamo a cercare Dark per chiedere spiegazioni. Se non sbaglio, quando Dark è venuto a chiamare Edward, con lui c’era anche Tsuna, che parlava di due bambini…” fece Pan.
    “Sì, confermo.” Disse il mezzo demone. “Sono riuscito a sentire tutta la conversazione e dire che credevo di aver visto di tutto…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Spiacente, ma non andrò di certo a spifferare affari che non avrei dovuto sapere. Ad ogni modo, va bene Pan. Andate a cercarlo. Almeno per riuscire a scoprire questo mistero…”
    “Va bene.” Rispose la Sayan, aprendo un varco e attraversandolo.
    Shinji si avvicinò ad esso.
    “Allora a dopo. Cercate di non distruggere troppe cose.”
    “Parla quello che stava per demolire una nave volante senza nemmeno vedere chi c’era dentro.” Replicò Asuka.
    “Se l’avessi voluta realmente distruggere, voi non avreste fatto in tempo ad uscire.” Rispose lui, sparendo nel varco, che si chiuse subito.
    “Incredibile… sono spariti nel nulla…” fece Nasuada.
    “E senza che abbiano avuto bisogno di parlare nell’Antica Lingua…”
    “Antica Lingua? E che cosa sarebbe?”
    “La lingua base di questo mondo.” Rispose Arya. “Grazie ad essa, possiamo usare la magia, piegare al nostro volere gli avversari, accelerare la crescita… Possiamo fare di tutto.”
    “Credo sia simile al principio dell’alchimia di Ed.” fece Marco. “Ha detto che in passato era costretto a disegnare dei cerchi per poter effettuare le trasmutazioni. Solo dopo aver visto la verità, e in seguito ad essere diventato custode, ne ha potuto fare a meno.”
    “Bah… Quante complicazioni.” Disse Asuka, creando una sfera di fuoco in mano, incurante della sorpresa che nacque nei soldati. “Una volta che s’impara, la magia non è così difficile da usare. Ormai è come respirare.”
    “Sai che difficoltà… Sinceramente, ho trovato più difficile imparare a volare… Mi veniva naturale saltare.” Replicò Inuyasha.
    “Io continuo a pensare che per essere uno che continua a dire di volersi far visitare da qualcuno, sono quello più normale di tutti…” commentò l’Animorph, sospirando.
    “E tu?” chiese Eragon. “Tu sei un normale umano?”
    “Eh sì! A dir la verità lo è anche Asuka, anche se sembra più un demonio…”
    “Come sarebbe a dire?!” esclamò arrabbiata lei. “Non sono io quella che vola come una mosca!”
    “E a me non sembra di essere mai diventato una mosca…”
    Ma prima che potessero continuare il loro litigio, una forte esplosione proveniente dal bosco vicino li distrasse.
    Tutti girarono lo sguardo, vedendo una colonna di fuoco alzarsi verso il cielo.
    “Castigo!” urlò Eragon, salendo velocemente in groppa a Saphira.
    “Castigo?” ripeté Marco. “Ma che razza di punizioni date ai bambini qui?!”
    “Castigo è il nome di un altro drago.” Spiegò Arya. “Lui e il suo cavaliere Murtagh sono a loro malgrado nostri nemici, dato che Galbatorix, usando appunto l’Antica Lingua, è riuscito a piegarli ai suoi voleri.”
    “Un altro drago… ma che bella notizia…” disse sarcastica Asuka, per poi alzarsi in volo assieme agli altri due.
    ‘Ce la fate a seguirmi?’ chiese Saphira.
    “Umpf. Non sottovalutarci. Ormai sappiamo volare più che velocemente!”
    Ma prima che potessero partire, un ragazzino corse verso di loro.
    Indossava solo alcuni stracci, e stava urlando di non partire.
    “Che cosa succede? Come mai sei già di ritorno?” chiese Nasuada, rivolgendosi ad esso.
    “Beh, perché ho trovato una persona piuttosto interessante… Speravo di presentarvelo più tardi, ma ha perso la pazienza e poco fa avete visto il risultato…”
    “Che cosa? Hai trovato un drago?” chiese uno dei soldati.
    “Nulla del genere. Si tratta di un umano, accompagnato da un gatto.”
    “Davvero?” chiese una voce, mentre una donna si avvicinava a loro. “E quale umano, per quanto possa essere un mago potente, può generare una fiammata del genere?”
    “Ha tenuto testa a Murtagh, Angela.” Rispose semplicemente il gatto.
    A sentire ciò, tutti, Eragon in prima fila, si sorpresero.
    “Che cos’hai detto?! Ne sei sicuro?”
    “L’ho visto con i miei occhi. Murtagh l’ha attaccato assieme a Castigo, ma alla fine se ne sono andati via, dicendogli di cercare te, Ammazzaspettri, e Saphira.”
    “E perché mai lo avrebbe fatto?”
    “Che voi sappiate, non c’è nessun custode in grado di usare un simile potere, vero?” chiese Arya ai tre.
    “L’unico che potrebbe, di quelli che conosciamo noi e che sono dalla nostra parte, è Dark. Ma non perde la pazienza per così poco… Anzi, ora che ci penso, non l’ho mai visto arrabbiarsi…” disse Inuyasha.
    “Ti ha detto come si chiama?” chiese Nasuada al ragazzo.
    “So solo che si chiama Natsu, mentre il gatto Happy.”
    “E uno dei vostri?”
    “No. È una razza totalmente diversa. Sa parlare e camminare senza trasformarsi, e in più può farsi spuntare due ali per volare.”
    “Perfetto! Ci mancava solo un gatto del genere!” esclamò ironico Marco. “Non bastavano mezzi demoni, mostri digitali, Sayan, draghi, alieni, Corallian e chi più ne ha più ne metta! Ora anche un gatto con le ali! E magari nato pure da un uovo!”
    “Esatto, aye!” disse una voce sopra di loro.
    “Visto? Che vi avevo det- Aspettate… chi ha parlato?” domandò l’Animorph, alzando la testa.
    Sopra di loro c’era Happy, che teneva sollevato Natsu.
    Pochi secondi dopo, i due atterrarono.
    “Fantastico!” esclamò Natsu, guardando Saphira. “Due draghi in poco tempo! Non speravo sarebbe successo!”
    “Tu hai veramente affrontato un drago rosso?” chiese Eragon, guardando il nuovo arrivato.
    “Certo! I draghi non mi fanno paura! Non per niente, sono un Dragon Slayer!”
    “Dragon Slayer? E che cosa sarebbe?” chiese Arya.
    “Assassino di draghi.” Rispose Asuka. “È questo che significa.”
    Immediatamente, Natsu si ritrovò accerchiato da decine di uomini armati.
    “Non fare un altro passo!” ordinò Nasuada, per poi girarsi verso il ragazzo. “E tu non potevi consultarmi prima di portarlo qui?! Potrebbe essere un sicario di Galbatorix!”
    “Ancora questo Galbatorix?! Ma non so nemmeno che aspetto abbia!” replicò Natsu. “E non sapevo nemmeno che siamo in Alagaesia!”
    Sentendo ciò, i tre custodi si guardarono.
    “Scusa la domanda… Ma tu vieni da un altro mondo?” chiese Marco.
    “Certo, che domande!”
    “E che cosa ci fai qui?”
    “Credevo che i custodi mi stessero convocando di nuovo! Mi avevano chiamato per aiutarli a sostenere un esame, e la chiamata era avvenuta tramite un varco.”
    “Che cosa?! Tu sei uno di quelli che hanno aiutato Dark, Hikari, Aqua e gli altri nell’esame dei Master del Keyblade?!” esclamò sorpresa Asuka.
    “Certo! Ho combattuto proprio insieme a Aqua! E se vi può tornare utile, dalla parte di chi non combatteva, c’era un topo gigante affiancato da una papera e uno strano cane, tutti e tre in grado di parlare e vagamente simili ad umani, poi una ragazza mora vestita in maniera strana… forse di qualche scuola, con un arco sulla schiena e-”
    “Aspetta un secondo!” esclamò Inuyasha. “Quella ragazza si chiamava forse Kagome?!”
    “Sì, proprio così! Come fai a saperlo?”
    “Perché proveniamo dallo stesso mondo!” rispose Inuyasha. “Ma che cosa sta combinando quella stupida?”
    “Non lo so, poi c’erano parecchi tipi strani con magie di tutti i tipi… uno che era fatto di gomma, uno che poteva morire sei volte ogni quindici minuti, uno strano tipo che poteva diventare biondo e infine uno che aveva una spada che poteva cambiare forma… credo che avrebbe fatto invidia a Elsa…”
    “Di tutti quelli che hai descritto, credo che ci fosse almeno un Sayan…” commentò Marco.
    “Scusate se interrompiamo il vostro discorso, ma allora questo ragazzo è dalla vostra parte?” chiese Eragon.
    “Da quel che ha detto, sì. Di certo, non è di questo mondo.”
    “Ma perché invece di questi noiosi discorsi non mangiamo un po’ di pesce?” chiese Happy, togliendosi il suo zainetto dalle spalle, lasciando così vedere un tatuaggio uguale a quello che aveva Natsu sulla spalla, con l’unica differenza che al centro di esso c’era il simbolo di Dark.
    “Anche tu?!” esclamarono i tre custodi in contemporanea.
    “Eh? Che cosa?” chiese il gatto.
    “Quel simbolo che hai sulla schiena! Da quanto tempo è apparso?”
    “Intendete quello scarabocchio sopra il logo di Fairy Tail? È lì da qualche giorno. Perché?” fece Natsu.
    “Non hai visto il ciondolo di Dark?” chiese Asuka.
    Il roseo rimase il silenzio per qualche secondo, per poi sbattere un pugno nell’altra mano.
    “Ma certo! Ecco dove l’avevo visto! È lo stesso simbolo che aveva il suo ciondolo! Non ci ho fatto troppo caso perché l’ha tirato fuori solo per pochi secondi!”
    “Non preoccuparti Natsu. So bene che hai una pessima memoria.” Fece Happy.
    “Ehi!” rispose lui, sputando fuori una piccola fiammata. “Che cosa vuoi dire?!”
    Vedendo ciò, tutti spalancarono gli occhi.
    “S-Scusa…” fece Nasuada. “Ma come hai fatto?”
    “Eh? A fare che cosa?”
    ‘A sputare fuoco.’ Precisò Saphira, attirando su di sé lo sguardo del ragazzo.
    “Oh, quello? È stato mio padre a insegnarmelo. Si tratta di semplice magia. Mi ha reso molto simile ad un drago.” Spiegò come se nulla fosse lui.
    “Simile a un drago?!” esclamò sorpresa Arya. “Che cosa vuoi dire?”
    “Quello che ho detto. Posso tranquillamente tenere testa ad un drago perché io stesso sono come un drago.”
    “Ma chi era tuo padre per conoscere una magia del genere?”
    “Era un drago. Igneel.” Rispose Happy. “A proposito, lo avete visto?”
    Ma la risposta non arrivò.
    “Figlio… di un drago?!” fece Eragon.
    “Impossibile!” esclamò Orik. “Quello che stai dicendo è inverosimile!”
    “Non era il mio vero padre, ma è stato lui a crescermi. Mi ha insegnato tutto quello che so, fino a quando non è scomparso.”
    ‘Quindi nel tuo mondo ci sono altri draghi? O solo tuo padre?’ chiese Saphira.
    “So per certo che ne esistono altri due, perché ci sono altri due Dragon Slayer oltre a me.”
    “Ma come fai a resistere al fuoco? Nemmeno i draghi ne sono totalmente immuni.”
    “Eh? Certo che lo sono! Almeno, Igneel lo era e di conseguenza lo sono anch’io… Anzi… Tu sei Saphira, giusto?” chiese, rivolgendosi al drago, che annuì.
    “Ti dispiacerebbe fare una fiammata contro di me? Avrei un po’ di fame…”
    “Ti vuoi mangiare il tuo gatto?” chiese Marco, guardandolo con un’espressione indecifrabile, come stavano facendo quasi tutti i presenti.
    “Eh?!” esclamò spaventato il gatto.
    “Assolutamente no! Voglio solo delle belle fiamme calde.”
    “Ma se vieni sottoposto alle fiamme di Saphira, tu-”
    “Oh, insomma! Vi costa così tanto una fiamma?!”
    “Ma perché non ci pensi tu da solo?”
    Il ragazzo guardò storto il mezzo demone.
    “Tu ti mangeresti quelle tue ridicole orecchie?” chiese.
    “Certo che no. Che razza di domanda.”
    “Beh, per me è lo stesso. Le fiamme sono le mie, e di conseguenza non posso mangiarle!”
    ‘E va bene, ragazzo, ma io non mi assumerò alcuna responsabilità.’ Fece Saphira, per poi spalancare le fauci.
    Prima che qualcuno potesse fermarla, fece uscire una fiammata azzurra, che investì in pieno Natsu.
    “Maledizione! Non sopravvivrà!” esclamò Nasuada.
    Ma proprio mentre diceva ciò, le fiamme cominciarono a venire risucchiate in un vortice, per poi scomparire nella bocca di Natsu, che le stava masticando come se niente fosse.
    “Squisite!” gridò una volta finito. “Le fiamme di drago sono sempre le migliori!”
    Se i custodi e gli altri erano già sorpresi prima, ora lo erano più che mai.
    “H-Ha mangiato… il fuoco… e di gusto anche!” esclamò Orik.
    ‘Come hai fatto?’ chiese Saphira, mentre anche Eragon faticava a credere ai propri occhi.
    “Semplice: i polmoni del drago aspirano le fiamme, le sue scaglie dissolvono le fiamme, le sue unghie sono rivestite di fiamme… Tutto ciò è l’incantesimo che lo rende simile ad un drago, un Dragon Slayer.” Rispose Happy.
    Tutti si girarono verso di lui.
    “E tu invece che incantesimo hai usato per poter parlare senza doverti trasformare?”
    “Nessuno. Tutta la mia razza è in grado di parlare e di volare.” Fece il gatto.
    “Eh già. Ha imparato subito dopo che si è schiuso. E da allora è sempre rimasto a Fairy Tail.” Continuò Natsu.
    “Scusa la domanda…” fece Arya. “Ma continui a dire quel nome. Di cosa si tratta?”
    “Fairy Tail? È la gilda di maghi a cui appartengo, e modestamente, è la gilda più forte di tutte! E io sono uno dei suoi migliori membri.”
    “Però non sei ancora riuscito a battere Elsa, e non sei un mago di classe S…” mormorò Happy.
    “E con questo?! Sono il più forte, e ho sconfitto tutti i nemici che ho incontrato!”
    “Tranne i membri di classe S…”
    “No, aspetta un secondo…” li interruppe Marco. “Ci stai dicendo che in questa gilda ci sono persone più forti di te?!”
    “Non esageriamo. Diciamo solo che per qualche disguido, non sono ancora riuscito a batterli…” replicò il Dragon Slayer.
    “Più viaggio, più mi convinco che gli Yeerk potrebbero essere considerati dei simpaticoni se confrontati con qualcuno…”
    “Però è strano…” fece Asuka, girandosi. “Con i varchi, non dovrebbero impiegare poco tempo per trovare Dark?”
    Gli altri due custodi si voltarono.
    “Non so… abbiamo visto Dark da lontano, eppure qualcosa non tornava…” rifletté Marco.
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Edward ci ha detto che Dark ha scoperto la sua vera natura, ed è stato manovrato da suo padre per torturare Hikari, però non ci ha detto nulla su come si sia comportato dopo.”
    “Non mi sembrava troppo diverso da solito.” Fece l’ex pilota.
    “Però ora che ci penso, il suo tono di voce era leggermente più insicuro rispetto a prima…” confermò Inuyasha.
    Mentre i custodi discutevano, un soldato raggiunse Nasuada, mormorandogli qualcosa sottovoce.
    “Ne sei sicuro?” chiese lei, ricevendo un assenso.
    “Che cosa succede?” chiese Eragon.
    “Sembra che siamo sotto attacco.” Rispose il capo dei Varden, attirando l’attenzione di tutti su sé.
    “È l’esercito di Galbatorix?” domandò Arya.
    Nasuada scosse la testa.
    “Fatico a credere a ciò che ho sentito… ma sembra che siano solo sei le persone che ci stanno attaccando e la cosa strana è che si limitano a far svenire i nostri soldati…”
    Natsu e Happy si irrigidirono.
    “S-Sei hai detto?” chiese il Dragon Slayer, girandosi lentamente verso Nasuada.
    “Sì, perché?”
    “E per caso sapete l’aspetto?”
    “Da quel che hanno visto, si tratta di una donna dai capelli rossi in armatura, un uomo che combatte usando della magia di ghiaccio, una ragazzina dai capelli blu che allontana gli avversari senza toccarli, una ragazza bionda affiancata da un toro gigante armato di ascia e infine un ragazzo dai capelli neri, che usa una specie di martello integrato al suo braccio. Li conosci?”
    Ma Natsu e Happy non risposero, limitandosi a cominciare a sudare freddo.
    “Siamo morti…” fece il gatto. “Se ci trova, questa volta ci farà a fette…”
    “Già… Il Master non avrà preso bene il fatto che io sia scomparso di nuovo senza dire nulla… già l’altra volta mi ha spiaccicato più volte, soprattutto dopo avergli detto che cos’era successo…”
    “Ma chi è questo Master per poterti spiaccicare?!” sbraitò Asuka.
    “Un vecchietto di oltre cent’anni, ma con la forza di un gigante… e con l’abilità di diventare un gigante…” rispose il Dragon Slayer, deglutendo.
    “Beh, allora sei salvo. Non ha nominato nessuno che corrisponde a quella descrizione.”
    “Se fosse lui, non mi spaventerei di certo! Ma è-”
    “Natsu!!!” urlò una voce infuriata, che riecheggiò nell’intero campo.
    “E-Elsa! Presto Happy, andiamocene!” esclamò il mago, mentre il gatto si faceva spuntare le ali.
    “Aye!”
    Ma prima che ne avessero il tempo, una spada volò verso di loro, conficcandosi nel terreno di fronte a loro, costringendoli a fermarsi.
    “Finalmente ti abbiamo trovato, Natsu.” Fece la stessa voce di prima, mentre una ragazza dai lunghi capelli rossi si avvicinava, seguita da altre quattro persone.
    Saphira ruggì, alzandosi in volo e atterrando di fronte ai nuovi arrivati.
    “U-Un drago!!!” urlò terrorizzata la ragazza dai capelli biondi, alzando le braccia per la paura e nascondendosi dietro alla rossa, che invece evocò dal nulla una spada.
    “Un vero drago!” esclamò invece il ragazzo dai capelli neri, mentre la ragazzina dai capelli blu guardava meravigliata Saphira.
    “Non pensavo che ne avrei rivisto un altro!” esclamò lei
    “Però non è né Metallikana né Grandine.” Fece il moro. “Ehi, Salamander, sicuro che qui non ci sia qualcuno che conosciamo?”
    “Non ditemi che volete incontrarne altri?!” gli sbraitò contro la bionda.
    ‘Che cosa volete?’ chiese Saphira.
    “Eh? Ci stai parlando telepaticamente?” fece l’ultimo ragazzo, mentre si toglieva la maglietta, rimanendo a petto scoperto.
    “E tu non ti spogliare!!!” gli urlarono contro gli altri quattro.
    “Okay, okay, non scaldatevi…” rispose lui, recuperando la maglietta, ma non prima che i custodi notassero lo stesso simbolo che avevano tatuato Natsu e Happy, ma anche nel caso del ragazzo, sopra esso c’era il simbolo di Dark.
    “Ok… O Dark si è messo a vendere il suo simbolo per mezzo universo, o c’è qualcosa che decisamente non va.” Fece Marco.
    “A cosa vi riferite?” chiese la bionda.
    “Al simbolo che aveva il vostro compagno.”
    “Oh, ti riferisci a questo?” chiese la ragazza, mostrandone uno uguale sul dorso della mano destra.
    “Anche tu?!” urlarono i tre custodi.
    “Non solo loro.” Aggiunse il ragazzo moro, mostrando la sua spalla. “A tutti noi è comparso quello scarabocchio sopra il simbolo di Fairy Tail. Il Master era furioso, soprattutto perché non ne vuole sapere di sparire.”
    “Ma perché così tanta sorpresa? Voi sapete di cosa si tratta?” chiese la ragazza dai capelli rossi.
    “Beh, sì… anche se non abbiamo la più pallida idea del perché adesso si stia moltiplicando… in teoria dovrebbe essere unico…”
    Mentre i custodi parlavano, Natsu e Happy avevano cominciato ad allontanarsi lentamente.
    “A-Approfittiamone finché è occupata a parlare… Forse riusciamo ancora a scappare…” mormorò il ragazzo al gatto, che si limitò ad annuire.
    Ma la loro fuga fu fermata da una spada, prontamente lanciata dalla ragazza rossa.
    “Voi due fate un altro passo e vedrete quanta poca pietà posso provare.”
    I due si girarono lentamente verso di lei, annuendo debolmente con le lacrime agli occhi.
    “S-Sissignora!” esclamarono insieme.
    “Deduco che siete venuti a cercare loro, vero?” fece Marco, deglutendo.
    “Proprio così, ma quando siamo stati risucchiati in quella specie di varco dimensionale, ci siamo ritrovati qui… Abbiamo pure incontrato un gruppo di strani mostri… ma non erano granché…”
    “Parla per te, Elsa!” urlò la ragazza bionda, cominciando a tremare. “Ho realmente avuto paura di morire…”
    “E non solo mostri, a quanto pare… mi risulta che avete steso diversi dei miei soldati senza troppe difficoltà…” si mise in mezzo Nasuada.
    “Noi avevamo chiesto di passare senza problemi, ma loro ce l’hanno impedito. E dato che avevamo appena visto l’inconfondibile marchio di Natsu, li abbiamo convinti con le buone maniere.”
    “Buone?” fece Eragon. “Non voglio sapere che cosa intende con cattive…”
    “È qualcosa che anche noi speriamo di non scoprire mai…” gli disse il ragazzo che prima si stava spogliando, ora nuovamente e completamente vestito. “Ad ogni modo… voi chi siete?”
    “Io sarei il capo dell’esercito che avete appena attaccato…” rispose Nasuada. “E vorrei sapere io chi siete, e soprattutto per quale motivo non dovrei farvi giustiziare seduta stante.”
    “G-Giustiziare?!” urlò spaventata la ragazza bionda, questa volta accompagnata dalla ragazzina dai capelli blu.
    “Il mio nome è Elsa Scarlet.” Rispose la rossa, senza dimostrare alcuna paura.
    “Io sono Gray Fullbuster.” Rispose il ragazzo, mentre cercava nuovamente di togliersi la maglietta, ma venendo subito fermato da Elsa.
    “I-Io sono Lucy Heartphilia…” si presentò la bionda, continuando a tremare.
    “Umpf. Se credete di potermi sconfiggere cascate male. Io sono Gajil Reitfox, il Dragon Slayer di metallo!”
    “E io sono Wendy Marvel, p-piacere.” Disse l’ultima rimasta, chinando la testa.
    “E il motivo per cui non dovrebbe farci giustiziare è che siamo più forti di tutti voi messi insieme.” Disse senza troppi problemi Elsa.
    ‘Ne sei sicura?’ chiese Saphira, facendo uscire dalle narici due nuvole di fumo.
    “E-Elsa, per piacere, cerca di non provocarli!” balbettò terrorizzata Lucy.
    “Una sfida contro un drago, eh?” fece Gajil, facendo scrocchiare le ossa delle mani. “Sarebbe ottimo, come riscaldamento!”
    “Come se poteste riuscire anche solo ad avvicinarvi a lei.” Fece Arya, estraendo dal fodero la sua spada, imitata subito da tutti gli altri elfi e da Eragon. “Noi siamo su tutto un altro livello rispetto agli altri soldati.”
    “Uff… ovunque andiamo, troviamo sempre qualcuno così stupido da volerci affrontare…” si lamentò Gray.
    Ma proprio mentre diceva ciò, i tre custodi si portarono in mezzo ai due gruppi.
    “Capisco che siate venuti qui per cercare i vostri compagni, ma non potete mettervi a combattere contro chiunque.” Disse Marco. “Perciò seppellite l’ascia di guerra, o saremo costretti a fermarvi noi.”
    “E voi chi sareste?” domandò Gajil.
    “Siamo tre ragazzi in grado di mettervi fuori gioco senza troppi problemi.” Replicò Inuyasha, mentre i suoi artigli emettevano un rumore sinistro.
    “Oh, e tu che razza di magia hai usato?” chiese il Dragon Slayer di metallo, sorridendo. “Beh, non ha importanza… Preparati!”
    Prima che qualcuno potesse fermarlo, Gajil partì all’attacco contro Inuyasha, trasformando il suo braccio destro in una colonna di metallo, che il mezzo demone evitò saltando.
    “Tutto qui quello che sai fare? Ho affrontato avversari ben più forti di un moscerino come te!”
    “Davvero? Allora permettimi di rimediare immediatamente!” replicò l’avversario, trasformando anche l’altro braccio, per poi saltare verso Inuyasha.
    “Prendi questo!” urlò, colpendolo con entrambe le braccia, schiacciandolo nel mezzo.
    “Voi non siete preoccupati per il vostro compagno?” chiese Elsa.
    “E perché dovremmo? Inuyasha ha ragione, il vostro amico non può niente contro di lui.” Rispose Asuka.
    “Come mai tanta sicurezza?”
    “Ecco…” fece Natsu, raggiungendoli. “Credo che non sappiate ancora chi sono questi tre ragazzi…”
    “E chi sono allora?” domandò Gray.
    “Avete presente quella chiave gigante di cui aveva parlato Aqua nel suo messaggio?” continuò Happy.
    Per un momento, i quattro membri di Fairy Tail giunti per ultimi rimasero in silenzio, per poi girarsi di scatto verso Asuka e Marco.
    “Voi non sarete dei custodi, vero?!” esclamarono insieme.
    Per tutta risposta, i due evocarono il proprio Keyblade.
    “È sufficiente come risposta?” chiese ironico Marco.
    “K-Keyblade! Sono dei veri Keyblade!” esclamò Lucy, avvicinandosi di colpo alle due chiavi, ammirandole entusiasta. “Fantastico! Devo dire che sono decisamente più belle di quanto pensassi! Anche se ovviamente non reggono un confronto con le mie chiavi.”
    Prima che i custodi potessero chiedere chiarimenti, Gajil si schiantò a terra, lasciando attorno a sé una piccola voragine.
    “Ti è sufficiente, come lezione?” chiese Inuyasha, atterrando a pochi metri di distanza. “O ne vuoi un’altra?”
    “B-Bastardo… Credi forse che sia uno che si fa battere così facilmente?”
    “La risposta che volevo sentire!” replicò Inuyasha, partendo nuovamente all’attacco.
    Ma questa volta, entrambi furono compiti da un’onda nera, che li spedì a diversi metri di distanza.
    “Cosa? Chi è stato?” esclamò Marco, girandosi verso il punto da cui era partito l’attacco.
    “Umpf.” Fece una voce. “Come custodi siete penosi. Perdete tempo in inutili discussioni, invece di fare il vostro dovere. Così… Mi rendete solo la vita più facile.”
    Come se niente fosse, un uomo dai capelli argentati apparve di fronte a loro, camminando lentamente e tenendo le mani dietro la schiena, mentre sul suo volto un ghigno malvagio salutava i presenti.
    “E tu chi diamine sei?!” domandò Inuyasha, rialzandosi.
    “No… Maledizione, no!” esclamò Marco, indietreggiando.
    “Non dirmi che è anche lui uno Yeerk!” fece Asuka.
    “No… Peggio, molto peggio…” rispose l’Animorph, deglutendo. “Lui è… Xehanort…”
    Sentendo quel nome, Asuka, Inuyasha e gli altri spalancarono gli occhi.
    “Xehanort?!” ripeté incredula l’ex pilota di Evangelion. “Ne sei certo?!”
    “Non è una persona che potrei dimenticare facilmente, sai?”
    “State dicendo che è quel Xehanort di cui parlava Aqua?!” domandò Elsa.
    “Q-Quello che ha dato il via all’attuale crisi dell’universo?” continuò Lucy, per poi tirare fuori dalla tasca un mazzo di chiavi dorate.
    “Allora è lui!” esclamò Natsu, facendo un passo avanti, mentre le sue gambe e braccia venivano avvolte dalle fiamme. “Sembra parecchio forte!”
    Dietro di lui, Saphira, Eragon, gli elfi e il resto dell’esercito si prepararono a combattere.
    “M-Maledizione…” fece Gajil, rialzandosi. “Se quel colpo era opera sua, era dannatamente forte…”
    “Hai avuto l’onore di essere colpito dall’oscurità. Dovresti ringraziarmi.” Rispose Xehanort, fermandosi di fronte a loro.
    “Che cosa vuoi?” chiese Marco, puntandogli contro il Keyblade.
    “Oh, quanta fretta, Animorph. Ansioso di finire preda della tenebre?”
    “Ti piacerebbe, non è vero? Spiacente, non sono più il novizio che incontrasti quando arrivasti sul mio mondo. E a proposito di questo… ho ancora un po’ di amici da vendicare! Inuyasha, prenderò in prestito la tua forza se non ti dispiace!”
    Il mezzo demone sorrise.
    “Fai pure, ma non ti lamentare con me se poi ti viene una furia omicida.”
    “Tranquillo…” rispose Marco, mentre i suoi lineamenti cominciavano a cambiare, diventano gradualmente gli stessi di Inuyasha. “Ormai ho imparato a controllarti sufficientemente bene!” concluse, usando la sua stessa voce.
    “Che?!” esclamarono i membri di Fairy Tail, con gli occhi fuori dalle orbite. “Si è trasformato!!!”
    “Non avevo nemmeno mai sentito di una magia del genere.” Fece Eragon, sorpreso quanto gli altri.
    Anche gli elfi non riuscirono a nascondere il loro stupore.
    “Oh, a quanto pare, ti fai meno scrupoli di prima.” Disse Xehanort. “Sbaglio, o ti rifiutavi di prendere il DNA di creature in grado di pensare?”
    “Quando vedi il tuo mondo pietrificarsi, le idee possono cambiare…” rispose Marco, mostrando gli artigli. “Come può anche aumentare la sete di vendetta! David non c’è più, ma posso rifarmi su chi gli ha dato il potere!”
    “Ok…” fece un’Asuka leggermente preoccupata a bassa voce. “Cosa ne è stato di Marco l’idiota?”
    “Interessante, quindi anche tu possiedi un potere fuori dalla norma…” s’intromise Natsu, affiancandosi a Marco e a Inuyasha. “Dunque, se eliminiamo questo tipo, questa famosa guerra universale non avrà luogo, esatto?”
    “Credo che sarebbe molto più facile da vincere.”
    “Se le cose stanno così, allora parteciperemo anche noi a questa battaglia.” Fece Elsa, mentre la sua armatura s’illuminava, per poi scomparire nel nulla, venendo sostituita pochi secondi dopo da un’altra, questa volta completamente bianca e con un paio di ali sulla schiena.
    “Sapevo che lo avrebbe detto…” commentò Gray, battendo un pugno sul palmo dell’altra mano, creando qualche cristallo di ghiaccio.
    “Temo di non avere scelta se voglio sperare di tornare indietro viva, vero?” domandò retoricamente Lucy, prendendo dal suo portachiavi una chiave.
    “Tsk! Chi se ne importa della guerra! Quel tipo deve pagarla per avermi colpito!” sbraitò Gajil, mentre l’ultimo membro di Fairy Tail si metteva dietro tutti.
    “Io vi farò da supporto con la mia magia.” Disse Wendy.
    “Non dimenticatevi di noi!” esclamò Eragon, salendo sopra Saphira. “Questo è il nostro mondo, e non permetteremo a nessuno di conquistarlo!”
    “Conquistarlo?” ripeté Xehanort. “O no, ti sbagli, cavaliere. Io ho intenzione di distruggerlo.”
    “Pensi che te lo permetteremo?!” esclamò Marco, partendo all’attacco assieme a Inuyasha.
    I due cercarono subito di colpirlo con gli artigli, ma lui li evitò facilmente.
    “Tutto qui?” chiese divertito. “Strano, credevo che il desiderio di vendetta desse più forza.”
    “Leo, pensaci tu!” urlò all’improvviso Lucy, inserendo la chiave di fronte a sé, come se ci fosse stata una porta.
    “Apriti porta del leone! Leo!”
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, dal nulla apparve un uomo vestito elegante, con capelli color paglia tutti all’insù e un paio di occhiali da sole.
    “Che problema c’è, Lucy?” chiese.
    “Ecco… hai presente Xehanort, vero?”
    Leo la guardò confuso.
    “Quello che ha dato il via a una guerra di dimensioni universali? Sì, perché?”
    “Beh… diciamo che l’abbiamo incontrato…” sussurrò lei, indicandolo.
    Leo si girò di colpo, osservandolo.
    “Capisco… quindi siamo nei guai, eh?”
    “Che c’è Loki? Non mi dirai mica che hai paura, vero?” chiese Natsu, sorridendo. “Sei anche tu un membro di Fairy Tail, non puoi di certo tirarti indietro.”
    Leo gli rispose con un sorriso.
    “Non ho mai detto nulla del genere.”
    “Allora che cosa aspettiamo?” fece Elsa, evocando dal nulla due spade. “Fairy Tail, all’attacco! Se perderete, ve la dovrete vedere con la sottoscritta!”
    “Agli ordini!” urlarono gli altri membri, raggiungendo Marco e Inuyasha.
    “Okay…” cominciò Asuka. “Temo di essermi persa qualche passaggio…”
    “Non sei l’unica…” disse Nasuada. “Non ho ancora capito che razza di magia utilizzano quei tipi…”
    “Magia decisamente diversa dalla nostra. Non hanno nemmeno dovuto usare una qualsiasi formula o altro…” confermò Arya.
    “Questo perché la magia dei custodi è ben superiore alla classica e inferiore magia standard che si usa nei vari mondi.” Spiegò una voce
    Di fronte al gruppo rimasto, si aprì un varco oscuro, da cui uscì un divertito Hakai.
    Asuka gli puntò subito contro il Keyblade.
    “E tu chi sei?” chiese.
    “Oh, vero, tu non mi hai ancora incontrato. Piacere, il mio nome è Hakai.”
    Sentendo quel nome, Asuka sgranò gli occhi.
    “Il custode del caos?” domandò incredula.
    “Custode del caos?” ripeté Wendy. “Come sarebbe a dire?”
    “Semplicemente che come esiste un custode dell’Equilibrio, esiste anche un custode del caos. Nulla di complicato.”
    “Quant’è pericoloso?” chiese Eragon alla custode.
    “Quanto Xehanort, da quel che mi hanno detto… Non è assolutamente un avversario da sottovalutare…”
    Vediamo come se la cava con il mio fuoco!’ esclamò Saphira, lanciando contro il custode una fiammata azzurra, che però venne infranta senza alcuna difficoltà.
    “Cavoli, che paura…” fece Hakai, senza trattenersi dal ridere. “Ora però, è il momento di dimostrare la mia superiorità rispetto al custode dell’Equilibrio. Vi distruggerò in pochi instanti.”
    Detto ciò, di fronte a lui si creò una sfera rossa, all’interno del quale era possibile vedere piccoli fulmini neri.
    “Davvero?” chiese una voce femminile, anticipando una sfera nera e bianca, che avrebbe colpito il custode del caos, se quest’ultimo non l’avesse evitata all’ultimo.
    “Chi…”
    Ma l’attenzione di tutti si rivolse a un varco nero e bianco che si aprì di fronte a loro.
    “Quindi sei ancora convinto di poter battere il custode dell’Equilibrio?” chiese Hikari, uscendo dal varco, per poi puntargli contro Balance. “Allora dimostralo.”
    A quella vista, tutti i combattimenti si fermarono.
    “Che cosa… Quello è Balance, il Keyblade di Dark!” esclamò Marco. “Ma tu…”
    “Tu chi sei?!” urlò Hakai, senza nascondere la sua sorpresa.
    “Chi sono? E dire che ho cambiato solo il colore dei capelli e degli occhi…” rispose la ragazza, sorridendo. “Oltre al Keyblade ovviamente, ma purtroppo quello che avevo prima è stato distrutto.”
    “Aspetta…” esclamò Inuyasha, per poi annusare l’aria di fronte a sé. “Non è possibile! Tu sei… Hikari!”
    A quel nome, gli altri custodi e Natsu si girarono verso il mezzo demone.
    “Che cosa?!” urlò Marco, riprendendo il suo aspetto. “Ti rendi conto che non può essere lei. Balance è il Keyblade del custode dell’Equilibrio… E Hikari non lo è! Inoltre, mi sembra parecchio diversa…”
    “Per una volta concordo con loro.” Fece Hakai. “Tu non puoi essere Hikari. So perfettamente che può esistere un solo custode dell’Equilibrio, ed è Dark!”
    “A quanto pare, tu e Xehanort non vi siete aggiornati.” Replicò la custode. “Dark non è il custode dell’Equilibrio. È l’Equilibrio.”
    “L’Equilibrio? Mi prendi in giro, mocciosa?” disse Xehanort. “So perfettamente che entità come l’Oscurità, la Luce, l’Equilibrio e il Caos non possono avere forma fisica, ma solo dei custodi. Ho passato la mia intera vita a studiare tutto questo.”
    “Mi dispiace deluderti, Xehanort, ma esistono. Io stessa sono stata eliminata dall’Oscurità in persona.”
    “Eliminata?” ripeté Marco, per poi sgranare gli occhi. “Stai dicendo che sei di nuovo un-”
    “No. L’Oscurità prima di uccidermi ha distrutto il mio Keyblade e i miei poteri di custode della Luce. Non sarei potuta tornare nemmeno come Heartless. È grazie a Dark se sono ancora qui.”
    “Okay…” cominciò Asuka. “Dichiaro ufficialmente di non star capendo più nulla… Tanto per cominciare, chi accidenti è questa Hikari?!”
    Gli altri custodi fecero per rispondere, ma furono anticipati da un’altra voce.
    “È la mia custode.” Disse Dark, uscendo da un altro varco, accompagnato da Shinji, Pan, Edward, Saiko, Tsuna, Ichigo, Black Star, Ran e Conan.
    “Ovvero la nuova custode dell’Equilibrio.” Continuò, affiancandosi a Hikari e guardando Hakai.
    “Voi occupatevi di Xehanort.” Disse, evocando anche lui Balance. “Che noi pensiamo al caos.”
    “C-Chi sono quei due?” fece Elsa sorpresa. “Emanano pura energia…”
    “Sono Dark e Hikari, due dei custodi che ho conosciuto quando sono scomparso l’altra volta.” Rispose Natsu. “Anche se… Non erano così… o meglio, Dark è rimasto uguale, ma aveva tutto un altro tipo di aurea…”
    “Sono successe parecchie cose.” Spiegò Conan, raggiungendoli assieme a Ran. “A lui ci pensiamo noi, non preoccupatevi.”
    “Scusa bambino, ma come credi di affrontare un custode?” chiese Gray.
    Per tutta risposta, Conan evocò il Keyblade. “Il fuoco si combatte con il fuoco, no?”
    “Un custode bambino? Scelta parecchio strana… A quanto pare, siete caduti davvero in basso…” li derise Xehanort.
    “Dunque è lui il responsabile di tutto, eh?” fece Ran, facendo scrocchiare i pugni.
    “Tu non sei neppure una custode, ti consiglio di andartene, se non vuoi morire prima della guerra.”
    “Hai ragione… io non sono una custode…” replicò Ran, per poi scomparire e riapparire proprio di fronte a Xehanort, che la guardò sorpreso poco prima di essere colpito in pieno da un suo pugno, che lo spedì a diversi metri di distanza.
    “Infatti sono una guardiana. La prima guardiana dell’Equilibrio!” concluse Ran, scostando la frangia che gli ricopriva la fronte, rivelando il simbolo di Dark.
    “Guardiana dell’Equilibrio?!” ripeterono gli altri.
    “Come sarebbe a dire guardiana?!” esclamò Marco.
    “Sarebbe a dire che Dark ha deciso di far entrare in guerra una terza categoria di guerrieri, che sottostà ai suoi voleri.” Spiegò Ichigo, guardandosi attorno. “E a quanto vedo, ce ne sono diversi di guardiani qui…”
    “Aspetta…” fece Lucy, mostrando la sua mano destra. “Significa che tutti coloro che hanno questo simbolo sono dei guardiani?!”
    “Precisamente.” Rispose Conan, poco prima di svanire in una nuvola di fumo, lasciando posto a Shinichi. “Dark ha fondato questo nuovo gruppo per permettere a tutti coloro che non sono custodi di combattere, se lo desiderano.”
    “È cresciuto di colpo!!!” urlò spaventato Happy, volando dietro a Natsu.
    “Che razza di magia è?!” domandò Elsa, mentre poco lontano Xehanort si rialzava, sputando a terra del sangue e guardando Ran con rabbia.
    “Guardiana dell’Equilibrio? Dunque sei convinta di poter fronteggiare il potere delle tenebre?”
    “Oh, non solo ne sono convinta, ne sono più che sicura. Abbiamo affrontato l’Oscurità stessa, tu non ci spaventi di certo.”
    “Smettetela con questa idiozia! Lo sanno anche i bambini che l’oscurità è solo un tipo di energia! Proprio come lo è la luce!”
    “A quanto pare, sei piuttosto ottuso.” Disse Black Star, avvicinandosi. “E tu saresti quello che vorrebbe far scoppiare la guerra del Keyblade? Cavoli, speravo in qualcosa di meglio!”
    “Ti consiglio di non sottovalutare il potere dell’oscurità… Potresti pentirtene!” urlò Xehanort, creando dal nulla due sfere oscure che scagliò contro la guardiana e il custode, che volarono via per il colpo ricevuto.
    “Ran!” urlò Shinichi, per poi voltarsi verso il custode oscuro.
    “Dei mocciosi insignificanti come voi non potranno mai battermi!” sbraitò Xehanort, evocando il suo Keyblade.
    “Beh… purtroppo per te, ci sono parecchi mocciosi insignificanti.” Fece Natsu, avvicinandosi assieme ai suoi compagni. “E siamo tutti intenzionati a suonartele di santa ragione!”
    Per tutta risposta, Xehanort soffocò una risata.
    “Davvero? Allora affrontate questi!”
    Detto ciò, attorno al gruppo di ragazzi apparvero subito decine e decine di Heartless di diverso tipo.
    “E questi che cosa sono?” domandò Gray, per poi colpirne uno con un pugno, congelandolo sul posto.
    “Che cosa?” esclamò sorpreso Saiko. “È riuscito a colpirlo!”
    “E con ciò?” fece Elsa, tagliandole a metà uno. “Non mi sembrano tanto difficili come avversari.”
    “Impossibile!” disse Xehanort. “Solo i custodi e ben poche altre persone possono eliminare gli Heartless!”
    “Mi dispiace, vecchio…” rispose Ran, rialzandosi. “Ma anche i guardiani sono in grado di farcela! E loro sono dei guardiani proprio come me!”
    “Allora perché il mio fuoco non ha alcun effetto?!” sbraitò Natsu, cercando di colpire un Neoshadow, senza però provocarli alcuna ferita.
    “A quanto pare… tu non sei né un custode né un guardiano…” fece Elsa, ottenendo come risultato solo la rabbia del compagno, che si fece completamente avvolgere dalle fiamme.
    “In pratica non posso combattere contro questi cosi?!” sbraitò il Dragon Slayer, per poi voltarsi coltro Xehanort. “Molto bene! Allora mi occuperò di lui!”
    Prima che qualcuno potesse fermarlo, si scagliò contro il custode oscuro, che per tutta risposta portò la mano libera di fronte a sé.
    “Natsu, fermati!” gli urlò dietro Gray, senza però venire ascoltato.
    “Prendi questo!” gridò Natsu, preparandosi a colpire con un pugno il volto di Xehanort.
    Pugno che non arrivò mai a destinazione.
    Senza che nessuno se ne accorgesse, Xehanort aveva creato una lancia d’oscurità, con la quale aveva trafitto allo stomaco Natsu.
    “Natsu!” urlarono tutti i membri della gilda.
    Il ragazzo rimase in aria grazie alla lancia, ancora impugnata da Xehanort.
    “Cosa volevi fare, ragazzino?” chiese, cominciando a girare la lancia su se stessa, facendo urlare per il dolore Natsu.
    “Speravi davvero che mi lasciassi cogliere nuovamente impreparato? Vi ho sottovalutati a sufficienza! Ora perirete tutti per mano mia!”
    Senza dire altro, lanciò in aria il ragazzo, estraendo la lancia dal suo corpo, che scomparve subito.
    Al suo posto apparve una sfera nera.
    “E ora, muor-”
    Ma stavolta, Xehanort fu costretto ad interrompersi a causa di due pugni, che lo colpirono alla schiena spedendolo contro un albero, che cadde pochi secondi dopo, coprendo il custode con la sua chioma di foglie.
    “Per uno che vuole distruggere l’universo, parla un po’ troppo…” disse una ragazza dai lunghi capelli neri che indossava un completo dello stesso colore, ancora con il pugno alzato, mentre una seconda ragazza dai capelli rosa, con una maglietta rossa e un paio di pantaloncini beige, prendeva al volo Natsu, portandolo a terra.
    “È una brutta ferita… Qualcuno di voi sa usare la magia curativa? Sarà di certo più efficace delle mie cure.” disse appoggiandolo a terra.
    “Vado a chiamare Wendy!” esclamò Happy, volando via.
    “Possiamo pensarci anche noi.” Disse Marco, avvicinandosi, assieme a Saiko e agli altri custodi.
    “Tu sei… Marco?” fece sorpresa la ragazza.
    “E se ben ricordo tu sei Sakura.” Replicò l’Animorph. “È dal torneo che non ci vediamo.”
    “Cosa ci fai qui?”
    “Sai com’è, Heartless, Nessuno, signori della distruzioni, custodi oscuri… il solito tran tran di noi custodi della luce.” Disse Saiko, mentre lanciava insieme agli altri una magia curativa su Natsu, che però non sembrò avere effetto.
    “Li conosci?” chiese l’altra ragazza, raggiungendoli, mentre i custodi riprovavano.
    “Non tutti, Tifa, però sono dalla nostra parte, questo è sicuro.” 

    Dark e Hikari rimasero fermi ad osservare Hakai.
    “E così… l’equilibrio è stato alterato…” cominciò il custode del caos.
    “Nessuna alterazione.” Rispose Dark. “Solo, le carte sono cambiate. Ora, Hakai, tu cosa vuoi fare? Ti arrendi e abbandoni il corpo di Gadian o dobbiamo costringerti con la forza?”
    “Solo perché adesso siete in due credete di potermi battere facilmente?”
    “Abbiamo tenuto testa all’Oscurità stessa… Ti basta?”
    “Umpf. Lasciatemi verificare!” urlò Hakai, lanciando decine di sfere di fuoco, che però s’infransero sul nulla prima di poter raggiungere i loro obiettivi.
    “Cosa?” esclamò sorpreso il custode, guardando incredulo il punto dove il suo attacco era scomparso.
    “Tutto qui?” chiese Dark. “Mi dispiace, ma ormai ho risvegliato i miei completi poteri. Lascia che ti diamo una dimostrazione. Hikari?”
    “Sì.” Rispose lei.
    Senza perdere ulteriore tempo, i due custodi scomparvero nel nulla, riapparendo davanti e dietro ad Hakai.
    Lentamente, ma ugualmente veloci, cominciarono a girare intorno all’avversario, il quale si ritrovò impossibilitato a muoversi.
    Poi, improvvisamente, sul suo corpo cominciarono ad apparire decine di tagli, alcuni profondi, altri meno.
    E infine, un’esplosione lo investì in pieno, spedendolo a parecchi metri di distanza, mentre Dark e Hikari fermarono il loro vortice, fissando il punto dove il loro avversario era finito.
    “Incredibile…” disse Eragon, guardandoli sorpresi come gli altri.
    ‘Già… Quei due non sono persone comuni… Per niente…’ concordò Saphira.
    “Beh, temo che ora affrontarli sia completamente fuori discussione per chiunque… Probabilmente, nemmeno tutti i custodi insieme riuscirebbero a sconfiggerli…” disse Edward, per poi girarsi nel vedere Happy avvicinarsi a tutta velocità.
    “Wendy!!!” urlò con le lacrime agli occhi, fermandosi di fronte alla ragazza dai capelli blu. “Devi venire subito, Natsu è stato ferito!”
    “Arrivo subito.” Rispose la ragazza, cominciando ad avviarsi.
    Ma prima che potesse fare qualche metro, un raggio rosso le passò avanti, costringendola a fermarsi.
    “Che cosa…” fece Saiko, girandosi verso la fonte.
    Di fronte a loro, Hakai, grondante di sangue, era in piedi, con la mano alzata verso di loro.
    “Mai… Mai nessuno… era riuscito a ferirmi così…” disse, mentre Dark e Hikari si mettevano in mezzo ai due gruppi.
    “Non sai proprio arrenderti, vero?”
    “Arrendermi? Quella parola non esiste sul mio vocabolario… Esiste solo… la vostra sconfitta!”
    Mentre diceva ciò, attorno a lui apparve un’aurea rossa, e il terreno cominciò a tremare.
    “C-Come diamine…” fece Eragon, cercando di rimanere in equilibrio, come tutti gli altri.
    “Tutti voi… sparirete nel caos!” urlò Hakai, cominciando a diventare più grande.
    Sotto lo sguardo terrorizzato della maggior parte dei presenti, il corpo del custode del caos cominciò a mutare aspetto.
    Dalla schiena gli spuntarono due ali simili a quelle di un pipistrello, ma completamente rosse.
    La sua testa si allungò, mentre i suoi denti si fecero sempre più affilati.
    Allo stesso modo le sue mani cominciarono a ricoprirsi di scaglie rosse, e le sue unghie si trasformarono in artigli.
    Dalle spalle spuntarono dal nulla altre due teste, mentre le pupille degli occhi della testa centrale si riducevano a due fessure gialle.
    E pochi secondi dopo, un drago a tre teste alto quasi un centinaio di metri ruggì, sputando fuoco nero.
    “D-D-D-D-Drago!!!” urlò terrorizzato Happy, mentre anche gli altri custodi e maghi gli raggiungevano.
    Dark e Hikari erano rimasti di fronte al custode del caos, guardando la sua metamorfosi.
    “Così è questo il tuo vero aspetto.” disse Dark.
    Il drago si voltò verso di lui, spalancando le fauci, dalle quali uscì sia fuoco che saliva.
    “Ha perso la ragione…” fece Hikari, preparandosi a combattere.
    “Stolti!” urlò una voce dietro di loro, mentre Xehanort riappariva, con diverse ferite, anche se nessuna di esse poteva ritenersi grave. “Avete di fronte il Caos puro. La nemesi dell’Equilibrio!” continuò, sorridendo e aprendo un varco oscuro. “Vi lascio a divertirvi con lui. Voglio proprio vedere come ve la caverete!”
    Mentre diceva ciò, attraversò il varco, scomparendo nelle tenebre.
    “Il solito codardo…” osservò Dark, per poi voltarsi verso Hakai.
    “Tutti voi, andatevene subito da qui!” ordinò.
    “Che cosa?!” sbraitò Gajil. “Credi davvero che scapperemo via come quel tipo?”
    “Non è un avversario alla vostra portata.”
    “E-E chi se ne importa…?” chiese Natsu, portandosi una mano sulla ferita e rialzandosi, senza riuscire a nascondere diversi gemiti di dolore. “Più è forte l’avversario… più c’è gusto nel sconfiggerlo!”
    “Non fare idiozie!” esclamò Elsa. “Nel tuo stato, non sei in grado di fare nulla.”
    “E con ciò? Finché non proverò, non lo saprò!” replicò Natsu, mentre con il fuoco cicatrizzava la ferita. “Quel tipo ha osato creare quella brutta copia di un drago… E io non posso perdonarlo!”
    Mentre diceva ciò, il corpo di Natsu fu completamente avvolto dalle fiamme, mentre piccole scaglie apparivano sulla sua pelle.
    Dark lo guardò, per poi annuire.
    “Come vuoi. Ti lasciamo campo libero.” Disse.
    “Che cosa?!” esclamò sorpresa Hikari.
    “Non preoccuparti. Se non ce la farà, interverremo, ma lasciamolo pure agire come preferisce.”
    “Umpf. Quel tuo tono fa intendere che tu sia il più forte… Ma io aspetterò di sfidarti per stabilirlo.” Urlò Natsu, mentre le sue fiamme aumentavano d’intensità.
    I suoi compagni si allontanarono per il calore che stava producendo.
    “D-Da dove viene tutto questo potere magico?!” si chiese Elsa.
    Il Dragon Slayer per tutta risposta portò in avanti una mano, le cui fiamme cominciarono a cambiare forma.
    Sotto gli occhi di tutti, le fiamme assunsero la forma di un Keyblade, che il ragazzo impugnò senza problemi.
    E ora a noi due, draghetto da strapazzo!” urlò Natsu, saltando verso l’avversario e superando in un secondo tutti.
    Il drago per tutta risposta cominciò a preparare una tripla fiammata tra le fauci.
    “PRENDI QUESTO!!!” urlò con tutto il fiato che aveva il Dragon Slayer, facendo partire dal Keyblade un getto di fuoco, nel quale continuavano a confluire le sue fiamme.
    Nello stesso momento, Hakai lanciò il suo attacco.
    Quando le due fiamme si toccarono, un’esplosione investì tutti, costringendoli a chiudere gli occhi per ripararsi sia dalla luce che dal calore.

    -------------------------------

    Una ragazza alzò la testa.
    Era seduta sopra la carcassa di quello che doveva essere stato un robot.
    Il suo occhio sinistro cominciò ad emettere una fiamma azzurra.
    “Capisco…” disse, alzandosi in piedi.
    Il paesaggio attorno a lei ricordava un’enorme scacchiera.
    Sia il terreno che il cielo infatti erano composti da quadrati bianchi e neri, che si estendevano all’infinito.
    “La guerra sta per cominciare… Ed è il momento che io esegua i miei ordini… Non è vero?” chiese, rivolgendosi ad una figura poco lontana, che indossava un impermeabile bianco, con il cappuccio a coprirle il volto.
    “Esatto. Ormai sono pronti. Dark si è risvegliato completamente, Hikari è la nuova custode dell’Equilibrio, e Sora, Riku e Kairi sono tutti e tre Master. Anche Dark sa che il momento è vicino.”
    “Allora sarà meglio per me andare…” fece la ragazza, alzando una mano e aprendo un varco di fronte a sé. “Prima però… vorrei farti una domanda.”
    “Se mi è possibile, ti risponderò volentieri.”
    “Come mai non vuoi intervenire in prima persona?”
    Sotto il cappuccio, la figura fece un sorriso.
    “Li ho già incontrati, e ho già emesso il mio giudizio su di loro. Per me, possono farcela. Dark in particolare. E poi… non ho sufficiente forza per potermi confrontare nuovamente con loro. Mi limiterò a continuare a scrivere ciò che fanno, in modo che i posteri non ripetano la storia.”
    “Capisco… Dunque immagino che questo sia un addio.”
    “Eh, temo proprio di sì. Non mi troverai al tuo ritorno.” Rispose come se niente fosse la figura, mentre la ragazza scompariva nel varco.
    “Sempre che tu riesca a tornare, ovviamente…” mormorò a bassa voce. “Non la pensi così anche tu?”
    Da dietro il robot uscì un’altra figura incappucciata, questa volta con un impermeabile nero, ma con diversi orologi bianchi disegnati sopra, le cui lancette erano tutte sul 12, ferme.
    “Da quanto tempo sapevi che ero lì?” chiese la nuova figura, rivelando così di essere un ragazzo.
    “Dovresti saperlo: io so tutto ciò che sta succedendo… E sapevo che stavi ascoltando, ma soprattutto, so chi sei.”
    “E ora? Cosa vuoi fare?”
    “Non preoccuparti. Non dirò a nessuno che sei tornato… anche perché stavolta non hai intenzione di farti vedere, vero?”
    “Esatto. Sono qui solo per osservare. Devo vedere con i miei occhi i prossimi eventi… Solo così potrò capire il perché…”
    “Allora siamo in due… custode."
  5. .
    trailer sub-ita se a qualcuno interessa
    www.youtube.com/watch?v=5udSJ_dEBhE&hd=1

    Edited by Van¡lle - 15/2/2012, 02:30
  6. .
    Titolo: Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, fan fiction "Equilibrio"
    Rating: Orange (O)
    Warning: Missing Moments, Drammatico, Introspettivo, Romantico
    Pairing: Hikari/Dark
    Trama: La storia di Hikari, dal momento in cui è diventata un Nessuno a quando è andata incontro al suo destino.
    I suoi ultimi pensieri verso Dark la riporterano a ripensare alle sue scelte...
    Note: Piccolo special basato sul capitolo 68 della mia fan fiction "Equilibrio". Proprio come feci con Dark, ripercorerrò i momenti più importanti per Hikari.
    Wordcounter: 2952
  7. .
    Titolo: Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts, fan fiction "Equilibrio"
    Rating: Orange (O)
    Warning: Missing Moments, Drammatico, Introspettivo, Romantico
    Pairing: Hikari/Dark
    Trama: La storia di Hikari, dal momento in cui è diventata un Nessuno a quando è andata incontro al suo destino.
    I suoi ultimi pensieri verso Dark la riporterano a ripensare alle sue scelte...
    Note: Piccolo special basato sul capitolo 68 della mia fan fiction "Equilibrio". Proprio come feci con Dark, ripercorerrò i momenti più importanti per Hikari.
    Wordcounter: 2952


    Special: Tutto ciò che ho fatto… Tutto ciò che ho sopportato… È stato per te.
    “Dark!” urlò Hikari, poco prima che l’Oscurità apparisse di fronte a lei, prendendola per la gola e sollevandola.
    Hikari sentì l’aria cominciare a venire meno, mentre Dark rispondeva al suo richiamo urlando il suo nome.
     “D-Dark…” balbettò la custode, facendo sempre più fatica a respirare.
    Di fronte ai suoi occhi c’erano quelli dell’Oscurità, che la fissavano con estasi, preparandosi a vedere il momento che avevano atteso per molto tempo, mentre il loro proprietario la privava del Keyblade.
    ‘Dark… perdonami… forse… forse se fossi stata più determinata…’ pensò la custode, mentre l’essenza che la stava privando d’aria aumentava la presa, dicendo parole che la custode non riuscì a udire.
    “Fermati!” L’urlò di Dark fu l’unica cosa in grado di raggiungerla.
    ‘Perché… Perché proprio adesso che… finalmente…’ si disse la custode, mentre i suoi occhi cercavano di guardare la persona per lei più importante, lasciando che due lacrime cadessero sul suo viso, quando realizzò che non le sarebbe stato concesso nemmeno la possibilità di rivederlo.
    ‘Perché il destino ci prende così in giro…? Perché fa ripetere la storia? Perché adesso, proprio come allora…’
    Hikari sentì la pressione aumentare ancora, mentre la sua vista si annebbiava e i suoni si spegnevano del tutto.
    ‘Di nuovo… proprio come allora…’ pensò. Ma stavolta… sarà senza ritorno…’
    Senza che la custode potesse sentirlo, l’Oscurità le spezzò il collo, facendola piombare nelle tenebre.



    È finita…

    Mi dispiace Dark…

    Stavolta non tornerò…

    Spero che tu prima o poi, mi perdonerai per il mio egoismo…

    Un egoismo che mi ha portata a nasconderti per più di dieci anni che ero viva…

    Lo stesso egoismo che ti ha trasformato…

    L’egoismo che ci ha separato per sempre…

    Eppure…

    Tutto ciò che ho fatto…

    Tutto ciò che ho sopportato…

    È stato per te.



    ~~~~~~~~~~~~~~~


    “Ehi, riesci a sentirmi?” disse una voce.
    Una bambina dai capelli neri aprì lentamente gli occhi, rivelando due iridi dello stesso colore del cielo, che si nascosero un paio di volte dietro le palpebre.
    Di fronte a lei c’erano un uomo e una donna, che la stavano guardando preoccupati, mentre oltre i loro volti si vedeva solo una parete bianca.
    “D-Dove… sono…?” chiese la bambina.
    “Devi essere svenuta… Ti abbiamo trovata sdraiata a terra, priva di sensi. Abbiamo pensato subito di portarti all’ospedale. Però…”
    La bambina istintivamente si portò una mano al petto, il quale però non stava emettendo alcuna vibrazione.
    “Capisco… Dunque, alla fine io stessa sono diventata uno di loro…” disse atona, tornando a guardare il soffitto.
    “I medici sono increduli. Pare che tu riesca a vivere anche senza un cuore che batte…” fece la donna.
    “Dovrei essere morta.” Rispose la bambina, mentre nei suoi occhi si riflettevano gli ultimi istanti che ricordava.
    “Puoi dirci come ti chiami?” chiese l’uomo.
    La bambina girò la testa verso di loro.
    “Hikari… mi chiamo Hikari…” rispose. “E sono un Nessuno.”

    ---------------

    Dopo qualche giorno dal suo risveglio, Hikari si ritrovò sopra un’automobile, guidata dai due che l’avevano soccorsa.
    Si stava ancora chiedendo che cosa li avesse spinti a fare di tutto per adottarla, oltre a far sì che i dottori non rivelassero ad altri la sua natura.
    Aveva mille domande, ma per nessuna di esse aveva un reale interesse.
    L’unico dubbio che tornava sempre in prima fila era il perché aveva fatto da scudo a quel bambino.
    “Perché l’ho fatto…?” mormorò, guardando con occhi vuoti fuori dal finestrino, mentre si portava una mano sul petto, sapendo bene che non avrebbe mai più sentito nulla battere là dentro.
    “Allora, Hikari…” cominciò l’uomo, non sicuro di come iniziare il discorso. “Adesso puoi parlare liberamente, vero?”
    “Suppongo di sì. Che cosa volete sapere? Per quanto riguarda il cuore, vi ho già spiegato tutto…”
    “Sì, ce lo ricordiamo… quello che vorremo sapere, è perché sei diventata… un Nessuno, giusto?”
    Hikari spostò lo sguardo verso lo specchietto.
    “È quello che mi sto chiedendo anch’io… Mi sono sacrificata per salvare un custode come me… ma non riesco a capire il perché l’ho fatto. Tutto ciò che mi ricordo, è che ho provato paura… paura di perderlo…”
    I due si guardarono tra di loro.
    “Come mai mi avete aiutata? Soprattutto dopo aver scoperto cosa sono.” chiese la bambina, anticipando qualsiasi loro discorso.
    “Beh… ecco…” cominciò la donna.
    “Se state per dirmi che è perché volevate avere una figlia, sappiate che nella mia situazione sarà molto più complicato. Non posso provare alcun sentimento, e questo vi darà delle grane, se sperate di vedermi comportare come qualsiasi altra mia coetanea. Non che prima fossi troppo simile alle classiche bambine…”
    “Non è questo.” Rispose l’uomo. “A dir la verità, non appena ci hai detto il tuo nome, ti abbiamo collegato al nome che una persona che abbiamo conosciuto tempo fa, ci nominò, poco prima di scomparire nel nulla.”
    “Ovvero?”
    “Credo tu lo conosca bene… ci ha salvato la vita, proprio il giorno in cui decidemmo di sposarci. Delle creature nere ci stavano per attaccare, ma arrivò lui, e con una chiave gigante, le eliminò tutte.”
    La bambina girò la testa verso di loro.
    “Ci spiegò velocemente che quelle creature erano esseri di pura oscurità. Ci disse anche che nell’universo esistevano diverse persone come lui, in grado di eliminarne, e che in quel momento stava proprio addestrando una bambina per sostenere quel ruolo.”
    “Come si chiamava quella persona?” domandò la custode.
    “Dark. E ci disse anche il nome della sua allieva. Eri tu, non è vero, Hikari?”
    “Dunque era già venuto su questo mondo, prima di essere annientato…” disse lei. “Ma perché quel bambino aveva i suoi stessi poteri?”
    Mentre diceva ciò, gli ritornò in mente un discorso che il suo maestro le aveva fatto.
    “Quando noi custodi dell’Equilibrio scompariamo, il nostro potere non va perso. Viaggia per i mondi, fino a trasferirsi nella persona più adatta per usarlo. Capiterà anche a me. Non ho idea di quando né di come, ma capiterà. Dopotutto, è il nostro destino.”
    “Se vuoi, puoi considerarlo il nostro modo di sdebitarci nei suoi confronti.” Continuò l’uomo.
    “Devo ritrovarlo.” Lo interruppe la bambina.
    “Chi?” chiese la donna.
    La bambina alzò lo sguardo.
    “Il nuovo Dark. Il bambino che ha ereditato i suoi poteri.” Rispose, fissando con occhi determinati i suoi nuovi genitori.

    ---------------

    “Vi presento la vostra nuova compagna. Si chiama Hikari.” La presentò la maestra di fronte alla classe.
    Hikari alzò lo sguardo spento verso gli altri bambini, che per un momento sussultarono.
    “Ti puoi sedere vicino a-” cominciò l’insegnate, cominciando a indicare un posto vuoto.
    Ma prima che potesse concludere la frase, il bambino che si trovava lì vicino si alzò in piedi.
    “Non la metta vicino a me, la prego!” urlò, leggermente spaventato.
    Subito, anche gli altri che erano vicini a un banco libero lo imitarono.
    “Insomma! Che cosa vi prende?” esclamò sorpresa la donna.
    “Non importa.” Disse atona Hikari, lasciando sorpresa la maestra e cominciando a dirigersi verso un banco solitario. “Mi metterò qui. Dopotutto, non voglio costringere nessuno a sopportarmi.”
    Senza sentire lo sguardo di tutti su di sé, Hikari si sedette al suo posto, cominciando a tirare fuori dallo zaino l’astuccio e un quaderno.
    Quando giunse l’intervallo, Hikari rimase al suo posto, osservando come tutti i bambini correvano entusiasti fuori dall’aula.
    Lei si limitò a prendere un pacchetto di cracker dallo zaino, rimanendo in silenzio.
    “Ehi, hai visto?” sentì dire da un bambino appena entrato nell’aula, che stava parlando con uno dei suoi nuovi compagni.
    “Che cosa?”
    “Pare che il frignone abbia mollato un pugno a un suo compagno.”
    “Eh?! Ne sei sicuro?” esclamò sorpreso l’altro.
    Il bambino annuì.
    “E non è finita: ha cominciato a picchiarlo, come se avesse perso il controllo. Anche gli insegnanti hanno faticato ad allontanarlo.”
    “Ma com’è possibile? Ha sempre subito tutto in silenzio.”
    “Pare che quello che è stato picchiato gli avesse detto che uno come lui poteva anche scomparire nel nulla, visto che non conta per nessuno, ma non appena ha finito la frase, si è ritrovato a terra con il sangue che usciva dal naso. Chi l’ha visto, ha detto che il frignone era molto arrabbiato. L’hanno paragonato a un demone. Quando finalmente si è calmato, si è guardato le mani e ha cominciato a tremare.”
    “E ora?”
    “Hanno chiamato i suoi, che stanno venendo a prenderlo. Avevo sentito che da quando qualche giorno fa l’hanno ritrovato fuori di casa, sconvolto, non era più lo stesso, ma non credevo arrivasse a tanto…”
    “Guarda, eccolo.”
    Hikari spostò lo sguardo, vedendo così un bambino venire accompagnato da un’insegnate verso l’uscita.
    Per qualche motivo a lei sconosciuto, la presa che aveva sui cracker si allentò, lasciandoli cadere a terra.
    “Non è possibile…” disse, correndo verso la porta, mentre gli altri presenti nella classe la guardarono straniti.
    “Ecco…” fece il bambino, parlando sottovoce. “Anche la nuova arrivata è strana… Ha uno sguardo che mette paura… Sembra quasi che non provi nulla… Senza contare il suo nome, che è ben strano… sembra uscito da un fumetto…”
    Ma Hikari non lo ascoltava più.
    “Dunque sei qui…” mormorò, per poi girarsi e avvicinarsi alla finestra, dove poté vedere il piccolo Dark venire preso da una donna, che lo portò verso una macchina.
    “Però… non sei più lo stesso…” continuò. “Che cosa ti è successo?”

    ---------------

    “Io esco!” fece Hikari, indossando una giacca nera.
    “Vai sempre da lui?” chiese la madre adottiva.
    La custode abbassò lo sguardo.
    “Devo verificare che il suo addestramento individuale proceda senza intoppi.” Rispose lei.
    “Hikari… ormai sono anni che lo segui di nascosto. Non ti sei fatta vedere nemmeno una volta… Sicura che è questo ciò che vuoi?”
    La ragazza non rispose, limitandosi a uscire.
    Guardandosi attorno per essere sicura che nessuno la vedesse, si allontanò dai lampioni, unica luce in quella notte, per poi alzarsi in volo.
    In pochi minuti raggiunse un campo, al centro del quale c’era un ragazzo dai capelli neri, che impugnava due Keyblade.
    Si nascose subito dietro uno degli alberi lì presenti, rimanendo in silenzio a osservarlo.
    Il terreno attorno a lui presentava varie bruciature, come anche gli abiti del ragazzo, il quale stava ansimando per la fatica.
    “Non… basta… devo diventare… più forte…” fece lui, ignaro che poco lontano, Hikari lo stava guardando.
    La custode lo osservò per un paio di ore, fino a quando Dark non decise di fermarsi, lasciandosi cadere a terra esausto.
    Hikari rimase in silenzio, mentre Dark tirava fuori da una tasca il suo ciondolo, osservandolo.
    “Hikari…” mormorò all’improvviso lui. “Dovevo essere io a sparire, non tu… Perdonami…”
    Mentre diceva ciò, si portò al petto il ciondolo, cominciando a piangere.
    La custode guardò la scena, senza sapere come comportarsi.
    La ragione la intimava a farsi vedere, ma qualcos’altro la tratteneva al suo posto.
    “Dark… Sono io quella che dovrebbe chiedere perdono…” disse, per poi volare via.

    ---------------

    Hikari chiuse le mani a pugno.
    La sua scuola era stata circondata dagli Heartless e dai Nessuno.
    “Maledizione… non posso combattere… si accorgerebbe della mia presenza…” mormorò.
    I suoi compagni erano scappati via subito, senza preoccuparsi di verificare se qualcuno fosse rimasto indietro.
    Ma lei ormai si era abituata. E comunque, non poteva sentire tristezza.
    Proprio quando Hikari si decise a evocare il Keyblade, un rumore la fece desistere, intimandola a nascondersi all’interno della scuola.
    Sopra di lei una Gummiship attraversò il cielo, fermandosi proprio sopra il luogo dove stava combattendo Dark.
    “Altri custodi? Ci hanno messo un po’ a trovarci…” disse, per poi avvicinarsi di soppiatto, facendo attenzione a non farsi notare.
    Quando arrivò vicino al luogo dove si era fermata la Gummiship, i suoi occhi si soffermarono su una ragazza dai capelli rossi.
    “Kairi… Che cosa ci fa qui?!” esclamò sorpresa, tenendo però sempre la voce bassa.

    ---------------

    “Così, te ne vai?” chiese tristemente la madre adottiva di Hikari, guardandola.
    “Sì. È ora che cominci la mia missione. Dark è già partito. Ora tocca a me raggiungerlo.”
    “Che cosa farai? Ti presenterai subito da lui, dicendogli che l’hai sorvegliato per più di dieci anni?”
    “No… non subito almeno. Ho intenzione di organizzare un torneo, scegliendo alcuni dei personaggi più forti di cui sono a conoscenza. Dark e gli altri custodi saranno di sicuro invitati a parteciparvi. E se così non fosse, li condurrò io laggiù. Mi farò vedere, senza farmi riconoscere.”
    “Sai che un giorno potresti pentirti della scelta che hai fatto dal momento stesso in cui lo hai rivisto, vero?”
    “Finché non avrò un cuore, non potrò pentirmene. Se mai dovessi rientrarne in possesso…”
    ‘Probabilmente non potrei sopportarlo…’ concluse nella mente.
    “Spero per te che tutto si risolva per il meglio.” Fece la donna.
    Hikari si avvicinò alla porta, coprendosi il volto con il cappuccio dell’impermeabile.
    “Grazie di tutto… Mi avete aiutato per tutti questi anni senza chiedermi nulla in cambio… Non vi dimenticherò mai.”
    Detto ciò, fece per uscire, ma fu fermata dalla madre, che l’abbracciò.
    “Nemmeno noi ti dimenticheremo. Cerca di non perderti nella tua missione. So che non puoi provarli, ma cerca di seguire i tuoi sentimenti, anche se sono solo il frutto dei tuoi ricordi.”
    La ragazza non rispose, limitandosi a sciogliere l’abbraccio e ad aprire un varco di fronte a lei, che attraversò senza timore.

    ---------------

    Quando Hikari vide il corpo di Dark disintegrarsi di fronte ai suoi occhi, rimase incredula.
    Solo quando una delle migliaia di luci si diresse verso di lei, entrandole nel petto, realizzò che cos’era successo.
    Si portò la mano sul petto, e dopo tanto tempo, il suo cuore aveva ripreso a battere.
    Immediatamente, una serie di lacrime cominciarono a uscire dai suoi occhi, come se dopo tutti quegli anni in cui erano state trattenute, ora stessero pretendendo di essere lasciate andare.
    “Dark…” disse lei. “Perché l’hai fatto?”
    Mentre si chiedeva ciò, il suo sguardo cadde su Sora, che stava riprendendo i sensi.
    Per un momento, ebbe l’impulso di prenderlo a botte.
    Ma poi si rese conto che non era colpa sua.
    ‘Quindi è questo l’odio… È questa la tristezza… È questo il dolore…’ pensò, guardando il cielo.
    “Perché Dark… perché deve sempre finire così? Perché non possiamo rimanere insieme?”


    ~~~~~~~~~~~~~~~


    Hikari non riusciva a vedere niente.
    I suoi sensi erano spenti, incapaci di recepire qualsiasi cosa.
    “Così è questo l’oblio…” disse, o forse le sembrò di sentirsi dire.
    “In fondo, forse è meglio così… Sono stata solo fonte di dolore… Meglio per me scomparire… Forse così Dark potrà vivere in pace…”
    Se passarono ore, giorni, mesi, o forse solo pochi minuti, Hikari non fu in grado di capirlo.
    Per lei ormai non c’era più nulla.
    Solo il vuoto.
    E solo il suo cuore le ricordava l’enorme dolore che stava provando.
    Il dolore per aver perso la sua occasione.
    Per non essere riuscita a rimanere al fianco di colui che amava.
    Colui per il quale aveva sacrificato tutta la sua vita.
    “Dark… cerca di annientare le tenebre e di vincere la guerra… solo così potrò riposare in pace… e chissà, forse un giorno ci rivedremo…”
    “Non dirlo nemmeno per scherzo!” urlò una voce.
    Hikari spalancò gli occhi, mentre l’oscurità attorno a lei scompariva, lasciando spazio a una scia di luce, che la raggiunse.
    “Che cosa…?”
    “Non devi nemmeno pensarlo!” continuò la voce. “Tu non scomparirai nell’oblio! Te lo impedirò!”
    Di fronte a lei, Dark cominciò a prendere forma, per poi rimanere fermo a fissarla.
    “D-Dark… Perché sei qui?”
    “Mi sembra ovvio, no?” rispose lui, tendendole la mano.
    “Ho bisogno di te. Ormai mi è chiaro… Fin dal primo momento in cui ti ho vista… non ho fatto altro che pensare a te. Quel ragazzo aveva ragione… è ora di togliersi questa maschera.”
    Dicendo ciò, Dark evocò il Keyblade, per poi conficcarlo a terra.
    “È ora che io mi riappropri di tutti i miei sentimenti.” Disse, mentre la sua arma s’illuminava, liberando una sfera di luce che scivolò verso il cuore del custode, che chiuse gli occhi.
    “Dark…” fece Hikari, prima di ritrovarsi cinta in un abbraccio.
    “Perdonami… è tutta colpa mia… se solo fossi stato più forte, tu non avresti dovuto patire tutto questo…”
    La ragazza restò incredula per il gesto.
    Poi, dopo qualche secondo, ricambiò.
    “No, non è colpa tua. Io avrei potuto farmi vedere fin dall’inizio, ma non ci sono riuscita… Sebbene non avessi un cuore, non sono riuscita ad avvicinarmi a te…” disse, cominciando a piangere.
    “Siamo proprio degli stupidi, eh?” fece il custode, sorridendo.
    Pochi secondi dopo, entrambi si misero a ridere.
    “Hikari…” disse Dark, tornando serio. “Mio padre ti ha…”
    “Lo so… Ma immagino che tu sappia come rimediare, vero?”
    “Conosco un solo modo… Avrei preferito evitarlo, perché oltre ad essere l’unica via d’uscita è anche una condanna…”
    “Di cosa stai parlando?”
    “Hikari… tu non sei più una custode della Luce: sei stata privata del tuo potere. Tuttavia, sono anch’io un’entità superiore… posso farti diventare la nuova custode dell’Equilibrio.”
    La ragazza spalancò gli occhi.
    “Ma se lo dovessi fare… andresti incontro al mio stesso destino… e non posso permetterlo! Maledizione! È tutta colpa m-”
    Ma Dark fu interrotto da Hikari, che lo baciò.
    “Stupido. Per stare al tuo fianco, sono pronta a tutto.”
    Dark alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi determinati.
    “Va bene allora… Hikari, sei pronta a diventare la mia custode? In tutti i sensi?”
    Lei sorrise, annuendo.
    “Certo che sì… Dark.”
    I due custodi s’illuminarono, mentre lo spazio intorno a loro cominciava a dissolversi.
    I capelli neri di Hikari cominciarono a cambiare colore, diventando uguali a quelli di Dark.
    Le iridi azzurre si specchiarono per l’ultima volta in quelle bianche e nere che le fissavano, diventando gradualmente dello stesso colore.
    Al collo di Hikari si creò dal nulla un nuovo ciondolo dell’Equilibrio, mentre nelle mani di entrambi apparve Balance.
    Lo stesso Keyblade che rappresentava i due custodi dell’Equilibrio brillò tra le loro mani.
  8. .
    Autore(guardando attraverso la serratura della porta): Sembra non ci sia nessuno... ma per sicurezza... *getta un suo manichino, che viene subito colpito da decine di raggi laser, seguiti da vari proiettili, armi ninja, falci, spade, cuscini, frecce di cupido, bombe atomiche, assasini, tizioqualunquechepassavadaquelleparti...*
    Autore(deglutendo osservando la scena): N-Non è colpa mia se lo scorso capitolo è coinciso con uno dei momenti più tristi di internet... sob... non oso immaginare dopo questo... Fortuna che sono in possesso di un bunker collocato in un punto impreciso dello spazio-tempo...
    Ebbene sì, dopo solo due giorni, ecco qui la seconda parte! Non volevo lasciarvi lì ad aspettare troppo a lungo XD. Anche se temo che non appena avete letto il titolo di questo capitolo, metà di voi hanno già raggiunto il mio manichino... sob...
    Dunque: per chi è riuscito ad arrivare fin qui dopo aver avuto a che fare con il figlio segreto della signora in giallo e di Poirot, ricordo che questo capitolo è di rating rosso
    Inoltre, diciamo che se il 62 vi aveva sorpresi, questo farà di peggio... vi rimembro che io, mr. nonpossocommuovermi... mi sono commosso XD. E oltre a me, anche la mia fidata beta reader Liberty89, che ringrazio infinitivamente per l'aiuto in questo capitolo.
    Beh, ovviamente non mi aspettavo una marea di recensioni in soli due giorni... anche se spero che questa seconda parte ridesti nei lettori la voglia di scrivere qualcosa XD (anche solo che vogliono trovarmi per trucidarmi... va bene lo stesso XD).
    Perciò vi lascio a mangiarvi le mani e ad affilare le armi...
    E ora... *si mette e toglie il cappello* buona lettura.

    Capitolo 67 (Seconda parte): Dichiarazione d’amore! Dipartita e arrivo del custode! - Torna all'indice dei capitoli
    Edward disegnò attorno a Ran un cerchio grande un paio di metri, mentre Ai e il dottor Agasa lo guardavano incuriositi.
    Senza aspettare altro, Ed batté le mani e le posò sul cerchio, che s’illuminò di una luce scarlatta.
    “Non ti muovere.” Disse rivolto alla bambina, che annuì, mentre il colore rosso cominciava a scorrere anche sul suo corpo.
    Qualche minuto dopo le luci scomparvero.
    “Allora?” chiese Dark, avvicinandosi.
    “Senza dubbio è opera dell’alchimia, ma la cosa che mi preoccupa è che è molto simile alla mia. Nel senso che non è stata usata una pietra filosofale…”
    “Il che significa che Homunculus è stato aiutato a ottenere i tuoi stessi poteri. A questo punto, anche la distruzione del tuo mondo potrebbe essere opera sua…”
    “Se così fosse, allora stavolta mi assicurerò di portarlo io dall’altra parte del portale, per poi distruggerlo.” Rispose l’alchimista, per poi sbuffare.
    “Per farla tornare come prima, dovrò tentare una nuova tecnica… è da un po’ che ci penso su, e dovrebbe essere fattibile…”
    “Cos’hai in mente?” chiese Ai.
    “Beh, detto in parole semplici, proverò ad usare l’energia della mia magia per ampliare ulteriormente l’alchimia. Già di mio sono in grado di effettuare trasmutazioni di livello avanzato, ma in questo modo dovrei essere in grado di fare tutto… tranne riportare in vita una persona, ovviamente…”
    “Che peccato…” replicò Ai, guadagnandosi un’occhiataccia da Ed, che per tutta risposta si levò il mantello, mostrandogli la vistosa cicatrice che gli deturpava la spalla destra.
    “La vedi questa? È il segno di ciò che ho tentato. Ho violato il tabù e ho provato a riportare in vita mia madre. Come risultato, io ho perso una gamba, mentre mio fratello l’intero corpo. Per riportare indietro almeno la sua anima, ho sacrificato il mio braccio destro. Solo di recente sono riuscito a recuperare tutto, anche grazie all’aiuto di Dark…”
    “A questo proposito…” fece l’incarnazione dell’Equilibrio, aprendo la mano, mostrando così una piccola pietra rossa.
    “Questa è la pietra filosofale di Envy, la stessa che mangiai tempo fa. L’ho purificata, ora non usa più le anime delle persone al suo interno. Credo sia meglio che la tenga tu.”
    Detto ciò, la lanciò a Edward, che la prese al volo.
    “Come hai fatto?”
    “Ho inserito parte del mio potere al suo interno. Attingerà energia da lì, e solo per te.”
    “Ma tu chi sei esattamente? Hai detto che quel tipo era tuo padre… e a quanto ho capito era l’Oscurità stessa…” chiese Agasa.
    “Sono suo figlio… ma non solo. Io sono l’Equilibrio stesso. Figlio dell’Oscurità e figlio della Luce.” Rispose il custode, per poi voltare lo sguardo verso l’alto.
    Il conto alla rovescia era quasi terminato.
    “Tranquillo.” Fece Ai. “Shinichi risolve queste situazioni intorno all’ultimo secondo. Senza contare che ora può contare sull’aiuto incondizionato della polizia.”
    “Bene, ci sono!” esclamò Edward. “Sei pronta? Non posso assicurarti che sarà indolore… Dovrò cambiare l’intera struttura del tuo corpo.”
    “Non importa. Procedi pure!” rispose la bambina.
    “D’accordo!” disse il Master, battendo le mani.
    Immediatamente, sui polsi e sulla fronte dell’alchimista apparve un cerchio alchemico azzurro, mentre sotto i suoi piedi ne appariva uno più grande.
    Senza perdere concentrazione, Edward appoggiò a terra le mani.
    Una serie di fulmini rossi e azzurri scattarono subito verso la bambina, che non appena fu colpita si sollevò in aria, per poi venire avvolta da una fortissima luce, che la nascose alla vista di tutti.
    Qualche secondo dopo i cerchi alchemici scomparvero, lasciando Ran sdraiata a terra priva di sensi, nuovamente tornata alla sua età originaria, con addosso lo stesso tipo di vestiti che aveva prima, ma ovviamente adatti a coprire il suo vero corpo.
    “Incredibile… c’è riuscito!” esclamò Agasa, mentre anche Ai guardava sorpresa la ragazza, per poi andare a soccorrerla.
    “Ehi, sicuri che ce la faranno?” chiese Tsuna, guardando il timer, che ormai segnava meno di un minuto.
    “Se non ce la dovesse fare, ci penseremo noi a fermarlo.” Rispose Hikari, evocando il Keyblade, imitata subito da tutti gli altri custodi.
    “E in ogni caso, mio padre di sicuro non si fermerà anche se Conan dovesse riuscire a trovare il colpevole. Attaccherà lo stesso, senza ombra di dubbio.”
    “Ma che bello…” commentò Saiko. “E tua madre? Come mai non interviene?”
    Dark lo guardò.
    “Secondo te, un mondo normale potrebbe reggere lo scontro tra loro due? Già farà parecchio fatica a resistere sia a me che all’Oscurità, prova a pensare se tre forze del genere si scontrassero nello stesso luogo e nello stesso momento.”
    “Di questo mondo non rimarrebbero nemmeno gli atomi, vero?” domandò Ichigo, che ottenne dal custode solo un cenno di assenso.
    “Perfetto… Lo dicevo io che avrei fatto meglio a restare a casa…” sbuffò Ai, guardando il timer.
    I custodi strinsero con più forza il Keyblade, mentre raggiungeva i dieci secondi.
    “Nove…” disse Ichigo.
    “Otto…” Saiko.
    “Sette…” Tsuna.
    “Sei…” fece Edward.
    “Cinque…” Ai.
    “Quattro…” Black Star.
    “Tre…” Tsubaki.
    “Due…” sussurrò Hikari.
    “Uno…” disse Dark, preparandosi a combattere.
    Ma il conto alla rovescia si fermò a uno.
    I ragazzi rimassero immobili, senza osare muovere un muscolo.
    “M-Maledetto Shinichi…” fece Ran, riprendendo i sensi. “Sempre l’ultimo secondo sceglie per salvarci…”
    A conferma delle sue parole, l’ispettore Megure, seguito da Conan, li raggiunsero.
    “Ran!” esclamò il bambino, raggiungendola. “Allora ce l’hanno fatta!”
    “Già. E tu piuttosto, chi era il colpevole?”
    “Era la stessa donna che ha trovato il corpo.” Rispose Megure. “Ma la cosa strana, è che ha detto di aver agito senza nemmeno rendersene conto.”
    “Sarà stata sicuramente manovrata da mio padre…” fece Dark.
    “Complimenti, Kudo Shinichi!” esclamò il diretto interessato, apparendo di fronte a loro.
    I custodi saltarono immediatamente di fronte a lui, creando una barriera umana tra l’Oscurità e gli abitanti del mondo.
    “Vedo che sei riuscito a trovare la mia marionetta.” Continuò lui, senza curarsene.
    “Avresti dovuto sceglierne una in grado di mascherarsi meglio. Le sue azioni erano troppo sospette.”
    “Beh, volevo lasciarvi una possibilità. Shinichi, che ne dici di unirti a me? Ti concederei un potere immenso, oltre a risparmiare questo insulso mondo.”
    “Unirmi a te?” ripeté il bambino, sorridendo. “Credevo che un essere superiore non avesse bisogno di chiedere cose di cui sa già la risposta.”
    L’Oscurità sospirò.
    “Io proprio non vi capisco… Vi offro il potere assoluto, e voi rifiutate…”
    “Perché ci sono cose più importanti del semplice potere.” Rispose Black Star, guadagnandosi lo sguardo di tutti. “Beh, che ho detto?”
    “Sai… uno che fa la sua entrata in scena dicendo di essere colui che supererà le divinità, rende difficile credere che la pensi come hai appena detto…”
    “Per questo parlo di superare le divinità! Io non voglio limitarmi a diventare più forte di loro. Voglio anche agire meglio di loro! Il potere per proteggere i miei amici… il potere per non far soffrire le persone a cui tengo… è questo il potere a cui aspiro!”
    “E questa è sempre la vostra risposta… Anche tu Dark la pensi così, dunque?”
    “Il mio unico obiettivo è di portare equilibrio nell’universo e tu lo stai alterando. Ti ho già risposto prima: il potere non m’interessa, perché ne ho a sufficienza. Mi basta…” e mentre diceva ciò gli puntò contro il Keyblade. “Cancellarti definitivamente!”
    Gli altri custodi della Luce annuirono.
    “Molto bene allora…” fece l’Oscurità, schioccando le dita, facendo esplodere le mura attorno a loro, e aprendo cinque varchi oscuri al suo fianco. “Cadete nella disperazione, custodi! Proprio come volete! Desiderate il potere per proteggere le persone a cui tenete? Allora dimostratelo!”
    Istantaneamente, attorno a loro apparvero migliaia di Heartless, che accerchiarono l’intero edificio.
    “E quelli cosa sono?!” esclamò Megure, mentre i poliziotti alzavano subito le pistole.
    “È inutile!” urlò Edward. “Le armi normali non possono nulla contro gli Heartless!”
    “Come sarebbe a dire? E allora che cosa possiamo fare?”
    Dark alzò la mano, facendo aprire un varco di fronte a loro.
    “Scappare. Attraversate quel varco. Ne sto aprendo a migliaia per tutto il mondo. Andatevene subito! Vi porterà in un mondo sicuro, dove troverete altri sopravvissuti.”
    “Non possiamo farlo!” esclamò Goro, raggiungendoli. “Questo è il nostro mondo, non possiamo abbandonarlo!”
    “Idioti!” urlò Edward. “Non possiamo garantirvi di farcela! Il mio mondo è stato distrutto in pochi secondi come se nulla fosse! Andatevene subito, senza perdere altro tempo!”
    “Ehi, non è che stai facendo scappare anche…” cominciò Conan.
    “Se ti riferisci a quelle persone vestite di nero… no. Non ho aperto il varco nelle loro vicinanze.” Rispose in anticipo Dark. “Purtroppo però, saranno comunque troppe le persone che non riusciranno a salvarsi… Dannazione, dovevo pensarci prima e approfittare dell’ora di tregua…”
    L’ispettore guardò i custodi, per poi sospirare e prendere un telefonino.
    “Parla l’ispettore Megure. A tutti i poliziotti che non sono stati in grado di raggiungermi, dirigetevi verso i varchi che vi saranno stati sicuramente segnalati dai cittadini a attraversateli portando con voi più civili possibili. Diffondete questo messaggio anche in tutte le altre città e avvertite le forze dell’ordine estere.”
    “Ma ispettore!” fece Takagi, venendo subito interrotto.
    “Secondo te possiamo veramente fare qualcosa? Quel tipo è stato in grado di creare un orologio nel cielo visibile in tutto in mondo… Detesto ammetterlo, ma siamo impotenti contro di lui.”
    “Maledizione! Non possiamo arrenderci così! Tu sei d’accordo con me moccioso, vero?” chiese Goro a Conan, che sorrise.
    “Certo. Però… credo sia meglio se tu vada subito. Scusami.”
    Prima che il detective potesse dire qualcosa, il bambino premette un bottone sulla cintura, dal quale uscì un pallone da calcio sgonfio, che si riempì subito d’aria.
    Senza perdere un secondo, premette un bottone sulla scarpa destra, che s’illuminò, per poi dare un calcio al pallone, che sfrecciò contro Goro, colpendolo allo stomaco e facendolo volare direttamente dentro il varco.
    “Scusa Ran, ma altrimenti non ti avrebbe seguito.” Disse guardando la ragazza.
    “Come sarebbe a dire che non mi avrebbe seguito?” domandò lei, per poi voltarsi verso l’Oscurità e mettendosi in posa d’attacco. “Non ho mai detto di volermele andare!”
    “Che cosa? Non puoi, è troppo pericoloso!”
    “Un'altra parola e spedisco te dentro il varco.” Replicò Ran, guardandolo male.
    “Beh, noi invece andiamo. Non siamo così pazzi da restare senza nemmeno un’arma. E poi, saremmo solo d’impiccio.” Fece Ai, avvicinandosi al varco, fermandosi poco prima. “Vedete solo di non morire.” Continuò, prima di sparire.
    “Vada anche lei, dottore!” disse Conan. “Tranquillo, ci rivedremo presto!”
    “Allora buona fortuna Shinichi.” Rispose l’uomo, seguendo Ai dentro il varco.
    “Anche voi, muovetevi! Portate qui tutti gli invitati e fategli attraversare il varco!” ordinò l’ispettore.
    “Noi cercheremo di allontanarci il più possibile.” Fece Saiko.
    “Allontanarci? Buona fortuna allora, Saiko!” disse una voce proveniente da dentro uno dei varchi.
    Il mangaka spalancò gli occhi, girandosi verso essi.
    In simultanea, dai varchi uscirono cinque figure avvolte dall’impermeabile nero dell’organizzazione, di cui solo due erano senza il cappuccio, lasciando così che tutti vedessero Homunculus e Jyassmie.
    “Vi presento i miei veri custodi!” disse l’Oscurità. “Non m’importa più di quella stupida regola dei due custodi a mondo. D’ora in poi sceglierò quelli che considero veramente degni! E non solo…”
    “È da un po’ che non ci vediamo, Acciaio.” Disse Homunculus, sorridendo.
    “Tu… Come osi far rivedere la tua faccia?!” sbraitò l’alchimista.
    “Quello è lo stesso tipo che ci ha attaccati!” esclamò Ran, preparandosi a combattere.
    “Tu invece vedo che continui ad usare la tua oscurità, non è vero Jyassmie?” domandò Ichigo.
    “Ho solo deciso di seguire il mio elemento. Io sono un essere di pura oscurità, ma ho dovuto attendere prima di mettermi in contatto con il padrone del mio elemento. Senza le dovute precauzioni, sarei stata eliminata anch’io.”
    “Dunque avete già tradito la nuova organizzazione?” chiese Dark.
    “Umpf. Xehanort è convinto di essere il custode più forte, ma si sbaglia di grosso. È solo questione di tempo prima che se ne accorga.” Rispose Homunculus. “Per il momento, gli lasceremo credere il contrario.”
    “E cosa sperate di ottenere?”
    “Il potere di sconfiggere tutti voi custodi della Luce ovviamente.” Disse una delle tre figure incappucciate.
    Tsuna si girò verso essa.
    “Che cosa…?”
    “Io non so come comportarmi in queste situazioni…” disse la terza figura, subito sovrastata da una seconda voce.
    “Distruggili tutti! Annientali, falli a pezzi!”
    “Ma queste voci…” mormorò la voce di Tsubaki.
    “Ragazzi, fate cadere la disperazione tra i custodi.” Disse l’Oscurità, facendo cenno ai tre di togliersi il cappuccio.
    Le tre figure annuirono, eseguendo subito l’ordine.
    I custodi sgranarono subito gli occhi.
    “Tu…” cominciò Hikari, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure.
    “Argh!!!” gridò Saiko, partendo alla carica contro l’incarnazione dell’Oscurità, con il Keyblade pronto a colpirlo, mentre nell’altra mano creava una sfera di fuoco.
    “Saiko, no!” gli urlò inutilmente Ichigo.
    “Tu, lurido bastardo!” urlò, venendo però intercettato da uno dei tre nuovi arrivati, che lo costrinse a fermarsi. “Come hai osato?!”
    “Che c’è, Mashiro… non sei contento di rivedermi?” chiese la ragazza di fronte a lui.
    “Quella è… Azuki…” disse Dark, riconoscendo la ragazza, per poi spostare lo sguardo sugli altri due.
    Uno era un uomo con attorno al collo un camaleonte verde, che stava fissando Tsuna, il quale invece lo osservava sconvolto.
    “Tu sei… Reborn… Com’è possibile?!”
    “Dunque l’ultima persona è…” fece Ichigo, guardando un ragazzo coi capelli viola chiaro.
    “Crona…” rispose Black Star, impugnando più forte il Keyblade.
    “Di nuovo tu, come mi devo comportare con te stavolta?” fece il ragazzo, mentre dalla sua schiena usciva una specie di liquido nero, che prese la forma di un mostriciattolo umanoide, dotato di una coppia di occhi bianchi e braccia, ma privo di gambe, poiché era visibile solo la parte superiore del suo corpo.
    “Uccidilo!” disse lui.
    Dark fissò suo padre con uno sguardo pieno d’odio.
    “Tu…”
    “Che c’è? Ti sorprendi così tanto perché ho scelto le persone più care ai tuoi compagni e le ho trasformate in miei custodi?”
    “Che cosa?” esclamò Ran.
    “Azuki! Cerca di svegliarti!” urlò Saiko, saltando all’indietro.
    “Ma io sono sveglia. E mi sono stufata di aspettarti.” Rispose la ragazza, per poi evocare un Keyblade, imitata dagli altri due.
    Tutti e tre avevano in mano una Catena Regale, il cui colore era nero come la pece.
    “Quel tipo… ha fatto diventare malvagi…” cominciò Conan incredulo.
    “E la nostra promessa?!” esclamò Saiko, trattenendo a stento le lacrime. “Dovevamo sposarci quando avrei realizzato un anime! Non puoi averlo dimenticato!”
    “Certo che non l’ho dimenticato, ma come ti ho detto, mi sono stufata di aspettare. E comunque, non saresti mai tornato dalla guerra, visto che la Luce perderà. Unisciti a noi, Saiko. Il nostro signore sa essere molto misericordioso. Ti perdonerebbe il fatto di essere stato un servo della Luce.”
    Ma Saiko non la sentì nemmeno.
    “No… Tu non puoi essere Azuki! Lei non parlerebbe mai così!” gridò.
    “Che essere disgustoso…” fece Edward, fissando l’incarnazione dell’Oscurità con gli occhi ridotti a due fessure.
    “Allora, Tsuna, sei diventato un po’ più forte in questi mesi? O sei sempre il solito imbranato?” chiese Reborn.
    “Che cosa ti è successo? Perché ti sei unito all’Oscurità?!” rispose il decimo.
    “Sono un serial killer e ho compreso che tu non saresti mai stato adatto a guidare i Vongola. Come boss mafioso, faresti pena.”
    “Boss mafioso?” ripeté Megure, distraendosi dalle operazioni di evacuazione. “Quel ragazzino sarebbe un boss?!”
    “Ti ho sempre detto che non ho mai avuto intenzione di diventarlo, ma devo riconoscere che è stato grazie a te se ho conosciuto Gokudera e gli altri…” rispose Tsuna, tirando fuori il sacchetto con le pillole, ingoiandone due.
    Sulla sua fronte apparve subito la fiamma, mentre anche il suo Keyblade veniva avvolto dallo stesso fuoco.
    “So che non sei completamente libero di pensare. Ti farò tornare come prima, te lo prometto!”
    “Provaci.”
    “Pazzesco… Come fa a non bruciarsi?” domandò Ran, per poi guardare Crona e Black Star.
    “Così, sei di nuovo il mio avversario, eh?” chiese l’assassino, preparandosi a combattere. “Maka non ne sarebbe felice, sai?”
    “Non ho idea di chi sia questa Maka. Io sono la spada demoniaca e il mio compito è quello di seminare ovunque la follia.” Rispose Crona, mentre il mostro sulle sue spalle scompariva, lasciando posto a una spada, che il custode oscuro affiancò subito al Keyblade.
    “Dunque, avete intenzione di affrontarci tutti insieme, eh?” domandò Ichigo, prima di colpirsi nuovamente con il ciondolo, per poi portarsi una mano sul volto.
    Sotto lo sguardo sorpreso di Ran, Conan e dei poliziotti rimasti, una maschera bianca apparve dal nulla, coprendo il suo viso.
    “Allora non sarà il caso di trattenermi! Userò tutti i miei poteri!”
    “Fatti sotto allora.” Lo sfidò Jyassmie.
    Prima che qualcuno potesse fermarli, Ichigo, Black Star e Tsuna partirono all’attacco, scontrandosi subito con i loro avversari.
    “Edward, Saiko!” iniziò Dark. “Voi due tenete occupati gli altri due custodi e cercate di catturare Azuki. Ci dev’essere un modo per riportarla alla normalità, proprio com’è successo a me!”
    “E voi due?” chiese l’alchimista.
    Hikari e Dark spostarono lo sguardo verso l’Oscurità.
    “Noi affronteremo il nemico principale.”
    “Ehi, e gli Heartless?” domandò Ran.
    Ma prima che ottenesse una risposta, centinaia di colonne di fuoco si alzarono dal nulla, cancellando gli esseri oscuri.
    “Non saranno un problema.” Rispose il custode dell’Equilibrio, mentre le pupille dei suoi occhi cambiavano forma, assumendo la stessa del suo ciondolo. “Ora andatevene, o non potrò garantire la vostra incolumità!”
    “Dunque pensate di potermi affrontare? E magari anche sconfiggermi?” chiese l’Oscurità, togliendosi il mantello ed evocando la stessa spada che Dark aveva impugnato quando era finito sotto il suo controllo.
    “Come volete. Vorrà dire che vi concederò il raro privilegio di venire annientati da me in persona. Non m’importa più che tu sei mio figlio. Una volta che il tuo cuore sarà uscito dal tuo involucro, lo renderò mio schiavo, e creerò un nuovo contenitore più adatto!”
    “Non te lo permetterò! Sarò io a farti scappare via! Questa volta non mi manovrerai!”
    Lui e Hikari strinsero più forte i Keyblade.
    “Pronta?” chiese l’incarnazione dell’Equilibrio alla compagna, che annuì.
    “Sì. Anch’io voglio sistemare i conti con lui. Non posso perdonargli di aver giocato in questo modo con i sentimenti altrui!”
    Dark sorrise.
    “Molto bene allora. Diamo il via alle danze!” urlò, lanciandosi contro il padre seguito da Hikari.

    Azuki creò una sfera di fuoco che scagliò contro Saiko, che si limitò a deviarla con il Keyblade.
    “Azuki! Torna in te!”
    “Io sono in me!” rispose lei, per poi volare contro di lui, preparandosi a colpirlo con la sua arma.
    “Non voglio combattere contro di te!” urlò lui, parando il fendente senza contrattaccare.
    “Allora muori come un idiota!” esclamò lei, creando una sfera di fuoco proprio di fronte a lui, colpendolo così in pieno e scagliandolo contro un palazzo.
    Saiko sputò del sangue, per poi cadere a terra, a pochi metri da Ran e Conan, che andarono subito a soccorrerlo.
    “Tutto bene?” chiese il bambino, aiutando la ragazza ad alzare il custode, che tossì altro sangue.
    “Perché il destino è così crudele con me…” mormorò il mangaka. “Ogni volta che mi avvicino al mio sogno, qualcosa lo infrange e lo allontana… Ma mai avrei pensato a una cosa del genere…”
    Ran lo guardò seriamente, per poi girarsi verso Azuki.
    “Ehi, tu!” gli urlò contro. “Sei soddisfatta ora?”
    “Certo che no. Deve soffrire molto di più di così. Questi sono gli ordini del Maestro.”
    “Quel bastardo…” fece Conan, girandosi anche lui. “Saiko non osa nemmeno difendersi seriamente per paura di ferirla… E lui lo sa bene.”
    Saiko non disse nulla, lasciandosi cadere e rimanendo immobile a terra.
    “E voi… morirete con lui!” urlò Azuki, partendo all’attacco contro di loro.
    Ran si girò verso Saiko, vedendo che il suo Keyblade era a terra.
    “Speriamo che funzioni…” disse, prendendolo e girandosi nuovamente, giusto in tempo per parare l’attacco dell’avversaria, che indietreggiò sorpresa.
    “Cosa?” esclamò, fissando il Keyblade. “Come fai a impugnarlo?”
    “Non lo so, ma non torcerai un capello a nessuno di noi!” rispose la ragazza, mentre sia Conan che Saiko la guardarono increduli.
    “Allora credo proprio che ti darò una mano.” Disse Conan, prendendo alcune macerie del palazzo colpito da Saiko, per poi premere il bottone sulla scarpa.

    Jyassmie si lanciò contro Ichigo, che parò l’attacco con il Keyblade, per poi creare subito una sfera di fuoco che scagliò contro la parte oscura di Jessie, che lo evitò saltando all’indietro.
    “Sei migliorato ulteriormente.” Disse, guardando lo Shinigami.
    “Ti aspettavi il contrario?”
    “Umpf. Credi di essere stato l’unico? Il mio potere è oscurità pura, e in questo momento è amplificato. Sto ancora giocando con te.”
    “Davvero? Ma tu guarda, anch’io! Ho verificato che ora i minuti in cui posso indossare la maschera sono aumentati e non di poco, ma credo sia il momento di chiudere la partita!” urlò Ichigo, avvolgendo il Keyblade in un’aurea oscura e lanciandosi contro Jyassmie, che lo imitò.
    Quando le due armi si scontrarono, si creò un’onda d’urto che li superò, infrangendo i vetri delle macchine abbandonate lì vicino e anche quelli dei palazzi prossimi alla zona.
    “Ironico come per affrontarmi usi un potere molto simile all’oscurità, sai?” fece la custode.
    “Pur di sconfiggere voi custodi delle tenebre, sono pronto a tutto!”
    “Davvero? Vediamo fino a che punto è vero!” replicò la custode, creando una sfera d’oscurità che scagliò contro l’avversario, che rispose con una di luce, provocando un’esplosione tra i due.
    Quando il fumo scomparve, i due erano già uno contro l’altro, scambiandosi una serie di affondi che venivano prontamente parati dall’avversario.

    “E così, siamo di nuovo uno contro l’altro… Ma stavolta, la verità non interferirà.” Fece Homunculus, mostrando il suo Keyblade a Edward.
    “Stavolta ho più esperienza, sono stato nominato Master del Keyblade, e poi, la voglia di vendicare tutte le persone che hai eliminato… Quella richiede di essere saziata il prima possibile!”
    “Oh, quindi vorresti farmela pagare?”
    Tra i due scese per qualche secondo un silenzio di tomba.
    Poi, senza che nessuno dei due muovesse un dito, di fronte a loro si alzarono due colonne di pietra, che si scontrarono in aria.
    Non appena si ridussero in macerie, esse si trasformarono in enormi spuntoni che andarono verso i rispettivi avversari, che li evitarono creando di fronte a sé un muro di pietra.
    “Pazzesco… Non possono essere semplici umani…” fece Megure, deglutendo mentre si preparava ad attraversare il varco. “Shinichi, Ran… fate attenzione…” mormorò infine, scomparendo nel passaggio, che si chiuse alle sue spalle.

    Crona e Black Star si allontanarono dopo essersi colpiti a vicenda.
    L’assassino si portò una mano al fianco, da cui stava uscendo del sangue, mentre Crona non si curò minimamente della sua ferita, da cui stava colando sangue nero, che si solidificò immediatamente.
    “Sempre quel tuo maledetto sangue nero…” fece Black Star, mentre avvolgeva la mano che copriva la ferita con un’aurea verde, che cominciò a cicatrizzarla.
    “Non so come comportarmi contro qualcuno con quello sguardo… Perciò ti ucciderò.”
    “Provaci. Non m’importa come mi chiamerà Maka, ma non posso lasciarti continuare a fare i voleri di Medusa!”
    “Medusa? Oh, ti riferisci a mia madre?” domandò Crona, per poi assumere un sorriso inquietante. “L’ho fatta a pezzi io stesso tempo fa.”
    “Che cosa?!” esclamò la voce di Tsubaki. “Hai ucciso…”
    “Tsubaki, modalità Keyblade Incantato!” Ordinò Black Star.
    Sul suo corpo apparvero subito dei segni neri, che lo ricoprirono totalmente.
    “Ormai sei prossimo a diventare un Kishin. Come membro della Shibusen e Master del Keyblade, il mio dovere è di eliminarti!” disse l’assassino, mentre le sue pupille si trasformavano in stelle.

    Tsuna saltò all’indietro per evitare un proiettile di Reborn.
    “Allora, sai solo schivare?” chiese il killer, guardandolo.
    “Sono appena agli inizi. A differenza delle apparenze, mi sono allenato parecchio, e durante il mio addestramento, ho conosciuto diversi personaggi interessanti. E da uno di essi, ho imparato una tecnica che sembra inventata appositamente per avere salva la vita con te!”
    “Ovvero?”
    “Ovvero che un killer dovrebbe aspettarsi un attacco dalle spalle!” urlò la voce di Tsuna dietro a Reborn, che riuscì a schivarlo per un secondo.
    “Cosa? Due Tsuna?!” esclamò sorpreso il killer, mentre i due custodi si riavvicinavano.
    “CI ho messo un po’ di tempo per imparare questa tecnica…” fece uno dei due Tsuna, per poi portarsi le mani di fronte a sé in una strana posa.
    Immediatamente, la sua copia scomparve in una nuvola di fumo.
    “Sei in grado di creare delle copie di te stesso?”
    “Più precisamente, dei veri e propri cloni. In questo modo, posso fare più cose in contemporanea. La mia idea iniziale era quella di evitare in questo modo i tuoi allenamenti, ma torna parecchio utile anche per combattere.”
    “Interessante. Sembra che tu stia cominciando a lasciarti alle spalle il soprannome di Imbranatsuna… Molto bene allora, dimostrami cosa sai fare!”

    Hikari creò una sfera di luce, che scagliò contro l’avversario, che la distrusse con facilità, per poi girarsi e parare un fendente di Dark, che saltò subito all’indietro.
    I due custodi crearono in contemporanea due sfere di fuoco, che lanciarono subito contro l’Oscurità, che si limitò a fare un giro su se stesso, tagliando a metà le due magie.
    A quel punto, entrambi partirono all’attacco, pronti a colpirlo con il Keyblade.
    L’Oscurità fece un passo indietro, evitando così di essere colpito, e anzi, riuscendo a respingere insieme i due custodi, che si fermarono uno al fianco dell’altra.
    “Curioso…” fece l’avversario. “Siete ancora più affiatati di prima. Credevo che dopo ciò che vi ho fatto, non sareste più riusciti a collaborare…”
    “Se proprio lo vuoi sapere, sei proprio tu la causa di ciò che vedi. Il nostro odio verso di te è unico.” Rispose Hikari.
    “Già… Mi hai costretto ad agire contro la mia volontà, costringendomi a fare del male alla persona che mi ha cambiato la vita…”
    Sentendo ciò, la custode si girò verso di lui, che però non restituì lo sguardo.
    “Ed è per questo… che non posso perdonarti!” urlò Dark, partendo alla carica, mentre un’aurea bianca lo avvolgeva.
    Per la prima volta, l’Oscurità sgranò gli occhi.
    “Maledizione…” fece, creando di fronte a sé un muro d’oscurità, che fu però tagliato a metà dal Keyblade del figlio, che lo colpì ad un braccio, provocandogli una ferita, dalla quale però non uscì nemmeno una goccia di sangue.
    Gli scontri attorno a loro si fermarono subito.
    “Che cosa?!” esclamò Jyassmie incredula, girandosi verso l’Oscurità. “È riuscito a ferirlo?!”
    “Impossibile! Il maestro non può essere ferito!” disse Azuki, mentre respingeva un’esausta Ran ed evitava un altro sasso lanciato da Conan.
    Dark sorrise.
    “Sembra… che tu non sia così intoccabile come dici.” Disse infine.
    Suo padre non rispose.
    “Molto bene, Dark. Ti accontenterò immediatamente. Soffri come non hai mai sofferto in vita tua!” urlò all’improvviso, scagliando il custode contro un palazzo, che collassò su se stesso, seppellendolo sotto le macerie.
    “Dark!” urlò Hikari, poco prima che l’Oscurità apparisse di fronte a lei, prendendola per la gola e sollevandola.
    “Hikari!” gridò Dark uscendo dalle macerie incurante dei molti tagli e lividi che si era procurato.
    “D-Dark…” balbettò Hikari, faticando a respirare.
    “Dì addio a questo mondo, custode della Luce. Farò in modo che tu non possa più tornare indietro, neppure come Nessuno!”
    L’Oscurità alzò l’altra mano verso il petto della custode, il quale s’illuminò.
    Il Keyblade nella mano di Hikari scomparve nel nulla, disintegrandosi in centinaia di sfere di luce.
    “Ti ho privata del tuo potere di custode. E ora…” continuò, aumentando la presa.
    Dark si mise a correre contro di lui, imitato da Edward, Ichigo e gli altri, che abbandonarono i loro scontri per cercare di soccorrere Hikari.
    Ma prima che potessero avvicinarsi, tutti tranne l’incarnazione dell’Equilibrio furono sbalzati via come se nulla fosse.
    “Fermati!” gridò Dark, continuando la sua disperata corsa.
    Suo padre sorrise, per poi mettere ulteriore forza nella sua presa.
    Senza che nessuno, a parte l’Oscurità, potesse vederlo, gli occhi della custode si fecero tristi, lasciando scendere due silenziose lacrime, cercando con lo sguardo chi stava urlando per la loro proprietaria.
    L’ultima cosa che Dark fu in grado di sentire prima che i suoi sensi si rifiutassero di funzionare fu un rumore secco provenire dal corpo della custode.
    Per un secondo, che sembrò durare secoli, la testa di Hikari guardò verso l’altro, per poi abbassarsi, senza più dare alcun segno di vita.
    Dark sgranò gli occhi.
    “Hikari…” cominciò. “HIKARI!!!” urlò.
    Un grido disperato che riecheggiò per tutto il campo di battaglia, propagandosi per la città ormai deserta.
    Edward, Ichigo, Tsuna, Saiko, Black Star, Ran e Conan si girarono verso l’Oscurità.
    “No… non è possibile…” fece l’alchimista, guardando incredulo la scena.
    “Hikari… Hikari non può essere…”
    Ran spostò lo sguardo, incapace di sostenere quella terribile vista, mentre Conan guardava il corpo della custode con occhi tremanti dalla rabbia.
    Sul campo di battaglia scese un silenzio innaturale.
    Un silenzio che fu interrotto dalle sadiche e divertite risate dell’Oscurità.
    “Finalmente!” urlò. “Finalmente Hikari se n’è andata! Tieni, Dark! Tieni il risultato delle tue azioni!”
    Detto ciò, lanciò il corpo di Hikari a Dark, che lo prese al volo.
    “Hikari! Hikari rispondimi di prego!” disse subito lui, guardando il volto della compagna, i cui occhi spenti lo fissavano, incapaci però di vederlo.
    “Bastardo!!!” urlò Black Star, mettendosi a correre contro l’Oscurità, cominciando a lanciare una raffica di magie di tutti gli elementi contro di lui, senza però sorbire il minimo effetto.
    “Non ti perdoneremo!” sbraitò Edward, creando attorno a lui una gabbia chiodata, che però si disintegrò immediatamente.
    “Getsuga Tensho!” gridò Ichigo, lanciandogli contro il suo attacco migliore.
    “Zero Chiten Toppa!” urlò Tsuna, in contemporanea allo Shinigami.
    I due attacchi si diressero insieme contro l’obiettivo, che però li distrusse usando semplicemente una mano.
    “No… Non posso perdonarti tutto questo!” strillò Saiko, lanciandosi all’attacco, facendo scomparire il Keyblade dalle mani di Ran, riappropriandosene.
    Ma proprio come aveva fatto prima, l’Oscurità scagliò via tutti quanti senza nemmeno muoversi.
    Dark però non si accorse di nulla di tutto ciò.
    Il suo sguardo era fisso su Hikari.
    Non si accorse nemmeno delle lacrime che cadevano dal suo viso, finendo su quello della custode.
    “Hikari… Ti prego, rispondimi, non abbandonarmi… ti prego… Non voglio che mi lasci di nuovo!” urlò in preda alla disperazione.
    “D-Dark…” ansimò l’alchimista, stringendo i pugni.
    “È finita. Hikari è morta.” Disse l’Oscurità. “L’ho privata del suo potere di custode, e con esso anche della possibilità di diventare Heartless e Nessuno. Non tornerà mai più.”
    Dark non lo ascoltò nemmeno, portandosi il corpo di Hikari al petto.
    “Sono stato uno stupido… Aveva ragione lui… non dovevo indossare questa maschera…” mormorò, lasciando che le lacrime continuassero a scendere dai suoi occhi stretti.
    “Perché nonostante tutto… nonostante tutto… io ti ho sempre amata…”
    “Bleah. Che scena disgustosa!” fece l’Oscurità.
    “Tu…” disse Conan, avvicinandosi. “Tu sei lontanamente in grado di comprendere ciò che hai appena fatto?!” urlò.
    “Certo. Ho eliminato un’odiosa spina nel fianco. Colei che ha interferito con la vita di mio figlio. Finalmente, mi sono liberato della custode che reputavo più odiosa!”
    “Tu… tu sei un mostro…” fece Ran, affiancando Conan.
    “Oh, lo so. Anzi, oggi mi sento di buon umore… perciò credo proprio che metterò la parola fine anche ad una terza coppia!”
    Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, l’Oscurità creò di fronte a sé un proiettile nero, che scagliò verso Ran.
    “Spostati!” urlò Conan, spingendo via la ragazza, venendo così colpito al suo posto in piena testa.
    Ran lo guardò per qualche secondo.
    “Shinichi!” urlò infine, prendendolo in braccio, senza che però il bambino desse alcuna risposta.
    “Oh, e così ha scelto di sacrificarsi? Che idiota, poteva avere salva la vita.”
    “Tu…” fece Black Star, rialzandosi, aiutato da Tsubaki. “Tu… Non puoi essere chiamato mostro. Sarebbe un offesa nei loro confronti! Tu sei peggio di loro! Sei peggio anche di un demone!”
    “Già… Per te l’inferno non basterebbe…” continuò Ichigo.
    “Sei un essere disgustoso, che si diverte a giocare coi i sentimenti altrui…” disse Tsuna.
    “Che non sopporta l’amore e non vuole che nessun altro lo provi…” sostenne Saiko.
    “Che non si fa alcuno scrupolo nemmeno verso il suo stesso sangue…” proseguì Edward.
    I cinque custodi si misero tutti contro l’Oscurità, puntandogli contro il Keyblade.
    “Non meriti la benché minima pietà!” urlarono insieme, creando in simultanea un raggio di luce che gli lanciarono contro.
    Ma con loro sorpresa, esso s’infranse sull’avversario, che non si prese nemmeno la briga di deviarlo.
    “Stupidi. Non l’avete ancora capito che sono invincibile!” urlò lui di rimando, scagliandogli contro un vento oscuro che li fece volare contro un palazzo, facendoli cadere all’interno.

    (consiglio di ascoltare la seguente canzone: https://www.youtube.com/watch?v=TTcLnBGWZkM)


    Poco lontano, Dark continuava ad osservare il corpo di Hikari tra le sue braccia.
    “Possibile… possibile che io non possa fare nulla…?”
    Senza che se ne accorgesse, la catena che teneva il suo ciondolo si ruppe, lasciando che esso cadesse sopra Hikari.
    Dark spostò lo sguardo su di esso, per poi spalancare gli occhi.
    “Forse…” mormorò, riprendendo il ciondolo. “Forse una cosa posso farla…”
    Facendo attenzione, Dark poggiò a terra il corpo di Hikari, chiudendole gli occhi, mentre le nuvole sopra di lui, che avevano coperto il cielo durante la battaglia, s’illuminarono a causa di un lampo, lasciando che una goccia cadesse a terra, seguita subito dopo da molte altre.
    Il volto del custode s’illumino dopo un secondo lampo, mostrando i suoi occhi mascherati dai capelli.
    Dark si voltò verso Ran, piegata in lacrime su Conan, e poi sul palazzo dove gli altri custodi erano stati mandati.
    E infine verso suo padre, che non lo stava nemmeno guardando.
    “Perdonami Hikari… ma è l’unica soluzione…” disse, per poi alzare le mani di fronte a sé.
    Immediatamente, fu avvolto da un’aurea nera e bianca, che eresse attorno a lui e Hikari una specie di gabbia trasparente, dove i due colori scorrevano al suo interno.
    L’Oscurità si girò verso essa, senza preoccuparsene.
    “Che cosa vuoi fare? Non puoi eliminarmi, nemmeno usando tutto il tuo potere!”
    “Non è quello che ho in mente!” rispose Dark, mentre il suo ciondolo si sollevava in volo da solo, fermandosi sopra la custode.
    Dalle cinque punte cominciò ad uscire un liquido dello stesso colore dei due elementi portanti, che lentamente cominciò a riempire la gabbia.
    Il corpo di Hikari fu presto sommerso completamente, mentre Dark dovette aspettare qualche minuto in più prima di scomparire.
    Suo padre osservava la scena, incuriosito.
    “Che cos’hai intenzione di fare?” mormorò.
    Nel frattempo anche i custodi si stavano rialzando, osservando la scena.
    “Aspettate…” fece Tsuna, girandosi verso Saiko. “Non ti sembra di averla già vista una scena del genere?”
    Il mangaka lo guardò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi, mentre la gabbia veniva completamente riempita.
    “Aspetta, non vorrai dire che Dark…”
    Ma prima che potesse continuare, il terreno cominciò a tremare.
    “E ora che cosa succede?” domandò Ran, alzando lo sguardo.
    Sulla gabbia cominciarono ad apparire delle crepe, e ogni secondo che passava diventavano sempre più numerose.
    Quando la gabbia raggiunse il suo limite, esplose, lasciando fuoriuscire tutto il liquido, che cominciò a scomparire nel nulla.
    “Che cosa sta succedendo?” chiese Homunculus, portandosi di fronte ai resti, senza però riuscire a vedere né Dark né il corpo di Hikari. “Dove sono finiti?”
    Prima che potesse rendersene conto, una velata immagine nera e bianca gli passò accanto, tranciandogli di netto il braccio.
    La figura si diresse subito contro l’Oscurità, che alzò la spada, respingendo così l’attacco, sebbene la forza d’urto fu in grado di farlo indietreggiare di parecchi centimetri.
    Di fronte a lui c’erano Dark e Hikari, entrambi con in mano Balance.
    Gli occhi e i capelli di Hikari avevano cambiato colore, diventando uguali a quelli di Dark, e il suo sguardo esprimeva puro odio verso colui che aveva di fronte.
    “Che cosa?!” esclamò lui, fissando adirato Dark.
    “È arrivato il momento che io scelga il mio nuovo custode…” fece lui. “E la mia scelta ricade su Hikari!”
    “Il tuo nuovo custode?! Che cosa vuoi dire, Dark?!” sbraitò lui.
    “Vuole dire…” cominciò Hikari. “Che io sono la nuova custode dell’Equilibrio!”
    Senza che l’Oscurità potesse fare altro, dai due custodi cominciò ad uscire una forte aurea, che ricoprì l’intera zona.
    “E ora… sparisci dalla nostra vista!” urlarono insieme, facendo volare all’indietro il loro avversario, che cadde a terra, rotolando per diversi metri.
    “Maestro!” urlarono i suoi custodi, poco prima che i prescelti della Luce li raggiungessero.
    “Sembra che le carte in tavola siano cambiate!” sbraitò Edward, mentre Homunculus cercava di resistergli con un solo braccio, mentre l’altro si rigenerava.
    L’Oscurità si rialzò, guardando con rabbia i due custodi dell’Equilibrio, che erano rimasti al loro posto a fissarlo impassibili.
    “Maledizione… Non pensavo avrebbe scelto un secondo custode oltre se stesso…” fece, per poi spostare lo sguardo verso Ran e Conan. “Mi conviene ritirarmi per ora… In quello stato, potrebbero realmente alterare l’attuale equilibrio… e nemmeno io resterei troppo incolume… Ma prima…”
    Anticipando tutti, si diresse verso Ran, con la spada sguainata.
    “Prima eliminerò quest’odiosa ragazzina!” urlò.
    Ran si girò verso di lui, sgranando gli occhi per la paura e stringendo più forte Conan.
    Ma la sua attenzione fu distratta proprio da quest’ultimo, che scomparve nel nulla tra le sue braccia.
    “Che cosa?!” esclamò lei, mentre l’Oscurità stava per raggiungerla.
    Tuttavia, prima che potesse colpirla, la figura di un ragazzo apparve in mezzo ai due, con un Keyblade in mano, deviando così l’attacco, approfittando della sorpresa dell’Oscurità, che fu subito colpito nuovamente da Dark e Hikari, allontanandolo.
    “Scusa per il ritardo, Ran.” Fece il ragazzo, girandosi verso di lei. “Ma non è stato facile tornare qui.”
    “S-Shinichi… Sei davvero tu, Shinichi?!” esclamò lei, cominciando nuovamente a piangere.
    “E chi dovrei essere, scusa?” disse lui, prima di ritrovarsi le braccia di Ran attorno al collo.
    “Stupido… Perché devi sempre farmi preoccupare tanto?” fece lei, per poi sorridere.
    “Mi dispiace… ma non era mia intenzione. Mi ha salvato una donna, che mi ha dato questo Keyblade e mi ha permesso di arrivare giusto in tempo per salvarti.”
    “Una donna?”
    “Sicuramente mia madre.” Rispose Dark, avanzando assieme a Hikari verso il padre. “Ti ha nominato suo custode, Shinichi. E immagino ti abbia donato qualche altro potere, vero?”
    “Beh, in effetti sì…” ammise lui, portandosi una mano dietro la testa.
    “Ovvero?” domandò Ran.
    “Beh…” cominciò Shinichi, per poi scomparire in nuvola di fumo.
    “Mi ha permesso di alternare le mie due identità…” continuò una voce da bambino, mentre il fumo scompariva, lasciando vedere a tutti Conan, che indossava il suo classico completo.
    “Potere curioso.” Fece Hikari, senza distogliere lo sguardo dall’Oscurità, ignorando il neo custode che tornava al suo aspetto originario.
    “Maledizione…” disse lui, rialzandosi. “E va bene, lo ammetto. Stavolta avete vinto voi. Dark, ricordati questo: la pagherai per la tua scelta. Avevo finalmente eliminato l’umano che più odiavo, e tu l’hai riportato indietro! Non te lo perdonerò!”
    Dark non rispose subito, ma afferrò per le spalle Hikari, avvicinandola a sé, cingendola in un mezzo abbraccio.
    “Non ti lascerò più torcerle un solo capello. Ora finalmente l’ho capito. Non mi sono limitato a nominare Hikari come mia custode. Ho recuperato anche ciò di cui mi ero liberato anni fa. Ora posso finalmente dirlo. Hikari è la donna che amo, e non ti permetterò di farle nulla!”
    L’Oscurità cominciò a tremare per la rabbia, per poi schioccare le dita.
    Immediatamente, lui e i cinque custodi oscuri scomparvero nel nulla, lasciando deserto il campo di battaglia.
    “Azuki!” urlò Saiko.
    “Se ne sono andati… Codardo.” Fece Hikari, facendo scomparire il Keyblade, imitata subito da Dark.
    Gli altri custodi li raggiunsero subito.
    “Fantastico!” esclamò Tsuna. “Che gioia vedere che stai bene!”
    “E così ora avremo a che fare con due custodi dell’Equilibrio, eh?” commentò Black Star, sorridendo.
    “Ma com’è possibile? Credevo che potesse esisterne uno solo…” disse Saiko.
    “Come sapete, ho scoperto di essere io stesso l’Equilibrio… Ho pensato che forse, condividendo i miei poteri con Hikari, sarei riuscito a riportarla indietro, ma per farlo, anche lei doveva diventare una custode dell’Equilibrio.”
    “Beh, direi che il risultato è stato incredibile! Le avete suonate di santa ragione a quel tipo!” affermò Edward.
    “Eh eh…” ridacchiò Hikari, per poi tirare fuori da sotto la maglietta una collana identica a quella di Dark.
    “Questo ciondolo rappresenta il nostro legame.” Spiegò Dark. “Per questo se n’è creato un secondo.”
    La custode annuì, sorridendo.
    “Capisco… Grazie Dark. Per tutto quanto.”
    Il custode restituì il sorriso, per poi spostare lo sguardo su Shinichi.
    “Immagino tu l’abbia già capito, vero?” domandò.
    “Devo venire con voi, non è così?” rispose il detective.
    “Che cosa? Perché?” chiese Ran.
    “I custodi si stanno radunando. Tra non molto avrà inizio la guerra. Non possono rimanere isolati.”
    Ran guardò sorpresa i custodi, per poi sospirare.
    “Molto bene allora. Fate diventare anche me una custode!”
    Tutti quanti sgranarono gli occhi.
    “Che cosa?! Ma non possiamo!”
    “Come no? Dark non l’ha fatto con Hikari?”
    “Ma io non posso nominare un altro custode…” rispose lui.
    “E allora fatemi venire lo stesso con voi! Non ho intenzione di abbandonare Shinichi!”
    “Che cosa facciamo?” chiese Ichigo a Dark.
    Il custode si portò una mano sotto il mento, riflettendo.
    “Forse… qualcosa posso fare… Hikari, sei disposta a darmi una mano?”
    “Che cos’hai in mente?”
    “Forse potrò accontentare non solo Ran, ma anche tutte le altre persone che desiderano aiutarci.” Cominciò Dark, prendendo il suo ciondolo.
    Hikari lo guardò per qualche secondo, per poi imitarlo.
    “Ran, devi esserne sicura. Vuoi veramente cominciare questo viaggio?”
    “Sì!” rispose subito la ragazza.
    “Molte bene allora!” fece il custode, portando di fronte a sé il ciondolo, seguito da Hikari.
    I due pensagli s’illuminarono subito, creando attorno a loro una piccola colonna di luce, che si alzò verso il cielo.
    Quando raggiunse la sommità, si spezzò in centinaia, o forse migliaia fasci di luce, che si dispersero.
    Uno solo tornò indietro, colpendo Ran sulla fronte.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    Poi, lentamente, nel punto colpito dal raggio, cominciò ad apparire una copia del ciondolo, completamente bianca.
    “E questo cosa significa?” chiese Shinichi, fissando prima Ran e poi Dark.
    “Significa che da questo momento in poi nasce un nuovo ordine, parallelo ai custodi.” Rispose lui.
    “Un nuovo ordine parallelo ai custodi?” ripeté una sorpresa Ran.
    “Esatto. Tu, Ran, sei la prima dei Guardiani dell’Equilibrio.” sentenziò Dark.
  9. .
    E con vostra grande sorpresa, eccomi già con il nuovo capitolo!
    Prima di tutto, qualche piccolà novità: prima di tutto, come vedrete tra poco, questo capitolo sarà diviso in due parti, di conseguenza teoricamente diventa un doppio capitoolo... anche se manterrà lo stesso numero.
    Poi ringrazio ancora Liberty89 per aver fatto da betareader, e vi communico che sia lei che io ci siamo commossi leggendo questo capitolo, quindi probabilmente il mondo finirà tra pochi giorni, visto che io non mi ero mai commosso prima in vita mia (tanto che il riuscirci era la 13^ prova di Ercole, che ovviamente aveva fallito) XD.
    Infine, consiglio caldamente a tutti di premunirsi di un pezzo di ferro da tenere al proprio fianco durante la lettura della prima parte. Non mi riterrò responsabile di un treno che vi entra dalla finestra, di un alieno pluri-omicida o di qualsiasi altra cosa XD.
    E come P.S., ricordo a tutti che la seconda parte sarà di rating rosso per una scena abbastanza forte... E non potete nemmeno immaginare che cosa vi aspetta...
    E ora, alle recensioni!
    @ Liberty89: Contavo su quella frase XD. Ok, è vero che solo chi ha seguito l'intera saga di Evangelion può capirla, però rende parecchio il personaggio (o almeno lo spero XD). E ora, siamo giunti al capitolo tanto accognato XD
    @ Armitrael: Non preoccuparti. Comunque Evangelion qui è abbastanza marginale, sebbene abbia fatto un triplo cross-over XD
    @ francix94: questo credo sia un capitolo che a loro malgrado il 90% dei lettori può capire XD (ricordati il pezzo di ferro!). E ora, le cose cominciano a farsi serie.
     
    Ok, detto questo... buona apocal--- Ehm, Buona lettura!

    Capitolo 67 (Prima parte): Dichiarazione di guerra! La rottura dell’equilibrio! - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… che noia…” fece un bambino, mentre camminava per strada, sbadigliando e coprendosi la bocca con la mano.
    “Suvvia Shi… Conan. Non è poi così male. In fondo, sei sempre il primo della classe, no?” replicò una ragazza sui sedici anni al suo fianco.
    “Comincio a pentirmi di aver assunto nuovamente quel veleno per rimanere nascosto… Per fortuna Ai ne ha creato una nuova versione non nociva… oltre ad avere anche l’antidoto…”
    “Beh, è stata una tua idea. E almeno stavolta, non devi fingere con me.”
    “Anche perché non ho intenzione di ripetere l’esperienza… Mi hai quasi frantumato tutte le ossa, dopo che quei ragazzi se ne sono andati…”
    “Eh eh… però te lo meritavi. Io ero preoccupata per te, e tu invece mi hai mentito per un sacco di tempo!”
    “Bah, ormai è inutile guardare al passato. Pensiamo a trovare l’organizzazione, così potrò tornare normale definitivamente.”
    “Oh, interessante…” fece una voce alle loro spalle, che li costrinse a fermarsi. “Così, esiste qualcosa di simile all’alchimia in grado di alterare l’età delle persone… Strabiliante.”
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un giovane uomo dai lunghi capelli color oro, come i suoi occhi, che indossava una tunica bianca.
    “Però non mi risulta che l’organizzazione sia interessata a te… almeno, non la mia…” continuò l’uomo.
    “Tu chi sei?” chiese Ran.
    “Oh, domanda interessante… Volete sapere il mio nome, eh? Beh, io sono Homunculus… ma se volete, potete chiamarmi anche Padre, com’ero conosciuto nel mio mondo.”
    “Il tuo mondo?” ripeté Conan. “Vuoi dire che vieni da un altro pianeta?”
    “Già… Pianeta che ho distrutto io stesso. Tutte le anime dei suoi abitanti scorrono dentro di me… Milioni di persone che ora posso sfruttare come voglio!”
    “Che cos’hai detto?” esclamarono sorpresi i due.
    “Ah, ovviamente sono immortale. Volendo, potrei distruggere questa città in pochi secondi… Ma ho un’idea migliore…”
    Dicendo ciò, alzò una mano verso di loro, mentre dal suolo intorno a lui scaturivano diversi fulmini rossi, e sul suo volto appariva un ghigno divertito.
    “Credo proprio… che effettuerò una trasmutazione umana alternativa.”

    ------------


    “Okay… devo ammettere che i mondi sono decisamente simili tra di loro…” sbuffò Ichigo, osservando i palazzi che continuavano a superare.
    “Credo che la base alla fine sia la stessa, sviluppata poi in maniera diversa…” commentò Saiko. “Di certo però è sempre strano rivedere un mondo simile al tuo…”
    “Sinceramente, io ne farei volentieri a meno. Avrei voluto rimanere con gli altri, piuttosto di venire qui…” si lamentò Tsuna, sospirando.
    “Suvvia, magari siamo fortunati e non troviamo nessun problema…” fece Saiko, guadagnandosi due occhiatacce.
    “Con tutta la mia esperienza, ti posso garantire che ci saranno problemi, quant’è vero che io sono un mezzo Shinigami…”
    “Sempre positivo, neh?”
    Mentre parlavano, i tre custodi superarono due uomini, vestiti di nero e con un capello dello stesso colore che celava in parte il loro volto.
    “Se ci fosse Marco, direbbe che con tutto quello che abbiamo visto, ormai nessuno psicologo potrebbe aiutarci. E in fondo, tra Aqua, quell’ondata d’oscurità, Heartless, Nessuno e compagna bella… Ah, come mi manca la mia vita da mangaka… almeno lì rischiavo solo un esaurimento d’energie…”
    Sentendo ciò, i due uomini si fermarono.
    “Beh, consolati. Almeno avrai una storia esclusiva da raccontare, no? Dubito che lo stia già facendo qualcun altro…”
    “Solo che io mi occupo dei disegni. Per la storia sarebbe dovuto venire Shujin…”
    “Scusate…” fece uno dei due uomini, dai lunghi capelli bianchi, guardandoli freddamente, mentre il suo compagno lo guardava incuriosito, anche se si poteva capire solo dall’espressione, dato che i suoi occhi erano celati da un paio di occhiali scuri.
    “Ho sentito per caso i vostri discorsi… siete per caso quei famosi custodi di cui parlava quel messaggio?”
    I tre ragazzi si guardarono tra di loro, per poi annuire.
    “Però non lo racconti in giro. Preferiamo mantenere l’anonimato… anche solo per evitare di essere inseguiti da giornalisti o non so chi…”
    “Allora dovreste fare attenzione a come parlate. Potrebbe sentirvi qualcuno con cattive intenzioni…”
    “Come se avessimo paura.” Fece Ichigo. “Le pistole su di noi sono totalmente inefficaci.”
    “E i veleni?” chiese l’uomo.
    “Veleni?” ripeté Tsuna, tremando. “Non me ne parlare! Avevo in casa una maniaca di veleni, che continuava a prepararci il pranzo… Sono stati giorni da incubo… ed è ancora un eufemismo…”
    “Beh, se ben ricordo… avevi anche uno che girava con sì e no un centinaio di candelotti di dinamite addosso, uno che continuava a sfidare a pugni chiunque incontrava, un idiota perfetto, una ragazza che si era autoconvinta di dover essere la tua fidanzata, un pazzo che potrebbe essere scambiato per un pluriomicida, un bambino che tirava fuori di tutto e di più, armi comprese, dai capelli e poi quel tipo che se uno alzava un dito sulla sua scuola lo riduceva in fin di vita…”
    “Sapevo che non ve ne dovevo parlare…”
    “Comunque…” fece l’uomo, continuando a guardarli freddamente. “Forse v’interesserà sapere che da qualche parte, qui in Giappone, c’è una donna che è fuggita portandosi dietro la formula di un pericoloso veleno… La stiamo cercando per arrestarla, ma è come sparita nel nulla…”
    Mentre diceva ciò, l’uomo tirò fuori una foto, che mostrava una donna dai capelli biondi a caschetto e che indossava un camice bianco.
    “È una scienziata. La stiamo cercando perché se quel veleno cadesse in mani sbagliate, sarebbe una tragedia. Se la doveste vedere, chiamatemi su questo numero.” Continuò, prendendo dalla tasca un foglio di carta e scrivendo su di esso il numero, per poi consegnarlo a Saiko assieme alla foto.
    “D’accordo. Dubito che la incontreremo, però nel caso vi avvertiremo.”
    “Grazie mille.” Rispose l’uomo, allontanandosi assieme al compagno.
    Non appena si furono allontanati, l’altro cominciò a parlare.
    “Perché gli hai mostrato la foto e chiesto il loro aiuto?”
    “Se sono veramente custodi, la troveranno di sicuro. E in quel foglio c’è una microspia che ci permetterà di ritracciarli ovunque andranno… Se dovessero essere degli impostori, li elimineremo. Se invece ci porteranno da Sherry… non sapranno mai di aver condannato una persona.”

    “Che ne pensate?” chiese Ichigo. “Sarà vero quello che hanno detto?”
    “Sinceramente, credo proprio che ci abbiano preso in giro… Però è anche vero che spesso le persone più sospettabili risultano essere quelle innocenti…”
    “E altre ancora in cui sono proprio loro. Cavoli, qui ci vorrebbe un detective…”
    “Hai detto un detective?” disse Tsuna, mentre il suo sguardo cadeva dall’altra parte della strada.
    “Sì, perché?”
    Il decimo si limitò ad alzare una mano, indicando un edificio di fronte a loro.
    “Detective Goro Mori… Secondo voi potrebbe fare al caso nostro?”
    “E come lo paghiamo?” replicò Ichigo.
    “Vorrei non dirlo… ma una volta risolto il caso, scompariamo e fine… Tanto non credo che lo rivedremo nuovamente… Oppure non appena rivediamo Dark o Edward, gli chiediamo di venire qui e di creare qualcosa con l’alchimia per ripagarlo…”
    “Mi sento come quanto spiammo Hattori…” commentò Saiko, sospirando. “Va beh, ormai ci conviene andare fino in fondo…”

    I tre custodi raggiunsero la porta dello studio, per poi suonare il campanello.
    “Avanti!” disse una voce.
    Ichigo aprì la porta, ritrovandosi così nella sala di una casa, dove vicino alla finestra c’era una scrivania, dietro la quale c’era un uomo impegnato a leggere il giornale.
    “Salve.” Fece lui, chiudendo il giornale e guardandoli. “Siete per caso amici di Ran?”
    “Ran? No, ci spiace, non la conosciamo.” Rispose Saiko.
    “Ah, capisco… anche perché non l’avreste trovata. È partita improvvisamente qualche settimana fa, senza nemmeno salutarmi di persona e limitandosi a farmi una chiamata… Lei e la sua fissa per Shinichi… proprio adesso doveva decidersi di andare a cercarlo? E per di più è pure arrivata lei…”
    “Ci scusi se la interrompiamo… però abbiamo visto lo studio da fuori e avremmo un caso da proporle…”
    “Davvero? Allora siete capitati nel posto giusto! Io, il più grande detective del Giappone, risolverò qualsiasi caso!”
    “Il più grande detective?”
    “Già! Non c’è un caso che non abbia risolto!”
    “In questo caso…” fece Saiko, consegnandogli la foto. “Potrebbe ritracciare questa donna? Abbiamo scoperto che potrebbe avere qualcosa d’interessante per noi, ma abbiamo solo questa come indizio…”
    “Uhm… Che strano… C’è una somiglianza incredibile…” fece Goro, osservando la foto.
    “Significa che la conosce?”
    “No, ma assomiglia a una compagna del moccioso… Però temo che ci siano un po’ troppi anni di differenza per essere la stessa persona. È alle elementari, perciò dubito che sia lei.”
    “Già… Non può essere di certo lei…”
    “D’accordo, allora farò tutto il possibile per trovarla. Come posso rintracciarvi?”
    “Ecco… questo è un altro problema…” fece Tsuna. “Al momento, siamo senza dimora… siamo di passaggio, e l’abbiamo scoperto per caso…”
    “Uhm… capisco… E gli hotel che avete visto erano tutti pieni?”
    “Sfortunatamente sì.”
    “In questo caso, con un piccolo aumento sulla parcella, potrei ospitarvi qui.” Fece il detective. “Sempre che non vi diano fastidio i bambini.”
    “Se non sono serial killer professionisti o pazzi psicopatici, io non ho problemi.” commentò Tsuna.
    “Bambini serial killer? No, finora non mi è ancora capitato un caso simile…”
    “Siamo a casa!” dissero due voci, mentre la porta si apriva.
    Subito dopo, un bambino che indossava un completo elegante e un paio di occhiali, seguito da una bambina dai capelli castani a caschetto, entrarono nello studio.
    Entrambi avevano uno zainetto scolastico sulla schiena.
    “Uh? E loro chi sono?” chiese la bambina.
    “Clienti, Harumo…” rispose Goro. “Perciò tu e tuo fratello Conan filate in camera vostra a studiare, chiaro?!”
    “Cavoli, siete davvero giovani…” fece il bambino, ignorandolo. “Come mai vi siete rivolti a Goro?”
    “Se proprio lo volete sapere, mi hanno chiesto di trovare questa persona…” rispose il detective, sospirando e mostrandogli la foto.
    Non appena la videro, i due bambini si sorpresero.
    “Ma quella è…” cominciò Harumo, sbiancando.
    “La conosci?” chiese Tsuna, incuriosito da quella reazione.
    “N-No… Mai vista prima!” rispose Conan, per poi mettersi a ridere nervosamente.
    “Sarà come trovare un ago in un pagliaio…” fece Ichigo. “Non sappiamo nemmeno come si chiama. È Marco quello bravo a cercare informazioni… E Dark non è nemmeno qui per darci una mano…”
    Sentendo quel nome, i due bambini si voltarono verso i tre custodi.
    “Scusate… avete detto Dark?” chiese Harumo.
    “Uh? Sì, è un nome strano, lo so, ma lui e-”
    “E Hikari? Conoscete anche Hikari?” lo interruppe Conan.
    Saiko si fece serio.
    “Voi…” cominciò, per poi prendere Conan per le guance, tirandole. “Siete davvero curiosi! Venite, vi offriamo un gelato, va bene? Sempre se a lei non dispiace ovviamente.” Disse, rivolgendosi a Goro.
    “Se vi va di sopportarli, fate pure. Io e i mocciosi siamo nemici. Li mantengo solo perché mi pagan- AHIA!”
    Il discorso del detective fu interrotto da un calcio su uno stinco da parte di Harumo, che poi si girò arrabbiata.
    “Dovresti essere più buono con noi, zietto!” fece, per poi voltarsi sorridendo verso i tre custodi, che la guardavano leggermente sorpresi, alternando lo sguardo verso il detective, che continuava a saltare per il dolore.
    “Allora, questo gelato?” domandò Conan, lasciando giù la cartella e dirigendosi verso la porta.
    “Arriviamo.”
    Ma non appena ebbero chiuso la porta, i volti dei due bambini si fecero seri.
    “Seguiteci.” Disse la bambina, indicando le scale a fianco.
    Pochi minuti dopo, si ritrovarono in un altro appartamento.
    “Allora…” cominciò Ichigo. “Come fate a conoscere Dark e Hikari?”
    “Li abbiamo incontrati qualche tempo fa, prima del messaggio di Aqua. Voi invece dovete essere dei custodi, se li conoscete.”
    “Proprio così. Io e Tsuna abbiamo viaggiato per qualche tempo con loro, mentre Ichigo si è allenato proprio con loro due.”
    “E come mai state cercando quella donna?” chiese Harumo.
    “Abbiamo incontrato due uomini, che per sbaglio hanno sentito la nostra conversazione e scoperto che eravamo custodi. Ci hanno detto che quella donna è in possesso di un pericoloso veleno, e loro volevano solo trovarla per evitare pericoli. Non ci hanno convinto troppo, ma abbiamo pensato che fosse comunque il caso di incontrare quella donna.”
    Conan però aveva abbassato lo sguardo.
    “Per caso… erano vestiti di nero, e uno di loro aveva i capelli bianchi?” chiese.
    “Sì, esatto. Deduco che ci hai già avuto a che fare.”
    “Certo che ci ho già avuto a che fare! È per colpa loro che sono così!” urlò il bambino.
    “Così come, scusa?” domandò Tsuna.
    “Si riferisce al fatto che è un bambino.” Rispose Harumo.
    “E che cosa c’è di sbagliato in questo?”
    “Niente, se non il piccolo particolare che io ho sedici anni, e non nove.” Sbuffò Conan.
    “Come scusa? Vorresti dire che ti hanno fatto tornare bambino?!” esclamò sorpreso Ichigo.
    “Proprio così, e quel veleno, altro non è che quello che hanno usato per ridurmi in questo stato. Fortunatamente, loro sono convinti che io sia morto.”
    “Cavoli… Ma aspetta, il detective ci ha detto che questa donna somiglia a una vostra compagna… non sarà che…?”
    “Proprio così. Anche lei ha assunto quel veleno, tornando così bambina e facendo perdere le sue tracce.”
    “Ed io che credevo di aver visto di tutto…” commentò Tsuna. “Ma possibile che ovunque andiamo, non c’è un mondo normale?”
    “Consolati, almeno non sei in viaggio con Dark e Hikari. Non oso immaginare che razza di mondi hanno dovuto visitare… E speriamo che non siano rimasti coinvolti in qualcosa di grosso… Quell’onda d’oscurità continua a preoccuparmi…”
    “State dicendo che anche quella specie di vento forte era opera vostra?” chiese Harumo.
    “No, ma sappiamo solo che si trattava di oscurità pura.” Rispose Saiko, mentre prendeva il foglio con il numero di telefono dell’uomo, per poi fargli prendere fuoco.
    “Di sicuro era un numero che avrebbe distrutto subito dopo aver ricevuto la nostra chiamata.” disse.
    “Anche voi sapete usare la magia?” esclamò Conan. “A quanto pare, è una base per tutti i custodi…”
    “Non è stato facile, credimi… Ad ogni modo, credo sia il caso di dire a Goro che non abbiamo più bisogno di trovare quella donna… Gli diremo che per pura coincidenza, l’abbiamo incontrata mentre vi portavamo a prendere il gelato, okay?”
    “A proposito…” fece Ichigo, avvicinandosi a Harumo. “Da quel che ho capito, nessuno sa che Conan in realtà ha sedici anni… tu però sì. Come mai?”
    “Ecco… qui la questione è ancora più complicata… Ma ora che ci penso, forse voi potreste saperne qualcosa in più.”
    “Ovvero?”
    “Il mio vero nome non è Harumo.” Disse la bambina. “In realtà è Ran Mori.”
    I tre custodi la guardarono.
    “Vuoi dire la figlia del detective Goro?” chiese Tsuna. “Sei stata costretta anche tu a bere quel veleno?”
    “No. È stato uno strano tipo, usando non so quale diavoleria, a farla tornare bambina, oltre a farmi rimanere bloccato così anche a me, nonostante avessi finalmente un antidoto per tornare alla mia vera età.” Rispose Conan. “Aveva lunghi capelli dorati, come i suoi occhi, e indossava una tunica bianca. In più, ha detto di chiamarsi Homunculus, ma che nel suo mondo lo conoscevano con il nome di Padre.”
    Sentendo ciò, Saiko e Ichigo sbiancarono.
    “Hai detto che si faceva chiamare Padre? Oh, cavoli… ditemi che non è lui…”
    “Di chi stai parlando?” domandò Tsuna.
    “Dell’avversario di Edward, l’uomo artificiale che ha trasmutato un’intera nazione in una pietra filosofale, copiando il DNA del padre di Ed. Possiede poteri enormi, ovvero l’uso dell’alchimia in tutti i suoi rami.”
    “Già… Ed me ne ha parlato durante il nostro anno di allenamento. Era anche riuscito a trasmutare milioni di persone, salvo poi che grazie all’aiuto di Dark e Hikari sono riusciti a tornare se stessi, permettendo così di sconfiggerlo… Ma mi aveva detto che lo aveva eliminato. Si era disintegrato di fronte a loro.”
    “Temo ci possa essere Xehanort dietro a tutto ciò.” Disse Tsuna, aprendo un varco di fronte a sé. “Credo sia il caso di cercare Dark e di portarlo qui. Forse con i suoi poteri, potrebbe riuscire a riportarli alla normalità… E chissà che non ci sappia spiegare cos’è successo con l’oscurità…”
    “Buona idea. E poi, se questo tipo è così forte, ci servirà di sicuro il suo aiuto…”
    “Tornerò il prima possibile.” Fece il decimo, attraversando il varco, che si chiuse dietro di lui.
    “A quanto pare, quei varchi tra di voi sono di uso comune, eh?” commentò Ran.
    “Beh, una volta che s’impara ad usarli, tornano parecchio utili, questo è vero.”
    “Direi di tornare dal detective ora. Allora, per lui il nostro amico è rimasto a parlare con quella donna… a proposito, come si chiama? Nel caso dovesse chiedercelo…”
    “Non credo che mio padre lo farà, ma il suo nome è Shiho Miyano. Ora però rimane un problema da risolvere…” fece la bambina.
    “Cioè?”
    “Voi dove andrete a dormire? Immagino dobbiate rimanere qui per quella persona, però non essendo di questo mondo, non avete un posto dove stare, e immagino nemmeno i soldi…”
    “È vero… tuo padre si era offerto di farci dormire da voi, ma adesso che gli diremo che non ce n’è più bisogno…”
    “Non preoccupatevi.” Disse Conan, togliendosi il suo farfallino e consegnandolo a Ran. “Credo che basterà una chiamata da parte di Ran per convincerlo.”
    La bambina sorrise.
    “Già. Assieme a una bella minaccia nel caso non dovesse ascoltarmi.”
    “M-Minaccia?”
    “Sono cintura nera… e mio padre mi teme quando mi arrabbio…”
    “Tutti ti temono…” replicò Conan, guadagnandosi un’occhiataccia.
    “O-Ok, noi intanto scendiamo.” Disse, cercando di evitarla.
    “Ma come farà a chiamare? Non credo che possa usare la sua voce per convincerlo, no?”
    “Il mio papillon è un simulatore di voce. Le basterà usare quello per fargli credere che sia tutto a posto.” Rispose il bambino.
    “Che cosa?!” urlò Goro, proprio mentre loro stavano entrando. “Come sarebbe a dire che devo ospitarli lo stesso?!”
    Quando i ragazzi entrarono, trovarono il detective al telefono.
    “Ma perché?! E se dovessi avere qualche caso? Non posso di certo lasciarli da soli in casa mia!”
    “Beh, potranno venire con noi. Hanno detto che hanno già partecipato a parecchie indagini. Pensa, conoscono pure Shinichi.” Disse Conan, intervenendo.
    “Come? Conoscono Shinichi?” ripeté il detective, staccandosi dal ricevitore e guardando i due ragazzi.
    “Ehm… sì, lo abbiamo conosciuto qualche anno fa…” rispose Saiko, portandosi una mano dietro la testa. “Ma non pensavamo stesse parlando dello stesso Shinichi…”
    “Allora papà?! L’hai capito o no?!” urlò la voce di Ran dal telefono, a livello sufficientemente alto da essere sentita da tutti i presenti.
    “E va bene, e va bene! Li ospiterò. Però non mi riterrò responsabile anche per loro, chiaro?!”
    “Non si preoccupi.” Fece Ichigo. “Ormai è parecchio tempo che agiamo per conto nostro. E poi, io sono sempre stato un tipo indipendente. Con un padre che ogni mattina cerca di ucciderti fingendo di volerti tenere in forma…”
    “Ma da che razza di famiglie provenite voi?! E dov’è il vostro amico?”
    “È rimasto a parlare con quella donna, che abbiamo incontrato alla gelateria per un caso fortuito, e poi tornerà a casa. Noi invece preferiremo restare qui ancora qualche giorno al massimo… Sembra che succederà qualcosa d’interessante in questa città…”
    “Davvero?” fece il detective. “E di cosa si tratta?”
    I due si guardarono.
    “Beh, avrà di sicuro sentito parlare dei custodi, no?”
    “Custodi? Quelli di cui parlava quella ragazza che è misteriosamente apparsa di fronte a tutti, annunciando praticamente la guerra finale dell’universo?”
    “Girano voci che dovrebbero apparire da queste parti.” Continuò Saiko. “E noi saremmo interessati a vederli.”
    “Siete strani… credete a cose tanto assurde… Sarà sicuramente stata qualche nuovo tipo di pubblicità…” commentò Goro, mentre Harumo entrava anche lei nello studio.
    “Io non sottovaluterei quel messaggio.” Fece. “Ti ricordi quella misteriosa esplosione di poco tempo fa? La polizia non ha rivenuto nessun residuo di ordigni esplosivi… se non i pezzi di un oggetto fatto con un metallo che non sono riusciti a identificare.”
    “Bah, avranno sperimentato qualche nuovo tipo di esplosivo e dato che non è successo più nulla di simile, è probabile che chi se ne occupava sia rimasto coinvolto lui stesso nell’esplosione.”
    “Non c’è dubbio…” disse sottovoce Saiko a Ichigo. “È lo stile di Dark…”
    Ma prima che qualcuno potesse dire altro, il telefono squillò di nuovo.
    Il detective non perse un secondo e rispose subito.
    “Agenzia investigativa del detective Goro! Chi parla?”
    I due custodi e i bambini lo osservarono mentre prendeva un foglio di carta e cominciava a scriverci sopra qualcosa.
    “Sì, d’accordo. Sarò lì il prima possibile. Non vi spiace se porto con me alcuni ospiti, vero? La ringrazio.” Concluse, chiudendo la chiamata.
    “Sembra che dobbiate venire con me. Era il dirigente di una nota industria di videogiochi, che mi ha invitato a una festa della sua società. È preoccupato per una lettera minatoria ricevuta qualche ora fa, dove lo avvertivano di ritirare il suo ultimo prodotto, o l’avrebbe pagata cara…”
    “Bello… quasi a livelli di Trap… il mio manga giallo…” fece Saiko.
    “Il tuo manga?” chiese Conan. “Sei un mangaka?”
    “Lo ero. Ma per… cause di forza maggiore, sono stato costretto a prendermi una lunga pausa…”
    “Problemi di salute?” domandò Goro.
    “In un certo senso possiamo dire così…” rispose lui, sospirando. “Sono stato costretto ad andarmene in fretta e furia… lasciando il mio migliore amico e socio e la mia fidanzata… Tutto per colpa di una persona…”
    Mentre diceva ciò, chiuse le mani a pugno, cosa che non sfuggì ai presenti.
    “Se lo dovessi rivedere… non avrei alcuna pietà di lui…” continuò.
    “C-Cavoli… questo tipo deve aver fatto proprio qualcosa di grave per-” ma Harumo s’interruppe, vedendo una lacrima scivolare sul volto del custode.
    “O-Okay… spero solo che non decida di farsi vivo stasera…” fece Goro. “Per una volta, vorrei uscire senza avere un caso d’omicidio da risolvere.”
    “Come scusi?” domandò Ichigo.
    “Oh, niente di particolare.” Rispose Conan. “Solo che ovunque andiamo, solitamente muore qualcuno. Ormai ci siamo abituati.”
    I due custodi li guardarono, per poi girarsi uno verso l’altro.
    “Questi qui fanno paura…” dissero insieme.
    “Cavoli… nemmeno con Rukia avevo una simile media… anzi…”
    “Io poi… solitamente leggevo le morti, di certo non le vedevo in prima persona…”
    “Suvvia, non è detto che debba succedere per forza.” Fece Harumo, per poi guardare contrariata Conan, che sorrise imbarazzato.
    “Bah, basta chiacchere. Vediamo di andare. Per fortuna la sede è qui vicino.” Fece il detective, alzandosi. “Voi quattro, vedete di non farmi fare figuracce, chiaro?”
    “E chi ci pensa?” rispose il bambino. “Te ne occupi tranquillamente da solo…”
    “Brutto moccioso, come ti permetti?! Ti ricordo che sono io a sfamarti!”
    “A dir la verità usi i soldi che i miei ti hanno lasciato proprio per questo motivo.” Replicò Conan, zittendolo.
    “Ma tu guarda… odioso come sempre…”

    ------


    “Non so quante volte l’ho già detto, ma detesto queste feste…” fece Ichigo, osservando le decine di persone, tutte vestite elegantemente, che riempivano la sala.
    “Credo più o meno una ventina di volte.” rispose Saiko, sospirando. “Consolati, anch’io mi sono sempre sentito a disagio. Solo che ero obbligato ad andarci…”
    “E per il momento non ci sono stati problemi.” Disse Conan, guardando Goro impegnato a parlare con un uomo, che doveva essere il suo cliente.
    “E speriamo resti così.” Continuò Harumo.
    “Più che altro mi chiedo come mai Tsuna ci stia mettendo così tanto a trovare Dark… A me no che non si sia ritrovato coinvolto in qualche battaglia…”
    “Perché, anche lui è in grado di sostenere una battaglia?” fece sorpresa Ran. “Non l’avrei mai detto…”
    “Eccome se è in grado. È anche forte. Ci riesce perché perde tutta la sua… come si può dire… goffaggine…”
    “Ehilà Conan, Harumo!” fece una voce, facendo girare i quattro.
    Di fronte a loro c’era un signore decisamente robusto, accompagnato da una bambina dai capelli biondi scuri.
    “Dottor Agasa! Ai! Che piacere incontrarvi!” rispose la bambina, salutandoli imitata da Conan, che vide il cliente di Goro uscire dalla stanza.
    “Ehi!” esclamò Ichigo, indicando Ai. “Ma tu sei-”
    Ma prima che potesse finire, Saiko gli tappò la bocca.
    “Sta zitto!” gli disse, mentre la bambina cominciava a sbiancare.
    “Tranquilla!” gli disse subito Conan. “Sono amici. Ci possiamo fidare di loro.”
    “Chi sono?” domando Agasa, guardando incuriosito i due ragazzi, mentre il mangaka lasciava respirare nuovamente il sostituto Shinigami.
    “P-Piacere… il mio nome è Ichigo Kurosaki…” rispose quest’ultimo, continuando a riprendere fiato.
    “Mentre io sono Moritaka Mashiro, ma potete chiamarmi Saiko.”
    “E sono due custodi.” Fece a bassa voce Harumo.
    “C-Che cosa?!” esclamò Ai, guardando i due.
    “Eh già. Ve lo dimostreremmo volentieri, ma non possiamo evocare il Keyblade in mezzo a così tanta gente…”
    “Seminereste un pochino di panico in effetti…”
    “Ma come fate a conoscermi?” chiese Ai.
    “Stando a quanto abbiamo saputo da Conan, abbiamo avuto la sfortuna di incontrare due tipi che volevano usarci per trovarti, dicendoci che tu eri una specie di scienziata pazza…”
    “V-Volete dire…”
    “Sì, proprio loro.” Rispose Conan, incupendosi. “E inoltre, sembra che siano a conoscenza anche di quella persona che abbiamo incontrato noi due.”
    “Beh, non proprio… Ne abbiamo sentito parlare, ma abbiamo mandato un nostro amico a chiamare qualcuno che saprà risponderci e che potrà aiutarvi.”
    Ma prima che qualcuno potesse dire altro, un urlo squarciò il brusio della festa.
    Senza aspettare un secondo, Conan corse subito verso la fonte dell’urlo seguito a ruota dagli altri e da Goro.
    Uscirono dalla sala di corsa, attraversando il corridoio e fermandosi di fronte a una porta, dove c’era una donna che stava guardando con occhi spaventati un punto di fronte a sé.
    Conan la superò, entrando nella stanza e fermandosi come impietrito.
    I custodi e gli altri lo raggiunsero subito.
    Di fronte a loro c’era il dirigente dell’azienda, appeso al muro da una spada, con gli occhi che fissavano il vuoto.
    “C-Cosa?!” esclamò Ichigo. “Ma come…”
    “Presto, qualcuno chiami un’ambulanza e la polizia!” urlò Goro, rivolgendosi alle altre persone che li stavano raggiungendo.
    Nel frattempo Conan si avvicinò al corpo, cominciando ad esaminare la scena.
    “Non capisco… ho continuato a osservare la porta, ed era uscito solo lui dalla stanza…”
    Saiko si avvicinò alla spada, tendendo la mano, per poi ritrarla subito, senza nemmeno sfiorarla.
    “Questa spada… non è normale…” disse, in modo che solo Ichigo potesse sentirlo.

    I ragazzi rimasero fuori dalla stanza ad aspettare l’arrivo della polizia, che arrivò nel giro di pochi minuti.
    “Goro… come al solito ci sei anche tu…” sospirò un uomo abbastanza robusto, raggiungendoli.
    “Salve ispettore Megure.” Rispose il Detective.
    “Allora, cos’è successo stavolta?”
    “Ero stato chiamato per investigare su una lettera minatoria ricevuta dalla vittima… ma ad un certo punto, ha voluto a tutti i costi allontanarsi da solo, dicendo che aveva un impegno improrogabile. E dopo pochi minuti, è stato scoperto il suo cadavere.”
    “E chiunque l’abbia ucciso, non si è nemmeno preso la briga di portarsi via l’arma del delitto.” Disse l’ispettore, indossando dei guanti e avvicinandosi.
    “Fermo!” urlò Saiko, bloccandolo. “Non la tocchi!”
    “E tu chi sei? Ad ogni modo, perché non dovrei toccarla? Dobbiamo esaminarla.”
    “Se la tocca, morirà.” Rispose Ichigo. “Quella spada la troncherebbe immediatamente.”
    “Che cosa?!”
    “Si può sapere cosa state dicendo?” esclamò Goro.
    “Quella spada è piena fino all’ultimo millimetro di pura oscurità. Quell’uomo non è morto per la ferita, ma solo per aver toccato la lama.”
    “La domanda giusta però è chi può aver impugnato quella spada…” continuò Saiko.
    “Chi siete? E si può sapere di cosa state parlando?”
    Saiko e Ichigo si guardarono, per poi annuire.
    “Ispettore, potremmo chiederle di far uscire tutti tranne Goro, Conan, Harumo, Ai e il dottor Agasa?” fece il mangaka.
    “Perché?”
    “Perché dobbiamo dirvi alcune cose che è meglio che sentano solo pochi.”
    “E allora perché i mocciosi possono rimanere?”
    “Perché noi sappiamo già di cosa si tratta.” Rispose Conan. “Lo abbiamo scoperto per caso, e ci hanno chiesto di non riferire nulla.”
    “E va bene, ma sappiate che i miei uomini rimarranno qui fuori, pronti ad intervenire in qualunque momento.” Disse l’ispettore, facendo cenno ai poliziotti di uscire assieme alle altre persone, per poi andare a chiudere la porta.
    “Allora, cosa dovete dirci di così segreto?” domandò Goro.
    La risposta arrivò tramite l’apparizione dei Keyblade nelle mani dei due custodi.
    “C-Che cosa?!” esclamò sorpreso Megure. “Keyblade?!”
    “Ma allora voi due siete dei custodi!” aggiunse Goro, altrettanto sorpreso.
    “Scusaci per non avertelo rivelato subito, ma preferivamo rimanere nell’anonimato.”
    “Mossa abbastanza stupida, custodi della Luce.” Fece una voce, facendo congelare il sangue a tutti i presenti.
    “C-Chi ha parlato?!” domandò Ai, guardandosi attorno.
    Ma prima che qualcuno potesse rispondere, una forza misteriosa, simile al vento, li investì, facendoli retrocedere di qualche centimetro.
    “A che pro nascondervi… quando io posso trovarvi ovunque?” continuò la voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì un uomo vestito di nero, che guardava sorridendo i presenti.
    “E tu chi sei?” chiese Ichigo. “E come fai a gestire un’oscurità del genere?”
    “Vero, che maleducato, non vi ho detto subito il mio nome. Piacere, sono l’Oscurità.”
    Sentendo ciò, tutti i presenti sgranarono gli occhi.
    “L’Oscurità? Cos’è, ci prendi in giro?”
    “Ti sembra una presa in giro? L’hai detto tu prima, è difficile trovare qualcuno in grado di usare una simile energia negativa… E sì da il caso che quella spada possa essere toccata solo da me o da chi decido io.”
    “Allora sei tu il colpevole!” esclamò l’ispettore, senza però riuscire a muovere un solo muscolo.
    “Potrei dire di essere il mandante, però temo che un mio arresto sia fuori discussione… La disintegrerei prima ancora che abbia il tempo di tirare fuori le manette.”
    Senza aggiungere altro, si girò verso Conan e Harumo.
    “Vedo con piacere che l’idea che ho suggerito a Homunculus ha dato ottimi risultati. Sapevo che lui era in grado di gestire l’oscurità senza troppi problemi.”
    Sentendo ciò, i due cominciarono a guadarlo con rabbia.
    “Allora sei tu il vero responsabile!” esclamò Conan.
    L’Oscurità si limitò a sorridere.
    “Che cosa vuoi da noi?” chiese Saiko.
    “Due cose.” Rispose lui, per poi alzare una mano.
    Di fronte a loro, apparve un timer olografico, che segnava un’ora.
    “La prima è proporvi un gioco.”
    “Un gioco?” chiese Agasa.
    “Precisamente. Da quando lascerò questa stanza, avrete un’ora di tempo per trovare il vero colpevole.”
    “E se non ci riusciamo in tempo?” domandò Goro, deglutendo.
    “Oh, molto semplice. Distruggerò questo mondo.”
    “Che cosa?!” esclamarono tutti insieme.
    “Non puoi farlo!” ruggì Ichigo.
    “Non posso? Strano, credevo che l’Oscurità fosse libera di distruggere ciò che vuole... O voi custodi volete forse fermarmi? Vi avverto che nemmeno Dark e gli altri sono riusciti nell’impresa.”
    “Dark? Vuoi dire che hai affrontato anche lui?”
    “Affrontato? Oh, no… O meglio, lui mi ha attaccato, ma io l’ho steso in un istante.”
    “Che cosa? Quando ho visto Dark, non era di certo una persona che si faceva battere come se niente fosse!” esclamò Conan, mentre Harumo annuiva.
    “Diciamo che… i figli devono obbedire ai genitori. E Dark si era ribellato per troppo tempo.”
    “Figli?” ripete Saiko, per poi cominciare ad allargare gli occhi, imitato da Ichigo. “Cosa vuoi dire?!”
    “Che Dark è mio figlio. Sì, Moritaka Mashiro, hai sentito bene. Dark non è umano. È il frutto dell’unico giorno di tregua tra me e Luce. Lui è l’Equilibrio stesso. Ed è per questo che deve schierarsi dalla parte giusta.”
    “E immagino che tu per parte giusta intenda la tua, vero?” fece lo Shinigami, per poi tirare fuori dalla tasca uno strano oggetto, simile al pendaglio del suo Keyblade.
    “Che cosa vuoi fare?” chiese Saiko.
    “Contro di lui è meglio che combatta al mio meglio. E questo corpo potrebbe essermi d’impiccio!”
    “Aspettate, si può sapere di cosa state parlando?!” esclamò quasi arrabbiato Goro. “E chi sarebbe questo Dark?!”
    “Colui che ci ha salvati la notte in cui si è verificata quell’esplosione. Immagino ve lo ricordiate bene, no?” rispose Conan. “Anche se è arrivato solo alla fine…”
    “Purtroppo noi non conosciamo i dettagli, è avvenuto prima che diventassimo custodi.” Continuò Saiko, per poi rivolgersi nuovamente a Ichigo. “Ma sei sicuro di ciò che vuoi fare? Se esci, il tuo corpo rimarrà indifeso!”
    “Non avrà bisogno di essere difeso. Lo sconfiggerò prima che possa alzare un dito.”
    “Scusate, ma cosa intendete dire con corpo indifeso?” chiese Ai.
    “Non vi ho ancora detto qual era la mia precedente occupazione, prima di diventare un custode, vero?” rispose con un piccolo sorriso l’arancio.
    “E questo che importanza ha?” domandò l’ispettore.
    “Semplice…” cominciò il ragazzo, per poi sbattersi sul petto il ciondolo.
    Immediatamente dal suo corpo uscì una sua copia perfetta, che indossava un kimono nero e aveva già in mano il Keyblade, mentre l’altro Ichigo cadeva a terra, apparentemente privo di conoscenza.
    “Ero uno Shinigami.” Concluse, puntando subito il Keyblade contro l’Oscurità. “E dalle vostre facce sorprese, deduco che possiate vedermi…”
    “Sono stato io a permetterglielo.” Rispose l’avversario. “Voglio che tutti vedano la tua pazzia.”
    “U-Uno Shinigami?!” balbettò spaventato Goro, indietreggiando, imitato anche dall’ispettore e Agasa, mentre i tre bambini si limitarono a sgranare gli occhi.
    “Intendi proprio un dio della morte?!” esclamò Harumo.
    “Se intendi uno che va in giro e cerca di far riposare in pace le anime, sì, sono io, ma non vado di certo a uccidere persone ancora vive, se non per un buon motivo. Anche se finora mi è capitato solo contro persone che voi considerate già morte.”
    “M-Menomale…” fece l’ispettore. “Stavo già sospettando un qualche patto con Goro… visto che dove va, ci scappa sempre il morto…”
    “Però è strano… non c’è l’anima della vittima, e dubito che se ne sia andata così facilmente… Che cosa ne hai fatto?” chiese Ichigo all’Oscurità, che sorrise.
    “Mi sono limitato a spedirla nel mio regno. Come succederà presto anche a voi.”
    “Non ci contare!” urlò lo Shinigami, partendo all’attacco, mentre il suo Keyblade veniva avvolta da un’aurea nera.
    Ma l’avversario lo bloccò senza lo minimo sforzo usando un solo dito.
    “Tutto qui?” chiese lui, sbadigliando.
    “Come…”
    “Riprovaci!” replicò l’altro, per poi scagliarlo contro il muro, facendogli lasciare il solco.
    “Ichigo!” urlò Saiko, poco prima di ritrovarsi di fronte l’Oscurità, il quale aveva già in mano una sfera nera.
    “Tu sarai il primo.” Disse, lanciando la sfera.
    Prima che il mangaka potesse fare qualcosa, un oggetto volò attraversò la stanza, tagliando a metà la magia oscura, che scomparve nel nulla.
    “Come?” fece l’incarnazione delle tenebre, girandosi.
    “Pare… che continui a rovinare tutto.” Disse Dark, uscendo da un varco, seguito da Hikari, Black Star, Tsubaki, Tsuna e Edward. “Non è vero… padre?” concluse, pronunciando l’ultima parola con disgusto.
    “Oh, ma tu guarda chi si vede, il mio caro figliolo… con tutta la sua combriccola… Addirittura tre Master oltre a te? Vedo che non mi sottovaluti…”
    “Purtroppo per te, non ho più intenzione di farmi controllare… soprattutto dopo che sono entrato in pieno possesso dei miei reali poteri.” Rispose Dark, indicando l’oggetto che aveva salvato Saiko, che si rivelò essere uno shurinken di luce, che scomparve qualche secondo dopo.
    “Dunque, vuoi affrontarmi ancora?”
    “Umpf! Uno come te non potrà mai superare una stella come me! Io, Black Star, Master del Keyblade e miglior assassino dell’universo, ti eliminerò dall’esistenza!”
    “Black Star, non esagerare…” disse invano la sua arma, sospirando.
    “Assassino?!” ripeterono insieme Goro e Megure.
    “E così, è lui l’Oscurità…” fece Edward, evocando il Keyblade.
    Subito dopo, Tsubaki s’illuminò, trasformandosi e andando direttamente tra le mani di Black Star.
    Dark, Hikari e Tsuna li imitarono, preparandosi a combattere.
    “Hikari…” disse l’Oscurità. “Credevo che dopo quel che ti ha fatto mio figlio, saresti scappata via… Ma vedo che continui a rovinargli la vita…”
    “Rovinargli la vita?” ripeté la custode, guardandolo con odio. “Da quel che so, sei stato tu a farlo! Ed è per questo che non ti posso perdonare!”
    “Dura la tipa…” fece Ai, senza però nascondere un po’ di paura.
    “Umpf. E tu, Dark? Ti sono passati i rimorsi o le tue sono solo apparenze?”
    Il custode strinse con più forza il Keyblade.
    “No. Non mi sono passati, ma ho compreso che l’unico modo per farmi perdonare è quello di sconfiggerti!”
    “Dunque sei proprio deciso?”
    “Te lo dirò chiaro e tondo… Oscurità!” rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Ti dichiaro guerra! Spenderò ogni singolo grammo di forza che ho per farti sparire dalla faccia dell’universo! Altererò l’equilibrio se necessario, non m’importa! Perché comunque, finché tu esisterai, l’universo non conoscerà mai la pace!”
    L’avversario lo guardò truce.
    “Molto bene allora… Equilibrio… Come vuoi. Ti pentirai della tua scelta.”
    Detto ciò schioccò le dita.
    “Un’ora di tempo. Ricordatevelo. Se non troverete colui che ho inviato per eliminare quell’uomo, questo mondo verrà distrutto.” Ricordò, scomparendo nel nulla.
    Dark continuò a fissare il punto dov’era scomparso, per poi girarsi verso Conan.
    “Quindi sei di nuovo così…” disse infine.
    Il bambino rimase spiazzato per qualche secondo.
    “Beh… inizialmente per scelta personale, e poi nuovamente costretto…” rispose infine, per poi voltarsi verso Megure e Goro, che stavano guardando sorpresi i nuovi arrivati.
    “Immagino che se mi hai fatto venire insieme a voi, la situazione dev’essere piuttosto grave…” fece Edward a Dark, sospirando.
    “A dir la verità, quando Tsuna mi ha avvertito, credevo semplicemente che visto che c’entrava Homunculus, tu fossi in grado di risolvere la questione più facilmente, ma non avevo previsto l’arrivo di mio padre…”
    “Ehm… scusate se interrompo i vostri discorsi strampalati…” fece Goro. “Ma si può sapere chi diavolo siete voi?!”
    “Sono tutti custodi.” Rispose Conan, avanzando verso di loro, per poi guardare Ai, che sospirò.
    “Perderesti troppo tempo a nascondere la verità…” disse infine. “E pare che ne abbiamo ben poco… Fai pure.”
    “Verità?” ripeté Megure. “Che cosa significa?”
    “Significa che per tutto questo tempo, Conan vi ha mentito spudoratamente. Fin dal primo momento in cui è apparso.” Replicò Harumo. “Come dopotutto, abbiamo fatto anch’io e Ai.”
    “Mentito?! Come sarebbe a dire mentito?!” esclamò Goro.
    “Semplice…” cominciò il bambino, togliendosi gli occhiali e consegnandoli al Dottor Agasa. “Io non sono Conan Edogawa.”
    “Eh?! Cosa vuoi dire con ‘non sono Conan Edogawa’?!” urlò l’ispettore.
    “Ciò che vi stiamo per dire non deve uscire da questa stanza. Se dovesse succedere, saremo tutti in pericolo.” Disse Ai.
    “Ma se non sei Conan, allora lui dov’è? E tu chi sei?”
    “Conan Edogawa non è mai esistito.” Rispose il bambino, mentre si staccava il suo papillon. “Ho tratto il nome dai due autori Arthur Conan Doyle e Ranpo Edogawa, senza pensarci troppo.”
    “Ma allora tu…” fece Megure, sgranando gli occhi.
    “Esatto ispettore.” Rispose Conan, usando una voce diversa dalla sua. “Sono Shinichi Kudo.”
    Nella stanza scese il silenzio.
    “Tu… saresti Shinichi?!” ripeté Goro, per poi scoppiare a ridere. “Questa sì che è bella! Non credevo avessi così tanto senso dell’humor, Conan!”
    Il bambino non fece niente, limitandosi a puntargli contro l’orologio, dal quale si alzò una specie di mirino.
    “Perdonami Goro, ma al momento saresti solo d’intralcio.” Disse, prima di premere un bottone.
    Immediatamente, i presenti videro qualcosa sfrecciare in direzione del Detective, colpendolo al collo.
    Goro cominciò a barcollare, per poi cadere a terra addormentato.
    “C-Cosa?!” esclamò l’ispettore sorpreso.
    “È così che l’ho aiutato finora.” Continuò Conan, stavolta usando la voce di Goro, per poi tornare ad usare la sua. “Ispettore, lo so che è sconvolto, ma mi serve che mi dia tutto il suo supporto! Se abbiamo veramente una sola ora di tempo, dobbiamo sbrigarci!”
    “Cosa vuoi che faccia allora? Contro quel tipo non abbiamo alcuna possibilità!”
    “A lui ci penseremo noi.” Disse Dark. “Voi pensate a risolvere questo mistero in tempo.”
    “Fosse facile…” cominciò l’ispettore, prima di venire interrotto dal bussare alla porta.
    “Avanti!” ordinò.
    Pochi secondi dopo, un agente entrò in fretta nella stanza.
    “I-Ispettore… c’è un problema…”
    “Che cos’altro è successo stasera, Takagi?!”
    “Nel cielo… nel cielo è apparso un conto alla rovescia!”
    Tutti sgranarono gli occhi.
    “E quanto tempo segna?” chiese Conan.
    “Poco meno di un’ora.”
    “Allora quel tipo diceva la verità…” fece l’ispettore, guardando il bambino. “E va bene Kudo! Allora affido a te tutto quanto! Takagi, chiama la centrale e fai venire subito tutti gli agenti! Priorità assoluta!”
    “P-Perché?” chiese sorpreso l’uomo.
    “Se entro il tempo che ci rimane non troveremo il colpevole…” cominciò Ai. “Moriremo tutti quanti. Non solo noi. Non rimarrebbe nemmeno la Terra.”
    Takagi la guardò sorpreso, per poi fare una risata nervosa.
    “C-Che razza di scherzo è…?”
    “Non è uno scherzo, idiota! Vai, subito!!! E non farne parola con nessun altro!!!”
    “Agli ordini!” rispose spaventato il poliziotto, correndo fuori di corsa.
    “Noi intanto cercheremo di risolvere il problema di Ran. Se riusciamo con lei, con te sarà poi un giochetto.” Fece Edward, rivolgendosi a Conan.
    “Ran?” domandò Megure. “Perché, cosa le è successo?”
    “Ehm… diciamo che Shinichi non è l’unico a trovarsi più piccolo…” spiegò Harumo.
    “Tu?! Ma allora anche…” fece poi, girandosi verso Ai.
    “Esatto. Anzi, io sono la scienziata che ha creato il veleno che ha fatto tornare bambino Shinichi. Ma purtroppo, nemmeno io sono stata in grado di creare un vero e proprio antidoto. Il merito va a loro.” Spiegò Ai, indicando i custodi.
    “Dopo pretendo una spiegazione nei minimi dettagli, chiaro?” fece l’ispettore, per poi rivolgersi a Conan. “Ti prego, dimmi che hai già qualche indizio!”
    “Dovremmo riuscire a rimuovere quella spada per poter indagare meglio… Però se non si può toccare…”
    “Ci penso io.” Disse Dark, dirigendosi verso il cadavere.
    Alzò una mano, mentre con l’altra impugnò la spada, cominciando a estrarla.
    Quando riuscì a tirarla completamente fuori, il corpo rimase sospeso in aria, e lentamente atterrò.
    Dark osservò la spada, che scomparve nel nulla tra le sue mani.
    “Era veramente pericolosa… Nemmeno un custode delle tenebre l’avrebbe potuta impugnare senza problemi…” fece.
    “E tu come ci sei riuscito allora?” chiese Ran.
    “Sfortunatamente, come avete sentito prima, sono il figlio del responsabile di tutto questo…” rispose lui, sospirando. “Allora, credo sia meglio spostarci in un'altra stanza. Vero Edward?”
    “Credo di dover prima creare un cerchio alchemico per scoprire cosa gli ha fatto quel tipo. Non avevo mai sentito di una trasmutazione in grado di far ringiovanire… L’immortalità era possibile solo usando la pietra filosofale, ma non ti ringiovaniva…”
    “Trasmutazione? Scusa ragazzo, ma tu chi saresti? Uno scienziato?” chiese Megure.
    “In un certo senso direi di sì. Ma vede…” rispose Ed, battendo le mani e creando dal nulla una corda. “Io sono specializzato nell’alchimia.”
    “C-Come hai fatto?!”
    “Ispettore, non abbiamo tempo ora.” Lo interruppe Conan, mentre cominciava a controllare la ferita sul cadavere.
    “Allora noi andiamo.” Fece Saiko, aiutando Ichigo a rialzarsi, dopo che quest’ultimo era rientrato nel suo corpo.
    “Ehi, e non combattiamo?!” esclamò Black Star.
    “Non ancora, ma tranquillo. Conoscendo il nostro avversario, non ci mancherà un duello…” rispose Hikari, seguendo Dark e gli altri fuori, lasciando Conan e l’ispettore.
  10. .
    *Entra piano, cercando di non fare rumore*
    Forse ci sono riusc- *evita una decina di frecce* o forse no...
    Ok, lo so, sono in ritardo, e vi chiedo umilmente perdono. Vi ho fatto aspettare ben... un anno XD
    Ok, meglio che torno serio, o a quest'ora rischio di dire troppe cavolate XD.
    Allora, dove eravamo rimasti? Ah sì, all'esame. E ora le cose cominciano a farsi interessanti.
    Con il prossimo capitolo, che attenzione, probabilmente sarà nuovamente di rating rosso, inizierà una nuova era di questa fan fiction. Abbandonate ogni certezza e speranza, voi che leggete! XD
    Però non voglio anticiparvi troppo, preferisco lasciarvi a fondere cercando di immaginare che cos'ho in mente (XD) perciò ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader e passiamo subito alle recensioni!
    @ Yusei Trek: beh, mi fa piacere che questa fiction riesca a prenderti così tanto. spero solo di non calare come qualità nei prossimi...
    @ Liberty89: Grazie ancora per avermi concesso Omi. E vedrai... presto tornerà nuovamente tra gli schermi XD. Per lo scontro di Ed, credo di essere stato il primo a farlo scontrare contro Rufy XD
    @ francix94: Beh, se vuoi leggere Rufy in un capitolo per un po' più tempo, c'è lo special natalizio XD. Mi fa piacere che gli esami ti siano piaciuti, anche se il meglio deve ancora venire XD. E si, la scena della torre è stata fatta apposta per la reazione di Kid XD
     
    Ok, dovrei aver detto tutto... perciò, buona lettura!

    Capitolo 66: In missione! Un'inaspettata riunione! - Torna all'indice dei capitoli
    Asuka sbadigliò sonoramente, osservando il paesaggio di fronte a lei.
    “Spiegatemi di nuovo perché siamo venuti qui.” Disse, rivolgendosi a Inuyasha e Marco, che erano seduti a terra dietro di lei.
    “Light ci ha detto di venire qui per continuare il nostro addestramento. Ha scelto lui il mondo, non ne sappiamo più di te.” Rispose l’Animorph.
    “Ma poi non sai fare altro che lamentarti?” fece il mezzo demone. “Rilassati ogni tanto. Anch’io non vedo l’ora di fare a pezzi qualche Heartless o Nessuno, o magari meglio ancora qualche demone, ma dato che non c’è ancora l’ombra di un avversario, ci conviene riposarci.”
    “E io che mi lamentavo di Shinji…” sbuffò Asuka. “Almeno lui obbediva… Sì, è vero che lo faceva anche se non voleva, però…”
    “Cos’è? Un modo per farci dire ciò che abbiamo letto su Shinji, e che tu non hai potuto leggere perché altrimenti avresti potuto modificare gli eventi del tuo mondo?” la provocò Marco.
    “Certo che no! Sai che me ne importa! E poi so già che diventerò l’indiscussa pilota numero uno di Evangelion!”
    Inuyasha fatico a trattenere una risata, che comunque non sfuggì alla ragazza.
    “Cos’è? Prendi in giro, cagnetto?”
    “E tu ci tieni così poco alla vita?” replicò lui, alzandosi in piedi con un salto.
    “Come se tu potessi farmi del male.”
    “Se credi che mi tratterrò perché sei una ragazza, caschi male. E senza Kagome, nessuno può fermarmi!” disse il mezzo demone, evocando il Keyblade.
    “Smettetela tutti e due.” Si mise in mezzo Marco. “Ci hanno detto di non attirare l’attenzione. Anche se ormai tutto l’universo è a conoscenza dell’esistenza dei custodi, non dobbiamo farci pubblicità.”
    Inuyasha sbuffò, facendo scomparire l’arma, per poi sedersi nuovamente a terra.
    “Il solito guastafeste.” Fece Asuka, imitandolo.
    Rimasero in silenzio per diversi minuti.
    “Allora…” riprese Asuka. “Secondo voi cosa può essere successo in questo mondo?”
    “Non ne ho idea. Ho provato a cercare qualcosa su quei compu-cosi prima di partire, ma alla fine l’ho tagliato a metà…”
    “Ecco cosa succede a far conoscere un computer ad una persona del 1400.” disse Marco. “Se ti sentisse mio padre, probabilmente ti costringerebbe a fare un corso d’informatica avanzato…”
    “Fanatico dei computer?” chiese Asuka.
    “No, proprio informatico. Uno pure importante.”
    “Capisco… E tua madre?” domandò Inuyasha.
    Marco abbassò subito lo sguardo.
    “Morta.” Rispose infine. “Anni fa. Il suo corpo non fu mai trovato…”
    “S-Scusa, non volevo…”
    “Non preoccuparti. Ormai ci sono abituato.”
    “No.” Fece Asuka.
    “Come scusa?”
    “Non ci stai dicendo la verità. Come te, anch’io sono una che indossa spesso una maschera, perciò posso capirlo subito.”
    Marco sorrise.
    “Mi dispiace, ma mia madre è realmente scomparsa. Dubito tornerà…”
    “Se lo dici tu…”
    Ma prima che qualcuno potesse continuare, furono distratti dal rumore di diverse esplosioni.
    “Da dove provenivano?” chiese Marco, scattando in piedi, imitato subito dagli altri due.
    “Direi… da laggiù!” rispose Inuyasha, dopo aver annusato l’aria, indicando un punto poco lontano, nel cielo.
    A conferma, videro subito delle luci apparire per pochi secondi.
    “Presto!” urlò Asuka, alzandosi in volo e partendo subito.
    “Mai che ci aspetti…” fece l’Animorph, seguendola assieme al mezzo demone.
    Pochi minuti dopo arrivarono sul luogo, senza però trovare nulla.
    “Dove sono andati?” domandò Marco, guardandosi attorno.
    “Non possono di certo essere scomparsi così, come se niente fosse, chiunque fossero ovviamente.”
    “Ehi… Che cos’è quello?” chiese Inuyasha, indicando un punto sotto di loro, dove c’era un ammasso di metallo circondato dalle fiamme.
    “Temo che quello sia il resto di una battaglia…” fece Asuka, osservando con attenzione lo spettacolo. “Eppure… mi ricorda qualcosa…”
    Ma prima che potesse dire altro, un forte rumore sopra di loro li distrasse, costringendoli a voltarsi.
    A diversi metri da loro c’era un’enorme astronave verde e bianca, sopra la quale c’era in piedi un robot umanoide bianco e magenta, con un fucile puntato contro di loro.
    “Un… Un Eva?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando il robot sopra di loro.
    “Impossibile! Ce ne saremo accorti se fossimo finiti sul tuo mondo, no? E poi non ti punterebbero contro un arma!”
    “Chiunque voi siate…” fece una voce, proveniente dall’astronave. “Vi conviene alzare le mani e salire sulla Gekko Go!”
    “Certo che con quel fucile la tua richiesta sa molto di minaccia, sai?” replicò Marco.
    “Obbedite subito, o diremo di fare fuoco!” disse una seconda voce, stavolta femminile.
    “Ma che bello…” commentò Asuka, alzando le mani. “Sicuri che non dobbiamo fare nulla? Una sfera di fuoco e saremmo liberi…”
    “No. Non sappiamo nemmeno cosa vogliono.” Rispose l’Animorph, alzando le mani assieme a Inuyasha. “Per il momento, assecondiamoli. Poi vedremo.”


    “Cavoli… chissà dove sono finito…” fece Shinji, guardandosi attorno. “Temo sia stata una cattiva idea quella di viaggiare per i mondi senza un’idea precisa e per di più non sono nemmeno un custode…”
    Dicendo ciò, spostò lo sguardo verso l’alto.
    “Come se non bastasse, ho una strana sensazione… Mi sembra quasi di essere più in alto di quanto dovrei… Come se fossi su un aereo, però è impossibile.”
    Ma le sue riflessioni furono interrotte dal rumore di una pistola a cui veniva disinserita la sicura.
    “Non ti muovere.” Disse una voce alle sue spalle. “Identificati subito.”
    Shinji cercò di spostare un poco la testa, senza però farsi vedere, purtroppo senza riuscire a scorgere chi fosse il nuovo venuto.
    “Shinji Ikari. Sono un semplice ragazzo che stava camminando.”
    “Davvero? E allora perché stavi parlando di custodi?”
    “Strano, non mi ero accorto di essere seguito. Sei piuttosto bravo…”
    “Sono un militare, è ovvio che devo essere capace di nascondermi.”
    “Un militare?” ripeté il ragazzo. “Allora se non ti dispiace, ma io me ne andrei. Non ho un bel ricordo di gente come voi. Non da quando avete contribuito alla fine del mondo che conoscevo.”
    Il soldato sussultò.
    “E va bene.” disse, abbassando la pistola. “Non so chi tu sia, ma non sembri pericoloso…”
    “Imprudente da parte tua abbassare così la guardia. Per quel che sai, potrei aver mentito e avere una pistola con cui spararti.”
    “No. Conosco il tono di voce che hai usato. Lo conosco molto bene.”
    Shinji si girò, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo dai capelli color castano scuro, con addosso una divisa da militare nera.
    “Però… credevo fossi più grande.” Fece Shinji.
    “Non hai ancora risposto alla mia domanda. Cosa sai sui custodi?”
    “Perché lo vuoi sapere?”
    “L’esercito li sta cercando. Vuole chiedere il loro aiuto per debellare una minaccia che sta mettendo in pericolo questo pianeta.”
    Shinji rimase in silenzio per qualche secondo.
    “Sì… potrei sapere qualcosa, ma immagino che tu sappia bene che ne parlerò solo al tuo comandante, vero?”
    “Lo immaginavo. Per questo, non appena ti ho sentito parlare, ho chiesto che ci venissero a prendere.”
    Prima che Shinji potesse chiedere altro, un rumore proveniente dal cielo lo distrasse, facendo giusto in tempo a vedere una macchia nera scendere velocemente, per poi atterrare dietro al soldato.
    “Ah, dimenticavo.” Fece lui. “Il mio nome è Dominic Sorel. Piacere di conoscerti, Shinji Ikari.”
    Ma il ragazzo lo sentì appena.
    “Un… Eva…?” mormorò, osservando il robot.


    I tre custodi seguirono il robot, che saltò giù dall’astronave, per poi entrare subito all’interno tramite un’apertura apposita.
    “Mi sbagliavo.” Fece Asuka, atterrando e guardando il robot. “Quello non è un Eva. È molto più piccolo, oltre al fatto che sembra più adatto a combattere. La Nerv non sarebbe contenta di sapere dell’esistenza di qualcosa del genere.”
    Prima che potesse aggiungere altro, ai lati della testa del robot si alzarono due placche di metallo, mostrando così un abitacolo.
    Pochi secondi dopo, uscirono una ragazza dai capelli verde acqua, con due profondi occhi viola, accompagnata da un ragazzo dai capelli marroni e occhi blu.
    “Cosa?!” esclamò la custode. “Due piloti? E per di più vestiti normalmente?!”
    Ma prima che potesse dire altro, una porta lì vicino si spalancò con violenza, facendo entrare un uomo dai capelli grigi, con in mano un fucile.
    “Cavoli… Nemmeno il tempo di riposarci che ci puntano subito contro un altro di quegli affari sputa metallo…” fece Inuyasha.
    “Imparare qualche termine nuovo no, eh?” lo riprese Marco.
    “Senti, non è colpa mia se in cinquecento anni è stata inventata così tanta roba da usare nomi strampalati che non riesco a ricordare!”
    “Chi siete?” chiese la ragazza sul robot, scendendo assieme al compagno.
    I tre custodi si guardarono.
    “Ci spiace, ma al momento non possiamo rispondere.” Fece l’Animorph.
    “Vi conviene farlo invece!” disse l’uomo, raggiungendoli.
    “Come se quei proiettili ci facessero veramente paura.” Replicò Asuka. “Siamo entrati qui dentro solo perché non volevamo storie, non certo per paura.”
    “Ehi…” fece il ragazzo, indicando la testa di Inuyasha. “E quelle cosa sono?”
    “Di cosa stai parlando, marmocchio?”
    “Credo si riferisca alle orecchie…” mormorò Asuka.
    “Beh, sono orecchie, cosa c’è di strano? Ne avete tutti quanti, no?”
    “Sì, ma non canine… Sai, noi siamo umani al 100%...” rispose Marco, per poi notare gli sguardi dei due compagni. “Okay, okay, io non sono sempre un comune umano, ma al momento lo sono, va bene?”
    “State dicendo che quelle sono le sue vere orecchie?” fece sorpreso l’uomo.
    “Qualcosa in contrario?” rispose il mezzo demone, mostrando gli artigli.
    “Parlando d’altro…” s’intromise Asuka, indicando con un dito il robot. “Che cos’è quella brutta copia di un Eva?”
    “Eva?” ripeté il ragazzo. “E che cosa sarebbe? Quello è il Nirvash, il più potente LFO mai esistito!”
    “LFO? Quindi è così che si chiama questo pezzo di latta?” fece la custode, avvicinandosi e colpendo con un calcio leggero il robot.
    “Non toccarlo!” urlò la ragazza dai capelli verde acqua. “Gli fai male!”
    I custodi si girarono verso di lei.
    “Eureka, calmati. Sono sicuro che non aveva intenzione di fare del male al Nirvash.” Disse il ragazzo, senza però nascondere anche il suo disprezzo per il gesto commesso da Asuka.
    “Parlate di questo robot come se fosse una persona. Certo che siete pazzi… è solo una macchina!”
    “No!” replicò Eureka. “Il Nirvash è vivo! Io lo posso sentire… e anche Renton!”
    “Ma cosa mi tocca sentire!” fece la custode, sorridendo e portandosi una mano sul volto. “Mi sembra quasi di risentire la cocca del capitano… ‘L’Eva è la mia vita’ e cose così…”
    “Asuka, adesso basta.” Disse Marco.
    “Cos’è, stai dalla loro parte?”
    “E poi dicevano a me che ero uno che provocava…” commentò Inuyasha, sbadigliando, per poi girarsi verso l’uomo. “Ehi, puoi anche mettere via quell’affare. Tranquillo, non vi attaccheremo se voi non farete altrettanto. Come puoi vedere, non abbiamo armi.”
    “E i tuoi artigli?”
    “Mi spiace, ma quelli dovrai sopportarli fino alla prossima luna nuova.”
    “Holland… credo che possiamo fidarci di loro.” Disse Eureka.
    “Ma ne sei sicura? Lo avete visto anche voi… volavano, senza usare nessuna tavola da ref o congegni di qualsiasi tipo.”
    “Beh, sappiamo volare, e con ciò?” chiese Asuka. “Conosciamo persone che sanno fare cose ben più vistose e esagerate.”
    “Tipo?”
    “Bah, roba tipo distruggere un pianeta, o farne evacuare l’intera popolazione… extraterrestri manipola-cervelli e cose del genere…” fece Marco. “Ormai tutto nella norma, no?”
    Holland, Eureka e Renton lo guardarono incuriositi.
    “Di’… mai pensato di farti vedere da qualcuno?” chiese l’uomo.
    “Ci penso da un bel po’ di tempo, ma ho paura che farei scappare lo sventurato che mi prenderebbe in cura…”
    “Basta parlare!” urlò Asuka, sbattendo violentemente un piede a terra. “Ci avete fatto salire qui sopra per rimanere in questo container o ci volete portare da qualche altra parte, dove magari possiamo anche sederci?!”
    Holland abbassò finalmente il fucile.
    “Va bene. Vi porterò in una sala più consona. Eureka, Renton, andate a chiamare gli altri e ditegli di raggiungerci.”
    “Sicuro di voler andare da solo?” chiese Renton.
    “Tranquillo. Se dovessero tirarmi qualche tiro mancino, non farebbero comunque in tempo a fuggire.” Rispose lui, cominciando ad allontanarsi.
    “Tsk. Non siamo di certo persone del genere. Se proprio volessimo colpirti, lo faremmo senza tanti problemi.” Commentò Inuyasha, per poi seguirlo assieme agli altri due custodi.

    In pochi minuti raggiunsero una stanza vera e propria, all’interno della quale c’era un divano, sul quale Asuka si sedette subito.
    “Stanno arrivando.” Disse Renton, entrando accompagnato da Eureka e tre bambini, tra cui una femmina.
    “Chi sono loro, mamma?” chiese quest’ultima, voltandosi verso la ragazza dagli occhi viola.
    “Non lo sappiamo ancora Maeter.” Rispose lei.
    “Mamma?” ripeté Asuka, per poi voltarsi verso Renton. “Cavoli, siete ancora due ragazzini e avete già figli così grandi? Altro che precoci!”
    Renton si colorò subito di rosso, per poi aprire la bocca, venendo però anticipato da uno dei bambini.
    “Noi non siamo figli del puzzone!” esclamò. “Abbiamo solo la mamma!”
    “Già!” confermò l’altro.
    La pilota di Evangelion scoppiò a ridere, mentre Renton cercava di prendere i due, che avevano cominciato a scappare ridendo.
    “E così sono loro i novelli Icaro, eh?” fece una voce femminile, anticipando una donna dai capelli neri a caschetto, con un tatuaggio a forma di fiore sul viso e vestita con una tuta.
    “Icaro? Cosa sarebbe?” chiese Inuyasha.
    “È un personaggio mitologico.” Rispose Marco. “In grado di volare, anche se ha fatto un solo volo con esito negativo.”
    “Cosa che a voi invece non è successa.” Disse un altro uomo, con una giacca verde, un capello rosso e una macchina fotografica in mano, entrando. “Non avevo ancora visto nulla del genere… E sono a bordo da un bel po’.”
    “Gli altri?” chiese Holland.
    “Preferiscono rimanere ai comandi. Nel caso dovessimo venire intercettati.” Fece una donna, con un camice bianco e i capelli rossi, raggiungendoli.
    “Ma cos’è?” domandò Asuka. “La brutta copia della Nerv?”
    “Che cos’è questa Nerv?” chiese Holland.
    “Un gruppo in un certo senso militare di cui facevo parte. Anch’io ero alla guida di un robot, anche se molto più grande del vostro, e combattevo contro entità superiori. Anche se puntualmente venivano sconfitte da me.”
    “Strano…” fece Inuyasha. “Se ben ricordo, il merito va maggiormente a Shinji, no?”
    Asuka lo congelò con uno sguardo.
    “Quello stupido sapeva solo sfruttare le occasioni che gli creavo io. Non era buono a far nulla. Ne è la prova che alla fine sono stata scelta io, e non lui!”
    “Non ho mai sentito parlare di questa Nerv, e anch’io facevo parte dell’esercito. Tantomeno so dell’esistenza di questi LFO giganti.”
    “Complimenti Asuka… Copertura saltata…” sbuffò Marco. “Tanto vale parlare a questo punto.”
    Detto ciò, evocò il Keyblade, imitato subito dagli altri due.
    “Noi siamo Marco, Asuka e Inuyasha, custodi del Keyblade.” Continuò l’Animorph, mostrando la sua arma ai membri dell’astronave, che assunsero tutti delle facce sorprese.
    “Custodi? Quei custodi?” chiese Renton, continuando a fissare il Keyblade.
    “Che cosa ci fate qui?” domandò la donna in tuta.
    “Possiamo definirlo addestramento. Ci hanno spedito qui, dicendoci di risolvere eventuali problemi. Siamo stati attirati da alcune esplosioni, ed è così che ci avete incontrato.” Rispose Asuka. “Ed è inutile dirvi che ognuno di noi proviene da un mondo diverso. Lui viene addirittura dal passato.” Continuò, indicando il mezzo demone.
    “Come se fosse un crimine…” commentò lui. “Voi invece, chi siete?”
    La donna si riprese.
    “Io sono Talho Yūki, l’uomo che invece vi ha scortati qui è Holland Novak.” Rispose, indicandolo.
    “Io invece sono Renton Thurston.” Disse il ragazzo, per poi indicare la ragazza al suo fianco. “Lei è Eureka, mentre i bambini sono Maurice, Maeter e Linck.”
    “Io sono Stoner, un giornalista.” Fece l’uomo con la macchina fotografica.
    “Mentre io sono Mischa, la dottoressa.”
    “E al momento vi trovate sulla Gekko Go, una nave di ribelli, che vogliono contrastare l’esercito, perché vuole sterminare una forma di vita di questo pianeta.” Disse Holland, sedendosi su una sedia.
    “Ribelli?”
    “Molti di noi facevano parte dell’esercito. Quando però abbiamo scoperto la verità, abbiamo disertato, rubando questa nave, oltre a portare via quelle che consideravano due importanti pedine.”
    “Ovvero?” chiese Marco.
    “Ovvero me e il Nirvash.” Rispose Eureka. “Io ero l’unica in grado di pilotarlo, anche se all’epoca ero come una bambola che obbediva agli ordini…”
    Mentre diceva ciò chiuse le mani a pugno.
    “Ho fatto cose orribili, di cui non potrò mai perdonarmi… Se non fosse stato per Renton, non so come avrei fatto…”
    “Umpf. Che sdolcinatezza. In momenti come questi, capisco perfettamente Dark…” commentò Asuka. “Ad ogni modo, cosa intendevi dire con una forma di vita?”
    “Noi non siamo originari di questo mondo.” Spiegò Talho. “Siamo arrivati qui con delle astronavi molto tempo fa, dopo essere stati costretti ad abbandonare il nostro pianeta. Arrivati qui, abbiamo scoperto che era già abitato da un essere che ricopre l’intero pianeta, e dai suoi simili: i Corallian.”
    “E immagino che l’esercito voglia eliminarlo per ottenere la supremazia, vero?” chiese Marco.
    “A dir la verità, non è proprio l’esercito… è mio fratello che lo vuole. Desidera annientare i Corallian, non importa come. Noi invece siamo convinti che sia possibile instaurare una conversazione con loro. E siamo a buon punto.”
    “Davvero? Quindi siete in contatto con questi Corallian?”
    “Stupidi.” Fece Inuyasha. “Ci abbiamo parlato anche noi. Si trova in questa stanza.”
    Tutti si voltarono verso di lui.
    “E tu come…?” cominciò Holland, venendo però interrotto dal custode, che si indico il naso.
    “I miei sensi sono più sviluppati dei vostri. C’è uno di voi che ha un odore completamente diverso dagli altri. Ma se non lo vuole dire, non sarò io a smascherarlo.”
    “Credo sia inutile nasconderlo…” disse Eureka, mentre stringeva la mano a Renton. “Io stessa sono un Corallian… Un Corallian dall’aspetto umano.”


    Shinji seguì Dominic lungo un corridoio.
    “Così quel robot si chiama LFO, eh?” chiese al militare, che annuì.
    “Esatto. E quello che hai visto tu è il migliore il nostro possesso. Il The End, il cui pilota è Anemone, l’unica in grado di usarlo.”
    “Mi ricorda molto un altro tipo di robot…”
    “Davvero? Di che modello si trattava?”
    Shinji scosse la testa.
    “Sarebbe inutile descriverlo. Non puoi conoscerlo.”
    Dominic lo guardò, per poi proseguire il silenzio.
    Pochi minuti dopo raggiunsero una porta, che si aprì da sola, lasciando entrare i due.
    Si ritrovarono in una stanza enorme, alla fine della quale c’era una scrivania, dietro cui sedeva un uomo dai capelli grigi, che indossava un completo militare bianco, che lasciava capire chiaramente che era il capo.
    “Colonello, le ho portato il ragazzo!” disse Dominic, facendo il saluto militare.
    “Grazie. Puoi andare.” Rispose l’uomo.
    Il ragazzo lo guardò sorpreso per qualche secondo, per poi annuire e uscire, lasciando Shinji da solo con l’uomo.
    “Sono Dewey Novak. Benvenuto, Shinji Ikari. Ho sentito il tuo nome tramite il trasmettitore di Dominic.”
    “Lo so.” Rispose lui. “Avevo sentito delle interferenze, ma sono stato zitto. Non devi avere una grande fiducia nei tuoi uomini, per sorvegliarli in questo modo.”
    “La sicurezza non è mai troppa.”
    “Sa, mi ricorda una persona che odio profondamente… come lei, mi osservava da dietro una scrivania… con quel tono superiore.”
    “Doveva essere una persona interessante…”
    “Era solo uno stupido. Uno stupido che calpestava i sentimenti altrui per non ferirsi e che con il suo desiderio, ha portato alla fine il mio mondo.”
    “Oh, quindi immaginavo bene. Tu non sei di questo pianeta…”
    “Non sono un custode, se è questo che si sta chiedendo. Sono solo… una persona particolare.”
    “Però hai detto di essere a conoscenza di qualcosa su di loro. Parlamene.”
    “A dir la verità non so molto. Mi è solo capitato di incontrarne un gruppo tempo fa, e posso confermare che la loro forza è molto più grande di quanto si possa immaginare. Soprattutto di uno di loro.”
    “E dimmi… sai in base a cosa agiscono?”
    “Non seguono un ordine preciso. Aiutano i mondi in difficoltà, e al momento si stanno riunendo, preparandosi all’imminente guerra.”
    “Capisco… E tu? Cosa sei?”
    Shinji lo guardò, stringendo un poco gli occhi.
    “Come scusi?”
    “Non vorrai davvero farmi credere di essere umano, vero?” rispose l’uomo, alzandosi.
    “Strano, l’ultima volta che ho controllato lo ero.”
    “Sei coraggioso, ragazzo. Potrei farti arrestare e condannare per la tua insolenza, lo sai?”
    “E io potrei andarmene da qui in qualsiasi momento.”
    I due continuarono a guardarsi in silenzio.
    “Mi ha fatto venire qui solo per questo o c’è altro?” chiese infine Shinji.
    “In effetti, ci sarebbe un favore che vorrei chiederti…” rispose Dewey, per poi premere un tasto sulla sua scrivania.
    Dietro di lui uscì dal muro uno schermo, che si accese, mostrando l’immagine di un’astronave verde e bianca.
    “Tempo fa, questa nave è stata rubata da un militare e i suoi uomini, che hanno cominciato ad usarla per portare avanti un piano devastante. Vogliono collaborare con una razza aliena per eliminare gli uomini.”
    Il colonello premette un altro tasto, facendo così cambiare immagine, mostrando i volti di tre persone: il primo era un uomo dai capelli grigi, mentre gli altri due erano una ragazza dai capelli verde acqua e un ragazzo dai capelli marroni.
    Questi tre sono i nostri principali nemici. Il ragazzo si chiama Renton Thurston, la ragazza invece è Eureka, una delle responsabili di un massacro avvenuto qualche anno fa, infine, il loro capo… Holland Novak, mio fratello minore.”
    Sentendo ciò, Shinji lo guardò sorpreso.
    “Tu saresti in grado di catturarli, permettendoci così di salvare il nostro mondo?” continuò il colonello.
    “Lei e suo fratello siete nemici quindi…” fece il ragazzo. “Sicuro che le vada bene così?”
    “Io gli avevo dato tutta la mia fiducia, e lui l’ha tradita. Non solo, ha corrotto anche altre persone, convincendoli di essere nel giusto. Renton Thurston né è un esempio: suo padre morì anni fa, sacrificandosi per salvare il pianeta, e suo figlio ora vuole contribuire a distruggerlo.”
    Shinji rimase in silenzio per qualche secondo.
    “Dove posso trovarli?” chiese infine.
    Il colonello sorrise, mentre la porta si riapriva, lasciando entrare una ragazza dai capelli rosa, con occhi viola che sembravano tagliati a metà da una linea rossa.
    “Sarà la nostra Anemone a condurti da loro. Avrai l’onore di salire sul The End.”
    Il ragazzo li guardò entrambi, per poi girarsi.
    “No grazie, ho già il mio robot personale. Mi limiterò a seguirla.”
    “Che c’è, hai paura di viaggiare con me?” chiese la ragazza, sorridendo malvagiamente.
    “No. Semplicemente, fa parte del mio essere. Ho già fatto un’eccezione prima. Va bene se aspetto fuori da questo edificio?”
    “Naturalmente.” Rispose Dewey, sorridendo, per poi rivolgersi alla ragazza. “Anemone, vai a prepararti. Partirete subito.”
    Shinji uscì dalla stanza, ripercorrendo al contrario il corridoio.
    “Non so cos’hanno in mente… ma per il momento mi conviene assecondarli…”
    Mentre mormorava ciò, stese il braccio destro, che cominciò a cambiare colore.
    “Sembra sia il momento di tornare a camminare insieme… mamma…”


    Asuka entrò nella stiva, dove si trovava il Nirvash.
    In quel momento si accorse che c’erano diverse macchine lì dentro, anche se tutte dalla forma strana.
    Ignorandole, si avvicinò al Nirvash, per poi alzarsi in volo, arrivando alla cabina di pilotaggio.
    “Così piccola?” fece, entrando dentro. “Anche se in effetti ha più comandi rispetto a un Eva…”
    La sua attenzione venne subito atterrata da uno strano cilindro, al cui interno sembrava esserci un liquido verde, con una scritta che galleggiava al suo interno.
    “E questo cos’è?” si chiese toccandolo.
    Non appena entrò a contatto con l’oggetto, esso emise una flebile luce, che fece ritirare la mano alla custode.
    “Che diavolo…?”
    “Dice che non aveva mai visto un umano come te prima.” Disse una voce poco lontana.
    Asuka si voltò, vedendo Eureka avvicinarsi, per poi arrampicarsi sul robot, sedendosi quindi sull’altro posto disponibile.
    “Come scusa?”
    “Il Nirvash è curioso. Dice che sente un grande potere provenire da dentro di te. Come anche dai due ragazzi che ti accompagnano.”
    Asuka sorrise.
    “Ovvio. Io sono la miglior custode e la miglior pilota di Evangelion che esiste!”
    “Però… dice anche che sei triste…” continuò Eureka, ignorandola.
    La custode la guardò.
    “Di’ un po’… ma tu puoi veramente parlarci?”
    “Certo. L’ho sempre fatto, fin dal momento in cui siamo stati trovati. Il piccolino all’inizio parlava solo con me, ma poi ha cominciato anche con Renton. Per questo noi due siamo gli unici a poterlo pilotare.”
    “Se ci fosse Shinji, sicuramente ti chiederebbe se hai paura, o perché ci sali sopra.”
    “Ci tieni molto a questo Shinji, vero?” domandò Eureka.
    Asuka scoppiò subito a ridere.
    “Io… che ci tengo a Shinji? Questa sì che è bella! È solo uno stupido, per di più figlio del comandante. Lui e Ayanami… sono insopportabili! Scommetto che ora che non ci sono più io, sono belli felici di non avermi più tra i piedi.”
    “Perché dovrebbero esserlo? Una loro amica se n’è andata…”
    “Oh, non ero di certo loro amica. Eravamo solo colleghi. Combattevamo insieme per respingere degli esseri che volevano distruggerci… Per ironia della sorte, li abbiamo chiamati Angeli…”
    “Quindi non combattevi contro altri umani…”
    “No, direi di no.”
    Eureka fece per parlare, ma la nave fu percorsa da una specie di terremoto.
    “Che cosa…”
    “Holland!” urlò una voce proveniente da dei altoparlanti. “Vieni subito! Siamo sotto attacco!”
    Asuka saltò subito, volando verso la porta, lasciando indietro Eureka.
    Pochi secondi dopo raggiunse gli altri due custodi, che stavano seguendo Holland.
    “Giustamente arriviamo noi e veniamo attaccati…” fece Marco, mentre entravano in una stanza, dentro la quale c’erano qualche computer e diversi postazioni di controllo.
    “Chi è stato?” chiese Holland, rivolgendosi a un uomo dal cappello bizzarro, con lo sguardo fisso su un monitor.
    “Uno è il segnale di un LFO… probabilmente il The End. E poi, riveliamo un segnale sconosciuto.”
    “Riesci a visualizzarlo?”
    “Non c’è ne bisogno!” urlò Talho, indicando fuori dai vetri.
    Asuka si girò spalancando gli occhi.
    Di fronte a loro c’era un enorme robot viola, alto diverse volte il Nirvash, sospeso nel vuoto, affiancato da un altro, che sembrava la fotocopia nera del Nirvash.
    “Ma quello è…” cominciò Marco sorpreso.
    “L’EVA 01!” gridò Asuka. “Che cosa ci fa qui?!”
    “Eureka, Renton! Uscite subito e allontanatevi il più possibile. Noi cercheremmo di distrarli!” ordinò Holland. “Dovete mettervi in salvo!”
    “Ma Holland, non possiamo-” protestò Renton.
    “È un ordine! Noi siamo sacrificabili, voi no!”
    “Ehi ehi… finché ci siamo noi, nessuno si sacrificherà.” Fece Inuyasha, facendo scrocchiare il collo e le mani. “Ho affrontato mostri molto simili a quello. Sarà un giochetto da ragazzi!”
    “Io invece voglio scoprire cosa ci fa qui… Dovrebbe essere molto lontano, e poi, se lui è qui, significa che non è solo…”
    “Stai dicendo che potresti conoscerlo?”
    “Probabilmente è uno stupido di mia conoscenza, sì. Anche se mi sembra strano che attacchi in questo modo…”
    “Basta parlare, usciamo subito!” urlò Marco, correndo fuori dalla stanza, seguito dagli altri due.
    “Cavoli… Non so se siamo stati fortunati a incontrarli o no…” fece Talho, venendo però interrotta dall’uomo di fronte al computer.
    “Holland, abbiamo un altro problema!”
    “Che altro c’è?” chiese lui, avvicinandosi.
    L’uomo si limitò ad indicare lo schermo, che gli fece spalancare gli occhi.
    “E quella… cosa diavolo è?!” esclamò, senza riuscire a nascondere un po’ di paura.


    “Sei sicura che usciranno proprio loro?” chiese la voce di Shinji, proveniente dallo 01.
    “Certo. Conosco quei due mocciosi, usciranno subito, convinti di poterci sconfiggere! Poveri illusi… non mi farò battere di nuovo!”
    Mentre parlavano, l’astronave si spostò in posizione verticale, cominciando ad aprire un boccaporto che si trovava sotto di essa.
    Ma con grande sorpresa dei due piloti, non uscì un robot, ma tre ragazzi, che rimasero in volo, raggiungendoli subito.
    “Ehi, Shinji!” urlò Asuka, arrabbiata. “Si può sapere cosa diamine ci fai qui? E soprattutto, cosa stai facendo?”
    L’EVA 01 si voltò verso di lei.
    “A-Asuka?” esclamò sorpresa la voce di Shinji. “Perché sei qui?”
    “Guarda che te l’ho chiesto prima io, e comunque, sai bene che sono una custode, è normale che ogni tanto faccia qualche viaggio per i mondi, no? Sei tu che non dovresti essere in grado di farli!”
    “Io…” fece la voce, mentre l’EVA s’illuminava, cominciando a ridursi di dimensioni.
    Sotto lo sguardo sorpreso dei presenti, pochi secondi dopo, al posto del robot apparve Shinji, che rimase sospeso nel vuoto e si portò una mano dietro la testa.
    “Ecco… diciamo che la questione è piuttosto complicata…”
    Ma Asuka non lo sentì nemmeno.
    Era rimasta imbambolata dallo spettacolo a cui aveva appena assistito, e il suo cervello non era ancora riuscito ad assimilare il tutto.
    “Tu sei un Demone!” esclamò Inuyasha, evocando il Keyblade e puntandolo contro Shinji, che scosse subito le mani.
    “No, no! Non sono un demone! Cavoli… anche Kohaku mi aveva scambiato per un demone all’inizio…”
    “Kohaku?” ripeté sorpreso il mezzo demone. “E tu come fai a conoscerlo?”
    “Ho viaggiato con lui per qualche tempo, dopo essere finito nel regno dell’Oscurità… dal quale siamo riusciti ad uscire grazie all’aiuto di Sora e di altri custodi.”
    “E Kagome? Per caso hai visto anche Kagome?”
    “Tranquillo, è al sicuro. Hanno salvato anche lei, assieme a qualche altra persona prigioniera di quel mondo.” Rispose il pilota, mentre Inuyasha tirava un sospiro di sollievo.
    “Shinji Ikari!” urlò Asuka, riprendendosi. “Cosa – accidenti – ti – è – successo?” sillabò, indicandolo con un dito. “Da quando puoi diventare un EVA?!”
    “Ecco… Direi da quando mi sono fuso con Ayanami…”
    “TU COSA?!” urlò ancora più forte la custode, raggiungendolo e afferrando per il bavero della maglietta. “Quindi me ne vado e tu ti diverti come un pervertito, eh?!”
    “Ma che hai capito?! Io e Ayanami si siamo fusi assieme al resto degli abitanti del pianeta! Abbiamo perso… il Third Impact è avvenuto… E tutti sono spariti… sono rimasto solo io…”
    Asuka spalancò gli occhi.
    “Cos’hai detto?”
    “Ehm… dici che è il caso di ricordargli che c’è ancora un robot dietro di loro?” chiese Marco a Inuyasha, che scosse le spalle.
    “Se tu vuoi interrompere Asuka, fai pure. Ma io, per esperienza, resto in disparte.”
    “In effetti, sembra che anche il pilota di quel robot sia interessato al discorso…” fece l’Animorph, annuendo.
    “Combattevamo per la parte sbagliata. La Nerv voleva solo far avvenire il Third Impact, e per farlo, Ayanami, che in realtà era una copia di Lilith, doveva fondersi con Adam, il primo angelo… Io sono stato catturato da lei, che mi ha letteralmente inglobato al suo interno. E insieme, abbiamo acquisito tutti gli esseri viventi, trasformati in LCL… poi non ricordo nulla… mi sono risvegliato nel mondo dell’Oscurità, dove ho scoperto che-”
    “Ma che bella storiella!” fece Anemone, interrompendolo, mentre di fronte al suo LFO si creava una sfera di energia. “Ma mi pare di capire che siate dalla stessa parte, perciò ora vi eliminerò tutti!”
    Non appena ebbe detto ciò, lanciò la sfera d’energia contro Shinji e Asuka.
    Quest’ultima evocò subito il Keyblade, pronta a deviare l’attacco, ma fu anticipata da Shinji, che fermò la sfera con una mano sola.
    “Dicevo… dove ho scoperto di aver acquisito i poteri di una divinità…” continuò, per poi distruggere la sfera come se niente fosse. “E questo spiega il perché sono qui. Sto girando per i mondi, cercando di aiutare dove possibile.”
    Asuka lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
    “Tu sei cosa?!” esclamò.
    Ma prima che potesse continuare, dalla Gekko Go uscì il Nirvash, che li raggiunse.
    “Ragazzi!” urlò Renton, rivolgendosi ai custodi. “Abbiamo un problema più grave!”
    “Di cosa si tratta?” chiese Inuyasha.
    Il robot alzò un braccio, indicando il cielo.
    “Di quella…” fece la voce di Eureka.
    I custodi alzarono lo sguardò, incrociandolo con un’astronave grande dieci volte rispetto alla Gekko Go.
    Non appena la vide, Marco sbiancò di colpo, cominciando a tremare.
    “Q-Q-Quella è…” cominciò, indietreggiando e attirando su di sé gli sguardi di tutti.
    “La conosci?” chiese Asuka, sorpresa da quel cambio di atteggiamento dell’Animorph.
    “Se la conosco? Se la conosco?!” esclamò lui. “Certo che la conosco! È la nave di Visser I, uno dei pezzi più grossi degli Yeerk!”
    “Yeerk? E che cosa ci fanno qui?” domandò Inuyasha. “Aveto capito che erano rimasti pietrificati assieme al tuo mondo.”
    Ma Marco non rispose, continuando a fissare con occhi spalancati l’astronave, che proseguiva nella sua discesa verso terra, superando in pochi minuti i custodi e i due LFO.
    “Ragazzi…” disse infine. “Qualunque cosa succeda d’ora in poi… reggetemi il gioco… E soprattutto, qualunque cosa che sentirete e vedrete… cercate di ignorarlo… Ah, e per voi, una volta finita la guerra, perderemo la memoria, chiaro?”
    “Cosa? Perché tutte queste storie?” domandò Asuka.
    “Io sto combattendo contro di loro… e finora non mi avevano mai visto nella mia forma umana…”
    “Forma umana?” chiese Renton. “Cosa intendi dire?”
    “E allora?” fece Shinji. “Crederanno che tu sia un semplice custode, no?”
    “Impossibile… mi avranno già riconosciuto… certo, non sanno che sono uno dei ribelli… ma sanno chi sono…”
    Detto ciò, cominciò a scendere a terra.
    “Noi andiamo ad avvisare Holland!” fece Renton, tornando a bordo della Gekko Go.
    “Anemone. Ti conviene scendere con noi. Continueremo dopo il discorso su chi è nemico o no. Se resti lì, rischierai la vita.” Disse Shinji.
    Senza protestare, anche il robot nero comincio a scendere di quota.
    Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono di fronte al portellone d’ingresso dell’astronave Yeerk.
    “Umpf. Quanto vogliono aspettare ad uscire?” fece Inuyasha, continuando ad osservare l’ingresso, mentre mostrava chiaramente i suoi artigli.
    Come se l’avessero sentito, il portellone s’apri, lasciando uscire una donna che si diresse subito verso i custodi, correndo.
    Lasciando tutti di stucco, corse da Marco, abbracciandolo.
    “Marco! Ma allora sei vivo!” esclamò la donna. “Come sono felice di rivederti! Temevo che fossi morto assieme a tutti gli altri! Volevo morire, mi maledicevo per non essere stata lì con voi…”
    “Smettila.” Fece il custode.
    “Come? Non sei felice di rivedere tua madre?” chiese la donna.
    “Madre?!” gridarono gli altri ragazzi.
    “Lei è tua madre?!” fece Shinji sorpreso, mentre Anemone, che era scesa dal The End, mostrava un po’ più d’interesse.
    “No.” Rispose Marco. “Non è mia madre.”
    “Ma come, non mi riconosci?”
    “Se vuoi farmi incontrare mia madre, allora abbandona il suo corpo, lurido Yeerk.” Disse freddamente l’Animorph. “O devo chiamarti Visser I?”
    L’espressione della donna cambiò di colpo, per poi tornare a sorridere, ma stavolta un sorriso ben diverso da quello mostrato prima.
    “Oh, così sai. Mi sorprendi sempre di più, umano.” Fece.
    “Quando sono diventato custode, mi sono stati rivelati parecchi segreti, ma non preoccuparti: una volta finita la guerra, dimenticherò tutto ciò che è successo dopo aver lasciato il mio mondo. Non potrò rivelare al mondo la vostra invasione. E non potrò sapere che mia madre non è morta, ma schiava di un alieno. Non sai quanto mi dispiace per questo…” disse Marco, usando un tono sempre più freddo.
    “Sicuri che sia ancora Marco?” chiese sottovoce Inuyasha a Asuka. “Dov’è finito l’idiota che pensa solo a ironizzare?”
    “È quello che mi sto chiedendo anch’io… E poi, cosa intende dire con ‘abbandona il suo corpo’?”
    La donna si girò verso di loro.
    “Oh… però vedo che non hai avvertito i tuoi compagni.”
    “Sinceramente speravo di non avere il dispiacere di incontrarti di persona… Ma dato che sei qui…” continuò l’Animorph, evocando il Keyblade. “Ti farò uscire a forza da mia madre!”
    “Speri davvero che sia così facile colpirmi? Dentro la mia astronave ci sono centinaia di soldati armati di laser, pronti ad attaccare tutti i presenti… Pensi davvero che tre miseri custodi possano resistere a lungo? Per quanto possano essere grandi i vostri poteri, non siete invincibili.”
    “Strano, per quel che mi risulta, il vostro esercito è stato messo in difficoltà da sei Andaliti, no?” rispose a tono il ragazzo.
    Sul volto di Visser I apparve una leggera incrinatura.
    “Dunque sai anche questo… Credo proprio che dovrò catturarti…”
    “Provaci.”
    “Come desideri. Attaccate!” urlò.
    Dal portellone dell’astronave cominciarono ad uscire decine di esseri strani, simili a quelli in cui si era trasformata Rachel durante il torneo, accompagnati anche da umani, che avevano in mano dei fucili laser.
    Inuyasha e Asuka evocarono anche loro i Keyblade.
    “Cavoli Marco… La prossima volta, puoi anche dircelo che tua madre in realtà è una conquistatrice spaziale. Ad averlo saputo prima, ci saremmo preparati!”
    “Come ho detto, speravo di non incontrarla…” rispose lui, guardando i nemici.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, alcuni di essi furono colpiti da dei raggi laser, provenienti dall’alto.
    Tutti si girarono, per vedere il Nirvash raggiungerli, continuando ad attaccare gli avversari, facendo attenzione a colpire solo gli alieni.
    “Non vi permetteremo di fare ciò che volete sul nostro mondo!” urlò Renton, per poi far girare il robot verso Anemone.
    “Stavolta potresti collaborare con noi? Dopo torneremo nemici come prima, ma ora ci serve tutto l’aiuto possibile!”
    La ragazza sorrise, per poi entrare dentro il The End.
    “Beh, almeno avete riconosciuto la mia superiorità. E va bene, vi aiuterò.”
    “Darò una mano anch’io.” Fece Shinji, mentre nella sua mano destra appariva dal nulla una lancia, la cui punta ad un certo punto si divideva, intrecciandosi per poi formare due lame parallele; mentre nella mano sinistra apparve una pistola.
    “La lancia di Longinus?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando la prima arma. “Non credi di darti troppe arie, StupiShinji?”
    “Ripeto che non sono stato io a chiedere questi poteri.”
    “Interessante…” fece Visser I, allontanandosi. “Credo proprio che prenderò tutti voi… e così, il nostro esercito conquisterà sicuramente l’intero universo!”
    Non appena ebbe detto ciò, i suoi soldati partirono all’attacco.
    Gli alieni cominciarono a far ruotare le loro lame, avvicinandosi, mentre gli umani cominciarono a far fuoco.
    Shinji alzò la mano con la pistola, creando di fronte a loro una barriera a forma di rombo, sulla quale i raggi si infransero, distruggendosi.
    Poi, senza lasciare il tempo agli altri di fare qualcosa, punto la pistola contro gli avversari.
    Ma al posto di normali proiettili, cominciò a lanciare una serie di sfere d’energia, che distrussero nel nulla tutti coloro che vanivano colpiti.
    “Fermati!” urlò Marco. “Non sono veramente malvagi! Sono manovrati da degli alieni che si nascondono dentro i loro cervelli!”
    “Che schifo!” commentò Asuka. “Qualcosa di meno raccapricciante non potevano inventarselo?!”
    “Allora come facciamo a liberarli?” chiese Eureka.
    “Dobbiamo costringerli ad andarsene. Se saranno in pericolo di vita, abbandoneranno il loro ospite!”
    “Tutto qui?” chiese una voce alle loro spalle.
    Prima che potessero far altro, un’onda d’energia li superò, colpendo il terreno ai piedi degli avversari, facendoli saltare in aria, senza però ferirli gravemente.
    “Allora sarà un gioco da ragazzi! Ho già avuto a che fare con alieni che manovrano gli altri.” Fece Pan, abbassando la mano.
    “Pan?” esclamò Marco. “Cosa ci fai qui?”
    “Semplice. Accompagno un Master del Keyblade a salvare altri custodi.”
    Tutti si girarono verso di lei.
    “Un Master del Keyblade?!” ripeté sorpresa Asuka. “E chi sarebbe? Aqua? È stata salvata?”
    “Sì, Aqua è stata salvata, ma è rimasta assieme a Yen Sid, Terra e Ventus.” Disse un'altra voce, mentre Edward si avvicinava a loro, avvolto dal suo mantello color oro. “Pan si riferiva a me: Master Edward Elric, ex Alchimista di Stato.”
    “Master… Edward Elric…” ripeté Marco, guardandolo sorpreso, come anche Inuyasha e Asuka. “COME SAREBBE A DIRE MASTER?!” urlò infine.
    “Sarebbe a dire che ha sostenuto e superato l’esame.” Rispose semplicemente Pan. “Tutto qui.”
    “E come mai nessuno di noi è stato avvertito? Anch’io avrei potuto sostenere quell’esame!”
    “Con il rischio di affrontare Dark stesso? A me è capitata Hikari, assieme ad un tipo strambo fatto di gomma… Ma a Black Star, è toccato affrontare il figlio dell’Oscurità…”
    “Aspetta… hai detto proprio “figlio dell’Oscurità”?” chiese Shinji. “Intendi dire la stessa Oscurità che abbiamo affrontato io, Sora e gli altri quando abbiamo salvato Aqua?”
    “Sì… anche se lo conoscete quasi tutti…”
    “No… non dirmi che è chi penso che sia…” fece Inuyasha.
    “Intendi Dark? Temo proprio di sì, anche se ha manifestato i suoi poteri solo una volta… sebbene l’unica testimone sia Hikari. Da quel che ho sentito, Dark l’ha quasi uccisa, dopo averla fatta a pezzi non so quante volte…”
    “Bene… Ricordatemi di non farlo infuriare… A noi come minimo ci farebbe a pezzi a livello subatomico… Solo, posso ricordarvi l’esercito di Visser I che ci sta minacciando?” fece Marco.
    “Tutto qui?” rispose l’alchimista, battendo i piedi per terra e creando un’onda di terra che investì in pieno l’esercito nemico, facendo cadere a terra tutti.
    Visser I guardò i suoi soldati, per poi sbuffare.
    “Umpf. Mettere fuori gioco il mio esercito come se niente fosse… Lo ammetto, voi custodi non siete da sottovalutare…”
    “Vattene finché sei in tempo.” Disse Marco. “E ringrazia che non posso farti niente. Anche se sono sicuro che mia madre invece vorrebbe che ti eliminassi anche sacrificandola.”
    “Non sbagli, custode.” Rispose Visser, dicendo l’ultima parola con disprezzo. “Tuttavia, devo darti ragione… al momento non sono in grado di affrontarvi. Credo che aspetterò la fine di questa guerra per prendere possesso dei vincitori.”
    “Fai pure.” Rispose Edward. “Sappi che però dovrai affrontare l’intero esercito dei custodi della Luce. Ce ne sono molti altri oltre a noi, credi di potercela fare?”
    L’alieno non rispose, limitandosi a girarsi verso l’astronave, dando ordine ai soldati di rientrare.
    “Non sottovalutate l’esercito Yeerk.”
    “Ci penseranno gli Andaliti a sconfiggervi. Anche quando tutti noi perderemo la memoria, loro continueranno ad affrontarvi.” Replicò Marco. “E sono sicuro che presto anche i popoli che avete sottomesso si ribelleranno.”
    “Attento a ciò che dici. Potresti anche finire male, a furia di fare l’eroe.”
    “Me lo ripeto tutti i giorni, ormai da molto tempo. Non so se e quando tornerò dalla guerra… perciò questo messaggio è rivolto direttamente al tuo ospite: mi dispiace. Quando tornerai libera, e io non dovessi esserci, spiega tutto a papà.”
    Visser I non disse nulla, limitandosi a rientrare nell’astronave.
    “Ehi, li lasciate andare via così?” domandò Renton, osservandoli partire.
    “Non attacchiamo mai se non per difenderci.” Rispose Edward, girandosi verso di loro.
    “Molto bene.” Disse Anemone da dentro il The End, puntandogli contro la propria arma. “Ora però direi che vi conviene arrendervi!”
    “Anemone! Che cosa stai facendo?!” esclamò sorpreso Shinji.
    “Rispetto gli ordini. Dewey mi ha ordinato di trattenervi il tempo necessario al caricamento.”
    “Caricamento? E di cosa?” domandò Pan.
    Ma prima che il pilota del The End potesse rispondere, sopra di loro apparve una fortissima luce, che anticipò l’arrivo di un enorme raggio d’energia.
    “Di quello!”
    “Che razza di onda energetica è?!” esclamò Pan, osservando il raggio avvicinarsi.
    “Maledizione!” urlò Edward, evocando il Keyblade e puntandolo verso esso, cercando di sigillarlo in una barriera, senza però riuscirci.
    “Proviamoci tutti insieme!” gridò Marco, aiutandolo, subito imitato dagli altri custodi, mentre Shinji e il Nirvash si girarono verso il The End, che si era alzato in volo per allontanarsi.
    “Addio, stupidi!”
    “Renton!” urlò la voce di Holland attraverso la radio. “Dovete fermare quel raggio! Sotto di voi si trova il…”
    Ma la sua voce fu sovrastata dal rombo dell’attacco, che ormai stava per colpirli, e che nonostante l’intervento di tutti i custodi, non accennava a fermarsi.
    “Dannazione!!!” urlò Edward, per poi rivolgersi agli altri. “Ci conviene creare una barriera attorno a noi! Forse così riusciremo a resistere all’impatto!”
    “Ok!” rispero in coro gli altri, obbedendo, includendo dentro la barriera tutti meno il The End e la Gekko Go, che riuscirono ad allontanarsi in tempo.
    Riuscirono ad erigere una barriera giusto pochi secondi prima che il raggio li colpisse.
    “Tenete duro!” urlò Inuyasha, mentre il terreno sotto di loro cominciava a riempirsi di crepe.
    “Ma come hanno fatto a creare un raggio così potente?” domandò Pan. “È potente quasi come l’onda del nonno!”
    “Io direi che abbiamo un altro problema…” fece Shinji.
    “E cos’altro ci manca? Che la terra si apra e ci inghiotta?!” replicò Marco.
    “Da quel che vedo… temo sia questione di secondi prima che succeda…” osservò Ed, guardando le crepe sotto di loro.
    “Ma com’è possibile?” chiese Renton.
    Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, le crepe aumentarono di dimensioni, fino ad unirsi.
    E pochi secondi dopo, tutti i ragazzi si ritrovarono a cadere nel vuoto, mentre il raggio li spostava assieme alla barriera, superandoli e andando a colpire una specie di albero gigante, disintegrandolo.
    Una forte luce li investì in pieno, offuscandogli la coscienza.


    Edward riaprì gli occhi qualche minuto dopo.
    La prima cosa che fece fu quella di verificare se anche gli altri stavano bene, e con suo grande sollievo, tutti i custodi erano vicino a lui, privi di sensi ma apparentemente salvi.
    “S-Stai bene?” fece una voce poco lontana, anticipando Shinji, che lo raggiunse a fatica.
    Aveva riportato diverse ferite di media entità, e stava cercando di tamponare le più gravi.
    “Mi pare sia tu quello più grave.” Rispose l’alchimista, per poi lanciare una magia curativa sul pilota di Evangelion. “Sono contento di essere riuscito ad apprendere almeno il Curaga… Non sono molto portato per la magia…”
    “Io ho usato quasi tutti i miei poteri per resistere a quell’esplosione… ma sono a malapena riuscito ad attutirla… Il Nirvash è semidistrutto, ma per fortuna Renton e Eureka stanno bene…”
    “Forse posso ripararlo io.” Fece l’alchimista, alzandosi. “Tu resta qui ad aiutare gli altri… ok?”
    “Va bene. Sono poco lontani da qui… Fai attenzione, non sappiamo se potrebbe arrivare un secondo attacco del genere… Non mi aspettavo che Anemone ci facesse attaccare così…”
    “Credo dovresti guardare questo… Temo sia stata ingannata anche lei…” rispose Ed, indicando un punto poco lontano.
    Shinji spostò lo sguardo, vedendo Anemone seduta a terra, con le lacrime agli occhi, che stava osservando i resti di un LFO molto simile al The End, ma di colore bianco, il quale sembrava avergli fatto da scudo, avendo così perso la testa.
    “Chi può essere il responsabile di tutto questo? Mi ricorda quello che ha fatto quell’essere nel mio mondo…” fece Edward, guardando la distruzione che li circondava. C’era molta sabbia, assieme a resti di alberi. E di fronte a loro, c’era un’enorme voragine, che doveva corrispondere al punto in cui si trovava l’albero gigante, che invece era scomparso nel nulla.
    “Quel raggio…” fece la voce di Pan. “Era qualcosa di enorme… sembra quasi che abbiano usato l’energia stessa di questo pianeta per lanciarlo… Ma è impossibile, mio nonno è l’unico in grado di usare una tecnica del genere…”
    “Dev’essere stato quel Dewey che ha nominato quella mocciosa…” disse Asuka, riprendendo i sensi. “Anche se mi chiedo come sia possibile…”
    “Guardate!” esclamò Inuyasha, usando le poche forze rimaste per indicare due navicelle, tra cui la Gekko Go, volare sopra di loro, scambiandosi una serie continua di missili.
    “Raggiungiamo Renton e Eureka.” Disse Marco, rialzandosi a fatica. “Dobbiamo aiutarli…”
    I custodi uno ad uno si alzarono, per poi seguire Shinji, che li guidò dai due.
    Li trovarono seduti dentro l’abitacolo del Nirvash, il quale aveva perso le gambe, oltre ad aver riportato decine di danni che sarebbero stati difficili da riparare.
    Renton teneva abbracciata Eureka, la quale stava tremando.
    “Tranquilla…” lo sentirono dire. “Vedrai che andrà tutto bene…”
    Quando li raggiunsero, i custodi notarono che il braccio sinistro di Eureka era diventato completamente di un verde fosforescente, e sulla schiena gli erano spuntate un paio di ali dello stesso colore.
    “Che cos’è successo?” chiese Edward.
    “Il Cluster di Comando…” rispose ansimando la ragazza. “Hanno distrutto il Cluster… il cuore dei Corallian… Hanno dato il via al limite di questione…”
    “Limite di questione?” ripeté Marco.
    “Se non facciamo qualcosa, il nostro pianeta verrà distrutto… sarà tutto cancellato…” rispose Renton.
    “E che cosa possiamo fare per evitarlo?”
    “L’unica soluzione… è che qualcuno prenda il posto del Cluster…”
    Ma i loro ragionamenti furono interrotti dal rumore di un’esplosione provenite dalla nave avversaria della Gekko Go, dalla quale cominciò ad uscire molto fumo, e che stava calando di quota.
    “Dewey è finito.” Fece Renton. “Holland deve aver deciso di chiudere i conti con lui…”
    “Bene, allora vediamo di mettere la parola fine a tutto questo. Forse combinando i nostri poteri, riusciremo a riportare in equilibrio questo mondo…” disse Marco, evocando il Keyblade.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, un'altra astronave li raggiunse, superandoli e dirigendosi verso le altre due.
    I custodi videro la Gekko Go sfondare la nave sulla quale si trovava Dewey proprio poco prima che la terza si fermasse poco lontana.
    “AH!!!!!!!”
    Tutti si girarono verso Eureka, che aveva cominciato a urlare improvvisamente, portandosi le mani al collare che aveva attorno al collo, dal quale stavano uscendo dei piccoli fulmini.
    “Eureka!” gridò Renton, cercando di aiutarla, ma venendo allontanato dalla ragazza.
    “Allontanatevi!” urlò lei, saltando giù dal Nirvash e facendo qualche passo, per poi fermarsi.
    Si girò giusto in tempo per mostrare a tutti il suo corpo diventare completamente verde, per poi esplodere, creando un vortice di luce rossa che avvolse tutti i presenti, che furono costretti a chiudere gli occhi per ripararsi.
    Il terreno sotto di loro cominciò a dissolversi.
    “E ora che cosa…” fece Pan, cercando di resistere alla forza dell’esplosione.
    “Non arrenderti!” disse una voce al suo fianco.
    Pan si girò sorpresa, aprendo gli occhi, ritrovandosi così di fronte a Goku, ancora bambino, il quale la guardava sorridendo, mentre sette sfere arancioni ruotavano attorno a lui.
    “Nonno!” urlò lei. “Che cosa ti è successo? Come mai sei qui?!”
    “Sono venuto a salutarti.” Rispose lui, per poi porgerli la mano. “Sei diventata forte. Continua così!”
    “Cosa vuoi dire? Perché parli come se…”
    “Ti darò una mano per l’ultima volta.” La interruppe lui.
    Le sette sfere s’illuminarono, avvolgendo Pan di un’aurea dorata.
    “Affido a te le sorti dell’universo.” Disse Goku. “E cerca di tornare. I tuoi genitori e la nonna sono molto preoccupati per te.”
    “Ma nonno, tu cosa…?!” fece Pan, che aveva spostato lo sguardo su se stessa per capire che cos’era successo.
    Ma la Sayan s’interruppe vedendo che Goku era scomparso nel nulla.
    “Nonno…” cominciò, poco prima che la luce la coprisse completamente, facendole perdere conoscenza.


    “Maledizione… Perché è successo tutto questo…?”
    “Siamo stati tutti ingannanti da Dewey. Non potevamo immaginare che avesse previsto tutto questo…”
    Pan riaprì a fatica gli occhi, accorgendosi di trovarsi sulla Gekko Go, la quale era in volo.
    “Speriamo che Renton e i bambini riescano a contattarla…” disse Holland, mentre gli altri custodi erano tutti seduti per terra.
    “Ti sei svegliata finalmente.” Fece Inuyasha.
    “Che cos’è successo?” chiese la Sayan.
    I custodi, assieme ai membri della Gekko Go, abbassarono lo sguardo.
    “Pare… che Dewey avesse un altro piano, che non aveva rivelato a nessuno…” cominciò Shinji. “Non sappiamo come, ma ha manomesso il collare che Eureka indossava, provocando la sua esplosione. Ma sembra che Eureka in qualche modo sia riuscita a opporsi. E ora… sta diventando lei stessa il nuovo Cluster di comando…”
    “Che cosa?!”
    “Renton e i bambini stanno cercando di mettersi in contatto con lei usando un Compact Drive.”  Continuò Talho. “Ma le speranze sono poche…”
    Senza dire altro, i membri dell’equipaggio si allontanarono, lasciando soli i custodi.
    “Maledizione!” urlò Edward. “Non siamo riusciti a fare nulla!”
    Nessuno riuscì a controbattere.
    “Sentite…” fece dopo qualche minuto Asuka. “Non è il momento di arrendersi. Alchimista, tu saresti in grado di aggiustare quel robot, vero?”
    “Sì, ma perché?”
    “Sei stupido? Per far sì che Renton possa raggiungere subito Eureka!” rispose lei, uscendo dalla sala e dirigendosi direttamente verso il garage dove era stato depositato il Nirvash.
    I custodi la seguirono sorpresi.
    Ma quando raggiunsero la destinazione, si fermarono.
    Di fronte a loro c’era Renton, che stava fissando il Nirvash, parlando a bassa voce, in modo che nessuno potesse sentirlo.
    Solo Inuyasha, grazie al suo udito fino, riusciva a capire i suoi mormorii, anche mentre il ragazzo cominciò ad arrampicarsi sul robot, entrando dentro.
    “Però… quel ragazzo è piuttosto determinato…” disse.
    I custodi si girarono verso di lui, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo.
    “Io ho bisogno…” disse Renton, alzando la voce e attirando su di sé l’attenzione. “Io ho bisogno di Eureka al mio fianco!” urlò infine.
    Non appena ebbe detto ciò, il Nirvash s’illuminò.
    Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, cominciò a cambiare forma e le parti danneggiate si ricostruirono da sole.
    Senza che nessuno potesse fare qualcosa, sfondò il soffitto, uscendo e fermandosi sul tetto della nave.
    “Che cosa diamine…” fece Asuka, uscendo fuori seguita da tutti gli altri.
    Quando raggiunsero il Nirvash, videro che attorno a loro c’erano migliaia di creature volanti, dalla forma indefinita, i quali avevano completamente circondato la Gekko Go.
    “Oh, grandioso! E questi cosa sono?!” domandò Inuyasha, evocando il Keyblade, imitato subito dagli altri, mentre Shinji evocava la lancia.
    “Non preoccupatevi!” fece la voce di Renton da dentro il Nirvash. “Ci penso io a loro!”
    “Sei pazzo? Hai visto quanti sono?!” replicò Marco.
    “So cosa fare! Accetterò le conseguenze… se Eureka mi chiamerà assassino per questo, non m’importerà! Perché io devo salvarla, a ogni costo!”
    Prima che potessero fermarlo, il Nirvash s’alzò in volo, lasciando dietro di sé una scia color arcobaleno.
    Si fermò proprio al centro del cerchio formato dalle creature, puntando contro di loro un dito del robot.
    Pochi secondi dopo, dal suo petto uscì un raggio d’energia, che cominciò a colpire gli esseri, disintegrandoli.
    Sotto lo sguardo sorpreso dei custodi, il Nirvash si limitò a girare su se stesso, sterminando in pochi secondi l’intero esercito, per poi volare via, dirigendosi verso una sfera rossa che si ergeva nel cielo.
    “Però…” commentò stupito Marco. “Sarà un peccato non averlo dalla nostra parte…”
    “Possiamo andarcene.” Fece Inuyasha, aprendo un varco, sorridendo. “Non ha bisogno del nostro aiuto.”
    “Ne sei sicuro?”
    “Saremmo solo d’impiccio. Meglio per noi allontanarci da questo mondo. Chissà, magari in futuro lo rivedremo… Gli auguro solo di riuscire a salvarla.”
    Detto ciò, il mezzodemone attraversò il varco, seguito poco dopo dagli altri.
    Asuka si fermò poco prima di attraversarlo, assieme a Shinji.
    “Che succede?” chiese lui.
    “Stavo pensando a quella ragazza… Eureka… È fortunata. Avere qualcuno che rischia così tanto per lei…” rispose lei, senza girarsi.
    “Asuka…?”
    “Però questo dimostra anche la sua debolezza! Dovrebbe essere in grado di cavarsela da sola!” precisò subito la custode, correndo dentro il varco.
    Shinji la guardò sorpreso.
    “Cavoli… mai una volta che riesca a dire le cose come stanno…” commentò, seguendola, mentre sopra di loro la sfera rossa cominciava a dissolversi.

    Edited by darkroxas92 - 19/1/2012, 21:23
  11. .
    Titolo: Equilibrio Special 03: Una ciurma al polo nord! Missione: salvare Santa Claus!
    Autore: darkroxas92
    Fandom: Kingdom Hearts
    Rating: Verde
    Warning: Spoiler
    Pairing: Nessuno
    Trama: In questo special, i custodi della mia fiction si ritroveranno a dover salvare Santa Claus, e con lui il Natale. Ad affiancarli due gruppi imprevedibili (e potenzialmente pericolosi). Ci riusciranno?
    Note: Nessuna
    Wordcounter: 6174
  12. .
    Jingle bells, jingle bells, Jingle all the way...
    BUON NATALE A TUTTI!
    ed eccomi qui con un piccolo special natalizio di Equilibrio!
    Ebbene sì, ispirato da un film, ho deciso di scrivere questo breve special, anche per non farvi aspettare troppo tra i vari capitoli XD.
    Beh, stavolta non ci sono recensioni a cui rispondere (risponderò non appena ci riesco XD), perciò ringrazio infinitivamente Lyberty89 per avermi fatto da betareader anche per questo special!
    Tuttavia, alla fine di questo special, finalmente potrette ammirare l'oggetto chiave di Equilibrio! Ebbene sì, il famoso ciondolo finalmente è visibile!
    E ora, ancora auguri e buona lettura!
     
    Special 03: Una ciurma al polo nord! Missione: salvare Santa Claus!
    “Etciù!”
    Asuka starnutì sonoramente, chiudendosi in un abbraccio per scaldarsi.
    “D-Di chi è stata la brillante idea di farci sbucare in questa landa desolata di ghiaccio?!” urlò, girandosi verso Marco e Inuyasha, che si voltarono dalla parte opposta.
    “Senti, neanch’io sono tanto a mio agio qui...” fece l’Animorph. “E poi lo sai che la prima volta i varchi si aprono in un posto a caso.”
    “Sì, ma perché proprio in mezzo ai ghiacci?!” sbraitò la custode.
    “E sta zitta! Non fa poi così tanto freddo.” disse Inuyasha.
    “Sei tu che non senti il freddo!!!” urlarono insieme gli altri due.
    “Maledizione… se solo sapessimo usare l’alchimia, potremmo crearci dei piumoni…” si lamentò Marco, sfregandosi le mani per scaldarle.
    “Meglio se ci muoviamo. Magari troveremo qualche villaggio…” fece Asuka, alzandosi in volo.
    “Buona idea.” Concordarono gli altri due, seguendola.
    Proseguirono per diversi minuti, fino a quando non furono costretti a fermarsi per il freddo.
    “Accidenti…” disse Asuka, creando una sfera di fuoco che tenne sollevata di fronte a sé. “Di questo passo dovremmo ritirarci per non morire congelati.”
    “Però se siamo usciti qui, un motivo dev’esserci…” fece Inuyasha.
    “Sì, magari per incontrare Babbo Natale…” rispose Marco, zittendosi quando gli altri due si misero a fissarlo.
    “Chi?!” chiesero insieme.
    L’Animorph sgranò gli occhi.
    “Che cosa? Posso capire Inuyasha, ma tu Asuka? Non l’hai mai sentito nominare? A Natale chi è che ti portava i regali?”
    “Scusa, ma nel mio mondo, dopo la quasi apocalisse, quella festa ha perso gran parte del suo significato…”
    “Comunque chi sarebbe?”
    “Beh… A dir la verità non c’è la certezza che esista realmente, ma da quel che ho potuto verificare, su gran parte dei mondi lo conoscono. In una notte precisa dell’anno, il 25 dicembre, si dice che porti regali a tutti i bambini che hanno fatto i bravi.”
    “E per qualche motivo lo farebbe?”
    Marco alzò le spalle.
    “Non ne ho idea. Si sa solo che lo fa ogni anno, portando i regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte.”
    “È un custode?” domandò Inuyasha. “Per potersi muovere così velocemente, deve usare i varchi…”
    “No, no, nulla del genere. Viaggia su una slitta trainata da renne volanti.” Spiegò il ragazzo.
    “Come scusa? Non sa che esistono gli aerei?”
    Marco si mise a ridere.
    “Beh, lui lavora da molto prima che venissero inventati, e poi, è in grado di manipolare il tempo, anche se solo a Natale.”
    “E perché dici che potremmo incontrarlo qui?”
    “Perché secondo la storia, abita al polo nord, ovvero un posto straordinariamente simile a questo.”
    “Però… tu hai detto che arriva con una slitta, vero?” chiese Asuka, alzando lo sguardo.
    “Così dicono. Nessuno l’ha mai visto.”
    “Quindi potrebbe avere anche una nave?”
    Marco la guardò sorpreso.
    “No, nessuna nave. Perché?”
    “Perché c’è una nave che sta cadendo giù dal cielo…” rispose la custode.
    L’Animorph si girò, vedendo così una nave che stava per schiantarsi su di loro. Questa aveva la testa di un leone come polena che spiccava sulla prua, la cui cresta ricordava di più i petali di un girasole, e dietro di lui c’era una coppia di ossa incrociate della sua stessa grandezza.
    Un particolare che notarono subito tutti fu la bandiera nera che sventolava sull’albero maestro, che raffigurava un teschio che indossava un capello di paglia.
    “Una nave pirata… in mezzo ai ghiacci?!” esclamò sorpreso, per poi volare via assieme agli altri due, evitando giusto in tempo di venire presi in pieno.
    La nave spaccò leggermente il ghiaccio, arrestando la sua corsa una ventina di metri più in là.
    I tre custodi si avvicinarono lentamente, pronti ad evocare i Keyblade.
    “Dite che c’è qualcuno?” chiese Inuyasha.
    “Non saprei, ma dubito che anche se ci fosse stato qualcuno, sarebbe uscito illes-”
    “Idiota!” urlò un’arrabbiata voce femminile, proveniente dalla nave.
    I custodi alzarono lo sguardo, giusto in tempo per vedere la sagoma di una persona venire scaraventata in cielo.
    Tale figura cadde proprio di fronte a loro, rimbalzando sul ghiaccio come se fosse una pallina e rotolando fino ai loro piedi, guadagnandosi i loro sguardi increduli.
    Si trattava di un ragazzo che indossava uno smanicato rosso e dei jeans corti, con una cicatrice sotto l’occhio sinistro e un cappello di paglia poggiato sulla testa.
    “Come ti viene in mente di far saltare la nave dentro un varco che si è aperto dal nulla?! Che razza di capitano sei?!” continuò la voce, mentre una ragazza dai capelli arancioni si sporgeva dal ponte.
    “Avevo sentito dire che i pirati erano rudi… ma non credevo che facessero volare i propri capitani…” fece Marco, guardando prima il ragazzo e poi la ragazza, che restituì loro uno sguardo curioso.
    “E voi chi siete?” domandò.
    “A dir la verità siamo noi a doverlo chiedere. Ci siete quasi caduti addosso poco fa!” sbraitò Asuka.
    “Scusateci, non era nostra intenzione. Ci siamo ritrovati senza alcun preavviso a cadere nel vuoto, e la nostra nave non è attrezzata per queste situazioni.”
    “Sciocchezze!” Disse un’altra voce. “Questa nave l’ho costruita io, perciò è in grado di resistere a tutto!”
    Poco dopo, un uomo dai capelli azzurri che indossava solo una camicia hawaiana e un paio di slip blu affiancò la ragazza, guardando i custodi e il ragazzo ai loro piedi.
    “Cavoli Nami, mi chiedo sempre come tu riesca a fargli del male. Sicura di non aver mangiato qualche frutto o sostituito qualche arto?”
    “Non sono mica un mostro come voi, sai Franky?!” gli urlò contro l’altra.
    “Ahi, ahi…” fece il ragazzo svenuto, riaprendo gli occhi. “Che cos’è successo?”
    Ma si fermò vedendo lo sguardo dei tre custodi sopra di lui.
    “Salve! Anche voi siete finiti qui perché avete attraversato un varco che si è aperto a caso vicino a voi?” chiese il ragazzo col cappello, mostrando un sorriso a trentadue denti.
    “A dir la verità noi saremmo in missione...” intervenne Marco.
    “Missione?” ripeté l'altro, cercando un ricordo particolare da associare alla parola. “Ah! Voi dovete essere dei custodi!” esclamò, allargando ulteriormente il suo già enorme sorriso.
    Gli altri cinque sgranarono subito gli occhi.
    “Che cosa?” fece sorpresa Nami. “Loro sarebbero dei custodi?!”
    “E tu come fai ad esserne certo?” chiese Franky.
    “Ve l’ho detto che ne ho già incontrato un gruppo, no?” rispose lui come se niente fosse, saltando in piedi. “Ho sentito che parlavano di missioni per salvare i mondi!”
    “E chi avresti incontrato?” chiese Inuyasha. “Noi non ti abbiamo mai visto prima!”
    “Ho combattuto contro uno di loro per una specie di esame… Com’è che si chiamava? Creava dal nulla qualsiasi cosa volesse…”
    “Aspetta, di che colore erano i capelli?” chiese Marco.
    “Biondi, perché lo conoscete?”
    “Allora deve aver incontrato quell’Edward.” Rispose Asuka.
    “Insomma, si può sapere che cosa sta succedendo?” chiese un uomo dai corti capelli verdi, uscendo sul ponte, seguito da un biondo e da un altro ragazzo coi capelli neri chiusi dentro un casco, sopra il quale erano appoggiati degli occhiali da aviatore.
    “Pare che abbiamo quasi investito dei custodi.” Rispose Nami.
    “Chi?” chiese l’uomo dai capelli verdi, poco prima di ricevere un calcio sulla schiena da parte del biondo.
    “Quelli che dovrebbero salvare l’universo, imbecille di uno spadaccino!” fece.
    “Di’ un po’, cuoco da strapazzo, vuoi che ti faccia a fette adesso o aspetto dopo l’ora di pranzo?”
    “Provaci!”
    Ignorando i due, il terzo si affacciò dal ponte.
    “Sono loro? Credevo che in quel gruppo ci fosse qualcuno di più… forte…”
    Non appena lo ebbe detto, Asuka schizzò in volo verso di lui, creando una sfera di fuoco che gli puntò contro.
    “Scusa, temo di non aver sentito bene la tua frase… Potresti ripetere per piacere?”
    “T-Tu stai volando… E stai usando il fuoco come se niente fosse!”
    “Se preferisci, posso colpirti con dei fulmini o delle raffiche di vento. Di ghiaccio mi sembra che ce ne sia fin troppo, no?”
    “Mai un po’ di pazienza, eh?” chiese Marco, raggiungendola assieme a Inuyasha.
    “Ehi, ora che lo vedo meglio, cosa sono quelle cose sulla testa?” chiese Franky, indicando il mezzo demone.
    “Sono orecchie, idiota. Che cosa dovrebbe essere?”
    “Orecchie?” ripeté una donna dai capelli neri, uscendo da una porta, seguita da una piccola renna che camminava su due zampe. “Non ne ho mai viste del genere… Tu, Chopper?”
    “No.” Rispose la renna. “Ma se è per questo, non ho mai visto nessuno con simili poteri…”
    I tre custodi atterrarono sul ponte, per poi girarsi verso il ragazzo che era rimasto a terra.
    “Ehi, vuoi una mano per risalire?” chiese Marco.
    “Grazie, ma non ce n’è bisogno!”
    Senza che i custodi potessero dire altro, il ragazzo tirò indietro il braccio, come per sferrare un pugno, per poi portarlo avanti.
    Con pura incredulità dei custodi, esso si allungò fino a raggiungere l’albero, per poi trascinare dietro di sé il resto del corpo.
    “Eccomi!” esclamò sorridendo il capitano.
    Ma i tre custodi non lo sentirono nemmeno.
    “Sì è… allungato!” esclamò Inuyasha, evocando il Keyblade. “Che razza di demone è?!”
    “Demone? Oh, no, nulla del genere. È solo Rufy, il nostro capitano.” Disse un'altra voce, mentre una nuova figura usciva sul ponte.
    Di fronte ai custodi apparve uno scheletro vestito con eleganti abiti neri dall’ampia e scura pettinatura afro, con in mano un violino.
    “U-Uno scheletro parlante!!!” urlò Asuka.
    “Yohohoho! Non si preoccupi, bella signorina, non sono pericoloso. Tuttavia, per farsi perdonare la sua mancanza di tatto, potrebbe mostrarmi le sue-”
    “Non ci pensare nemmeno!” urlò Nami, colpendolo con un pugno e rispedendolo dentro la nave.
    “Ma cos’è questa storia che tutte le donne sono manesche?” chiese Inuyasha. “Kagome, Asuka, Pan, questa qui…”
    “Ehm… Inuyasha, non per dire, ma credo che non ti convenga fare simili commenti… almeno, gli sguardi omicidi che ti stanno lanciando farebbero tremare chiunque…”
    “Bah, da quel che ho visto, Dark non si fa tanti problemi a dire ciò che pensa… sbaglio, o a Hikari ha detto chiaro e tondo che è tutta colpa sua?”
    “Un conto è parlare con uno che può distruggere un mondo con un dito, un conto è parlare con qualcuno che ti può riempire di botte…”
    “Distruggere il mondo?!” ripeté la renna. “Come sarebbe a dire?!”
    “Niente, solo un nostro amico che ha poteri incredibilmente devastanti…”
    “Umpf. Però io non l’ho mai visto usare un potere simile…”
    “E per fortuna! Ho sentito che ne ha distrutto uno solo, ovviamente disabitato, però sempre un mondo era…”
    “Bah. Per me è uno che si fa troppi problemi, arrivare ad affrontare sé stesso… Che esagerazione…” fece Asuka, sbadigliando. “Comunque non ho capito che cosa voleva lo scheletro.”
    “Credimi, meglio che tu non lo sappia. È una sua stupida fissa… E parlando schiettamente, non ho intenzione di far irritare una custode! Soprattutto se siete veramente potenti… e a questo proposito…” disse Nami, abbassando la voce. “Immagino abbiate trovato innumerevoli tesori, non è vero?”
    “Tesori? Spiacente, ma noi lavoriamo gratis.” Rispose l’ex pilota. “Nemmeno quando pilotavo l’EVA venivo pagata, ora che ci penso…”
    “Non ho ancora sentito parlare di eroi a pagamento, sinceramente parlando…” replicò Marco.
    “Io invece ho in mente un certo monaco che non si faceva troppi scrupoli nel chiedere ricompense anche salate…” fece Inuyasha.
    “Comunque, che cosa ci fa una nave pirata in mezzo ai ghiacci?” domandò l’Animorph.
    “È una lunga storia… Diciamo solo che un certo capitano, dopo essere sparito nel nulla per qualche ora, ha visto uno strano varco luminoso nel mezzo dell’oceano e ci ha fatto finire dentro la nave.” rispose il biondo, interrompendo il suo litigio con lo spadaccino. “Ad ogni modo, non ci siamo ancora presentati.”
    Dicendo ciò, si diresse verso Asuka, prendendole la mano per posarvi un bacio sul dorso.
    “Piacere di conoscerla, bella signorina. Io mi chiamo Sanji. E lei?”
    Asuka rimase ferma per qualche secondo.
    Poi, cogliendolo di sorpresa, gli diede un calcio, allontanandolo di qualche metro.
    “Io sono Asuka Sōryū Langley, e per tua informazione, sono già fidanzata!”
    “Davvero?” chiese Marco. “E con chi? Shinji?”
    La ragazza si voltò verso di lui, fissandolo per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
    “Io… fidanzata con StupiShinji? Non farmi ridere, per carità! Parlo del signor Kaji ovviamente!”
    “Quel tipo vecchio che usciva con Misato? Almeno, così mi è parso di capire…” replicò Marco.
    “Non è vecchio!”
    “Io non dovrei parlare, visto che Kagome ha solo sedici anni…” fece Inuyasha, grattandosi la guancia.
    “E perché, tu quanti ne hai?” chiese Rufy.
    “Più di cinquanta.” Rispose tranquillamente.
    “Davvero?!” esclamò Usop, guardandolo assieme a Chopper con gli occhi luccicanti. “Cavolo, li porti benissimo! Hai mangiato qualche frutto del diavolo?”
    “Frutto di che?! Sono un mezzo demone, ecco perché invecchio più lentamente.”
    Asuka voltò lo sguardo verso il cielo, vedendo il sole tramontare.
    “Presto farà buio…” fece, girandosi nuovamente verso gli altri.
    “Già…” rispose Marco, girandosi verso Inuyasha. “Ehi, tutto bene?”
    Ma il mezzo demone non rispose, osservando il sole sparire, lasciando spazio ad una notte scura, illuminata solo dalle stelle.
    “Cavoli… non ci voleva…” disse lui.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, le sue orecchie cominciarono a diventare più piccole, fino a scomparire tra i capelli, che nel frattempo stavano diventando sempre più scuri, fino a essere completamente neri.
    Anche i suoi artigli si accorciarono, lasciando spazio a delle normali unghie da uomo.
    “Che cosa ti è successo?!” esclamò Asuka.
    “Sono diventato umano…” sbuffò il custode, spostandosi i capelli e mostrando due orecchie normali. “Nelle notti di luna nuova, perdo tutti i miei poteri da demone e divento un umano… Etciù! E ora comincio a sentire freddo anch’io…”
    “F-Fantastico! Un uomo mannaro!” esclamò Chopper, rifugiandosi subito dietro a Robin quando Inuyasha lo congelò con uno sguardo.
    “Usop, vai a vedere se vedi qualcosa!” ordinò Nami. “E tu, Zoro, vedi di andare a tagliare il ghiaccio che blocca la nave.”
    Lo spadaccino sbuffò, per poi saltare giù dal ponte.
    “Okay, direi che i nomi li abbiamo sentiti quasi tutti…” fece Marco. “Mancano solo quello scheletro e quella donna.”
    “Io mi chiamo Nico Robin.” Rispose la diretta interessata.
    “Mentre io sono Brook. Il mio cuore batterebbe di gioia per questo fortuito incontro… solo che io un cuore non ce l’ho! Yohohoho!!”
    “E credo che intenda dire fisicamente… Non come un Nessuno…” disse sottovoce Asuka.
    “Ehi, vedo qualcosa!” urlò Usop dalla cima dell’albero.
    “Che cos’è?”
    “Direi… una voragine! Una voragine di ghiaccio!”
    “Tutto qui? E perché ci hai avvertito? Devi vedere di trovare qualcuno di vivo!”
    “Beh… So che non ci credete, ma mi è sembrato di vedere una specie di slitta volarci dentro!”
    Immediatamente, Asuka e Inuyasha si girarono verso Marco.
    “Scusa… com’era la storia di questo Babbo Natale?” chiese il neo moro.
    “Io l’avevo detto tanto per dire… Nessuno prima d’ora aveva mai trovato dove abitasse…”
    “Quindi tu sai di chi si tratta?” chiese Sanji.
    “Non ne sono sicuro, ma se è chi penso, non dovrebbe assolutamente essere pericoloso.”
    “Allora ci conviene andare a chiedere aiuto.” Disse Zoro, risalendo sulla nave. “Questo ghiaccio non ha la minima intenzione di rompersi.”
    “Ora che ci penso… Quando prima abbiamo accesso il fuoco, il ghiaccio non ha dato nessun segno di scioglimento e il calore qualcosa doveva fare…”
    “Che cosa aspettiamo?” chiese Rufy. “Andiamo a parlare con questo Babbo quel che è!”
    “Perché ho l’impressione che finirà male?” si domandò l’Animorph.
    “Beh, a questo punto ci conviene andare a controllare, no?”
    “Già…”
    “Allora sarà meglio che indossiate questi!” disse Nami, lanciando tre piumoni ai custodi, che li presero al volo. “Per vostra fortuna, ne avevamo qualcuno in più.”
    “Grazie mille! Temevo di morire congelata.”
    Pochi minuti dopo, tutti erano pronti a partire.
    “Però se poi ci perdiamo? Rischiamo di non trovare più la Sunny…” fece Franky.
    “Tranquillo. Ora che l’abbiamo vista, possiamo tornarci in qualsiasi momento. Noi custodi possiamo aprire varchi per andare ovunque vogliamo, ma è meglio se conosciamo il posto.”
    “Perfetto! Allora forza ciurma, avanti tutta!”
    “Quand’è che siamo diventati parte della ciurma?” mormorò Inuyasha.
     
    Il gruppo impiegò circa un’ora per raggiungere il punto indicato da Usop.
    Si trovavano di fronte ad un’enorme lastra di ghiaccio, che terminava con una specie di cerchio, che dava sul vuoto.
    “Non rischiamo di romperlo se ci saliamo tutti sopra?” chiese Sanji, accedendosi una sigaretta.
    “Non credo…” rispose Marco. “Mi sembra decisamente spesso. Direi che non corriamo pericoli e alla peggio, noi possiamo volare, perciò dovremmo riuscire per lo meno ad attutirvi la caduta.”
    “Ma che bella consolazione.”
    “Posso usare il mio potere in quel caso.” Fece Robin.
    “Giusto!” esclamò Nami. “Allora direi che non corriamo alcun pericolo!”
    Il gruppo si avvicinò alla voragine, fermandosi al suo limitare.
    Lentamente, tutti sposero la testa, per poi spalancare gli occhi sorpresi.
    Sotto di loro, a diverse centinaia di metri di profondità, c’era un villaggio, i cui abitanti sembravano decisamente di fretta.
    “Un villaggio sotto il ghiaccio?!” esclamò sorpreso Zoro. “E che cosa ci fa?!”
    “Il villaggio di Babbo Natale.” Rispose Marco. “Non pensavo l’avrei mai visto, nemmeno dopo essere diventato un custode!”
    “Sicuramente avranno da mangiare!” urlò Rufy, buttandosi giù.
    “Fermo!!!” urlarono tutti inutilmente.
    “Ma non ha un briciolo di giudizio quello lì?!” esclamò Inuyasha.
    “Rufy… giudizio? Credo sia più facile che un assassino cominci ad andare in giro a salvare le persone… O magari, che diventi custode.”
    “Conoscendo altri custodi, io non lo darei troppo per scontato… Non ho ancora ben chiaro come li scelgano…”
    “Però come facciamo? Non possiamo portarli giù tutti…” fece Asuka.
    “Usiamo il varco, no? Basterà che uno di noi scenda e…”
    Ma Marco fu interrotto da una serie di urla provenienti dal villaggio, seguite dal suono di una sirena d’allarme.
    “No, non voglio sapere che cos’ha combinato Rufy cadendo giù…” sospirò Nami, poco prima che una voce risuonasse dentro la concavità.
    “Attenzione, intrusi! Preparare le difese! Attenzione, intrusi!”
    “Da quando Babbo Natale ha un impianto anti intrusione?!” esclamò Marco.
    “Non doveva essere innocuo?” domandò Asuka.
    “Finora ho sentito così! Sentite, voi come siete messi con le barriere?”
    “Bah, non ne trovo l’utilità, però so crearle… Perché?”
    “Perché trascineremo giù tutti tramite una barriera.” Spiegò l’Animorph.
    “Scusate se mi intrometto…” fece Usop. “Ma non credo di aver ben capito che cosa volete fare…”
    “Detto in parole semplici…” rispose il mezzo demone, dando un calcio al pirata e facendolo cadere giù. “Si scende!”
    Senza dire altro, si buttò anche lui, evocando il Keyblade e circondando Usop con una barriera, che lo fece rimanere sospeso in aria.
    “Fantastico! Usop sta volando!” esclamò Chopper.
    “Voi cosa fate?” chiese Asuka.
    “Ci garantite che non ci sono pericoli?”
    “La barriera svanirà solo se chi l’ha evocata lo desidera o viene sconfitto.” Spiegò Marco, per poi avvolgere tutti i pirati in un'unica barriera, per poi farla volare attraverso la voragine.
     
    Quando atterrarono, si nascosero subito dietro una delle case.
    “Bene, ora che facciamo, esperto del Natale?” chiese Inuyasha.
    “Beh, prima di tutto, cerchiamo di ritrovare Rufy e poi spiegheremo la nostra situazione. Babbo Natale dovrebbe essere la bontà fatta persona, non credo ci negherà il suo aiuto…”
    “Perché dici ‘dovrebbe’?” domandò Asuka.
    “Per il fatto che non mi risultava che fosse in possesso di un impianto di sicurezza…”
    “Ehi, finalmente siete arrivati!” disse una voce dietro di loro.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a Rufy, che li guardava sorridendo.
    “Rufy! Come hai fatto a scappare?!” esclamò sorpresa Nami. “Intendo, senza devastare nulla...”
    “Scappare? E da chi? Non mi ha visto nessuno.”
    Tutti lo guardarono per qualche secondo.
    “Allora… per colpa di chi è suonato quell’allarme?” chiese Zoro.
    “Non sarà arrivato qualche sgherro di Xehanort, vero?” azzardò Marco.
    “Non credo. Prima di diventare umano, non ho avvertito nessun odore strano.” Replicò Inuyasha.
    “Sarebbe semplice scoprirlo: basterebbe entrare nel palazzo più grande, no?” propose Rufy.
    “Sì, così se ci sono più nemici, siamo belli che fregati…” disse l’Animorph. “Se solo Dark o Edward fossero qui… potremmo scoprirlo subito…”
    “Di’ un po’ Marco…” cominciò Asuka. “Quand’è che sei diventato stupido?”
    Il custode si girò verso di lei.
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Chi di noi può tranquillamente intrufolarsi in quel palazzo passando inosservato come un insetto?”
    “E chi si è dimenticato il fatto che gli insetti con questo freddo resistono sì e no qualche minuto? E purtroppo non ho il DNA di un pinguino, senza considerare che se siamo al polo nord, sarebbe un tantinello strano.”
    “DNA? È qualcosa che si mangia?” chiese Rufy.
    “No, non proprio…”
    “Potresti trasformarti in me, no?” propose Inuyasha.
    Marco scosse la testa.
    “Diventerei uguale a te. Quindi anch’io verrei influenzato dalla luna nuova.”
    “Ma si può sapere di cosa state parlando?!” esclamò Sanji.
    Marco sospirò.
    “È il mio potere: posso trasformarmi in chiunque tocco.”
    “Davvero?! Fantastico!” urlò il capitano.
    “In chiunque?” chiese Robin.
    “Animali, esseri umani, demoni, mostri, alieni… Quello che preferite…”
    “E puoi parlare quando ti trasformi?” chiese Chopper.
    “Beh, posso comunicare con la mente.”
    “Non ho mai sentito parlare di un frutto del genere…”
    “Frutto? L’avete già nominato altre volte, ma non ho ancora capito di cosa parlate.” Disse Asuka.
    “Volete dire che non avete mai sentito parlare dei frutti del diavolo?”
    I tre custodi scossero la testa.
    “Ok, allora credo che sia più facile mostrarvelo.” disse Robin, per poi incrociare le braccia di fronte a sé.
    Con grande stupore dei tre, dalla neve spuntarono decine di braccia, identiche a quelle della donna di fronte a loro.
    “Chi ha mangiato uno di quei frutti, acquisisce poteri particolari. Rufy, come avete visto prima, è diventato di gomma. Io posso far apparire qualsiasi parte del mio corpo dove voglio e nelle quantità che voglio. Chopper, che è una renna, come potete vedere può comportarsi e agire come un umano. E Brook… beh, era morto ed è tornato indietro.”
    “Purtroppo un anno troppo tardi! Yohohoho!!!!” disse lo scheletro.
    “Cavoli… Immagino che questi frutti non si trovino di certo al mercato.”
    “Infatti ne esiste uno solo per potere.”
    Ma prima che potessero continuare, un’esplosione proveniente dal palazzo indicato prima da Rufy li costrinse a voltarsi.
    “E ora che diamine…” cominciò Inuyasha, poco prima di essere interrotto da una seconda esplosione, che scaraventò fuori dal palazzo qualcosa, che atterrò proprio di fronte a loro.
    Tutti quanti si sporsero per vedere di cosa si trattasse.
    “Corpo di mille balene…” disse una voce da sotto la neve, anticipando la comparsa di un pinguino. “Devo dire a Rico di controllarsi di più quando gli ordino di scatenarsi…”
    “Un pinguino… parlante…?” fece Marco, guardandolo sorpreso.
    Skipper si girò verso di loro.
    “E voi chi siete?”
    “Questo lo dovremmo chiedere noi… Che ci fa qui un pinguino?”
    “Top secret, mi dispiace.”
    “Skipper!!!” urlò una voce, mentre tre piccole figure nere si avvicinavano scivolando sulla neve, per poi saltare e atterrare in piedi di fronte al pinguino, mostrando di essere anche loro dei pinguini.
    “Skipper, siamo nei guai. Si è dimostrato immune a tutte le nostre tecniche, e Rico ha quasi finito le munizioni!” fece uno dei nuovi giunti. “E ho finito le opzioni a disposizione!”
    “Calmatevi soldati! La situazione è disperata, senza ombra di dubbio. Abbiamo seguito quell’essere viaggiando di mondo in mondo, e ora che si è fermato, non possiamo arrenderci!”
    “Aspetta aspetta aspetta!” lo interruppe Marco. “Hai parlato di mondi?!”
    “Certo! Veniamo da un altro mondo!”
    “Com’è possibile? Solo i custodi possono…”
    “Oh, ma noi conosciamo dei custodi. Come che si chiamavano, Kowalsky?”
    Il pinguino interpellato tirò fuori un block notes.
    “Se ben mi ricordo, qualcosa come Sota, Risu e Kailu… ma erano diversi…”
    “Sora, Riku e Kairi?!” esclamarono insieme i tre custodi.
    “Esatto! Proprio loro!”
    “Beh, questo gioca a vostro favore, però ancora non ho capito contro chi state combattendo…”
    “Cretini!” urlò una voce alle loro spalle.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad uno strano essere bianco con un cilindro e un bastone da passeggio tra le mani.
    “Osare interrompermi mentre narro le mie gesta eroiche! Nessun cretino aveva mai osato tanto!”
    “Oh, no, ci ha raggiunto!” esclamò un altro pinguino.
    “Soldato, non farti prendere dal panico! Ricordati che siamo i pinguini più forti dell’universo! Rico, armi!”
    Il quarto pinguino annuì, per poi sputare fuori tre mini mitra e una serie di candelotti di dinamite.
    “Fantastico! Aveva tutte quelle armi dentro di sé!” esclamarono insieme Rufy, Chopper e Usop, con gli occhi che brillavano.
    “Pinguini… con mitra? E io che consideravo Pen Pen strano…” commentò Asuka.
    “Pen Pen?” ripeté Inuyasha.
    “Il pinguino di Misato.”
    “Oh, quindi sei un’alleata dei pinguini!” disse Soldato.
    “Tralasciando l’istinto omicida quando mi ha fatto fare quella figuraccia…” mormorò l’ex pilota sotto voce.
    “Comunque non capisco… cos’ha di così pericoloso quel tipo?” domandò Inuyasha.
    “Ha fuso tutti i miei apparecchi tecnologici con le sue chiacchere inutili e noiose!” esclamò Kowalsky.
    “E Rico, disperato, l’ha colpito con una bomba mentre parlava …”
    “Cretini! Vi mostrerò il potere di Excalibur!” disse l’essere, puntandogli contro il bastone. “Proprio come feci nel lontano 1892, quando mi ritrovai contro quella banda di bulli. Poi quando arrivarono Holmes e Watson, di fronte a quell’orribile omicidio, scoprii subito che il colpevole era sempre l’assistente. Quando mi proposero di ballare al teatro, inizialmente rifiutai, ma dopo le continue insistenze, accettai con piacere. Come quando Artù mi propose di attaccare l’esercito nemico che stava per circondarci.”
    “Fatelo stare zitto! Mi sta fondendo i circuiti!” urlò Franky, puntandogli contro il braccio, dal quale il polso si aprì come una porta, rimanendo attaccato solo per un pezzo, mostrando così un cannone.
    “Adesso!” urlò Skipper, cominciando a fare fuoco, assieme al pirata e agli altri pinguini.
    Excalibur fu colpito in pieno, mentre attorno a lui si alzava il fumo delle esplosioni.
    “Franky!” urlò Nami.
    “Era troppo pericoloso per risparmiarlo! Non dirmi che tu riuscivi ad ascoltarlo, vero?!”
    “Beh, certo che no, però…”
    “Maledizione, mi ha anticipato…” fece Zoro, mettendo via le spade.
    “Io non ho capito molto di quel che ha detto. So solo che mi è venuto il mal di testa…” disse Rufy.
    “Concordo.” commentò Inuyasha. “E per una volta, ringrazio di essermi trasformato. Non so se l’avrei retto con un udito più fino…”
    “Cretini!” esclamò Excalibur attraverso il fumo.
    “Che cosa?! È ancora vivo?!” urlarono tutti.
    “Ci vuole ben altro per sconfiggermi, cretini!”
    “Kowalsky, nuove opzioni!” ordinò Skipper.
    “Vediamo… potremo scappare e non farci più vedere, oppure potremmo rimuovere totalmente il blocco di Rico, scagliandolo contro di lui a nostro rischio e pericolo, oppure potremmo immolarci e usare tutte le nostre tecniche per sconfiggerlo.”
    “Opzioni drastiche, eh? Mi ricorda quella volta che mi ritrovai da solo, prima di essere costretto a scappare dalla-”
    “Quindi siete voi gli intrusi, eh?” lo interruppe una voce.
    Tutti i presenti si congelarono sul posto, Excalibur escluso.
    Di fronte a loro si trovava un uomo apparentemente anziano, dalla lunga barba bianca e vestito di rosso.
    Dietro di lui c’erano decine di essere simili a uomini, ma più piccoli e con le orecchie a punta, tutti vestiti di verde, che guardavano curiosi il gruppo.
    Skipper si girò verso di lui.
    “B-B-Babbo Natale?!” esclamò sorpreso.
    “Babbo Natale!” esclamò contento Soldato, saltando dalla gioia.
    “Santa Claus, Babbo Natale, San Nicola… ho svariati nomi ma sì, sono io.”
    “Scusa Marco, fammi capire bene, il tizio di cui parlavi prima sarebbe quel vecchio ciccione?” chiese Asuka.
    “Ehi tu, come osi chiamarlo vecchio ciccione?!” fece una bambina alle spalle di Babbo Natale.
    “Su su, calmatevi tutti quanti.” Disse lui. “In fondo, per una che fino a poche ore fa non sapeva nemmeno della mia esistenza, è normale che le faccia quest’impressione.”
    “Ma Santa Claus, questo fenomeno non era previsto! Non era mai entrato nessun intruso prima d’ora!” disse un altro dei piccoli uomini.
    “Suvvia Curtis, sono sicuro che hanno una valida spiegazione. In fondo, non è proprio facile da raggiungere questo posto.”
    “In effetti, ci siamo capitati per caso…” fece Marco. “E poi abbiamo incontrato loro.” Continuò, indicando la ciurma di pirati.
    “Ehilà vecchio!” lo salutò Rufy, beccandosi subito un pugno in testa da Nami.
    “Rufy! Non essere maleducato! Quei bambini hanno già guardato male Asuka, speri che ti evitino lo stesso trattamento?!”
    “Ehi, noi non siamo bambini!” replicò uno di loro.
    “Ah no? E allora cosa siete?” domandò Zoro.
    “Siamo elfi!” risposero tutti loro in coro.
    “Skipper, che cosa facciamo?” mormorò Kowalsky.
    “Non ne ho la più pallida idea, ma non mi ero accorto che fossimo finiti nel villaggio di Babbo Natale… Okay uomini! Rico, look natalizio!”
    Il pinguino annuì, per poi sputare quattro capelli natalizi, che i quattro animali indossarono subito.
    “Okay… A parte i pinguini che sembrano essere in tema… Potreste spiegarmi chi siete e come mai siete qui?” chiese Santa Claus.
    “È una lunga, lunga storia… Sapete dei custodi, vero?”
    Non appena Marco pronunciò quella parola, tutti gli elfi si irrigidirono.
    “Custodi? QUEI custodi?!” esclamò sorpreso Curtis.
    “Non credo ce ne siano molti, piccoletto…” replicò Inuyasha.
    “E per la seconda domanda, possiamo dire che siamo capitati qui quasi per caso, come ho detto prima.”
    “Capisco, e loro?” chiese Babbo Natale, indicando la ciurma.
    “Io sono Rufy, il futuro re dei pirati! E loro sono i componenti della mia ciurma!”
    “Pirati? È da tempo che non ne sento più parlare.”
    “Santa Claus, ora che abbiamo scoperto chi sono, dobbiamo tornare al lavoro! Manca pochissimo a Natale, e per colpa di quei quattro pinguini e di quella… cosa… siamo in ritardo sulla tabella di marcia!”
    “Ti preoccupi troppo. In fondo, non hanno danneggiato nessun regalo, e come puoi vedere, i danni non sono troppo gravi. Basterà schioccare le dita.” Rispose la festività del Natale, facendo come aveva appena detto.
    Come se nulla fosse, tutti i danni scomparvero nel nulla, riportando gli edifici a com’erano in origine.
    “Wow! Fantastico!” esclamò Chopper, attirando l’attenzione degli elfi su di sé.
    “Una renna… parlante e che cammina su due zampe?!” disse sorpreso uno di loro.
    “Beh, certo che siete un gruppo veramente sorprendente.” Fece Santa Claus, sorridendo. “Suvvia, venite dentro. Potrete dire di aver avuto l’onore di passare la notte di Natale a casa di Santa Claus!”
    Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, l’edificio più grande esplose, disseminando ovunque macerie.
    “Attenzione!” urlò Marco, creando attorno a tutti una barriera, che li protesse dai detriti.
    “Che cos’è successo?!” esclamò Sanji.
    “I regali!” esclamarono gli elfi.
    “Chi è stato?” tuonò Babbo Natale, mostrando per la prima volta un po’ d’ira.
    “Così è questo il famoso villaggio di Babbo Natale…” fece una voce, mentre una figura non distinta apparve in mezzo al fumo dell’esplosione.
    “Mi aspettavo qualcosa di più…” continuò. “Ma se penso a quanta oscurità provocherà la fine del Natale, posso sorvolare sulla delusione…”
    “Questa voce…” mormorò Marco, per poi evocare il Keyblade. “Maledizione… proprio lei?”
    Di fronte allo sguardo stupito di tutti, Jyassmie uscì dal nuvolone, fermandosi di fronte a loro.
    “Ehilà, custodi della Luce! È da un po’ che non ci vediamo!”
    “Tu! Che cosa ci fai qui?!” esclamò Asuka, imitando Marco assieme a Inuyasha
    “Che maleducata. Non sai che a Natale si dev’essere più buoni?”
    “Proprio tu parli!” esclamò Soldato. “Hai visto cos’hai combinato?!”
    “Oh, ma io non sono una dei buoni, perciò non mi preoccupo.”
    “Rico, fuoco!” ordinò Skipper.
    Il suo sottoposto si mise a sorridere sadicamente, per poi sputare contro la custode una serie di candelotti di dinamite, che le esplosero contro.
    “Ottimo lavoro, Ri-” cominciò il capo, poco prima che una folata di vento oscuro lo facesse volare contro una casa, facendogli sfondare il muro.
    “Skipper!” urlarono i tre pinguini, girandosi verso la custode, che uscì dal fumo dell’esplosione completamente incolume.
    “Sciocco. Come se bastasse così poco per mettermi fuori gioco.”
    “All’attacco!” urlò Soldato, saltandole addosso, seguito da Kowalsky e Rico, tutti e tre in posa di karate.
    Ma prima ancora di raggiungerla, vennero tutti allontanati dalla sua energia.
    “Che cosa vuoi?” chiese Inuyasha, aprendo la mano libera, pronto ad attaccarla. “Parla, o ti farò a fette!”
    “Purtroppo per te, temo che per qualche altra ora sarai sprovvisto di artigli e super forza.” Disse ridendo la custode oscura. “Ad ogni modo, mi sembra ovvio ciò che voglio: la stessa cosa che Malefica cercò di fare tempo fa con uno degli altri Ciccioni Natale! Trasformare lui e tutti gli altri qui presenti in Heartless.”
    “Che cosa? Un altro Santa Claus?” domandò il diretto interessato.
    “Già… ci sono diverse persone come te. Anche se tu sei quello che si occupa di più bambini.” Rispose Jyassmie. “Ed è per questo che la tua scomparsa porterà sconforto in questo mondo. E in breve, quello sconforto si tramuterà in disperazione e odio, e l’oscurità comincerà a nascere nei cuori! Così tutti finiranno come suoi schiavi!”
    “Immagino che tu non sia sulla lista dei buoni…” fece uno degli elfi, prima di mettersi di fronte a Babbo Natale, imitato da tutti gli altri, facendogli da scudo. “Ma non alzerai un dito contro Santa Claus!”
    “Oh, ma che carini. Sperate forse di fermarmi?”
    “Forse loro non potranno… ma noi sì!” risposero i tre custodi, mettendosi davanti a tutti, affiancati dalla ciurma di Capello di Paglia.
    “E anche noi gli daremo una mano! Mi stai piuttosto antipatica. Perché vuoi rovinare una festa per un motivo così insulso?” domandò Rufy.
    “Perché? Vediamo… ah, sì. Sono pura malvagità!”
    Senza lasciare tempo a nessuno di reagire, creò una sfera d’oscurità tra le mani, che scagliò contro i suoi avversari.
    Colti di sorpresa, nessuno riuscì a difendersi, e volarono tutti via per il contraccolpo, lasciando libero il passaggio che conduceva verso Santa Claus.
    “Ma cosa…? Non era così forte l’ultima volta!” fece Asuka, cadendo a terra.
    “Anch’io mi alleno sciocca, e più tempo passa, più la mia oscurità si fortifica! E ora, dite addio al vostro amato Babbo Natale!” esclamò, lanciando una seconda sfera oscura.
    Ma essa non raggiunse la sua destinazione, poiché fu fermata da una mano.
    “Dunque, vorresti attaccare la persona che per molti rappresenta il Natale stesso? Purtroppo per te, pare che non sia destino che le cose vadano come vuoi tu.” Disse il proprietario della mano, prima di distruggere la sfera come se nulla fosse.
    “Già. Per tua sfortuna, abbiamo avvertito la tua presenza.” Disse una seconda voce.
    I custodi alzarono lo sguardo, come anche Rufy.
    Davanti a Babbo Natale c’erano Dark e Hikari, entrambi con in mano il loro Keyblade.
    “Dark! Hikari!” urlarono i tre custodi, assieme al capitano pirata.
    “Ehilà!” li salutò la custode della luce.
    “Quindi vi mettete ancora in mezzo, eh?” fece Jyassmie. “Dark, mi sorprendi! Dopo aver assaporato il gusto dell’Oscurità, ti ostini ancora a combatterla?” domandò. “So che cosa ti è successo.”
    Lo sguardo del custode non fece una piega.
    “Sì, l’ho assaporato… e ho avuto la conferma che è disgustoso!” replicò lui.
    “Dark non cadrà più sotto l’influsso di suo padre.” Continuò Hikari.
    “Siete solo dei folli. La Luce non vincerà mai!”
    “Davvero?” chiese Dark, creando una sfera di luce, imitato dalla compagna. “Allora verifichiamolo subito!”
    Senza perdere un secondo, i due custodi scagliarono contro l’avversaria le due sfere, che ad un certo punto di fusero, investendola in pieno.
    Jyassmie cominciò a urlare per il dolore, aprendo un varco e scomparendo al suo interno.
    “Umpf. Come al solito, non ha il coraggio di restare a combattere fino alla fine…” fece Dark, per poi girarsi verso Santa Claus. “Spero che non le abbia fatto nulla.”
    “Tranquillo, non mi ha sfiorato.” Rispose lui, osservando Hikari che si stava dirigendo verso gli elfi, lanciandogli contro la magia curativa.
    “Però il laboratorio è distrutto… E con esso tutti i regali!” disse Curtis, avvicinandosi.
    “Non preoccupatevi. Credo di potervi dare una mano.” Replicò Dark, per poi battere le mani e appoggiarle a terra.
    Dal terreno attorno a lui partirono una serie di fulmini, che in pochi secondi ripararono il palazzo, e con esso anche tutti i regali che si trovavano al suo interno.
    “Ecco fatto.” Disse come se niente fosse, girandosi, ritrovandosi di fronte ad una ciurma e a quattro pinguini sorpresi.
    “Ma come hai fatto?!” esclamarono tutti insieme.
    “Sei anche tu Babbo Natale?” chiese Chopper.
    “No, no, nulla del genere. Diciamo solo che non sono proprio un umano…”
    “Umano o non umano, hai salvato il Natale.” Disse Santa Claus, avvicinandosi. “E come te, anche loro, che hanno comunque dimostrato di volerlo salvare. Perciò tutti voi potrete rimanere qui per stanotte e se lo desiderate, posso farvi fare un giro sulla mia slitta.”
    Dark sorrise.
    “Io salto, senza offesa. Credo di aver volato abbastanza per sapere com’è.”
    “Davvero?!” esclamarono invece Rufy, Chopper e Usop.
    “Ma Santa Claus, questo va contro il regolamento e-”
    “Ci hanno aiutato, e questo è il mio ringraziamento.” Rispose Babbo Natale.
    Mentre loro due parlavano, Excalibur si allontanò.
    “Credo sia meglio tornare dagli altri cretini.” Disse, per poi sparire nel nulla senza farsi notare.
    Nel frattempo, Nami si avvicinò a Dark.
    “Ecco… scusa se ti disturbo, ma visti i tuoi poteri… potrei chiederti una favore? Gratuito ovviamente.”
    Il custode si girò verso di lei.
    “Ovvero?”
    “La nostra nave è rimasta bloccata nel ghiaccio… tu credi di poterla liberare e poi rimandarci nel nostro mondo? Non sappiamo nemmeno come abbiamo fatto a finire qui…”
    “Certo, non c’è problema, ma se non ti spiace, ci penserò domani…”
    “Uh? E perché?”
    “Beh, mi pare ovvio…” rispose, mentre si sentiva una canzone partire da degli altoparlanti. “Perché questa è una notte speciale… Perciò…”
    Mentre diceva ciò, lui e tutti gli altri si girarono.

    Happy Xmas

  13. .

    E finalmente, ecco qui il capitolo 65!
    Stavolta non vi ho fatto aspettare troppo XD.
    Allora, vediamo... non voglio anticiparvi troppo su questo capitolo, perciò vi dirò questo: tra le recensioni del capitolo 62, ho ricevuto una specie di sfida: equagliare il capitolo 62. Ebbene, non mi sono limitato a equagliarlo, ma anche a superarlo! Presto, molto presto, vedrete il capitolo che sconvolgerà (come se non lo fosse abbastanza XD) questa fiction!
    Mentre per i capitoli che potrebbero spingervi a sbattere la testa sul muro, dovrette aspettare un pochino di più, ma neanche troppo XD.
    Beh, prima di passare alla recensioni, ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader e vi lascio un comunicato: la sera del 24 dicembre, controllate le nuove fiction...
    @ Yusei Trek: come, di sorprendi per così poco? aspetta i prossimi capitoli allora XD (per vedere delle vaghe imitazioni della mia reazione pensando a ciò che ho in mente: 1 e 2 (dal minuto 13:32 al 13:44) ). Per le domande sì, risponderò a tutto tramite capitoli XD
    @ Liberty89: Tranquilla, non è successo nulla di grave. Anche perché so che presto ti unirai anche tu agli assasini che mi inseguono XD. Per l'attacco di fangirlismo... purtroppo superava la mia compresione, sorry XD. E per gli spoiler arrivati al ragazzo... presto si sapranno molti dei contesti dove quelle frasi troverano posto (e tu sai già il motivo della prossima fine dell'universo XD)
    @ francix94: Ma no... io sono solo stato il primo ad affrontare il suo personaggio in un duello XD (e a prevedere un paio di cosette, come alcune scene di kh3D o questo XD)
    @ Mr.Bianconiglio: Uhm... direi una delle idee meno assurde delle idee più assurde che avevo in mente XD. Per il cuore di Dark... ehm... non saprei... ma non so che tipo di zuccherino intendi dire XD. Per quanto riguarda l'essere privo di amore... credimi, è così, ma non me ne faccio un problema. Uno non può sentire la mancanza di qualcosa che non conosce XD. La verità sulle visioni invece è più complicata... diciamo che ogni volta che prendo una botta mi vengono le idee XD (e dato che la mia soglia del dolore è l'esatto opposto di quella di Dark... ti lascio immaginare XD)
     
    E ora, finalmente...



    Capitolo 65: L’esame! Chi diventerà Master? - Torna all'indice dei capitoli
    Il custode dell’equilibrio continuava a guardare fuori dall’oblò.
    “Dark…” fece Sora, non sapendo però come continuare.
    “Sì, come vi ho già detto, l’Oscurità è mio padre… ma è anche vero che la Luce è mia madre.” Lo interruppe lui, lasciando gli altri custodi in silenzio.
    “Ma com’è possibile?” domandò Edward. “Stiamo parlando di due essenze! Credevo che per luce e oscurità s’intendesse dire buono e malvagio!”
    “Per noi custodi non è così: le categorie principali sono divise secondo la forza per cui combattiamo e che ci fornisce il potere: la Luce è colei che vi ha donato i Keyblade. Ora posso rivelarvelo, ma ero in contatto diretto con lei, sebbene ignorassi cosa significasse per me.”
    “Cos’hai detto?!” esclamò sorpreso Riku.
    “È così. Ogni volta che stava per scegliere un nuovo custode, lei mi avvertiva. In questo modo, sapevo come agire con loro, però negli ultimi tempi non ho più saputo nulla. Certo, per alcuni era ovvio, ma per altri no. Avevo intuito che non fosse un buon segno, per questo ho deciso di andarmene.”
    “Credevi che saremmo stati in pericolo?” chiese Kairi.
    “Credevo che troppa luce avrebbe attirato il nemico, ma non potevo andarmene senza dire nulla a Hikari. Lei avrebbe cominciato a cercarmi e avrebbe messo in secondo piano la guerra. Per questo le ho proposto di sostenere il mio esame per diventare una Master del Keyblade. E lei ha accettato, dopo che le spiegai tutto questo, tralasciando giusto la parte di mia… madre… non perché non mi fidassi, ma perché sembrava assurdo anche a me.”
    Hikari continuò a guadarlo in silenzio.
    “Durante il nostro breve viaggio, abbiamo incontrato Edward, Ichigo e Jessie. I primi due sono stati scelti come custodi della Luce, mentre Jessie si è sbarazzata della sua parte oscura, che però ora ha un corpo tutto suo.”
    “Poi c’è un’altra notizia.” Lo interruppe Pan. “Pare che tutti i nostri nemici si siano alleati. Quando mi sono trasformata, oltre a Jyassmie c’era un altro tizio con una benda sull’occhio, come un pirata.”
    “Braig!” Esclamò Lea. “Immaginavo che anche gli altri membri dell’Organizzazione fossero tornati in vita come me. Nel regno dell’Oscurità ho avuto il dispiacere di incontrare Isa, alias Saix…”
    “Se Xehanort sta mettendo su una nuova Organizzazione, è una cosa che dovremmo verificare al più presto. Ora, però, voglio sapere… cos’è successo quando hai incontrato tuo padre?” chiese Sora.
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Mi ha contattato usando un mio omonimo di quel mondo. Ha distrutto come se niente fosse una casa, anche se di questo non c’è da meravigliarsi, e in poco tempo ha steso sia me che Hikari. Ha subito mostrato un evidente odio nei suoi confronti, accusandola di avermi deviato. Io non riuscivo a capire cosa intendesse dire… O meglio, non potevo, non sapendo cosa intendesse con deviato…”
    “Così, dopo aver preso Dark per il collo, ci ha rivelato la verità.” Continuò Hikari. “La mia colpa era di avergli fatto conoscere l’amore, quando ci siamo conosciuti. E non è tutto… Xehanort quando a suo tempo ha inviato il custode che mi ha eliminato, era sotto la sua influenza. Sperava così di riportare Dark sulla via da lui scelta…”
    “Il colpo che ha ucciso Hikari era destinato a me… ma io non sarei finito distrutto. Solo la mia parte di luce sarebbe stata eliminata, lasciandomi in balia dell’oscurità… cosa che è successa quella notte. Mio padre ha iniettato oscurità pura dentro il mio corpo, che ha così perso il suo status di equilibrio. La mia coscienza in quel momento si è spenta. Vedevo tutto, sapevo cosa stavo facendo… ma non potevo fermarmi… ero diventato un burattino dell’Oscurità… Ho sottoposto Hikari a torture che non oso nemmeno dire…”
    “È vero, ma sono stata io a permetterlo. Non mi sono difesa. Non volevo attaccarti. Non ne ho avuto il coraggio…”
    “Hikari…” fece la sorella, incapace di consolarla.
    “E come hai fatto a tornare in te?” chiese Black Star.
    Dark fece un colpo di tosse, mentre la ragazza spostò lo sguardo.
    “Diciamo che alla fine… la mia coscienza ha avuto la meglio…” rispose il Keyblader, cercando di non guardare Hikari.
    I custodi li guardarono, incuriositi da quella reazione.
    “Ehm… è successo qualcosa di… particolare in quel momento?” domandò Pan.
    “Ad ogni modo, ora fatemi un riassunto veloce di quel che è successo nel regno delle tenebre. Ho visto che anche Lea è diventato un custode.” Continuò Dark, cambiando discorso.
    “Qui gatta ci cova…” disse a bassa voce la Sayan. “E scommetto che se qui ci fosse Marco, sarebbe d’accordo con me…”
     

    **************


     
    “Etciù!” fece Marco.
    “Che fai, starnutisci durante un combattimento?” chiese Asuka, colpendolo con una sfera di fuoco, facendolo volare qualche metro addietro.
    “Asuka!!!” urlò lui, rialzandosi “Ma non sai far altro che combattere?!”
    “Certo che no, ma sono qui apposta per questo. Se poi tu ti metti a starnutire all’improvviso non è colpa mia.”
    “Umph… non l’ho mica fatto apposta… qualcuno deve avermi nominato da qualche parte…”
    “Vediamo…” fece Koji. “Yeerk? Heartless? Nessuno? Custodi? Qualche altro nemico?”
    “È bello sapere quanto l’universo ti apprezzi…” commentò l’Animorph, sospirando. “Eppure ho una strana sensazione…”
    “Suvvia, cosa vuoi che sia successo?” chiese Saiko. “Che Dark e Hikari si siano baciati? Quello basterebbe per causare la fine dell’universo seduta stante!”
    “Vuoi vedere che era quella la causa di quel vento oscuro?” azzardò Tsuna.
    I custodi rimasero in silenzio per qualche secondo.
    “Nah!” fece Ryo. “Per un vento di quel tipo, dovrebbe averla prima torturata.”
    “Sei fortunato che non ti senta Kairi. Mi sembra piuttosto protettiva nei confronti di sua sorella, sai?” disse Justin.
    “Bah. Possiamo tornare agli allenamenti o vi devo colpire con una cicatrice del vento tutti quanti?” disse Inuyasha.
     

    **************


     
    “Capisco… quindi ora Yen Sid e Master Aqua ci stanno aspettando…” disse Dark, aprendo un varco. “Allora non ci conviene farli aspettare ulteriormente.”
    “Aspettate un secondo!” lo interruppe Black Star. “Cos’è quest’esame di cui state parlando?”
    “È un esame che serve per salire di grado, diciamo. I Master del Keyblade sono considerati i custodi migliori.”
    “Capisco…” fece l’assassino, mentre entravano nel varco.
     
    Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre del mago.
    “Se la vedesse Kid, probabilmente impazzirebbe…” commentò Black Star, osservando la struttura, per poi abbassare lo sguardo.
    “Non preoccuparti: l’oscurità li ha presi, è vero, ma questo non significa che non torneranno come prima. Guarda Ansem: tutti lo avevano visto esplodere, eppure è ancora vivo.”
    “Infatti è così.” Confermò una voce, mentre il portone si apriva.
    Yen Sid uscì dal palazzo, seguito da Aqua, Kagome, Topolino, Paperino e Pippo.
    “Master Dark, Master Hikari. È un piacere incontrarvi di persona.” Disse il mago, inchinandosi.
    I due custodi lo imitarono.
    “Lo è anche per noi, Master Yen Sid.” Rispose Dark.
    “Vedo che hai eliminato i tuoi dubbi.”
    “Sì. Finalmente sono venuto a conoscenza della mia vera natura: sarò anche l’Equilibrio stesso, ma continuerò a combattere per la Luce. Non approvo i piani di mio padre, e mi opporrò con tutto me stesso.”
    “Dunque è vero: tu sei veramente il figlio dell’Oscurità e della Luce.” Fece Aqua. “Non credevo potessi esistere realmente. Ero convinta che fossi semplicemente il nuovo custode dell’Equilibrio.”
    Dark la guardò.
    “Questa volta non avrò bisogno di alcun emissario. Agirò in prima persona. Impedirò che la storia si ripeta.”
    “Decisamente determinato a quanto vedo.” Disse una voce alle loro spalle.
    Terra e Ventus si stavano avvicinando al gruppo, per poi fermarsi a pochi metri di distanza.
    “Aqua ci ha subito contattati non appena tornata, e siamo venuti anche noi qui per l’esame. Non siamo dei veri e propri Master, ma la nostra esperienza è sufficiente per potervi assistere.”
    Yen Sid annuì.
    “Ora che ci siamo tutti, possiamo andare.” Disse, per poi alzare una mano.
    Prima che i custodi se ne rendessero conto, si ritrovarono da tutt’altra parte.
    Di fronte a loro il Castello dell’Oblio si ergeva per tutta la sua grandezza.
    “Master Aqua. È arrivato il momento di rimuovere il sigillo.”
    La custode annuì, per poi evocare il Keyblade grigio, che puntò contro il portone del castello.
    Immediatamente, le mura del castello furono percorse da un’onda di luce, che lo ricoprì interamente, per poi illuminarlo come un sole.
    I custodi si portarono una mano sopra gli occhi per non rimanere accecati.
    Quando li riaprirono, si ritrovarono di fronte ad un castello completamente diverso: la struttura di fronte a loro era in rovina, e si poteva perfettamente notare che buona parte era stata distrutta.
    Ma non fu l’unico cambiamento.
    Il piazzale su cui si trovavano ora era circolare e ne mancava un’enorme fetta, facendo sì che si potesse vedere l’oblio in cui galleggiava.
    Anche il paesaggio era completamente mutato: attorno a loro c’erano decine di colline.
    Ma il cielo, purtroppo, era rimasto nero.
    “È tutta colpa mia…” fece Terra. “È solo colpa mia se ora è così… Maestro…”
    “Terra…”
    “Lo ricostruiremo.” Rispose Aqua. “Finita la guerra, ricostruiremo questo mondo, riportandolo al suo antico splendore.”
    “Per il momento, però, dobbiamo accontentarci.” Disse Yen Sid, avvicinandosi al castello, per poi girarsi.
    “Come sapete, ho deciso di far sostenere a Sora, Riku e Kairi l’esame per diventare Master del Keyblade. Oggi sarà deciso chi di loro guadagnerà tale rango. Potrebbero passare tutti e tre, come nessuno di loro.”
    “Master Yen Sid.” Lo interruppe Dark. “Se è possibile, vorrei proporre un altro custode per l’esame.”
    Tutti si voltarono verso di lui.
    “Di chi si tratta?”
    “Propongo Edward Elric. Sono convinto che possa superare l’esame. L’abbiamo allenato insieme io e Hikari per quasi un anno, in una dimensione diversa dalla nostra.”
    “Cosa?!” esclamò il diretto interessato. “Scusa, ma non dovresti chiederlo prima a me?!”
    “Se vuoi puoi rifiutare, ma è un’occasione che solitamente capita una sola volta ai custodi. Se lo superi, avrai accesso a maggiori conoscenze, escluse ai normali custodi.”
    “E sia.” Fece Yen Sid. “Esamineremo anche il tuo candidato.”
    “Eh no!” urlò Black Star. “A questo punto, voglio sostenere anch’io quest’esame!”
    “Ma sei impazzito?” gridò Lea. “Sai a malapena usare la magia, e non hai sufficiente autocontrollo!”
    “E con questo? Da quel che ho capito, così diventerò ancora più simile ad una divinità! Non potrei sopportare che una terza persona mi superi!”
    “Black Star, eh?” fece l’anziano mago. “Ti ho osservato a lungo. La forza non ti manca, come nemmeno la determinazione. E va bene, esaudirò il tuo desiderio: sottoporrò anche te all’esame.”
    “Davvero?! Yahoooo!!!” urlò l’assassino, saltando dalla gioia. “Allora, cosa dobbiamo fare?”
    “Pazzesco…” commentò Kagome. “Ci sono sempre più custodi sotto esame…”
    “Dark, Hikari, Terra, Ventus: avvicinatevi per piacere.” Continuò.
    I quattro custodi annuirono, affiancandosi a lui e a Aqua.
    “Ora vi presenterò l’esame! Data l’aggiunta dei due nuovi esaminandi, dovrò apportare qualche modifica, ma per fortuna avevo delle riserve. L’esame consisterà in un combattimento.”
    “Yahoooo!!! Perfetto!” urlò Black Star. “Su, chi devo sconfiggere?”
    Yen Sid lo ignorò.
    “Un combattimento… contro i Master del Keyblade.”
    Il sorriso di Black Star si congelò, mentre sul volto degli altri quattro apparve pura sorpresa.
    “E non solo: ho deciso di richiamare dai propri mondi altri cinque guerrieri, che affiancheranno i Master nei duelli. Saranno scontri uno contro due. Tuttavia, per essere promossi non sarà necessaria la vittoria: dovrete dimostrare che i vostri cuori sono degni del Keyblade.”
    “Cinque guerrieri non custodi?” ripeté Lea, affiancandosi a Kagome, Pan, Topolino, Pippo e Paperino. “Ma chi potrebbero mai essere?”
    Come risposta, cinque varchi si aprirono di fronte a Yen Sid, dai quali uscirono cinque figure diverse.
    “Ehi ehi, sono tutto infuocato!” disse la prima di esse, un ragazzo dai capelli rosa e una giacchetta leggera smanicata, che lasciava intravedere un tatuaggio rosso sulla spalla, e una sciarpa bianca a quadretti rossi; facendo sbattere i pugni tra di loro, dai quali uscirono delle piccole fiamme.
    “Umph. E questi dovrebbero essere i temibili avversari?” fece un uomo al suo fianco, dai capelli neri tutti all’insù e una tuta blu integrale, che lasciava scoperte le braccia.
    Un altro ragazzo, dagli occhi rossi e capelli azzurri che andavano sull’argento, sbadigliò. “Che noia… maledizione, tra tutti gli allenamenti, proprio questo doveva capitarmi? Speriamo solo di non morire…”
    “Uhm… non ho ancora ben capito cosa dovrei fare… Però immagino di dover combattere, vero?” chiese un ragazzo, che portava un cappello di paglia e sotto l’occhio sinistro era ben evidente una cicatrice.
    “Ehi, perché io sono l’unico ad avere un’arma?” chiese l’ultimo ragazzo, dai capelli argentati, portandosi sulle spalle un’enorme spada. “Mi fa sentire in qualche modo inferiore…”
    “Zio Vegeta?!” esclamò Pan, riconoscendo l’umo dalla tuta blu.
    “Ehilà.” La salutò lui. “Così è qui che sei finita, eh? Tuo nonno non ha saputo dircelo… Credo che tua madre lo stia ancora inseguendo assieme a quella squinternata di sua moglie.”
    “Eh eh… era quello che temevo…”
    “Uh? Da quando hai la coda?” chiese Vegeta, notandola solo in quel momento.
    “Da poco prima di diventare una Super Sayan, eh eh…” rispose lei, ridendo vedendo la faccia leggermente sorpresa del Sayan.
    “Molto bene.” Disse Yen Sid, interrompendoli. “Si sosterrà uno scontro alla volta, alla fine del quale sarà annunciato subito il risultato. L’ordine sarà il seguente…”
    Tutti si girarono verso di lui.
    “Il primo sarà Edward Elric. Verrà esaminato da Master Hikari, la quale sarà affiancata da Monkey D. Rufy.”
    “Non ci andrò leggera, sappilo.” Disse la custode, guardando l’alchimista.
    “Subito dopo sarà la volta di Riku, contro Terra e Vegeta.”
    “Umph. Spero che tu sappia combattere, ragazzino.” Fece Vegeta, guardando Riku.
    “Poi Kairi, contro Master Ventus e Haru.”
    “Per fortuna che Elie non è qui… non avrebbe reagito bene sapendo che devo combattere contro una ragazza…” commentò l’argenteo.
    “A seguire Sora, contro Aqua e Natsu.”
    “Evvai!” esclamò quest’ultimo. “Spero che tu sappia farmi prendere fuoco, altrimenti non ci sarà un combattimento degno di Fairy Tail!”
    “E infine… Black Star contro Master Dark e Kurogane Taito.”
    “Uhm… qualcosa mi dice che quel tipo mi farà fuori…” osservò quest’ultimo, come se nulla fosse.
    “Vedo che sei uno che si preoccupa molto della morte, eh?” ironizzò l’assassino. “Ma se speri di impietosirmi, ti sbagli di grosso!”
    “Basta che tu ci metta più di quindici minuti per uccidermi. Mi basta questo.”
    “Q-Quindici… Ma mi prendi per un debole?!”
    “Basta così!” disse Yen Sid. “Edward Elric, vieni avanti. Gli altri stiano indietro.”
    “Dunque devo cominciare proprio io, eh?” fece lui, fermandosi al centro della piazza, mentre Hikari e Rufy si avvicinavano a lui.
    “Che fame…” fece quest’ultimo, sbadigliando. “Ehi tu, vedi almeno di farmi divertire. Ho lasciato la mia ciurma per venire qui, sai?”
    “Mi dispiace, ma io non ne sapevo nulla. Cosa intendi dire con ciurma?”
    “Intendo dire che stai parlando con il futuro re dei pirati, ovvio!” rispose lui, come se niente fosse.
    “Se Jack fosse stato qui, non l’avrebbe presa bene…” commentò Sora con un piccolo sorriso.
    “Allora Ed, sei pronto?” chiese Hikari, evocando il Keyblade.
    “Ho altra scelta?” chiese lui.
    “Allora cominciate!” ordinò Yen Sid.
    Senza perdere un secondo, l’alchimista pose a terra le mani, facendo subito spuntare dal terreno decine di torri.
    Hikari le evitò volando, mentre Rufy fu colpito in pieno.
    “Spero di non avergli fatto troppo male…” fece Ed, vedendo il pirata volare in alto a causa dell’urto, per poi ricadere a terra.
    Tuttavia, con sua grande sorpresa, il ragazzo invece di restare a terra, rimbalzò in alto, sorridendo come se nulla fosse.
    “C-Cosa?! Non si è fatto nulla!”
    “Spiacente, ma io sono di gomma! Non puoi farmi male in questo modo!” rispose il pirata, per poi tirare indietro il braccio. “Gom Gom Pistol!”
    Prima che Edward potesse capire cosa stesse per fare, Rufy fece il gesto di tirargli un pugno, anche se si trovava a parecchi metri di distanza, e con grande sorpresa dell’alchimista, il suo braccio s’allungò, fino a raggiungerlo e colpirlo in pieno, facendolo volare qualche metro indietro.
    “P-Pazzesco… Può manipolare il suo corpo… come se fosse veramente di gomma! Ma è impossibile! Dovrebbe essere un homunculus per poterlo fare!”
    “Homunculus?” ripeté Rufy. “È una cosa che si mangia?”
    “Come faccio a sconfiggerlo? Qualunque mio colpo sarà inefficace…”
    “Temo che tu ti sia dimenticato che hai due avversari da affrontare.” Disse la voce di Hikari alle sue spalle, costringendolo a voltarsi, giusto in tempo per ritrovarsi una sfera di fuoco puntata contro.
    Edward abbassò subito le mani a terra, creando in tempo un muro che lo separò dall’esplosione, la cui forza d’urto fu comunque sufficiente a sbalzarlo nuovamente via.
    “M-Maledizione…” fece, rialzandosi, ignorando un rivolo di sangue che gli scendeva dalla testa e osservando i due avversari. “Qui la situazione non è affatto buona… la mia alchimia è inutile… Non posso di certo ferirli mortalmente…”
    “Cavoli…” disse il pirata, portandosi un pollice della mano in bocca, per poi cominciare a soffiare.
    In pochi secondi, il suo braccio s’ingrandì a dismisura, diventando quello di un gigante.
    Nello stesso instante Hikari preparò una sfera di ghiaccio.
    ‘Pensa Edward, pensa!’
    Ma tutto ad un tratto, l’alchimista si ritrovò in un altro posto.
    “Di nuovo qui?” chiese, osservando il mosaico ai suoi piedi.
    “Ehilà Acciaio!” fece una voce alle sue spalle.
    Edward si girò subito, ritrovandosi di fronte ad un uomo che indossava un’uniforme militare blu, con un paio di guanti bianchi sulle mani.
    “Colonello? Che cosa ci fa qui?”
    “Che domanda stupida. Prima di tutto, io non sono il vero Mustang, ma solo un’emanazione dei ricordi che hai di lui. Secondo… sono qui su sua precisa richiesta.”
    “Richiesta di chi?”
    “Non ti viene in mente nessuno? Dopotutto, stai sostenendo l’esame per diventare Master, no?”
    Edward sgranò gli occhi.
    “Vuoi dire… che è stata la Luce a inviarti qui?”
    “Bingo. Le è sembrato che tu fossi piuttosto agitato, e così ti ha fatto prendere questa pausa. Un Master non deve solo dimostrare la sua forza. Deve dimostrare di poter usare il suo cuore come forza.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Direi che è piuttosto semplice, Edward.” Fece un’altra voce, mentre di fronte a lui appariva un altro uomo. “Devi riuscire a usare il tuo cuore come arma.”
    “Hohenheim… ci sei anche tu, eh?”
    “Allora Acciaio, cos’hai intenzione di fare? Ti arrendi?”
    Ed rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Sapete… credo che vi siate dimenticati di un particolare…”
     
    “Io sono il più giovane Alchimista di Stato!” urlò, ritrovandosi nuovamente di fronte a Rufy e Hikari.
    Senza perdere un secondo, evocò il Keyblade, che venne subito circondato dai fulmini dell’alchimia, per poi partire a tutta velocità contro la custode.
    Hikari scagliò subito la sfera, che però fu tagliata a metà da Ed, che le puntò contro il Keyblade.
    “Niente di personale, ma temo di non avere altra soluzione.” Disse, creando una sfera di luce, che lo circondò completamente.
    La Master fece giusto in tempo a portare la sua arma di fronte a sé, prima di essere scagliata via dal colpo di Edward, che le lanciò contro tutta la luce che l’aveva circondato.
    “E ora pensiamo a te!” disse, facendo uscire dal Keyblade dei piccoli fulmini, per poi volare contro Rufy, che per tutta risposta si preparò a colpirlo con il pugno.
    “Basta così!” urlò Yen Sid, facendo così fermare i due attacchi.
    “Cosa? Ma se non ho ancora fatto nulla!” si lamentò Rufy.
    “Non importa. Edward Elric: complimenti. Hai dimostrato di essere degno del rango di Master.”
    L’alchimista spalancò gli occhi, lasciandosi cadere a terra.
    “Complimenti.” Fece Hikari, mettendogli una mano sulla spalla. “Esame superato con successo.”
    “Credevo sarebbe stato più difficile…”
    “Io ho fame!!!” urlò Rufy, come se nulla fosse.
    “Pazzesco come lui sia tranquillo…” fece Kagome.
    “Basta perdere tempo.” Li interruppe Vegeta, facendosi avanti. “Vedi di darti da fare, moccioso. Detesto i combattimenti inutili, e non credere che mi tratterrò.”
    “Lo stesso vale per me. Ti ho scelto come mio erede, ma non ci andrò leggero.” Fece Terra, affiancandolo, mentre Riku si faceva avanti, evocando il Keyblade.
    “Beh, direi che è il momento di mettere alla prova la mia forza. Ho abbandonato l’Oscurità, e ora dimostrerò di essere degno della Luce!”
    “Belle parole, ma non m’interessano!” urlò Vegeta, portando avanti le mani, tra le quali cominciò ad apparire una sfera d’energia, che pochi secondi dopo scagliò contro il custode, che la evitò volando, lasciando che esplodesse poco lontano, provocando uno spostamento d’aria.
    “Cavoli… quel tipo non scherza…”
    “E nemmeno io!” fece Terra, mentre il suo Keyblade si trasformava, diventando un cannone, dal quale uscì una sfera di luce diretta contro Riku, che dovette difendersi usando la sua arma, finendo comunque spinto diversi metri più in là.
    “Non male come colpo.” Disse Vegeta, osservando il Keyblade di Terra tornare normale. “Ma niente di esagerato.”
    Il custode sorrise.
    “Non importa. Non cerco più il potere.”
    “Davvero? Mi dispiace per te. Io invece continuerò a cercarlo fino alla fine. Fino a quando non avrò sconfitto Kakaroth!” urlò il Sayan, mentre i suoi capelli diventavano biondi.
    “Cosa?” esclamò sorpreso Riku. “Un super Sayan?!”
    “Non te l’aspettavi, vero moccioso? E ora muori!” disse Vegeta, mostrando il palmo di una mano.
    Prima che il custode potesse reagire, dalla mano uscì un raggio d’energia, che lo colpì in pieno, provocando un’esplosione attorno a lui.
    “Riku!” urlarono in contemporanea Sora e Kairi.
    “Fantastico! Quello sì che è potere!” esclamò Black Star. “Quel tipo dev’essere molto forte!”
    “Non ha la benché minima pietà…” fece Hikari. “Speriamo che Riku sia ancora vivo…”
    “Tranquilla.” Rispose Dark. “Sono sicuro di sì.”
    “E tu come fa ad esserne certo?” chiese la custode, vedendo solo in quel momento dei piccoli fulmini rossi ai piedi del custode, spalancando gli occhi per la sorpresa.
    Quando la polvere dell’esplosione si diradò, Riku ne uscì malconcio.
    I suoi vestiti erano andati distrutti in più punti: la sua giacchetta era ormai ridotta ad un colabrodo, mentre i suoi pantaloni lunghi erano ormai diventati corti.
    “C-Cavoli…” fece. “Me la sono vista davvero brutta…”
    “Complimenti, sei ancora vivo. Credevo che saresti stato disintegrato nel nulla…”
    “Sono stato fortunato… Tutto qui…” rispose il custode, sorridendo.
    “Interessante… Per essere un semplice umano, sei piuttosto forte… Ma vediamo fino a che punto resisterai…” disse, alzando anche l’altra mano.
    Ma questa volta Riku agì subito.
    Saltò subito in alto, evitando così il doppio raggio d’energia, che andò invece a esplodere poco lontano.
    Poi, senza dare il tempo a Vegeta di preparare un terzo attacco, li puntò contro il Keyblade, dal quale uscì un raggio di luce, che colpì in pieno in Sayan, senza però causare troppi danni e lasciando giusto qualche graffio.
    “Tutto qui?” chiese lui, mentre i suoi capelli tornavano neri, per poi girarsi. “Bah… E lui dovrebbe essere uno di quelli che hanno il compito di salvare l’universo? Tanto vale andarsene.”
    “Sei sicuro? Potresti pentirtene.” Fece Terra.
    “Se il massimo che è riuscito a farmi è qualche graffio, non ho motivo per combatterlo. Non c’è nemmeno gusto ad eliminarlo e dire che Kakaroth mi aveva detto che i custodi sono molto forti, e che uno di loro era riuscito a tenergli testa…”
    “Ehi, tu! Guarda che io non sono ancora stato sconfitto!” urlò Riku, volandogli contro, con il Keyblade pronto a colpirlo.
    Il Sayan, come se niente fosse si girò, evitando l’arma per pochi centimetri e colpendo con un pugno in pieno stomaco il custode, che sputò immediatamente sangue, per poi venire schiantato a diversi metri di distanza, rimanendo a terra.
    Vegeta si avvicinò, per poi alzare una mano verso di lui.
    “Detesto chi non si arrende… Sei un debole, perciò tanto vale che ti elimini ora. Sono rimasto piuttosto deluso…”
    Detto ciò, creò una sfera d’energia, che lanciò contro il custode, che esplose.
     
     
    Quando Riku riprese i sensi, ebbe la sensazione di trovarsi avvolto dall’acqua.
    ‘Dove mi trovo…?’ si chiese, aprendo lentamente gli occhi, senza riuscire a vedere comunque nulla, per poi richiuderli.
    ‘Capisco… sono di nuovo nell’oscurità… Alla fine, non sono riuscito ad eliminarla dal mio cuore…’
    “Ti arrendi così facilmente? Certo che sei ben diverso dal Riku che conosco io…” disse una voce, poco lontana da lui.
    Il custode spalancò gli occhi, guardandosi subito attorno.
    “Chi sei?” urlò. “Dove sei?”
    “Dietro di te.” Rispose la voce.
    Riku si girò, ritrovandosi di fronte ad una ragazza circondata da una leggere luce.
    “Jessie? Com’è possibile? Credevo fossi rimasta sul tuo mondo…”
    “Spiacente, ma non sono la Jessie che conosci tu.” Rispose lei. “Vengo da un’altra dimensione e sai, lì sono piuttosto… legata con l’altro te…”
    “C-Cosa vuoi dire?” domandò l’argenteo, arrossendo appena.
    “Non è il caso di dirtelo… piuttosto, veniamo al sodo della questione: sei sicuro di volerti arrendere così? In fondo, potresti ancora vincere, no?”
    “E tu come fai a saperlo? L’hai detto tu stessa che conosci un altro me…”
    “Ed è per questo che ci sono anch’io.” Fece una seconda voce, che Riku faticò ad accettare.
    Lentamente, dall’oscurità accanto a Jessie apparve un ragazzo dai capelli argentati, che circondò le spalle della compagna con un braccio.
    “Chi meglio di te può conoscerti?” chiese lui, guardandolo divertito.
    “Quindi tu sei…” mormorò.
    “Siamo venuti qui dopo aver ricevuto una chiamata piuttosto strana da una sfera di luce. Ci ha detto che avevi bisogno di aiuto per superare un esame difficile…”
    Mentre diceva ciò, il Riku accanto a Jessie alzò la mano libera, dalla quale uscì una sfera d’acqua, che volò verso l’altro custode, fermandosi di fronte a lui.
    “È una parte del mio potere. Non posso donartelo tutto, ma se ti dimostrerai degno, riuscirai a riportarlo alla sua forza originale.”
    “Che cos’è?”
    “Lo scoprirai presto.” Rispose Jessie, chiudendo gli occhi. “Ora però è meglio che tu torni indietro. Non è bene che due dimensioni restino in contatto troppo a lungo.”
    Mentre diceva ciò, sia lei che l’altro Riku cominciarono a scomparire nell’oscurità, lasciando nuovamente al buio il custode.
    Riku riuscì ad individuare la sfera d’acqua di fronte a lui.
    “Non so perché l’altro me stesso mi ha donato questa sfera… ma dubito che l’abbia fatto senza un motivo. Proviamo ad avere fiducia in me stesso!” esclamò, afferrandola con entrambe le mani.
     
     
    Vegeta fece un ghigno divertito, mentre il fumo si levava, coprendo il cratere formatosi dopo l’esplosione.
    “È finita.” Disse, girandosi.
    Ma non appena fece il primo passo, sentì il rumore dell’acqua che s’infrangeva sotto di lui.
    “Che cosa…?!” esclamò, girandosi.
    La nube di polvere fu spazzata via da un colpo di vento, rivelando così una grossa fenice d’acqua, al cui interno si trovava Riku.
    Con sorpresa di tutti, non sembrava avere alcun problema a respirare, e le sue ferite si stavano lentamente rimarginando, scomparendo come se non fossero mai esistite.
    “Che razza di diavoleria è questa?” fece Vegeta.
    Riku sorrise, per poi muovere un braccio, imitato subito dall’ala della fenice, la quale si diresse contro il Sayan, investendolo in pieno con un piccolo tsunami, facendolo soccombere alla sua forza.
    “I-Impossibile!” urlò Vegeta. “Come può essere diventato così forte da trascinarmi via?!”
    Terra sorrise.
    “Sembra che abbia ricevuto un piccolo aiuto…” disse, usando per un attimo due toni diversi di voce.
    “L’esame di Riku si conclude qui.” Esclamò Yen Sid. “Riku è promosso al rango di Master.”
    Non appena ebbe pronunciato queste parole, l’onda s’infranse, subito seguita dalla fenice, che lasciò così libero Riku, che atterrò a terra senza difficoltà.
    “Fantastico!” esclamò Sora, raggiungendolo assieme a Kairi. “Dove hai imparato quella magia?”
    “Sarebbe troppo difficile da spiegare… credetemi…” rispose l’albino, sorridendo e guardandosi la mano destra. “Però… credo di dover ringraziare me stesso…”
    “Uh? Cosa vuoi dire?”
    “Ne parlerete dopo.” Fece Dark, raggiungendoli. “Ora dobbiamo procedere con gli altri esami.”
    Mentre diceva ciò, Ventus e Haru raggiunsero il centro della piazza.
    Kairi fece un respiro profondo, poi li raggiunse.
    “Kairi, eh?” fece Ventus. “Sarà curioso affrontarti… in fondo, anche se per poco tempo, siamo stati entrambi ospiti dello stesso cuore.”
    “Già, ma come puoi immaginare, non ho intenzione di farti vincere facilmente per questo.” Rispose la custode, evocando il Keyblade.
    “Come vuoi… principessa.” Replicò Ventus, imitandola.
    “Principessa?” chiese Haru, mentre impugnava la spada. “Non dirmi che è di sangue regale! Ho già avuto abbastanza problemi causati da quel tipo di sangue…”
    “Anarchico?” domandò Ven.
    “No, teorico principe di uno stato che è stato disintegrato cinquant’anni fa. È lo stesso?”
    “Spiacente, ma nel mio caso, per principessa intende una persona dal cuore privo d’oscurità.” Fece Kairi.
    “Nato privo d’oscurità.” La corresse Ven. “Altrimenti anch’io dovrei far parte della categoria, dato che quando Xehanort ha estratto Vanitas dal mio cuore, io sono rimasto privo di essa.”
    La custode sorrise, per poi partire all’attacco.
    Haru tirò fuori dalla tasca uno strano ciondolo, dalla forma simile a una croce greca, che applicò sulla spada, che cambiò subito aspetto, diventando meno larga e facendo apparire sulla lama la scritta ‘Explosion’.
    “Niente di personale.” disse, parando il fendente della custode.
    Prima che Kairi potesse fare qualcosa, fu percorsa da una serie di piccole esplosioni, che la scaraventarono indietro, mentre Haru arretrò solo di qualche centimetro, ignorando qualche piccola ustione sulle proprie mani.
    “Forse ti ho fatto avvicinare troppo…” fece, mentre la spada tornava nuovamente alla sua forma originaria.
    “Cavoli… che razza di spada è quella?” chiese la custode, rialzandosi.
    Ma prima che potesse dire altro, fu costretta ad alzare il Keyblade, parando così un attacco di Ven.
    Non appena i due Keyblade si scontrarono, il custode saltò all’indietro, per poi creare una sfera di fuoco, che scagliò contro Kairi, che rispose con una di ghiaccio, facendole così annullare a vicenda e creando una piccola nube di vapore che offuscò la vista alla custode.
    Quando riuscì a tornare a vedere, i suoi avversari non erano più di fronte a lei.
    “Dove sono-” ma s’interruppe, distratta da un rumore proveniente da cielo.
    Sopra di lei, Ven e Haru stavano volando sopra una specie di skateboard gigante, con lo spadaccino pronto a colpirla.
    Kairi alzò il Keyblade e chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
    Per qualche secondo, rimase come sospesa nel tempo.
    Pochi secondi le sembrarono minuti interi.

    “Usa la luce!”


    Kairi spalancò improvvisamente gli occhi, facendo scomparire il Keyblade e alzando le mani verso i due avversari.
    “Che cosa-?!” esclamò Haru, per poi notare gli occhi di Kairi.
    Non erano più azzurri, ma bianchi, completamente bianchi.
    Prima che lo spadaccino e il custode potessero fare qualcosa, attorno a loro apparvero decine di spuntoni di luce, che volarono contro di loro.
    Il loro mezzo di trasporto s’illuminò, scomparendo e lasciandoli cadere, nella speranza di evitare di essere colpiti.
    Tuttavia, con loro sorpresa, invece di scontrarsi tra di loro, gli spuntoni cambiarono direzione, seguendoli.
    “Maledizione!” urlò Haru, mentre la sua spada cambiava forma, assumendo la stessa di prima.
    Senza perdere ulteriore tempo, colpì uno degli spuntoni, causando così una serie di esplosioni a catena, che ebbero l’unico effetto di investire lui e Ven, facendoli sparire nell’esplosione.
    “Ven!” urlarono insieme Terra e Aqua.
    I due caddero a terra pochi secondi dopo, con il corpo ricoperto di varie ustioni.
    Kairi si girò verso di loro, mentre i suoi occhi tornavano alla normalità, osservando Ventus rialzarsi a fatica.
    “Basta così.” Ordinò Yen Sid, guardando sorpreso Kairi.
    ‘Com’è possibile?’ pensò. ‘Il potere che ha usato…’
    “Mia madre ha donato parte del suo potere a Kairi.” Fece Dark, completando inconsapevolmente il ragionamento dell’ex Master.
    “Come scusa?” chiese Riku.
    “Mia madre ha aumentato i suoi poteri. Il che significa che ha qualcosa in mente per lei.”
    “Come sarebbe a dire?” intervenne Kairi. “Io…”
    “Non ha importanza. Stando così le cose, anche Kairi diventa Master del Keyblade.” Decretò Yen Sid, per poi girarsi verso Sora. “Ora tocca a te, prescelto del Keyblade. Tu sei l’unico tra i presenti che ha ricevuto il Keyblade senza averne mai visto uno prima. Perciò tu sei da considerare come il vero custode, il prescelto della Luce. Sei pronto per sostenere la prova?”
    Sora annuì, per poi dirigersi verso il centro della piazza, seguito da Aqua e Natsu.
    “È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…” cominciò la Master. “Allora ti dissi che avresti dovuto riportare Riku sul sentiero della luce, salvandolo dalle tenebre, e così hai fatto. Ora, io ti sottoporrò al tuo esame più importante. Preparati.” Concluse, evocando due Keyblade.
    Uno grigio e uno blu.
    “Io sinceramente non ci ho capito molto, ma pare che quest’esame sia molto simile a quello per diventare un mago di rango S, perciò non ci andrò leggero!” esclamò Natsu, facendo sbattere tra di loro i pugni.
    “Non chiedo di meglio. Mostrerò tutte le mie capacità, senza chiedere aiuto a nessuno!” rispose il custode.
    “Cominciate!” disse infine Yen Sid.
    Sora scomparve subito alla loro vista, riapparendo alle loro spalle con una sfera di fuoco, che scagliò subito contro i due.
    Aqua alzò i Keyblade, avvolgendosi così con una barriera cristallina, che la salvò dalle fiamme, che invece investirono in pieno Natsu, facendolo scomparire tra di esse.
    “Fuori uno.” Fece Sora, per poi rimanere a fissare le fiamme.
    Con sua sorpresa, esse cominciarono a essere aspirate in un punto preciso, scomparendo velocemente.
    Quando scomparvero, Natsu riemerse dietro quelle poche rimaste, che finirono pochi secondi dopo nella sua bocca.
    “Ottime fiamme, complimenti. Tra le più buone che abbia mai mangiato.” Disse il mago, sorridendo e pulendosi la bocca con la mano.
    “Ti sei… mangiato il fuoco?!” esclamò sorpreso il custode.
    “Certo. Io sono come un drago… un Dragon Slayer per la precisione. Il fuoco con me non ha effetto, anzi, mi potenzia. E ora lascia che ti dimostri cos’è il vero fuoco!”
    Dopo aver detto ciò, cominciò ad aspirare aria, per poi chiudere le mani a pugno, lasciando un piccolo spazio tra i palmi e mettendole una dietro l’altra davanti alla bocca, come se stesse impugnando una cerbottana.
    “Ruggito del Drago di Fuoco!” urlò, facendo uscire dalla bocca un tornado di fiamme, diretto contro Sora.
    Il custode lanciò subito una sfera di ghiaccio, che però fu inglobata dal tornado come se niente fosse.
    “Maledizione!” urlò, lanciando attorno a sé una barriera, giusto pochi instanti prima di essere colpito.
    Ma con sua sorpresa, la barriera cominciò subito a incrinarsi, per poi infrangersi e lasciandolo alle fiamme, che lo investirono in pieno, ustionandolo in più punti e scaraventandolo diversi metri più in là, dove atterrò rovinosamente.
    “D-Dannazione… è forte…” fece, rialzandosi e facendo per lanciarsi contro una magia curativa.
    Ma prima che potesse farlo, Aqua apparve di fronte a lui, con una mano alzata, che abbassò subito.
    Sotto i piedi di Sora apparve una pozza d’acqua che pochi secondi dopo lo scaraventò in aria, come se fosse stato un geyser.
    Subito dopo, una serie di fulmini lo compirono in pieno, facendolo precipitare a terra.
    “Voi custodi potete usare così tanti tipi di magie?” chiese Natsu, avvicinandosi a Aqua, che annuì. “Incredibile… il vecchio farebbe carte false per avere uno di voi nella gilda, ne sono sicuro…”
    “Immagino fosse un complimento… Comunque è finita.” Rispose Aqua, girandosi.
    “F-Fermi…” disse Sora, rialzandosi a fatica e barcollando.
    In diversi punti, nonostante l’acqua, fumava ancora per l’alta temperatura a cui era stato sottoposto, e i suoi occhi erano celati dietro i capelli, che erano scivolati avanti.
    “Io… non mi sono ancora arreso…” continuò, evocando il Keyblade.
    “Sei resistente. Sono pochi quelli che riescono a parlare subito dopo aver ricevuto un mio colpo.” Fece Natsu, avvolgendo le proprie mani con il fuoco, per poi lanciarsi all’attacco.
    Ma con sua sorpresa, Sora lo fermò usando una sola mano.
    “Basta scherzare…” disse, alzando la testa e guardandolo con occhi fermi e determinati.
    Prima che Natsu potesse fare qualcosa, le sue fiamme cominciarono a trasferirsi sul corpo di Sora, avvolgendolo completamente, ma lasciandolo illeso.
    “Che cosa…!”
    Qualunque cosa Natsu volesse dire, fu interrotta da un pugno del castano, che lo colpì in pieno volto, scagliando contro la porta del castello, che cadde assieme al mago.
    Sora cominciò ad ansimare, mentre le fiamme scomparvero nel nulla.
    Aqua lo guardò, mentre si girava verso di lei, con il Keyblade ancora abbassato.
    “Io… continuerò… se mi dovessi arrendere ora… non avrei speranze nella guerra…” disse il custode.
    Aqua sorrise, per poi lanciare sul ragazzo una magia curativa, che guarì completamente le sue ferite.
    “Esame superato. Hai la determinazione sufficiente per il rango di Master e so che riuscirai a non trasformarla in oscurità.
    Sora la guardò sorpreso, per poi lasciarsi cadere a terra.
    “Allora è finita… Siamo tutti Master ora…” disse, sorridendo.
    “Non è esatto.” Fece Dark, raggiungendoli.
    “Manca ancora il più grande di tutti!” urlò Black Star, saltando dal margine della piazza direttamente al centro di essa, di fronte a Dark.
    “Quindi tocca anche a me…” fece Taito, raggiungendoli. “Cavoli… non ho neppure un’arma da usare…”
    “Se vuoi, posso creartela io.” Propose Dark.
    “No… userò le mie conoscenze del karate… tanto non cambierà molto…”
    “Come vuoi.”
    “Ehi, voi, non sottovalutatemi!” urlò Black Star, per poi alzare un dito verso il cielo. “Io sono colui che supererà le divinità!”
    “Allora, Taito…” fece Dark, ignorandolo. “Se sei stato scelto, significa che non sei un comune essere umano, vero?”
    “Beh, non proprio… diciamo che sono molto difficile da sconfiggere… Perciò usa pure i tuoi attacchi più potenti senza preoccuparti per me.”
    “Se lo facessi, questo mondo scomparirebbe nel nulla… Hai sentito, no? Io sono l’incarnazione stessa dell’Equilibrio… Annienterei Black Star e tutti gli altri qui presenti.”
    “Come se tu potessi battermi! Ti sconfiggerò, dimostrando a tutti la mia superiorità!”
    “Buona fortuna allora.” Rispose il custode.
    “All’attacco!” urlò Black Star, partendo a tutta velocità contro Taito. “Prima occupiamoci dei più deboli! Un colpo e sarà K.O.!”
    Prima che uno dei due potesse fare qualcosa, l’assassino colpi in pieno stomaco Taito con un pugno, facendo apparire attorno a lui decine di sfere nere, sopra le quali erano incisi degli ideogrammi.
    Il ragazzo spalancò la bocca per il dolore.
    Poi, come se niente fosse, il suo corpo esplose, ricoprendo Black Star di sangue e facendo volare la testa del ragazzo ai piedi di Kagome.
    La ragazza abbassò lentamente il volto, incrociando per qualche secondo gli occhi vuoti dell’avversario di Black Star, per poi cadere a terra, faticando a non perdere i sensi per lo spavento.
    “Cosa?!” esclamò sorpreso l’assassino. “Nessuno era mai esploso per questo colpo!”
    “E aveva pure detto che era difficile da sconfiggere…” fece Sora, deglutendo.
    “Ehi…” disse una voce.
    Tutti cominciarono a guadarsi attorno, cercando di capire da dove provenisse.
    “Sono quaggiù!”
    Kagome voltò nuovamente lo sguardo verso la testa di Taito, i cui occhi erano nuovamente vivi, e si muovevano velocemente come per capire dove si trovasse.
    “È rimasto qualcosa del mio corpo o solo la testa?” chiese.
    Kagome stavolta cadde a terra svenuta.
    “È- È ancora vivo?!” urlò Black Star, mentre attorno alla testa del ragazzo apparivano diversi cerchi magici.
    In pochi secondi, dalla testa riapparve il resto del corpo, lasciando così che il ragazzo si rialzasse.
    “E sono a meno una…” fece, guardandosi il palmo della mano sinistra, sulla quale era apparso uno strano disegno, e di cui una parte si stava dissolvendo.
    “Com’è possibile?!” gli gridò contro l’assassino. “Ti ho visto esplodere davanti ai miei occhi… il tuo sangue mi ricopre ancora i vestiti! Come puoi essere vivo e intero?!”
    “Spiacente… ma sono immortale.” Rispose il ragazzo.
    “Immortale?” fece sorpreso Edward. “Senza essere una pietra filosofale o un Homunculus? Cavoli… Ling avrebbe fatto di tutto per scoprire il suo segreto…”
    “Beh, non è che non posso morire…” disse Taito, mostrando il palmo della sua mano. “Ho a disposizione sei vite ogni quindici minuti… Quindi al momento posso morire altre cinque volte.”
    “Davvero?” domandò Black Star, sorridendo. “Interessante… Vediamo se riuscirò a sconfiggerti in questo lasso di tempo allora!”
    “Temo che tu stia dimenticando un piccolo particolare…” fece Dark, preparando una sfera di fuoco. “E cioè che questo combattimento è uno contro due.”
    Prima che l’assassino potesse reagire, gli scagliò ai piedi la sfera, provocando un’esplosione che lo fece volare in aria, dove venne intercettato da Taito, che avvolse la sua mano destra con un’aurea azzurra, con la quale colpì in pieno Black Star, che venne rispedito a terra, mentre la parte superiore del corpo dell’immortale esplose, per poi ricomparire qualche secondo dopo.
    “E meno due…” fece, osservando sparire un altro pezzo del simbolo sul palmo. “Ma quest’attacco è così…”
    “M-Maledizione… è più forte di quanto credessi…” disse Black Star, rialzandosi, sputando a terra del sangue e spostando lo sguardo verso i due avversari, mostrando così che ora nelle sue pupille era apparsa una stella.
    “E quello cosa significa?” chiese Taito.
    “Semplicemente finirò di scherzare.” Rispose l’assassino, per poi evocare il Keyblade e sparire alla loro vista.
    “Oh, finalmente comincia a fare sul serio.” Commentò Lea, sorridendo. “Ora sì che è un avversario temibile.”
    “Cosa vuoi dire?” domandò Kairi.
    “Black Star, come avrete visto, è un po’ particolare. Quando vuole, però, sa il fatto suo. È riuscito a mettermi in difficoltà, quando è entrato in questa… modalità.”
    Come infatti diceva l’ex Nessuno, Black Star riapparve alle spalle di Dark, cercando di colpirlo.
    Ma il custode si girò, afferrando il Keyblade con le mani e mollando un calcio nello stomaco all’avversario, facendolo volare via.
    “Dovrai fare di meglio per colpirmi. Ricordati con chi hai a che fare. Non sottovalutare il tuo avversario.”
    Black Star si rialzò, rievocando il Keyblade.
    ‘Maledizione…’ pensò. ‘È veramente forte… come posso sconfiggerlo? Tsubaki… se solo ci fossi tu…’
    Ma senza rendersene conto, il paesaggio attorno a lui cambiò radicalmente, ritrovandosi in piedi sopra uno specchio d’acqua viola, dal quale uscivano diversi alberi, i cui rami li facevano somigliare a uomini stilizzati.
    Alle sue spalle, una luna nera, con occhi, naso e una bocca aperta in un ghigno, che si stagliava su un cielo bianco.
    “Questo posto…” fece, guardandosi attorno.
    “Ciao, Black Star.” Disse una voce alle sue spalle.
    L’assassino spalancò gli occhi, girandosi.
    Di fronte a lui c’era Tsubaki, i cui vestiti ora erano azzurri come i capelli del custode, che lo guardava sorridendo.
    “T-Tsubaki…” balbettò Black Star, incredulo. “Tsubaki, sei proprio tu?!”
    La ragazza annuì con un sorriso.
    “Bentornato.” Disse, poco prima di ritrovarsi avvolta da un abbraccio del suo maestro.
    “Che bello, sei viva! Credevo che… che…”
    “B-Black Star… Ma cosa ti prende?” chiese lei sorpresa.
    “Temevo… di non rivederti più… Come hai fatto a salvarti?”
    “Beh… ecco…”
    “Sono intervenuta io.” Rispose una voce.
    Accanto a loro, apparve dal nulla la figura di una donna vestita con una tunica dorata e i capelli color oro, agitati come l’acqua di un fiume, che ricadevano delicatamente sulle sue spalle libere dal vestiario. Il suo viso invece, era impossibile da definire perché era celato da un leggero velo bianco, sorretto da una sottile tiara, poggiata sul suo capo.
    “E tu chi sei?” chiese l’assassino, senza però fare nulla.
    La donna sorrise.
    “Credo che tu conosca la risposta. Ho salvato io Tsubaki, ma aveva comunque subito ferite gravi, perciò le ho apportato qualche modifica.”
    “Modifica? In che senso?”
    “Diciamo che mi ha aggiornato.” Rispose la ragazza. “Ora posso tornare ad essere a tutti gli effetti la tua arma. Ora il mio aspetto principale è quello del tuo Keyblade.”
    Black Star si girò verso di lei con gli occhi spalancati.
    “Cosa?! Davvero?”
    “Già.” Rispose la donna. “Ora il tuo Keyblade e Tsubaki sono la stessa cosa. Tutte le sua modalità si sono aggiunte al Keyblade, quindi cerca di non fallire nel tuo prossimo compito.”
    Detto ciò, attorno alla donna cominciò ad apparire della luce, che divenne sempre più forte.
    “E ora… è il momento di ripristinare questo mondo.” Concluse, scomparendo alla vista dei due.
     
     
    Black Star fu improvvisamente avvolto da una forte luce.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Sora, mentre la luce si diffondeva velocemente ovunque.
    “Questo potere…” fece Aqua, girandosi verso il castello, che stava venendo anch’esso avvolto dalla luce, poco prima che essa accecasse tutti quanti.
    Quando scomparve, tutti sgranarono gli occhi.
    Il pavimento, prima rovinato, era stato riportato al suo aspetto originario.
    L’oscurità che avvolgeva il cielo era scomparsa, lasciando un cielo blu trapunto di stelle.
    E il castello ora era nuovamente intero, con tutte le parti che erano andate distrutte, ora nuovamente al loro posto.
    “Il mondo… Il nostro mondo…” fece Ventus.
    “È tornato al suo antico splendore!” completò Terra.
    Poco lontano, Dark osservò Black Star.
    “Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…” disse, sorridendo, per poi tendere un braccio verso l’avversario. “Taito, allontanati. Per te lo scontro finisce qui.”
    “Cosa?! Perché?”
    “Non sopravvivresti.” Rispose lui semplicemente.
    “L’hai detto tu…” fece Black Star, sorridendo. “Non sottovalutare l’avversario! Tsubaki, modalità Keyblade Incantato!”
    Subito dopo aver detto ciò, attorno al Keyblade apparvero decine di linee nere, che lo avvolsero, raggiungendo anche le mani del custode, circondando anche lui.
    Prima che Dark potesse fare qualcosa, un secondo Black Star apparve alle sue spalle, che lo colpì con un pugno, allontanandolo di qualche metro.
    “Non puoi sconfiggerci!” urlò l’assassino.
    “Non male, lo ammetto.” Rispose l’incarnazione dell’equilibrio, rialzandosi. “Va bene. Esame superato.” Decretò.
    Black Star, che stava per attaccarlo nuovamente, si fermò a mezz’aria.
    “Cosa?! Così?!” esclamò.
    “Come per Kairi, anche tu sei stato riconosciuto da mia madre. Se ti ha donato nuovamente la tua arma, significa che anche per te ha grandi progetti e sei riuscito a colpirmi. Ora che ho tutti i ricordi dei miei reali poteri, non era per niente facile farlo. Certo, non ho dato il meglio di me, ma un novellino non sarebbe riuscito nemmeno ad avvicinarsi.”
    “Molto bene allora!” fece Yen Sid, avvicinandosi, assieme a tutti gli altri. “L’esame si conclude qui. Sora, Riku, Kairi, Edward Elric, Black Star. Complimenti, Master del Keyblade.”
    I cinque sorrisero.
    “E ora seguitemi. Ho un dono per tutti voi. Anche voi, Dark e Hikari.” Disse, per poi voltarsi verso Terra, Ventus e Aqua.
    “Voi invece?”
    “Resteremo qui. Ci alleneremo e quando la guerra comincerà, vi raggiungeremo.” Rispose la Master.
    “Io… vorrei rimanere qua con voi.” Fece Kagome, rivolgendosi ai tre. “Voi siete in grado di insegnarmi ad usare la magia, vero?”
    I tre la guardarono sorpresa.
    “Perché vuoi imparare ad usare la magia?” chiese Terra.
    “Voglio rendermi utile, ma i miei poteri al momento sono limitati, e nella guerra non servirebbero a molto.”
    “Interessante…” commentò Lea. “Direi che potrei rimanere anch’io… Potrei aiutarti… se sono riuscito ad addestrare quel testone di Black Star, con te avrò vita facile.”
    “Black Star non è un testone!” disse una voce, poco prima che il Keyblade dell’assassino s’illuminasse, lasciando il posto a Tsubaki. “Solo… è un po’ esaltato…”
    Ma l’arma si fermò, notando lo sguardo di molti verso di lei.
    “Ehm… che c’è?” chiese.
    “Ma da dove sei uscita tu?!” esclamò Pan, indicandola. “E chi sei?!”
    “Lei è Tsubaki.” Rispose Black Star, sorridendo. “La mia arma, l’unica in grado di stare al fianco di una divinità come me!”
    “Aspetta… vuoi dire che la tua spada in realtà è una persona?!” domandò Natsu sorpreso. “Ma com’è possibile?!”
    “Nel nostro mondo funzionava così. Ognuno aveva un partner, il quale poteva trasformarsi in un’arma.”
    “Ma come mai è un Keyblade?” chiese Riku.
    “Immagino ci sia lo zampino di mia madre anche in questo.” Rispose Dark, per poi aprire sei varchi. “Ma ora, direi che è il momento che ognuno torni nel suo mondo.”
    “Tsk. Non è che mi sia divertito molto…” fece Vegeta, attraversando il varco di fronte a lui.
    “Io invece sì! Non vedo l’ora di raccontarlo alla mia ciurma!” urlò Rufy, lanciandosi in quello davanti a sé.
    “Bah… io ho solo perso due vite… per fortuna il quarto d’ora è quasi passato…” disse Taito, sparendo anche lui.
    “Io invece lo voglio raccontare subito a Happy! Sono sicuro che morirà d’invidia!” disse Natsu, attraversando il quarto varco.
    “Mentre io dovrò inventare una buona scusa… Se Elie scopre che sono stato qui, come minimo mi riduce in fin di vita…” sospirò Haru, attraversando il quinto.
    Di fronte ai custodi rimase il sesto.
    “Io credo verrò ancora con voi.” Disse Pan, sorridendo. “Ho ancora tante cose da imparare… e l’alchimia al momento è l’arte che m’ispira di più.”
    “Non varrai mica che mi metta a farti da insegnante, vero?” domandò Edward sorpreso.
    “Che c’è, Master? Paura?”
    “Io? Figuriamoci! L’unico timore che ho è Winry… se viene a sapere che ho viaggiato con te, mi riempie la testa di bernoccoli con quella sua maledetta chiave inglese…” fece lui, attraversando il varco assieme agli altri.
     
     
    “Che cos’è quella cosa?!” urlò Kid, indicando la torre di Yen Sid.
    “Direi una casa…” rispose Soul, sbadigliando. “Anche se non ho capito cosa ci facciamo qui…”
    “Cretini!” fece Excalibur. “Vi ci ho condotti io per salvarvi. L’oscurità vi stava conquistando!”
    “Però non vedo Black Star e Tsubaki… Dove possono essere finiti?” domandò Maka, guardandosi attorno.
    “Chi se ne importa?!” gridò Kid, portandosi le mani alla testa. “Quell’orrore continua a perseguitarmi! Devo rimediare! Liz, Patty, trasformatevi!”
    Ma prima che le due ragazze potessero fare qualcosa, di fronte a loro apparve un varco.
    “La tua paura è infondata. In fondo, ti ho solo chiesto di farmi da maestro, nient’altro.” Disse Pan, portandosi le mani dietro la testa.
    “Concordo.” Aggiunse Black Star. “Cos’hai da temere? Di certo questa Winry non sarà tanto pericolosa, no?”
    “Voi non la conoscete…” rispose l’alchimista, sospirando prima di fermarsi di fronte ai cinque ragazzi e a Excalibur.
    “Black Star?!” fecero questi, guardando l’assassino. “Tsubaki?!”
    “E voi cosa ci fate qui?” chiese lui, preparandosi a combattere. “Ne volete ancora?”
    “Cretino!” urlò Excalibur. “Non sono più senza controllo.”
    “Black Star!” urlò Kid, per poi indicare la torre. “Tu sai di chi è quella… cosa?!”
    “È casa mia.” Rispose Yen Sid, con voce severa. “E se alzerai un solo dito contro la mia torre, ti scaraventerò in un mondo totalmente asimmetrico.”
    Il ragazzo si pietrificò a quella risposta.
    “Prima di darvi il mio regalo, vi dirò i vostri compiti.” Disse il mago. “Edward, Pan. Vorrei che voi continuiate da soli il vostro viaggio. Soccorrete i mondi che trovate in difficoltà. Lo stesso voglio che facciano anche Dark e Hikari, che in un primo momento dovranno accompagnare Black Star e Tsubaki. Sora, Riku, Kairi: voi invece andrete alla Città di Mezzo, assieme a Topolino, Paperino e Pippo, e addestrerete i sopravvissuti a combattere. A questo punto, dobbiamo avere più persone possibili dalla nostra parte, custodi e non.”
    “Ricevuto!” risposero i custodi.
    “Sì può sapere cosa sta succedendo?!” esclamò Soul.
    “Avete di fronte a voi il nuovo Master del Keyblade, colui che supererà tutte le divinità!” rispose Black Star, puntando l’indice verso il cielo.
    “Master del Keyblade?” ripeté Maka. “Aspetta… ma non è lo stesso titolo che Aqua ha detto di avere in quel messaggio?”
    “Precisamente! E ora io sono al suo stesso livello!” rispose l’assassino, lasciando che i suoi amici spalancassero la bocca sorpresi e increduli.
    “Ora basta parlare.” Disse Yen Sid, attirando nuovamente l’attenzione verso di sé. “Ho fatto preparare per tutti voi nuovi vestiti. Questi hanno diverse magie al loro interno, che sortiranno da scudo. Inoltre, potranno ripararsi da soli se dovessero venire danneggiati durante degli scontri.”
    Dopo aver detto ciò, il mago schioccò le dita.
    I vestiti dei sette custodi s’illuminarono, per poi venire sostituiti dai nuovi.
    Dark si ritrovò un paio di pantaloni neri, accompagnati da una maglietta a maniche corte bianca con disegnato in nero sul davanti e sul retro il suo ciondolo, che ora si trovava attorno al suo collo con una collana argentata.
    Hikari invece ebbe dei pantaloni lunghi azzurri, assieme ad una maglietta a maniche lunghe blu.
    I vestiti di Sora invece rimasero sullo stesso modello, tornando però ai colori simili a quelli della sua prima avventura, con delle bretelle bianche che formavano una X sul petto.
    Quelli di Riku invece rimasero pressoché invariati, limitandosi a cambiare colore ai jeans.
    Kairi invece aveva una maglietta a maniche corte bianca, con disegnato sulla schiena un cuore; e un paio di pantaloncini rossi come i suoi capelli.
    Black Star invece mantenne lo stesso tipo di vestiti, solo che ora erano completamente azzurri, con una stella d’oro sulla schiena e davanti.
    E infine Edward si ritrovò con pantaloni lunghi e maglietta a maniche corte neri, con un mantello color oro che lo avvolgeva.
    “Wow!” fece quest’ultimo, osservando il suo nuovo look. “Fantastici!”
    “Concordo!” urlò Black Star. “Ora sì che sono una vera stella!”
    Dark sorrise.
    “Molto bene allora. Meglio non perdere altro tempo. Grazie di tutto, Yen Sid.” Disse, inchinandosi, per poi aprire un varco e rivolgersi ai suoi compagni di viaggio.
    “Pronti?”
    Tutti e tre annuirono.
    “Andiamo anche noi.” Fece Edward, imitandolo, mentre Pan lo raggiungeva.
    “Buona fortuna allora.” Disse Sora, salutandoli. “Ci vediamo presto!”
    “Certo!” risposero tutti, sparendo poi nei varchi.
  14. .
    *si accendono una serie di luci che illuminano l'autore*
    E finalmente, dopo un mese, il nuovo capitolo!
    Uhm... non vedo assasini all'orizzonte... il che significa che si stanno preparando... anche perché, con vostra grande gioia (o disperazione) sto pianificando capitoli che oltre a demolire definitivamente quasiasi sanità mentale, potrebbe schockarvi a vita e oltre XD.
    Beh, non voglio anticiparvi troppo, anche perché ci penserà questo capitolo, dove farà la sua apparizione, l'unico, inimitabile
    Soldato(sbucando fuori dal nulla): Babbo Natale?
    Ehm... no, non proprio... anzi... ma passiamo alle recensioni!
    @ francix94: Sembra che l'idea di aver scelto Lea come custode abbia riscosso parecchio successo XD. Comunque sì, la donna è proprio Heidi (e così, ho realizzato il sogno del 99% delle persone di questo pianeta XD)
    @ Yusei Trek: Spero che sia così. Questo è uno dei capitoli su cui mi sono dato più da fare, anche perché non è stato facile inserire quel personaggio... Per Jack, beh, anche nell'ultimo film reagisce relativamente bene XD. Per il manga, purtroppo il problema è che la mia massima abilità in disegno consiste nel disegnare un quadrato... dunque per me è impossibile fare un manga XD
    @ Armitrael: No no, il finale è una delle scene più serie. Con questo, non voglio dire che uno di quei due non c'entri nulla... anche se dopo quel che ho in mente, credo che quel livello risulterebbe più o meno nullo... Credimi, tutto ciò che voi pensate che io non scriverò mai, lo leggerete (yaoi, yuri e hentai a parte ovviamente. Quei tre generi erano, sono e rimaranno banditi dalle mie fan fiction fino alla fine dei tempi e oltre XD)
    Beh, perciò ringrazio nuovamente Liberty89 per avermi fatto da Beta Reader e vi lascio a uno dei capitoli più inaspettati della fan fiction!

    Capitolo 64: Incontro speciale! Vuoi sapere come finirà? - Torna all'indice dei capitoli
    Kairi, con l’aiuto di Sora, prese Hikari, mentre Riku e Black Star sollevarono Dark, per portarli nelle loro stanze e stenderli sui loro letti.
    “Che cosa può essere successo?” chiese preoccupata la principessa, una volta tornati in sala comandi. “Mia sorella è ridotta male… troppo male per aver dovuto affrontare un semplice nemico…”
    “Se quello che si è fatto passare per l’Oscurità ha detto il vero, non dev’essere stato qualcuno ai livelli di Xehanort… direi molto più potente…” suggerì Sora.
    “Cavoli!” esclamò Black Star, urlando. “Così si sono presi tutto il divertimento! Scommetto che ora quel bastardo sarà ridotto a livelli molecolari!”
    “Abbassa la voce e smettila di dire idiozie. Dark e Hikari sono dei Master, chiunque sia stato a ferire Hikari in quel modo e ridurre Dark in quello stato dev’essere stato-”
    “L’Oscurità…” rispose il custode dell’Equilibrio, uscendo dalla stanza, reggendosi a fatica.
    “Dark!” urlarono tutti prima di avvicinarsi per soccorrerlo.
    Ma lui li scacciò.
    “Non merito il vostro aiuto… Anzi, meriterei il contrario… Dovreste annientarmi…” mormorò, accasciandosi a terra, ansimando.
    “Cos’è successo?” chiese Sora, serio. “Ha a che fare… con l’onda d’oscurità che ha colpito i mondi?”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Quell’onda, come la chiamate voi… è stata generata… da me…”
    “Come scusa?” domandò Riku, non sicuro di avere sentito bene.
    “Io sono un mostro… non sono umano…” disse, guardandosi le mani, che avevano cominciato a tremare.
    “Non sei umano?” ripeté Black Star. “Strano, a me sembra proprio di sì.”
    Ma il custode scosse la testa.
    “No… questo è solo un involucro… Uno stupido e maledettissimo involucro!” urlò, sbattendo un pugno sul muro, generando alcune crepe.
    “Involucro?” fece Kairi.
    “Sono un essere maledetto dalla nascita… la mia stessa esistenza è un pericolo per tutti…”
    Sora sospirò.
    “Cavoli Dark… il nemico che avete affrontato doveva essere davvero bravo con le parole… Ma da quel che sappiamo, doveva essere-”
    “Mio padre.” Rispose il custode dell’Equilibrio, interrompendo il castano. “Era mio padre…”
    Gli altri custodi lo guardarono, sorpresi.
    “Cos’hai detto?” chiese Lea. “E che ci faceva tuo padre in giro per l’universo? Non mi pare che le persone comuni possano abbandonare i mondi come se-”
    Ma anche Lea fu interrotto da Dark, che fece una piccola risata.
    “Persone comuni?” ripeté lui. “Vorrei che tale termine potesse essere usato con esseri come noi…”
    “E ora basta!” irruppe Black Star, prendendolo per il colletto della maglietta e sollevandolo da terra. “Hai degli enormi poteri, e allora? Non crederai forse di poter superare una divinità come me, vero?”
    Dark continuò a tenere lo sguardo verso il pavimento.
    “Divinità, dici? No… mi spiace deluderti, ma non lo sei…”
    “Come osi!” replicò, alzando un pugno, ma fermandosi quando vide il volto dell’altro ragazzo.
    Dai suoi occhi stavano uscendo delle lacrime. Parecchie lacrime.
    “Se tu fossi una divinità… non parleresti con tanta leggerezza…”
    “Dark… che ne è stato di tuo padre?” chiese Riku, scosso come tutti da quella reazione. “E cosa intendevi prima dicendo che l’oscurità è stata generata da te?”
    “Mio padre… non è morto… e mai morirà…” rispose il custode. “Non è il padre che avevo sulla Terra…”
    “Come sarebbe a dire che non è il padre che avevi sulla Terra?” esclamò sorpreso Sora.
    “L’Oscurità… Mio padre è l’Oscurità stessa…” rivelò infine Dark.
    Black Star perse subito la presa della sua maglietta, lasciando che ricadesse a terra.
    Anche gli altri custodi lo guardarono increduli.
    “Dark… devi essere ancora provato per il combattimento che hai sostenuto… Suvvia, non dire cose impossibili… Abbiamo incontrato anche noi l’Oscurità, e ci ha detto che suo figlio aveva sconfitto te e Hikari, o meglio, che vi aveva conciato per le feste…” cominciò Riku.
    “Cose impossibili?” fece lui, senza alzare la testa. “E secondo voi, cosa poteva causare un’energia tale da scuotere tutti i mondi, se non l’Oscurità stessa. L’ho avvertito… ho sentito tutte le persone che ho colpito solo con il mio potere… Neppure Xehanort è riuscito a rimanere impassibile di fronte alla mia oscurità… all’oscurità del figlio di essa…”
    “Ma ti rendi conto che stai dicendo delle assurdità?” esclamò Sora, quasi arrabbiato. “Tu saresti il figlio dell’Oscurità? Come puoi dire una cosa del genere con tanta leggerezza?!”
    “Anch’io ero scettico all’inizio… ma dopo quel che mi ha fatto, non posso negarlo… non posso negarlo…”
    “Cos’è successo a Hikari?” Chiese Kairi, usando un tono freddo.
    Dark non rispose.
    “Ti ho chiesto cos’è successo a Hikari! Chi è stato a ridurla in quello stato?” urlò lei.
    “Io…”
    La custode rimase spiazzata, come anche gli altri.
    Dark alzò le mani, fermandole di fronte a sé.
    “Io… con queste mani… l’ho torturata… In un modo che pensavo nessuno potesse nemmeno immaginare… E la cosa peggiore è che non provavo nulla. Né felicità, né tristezza, né rabbia… Era una cosa normale… come respirare… Lei mi supplicava, mi continuava a chiamare… ma io… io non riuscivo nemmeno a riconoscerla, a ricordarmi di lei…”
    Kairi gli si avvicinò, per poi abbassarsi alla sua stessa altezza.
    Senza che Dark reagisse, gli diede un pugno su una guancia, facendolo cadere sdraiato a terra.
    “Alzati.” Disse. “Alzati e fatti colpire ancora!”
    “Kairi…” fece Sora, guardandola sorpresa.
    Dark obbedì, mettendosi di fronte a lei.
    “Non fermarti fino a quando non ti sentirai soddisfatta… Non ho scuse e non esiste perdono per ciò che ho fatto… Ho permesso all’oscurità di mio padre di plagiarmi… di controllarmi… no, di risvegliare la mia natura nascosta… Ho distrutto il mio Keyblade, assieme a Balance… Ho devastato una città e ferito gravemente un suo abitante… Non merito alcuna pietà.”
    La principessa della luce lo guardò, per poi alzare il pugno, ma fu fermata da Black Star, che scosse la testa.
    “Non serve. Guardalo. Non è come un vegetale, ma ci siamo quasi.” fece. “Credevo che il custode dell’equilibrio avesse più… equilibrio…”
    “Bel gioco di parole, custode della luce.” Disse una voce.
    Di fronte a loro apparve dal nulla un uomo avvolto da un mantello nero.
    I custodi evocarono tutti i Keyblade, tranne Dark, che rimase a terra senza dare alcun segno di iniziativa.
    “Però… vedo che siete più stupidi di quanto credessi…” continuò lui, avvicinandosi. “Per vostra fortuna, non ho intenzione di rilasciare i miei poteri, o voi a quest’ora sareste già stati spazzati via.”
    “Chi sei?” chiese Lea, stringendo forte il Keyblade.
    “Ma come? Non mi avete ancora riconosciuto? È vero che ho un aspetto diverso, ma credevo che a questa distanza vi sarebbe stato chiaro. Soprattutto a te, Sora, dopotutto, sei il suo eletto…”
    “Non so di cosa tu stia parlando e non hai risposto alla domanda.”
    “Perché non lo chiedete a Dark?” fece lui. “O non hai il coraggio di dirlo?”
    Il custode rimase in silenzio, senza sentire gli sguardi degli altri su di sé.
    “Vuoi manipolarmi ancora? Sappi che in quel caso, prima che tu lo possa fare, distruggerò il mio cuore, e con esso questo involucro…” disse infine.
    L’uomo sbuffò.
    “Ne avrò di lavoro da fare con te…”
    “Dark, chi è quest’uomo?” chiese Sora, cominciando a temere la risposta.
    “Siete più stupidi di quanto credessi. E voi vi definireste custodi? Se è così, Xehanort avrà vita facile.”
    “Basta con le chiacchere e fatti sotto!” urlò Black Star partendo all’attacco.
    Ma l’uomo alzò la mano, fermandolo a mezz’aria senza alcuno sforzo.
    “Sciocco moccioso.” Disse, per poi scagliarlo contro il muro della Gummiship.
    “Tu…” cominciò Lea, collegando l’uomo. “Tu sei l’Oscurità, vero?”
    Gli altri custodi si girarono verso di lui.
    “Bingo. Sì, sono proprio io. Immagino che non vi aspettaste di incontrarmi così presto con il mio vero corpo, eh?”
    “Quindi tu sei il vero aspetto… dell’Oscurità…” fece Riku, deglutendo.
    “Che cosa vuoi da noi?” chiese Sora, tenendo il Keyblade di fronte a sé.
    “Da voi nulla… Il mio unico desiderio al momento è farla pagare a colei che ha cambiato mio figlio.” Rispose, superando i custodi che lo osservarono senza muoversi, e raggiungendo il figlio che continuava a tenere lo sguardo rivolto al pavimento.
    Dopodiché lo prese per bavero e lo sollevò come se fosse una piuma.
    “Guardatelo! Ha usato solo una minima percentuale del suo potere ed è ridotto in questo stato!” esclamò, per poi lanciarlo contro i custodi, che lo presero al volo.
    “Quindi il tuo obiettivo… è Hikari, vero?” domandò Kairi.
    “Già, proprio tua sorella, cara la mia principessa. Riuscire a cambiare il cuore del figlio dell’Oscurità e della Luce… Ridicolo! Non posso accettare che un semplicissimo umano possa aver fatto questo!”
    “Figlio dell’Oscurità… e della Luce?” ripeté Riku, guardando Dark, che continuò a non dare risposta.
    “Sì, proprio così. Il ragazzo che state cercando di difendere, di cui vi fidate… Altri non è che l’Equilibrio stesso! Un’entità superiore a tutti voi! Volendo, potrebbe arrivare al mio stesso livello, ma è troppo codardo per farlo!”
    “Se ogni volta che uso il mio potere…” intervenne Dark. “…perdo il controllo in quel modo, allora preferisco farne a meno. Non voglio più diventare quel mostro…”
    Sentendo ciò, l’Oscurità scoppiò a ridere.
    “Però è stato uno spettacolo magnifico. Vederti fare a pezzi la persona a cui tieni di più, continuando a rigenerarla per poter ricominciare da capo! È stato uno spettacolo sublime!”
    “Maledetto bastardo…” sibilò Kairi, stringendo più forte il Keyblade e partendo all’attacco.
    “Sciocca principessa.” Replicò il nemico, scagliandola verso la parete proprio come aveva fatto con Black Star. “Non vi è bastata una volta? Voi non siete lontanamente alla mia altezza. Osservate con attenzione… l’essenza del mio vero potere!”
    Non appena lo ebbe detto, il suo corpo emanò un vento ricolmo d’oscurità, che investì i presenti.
    “Cosa?” fece Lea. “E non si sta nemmeno muovendo… Potremmo essere annientati a suo piacimento…”
    “Maledizione… Non posso accettare uno come lui!” urlò Black Star, rialzandosi a fatica, cercando di contrastare il vento. “Uno che non si fa scrupoli nemmeno verso suo figlio… Mi ricordi troppo una persona che conosco…”
    “Oh, intendi dire Medusa? Sì, in effetti lei era decisamente piena del mio potere… Peccato che abbia fatto quella fine, ma si sa, se non usata a dovere, l’oscurità ti si ritorce contro…”
    “Non ti lasceremo fare nulla!” esclamò Sora, creando una sfera di luce, che scagliò contro l’avversario, che però la prese con le mani, come se nulla fosse.
    “Credevi davvero che usare il potere opposto al mio potesse ferirmi? Certo, se fosse luce pura sarebbe un conto, ma questa è solo una vile imitazione.” Disse, distruggendo la sfera. “E voi non siete ancora Master del Keyblade!”
    Sotto gli occhi sorpresi dei custodi, la Gummiship cominciò a riempirsi di crepe.
    “Il vostro viaggio finisce qui. In un mondo lontano da tutti gli altri, isolato. La punizione perfetta per persone che hanno cercato di affrontare i signori dell’universo!”
    “Signori dell’universo? Strano, mi sembra che tu sia il solo ad avercela con noi.” Replicò Sora.
    “Prendo come offesa anche la vostra affezione verso mio figlio. Lui è il mio erede, e che lo voglia o no, presto sarà di nuovo al mio fianco!” concluse l’Oscurità, scomparendo com’era giunta.
    Il suo potere però non svanì, anzi, continuò a colpire la Gummiship, che si fermò all’improvviso.
    “Maledizione… “ fece Sora, raggiungendo Kairi e aiutandola ad alzarsi.
    “Dark!” urlò Riku. “Vedi di alzarti!”
    Ma il custode non fece un passo.
    “È meglio per me scomparire così…” disse, sollevando leggermente lo sguardo. “È meglio per tutti…”
    Prima che qualcuno potesse replicare, la Gummiship si spaccò a metà, lasciando cadere i custodi nello spazio aperto.
    Ma con loro grande sorpresa, furono tutti avvolti da delle sfere di luce, che gli permisero di riprendere a respirare.
    “Chi è stato?” chiese Sora, guardando i suoi compagni, che però erano sorpresi quanto lui.
    Nel frattempo, le sfere che contenevano Dark e Hikari cominciarono a scendere verso un mondo lì vicino, sparendo velocemente alla loro vista.
    “Hikari!” urlò Kairi, cercando di muoversi.
    “Scusatemi…” fece una voce femminile. “Ma era necessario che loro andassero per primi.”
    “Chi ha parlato?” esclamò Black Star. “Fatti vedere!”
    “Non ce n’è bisogno, sappiate soltanto, che sono dalla vostra parte.”
    Detto ciò, le sfere cominciarono a muoversi, dirigendosi anch’esse verso quel mondo.
     
     
    Hikari aprì lentamente gli occhi, accorgendosi che sopra di lei c’era un cielo azzurro.
    “Cos’è… successo…?” chiese.
    Ci mise qualche secondo per rendersi conto che stava cadendo giù, e che era avvolta da una sfera bianca.
    Pochi minuti dopo, il globo cominciò a rallentare, per poi scoppiare, come una bolla di sapone, sopra il balcone di una casa, lasciando che la custode ci cadesse sopra.
    Hikari digrignò i denti per la botta, cercando di tenere gli occhi aperti, ma la stanchezza e il dolore la stavano vincendo di nuovo.
    L’ultima cosa che vide fu l’avvicinarsi di una persona.
     
     

    Destati! Tendi la mano
    È giunta l'ora, destati


    “No, non va bene…” fece una voce bassa, seguita dal rumore prodotto dalle dita che battono velocemente su una tastiera.
    Hikari riaprì gli occhi, mettendo a fuoco un soffitto bianco, mentre la musica le riempiva le orecchie.

    Su rimembra, tu trepida
    Su sveglia! Ehi ricorda!


    “E se inserissi Edward? In fondo, ormai sono in parecchi ad aspettarselo…” continuò la voce. “E poi, potrebbe tornarmi utile in futuro…”
    La custode si mise lentamente seduta, accorgendosi così di trovarsi su un letto.

    Eh? Come? Non lo vuoi?
    Tuttavia t'appartiene


    Attorno a lei c’erano diversi mobili, tutti pieni di manga e dvd, principalmente di anime, assieme a qualche console.
    Al suo fianco un enorme specchio a parete rifletteva la sua immagine.
    “Oh, vedo che ti sei svegliata.” Disse la voce.

    Ciò che hai perduto
    Diventerà uno solo!


    La musica s’interruppe, mentre Hikari si girava verso il proprietario della voce, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo di circa diciotto anni, dagli arruffati capelli castani scuri, che indossava un paio di bermuda neri e una maglietta azzurra a maniche corte.
    I suoi occhi erano azzurri, coperti da un paio di occhiali dalla montatura trasparente.
    “D-Dark?” chiese lei.
    “Dark?” rispose il ragazzo, un po’ sorpreso. “Ok, ammetto di aver preso spunto da me per crearlo, ma non ci vedo tutta questa somiglianza… Piuttosto come hai fatto a ritracciarmi? E soprattutto, come hai fatto ad arrivare sul mio balcone?”
    Hikari lo guardò confusa.
    “Crearlo? Preso spunto? Ritracciato?” ripeté, non riuscendo a capire il senso di quelle parole.
    “Suvvia, non farne un mistero. Si vede lontano un miglio che sei il cosplay di Hikari, anche se questa è la prima volta che mi capita di vederne uno… non credevo fosse così popolare come personaggio…” concluse, soffocando una risata. “Comunque i miei complimenti: sembri proprio l’Hikari che m’immagino io. Non credevo di essere riuscito a descriverla così bene!”
    “Tu chi… chi sei…?” domandò la custode, cercando di riordinare le informazioni che stava ricevendo.
    Il ragazzo la guardò nuovamente sorpreso.
    “Cioè, mi staresti dicendo che sei capitata qui per caso? Con quel costume? Non male come tentativo, e devo ammetterlo, sei la prima che arriva a tanto per conoscermi di persona.”
    “Conoscerti di persona?”
    “Ma sì. Darkroxas92, il sadico utente fan di Kingdom Hearts e dei Digimon, oltre che a una marea di altri anime e manga.”
    “Darkroxas92?” ripeté lei, incredula. “Quindi è questo il tuo vero aspetto?”
    “Beh, sì. Lo so, non sono granché, ma non m’importa per niente. Sorpresa, vero?”
    “Abbastanza… non pensavo che uno che si definisce il signore della distruzione, in realtà fosse così calmo… e normale…”
    Sentendo ciò, il ragazzo scoppiò a ridere.
    “Quello solo nelle fan fiction di Ottoperotto, mi spiace. Nella realtà, sono del tutto contrario a qualsiasi violenza. Anche se nella finzione, sono abbastanza sadico. Un sadico che non sopporta il sangue, ecco come mi definisco. Basta una goccia per farmi stare male, perciò ti lascio immaginare lo sforzo che mi è costato portarti dentro, con quei tuoi vestiti macchiati di sangue… Non credevo che qualcuno considerasse Hikari così macabra…”
    “Fan fiction? Aspetta… dove siamo?” chiese la ragazza.
    “Devi aver preso proprio una bella botta in testa. Siamo sul pianeta Terra, dove vorresti essere, scusa? Su Marte? E comunque, come ti chiami?”
    “Hikari… mi chiamo Hikari.”
    “Certo, e io mio chiamo Dark.” Rispose il ragazzo ironicamente, senza però nascondere una lieve sorpresa. “Ma va beh. In fondo, nemmeno io sono solito rivelare il mio vero nome.”
    “Che sarebbe?”
    Il ragazzo non rispose subito, tornando al digitare sulla tastiera.
    “Antonio. Mi chiamo Antonio.” Rispose infine.
    “Capisco…” fece la custode, accennando ad un sorriso e cercando di alzarsi.
    Ma una fitta la costrinse a sdraiarsi di nuovo.
    “Ti sconsiglio di fare movimenti troppo bruschi. Sei conciata decisamente male, sai? In più, sembra quasi che tu sia stata coinvolta in chissà quale incidente…”
    “Io…”
    “Non ti azzardare a rispondere che sei reduce da uno scontro contro un’entità che si definiva superiore a tutti! Non voglio dover pensare ad un altro capitolo per colpa tua!”
    “Capitolo? Si può sapere di cosa parli?”
    “Ma di ‘Equilibrio’, ovvio, no?” rispose il ragazzo, come se niente fosse.
    “Equilibrio? Intendi dire Dark?”
    Sentendo ciò, sul volto del ragazzo apparve un’ombra.
    “Come fai a saperlo?” chiese. “Non l’ho nemmeno accennato nei precedenti capitoli, come hai fatto a capirlo.”
    “Beh… l’ho vissuto sulla mia pelle…”
    “Ascoltami bene.” la interruppe lui. “Non ho chiamato la polizia solo perché in questi giorni sono a casa da solo e perché mi hai incuriosito con il tuo cosplay, ma se continui a comportarti come se tu fossi realmente Hikari, che se non ti è ancora chiaro, è un personaggio inventato da me, sarò costretto a farlo.”
    “Un personaggio… inventato da te?”
    “Già.” Rispose lui, per poi aprire la bocca come per dire qualcos’altro, ma s’interruppe portandosi una mano alla fronte, mentre con l’altra si appoggiò alla scrivania, per evitare di cadere a terra.
    “Tutto bene?” domandò la custode, guardando un po’ spaventata il ragazzo, che aveva cominciato ad ansimare.
    “S-Sì… solo una piccola fitta alla testa… nulla di strano…”
    “Da come ne parli, sembra quasi che per te sia normale…”
    Il ragazzo sorrise, ritornando lentamente a respirare in modo regolare.
    “Davvero, sto bene, nulla di grave… diciamo che quando mi capita, ho sempre buone idee per la mia fiction… anche se quella che mi è venuta in mente adesso mi sembra un po’ ridicola… ma chissà, forse potrei anche usarla…”
    “Di cosa si tratta?”
    “No, mi spiace, niente spoiler.” Rispose lui. “Di sicuro è una cosa che potrebbe far morire dal ridere parecchi… o aumentare lo spirito omicida di una certa fan di Riku… La quale di certo verrà a cercarmi armata della sua fidata falce pieghevole per farmela pagare…” continuò, soffocando delle risate.
    “Falce pieghevole? E che cosa succederà a Riku?”
    “Posso solo anticiparti che lui e qualcun altro si ritroveranno in una situazione… non saprei se definirla imbarazzante o mortificante…”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    Il ragazzo però non aggiunse altro, limitandosi a prendere un berretto dalla scrivania. “Sentì, io devo uscire un attimo. Aspettavo che tu riprendessi conoscenza per poter stare tranquillo. Vado a comprarti dei medicinali per quelle ferite. Io non mi sono azzardato a fare nulla, anche perché sto male vedendo anche solo una goccia di sangue, come ti ho spiegato prima. Perciò dovrai arrangiarti da sola, va bene?”
    La custode annuì, ancora con le idee confuse.
    “Allora ci vediamo dopo. Ti consiglio di rimanere a letto a riposarti. Se vuoi, in cucina potrai trovare una pizza che ho fatto arrivare prima, sperando che ti piaccia.” Fece il ragazzo, uscendo dalla stanza.
    Pochi secondi dopo Hikari sentì una porta sbattere.
    Si mise nuovamente seduta, mettendosi ad osservare meglio la stanza.
    Nei mobili al suo fianco vide diverse custodie di videogiochi, tra cui facevano spiccò diversi titoli di Kingdom Hearts, affiancati da quelli di Final Fantasy, assieme a quelli di molti dvd di anime.
    Di fronte a lei c’erano invece in bella vista tre scafali pieni di manga.
    “Dove sono finita…?” si chiese, alzandosi a fatica dal letto e dirigendosi alla scrivania, sulla quale c’era il computer con un documento aperto.
    Quando Hikari vide il titolo spalancò gli occhi.
    “Equilibrio?” lesse. “Cosa significa?”
    La ragazza si sedette e cominciò a scorrere velocemente le pagine, rimanendo sempre più sorpresa.
    “Com’è possibile? Qui… Qui c’è tutta la nostra storia!” esclamò, arrivando velocemente alle ultime righe scritte. “Ma si ferma a quando abbiamo aiutato Edward…”
    La custode voltò lo sguardo inquieto e incredulo, verso la porta.
    “Chi è quel ragazzo…?”
     
     
    “Sei sicuro che siano da questa parte?” chiese Edward, tenendo la cloche della Gummiship.
    “Sì, avverto chiaramente le loro auree. Ci sono anche Sora, Riku, Kairi e altri due che non conosco.” Rispose la Sayan, tenendo gli occhi chiusi.
    “Quindi sono su quel mondo… Speriamo stiano bene…”
    “Apparentemente sembra di sì… anche se quella di Dark sembra parecchio alterata…”
    “Allora cerchiamo di trovarli il prima possibile.” Esclamò l’alchimista, aprendo un varco.
     
     
    Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovo seduto sul lato di una strada.
    “Ehi, tutto bene?” gli chiese una donna, che passava in quel momento.
    Il custode alzò la testa.
    “Sì…” rispose, mettendosi in piedi. “Grazie… Ho solo avuto un mancamento…”
    “Sicuro di non aver bisogno di aiuto?”
    “No… è meglio se mi arrangio, ma grazie lo stesso…” continuò lui, mostrando gli occhi, che vedendoli la donna fece qualche passo indietro.
    “Mi scusi…” fece, allontanandosi.
    “Meglio se almeno questi li copro…” disse, toccando un muro e creando degli occhiali da sole per indossarli immediatamente. “Non voglio creare altro panico… Ma dove sarò finito questa volta?” si chiese, guardandosi in giro. “Assomiglia incredibilmente alla mia città… Prima che tutta questa storia avesse inizio…”
    Un gruppo di ragazzi gli passò accanto, guardandolo con sorpresa per poi scoppiare a ridere.
    “Ehi tu, non lo sai che carnevale è finito da un pezzo?” lo prese in giro uno di loro, subito applaudito dagli altri.
    Dark non rispose, limitandosi ad ignorarli e a superarli.
    “Ehi… che fai, non ci rispondi? Così però noi ci offendiamo…” disse un altro, cercando poi di colpirlo con un pugno alle spalle.
    “Non toccatemi.” Fece il custode, facendolo bloccare a mezz’aria. “Lo dico per il vostro bene… non fate nulla per provocarmi. Non voglio ferire nessun altro…”
    “Come osi parlarci in questo modo?!” urlò un altro, caricandolo.
    Dark, senza nemmeno girarsi, si spostò lateralmente, lasciando che il ragazzo cadesse rovinosamente a terra.
    “Ve lo ripeto… fate finta che io non ci sia. Meno avete a che fare con me, meglio è per voi.”
    “Tsk. Cos’è, ti credi un eroe dei fumetti parlando in questo modo?”
    “Eroe? No… Non lo sono… Anzi, temo di essere il contrario…”
    “Ma sentitelo, il presuntuoso. Ora te la faremo pagare cara!”
    “Vi ho già detto di non provocarmi… Sarò un custode, ma non ho più molta resistenza all’Oscurità.”
    “Custode?” ripeté uno dei ragazzi, per poi scoppiare a ridere. “Ma da che manicomio sei uscito? Oscurità? Cos’è, sei forse convinto di essere un personaggio di Kingdom Hearts?”
    Dark lo guardò.
    “State dicendo che voi non avete visto il messaggio?”
    “Messaggio? Di quale messaggio stai parlando?”
    “Il messaggio di Aqua.”
    “Aqua? Tu sei proprio fuori. Secondo te dovremmo credere alle parole di un videogioco?”
    “Capisco… Beh, allora non importa. Meglio per voi. Rimanete nella vostra ignoranza e non soffrirete quando arriverà il momento.”
    “Ti ho già detto di finirla con queste idiozie!” urlò uno, cercando di tirargli un pugno.
    Ma il custode lo fermò con la mano, senza difficoltà.
    “E io vi ho detto di non provocarmi… se dovessi perdere il controllo, vi farei a pezzi…”
    “Smettila di prenderci in giro!” gridò un altro, colpendolo in faccia e rompendogli gli occhiali.
    Quando però essi rivelarono gli occhi che dovevano nascondere, tutti indietreggiarono.
    “C-Cavoli… certo che tu… sei fissato con quei due colori, eh?”
    Dark recuperò gli occhiali, che si ripararono nella sua mano.
    “Vi avevo avvertito che era meglio non avere nulla a che fare con me…” disse, inforcandoli nuovamente. “Dimenticatemi, vi conviene.”
    I ragazzi non risposero, limitandosi ad indietreggiare spaventati.
    “Tu… Tu non sei umano…”
    Il custode si girò verso di loro un’ultima volta.
    “No. Non lo sono, avete ragione, ma vorrei tanto esserlo, credetemi.”
    “Scappiamo!” urlò uno, mettendosi a correre nella direzione opposta, seguito subito dagli altri.
    Dark sospirò, riprendendo il suo cammino.
    Si fermò di fronte ad un campanile, che proprio in quel momento cominciò a suonare.
    ‘Già… questo posto è la copia esatta della mia città… solo che non è possibile… Light e Rexenet dovrebbero aver già terminato l’evacuazione, e poi… Rexenet l’aveva quasi distrutta per far sì che gli Heartless e i Nessuno credessero di averla già attaccata, lasciando così in pace i suoi abitanti… E non possono averla ricostruita in così poco tempo…’ pensò.
    Mentre era impegnato a riflettere, un ragazzo con un sacchetto di plastica stretto tra le dita, che lasciavano così vedere diverse bende e cerotti al suo interno, lo superò.
    Dark alzò un poco lo sguardo, guardandolo.
    Il ragazzo si fermò, girandosi verso di lui.
    Entrambi sgranarono gli occhi, anche se quelli di Dark rimasero nascosti dietro gli occhiali.
    “Incredibile…” disse il ragazzo. “Non ho mai visto un Cosplay così fedele. A dir la verità è la prima volta che ne vedo uno di Dark, ma a parte gli occhiali da sole, complimenti, molto somigliante. C’è forse qualche raduno qui vicino?”
    Il custode lo guardò curioso.
    “Come fai a conoscere il mio nome?” chiese.
    “Eh? Guarda che non lo conosco. Ho solo nominato il personaggio che hai scelto per fare il cosplay, tutto qui.”
    Dark cercò di rielaborare le informazioni.
    “Ah, sì, scusa.” Disse infine. “Avevo capito male.”
    “Non importa. Ora scusami, ma devo andare. Sono sicuro che vincerai il concorso per il miglior cosplay!” fece il ragazzo, allontanandosi.
    Non appena si assicurò di essersi allontanato a sufficienza, sorrise.
    Ignaro di ciò, il custode continuò a guardarlo andare via.
    “Aspetta!” lo richiamo, correndogli dietro.
    Il ragazzo si girò.
    “Che c’è?”
    “Tu… come ti chiami, scusa?”
    “Perché lo vuoi sapere?”
    “Mi ricordi moltissimo… una persona che conoscevo…”
    Il giovane sorrise.
    “Ho molti nomi.” Disse. “Ma credo che Dark possa andare bene come soprannome.”
    “Dark?” ripeté il custode, cercando di non mostrarsi troppo sorpreso. “Non è lo stesso nome di questo cosplay?”
    “Già. Un nome che racchiude la mia stessa natura… Una natura che se scoperta, sarebbe pericolosa. Per me e per gli altri.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Qualcosa mi dice che tu sei nella mia stessa situazione. Il tuo cuore è preda dei dubbi, vero?”
    Il custode lo guardò serio.
    “Come puoi dire di conoscere il mio cuore?”
    “Semplice. So riconoscere qualcuno come me. Nemmeno tu, come me, sei capace di amare, ho ragione?”
    L’incarnazione dell’Equilibrio rimase in silenzio.
    “Lo prenderò per un sì.” Rispose il ragazzo, per poi girarsi. “Comunque non so se ti potrà tornare utile questa frase, ma chissà. L’oscurità è forte, vero, a volte la luce potrà anche soccombere ad essa, ma la forza più grande è quella che ognuno teme di più. Ed è quella dentro di noi. Sai, prima ti ho mentito. Credo di essere io, il solo incapace di amare.”
    “Come?”
    “Lo sento chiaramente… tu nascondi qualcosa, e non ti chiederò cosa. Sappi solo che non devi aver paura di ciò che sei e di ciò che provi. Se hai qualcuno che tiene a te, quel qualcuno ti accetterà per ciò che sei.”
    Detto questo, il ragazzo se ne andò, lasciando Dark intontito e turbato da quei discorsi.
    “Chi era quel tipo?” si chiese.
     
     
    “Non mi piace…” fece Sora. “Non mi piace per niente!”
    “Che cosa?” chiese Riku.
    “Come ci stanno guardando tutti! Cavoli, tra chi ci parla dietro e chi scoppia a ridere, non so più cosa pensare!”
    “In effetti Sora ha ragione…” ammise Kairi. “Che abbiano capito che siamo i custodi di cui parlava Aqua?”
    “In quel caso, perché scoppiare a ridere?” domandò Lea. “D’accordo, non saremmo vestiti come loro, ma mi sembra un po’ poco…”
    “Wow!” urlò Black Star, ignorandoli completamente. “Questo mondo ha proprio di tutto! Negozi, bar, ristoranti! Mi sembra di essere tornato a casa!”
    “Black Star! Per piacere, sta zitto!” lo riprese Riku. “Preferirei evitare di attirare ulteriormente l’attenzione se possibile, grazie!”
    “Uffa… certo che con voi non si ci diverte mai…”
    “Prima troviamo Hikari e Dark, poi ne riparleremo.” Disse Kairi.
    “…ma vi stiamo dicendo la verità! Ci ha aggrediti e minacciati!” urlò un ragazzo poco lontano, attirando la loro attenzione, mentre assieme ad alcuni suoi coetanei parlava con dei poliziotti.
    “Ricapitoliamo.” Fece uno di loro. “Per strada, avete incontrato un ragazzo dai capelli neri e bianchi, che soltanto vedendovi avrebbe cominciato a minacciarvi di farvi a pezzi, per poi tentare di colpirvi. Quando uno di voi si è difeso, cercando di colpirlo con un pugno, lui l’ha fermato senza alcuno sforzo e usando una sola mano. Poco dopo uno di voi è riuscito a fargli cadere gli occhiali da sole, rompendoglieli. Quando però vi ha guardato negli occhi, avete visto che uno aveva l’iride bianca e l’altro nera, giusto? Poi quando se n’è andato vi ha detto che non era umano?”
    “Esatto! E blaterava qualcosa su essere un custode e sull’oscurità… cosa senza senso!”
    “Credete che possa essere lui?” chiese Sora.
    “La descrizione corrisponde, ma pare che fosse solo…”
    “Ehi, voi!” li chiamò uno di quei ragazzi.
    I custodi lo guardarono sorpresi.
    “Sì, proprio voi, vestiti come i personaggi di Kingdom Hearts! Potete venire qui un attimo?”
    I ragazzi lo guardarono, per poi avvicinarsi.
    “Che succede?” esclamò Black Star.
    “Forse voi lo conoscete… Abbiamo incontrato un tipo strano prima, che ci ha minacciati. Dato che parlava di custodi, e voi siete vestiti da loro, magari ne sapete qualcosa.”
    “Vestiti?” ripeté Riku. “A dir la verità, noi saremmo dei custodi veri…”
    “Oh, no! Vede agente? Non era l’unico, è un’intera banda di pazzi!”
    Il poliziotto li guardò leggermente sorpreso.
    “Scusate, ma avrei bisogno dei vostri nomi.”
    “I nostri nomi?” chiese il castano. “Va bene, anche se non capisco perché… io mi chiamo Sora.”
    “Riku.”
    “Kairi.”
    “Lea.”
    “Black Star, l’uomo che supererà le divinità!” urlò l’assassino.
    “Sì, certo… sentite, anche mio figlio gioca a Kingdom Hearts e vede Soul Eater, perciò conosco anch’io i personaggi da cui siete vestiti. Io però voglio sapere i vostri veri nomi.”
    “Ma agente, questi sono i nostri veri nomi. So che sembrerà strano, ma siamo i custodi di cui parlava Aqua nel suo messaggio, quando ha parlato a tutti i mondi!”
    “Certo, certo… E va bene, allora sono costretto a portarvi in centrale con me. Seguitemi.”
    “Spiacenti, ma abbiamo altro da fare. Dobbiamo trovare i nostri amici e andarcene da qui il prima possibile.”
    “Vi rifiutate di eseguire?”
    “Ascoltami bene, omuncolo! Non abbiamo tempo da perdere dietro a qualcuno che non crede all’evidenza.” Fece Black Star.
    “Basta così!” rispose il poliziotto, impugnando una pistola e puntandogliela contro. “Cercate di seguirmi senza fare storie.”
    “Una pistola?” chiese Lea, soffocando una risata. “Voi vorreste fermarci con una pistola?”
    “Direi che è meglio se dimostriamo che stiamo dicendo la verità.” Disse Riku, al che Sora annuì.
    “Già. Tanto direi che abbiamo già attirato troppa attenzione.” Rispose il castano, osservando il gruppo di persone incuriosite che li stavano circondando.
    “Voi non farete nulla.”
    “Spiacente.” Si scusò Sora, alzandosi in volo. “Ma come abbiamo già detto, non abbiamo tempo da perdere.”
    Vedendolo, il poliziotto assieme ai ragazzi e alle parecchie persone lì presenti sussultarono e riempirono l’aria con esclamazioni e urla di stupore e sorpresa.
    “Non sono umani nemmeno loro!” esclamò uno dei ragazzi, indietreggiando spaventato.
    “Certo che siamo umani.” Rispose Riku, evocando il Keyblade. “Ma siamo anche custodi. Forse a voi risulta che siamo i protagonisti di un videogioco, o di un anime, ma siamo reali. Come potete vedere con i vostri occhi!”
    “Non è possibile…” fece il poliziotto.
    “Eppure è così. Siamo finiti su questo mondo per sbaglio. Non era nostra intenzione venire qui. Appena ritroveremo i nostri amici, ce ne andremo da qui, lasciandovi in pace. Fino alla guerra almeno…”
    “Guerra? Di quale guerra state parlando?” chiese un ragazzo.
    “Quella che coinvolgerà tutti i mondi dell’universo. Una guerra alla quale parteciperanno solo custodi, e che se dovessimo perdere, significherebbe la cancellazione di tutte le forme di vita.”
    “E credete che ci fidiamo della vostra parola?”
    “Siete liberi di fare ciò che volete, ma ci avete visto in volo e avete visto un Keyblade reale. Molti di voi ci hanno riconosciuto, sarebbe da idioti continuare a negare l’evidenza.” Disse Sora, aprendo un varco dietro di loro. “E ora scusateci, ma abbiamo altri due custodi da rintracciare.”
    Detto ciò, sparirono nel varco, riapparendo a insaputa dei presenti su un tetto poco lontano.
    “Cavoli…” fece Kairi, sbuffando. “Era più facile far finta di nulla quando gran parte dell’universo non sapeva dei custodi. Ora abbiamo pure beccato l’unico mondo che non ha ricevuto il messaggio di Aqua.”
    “Silenzio.” Disse Black Star, guardandosi attorno serio.
    “Che succede?”
    “Qualcuno ci sta osservando.”
    “Cosa?” esclamò Riku, cercando di guardare giù dal tetto senza esporsi.
    Sotto di loro, in mezzo alla folla di persone che stava cercando di realizzare quel che era successo, c’era un ragazzo, con lo sguardo rivolto verso il tetto dove si erano rifugiati.
    Facendo loro un sorriso, il ragazzo riprese a camminare, allontanandosi dalla folla.
    “Cosa… Perché quel ragazzo ha reagito in quel modo? Credevo avrebbe avvertito gli altri…” si chiese Lea.
    “La cosa che mi chiedo di più…” aggiunse Sora. “È perché ho avuto l’impressione che quel ragazzo fosse Dark?”
    “Dark?” ripeté l’assassino dai capelli azzurri. “Non mi sembrava lui.”
    “Però a ben pensarci, la somiglianza c’è… Com’è possibile? Non sarà Gadian, vero?”
    “No. Mi sembrava troppo disinvolto per essere uno che sa di poter venire controllato in qualsiasi momento. E poi, perché sorriderci? Non sembrava nemmeno sorpreso dalla nostra presenza…”
    Poco lontano, il ragazzo continuò a sorridere, portandosi una mano a coprire la bocca.
    “Tutto sta andando come ho visto…” disse a bassa voce, per poi sospirare. “Cavoli però… la mia storia ne guadagnerà in popolarità, ma ne risentirà in originalità…”
     
     
    “Allora… spiegami ancora una volta…” fece Pan. “Perché tutti mi starebbero guardando come una pazza?”
    “È per la coda, è inutile che cerchi di non capirlo, è così. A quanto pare, in questo mondo non è normale avere una coda.”
    “Nemmeno nel mio lo è, eppure nessuno guardava mio nonno così. E poi, se non l’avessi notato, stanno guardando anche te nello stesso modo.”
    “Beh… Immagino sia per il mantello…” ammise l’alchimista.
    “Ehm… scusate…” li interruppe un bambino, avvicinandosi a loro.
    “Uh? Sì, che c’è piccolo?” chiese Pan.
    “Ecco… mi chiedevo dove avete trovato dei costumi così realistici. Sembrate davvero Pan e Edward Elric…”
    I due sbatterono le palpebre, per poi guardarsi.
    “Ecco… diciamo che li abbiamo fatti da soli… Non si trovano in giro…”
    “Davvero? Peccato… avrei fatto un figurone il prossimo carnevale. Va beh, grazie mille!” disse lui, per poi correre via.
    “Ok, credo che abbiamo risolto un mistero…” fece l’alchimista, sospirando. “Il che non ci rende più facile il lavoro e poi-”
    Ma prima che il biondo potesse finire la frase, mentre si girava si scontrò con un ragazzo, facendo cadere entrambi a terra.
    “Ahi!” esclamò il custode, per poi rialzarsi. “Ma cos’è successo?”
    “Ugh… che male…” si lamentò il ragazzo, mettendosi anche lui in piedi e recuperando il sacchetto che teneva in mano. “Scusa, non ti ho visto girare e credevo che stessi andando dritto.”
    Ma Edward non lo sentì.
    Lui e Pan lo stavano guardando sorpresi.
    “Dark?” si azzardò a dire la Sayan.
    “Beh, sì, alcuni mi chiamano così.” Rispose lui, facendosi serio. “Anche se nessuno lo fa parlandomi in faccia.”
    “Co-”
    “Eh, dopotutto è questo uno dei punti forti di Internet: mantenere l’anonimato, anche se ti conoscono centinaia di persone.”
    “I-Internet?” ripeté Pan.
    “Eh già. Una grande comodità, non trovi?” la interruppe Ed.
    Il ragazzo poi li squadrò.
    “Uhm… non vi ho mai visti prima… E comunque complimenti per i costumi. Potrei anche credere che non siano tali.”
    “G-Grazie…”
    “Però cavoli… nessuno ha parlato di questo incontro di cosplay che c’è oggi… Siete già il quarto gruppo di persone che incontro vestite come i personaggi di vari anime e di Kingdom Hearts… soprattutto di quest’ultimo.”
    “È per una festa in maschera da un amico.” Rispose prontamente Pan. “Nulla di straordinario.”
    “Davvero? Peccato…” fece il ragazzo, cominciando ad allontanarsi. “Speravo in qualche novità in questa monotonia… Dopotutto, dopo ciò che è successo a Hikari… o meglio succederà…”
    “Cosa c’entra Hikari?!” chiese l’alchimista.
    “Ops, scusatemi, ho parlato troppo. Dimenticavo che non l’ho ancora pubblicato. Devo ricordarmi cosa pubblico e cosa sto scrivendo…”
    “Scritto?” chiese perplessa Pan. “Cosa vuoi dire?”
    “Suvvia, non mi dirette mica che la festa in maschera, per qualche motivo a me sconosciuto, non è incentrata sulla fan fiction ‘Equilibrio’, vero?”
    Sentendo ciò, i due custodi guardarono seri il ragazzo.
    “Fan fiction?” ripeté Pan. “Perché la cosa mi fa venire un certo pazzo di nome darkroxas92?”
    “Beh, direi perché è lui l’autore della storia.” Rispose il ragazzo, sorridendo. “Sono ben poche le persone che possono dire di averlo visto dal vivo. La sua figura, come lui desidera, è avvolta dal mistero.”
    “Però sbaglio, o tu prima parlavi di scrivere?” chiese Edward.
    “Sembra… che la lista delle persone che lo conoscono sia recentemente aumentata.” Rispose lui. “Però credo che non abbia nulla da temere. In fondo, nessuno di quelli che l’ha scoperto sa troppo su di lui, se non l’aspetto, che ad ogni modo è molto simile a quello del suo personaggio.”
    “Adesso basta!” urlò Pan, portandosi le mani alla testa. “Mi stai facendo venire il mal di testa! Cerca di parlare chiaro!”
    “Io vi ho detto tutto quello che c’era bisogno di dire.” Rispose lui, riprendendo ad andare via. “Però chissà… darkroxas92 potrebbe essere a conoscenza di qualcosa che nemmeno degli eventuali veri custodi sanno…”
    I due aspettarono che sparisse dalla loro vista.
    “Quel ragazzo…” cominciò Ed. “Temo che sia legato a noi più di quanto vuole far credere…”
    “Che sia anche lui un custode?”
    “Possibile… Ad ogni modo, non rimane che un modo per scoprirlo… Direi che è il momento di usare quel poco di conoscenze ‘aliene’ di cui mi hanno parlato Dark e Hikari.” disse, per poi appoggiare per terra una mano.
    Immediatamente si crearono dei fulmini rossi, per poi far uscire dall’asfalto della strada una specie di piccolo monitor.
    “Che cos’è?” chiese la Sayan.
    “Ho creato un trasmettitore, o almeno così mi sembra l’abbiano chiamato. In pratica è un oggetto che ci permette di seguire a distanza una persona, a condizione che essa abbia un oggetto che risuona con quest’altro.”
    “Che immagino tu abbia creato direttamente sotto le sue scarpe, vero?”
    L’alchimista sorrise.
    “Esattamente.”
    Poi si fece serio.
    “E ora vediamo di ritracciarlo.”
     
     
    Hikari continuava a leggere sorpresa il racconto.
    “Quel ragazzo…” disse. “Possibile che sia…”
    “Una delle persone in grado di ricevere le informazioni dagli altri mondi?” completò una voce alle sue spalle.
    La custode si girò, ritrovandosi di fronte il ragazzo, che si limitò a consegnarle il sacchetto che teneva in mano.
    “Qui dentro dovrebbe esserci tutto il necessario per medicarti.” Continuò, avvicinandosi al computer e consegnandole il sacchetto, per poi indicarle con un dito una porta. “Lì c’è il bagno. Immagino che tu preferisca occuparti delle ferite senza nessuno che ti guardi, no? E io di certo non ho la minima intenzione di passare per un pervertito.”
    La ragazza rimase in silenzio, dirigendosi verso il bagno.
    Il ragazzo si sedette, fissando lo schermo con occhi vuoti.
    “Andrà tutto bene?” mormorò a bassa voce, per poi staccarsi dalla scarpa una piccola ricetrasmittente. “Il sapere non mi aiuta troppo…”
    Pochi minuti dopo, Hikari uscì dal bagno, rientrando nella camera del ragazzo.
    “Allora, che ne pensi?” chiese infine il ragazzo. “Della mia storia, ovviamente.”
    “Fedele. Troppo fedele.” Rispose lei. “Quindi prima…”
    “Prima stavo fingendo, sì. Sono quasi ai livelli di Dark, vero?”
    “Eppure qui nessuno sa di Aqua… sono andata su internet, e l’unico risultato che ho trovato appare nella tua fiction…”
    “Già. Qui non è arrivato quel messaggio. O meglio, qui sono stato io il suo portavoce, ma non sono di certo andato a gridarlo ai quattro venti, anche perché fino a poco tempo fa, credevo fosse frutto della mia fantasia, come te e Dark.”
    “Capisco…”
    “E immagino avrai già intuito che io so molte cose su di voi. Cose che forse ignorate voi stessi. Ad esempio, se foste arrivati prima, io avrei saputo che Dark era l’Equilibrio stesso, come sapevo, anche se vagamente, ciò che ti avrebbe fatto sotto l’influenza dell’Oscurità.”
    “Tutto qui?” chiese la custode. “Ti appare di fronte un personaggio che tu eri convinto fosse una tua creazione e questa è la tua reazione?”
    “Se mi aveste colto alla sprovvista, probabilmente avrei reagito in maniera totalmente diversa.” Spiegò il ragazzo. “Ma proprio come ti ho già detto…” continuò, indicandosi la testa. “…qui dentro c’è tutto ciò che vi riguarda.”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Vuoi sapere come finirà?” chiese lui. “Vuoi forse sapere qual è il tuo destino con l’altro me stesso? Con il personaggio che ero convinto di aver creato prendendo spunto da me, ma rendendolo ciò che io non potrò mai essere? O vuoi sapere come finirà la guerra, chi morirà, chi tornerà… O magari preferisci conoscere il passato?”
    “Tu saresti davvero in grado di rispondere?” domandò incredula.
    “Certo, ma sappi che gli eventi sono soggetti a continui cambiamenti. Io stesso, mentre scrivevo la storia, ho cambiato più volte lo svolgimento delle cose. Dark aveva ingannato anche me con quella sua messinscena. Inizialmente avevo intenzione di renderlo l’antagonista della storia, poi non so neanch’io perché, cambiai idea. E lo stesso vale per te: non avevo intenzione di farti tornare. Saresti dovuta rimanere un peso per Dark e sotto le vesti del misterioso aiutante ci doveva essere Balance, o qualche predecessore di Dark. Rexenet, nato unendo le caratteristiche per me più odiose, doveva essere il nemico principale di Dark, poi Light, il fratello perduto di Dark, doveva rimanere in disparte e affrontare un duello all’ultimo sangue per vendicare il suo mondo. Invece entrambi, alla fine, si sono rivelati alleati del piano di Dark, assieme a Sora.”
    Hikari continuò ad ascoltare, sempre più sorpresa.
    “Poi il ritorno di Xehanort: la conquista del X-Blade, l’annuncio di Aqua… la tua confessione a Dark…” disse, abbassando il tono della voce. “I vari mondi che Hakai sta distruggendo… la tua promozione al rango di Master. L’esame che dovranno sostenere a breve Sora, Riku e Kairi e… Senza considerare ciò che è successo nel mondo dell’Oscurità…”
    “Cos’è successo?” lo interruppe la custode.
    “Yen Sid ha mandato gli esaminandi a recuperare Aqua.” Rispose lui. “Ma tranquilla, stanno tutti bene, anzi, hanno trovato anche qualche sorpresa inaspettata. Allora, sicura di non voler sapere niente?”
    La custode abbassò lo sguardo.
    “No.” Fece il ragazzo, anticipando una sua possibile domanda. “Non è come pensi.”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Dark non è privo d’amore come vuole far credere, lo ammetto. Per me è stato impossibile rimuovergli quel sentimento… sebbene io ne sia veramente privo. Fingo sempre di possederlo, ma solo per non far insospettire le persone, che altrimenti mi farebbero vedere da qualcuno, nel vano tentativo di cambiarmi. Quando lo dico, tutti credono che io lo dica scherzando. Invece è la pura realtà…” continuò, chiudendo una mano a pugno. “Dark invece è diverso. Non perdere la speranza, Hikari. Dark in questo momento sta soffrendo molto per ciò che ti ha fatto. Ha perso fiducia in se stesso, è convinto di essere una mina vagante e di certo suo padre non aiuta…”
    “Cosa devo fare allora?”
    “L’unica cosa in tuo potere: rimanergli vicino. Affiancarlo nei momenti difficili. Almeno credo. Come ti ho detto… sono incapace di comprendere l’amore. Per me è una cosa illogica… e io sono come un computer. Anche prima di diventare uno che passa gran parte del giorno chiuso in camera, sono sempre stato un tipo che non agisce quasi mai d’impulso. Non nego che odio molto di questo mondo. Corruzione, omicidi, stragi… sinceramente parlando, per me andrebbe anche bene se tutto finisse. La prenderei come la giusta punizione. Non m’importa se anch’io scomparissi, perché servirebbe a purificare il mondo.”
    “Non hai paura della morte?”
    “No…” rispose il ragazzo, chiudendo gli occhi. “Io vivo sempre come se fosse l’ultimo giorno. So perfettamente che potrei uscire di casa e venire investito da un’automobile, come rimanere chiuso in casa e rimanere vittima di qualche incidente casalingo. Per questo cerco sempre di non aver nessun tipo di rimpianto.”
    “Sei un ragazzo davvero strano… tutti hanno paura della morte…”
    “Citando un certo ragazzo che non voleva crescere, ti dirò questo. La morte è solo l’ultima avventura che una persona compie. Nessuno è mai tornato dall’aldilà per dirci com’è. Credo che sia un concetto che per noi semplici mortali, sia impossibile comprendere.”
    Ma prima che potesse dire altro, il ragazzo barcollò, appoggiandosi nuovamente alla scrivania.
     

    “Dovete superare quest’ultima difficoltà.”
    -
    “Che cosa diamine hai fatto?!”
    -
     “È arrivato il momento che io scelga il mio nuovo custode…”
    -
    “Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…”
    -
    “Mi dispiace… portate le mie scuse a tutti gli altri… ma non potrò tornare da loro.”
    -
    “Quindi, è così… E va bene, come vuoi!”
    -
    “Perché solo loro ne sono immuni?!”
    -
    “HIKARI!!!”
    -
    “È tempo di sottoporvi ad un ultima prova”
    -
    “Tu, lurido bastardo… come hai osato?!”
    -
    “Avete due ore di tempo prima che questo mondo venga distrutto!”
    -
    “Come? Non sei felice di rivedere tua madre?”
    -
    “Dark!”
    -
    “Mi dispiace… dovrai aspettare per un bel po’… perdonami…”
    -
    “Quindi questa è la fine… eh?”


    Il ragazzo continuò a stringersi forte la testa con le mani, mentre i suoi pensieri venivano come riempiti da pesanti martelli.
    “No…” fece, tremante. “Non è possibile… Non può avvenire questo... È troppo… Basta, per piacere!” urlò.
    La custode rimase immobile a guardarlo sorpresa e spaventata, mentre riprendeva lentamente a respirare normalmente.
    “Che cos’è successo?” chiese.
    “Io non… non posso dirtelo…”
    “Hai avuto delle visioni, non è vero?”
    Il ragazzo sorrise.
    “Anche se fosse, non sono totalmente affidabili… è già successo che fossero diverse rispetto alla realtà, anche se di poco…”
    Ma prima che la custode potesse chiedergli altro, la finestra alle spalle del ragazzo esplose, mostrando così Dark, sospeso in aria, dietro al quale si potevano vedere gli altri custodi.
    “Vedo che avete tutti abboccato all’esca…” disse lui, girandosi verso i nuovi arrivati e guardandoli freddamente.
    “Lascia andare Hikari!” ordinò Dark.
    “Non la sto mica tenendo in ostaggio. È caduta sul mio balcone, e le ho permesso di medicarsi le ferite che tu le hai provocato.”
    Prima che se ne rendesse conto, si ritrovò sollevato per la maglietta dal custode.
    “Oh, vedo che la tua rabbia è aumentata… ora fatichi a tenerla solo per te…”
    “Chi sei?” chiese Sora. “Non sembri un normale abitante di questo mondo. Sei a conoscenza di cose che non dovresti sapere, nemmeno avendo visto il messaggio di Aqua.”
    “Sono uno di coloro che ricevono informazioni dagli altri mondi… nel mio caso, le informazioni riguardanti i custodi.”
    “Come immaginavo…” fece Edward.
    “E qui…” continuò il ragazzo, tirando fuori dalla tasca una penna USB. “Ci sono tutte le informazioni più importanti sulla seconda guerra del Keyblade.”
    “Cosa?!” esclamò Lea. “Puoi vedere anche il futuro?”
    “Certo. So perfettamente cosa vi succederà… ed è per questo…” disse, rimettendosi in tasca la chiavetta. “…che vi fermerò qui.”
    “Cosa?” chiese Hikari, non capendo il significato di quelle parole.
    “Forse non siete una mia creazione… ma io mi sento comunque responsabile di ciò che avete fatto e che farete. Soprattutto, sono responsabile di aver creato un mostro. Per questo vi fermerò.”
    “E come speri di fare, sentiamo?” fece Black Star, divertito.
    “Usando l’unico potere in mio possesso…” rispose lui, mentre veniva circondato da un piccolo vortice di vento. “Dark, tu hai ceduto all’Oscurità, e ti sei fatto controllare da essa… ora io farò la stessa cosa… ma con la Luce!”
    Mentre diceva questo, si sollevò in cielo, come spinto da un’energia superiore.
    I suoi capelli cominciarono a schiarirsi, mentre il colore dei suoi occhi cominciò a brillare.
    Nella sua mano destra prese lentamente forma una spada bianca, che emanava luce.
    “In guardia, custodi della Luce!” disse, per poi partire a tutta velocità, puntando per primo contro Sora.
    Il custode evocò subito il Keyblade, parando così l’attacco, anche se la forza d’urto fu sufficiente a farlo schiantare a terra, creando una piccola voragine.
    “Sora!” urlarono gli altri, per poi fissare l’avversario.
    “E lui dovrebbe sostenere l’esame per diventare Master? Che delusione…”
    “Ora tocca a me!” gridò Black Star, volandogli contro.
    Ma il ragazzo fermò il suo Keyblade senza problemi.
    “Black Star… il ragazzo che dice che supererà le divinità…” disse. “Non mi sono mai piaciuti i tipi con tanta presunzione!” esclamò, per poi colpire l’assassino con un’aura di luce, che lo allontanò di diversi metri.
    “Maledizione! È più forte di quel che sembrava!” fece Lea, evocando in una mano il Keyblade e nell’altra uno dei suoi Chakram, entrambi avvolti dal fuoco.
    “Lea, ex numero VIII dell’Organizzazione XIII. Il Soffio di Fiamme Danzanti. Attualmente, maestro di Black Star.” Disse il ragazzo, creando una barriera di luce attorno alle armi dell’avversario, che si spensero subito. “Il creatore del tanto odiato e allo stesso tempo amato ‘Got it memorized?’…”
    “Prendi questo!” urlò Kairi, lanciandosi assieme a Riku contro di lui, che li evitò abbassandosi all’ultimo, per poi afferrarli ai piedi e lanciarli a terra.
    “Kairi, principessa della luce. Figlia di Ansem il saggio e sorella di Hikari. E Riku, il miglior amico di Sora. Colui che si è fatto manovrare dall’Heartless di Xehanort.”
    “Kame… hame… ah!” gridò Pan, diventando Super Sayan e scagliando la sua tecnica più potente, cercando di prenderlo alla sprovvista.
    Il ragazzo si girò verso il raggio d’energia, per poi deviarlo con un fendente della spada come se fosse stata aria.
    “Pan, nipote di Son Goku. Di recente in grado di diventare Super Sayan, ma con ancora poca esperienza.”
    Ignorando la Sayan, che era rimasta sorpresa per come avesse deviato il colpo, si girò verso i tre custodi rimanenti.
    “Edward Elric, ex alchimista di stato. Hai assistito alla distruzione del tuo mondo, in compenso ora puoi usare l’alchimia a tuo piacimento, senza dover più sottostare alla regola dello scambio equivalente. Una versione un po’ diversa dalla storia che è arrivata qui… anche se solo io sapevo la verità.”
    “Maledetto… Sta zitto!” urlò lui, lanciandosi all’attacco, con il Keyblade pronto a colpire.
    Ma l’avversario lo evitò spostandosi di lato, per poi colpirlo con una sfera di luce, facendogli raggiungere gli altri custodi a terra.
    “Con Hikari ho già parlato.” Disse. “La ragazza chiave per Dark. Divenuta un Nessuno anni fa, ha riacquistato il cuore solo negli ultimi tempi. Dopo essere stata rifiutata da Dark, che in più gli ha rivelato che è praticamente colpa sua se lui è diventato così, è caduta in depressione, dalla quale è uscita solo quando è partita assieme al custode dell’Equilibrio per una missione.”
    La custode non fece nulla, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
    “E infine… Dark. Conosciuto in passato come Giovanni, sebbene lui abbia rigettato il suo nome. Cresciuto come un qualsiasi umano, ha tenuto nascosta a tutti la sua capacità di usare il Keyblade, con Light e Rexenet ha messo in atto un piano durato anni, che aveva come obiettivo l’eliminazione di Xehanort. Tale piano è fallito miseramente e così hai cominciato a radunare i nuovi custodi per rimediare al tuo errore, ma, ben poco tempo fa credo, una persona di cui ignoravi l’esistenza si è fatta viva, rivelandoti la tua vera natura. Dico bene Dark, figlio dell’Oscurità e della Luce?”
    Sentendo ciò, Pan e Edward spalancarono gli occhi, sorpresi.
    “Dark. L’Equilibrio stesso.” Continuò il ragazzo, sorridendo. “Ero convinto di aver creato un ottimo personaggio… un personaggio in grado di far arrabbiare chiunque con il suo comportamento freddo e spesso bastardo. È stata quasi una delusione scoprire che esistevi realmente e che non eri opera mia. Devo dire che spesso t’invidiavo… In fondo, tu eri tutto ciò che io non potevo e non potrò mai essere. Sicuro di te stesso, forte, determinato… tutte caratteristiche che a me mancano...”
    Mentre diceva ciò, la sua presa attorno alla spada aumentò.
    “Però… potrò vantarmi… di essere l’unico autore… ad essersi scontrato contro il suo stesso personaggio!” urlò, partendo alla carica. “Difenditi, o non avrò pietà!”
    “No!” rispose Dark. “Non intendo più usare il mio potere contro delle persone!”
    “Capisco… Allora muori ora!”
    Dark si spostò a lato, riuscendo così ad evitare l’affondo.
    Ma il ragazzo non perse tempo e fece subito girare la spada, riuscendo però solo a sfiorare il custode, provocandogli un piccolo taglio.
    “Hai perso il controllo, e allora?” chiese, continuando ad attaccarlo. “Hai scoperto di non essere umano, e con ciò? Se ti fermi per così poco, non rispetti la tua natura!”
    “La mia natura?” ripeté Dark.
    “Esatto! Tu sei sia luce che tenebre. Tu puoi usarli entrambi, senza alcun problema. Tuo padre vuole farti diventare un suo schiavo? E tu opponiti usando la tua luce! Il tuo cuore non può essere sovrastato da una delle due forze! Tu sei l’unico in cui convivono perfettamente!”
    “Tu non mi conosci! Non sai quello che sto provando!”
    “Ah no? Mi dispiace deluderti, ma i tuoi sentimenti, le tue sensazione, come anche quelle di tutti gli altri custodi, confluiscono in me costantemente! Io so come finirà la guerra, so già chi vincerà! E so quale sarà il tuo ruolo! So perfettamente cosa stai provando, razza di idiota! Io e te condividiamo la stessa mente, gli stessi sentimenti! Se non ti fosse ancora chiaro, io sono te!”
    “Tu sei me?” disse allibito Dark.
    “Il te umano! Il te non custode! Il te realmente incapace di amare! E ora togliti quella stupida maschera di preoccupazioni e combatti! Oppure…”
    Senza finire la frase, il ragazzo si girò, puntando dritto contro Hikari, con la spada in avanti.
    La custode spalancò gli occhi, evocando il Keyblade per difendersi.
    Ma l’impatto non arrivò.
    In mezzo ai due apparve Dark, con in mano il suo Keyblade, tornato al suo antico splendore come se non fosse successo nulla.
    Il ragazzo sorrise, arretrando.
    “Ora mi hai stufato!” fece il custode, mentre attorno alla sua arma cominciava ad apparire pura energia. “Non fare tanto il presuntuoso solo perché sai più cose di noi. Non ce ne importa niente! Noi vinceremo la guerra, costi quel che costi!”
    “Molto bene allora! Fatti sotto!” rispose il ragazzo, circondando la sua spada con pura luce.
    Quando i due si scontrarono, si generò una fortissima luce, che accecò i presenti, offuscandogli la vista.
     
     
    Dark si ritrovò a galleggiare nel vuoto.
    Ma non si trovava nel solito luogo oscuro a cui si era ormai abituato.
    “Dove… sono…?” si chiese, guardandosi attorno.
    Alla sua destra vedeva tutto nero, mentre alla sua sinistra tutto bianco.
    “Finalmente mi hai accettato…” disse una voce, mentre in un punto di fronte a lui i due colori cominciarono ad unirsi.
    Sotto lo sguardo sorpreso di Dark, un essere umano privo di qualsiasi segno anatomico che potesse distinguerlo, per metà nero e metà bianco, prese forma di fronte a lui.
    “Tu sei…”
    “Io sono te.” Rispose lui. “O meglio, io sono il tuo cuore. Io sono l’Equilibrio.”
    “Com’è possibile?” fece il custode. “Credevo che tu… non ci fossi più…”
    “Per ingannare mio padre, ho separato il mio cuore, creando un’entità a parte. Un’entità che avesse parte dei miei poteri, ma non la mia memoria. Con uno stratagemma, ti ho rivelato la mia esistenza, dopo che mia madre mi ebbe donato il Keyblade. Da quel momento, ho agito dietro le quinte. Sono stato io a muoverti, se così possiamo dire.”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Capisco… quindi alla fine, anch’io non sono altro che un burattino…”
    “Sai...” rispose l’altro. “Sinceramente parlando, credo sia tu il più meritevole a continuare, tra noi due.”
    “Uh?”
    “Io non ho fatto altro che scappare da quando sono nato… fino a quando non ho creato te. Tu ti sei dimostrato più determinato dell’originale… Perfino mio padre ti ha riconosciuto, anche se immagino che non sia un bene, vero?”
    “Cosa stai cercando di dire?”
    “Suvvia, non fingere di non aver capito. Questa sarà l’ultima volta che ci incontreremo. Ti donerò tutto: poteri, ricordi, e cancellerò la mia identità. Sarai tu ad andare avanti.”
    Mentre diceva ciò, cominciò a svanire.
    “In fondo… sono sempre stato un codardo. È meglio che sia l’altro me… a proseguire e finire l’opera.”
    Il suo corpo si sgretolò, lasciando al suo posto una sfera bianca e nera, che si diresse verso Dark.
    “Prendila, e conoscerai solo dolore…” disse a bassa voce il custode, guardando la sfera che galleggiava di fronte a lui, per poi sorridere e afferrare la sfera “Ma in fondo… il dolore è l’unica via per la felicità…”
    Non appena ebbe detto ciò, nella sua mente una serie di immagini cominciò a fluire a velocità impressionante, imprimendosi al suo interno.
    “T-Tutto questo… Avevi pianificato tutto questo?” disse sorpreso Dark, mentre attorno a lui si accese una forte luce che lo costrinse a coprirsi il volto.
     
     
    Dark riaprì gli occhi, accorgendosi di trovarsi sdraiato a terra. Accanto a lui c’erano anche gli altri custodi, tutti privi di sensi.
    Alzandosi, si rese conto che erano tornati su una Gummiship, che doveva essere quella con cui erano arrivati Pan e Ed, e tutti loro non avevano alcuna traccia del combattimento appena sostenuto.
    “Che cosa… è successo…?” si chiese, guardando fuori da un oblò il mondo che si stavano lasciando alle spalle.
     
     
    Il ragazzo si lasciò andare sulla sedia, respirando a fatica.
    “G-Grazie… per l’aiuto…” ansimò. “Avrei fatto… fatica a spiegare… i danni…”
    “Di nulla. Per me far sì che qualcosa non sia successo è facile.” Rispose una voce alle sue spalle. “Ma perché sei ricorso a quel potere? Sapevi bene che avrebbe consumato gran parte della tua energia vitale.”
    “Non ha importanza…” rispose lui, portandosi una mano al petto. “In fondo, se non avessi fatto tornare Dark sulla retta via, saremmo stati tutti condannati. Meglio una vita che tutte, no… Luce?”
    Dietro di lui, la figura di una donna lo guardò preoccupata.
    “Questo lo sai solo tu. Io non ho contatti con il destino come te.”
    Il ragazzo sbuffò, aprendo un cassetto sotto la scrivania e tirando fuori una collana, il cui ciondolo era la copia perfetta di quello di Dark.
    “Il destino… è ironico che io, che non ci ho mai creduto più di tanto, sia l’unico a conoscerlo…” fece, per poi voltarsi verso il computer e aprire un documento word. “Ed è un peccato… che debba finire in quel modo… avrei preferito un altro finale…” disse, rileggendo il testo.

    Edited by darkroxas92 - 5/12/2011, 18:22
  15. .
    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo! *evita le decine di coltelli che cercano di colpirlo* F-Fortuna che non ho fatto aspettare un mese, altrimenti altro che coltelli che mi lanciavano... glom...
    Ebbene sì, vi propongo il secondo capitolo della trilogia che metterà a dura prova la vostra resistenza psicologica (cosa che con questo capitolo potrebbe risultare difficile...
    Come avete visto, nell'ultimo capitolo il ruolo di Dark è stato completamente stravolto. Ma se sperate che sia finita qui, allora abbandonate ogni speranza, voi che leggete XD.
    Prima di rispondere alle recensioni, ringrazio ancora Liberty89 per avermi fatto da beta reader e vi avverto: il video che troverete ad un certo punto del capitolo è da vedere per integrare una parte che con tutta la mia buona volontà, era impossibile da scrivere... e tale video potrebbe spingervi a distruggere il computer... vi dirò solo la lettera iniziale e finale del protagonista di tale video: E-------R.

    E ora... alle recensioni!
    @ Armitrael: Mi fa piacere sapere che questo capitolo sia stato il migliore che sia riuscito a scrivere. Credimi, scegliere le musiche è stato parecchio difficile... mi sono ascoltato dischi su dischi, cercato ovunque... E mentre scrivevo, io stesso avevo l'impressione di star vedendo dal vivo la scena... cavoli, come mi piacerebbe riuscire a fare un anime o un manga su Equilibrio (ma temo che solo per i diritti, sia un progetto impossibile XD). Per l'oscurità... ti dirò: in origine anch'io pensavo di farla simile a Chaos... però in fondo, non esiste una forma definitiva, no? Per gli altri personaggi di DNAngel... purtroppo non sono riuscito a leggere tutto il manga, perciò ho usato le informazioni in mio possesso.
    @ Yusei Trek: Modesti a parte, sono convinto anch'io che questo sia stato proprio il miglior capitolo che abbia mai scritto. DNAngel è un manga che ho scoperto di recente anch'io. Te lo consiglio, se riesci a trovarlo. Per l'oscurità, come ho detto prima, non ho voluto usare una forma che qualcuno si aspettava XD.
    @ francix94: Quindi posso definirlo un capitolo epico, eh? Beh, per quanto sia un classico, credo di essere riuscito a metterlo giù in una veste completamente nuova... e come dici tu, sarà difficile equagliare questo capitolo... anche se credo che con uno riuscirò a superarlo, anche se si dovrà aspettare molto, molto tempo... Invece temo che tu abbia frainteso una parte: è il cuore di Dark ad essere nato quando Luce e Oscurità hanno fatto la tregua, non i custodi dell'Equilibrio... cmq in futuro spiegherò tutto per bene, non ti resta che aspettare (e vedrai che ne varrà la pena... o almeno lo spero XD).
    @ Bianconiglio: Beh, per come la vedo io, i colpi di scena migliori sono quelli improvisi (poi a voler essere pignolo, potrei dirti che la vera natura di Dark l'ho mostrata piano piano lungo ben 62 capitoli della storia XD). E si, preferisco non perdermi troppo in chiacchere. Ho usato tutti i punti che io stesso ho trovato sgradevoli delle mie due precedenti fiction per, diciamo, evolvere come stile (infatti se le leggi, vedrai differenze enormi XD). Per la parte delle torture a Hikari... si, avevo pensato anch'io di descrivere meglio le scene, ma tra il fatto che io stesso sono molto suscettibile a queste scene (motivo per cui non credo riuscirò mai a vedere Deadman Wonderland XD) e che comunque alcuni lettori avrebbero potuto non apprezzare. Per il Dark x Hikari... chissà... posso giusto assicurarti che al momento non andranno di certo in giro insieme tenendosi per mano XD. Per vedere la reazione del protagonista invece temo dovrai aspettare ancora qualche settimana... anche se spero di meno. Per l'oscurità... chissà... potrebbe essere anche solo l'inizio, e che ci sia molto di più oltre la sua apparizione... di certo, non è da sottovalutare. Bene, direi che ti ho risposto anch'io con un papiro (come si dice? Occhio per occhio, papiro per papiro XD) perciò ti lascio al nuovo capitolo!
    @ Liberty89: Fuoco alle polveri? *apre l'anta dell'armadio che contiene tutte le sue armi* L'hai detto tu, perciò non mi ritterrò responsabile delle conseguenze XD *prende un arma di distruzione di massa psicologica e la infila nel capitolo*. E vedrai, ci sono cose ben peggiori di un Riku femmina che vedrai d'ora in poi... MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!!!!!

    Perfetto! E ora, nella speranza che riusciate ad arrivare a fine capitolo, buona lettura a tutti!
     

    Capitolo 63: Il pre-esame! Missione: salvare Aqua! - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari uscì dal varco, trascinando con sé Dark.
    A fatica riuscì a raggiungere una parete della Gummiship, a cui appoggiò il compagno di schiena, lasciandolo seduto, col capo ciondolante da un lato.
    Poi si sedette al suo fianco.
    “Mi dispiace…” disse. “So che probabilmente non hai gradito… ma l’importante è che tu sia tornato in te…”
    Ma mentre parlava, dagli occhi chiusi del custode cominciarono a uscire delle lacrime.
    La ragazza sorrise, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
    “Spero non ti dispiaccia se mi addormendo così… ma non ho più nemmeno un grammo di forza…” disse, per poi perdere conoscenza.
     
     
    Yen Sid osservò i due custodi attraverso la sua magia.
    “È successo quel che temevo…” disse, rivolgendosi al re, che stava guardando insieme a lui.
    “Come mai sono ridotti in quello stato? Sembra che abbiano consumato ogni briciola di potere.”
    Il mago abbassò lo sguardo.
    “Il custode dell’equilibrio ha scoperto la sua vera natura… Una natura che anch’io ero restio ad accettare…”
    “Di cosa state parlando?”
    “Dark è figlio della Luce e dell’Oscurità stesse. E non in senso figurato.”
    “Cosa?!” esclamò Topolino, sbattendo le mani sul tavolo. “Ma non è possibile!”
    “Invece è proprio così. Dark è l’incarnazione stessa dell’Equilibrio, e non un suo semplice custode. L’energia oscura che abbiamo percepito prima ne è la prova. L’Oscurità dev’essere intervenuta di persona e probabilmente è per colpa sua se sono ridotti così.”
    Prima che potesse continuare, fu interrotto dallo sbattere della porta, da cui giunsero Sora, Riku e Kairi.
    “Cos’è successo?” chiese la rossa. “Cos’era quell’energia di prima?”
    Yen Sid sospirò, ponendo termine alla sua magia.
    “Purtroppo è successo qualcosa che non avevamo messo in preventivo. L’Oscurità stessa è scesa in campo.”
    “Cosa intende dire con l’Oscurità stessa?”
    “Ha preso forma. Non è più solo un’essenza.”
    “Come sarebbe a dire?” chiese Riku. “Può fare una cosa del genere?”
    L’uomo abbassò lo sguardo.
    “Ha fatto anche altro… ma per voi è ancora presto per saperlo.” Rispose. “Ora, però, è il momento di terminare il vostro addestramento. Questo sarà il vostro ultimo compito prima dell’esame e badate che non sarà facile portarlo a termine.”
    “Cosa dobbiamo fare?” domandò il castano.
    “Andate a Radiant Garden. Trovate l’armatura e il Keyblade di Master Aqua. E usando questi, entrate nel regno dell’oscurità e portatela in salvo.”
    I tre custodi sgranarono gli occhi.
    “Dobbiamo… entrare nel regno dell’oscurità?” chiese sorpreso Sora.
    “Esatto. Per il vostro esame c’è bisogno della presenza di tutti i Master del Keyblade. Per questo, dopo dovrete andare da Master Dark e Master Hikari, per condurli qui da me.”
    “Ricevuto!” esclamarono i tre.
    “Ora andate. La salvezza di Aqua è cruciale, non solo per il vostro esame. Se riusciamo a riportarla da noi, significherebbe avere un altro Master dalla nostra parte.”
    “Faremo tutto ciò che è in nostro potere!” rispose Sora, aprendo un varco e sparendo al suo interno, seguito dai due amici.
    “Maestro… Ne è sicuro? Se l’Oscurità ha messo gli occhi su Dark, non sarà pericoloso mandarli da loro?”
    “No. L’Oscurità è potente, senza dubbio, ma non agirà in maniera così sconsiderata da alterare l’attuale equilibrio dell’universo prima della guerra. E se salveranno Aqua, riusciranno a indebolirla all’interno.”
     
     
    Sora, Riku e Kairi uscirono sulla piazza che dava al castello di Radiant Garden.
    “E così… dobbiamo trovare l’armatura e il Keyblade di Aqua…” fece Riku. “Facile, dopotutto potrebbero essere ovunque, no?”
    “Prendi questo!” urlò una voce alle loro spalle.
    I tre si girarono giusto in tempo per vedere un’arma avvolta dal fuoco dirigersi verso di loro.
    “Cosa?” domandò Sora, evocando il Keyblade e deviandola. “Chi è stato?”
    “Ehi, voi!” esclamò un’altra voce, mentre un ragazzo dai capelli azzurri si avvicinava, appoggiando un Keyblade su una spalla. “Come vi permettete di interrompere il mio allenamento?”
    “Black Star?!” esclamarono sorpresi i tre, riconoscendo il ragazzo.
    “Cosa ci fai qui?” chiese Riku. “E perché hai un Keyblade?”
    “Certo che voi custodi siete davvero monotoni con le domande.” Disse l’altra voce, mostrando il suo proprietario. “Tutti le stesse domande fate.”
    “Tsk. Si vede che non sono al mio livello. In fondo, io sono colui che supererà le divinità!”
    I tre custodi non lo ascoltarono, rimanendo invece paralizzati alla vista dell’altra persona.
    “A-Axel?” balbettò sorpreso il castano.
    “Ehilà Sora! È da tanto che non ci vediamo, vero?”
    “Come fai ad essere ancora vivo?” chiese Sora. “Ti ho visto scomparire davanti ai miei occhi!”
    “Ehi ehi, calmati.” Rispose lui. “Perché la risposta non la so nemmeno io. Mi sono semplicemente risvegliato qui, ed ero in possesso di un cuore.” Spiegò, prima di indicare Black Star col pollice destro. “Qualche tempo fa, ho rinvenuto per strada questo ragazzo. E dato che siamo entrambi degli assassini, e io qualcosa sui custodi la so, ho deciso di addestrarlo. Ah, dimenticavo: chiamatemi Lea d’ora in poi, ok?”
    “E finché non riuscirò a batterlo non me ne andrò da qui!” urlò l’altro. “Quando riuscirò a padroneggiare perfettamente questo Keyblade, andrò subito a vendicare Tsubaki e tutti gli altri!”
    “Vendicare? Cosa vuoi dire?”
    “Un certo Hakai ha distrutto il suo mondo.” Li informò Lea. “E Dark, il custode dell’Equilibrio, ci ha spiegato che il suo obiettivo è quello di seminare più caos possibile.”
    “Dark? Volete dire che l’avete incontrato?”
    “Certo, e ci ha chiesto anche un piccolo favore. Dobbiamo trovare informazioni su Aqua, che sembra essere scomparsa in questo mondo poco più di dieci anni fa.”
    “Davvero?” esclamò Kairi. “Anche noi siamo qui per lo stesso motivo! Dobbiamo trovare la sua armatura e il suo Keyblade!”
    “Armatura?” ripeté Lea, per poi sgranare gli occhi. “Ma certo, che stupido!”
    “Uh? Che succede?” chiese Black Star.
    “L’armatura! Io quel giorno, vidi Dilan portare via un’armatura blu! Come ho fatto a non pensarci?”
    “Dilan?” chiese Sora.
    “Il vero nome di Xaldin.” Rispose l’ex numero VIII, per poi dirigersi a tutta velocità verso il castello.
    “Seguitemi, presto!”
    I custodi non se lo fecero ripetere due volte.
    Una volta di fronte al portone, Lea evocò i suoi Chakram, che lanciò contro l’ingresso, distruggendolo.
    “Poi pagherò i danni se necessario, ma mi sembra il momento meno adatto per cercare le chiavi.”
    “Beh… su questo non posso darti torto…” fece Riku, mentre entravano.
    “Questo era il castello di Ansem il saggio.” Spiegò Lea. “Dobbiamo dirigerci al suo laboratorio.”
    “Tu come fai a conoscere questo posto?”
    “Quando ero un ragazzo, ero un abitante di questo mondo, assieme a Isa, o Saix, come preferite. Eravamo grandi amici, e il nostro obiettivo era entrare in questo castello. Un giorno ci riuscimmo, giusto per vedere il nuovo apprendista dirigersi verso la sala computer.”
    “Il nuovo apprendista?”
    “Quello che credevo fosse Xehanort. Mentre a detta di Dark, era sì Xehanort, ma con il corpo di Terra. Così, scoprimmo una cosa interessante…” continuò, mentre entravano nello studio di Ansem, per poi aprire il passaggio segreto, fino a ritrovarsi di fronte al computer.
    “Cioè?” chiese Kairi, mentre l’assassino cominciava a digitare sulla tastiera.
    “Cioè… un’altra stanza segreta.” Rispose lui, mentre sullo schermo apparivano sei form per sei password, che Lea inserì subito.
    “Inserendo il nome dei sei apprendisti di Ansem, si apre un passaggio per la sala che creava gli Heartless.” Continuò, mentre un pannello accanto a loro si alzava, permettendogli di passare.
    Pochi minuti dopo si ritrovarono in uno spiazzo gigantesco.
    Lea li superò, ponendosi in mezzo.
    Il pavimento s’illuminò, facendo così apparire delle scale, che portavano ad una torre sotterranea.
    “Dobbiamo scendere.” Disse Lea.
    “Perfetto! Fate largo allora!” urlò Black Star, buttandosi giù, saltando le scale.
    “Dimmi che sa volare per piacere…” fece Sora, per poi sentire un tonfo.
    “No… ma dubito che si sia fatto qualcosa…” rispose Lea, grattandosi la testa.
    “Beh, a questo punto tanto vale imitarlo.” Disse Riku, librandosi in volo. “Tu sai volare?”
    “Purtroppo non in questo mondo.” Rispose lui.
    Non appena ebbe detto ciò, attorno a lui apparve una barriera, che si sollevò assieme a lui.
    “In questo modo non avrai problemi.” Spiegò Sora, per poi buttarsi giù dalle scale, seguito a ruota dagli altri.
    Pochi minuti dopo, atterrarono sul fondo, ritrovandosi di fronte a un corridoio, ai cui lati c’erano decine di porte con della sbarre.
    “Oh, finalmente siete arrivati.” Fece Black Star, girandosi verso di loro.
    “Diciamo che non siamo pazzi come te.” Rispose Lea, superandolo e imboccando il corridoio.
    “Cos’è questo posto?”
    “Non te lo so dire con certezza.” Rispose il rosso. “Forse erano delle prigioni, o il luogo dove Xehanort effettuava i suoi esperimenti…”
    “E cosa c’entra con Aqua?” chiese Kairi.
    “C’entra per questo.” Disse lui, fermandosi alla fine del corridoio, di fronte ad una porta, che si aprì appena si avvicinarono.
    “Ma quella è…” esclamò Sora, entrando di corsa.
    “L’armatura di Aqua!” urlarono i custodi all’unisono, vedendo un Keyblade incastrato nel pavimento.
    “Come pensavo.” Fece Lea, avvicinandosi e superando lo scranno che si trovava al centro della stanza, fermandosi di fronte all’armatura.
    “Bene, allora per noi è il momento di andare.” Disse Sora, evocando il Keyblade assieme a Riku e Kairi, per poi puntarlo su ciò che Aqua aveva lasciato nel mondo della luce.
    Pochi secondi dopo, davanti a loro apparve una serratura, dalla quale cominciò ad uscire una specie di fumo nero.
    “Non così presto!” urlò Black Star. “Verrò anch’io con voi!”
    I tre si girarono verso di lui.
    “Cosa? No, è troppo pericoloso!” esclamò Riku.
    “Idiozie! Io sono colui che supererà le divinità! Per me non esiste nulla di pericoloso!”
    Lea sorrise.
    “Allora verrò anch’io. Non sarò un custode, ma me la so cavare lo stesso.”
    “Ma…” fece Kairi, venendo però interrotta da Sora.
    “E va bene. Ma sappiate che potremo anche non ritornare presto. Siete disposti lo stesso ad accompagnarci?”
    “Per chi mi prendi? Non mi lascerò di certo sconfiggere da qualcosa come del fumo!”
    “Non è solo quello!” avvertì Riku. “Il regno dell’oscurità è il mondo degli Heartless. Laggiù potremmo trovare di tutto, anche cose che vanno oltre la tua immaginazione. Nel tuo mondo c’era la follia, giusto? L’oscurità è peggiore, e molto più potente.”
    Per un attimo l’assassino rimase in silenzio, per poi evocare il Keyblade.
    “Se ho ottenuto quest’arma, è per poter vendicare i miei amici.” Disse. “E non ho alcuna intenzione di violare questo mio giuramento!”
    “Molto bene allora! Andiamo!” esclamò Sora, per poi correre verso la serratura seguito dagli altri, scomparendo al suo interno.
     
     
    Quando i custodi recuperarono la vista, si ritrovarono su un sentiero grigio, sospeso nel vuoto.
    “È diverso dal luogo che ho visto l’altra volta…” osservò Sora.
    “Il mondo dell’oscurità è molto più esteso di quanto sembri.” Rispose Riku, guardandosi in giro.
    “E ora cosa facciamo?” chiese Kairi. “Cominciamo a vagare alla ricerca di Aqua?”
    Dietro di lei si sentì il rumore di qualcosa che sbatteva per terra con una certa forza.
    “Cretini!” esclamò una voce.
    Black Star s’immobilizzò, impallidendo.
    “No… No, no, no! Lui no!” urlò, girandosi e ritrovandosi di fronte ad un buffo essere bianco, con in mano un bastone e sulla testa un cilindro. Il suo naso era spropositamene lungo e terminava a punta.
    “TU!!!” urlò Black Star, “Perché sei ancora vivo?!”
    “Cretino!” replicò l’essere, indicandolo con il bastone. “Ci vuole altro che un custode per eliminarmi.”
    “Lo conosci?” chiese Sora a Black Star.
    “Purtroppo sì…” rispose lui. “Ed era l’unico che non mi dispiaceva che fosse sparito…”
    “E perché?” chiese Kairi, avvicinandosi. “Mi sembra così innoc-”
    “Cretina!” la interruppe lui. “Non dovresti farti ingannare dalle apparenze!”
    La principessa lo fissò incredula, mentre al suo occhio destro veniva un piccolo tic nervoso.
    “C-Cretina?” ripeté.
    “S-Su Kairi, calmati…” disse il castano, per poi rivolgersi all’essere. “E tu chi saresti?”
    “Io sono Excalibur, la spada della leggenda!”
    “Excalibur?” chiese Lea. “Mai sentito…”
    “La mia storia ebbe inizio nel dodicesimo secolo.” Rispose lui. “Volete ascoltare la mia storia eroica?”
    “Come?” fece Riku. “Ma di cosa stai parlando?”
    “Cretino! Ciquecentonovantaduesima regola delle mille che dovrete seguire! Mai interrompermi mentre parlo!”
    “Lo detesto!” urlò Black Star, evocando il Keyblade. “Oh, ma ora lo faccio a pezzi, lo giuro!”
    Il suo attacco, però, fu facilmente bloccato con il bastone, che poi l’essere fece volare contro il punto più debole dell’assassino, che cadde a terra, con le mani in mezzo alle gambe, cercando di trattenersi dall’urlare per il dolore.
    “Cretino!” ripeté Excalibur, per poi voltarsi verso gli altri, che lo guardavano stupefatti. “Come dicevo, tutto ebbe inizio quando fui contattato per quel caso di omicidio. Tutto sembrava impossibile da capire, ma non per me! La soluzione era così ovvia! Mentre l’autista giocherellava con un cacciavite, io individuai il vero colpevole che aveva manomesso i freni di quella macchina, ovvero l’assistente del commissario!”
    “Credo di cominciare a capire Black Star…” fece Kairi.
    “Cretina!” esclamò ancora Excalibur, puntandole contro il bastone. “La luce non è mai più forte delle tenebre. Come le tenebre non sono mai più forti della luce! L’equilibrio è la base dei mondi, e come tale dev’essere mantenuto!”
    “Oh, questo sembrava sensato…” commentò Lea.
    “Cretino! Il fuoco avrà sempre la peggio contro l’acqua, come l’acqua l’avrà contro il Sole!”
    Mentre diceva ciò, Lea fece comparire i suoi Chakram.
    “Ora te lo do io il cretino…” minacciò, avvolgendo le armi con il fuoco.
    “Cretini! I mondi potranno andare distrutti, ma una loro parte finisce nell’oscurità. E questo mi riporta a quando dovetti affrontare quella banda di teppisti che avevano interrotto una delle mie esecuzioni di danza.”
    “D-Danza?” chiese Sora.
    “Cretino! Per ovviare alla tua ignoranza, ti mostrerò le mie arti!”
    “C-Cosa?”

    http://www.megavideo.com/?v=TPJLBZD3 (Immaginate uno qualsiasi dei custodi al posto di Ox XD)


     
    “T-Terrificante…” ammise Kairi. “Credo che potrebbe distruggere il nemico senza nemmeno dover combattere…”
    “Cretina! Il valore è ciò che conta in una battaglia. Proprio come dissi quella volta a quel ragazzino che mi chiese di essere la sua spada!”
    “Sei disgustoso…” dissero tutti i custodi, per poi decidere di proseguire, lasciandolo indietro, mentre continuava a parlare.
     
    “Brr… Spero di non doverci avere mai più a che fare!” fece Riku. “Ma era così anche sul tuo mondo?”
    “Purtroppo sì… in teoria è l’arma più potente di tutte, ma nessuno riesce a sopportarlo. Era stato relegato in una grotta sperduta, dove tutti lo lasciavano stare. Io ebbi la stupida idea di cercare di farne la mia arma. Lo lasciai lì pochi minuti dopo averlo trovato e-”
    Ma Black Star s’interruppe, fermandosi e guardando un punto di fronte a sé.
    “Non è possibile…” disse, mentre anche gli altri guardavano sorpresi davanti a loro.
    La Shibusen era di fronte a loro, che si ergeva in tutta la sua maestosità.
    “Perché la Shibusen si trova qui?” urlò Black Star. “L’ho vista venire distrutta davanti ai miei occhi!”
    “Forse quando il tuo mondo è stato distrutto… è stata inghiottita dall’oscurità…”
    “Black Star…” fece una voce, proveniente dalle tenebre di fronte a loro.
    Pochi secondi dopo, Soul Eater emerse da esse, sogghignando e tenendo una mano nascosta alla loro vista.
    “Finalmente sei tornato…”
    “Soul!” urlò lui, sorridendo. “Allora non sei morto!”
    “Già. Sono vivo e vegeto…”
    “E gli altri? Stanno tutti bene?”
    “Certo, stanno tutti bene…” rispose lui, mostrando una falce in mano. “E tutti sono desiderosi di eliminarti…”
    “Cos-” ma fu costretto a interrompersi per evitare un fendente, che lo mancò di striscio.
    “Soul! Cosa diavolo ti salta in mente?! Potevi ferirmi!”
    “Ferirti?” disse un’altra voce, mentre la falce s’illuminava, facendo uscire il busto di Maka, che lo guardò con occhi pieni di follia. “Ma no, cosa vai a pensare? Noi volevamo ucciderti!”
    “Maka?! Perché sei una falce?”
    “Cosa c’è di strano?” chiese una voce, mentre Kid si affiancava a loro, con le sue pistole in mano. “In fondo, Maka è figlia di un’arma. Perché non dovrebbe esserlo lei stessa?”
    “Kid? Anche tu…”
    “Tu sei il responsabile della fine del nostro mondo…” continuò una terza voce, anticipando l’arrivo di Stein, che girò la vite nella sua testa.
    “Tu sei la follia stessa. Ho fatto un errore facendoti crescere. Avrei dovuto eliminarti.” Aggiunse una quarta voce, mentre appariva una persona che indossava un vestito nero e una maschera a forma di teschio, con in mano una falce nera.
     “Cosa ci fanno qui?” chiese Sora, evocando il Keyblade. “Non avrebbero dovuto raggiungere Kingdom Hearts?”
    “Chi sono?” domandò Lea.
    “Amici di Black Star. O almeno, quando li abbiamo incontrati erano tali.”
    “Tu hai portato alla rovina il nostro mondo.” Disse Soul. “La tua presenza ha attirato Hakai.”
    “No… Non è vero!” rispose Black, tenendo il Keyblade di fronte a sé. “Io non volevo!”
    “Tu sei la causa della nostra follia. E in quanto tale, devi essere eliminato!” esclamò il tale con la maschera da teschio, per poi correre contro l’assassino, alzando la falce.
    “Black Star!” urlò Lea, lanciando i suoi Chakram contro l’avversario, costringendolo ad allontanarsi.
    Immediatamente Sora, Riku e Kairi si affiancarono al ragazzo, evocando i Keyblade.
    “Cosa vi è successo? L’altra volta non eravate così…” fece Kairi.
    “Sono nel mondo dell’oscurità.” Spiegò Riku. “Devo essere stati in qualche modo contaminati…”
    “Basta con le chiacchere!” urlò Soul, partendo all’attacco, mentre Maka tornava ad essere una falce.
    Black Star superò i custodi, per poi parare l’attacco dell’amico con il Keyblade.
    “Cavoli Soul… Sei più stupido di quanto credessi!” disse digrignando i denti per lo sforzo.
    “Davvero?” chiese lui, mentre la falce s’illuminava.
    Pochi secondi dopo il keyblader fu colpito in pieno da un affondo di Maka, che ritrasformatasi in umana, aveva invece impugnato Soul, trasformato in arma.
    Prima che potesse toccare terra, Kid cominciò a sparargli contro una serie di colpi, fino a quando Sora non si mise in mezzo, cominciando a deviare i proiettili.
    “Maledizione… questa non ci voleva proprio!”
    “Temo vi siate dimenticati di me!” urlò Stein, cominciando a correre verso il castano.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, un’ombra bianca lo colpì, lanciandolo a diversi metri di distanza.
    “Cretino!” intervenne Excalibur, appoggiando a terra il suo bastone.
    “Cosa?!” esclamò sorpreso Black Star.
    “Lasciarsi corrompere così facilmente dalle tenebre… vergognoso! Da veri cretini!” continuò l’arma.
    “Excalibur… dunque intendi ostacolarci?” chiese quello con la maschera.
    “Shinigami… neanche tu sei riuscito a resistere?” replicò l’arma.
    “Cosa vuoi fare?” chiese Riku.
    “Li fermerò io. Non preoccupatevi per me, non sono un cretino. Li terrò a bada senza problemi.”
    “Sono troppi anche per te!” urlò Black Star.
    “Cretino! Perché credi che io sia stato l’unico a non cambiare?”
    “Credevo fosse perché sei malvagio già di tuo…” rispose lui a bassa voce.
    “Cretino!” replicò l’altro. “Io sono la spada della leggenda! La mia storia è molto lunga, e le mie regole sono mille. Non sottovalutatemi. E ora andate!”
    I custodi lo guardarono sorpresi, per poi annuire.
    “Aspettate!” disse Excalibur, per poi creare sopra una sua mano una sfera luminosa. “Prendi questo.”
    La sfera si alzò in volo, per poi raggiungere lentamente Black Star.
    “Evoca la tua arma, cretino!” esclamò la spada. “E ricevi il mio potere.”
    “Cosa?!” esclamò sorpreso l’assassino, evocando il Keyblade.
    La luce brillò ulteriormente, per poi svanire nella chiave leggendaria.
    “E ora andate, cretini!” concluse Excalibur, girandosi verso i suoi avversari.
    “Detesto fuggire…” disse Black Star. “Ma so capire quando qualcuno vuole risolvere un conto in sospeso. Andiamo!”
    E detto ciò, cominciò a correre, lasciando indietro la sua scuola e quelli che erano stati i suoi compagni.
    “Maledetto Hakai… Giuro che per questo non avrò la minima pietà nei tuoi confronti!” urlò, mentre gli altri custodi lo seguivano.
    Dietro di loro si alzò una colonna di luce, dalla quale uscirono due ali dello stesso materiale, che poi crollarono al suolo, provocando una fortissima esplosione.
    “Excalibur…” fece Sora. “Un tipo insopportabile, ma sembra con un grande cuore…”
    I custodi continuarono nella loro corsa per diversi minuti, fino a quando non si ritrovarono di fronte ad un burrone.
    “E ora?” chiese Kairi, guardando giù ma non riuscendo a vedere il fondo. “Non possiamo di certo buttarci alla cieca…”
    “Perché no?” fece Black Star, guadagnandosi un pugno in testa da parte di Lea.
    “Perché ci troviamo nel regno dell’oscurità, e abbiamo avuto già abbastanza sorprese.” Disse.
    Ma i custodi furono distratti da un verso alle loro spalle.
    Non appena si furono girati, si ritrovarono di fronte a una piccola pecora bianca.
    “Ehm… Ok, non sono un grande esperto di questo mondo… Ma perché c’è una pecora?” chiese Black Star.
    “Ne so quanto te… Sono rimasto qui a lungo, ma l’unica persona viva che ho incontrato qui è stato Re Topolino…” disse Riku, grattandosi la nuca.
    “Ovvio, siamo arrivate qua solo poco tempo fa.” Disse una voce, mentre dall’oscurità di fronte a loro usciva una bambina dai capelli neri.
    “Una bambina? Cosa ci fa qui?”
    “Il mio mondo è stato distrutto da Hakai e ora vago per queste strade, nell’attesa di potermi vendicare dei responsabili…”
    La bambina alzò lo sguardò, mostrando due occhi rossi come il sangue. “E sembra che tra voi custodi ci sia uno di quelli che ha causato l’inizio della seconda guerra!”
    Prima che qualcuno potesse parlare, la bambina e la pecora furono avvolte da una colonna d’oscurità, che le fece scomparire alla loro vista.
    Pochi secondi dopo, di fronte a loro si trovava una creatura enorme, il cui aspetto ricordava vagamente quello di una pecora, solo che il pelo era completamente nero.
    Sulla sua testa invece c’era una specie di statua della bambina, anch’essa del colore delle tenebre.
    Sul petto invece era inciso il simbolo degli Heartless.
    “Si sono trasformati in un Heartless?!” esclamò sorpreso Sora, evocando il Keyblade.
    “Questo mondo… corrompe i cuori fino a tal punto?” fece Kairi, imitandolo.
    Il mostro spalancò la bocca, facendo uscire un ruggito di tale portata da far indietreggiare i custodi.
    “Non è un nemico da sottovalutare…” disse Lea, evocando le sue armi.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, l’Heartless si alzò su due zampe per sbattere le anteriori al suolo e provocare un forte terremoto.
    “Alziamoci in volo!” urlò Riku, per poi dirigersi verso la testa della creatura seguito da Sora e Kairi.
    “Ehi, e io?!” gridò Black Star, poco prima di venire circondato, assieme a Lea, da degli Shadow.
    “Stare zitto mai, neh?” fece il rosso, impugnando meglio i suoi Chakram.
    “Il moccioso non c’entra nulla.” Disse una voce alle loro spalle.
    Lea si girò, ritrovandosi di fronte ad un uomo dai lunghi capelli azzurri, con un’evidente cicatrice a forma di X sul volto.
    “È da tanto che non ci vediamo… Lea…”
    “Isa… Sei vivo anche tu?!” esclamò l’ex Nessuno, stringendo con forza le sue armi, cosa che non sfuggì a Black Star.
    “Lo conosci?”
    “Se mi conosce? Direi di sì, visto che siamo amici d’infanzia…”
    “Non esagerare con le parole. Sai bene che non ti considero più un amico da molto tempo.” Rispose Lea. “Ti sei alleato nuovamente con Xehanort, vero?!”
    “Oh, ma che perspicace… E sentiamo, ora che lo sai cosa intendi fare?”
    “Indovina tu stavolta!” replicò il domatore del fuoco, facendosi circondare dalle fiamme.
    Black Star indietreggiò, sia per il calore sia per la reazione del suo maestro.
    “Occupati degli Heartless. Io mi occupo di lui!” ordinò Lea, per poi partire all’attacco contro Isa, che evocò il suo Claymore, con il quale si fece scudo.
     
    Riku e Sora crearono due sfere di ghiaccio, che lanciarono contro l’Heartless, che rispose con un ruggito.
    Kairi nel frattempo si diresse verso la statua, fermandosi di fronte a essa.
    “Vediamo di farla finita.” Disse, alzando la mano e cominciando a lanciare una serie di sfere di fuoco.
    Il mostro spalancò gli occhi, per poi alzarsi in piedi e spalancare la bocca, cacciando un urlo che fece esplodere le sfere prima che esse potessero raggiungere l’obiettivo.
    La ragazza rimase sorpresa da quell’azione e fece per allontanarsi, ma dalla testa del mostro uscì una specie di frusta nera, che si avvolse attorno a una sua caviglia.
    “Kairi!” urlò Sora, cercando di raggiungerla.
    Ma prima che il custode ci riuscisse, la corda cominciò a rientrare nel corpo dell’Heartless, portandosi dietro la custode.
    Prima che lei se ne rendesse conto, la frusta la lanciò direttamente nella sua bocca, che si chiuse, inghiottendola.
     
     
    Kairi con sua sorpresa si ritrovò a galleggiare nell’oscurità.
    “Cosa…?” fece, toccando un pavimento che rimase nascosto nelle tenebre.
    “Ti ho portata qui per combatterti. Finché resterai qui dentro, i tuoi amici non mi attaccheranno, e non sapranno cosa ti è successo.” Disse una voce, mentre la bambina di prima riappariva di fronte a lei.
    “Speri forse di potermi sconfiggere?” chiese la custode, evocando il Keyblade e puntandoglielo contro.
    “Oh, sì che ti sconfiggerò. Il signore di questo posto mi ha ordinato di dare la priorità alla custode della luce. E io obbedirò.”
    “Il signore di questo posto?” ripeté Kairi.
    “Già… E grazie ai poteri che mi ha concesso… Ti eliminerò!” sentenziò la bambina, mentre veniva avvolta da una nuvola oscura.
    Quando scomparve, davanti alla custode si trovava una donna alta, dai lunghi capelli neri che cadevano fino a oltre metà della schiena.
    Indossava una tunica nera e in mano impugnava una spada dalla lama nera.
    “Preparati.” Disse, usando una voce più matura rispetto a prima.
    Poi, senza nemmeno dare il tempo alla principessa di vederla, scomparve, riapparendo di fronte a lei per trafiggerle il braccio.
    La custode saltò subito all’indietro, stringendo i denti per il dolore mentre la spada usciva dalla ferita, lasciando che il sangue sgorgasse senza freni.
    “Tutto qui? E tu saresti una custode? Patetico.”
    “Non sottovalutarmi!” rispose lei, cominciando a lanciare una raffica di sfere di luce contro l’avversaria, che però le schivò facilmente.
    “È inutile. Non puoi sconfiggermi, principessa. I miei ordini sono molto precisi: il mio signore vuole che io elimini la sorella di Hikari.”
    Sentendo ciò, Kairi spalancò gli occhi.
    “Come fai a conoscere mia sorella?”
    La donna rimase in silenzio per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
    “Questa è troppo forte…” disse. “Non hai nemmeno capito quel che è successo… E tu dovresti essere una delle sette principesse dal cuore puro?!”
    “Di cosa stai parlando?”
    “Il figlio del mio signore si è risvegliato.” Rispose lei, facendosi seria. “E lui ha attaccato Hikari. Deve ringraziare solo Dark se è ancora viva, ma sappi che ora voi due custodi siete diventate il bersaglio principale del mio signore. Finché voi due sarete in vita, il risveglio completo di suo figlio e la sua vittoria saranno impossibili.”
    Kairi strinse con maggiore forza il Keyblade.
    “Chi è il tuo signore? Dimmelo, che voglio eliminarlo con le mie mani! Se è vero che per colpa sua Hikari è stata ferita, ci penserò io a rimediare!”
    “Tu? Ma se non sei nemmeno una Master, cosa che invece è tua sorella! E ti dirò di più… lei non ha fatto praticamente nulla per difendersi. Si è arresa di fronte al figlio dell’Oscurità stessa!”
    Kairi sussultò.
    “Il figlio… dell’Oscurità?” ripeté sorpresa. “Cosa intendi dire?”
    “Tu l’hai sentita, no? L’onda d’oscurità che ha investito tutti i mondi. Beh, quello era il suo potere. Il potere risvegliatosi assieme alla vera natura del figlio del mio signore. Un potere ancora al suo minimo, ma che se sviluppato, potrebbe portare l’universo alla sua fine prima ancora della guerra!”
    “Beh, però a quanto ho capito, Dark l’ha sistemato, no?”
    Il sorriso scomparve subito dal volto dell’avversaria.
    “La colpa della sua vittoria è di tua sorella. Se non ci fosse stata lei, Dark sarebbe stato cancellato definitivamente, invece di ridursi in quello stato…”
    “Quindi il vostro piano è andato in fumo. Il figlio del tuo signore è stato sconfitto, giusto?”
    “Non cantare vittoria troppo presto, custode. È vero, Dark per il momento ha avuto la meglio, ma vedi, lui non può eliminarlo. Non potrebbe mai farlo.”
    “Tu sottovaluti Dark. Non credevo l’avrei detto, ma la sua mancanza d’amore in casi del genere è molto utile, perché non può dimostrare alcuna pietà.”
    La donna sorrise.
    “Chissà… forse ha affrontato l’unica persona per cui ciò non è valido…” disse, per poi alzare la spada. “Ma ora basta parlare! È ora che tu condivida il dolore che ha provato tua sorella! O meglio, solo il dolore fisico. Quello psicologico purtroppo non posso imitarlo. Io mi posso impossessare solo di esseri caduti completamente vittime dell’oscurità, come questa bambina. Aveva un cuore così puro che non ha potuto reggere nemmeno per pochi minuti a quest’immensa oscurità.”
    “Bastarda…” fece la custode, per poi partire all’attacco, alzando il Keyblade e preparandosi a colpire.
    La donna parò il colpo, per poi allontanare a forza Kairi, che atterrò pochi metri più in là, coprendosi la ferità di prima.
    “Tu hai troppa luce. Puoi allontanare l’oscurità, ma allo stesso tempo, quando essa ti raggiunge ha un effetto peggiore rispetto al normale.”
    Kairi la guardò, mentre cercava di marginare l’uscita di sangue.
    ‘Maledizione…’ pensò. ‘Se mi guarissi la ferita, le lascerei il tempo sufficiente per attaccarmi…’
    Ma i suoi pensieri furono interrotti dall’avversaria, che le puntò contro la spada.
    “Ho saputo che in passato hai affrontato la tua parte oscura, e ne sei uscita vincitrice. Quindi anche quella piccola macchia scura nel tuo cuore è scomparsa. Perciò non sei più preparata a questo colpo.”
    Non appena finì la frase, dalla spada cominciarono ad uscire delle foglie nere, che circondarono la proprietaria, come mosse da un piccolo tornado.
    Prima che Kairi potesse intuire cosa stesse per succedere, le foglie si fermarono a mezz’aria, per poi volare contro di lei, colpendola in pieno petto e trapassandola da parte a parte.
    La custode sputò sangue, per poi cadere a terra, dove una piccola pozza scarlatta cominciò a intravedersi, diventando sempre più grande.
    “Tsk.” Fece la donna, girandosi e allontanandosi. “Idiota… Non ha nemmeno capito di chi stavo parlando…”
    “Fe…Ferma…” disse Kairi, cercando di rialzarsi usando le braccia, ma senza successo.
    “Oh… sei ancora viva…” rispose l’altra, guardandola. “Anche se non per molto ancora…”
    Kairi alzò la testa, vedendo l’avversaria che si stava avvicinando.
    “Ma per sicurezza sarà meglio staccarti la testa.”
    Detto ciò, alzò la spada, pronta a decapitare la custode.
    Ma prima di riuscirci, un punto lontano cominciò a brillare, per poi far apparire una freccia di luce, che mancò di poco la donna, che però, fu costretta ad allontanarsi.
    “Cosa…”
    “Lasciala stare!” urlò una voce femminile da lontano.
    “Chi osa mettersi in mezzo?”
    Pochi secondi dopo, dalle tenebre uscì una ragazza che indossava una divisa scolastica, con in mano un arco, il quale aveva un’altra freccia pronta da scoccare.
    “Vattene subito! Altrimenti non avrò alcuna pietà per te!” disse Kagome, senza abbassare la sua arma.
     
     
    Sora e Riku furono costretti ad allontanarsi per evitare di essere colpiti.
    “Maledizione… finché Kairi rimane là dentro, non possiamo fare nulla…” fece il castano, sbuffando.
    “Dobbiamo riuscire a farla uscire da lì…”
    “Già… ma non sarà per niente facile…”
    Ma prima che potessero fare qualcosa, i due custodi furono distratti da una sfera di luce, che si stava dirigendo velocemente verso di loro.
    Ad un certo punto, da essa partì un raggio, che colpì in pieno l’Heartless, venendo così inglobato al suo interno.
    “Abbassatevi!” urlò una voce, mentre la sfera li stava per raggiungere.
    I due Keyblader fecero giusto in tempo ad abbassare la testa per vedere un’enorme boomerang volare sopra di loro che colpì in pieno il mostro, che rimase intontito dall’attacco.
    “Ma quell’arma è…” fece Riku, voltandosi, ritrovandosi di fronte ad un uomo vestito da monaco, affiancato da una guerriera.
    “Ehilà, si ci rivede, eh?” disse Miroku, salutandoli con la mano.
    “Miroku? Sango? Ma cosa ci fate qui?!” esclamò sorpreso Sora.
    “Detto in poche parole, il nostro mondo è stato distrutto, e noi ci siamo risvegliati qui. Per fortuna, l’aura positiva mia e della divina Kagome ci hanno impedito di venire corrotti da quest’oscurità…”
    “Quindi quella luce era Kagome?” chiese il castano, voltandosi verso l’Heartless.
    “E comunque… tu avresti un’aura positiva? Fatico a crederci…” fece Riku, guardando il monaco.
    “È quello che ho pensato anch’io…” gli fece eco Sango.
    “Come sarebbe a dire?! Guardate che io sono un monaco!”
    “Sì, un monaco pervertito…” commentò di rimando la guerriera, preparandosi nuovamente ad attaccare.
     
     
    Kairi alzò lo sguardo, osservando la sua salvatrice.
    “Tutto bene?” chiese lei, senza però distogliere lo sguardo dall’avversaria.
    “E tu chi saresti?” fece la donna, osservandola.
    “Oh, nessuno di speciale. Solo una studentessa molto arrabbiata con l’oscurità che ha distrutto il suo mondo!”
    Kairi spalancò gli occhi.
    “C-Cos’hai… detto…?” domandò a fatica.
    “Poco tempo dopo la vostra partenza, siamo stati attaccati. Prima che potessimo fare qualcosa, il nostro mondo è stato inglobato dall’oscurità e ci siamo risvegliati qui. Purtroppo eravamo rimasti solo io, Sango e Miroku. Inuyasha, Shippo e gli altri sono spariti nel nulla…”
    “Ma che bella storia. Però c’è una cosa che non mi è chiara.” La interruppe la donna oscura. “Questo mondo corrompe le persone. Solo chi è in possesso di un cuore forte può resistere. Come avete fatto voi tre, che non siete nemmeno custodi?”
    “Beh, inizialmente eravamo in difficoltà, è vero. Tuttavia siamo stati aiutati da una persona, che ci ha spiegato come resistere a quest’oscurità, e cosa fare per respingere gli attacchi.”
    “E chi sarebbe costui?”
    “Non so come si chiamasse. Ci ha solo detto che era già la seconda volta che finiva quaggiù.”
    La donna spalancò gli occhi.
    “Non è possibile… questo significa che è ancora vivo? Come mai non ce ne siamo accorti?”
    “Oh, mi dispiace che ti sia sfuggito. Ma ora se non ti dispiace, ti eliminerò.”
    “A-Aspetta…” fece Kairi, mentre il suo corpo veniva avvolto da un’aura verde, che lentamente cominciò a guarire le sue ferite. “Ti aiuterò anch’io… non ho sufficiente energia per ristabilirmi completamente, ma sarà abbastanza per concludere questo combattimento…”
    “Povere stupide. Pensate di potervi opporre a me, una delle predilette del mio signore?”
    “Certo che non lo pensiamo. Ne siamo assolutamente certe.” Rispose Kagome. “Pronta?”
    “Quando vuoi.” Rispose la custode, evocando il Keyblade.
    “Allora via!” urlò la ragazza, scagliando la freccia, mentre Kairi volò contro l’avversaria.
    “E sperate di sconfiggermi con così poco?” disse, saltando ed evitando i due attacchi.
    Le due ragazze sorrisero.
    “Invece sei caduta nella trappola.”
    “Cosa vu-” ma la donna fu costretta ad interrompersi per colpa di una freccia che le aveva trapassato lo stomaco dalla schiena.
    “Utile questo trucco di manipolazione della luce, vero?” chiese Kagome. “Ci ho messo un po’ per apprenderlo, ma alla fine sono riuscita a padroneggiarlo perfettamente.” Continuò, mostrando un piccolo filo di luce legato alla freccia. “Tu, presa nell’evitare i nostri attacchi, non ti sei accorta di questo, e nemmeno di me che, tirandolo, facevo tornare indietro la freccia, che così ti ha colpito in pieno.”
    “Maledette mocciose… Ma non cantate vittoria troppo presto… Hikari e Kairi sono destinate a morire, molto pr-”
    Ma la donna non terminò mai la frase.
    Kairi, muovendosi velocemente, l’aveva decapitata.
    “Smettila di parlare a vanvera…” disse, mentre il corpo dell’avversaria scompariva nel nulla.
    Poi, senza alcun preavviso, la custode cadde a terra in ginocchio, ansimando.
    “Kairi! Tutto bene?” chiese Kagome, raggiungendola e aiutandola ad alzarsi.
    “Sì… Diciamo solo che sono un po’ debole e scossa… Quell’essere ha detto che mia sorella è stata ferita gravemente… ma so se crederle oppure no…”
    “Ci penserai dopo. Ora pensiamo ad uscire da qui!” fece Kagome.
     
     
    I custodi si fermarono, vedendo che dall’Heartless stavano uscendo diversi raggi di luce.
    “E ora che diavolo…” fece Sora, per poi allontanarsi, giusto in tempo per vedere il mostro esplodere nella luce, dissolvendosi completamente.
    Quando la vista tornò nuovamente, videro Kagome che sorreggeva Kairi, che sembrava ferita gravemente.
    “Kairi! Kagome!” urlarono tutti, raggiungendole.
    “Tutto bene?” chiese Sango.
    “Sì… Per fortuna l’arrivo di Kagome mi ha salvato… altrimenti a quest’ora sarei messa molto male…”
    “Su, sono sicura che te la saresti cavata lo stesso.”
    “Lea e Black Star?”
    “Sono rimasti poco lontani da qui. Credo stiano affrontando altri Heartless.”
    “Allora è meglio raggiungerli subito.” Fece Miroku. “Il mio vortice è scomparso assieme al nostro mondo… Ma questo non significa che io non sappia combattere!”
    “Molto bene allora. Vediamo di raggiugerli!”
     
     
    Il Chakram e il Claymore si scontrarono, creando nuove scintille che superarono i loro proprietari, che si allontanarono subito con un salto.
    Lea non perse tempo e creò una sfera di fuoco, cha scagliò subito contro l’ex amico, che la distrusse usando la sua arma.
    “Sei diventato più debole.” Disse Isa.
    “Umph. Mi sto solo riscaldando. E ti ricordo che sei tu quello in svantaggio, dato che qui non c’è nessuna luna.”
    “Già, questo gioca a mio sfavore, lo ammetto… Però ho comunque una valida sostituta…”
    Mentre diceva ciò, attorno al suo corpo si poté notare un alone nero.
    “L’oscurità sarà la mia nuova forza. Ora che finalmente ho di nuovo un cuore, posso usare il mio vero potere!”
    Dicendo ciò, i suoi occhi persero le pupille, diventando completamente bianchi.
    “Maledizione… è entrato in Berserk!” fece Lea, mettendo di fronte a sé i suoi Chakram, pronto a difendersi dall’attacco.
    Pochi secondi dopo, Isa partì a tutta velocità contro di lui, lanciando un urlo, costringendo l’ex Nessuno a usare tutte le sue forze per non cedere all’avversario, che ormai aveva perso qualsiasi traccia di controllo.
    “Eh no, non sono tornato per farmi sconfiggere così!” urlò Lea, riuscendo a respingere il Claymore e saltando subito all’indietro, facendosi avvolgere dalle fiamme.
    “In nome della nostra vecchia amicizia, cercherò di non farti soffrire troppo!” disse, concentrando tutte le fiamme attorno ai due Chakram, che lanciò subito contro Isa, colpendolo in pieno e facendolo cadere a terra.
    “È finita…” sospirò il Soffio di Fiamme Danzanti, recuperando le proprie armi e girandosi.
    Ma un dolore alla schiena gli fece spalancare gli occhi.
    “Lea!” urlò Black Star, girandosi verso di lui.
    Isa, nuovamente in piedi, aveva trafitto alle spalle l’ex amico con il Claymore.
    “Mai voltare le spalle al nemico. Te lo sei dimenticato?” chiese il blu.
    “Ba… Bastardo… colpire alle spalle… vedo che aver ottenuto un cuore non ti ha aiutato a ottenere l’onore…”
    Isa sorrise, estraendo l’arma dal corpo dell’avversario, che cadde a terra.
    “Maledetto!” urlò Black Star, lasciando perdere gli Heartless e raggiungendo il maestro, mettendosi di fronte a lui, con il Keyblade in mano.
    “E tu cosa speri di fare?”
    “Io sono colui che supererà le divinità! Non mi lascerò battere da uno come te che ignora le regole di base di ogni duello!”
    “D’accordo. Allora muori!” esclamò Isa, alzando il Claymore e preparandosi a colpire l’assassino.
    Ma una sfera di fuoco lo costrinse a ritirare l’attacco e a arretrare.
    “Lasciali stare!” urlò Sora, abbassando la mano, mentre gli altri custodi, assieme a Kagome, Sango e Miroku si preparavano a combattere.
    “Umph… Sono arrivati i rinforzi…” sbuffò il Mago che Danza sulla Luna, aprendo un varco oscuro dietro di lui. “Va beh… in fondo, ho ottenuto ciò che volevo… alla prossima, custodi.” Disse, sparendo nell’oscurità.
    Tutti quanti lo lasciarono perdere, dirigendosi subito da Lea, che chiuse gli occhi mentre li vedeva arrivare.
     
     
    Quando li riaprì, si ritrovò a galleggiare nel vuoto, avvolto dalle tenebre.
    “Quindi è così… sono destinato a sparire nuovamente… e tutto perché ho voluto sperare…”
    “Ti arrendi così facilmente, Soffio di Fiamme Danzanti?” chiese una voce.
    Di fronte a Lea apparve una sfera luminosa, che cominciò ad avvicinarsi sempre di più.
    Quando lo raggiunse, si dissolse, creando sotto all’ex Nessuno un pavimento bianco, privo d’immagini.
    “Dove sono?” chiese lui, guardandosi in giro.
    “Sei nel tuo cuore. Isa per fortuna l’ha mancato.” Rispose la voce.
    “Nel mio cuore? Aspetta, non significherà forse che…”
    Ma Lea ottenne la risposta grazie ad un oggetto che apparve di fronte a lui.
    Un Keyblade bianco, che galleggiava nel vuoto.
    “Non c’è bisogno che ti spieghi cos’è, vero?”
    “Perché lo proponi a me?” domandò Lea. “Io non lo merito…”
    “Suvvia Axel…” disse una voce alle sue spalle. “Non è da te arrendersi prima di provare.”
    Lea sgranò gli occhi, girandosi e trovandosi di fronte a Roxas.
    “Beh, che c’è? Sorpreso di vedermi?”
    “Ad essere sincero sì… Credevo che tu fossi scomparso per sempre…”
    “Mi sono solo riunito a Sora… Non sono scomparso. E comunque sia, ora sono solo un’emanazione dei tuoi ricordi su di me. Mi sono materializzato qui perché sapevo che non avresti accettato il Keyblade senza una spinta.”
    “Io non sono sicuro di essere la persona più adatta… Non sono stato in grado di salvarti…”
    “E con ciò?” domandò una voce femminile, mentre al fianco del numero XIII appariva una nuova figura. “Dovevi immaginarlo che a furia di stare in compagna di due custodi, anche tu prima o poi avresti ottenuto il nostro stesso potere.”
    Lea guardò la nuova arrivata incuriosito.
    “E tu chi sei?”
    La ragazza sorrise.
    “Tu non mi ricordi, ma io, Roxas e te in passato siamo stati grandi amici. Anche se io ero solo un burattino di Xemnas.”
    L’ex Nessuno si portò un dito sulla fronte, cercando di ricordare.
    Lentamente, nella sua mente cominciarono a formarsi vaghe immagini, dove quella ragazza era la protagonista.
    E alla fine, un nome fece capolino.
    “Xi… Xion?” chiese, guardandola.
    Lei annuì, per poi afferrare il Keyblade bianco assieme a Roxas.
    “Prendilo. Noi non possiamo più intervenire in prima persona. Sora agisce per noi. Ma questo non significa che dev’essere il solo.” Fece il numero XIII, porgendogli assieme al XIV il Keyblade.
    Lea li fissò per qualche secondo, per poi sospirare.
    “Non c’è niente da fare, con voi è impossibile avere una vita tranquilla…” disse, per poi prendere l’arma, sulla quale apparvero immediatamente dei disegni rappresentanti delle fiamme.
    Il bianco del pavimento cominciò a dissolversi, rivelando un mosaico sul quale erano disegnati loro tre, tutti con in mano il Keyblade.
    “Buona fortuna… Lea…” dissero i due membri dell’Organizzazione, dissolvendosi in piccole sfere di luce, che volarono verso l’alto.
    “Roxas… Xion… Non vi deluderò. È una promessa.” Fece, per poi chiudere gli occhi.
     
     
    Il corpo di Lea s’illumino.
    Come se nulla fosse, la ferita cominciò a rimarginarsi da sola, mentre nella sua mano destra apparve il Keyblade.
    “Cosa?” esclamò Sora sorpreso, mentre il neo custode apriva gli occhi.
    “Eh eh… Pare che ora anch’io sia della partita…” disse, mettendosi seduto e osservando il suo Keyblade.
    “Questa non me la sarei mai aspettata.” Fece Riku, per poi girarsi verso gli altri. “Beh, ad ogni modo siamo in debito con voi. Siete arrivati al momento giusto, ma come facevate a sapere dov’eravamo?”
    Kagome fece un sorriso imbarazzato.
    “Ecco… Noi abbiamo promesso di-”
    “Va bene così Kagome. Grazie.” Disse una voce.
    Pochi secondi dopo, un uomo con addosso un impermeabile dell’Organizzazione XIII apparve di fronte a loro, con il volto oscurato dal cappuccio.
    “E tu chi sei?” domandò Sora, evocando il Keyblade e puntandoglielo contro.
    “Chi sono? Se me lo avessi chiesto qualche tempo fa, non avrei saputo risponderti…” rispose l’uomo, per poi portare le mani sul cappuccio. “Ma ora credo sia meglio farvelo vedere, altrimenti non mi credereste…”
    Quando il cappuccio cadde all’indietro, tutti i custodi sgranarono gli occhi.
    Di fronte a loro c’era Ansem il Saggio, completamente incolume, che li osservava.
    “A-Ansem?!” esclamò sorpreso Sora. “Com’è possibile? Ti abbiamo visto esplodere assieme a Kingdom Hearts!”
    “Pare che per chi conosce i cuori, la morte sia un concetto particolare. Invece di scomparire nell’oblio, mi sono ritrovato a vagare nuovamente in questo mondo, privato dei mei ricordi. Ma ora, sono finalmente riuscito a recuperarli tutti.”
    Dicendo ciò si girò verso Kairi, che continuava a guardarlo incredula.
    “So che hai incontrato tua sorella, perciò immagino tu sappia, vero?” le chiese.
    La custode si limitò ad annuire, per poi abbassare lo sguardo.
    “Non preoccuparti. Non ti chiederò di chiamarmi padre. Non merito tale titolo. Io che ti ho mandata via da casa, verso un mondo a te sconosciuto e dopo averti cancellato la memoria… No, non merito di essere chiamato in quel modo.”
    Tutti quanti osservarono quello scambio di sguardi tra padre e figlia.
    “Sai…” fece infine lei. “Per molto tempo, mi sono sempre chiesta da dove venissi. Non lo davo a vedere, ma smaniavo dalla voglia di scoprire il mio passato. E ne sono venuta a conoscenza nel peggiore dei modi: il mondo dove abitavo è stato distrutto. Il mio cuore è stato costretto a rifugiarsi nel corpo di Sora per salvarsi, abbandonando il mio. La prima cosa che ho visto quando il mio cuore è tornato al suo posto è stato il mio migliore amico svanire nel nulla tra le mie braccia. Dopo il suo ritorno, sono stata costretta a separarmi da lui per un intero anno, e il suo ricordo era stato cancellato dalla mia mente.”
    Ansem continuava ad ascoltare in silenzio.
    “Poi quando finalmente riesco a ricordare tutto, vengo rapita e in seguito salvata dal mio Nessuno. Naminè mi ha detto che doveva essere eliminata da un certo Diz, ma che si è salvata grazie a Riku. Ho scoperto di mia sorella solo quando si è mostrata lei, ed è stato allora che ho saputo la verità. No, hai ragione: non ti meriti di essere chiamato padre… Ansem…”
    L’uomo annuì, per poi girarsi verso Sora e Riku.
    “I miei crimini sono tanti. Troppi. È colpa mia se siamo arrivati a questo punto. Sono stato incapace di comprendere subito gli errori dei miei studi. Permettetemi di rimediare.”
    “Io sinceramente ci ho capito ben poco…” fece Black Star. “Tu chi accidenti sei?!”
    “È uno studioso. Uno dei primi a scoprire gli Heartless.” Rispose Lea. “Il maestro di Xehanort…”
    “Cosa?!” esclamò l’assassino. “Quindi è cattivo?”
    “La mia unica colpa è stata quella di non comprendere il mio allievo. Me ne sono accorto troppo tardi… Ad ogni modo, ora vi chiedo di seguirmi. C’è una persona ansiosa di incontrarvi di nuovo.”
    “Una persona… Stai parlando di Aqua?” chiese Sora.
    Ansem annuì.
    “Negli ultimi tempi, sono rimasto con lei. L’ho aggiornata su ciò che è successo durante la sua assenza, e insieme abbiamo trovato un modo per sapere cosa succede nei vari mondi.”
    “Fantastico!” esclamò il custode. “Siamo venuti qui proprio per salvarla. E ovviamente, faremo lo stesso anche con voi! Non vi lasceremo in questo mondo!”
    “Ma come contate di andarvene? Se Aqua è qui, anche lei ha il Keyblade, perciò non dev’essere così facile andarsene…” fece notare Sango.
    “Tranquilla.” La tranquillizzò Kairi. “Noi non siamo finiti qui contro la nostra volontà. Sappiamo come uscire da questo posto.”
    “Molto bene allora.” Disse Ansem, girandosi e cominciando ad avviarsi. “Allora seguitemi. Vi porterò da lei.”
    I presenti rimasero fermi per qualche secondo, per poi seguirlo.
    “Dobbiamo sbrigarci.” Fece Kairi, rivolgendosi ai due amici. “Ho paura che sia successo qualcosa a Hikari…”
    “Cosa te lo fa pensare?”
    “La creatura che ho affrontato prima mi ha detto che il suo signore ce l’ha con me e mia sorella… E che mia sorella è stata attaccata dal figlio dell’Oscurità…”
    Sentendo ciò, tutto il gruppo si fermò, girandosi verso di lei.
    “Figlio dell’Oscurità?” ripeté Riku sorpreso. “Cosa significa?”
    Kairi scosse la testa.
    “Non lo so… ma ha detto che l’onda d’oscurità che ha investito i mondi era la sua…”
    “E chi sarebbe questo tipo? Una divinità?” chiese Black Star, storcendo il naso. “Non lo accetto! Io sono l’unica divinità nell’universo!”
    “Un potere tale da investire tutti i mondi… La sua oscurità dev’essere a livelli più che puri. Nemmeno Xehanort può tanto.” Fece Lea, ignorando l’esuberante allievo.
     
    Mentre i custodi erano intenti a parlare, sopra di loro, nascosti sopra una delle tante alture rocciose di quel regno spoglio, due individui osservavano il loro cammino.
    “Perché non sei intervenuto prima? Avresti risolto la situazione in pochi secondi, con i tuoi poteri.” Chiese uno dei due, senza mettere via la sua Kusari Gama.
    “Se la sono cavata bene anche senza il mio intervento. E poi lo sai che detesto mettermi in mostra. D’altronde, non li ho nemmeno voluti io questi poteri… E tu? Perché nemmeno tu hai fatto nulla?” rispose l’altro, scuotendo le spalle.
    “Io? Avrei solo portato preoccupazione e distrazione. Non sono forte come te, e senza un Keyblade o un’arma potente, non posso fare nulla agli Heartless.”
    “Già, è vero… E io purtroppo non posso condividere con te i miei poteri…”
    “Beh, non importa. Continuiamo a tenerli sotto controllo, e prepariamoci a intervenire se necessario.”
    “Speriamo di no… Quel Black Star, se mi vede all’opera, come minimo mi lancerà una sfida all’ultimo sangue…”
     
    “Uh?” fece Black Star, girandosi e guardando dietro di lui.
    “Che succede?” chiese Kagome.
    “Non saprei… per un momento mi è sembrato di sentire qualcosa… Ma non saprei nemmeno io cosa…”
    “Ti starai sbagliando. Io non percepisco nulla.” Disse Miroku.
    “E poi potrebbero essere semplici Heartless.” Aggiunse Sora. “Qui ne è pieno. Dopotutto, siamo nel loro mondo.”
    “Beh, speriamo che restino il più lontani possibile.”
    “Non preoccupatevi. Gli Heartless non si avvicinano mai a questo luogo.” Rispose Ansem.
    “Come mai?”
    “Non lo so. Non mi sono mai avventurato a studiarli.”
    Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, alle orecchie dei custodi giunse un rumore, simile a quello di un’onda che s’infrange sulla battigia.
    “Ci siamo.” Disse il saggio, fermandosi di fronte ad una spiaggia, il cui mare era nero.
    Seduta sopra una roccia, c’era una donna che indossava dei vestiti mischiati a pezzi di armatura, entrambi blu, come i suoi capelli, rivolta verso il mare.
    I custodi si avvicinarono silenziosamente, fermandosi a pochi metri da lei.
    “Siete arrivati.” Disse lei, senza girarsi.
    “Master Aqua, siamo qui per salvarti.” Disse Sora.
    “Salvarmi?” ripeté lei, per poi fare una risatina. “Ci avete messo un po’ di tempo, no?”
    “Perdonaci, ma ignoravamo la tua esistenza e il luogo dove ti trovavi.”
    “Davvero? Ma che strano e dire che doveva essere così ovvio… Dopotutto, sono scomparsa dopo aver affrontato Xehanort… Dove potevo essere finita?”
    “Ci dispiace, ma ora ti porteremo via da questo luogo. Ti riporteremo alla luce dei mondi.” Disse Riku.
    “Ma tu guarda… Riku… il prescelto di Terra…” fece lei, girandosi.
    I custodi spalancarono gli occhi ed evocarono subito il Keyblade.
    Di fronte a loro c’era sì Aqua, ma i suoi occhi erano dorati, proprio come quelli di Xehanort.
    “Direi che siete arrivati troppo tardi. Master Aqua è caduta sotto il mio controllo!” disse la donna, alzandosi in piedi ed evocando anche lei il Keyblade.
    “Cos’è successo ad Aqua?” chiese Ansem. “Quando l’ho lasciata per andare a recuperare i ragazzi, non era caduta sotto il controllo delle tenebre!”
    “È stata imprudente. Non appena ha percepito l’arrivo dei custodi, ha inconsciamente abbassato le sue difese, e io sono riuscito a impossessarmi del suo corpo.”
    “Chi sei?” chiese Kairi.
    “Colui che controlla questo mondo. Colui che ha creato gli Heartless e i Nessuno. Io sono l’Oscurità stessa!”
    “Cosa?!” esclamò Riku sorpreso, come tutti gli altri.
    “L’Oscurità stessa?” ripeté Lea.
    “Quindi è una sorta di divinità!” fece Black Star.
    “Volete affrontarmi come hanno osato fare Dark e Hikari? È vero, loro sono stati così stupidi da volermi combattere mentre usavo il mio vero corpo, e non uno che non può resistere all’oscurità pura, ma non per questo sono da sottovalutare.”
    “Lascia andare Aqua!” urlò Sora, venendo però interrotto da Kairi.
    “Cos’hai fatto a mia sorella?”
    “Io? Nulla. Ho solo fatto in modo che mio figlio la torturasse, fisicamente e psicologicamente! Poverina, era proprio distrutta!” esclamò, scoppiando a ridere.
    “Bastardo!” gridò la custode, partendo contro di lui, con il Keyblade pronto a colpire.
    “Kairi, no!” urlarono gli altri, venendo però superati da Black Star, che raggiunse la custode in pochi secondi.
    Aqua rimase ferma di fronte a loro, senza accennare a muoversi.
    “Prendi questo!” urlò Kairi, caricando con il Keyblade una sfera di luce, che scagliò contro il nemico, imitata dall’assassino, che ne lanciò una di fuoco.
    Ma le due sfere non raggiunsero nemmeno l’obiettivo, disintegrandosi come se nulla fosse.
    “Patetico.” Disse l’oscurità, per poi alzare le mani. “Purtroppo per voi, vi trovate nel mio mondo! Uno solo dei miei colpi vi cancellerà dall’esistenza!”
    Mentre diceva ciò, sopra di lui cominciò a crearsi una sfera nera, dalla quale scaturivano piccoli fulmini oscuri.
    “Hikari e Dark per il momento sono riusciti a farla franca, riaddormentando mio figlio, ma presto lui si risveglierà, e per l’universo sarà la fine! Per voi invece, la fine giungerà qui e ora!”
    Senza perdere tempo, scagliò la sfera contro i custodi, che si prepararono subito per respingerla.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, una figura li superò velocemente, mettendosi in mezzo e fermando la sfera con le mani.
    Subito dopo, una piccola falce legata ad una catena li superò, dirigendosi verso l’Oscurità, che presa alla sprovvista fu colpita, anche se solo di striscio.
    “Maledizione, dovevo essere più preciso.” Fece la voce del proprietario dell’arma, facendo girare tutti verso di sé.
    Sango spalancò gli occhi, sorpresa.
    “Ko… Kohaku, sei veramente tu?” esclamò.
    “Ciao sorella. È da un po’ che non ci vediamo, eh?”
    “Ma lui chi è?” chiese Kagome, indicando l’altro individuo, che come se niente fosse, rispedì la sfera verso l’altro, per poi creare tra le mani una lancia di luce che le lanciò contro, distruggendola.
    “Detesto usare questi poteri…” disse l’individuo dai capelli castani, che indossava una camicia bianca a maniche corte e dei pantaloni neri, girandosi verso di loro. “Ma temo che sia uno degli inconvenienti dell’essere diventato una divinità.”
    Sora, Riku e Kairi sgranarono gli occhi.
    “Ma tu sei… Shinji Ikari!” esclamarono insieme.
    Il ragazzo sorrise, salutandoli con la mano.
    “Piacere di rivedervi.”
    “Tu… chi o cosa sei?” chiese l’Oscurità.
    Shinji si girò.
    “Potrei risponderti con un’entità di poco inferiore a te, ma non voglio darmi delle arie per qualcosa che non ho voluto io.”
    “Aspetta un secondo tu!” intervenne Black Star. “Che storia sarebbe che tu sei una divinità? Sei mingherlino, pelle e ossa! Non puoi essere più forte di me!”
    “Più di questo, come mai ti definisci tale?” chiese Sora. “L’ultima volta che ti abbiamo visto, non avevi simili poteri!”
    “È in un certo senso colpa di mio padre. Lui voleva a tutti i costi ricongiungersi con mia madre, e per farlo è arrivato al punto di sacrificare l’intera umanità. Io… sono l’unico sopravvissuto. Inizialmente anch’io avevo perso la mia umanità, ma la mia coscienza non l’ha accettato, e così ho recuperato il mio corpo e ho affrontato Lilith, l’entità superiore che nel mio mondo ha creato gli umani. Quando ho ripreso i sensi, mi trovavo in questo mondo di tenebre, e ho scoperto di avere acquisito questi poteri. Non sono immortale, ma ho i poteri di una divinità.” Fece un sorrisetto. “Non sono riuscito bene nemmeno in questo.”
    “In questo caso i miei complimenti.” Fece l’Oscurità. “Certo, ti ha aiutato la mia attuale condizione. Se avessi potuto usare i miei reali poteri, avrei probabilmente distrutto questo stesso mondo. Non importa… per stavolta lascerò perdere. Ci incontreremo di nuovo, custodi. E se fossi in voi, avrei paura di colui che definite il vostro salvatore.”
    Non appena ebbe detto ciò, dal corpo di Aqua uscì una nube oscura, che scomparve nell’aria.
    La Master rimase in piedi per qualche secondo, per poi perdere i sensi e cominciare a cadere, venendo presa al volo da Shinji.
    “L’oscurità l’ha indebolita non poco.” Disse Sora, andando ad aiutare l’ex pilota di Evangelion, che lasciò la custode al castano, che la depose a terra.
    “Ma quel tipo… Possibile che fosse realmente l’Oscurità stessa?” chiese Sango.
    “Credo sia possibile.” Rispose Kohaku. “Ho viaggiato con Shinji per un po’ di tempo in questo mondo, e abbiamo visto di tutto e di più, ma la cosa che mi preoccupa maggiormente, è questo suo figlio…”
    “Un problema alla volta.” Fece Ansem. “Ora pensiamo ad andarcene da qui.”
    “Cosa… Cos’è successo?” fece la voce di Aqua, che aveva ripreso i sensi.
    “L’Oscurità ti ha controllata.” Rispose Riku, avvicinandosi assieme agli altri. “Ma non preoccuparti: se n’è andata.”
    “Tu… sei un custode?” chiese la Master.
    “Lo siamo quasi tutti. Siamo qui per salvarti.” Intervenne la principessa.
    “Ma tu sei… Kairi. Perché sei tornata qui?”
    “Come ha detto Kairi, siamo qui per salvarti.” Rispose il custode castano, sorridendole.
    Aqua lo guardò.
    “Tu sei Sora?” chiese infine incredula.
    Il Keyblader annuì, per poi aiutarla ad alzarsi.
    “Bene, e ora?” chiese Black Star. “Come ce ne andiamo?”
    “Dobbiamo tornare indietro e-”
    Ma Sora s’interruppe, guardando un punto oltre i suoi compagni.
    Prima che potesse dire altro, si ritrovarono circondati da centinaia di Heartless, di tutti i tipi, che continuavano ad aumentare di numero.
    “Heartless!” urlò Riku, evocando il Keyblade.
    “Ma quanti sono?” domandò Kairi, sbiancando a quella vista, ma evocando lo stesso la sua arma.
    “Tsk. Per una divinità come me, sono pochissimi! Non sai fare di meglio, Oscurità dei miei stivali?!”
    Come per rispondergli, il numero delle creature oscure raddoppiò di colpo.
    “Black Star… se usciamo vivi da qui, giuro che ti ammazzo dopo averti fatto fare un bagno in una vasca di liquidi infiammabili!”
    “Cosa facciamo? Non possiamo eliminarli tutti!”
    “Sono troppi anche per me…” fece Shinji, deglutendo.
    “Serve una mano?” urlò una voce sopra di loro.
    I ragazzi alzarono la testa, ritrovandosi sotto un antico veliero volante, sulla cui prua c’era in piedi un uomo vestito da pirata, che osservava il gruppo sotto di lui.
    Dietro di lui arrivò volando un ragazzo vestito con una tuta verde, affiancato da una piccola luce gialla.
    “Ehilà!” li salutò lui.
    “Jack! Peter!” urlò Sora, sorpreso e felice nel rivederli.
    “Capitan Jack Sparrow, prego.” Precisò il pirata. “E immagino che abbiate bisogno d’aiuto, vero?”
    “Ma che perspicacia…” fece Riku.
    “Ragazzi, credo che ci sia del lavoro per voi!” urlò Sparrow, girandosi verso il ponte.
    “Perfetto!” rispose una voce, seguita pochi secondi dopo da un pinguino. “Uomini, fuoco!”
    Immediatamente, altri tre pinguini sbucarono fuori, mettendosi sopra il bordo del ponte, ognuno sopra un cannone.
    “Agli ordini Skipper!” risposero due di loro, mentre il terzo si limitò a dire qualcosa di incomprensibile, per poi sputare fuori tre bombe, che collocò nei tre cannoni, che fecero subito fuoco, colpendo gli Heartless vicino ai custodi, alzando del fumo.
    “Su, forza voi, sbrigatevi!” fece Peter, calando una scala di corde.
    Il gruppo non se lo fece ripetere due volte, e salirono velocemente sulla nave.
    “Cosa ci fate qui? E perché la Perla sta volando?” chiese Sora, una volta che tutti furono sul ponte.
    “Beh, alla prima domanda è difficile trovare una risposta…” cominciò Jack.
    “Mentre alla seconda, immagino che tu ti ricordi bene di Trilli, vero?” continuò Peter, mentre la fatina al suo fianco incrociava offesa le braccia.
    “Ehi, voi! Un po’ di gratitudine sarebbe ben accetta, sapete?” si mise in mezzo Skipper, seguito a ruota dagli altri tre.
    “Un pinguino… che parla?” fece Shinji sorpreso.
    “Affermativo! Date le circostanze, abbiamo deciso di rivelare la nostra vera natura di pinguini soldato!”
    “Presente!” rispose uno dei pinguini, facendo un saluto militare.
    “Non tu, Soldato!”
    “Scusate se v’interrompo… Ma credo ci convenga andarcene da qui… Sora, tu sai già cosa fare, vero?” disse il capitano, rivolgendosi al custode.
    “Dobbiamo spostarci il più possibile in alto!” rispose lui.
    “Perfetto!”
    Detto ciò, Jack si diresse al timone.
    Pochi secondi dopo, la nave virò verso l’alto, mentre gli Heartless sotto di loro cominciavano ad ammassarsi uno sopra l’altro cercando di raggiungerli.
    “E ora?” chiese Miroku.
    “E ora… con l’aiuto anche di Aqua, apriremo una via d’uscita!” rispose Riku.
    “Non serve… ho già provato a riaprire il passaggio con il Keyblade, ma non è servito a nulla…”
    “Ma ora non sei da sola! Siamo sei custodi! Insieme riusciremo ad aprire il passaggio!” disse sicuro Sora.
    La Master lo guardò per qualche secondo, per poi evocare il Keyblade.
    “Molto bene allora.”
    I sei custodi si misero uno a fianco dell’altro, puntando le chiavi leggendarie verso lo stesso punto.
    Sulle punte dei Keyblade apparvero delle piccole sfere di luce, dalle quali partirono sei raggi, che confluirono assieme, creando un varco di fronte a loro.
    “Ehi, e io come ci passo con la Perla?” chiese Jack.
    “Mi dispiace, ma temo che tu non possa farlo.” Rispose Kairi.
    “Beh, allora in questo caso, rimango qui. Un capitano non abbandona mai la sua nave.”
    “Non essere stupido, Jack! Se rimani qui verrai eliminato dall’oscurità!” disse Sora.
    “Io non me ne vado senza la mia nave.” Ribadì Sparrow.
    Ma prima che potesse protestare ulteriormente, si ritrovò sospeso in aria.
    “Mi dispiace.” Fece Shinji “Ma non abbiamo tempo per discutere!”
    Senza lasciare il tempo al pirata di dire qualcosa, mosse una mano, scagliando Jack dentro il varco.
    “E ora andiamocene tutti quanti!” urlò l’ex pilota, attraversando anche lui il varco.
    “Subito!” risposero insieme tutti gli altri, correndo dentro il varco, che si chiuse pochi instanti prima che sul ponte apparissero altri Heartless.
     
     
    Quando i custodi uscirono, si ritrovarono nella stanza da cui erano entrati.
    Aqua si coprì gli occhi, accecata da quella luce improvvisa.
    “Sono passati troppi anni dall’ultima volta che ho visto la luce…” si giustificò, per poi girarsi.
    I custodi intuirono cosa stava guardando e si fecero da parte, lasciando che la Master raggiungesse la sua armatura e il Keyblade.
    Aqua si abbassò, per poi toccare con la mano l’armatura, che s’illuminò, per poi scomparire.
    Poi, senza dire nulla, prese in mano il Keyblade, che fece poi svanire.
    “Master Aqua… bentornata tra noi!” disse Sora.
    La Keyblader si girò verso di loro, sorridendo.
    “Grazie.”
    “Ora scusaci se andiamo subito al punto, ma come sai, il tempo che abbiamo è poco. Ti apriremo un passaggio per raggiungere Yen Sid. Desidera parlarti. Noi invece raggiungeremo Master Dark e Master Hikari.”
    “Master Hikari?” ripeté Ansem. “È diventata una Master?”
    “Ha sostenuto l’esame poco tempo fa, ad opera di Dark.” Spiegò Kairi. “E quanto torneremo da Yen Sid, anche noi verremo sottoposti all’esame.”
    “E la mia perla? Cosa ne sarà della mia perla?” chiese Jack.
    “Purtroppo temo sia andata persa per sempre…” rispose Sora.
    “Ma non preoccuparti: un nostro amico te la ricostruirà senza difficoltà.”
    “Però non possiamo lasciarli tutti qui a Radiant Garden…” si mise in mezzo Lea.
    “Forse… La città di Mezzo potrebbe ospitarli, no?” propose Sora.
    “La città di Mezzo?” ripeté Riku. “Potrebbe essere una buona idea…”
    “Allora sarà meglio andarci subito.” Disse Kohaku. “Almeno potremmo allenarci senza problemi.”
    “Sì, concordo. E poi, non voglio rischiare di incontrare Asuka…” fece Shinji, deglutendo. “Se scopre che il nostro mondo non esiste più, divinità o no mi elimina senza problemi!”
    “Io invece vorrei assistere al vostro esame!” disse Kagome.
    “Cosa? Ma divina Kagome, potrebbe essere pericoloso!” rispose Miroku.
    “No, non credo. E poi, sono troppo curiosa!”
    “Umph. Io verrò con voi.” Fece Black Star. “Voglio diventare più forte.”
    “E io essendo il suo maestro devo seguirlo.” Aggiunse Lea, sorridendo.
    “Io voglio un po’ d’azione!” intervenne Skipper. “Voglio affrontare di nuovo quegli esseri neri e suonargliene di santa ragione!”
    “Ehm… Skipper, ti ricordo che l’ultima volta abbiamo perso…” li ricordò Kowalsky.
    “Dettagli insignificanti.”
    I custodi sorrisero, mentre Sora aprì tre varchi diversi.
    “Molto bene.” Fece Aqua, dirigendosi verso il varco di fronte a sé. “Allora ci vediamo presto.”
    “Vedete di non morire, ok?” disse Shinji, attraversando il suo varco assieme ai rimanenti ragazzi, lasciando solo i custodi e Ansem.
    “E tu, cosa vuoi fare?” chiese Kairi.
    “Tornerò al mio laboratorio. Cercherò di scoprire qualcosa in più su questa guerra che sta per arrivare. Inoltre, devo riprendere la mia posizione qui a Radiant Garden. Troppe persone hanno sofferto a causa mia… è il momento di cominciare a rimediare.”
    “Perfetto. Noi andiamo.” Disse Riku, attraversando il varco assieme agli altri quattro Keyblader.
    Ansem si girò verso di loro.
    “Buona fortuna ragazzi…”
     
     
    Quando i custodi uscirono dal varco, si ritrovarono dentro una Gummiship.
    “Però, vedo che non hanno perso tempo a trovare un nuovo mezzo di trasporto…”
    “Sì, ma loro dove sono?” chiese Sora, guardandosi attorno.
    “Hikari! Dark!” urlò improvvisamente Kairi, correndo verso il muro, dove trovarono i due Master, seduti a terra e con la testa dell’uno appoggiata sopra l’altra, entrambi privi di sensi.
     
     
    Un ragazzo spalancò gli occhi, scattando subito a sedere sul letto.
    Senza aspettare, accese la lampadina sul comodino, coprendosi gli occhi per la luce improvvisa.
    “Cavoli… proprio adesso…” fece, cercando di abituare gli occhi, mentre inforcava un paio di occhiali.
    “Ultimamente succede sempre più spesso… dovrei cercare di trovare qualche modo per distrarmi… non posso concentrare tutti i miei pensieri solo per quella storia…” mormorò piano, guardando un orologio digitale sul muro, che segnava le tre di notte.
    “Se dovesse succedere… potrebbe essere un grave danno. Per uno come te, in grado di vedere tutto quanto…” disse una voce alle sue spalle.
    Il ragazzo spalancò gli occhi, ma non si girò.
    Sto ancora dormendo… Era solo una voce immaginaria…’ pensò, senza trovare il coraggio di voltarsi.
    “Beh, non vorrai dirmi che non avevi pensato, o meglio, visto, questa possibilità, vero?” continuò serafica la voce. “Ah, non preoccuparti, nessuno può sentirci in questo momento.”
    Il ragazzo sorrise.
    “Alla fine sono impazzito sul serio, eh?” chiese, riuscendo finalmente a girarsi.
    Seduta sulla sua poltrona c’era una donna, che lo fissava.
    “Avrei un favore da chiederti… anche se sai già di cosa si tratta.” Disse lei, mentre il ragazzo si faceva serio.
    “Dunque…” fece lui, portandosi più indietro gli occhiali con l’indice destro. “Alla fine è veramente successo. Dimmi, come dovrei parlare con te?”
597 replies since 23/3/2007
.
Top