Il Guerriero

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    Hey there everybody! \°ç°
    Siccome è all'incirca... una vita e qualcosa che non posto in questa sezione, ho pensato di tornare a fare una visita. Lo scritto che leggerete è stato ideato per un contest, a tema "Leggende", da ambientare in uno dei mondi di Kingdom Hearts. Come vedrete, ho scelto la giungla profonda. Quindi sì, è una One-Shot. Nulla di troppo impegnato, ma spero possa piacere. A voi^^

    Ah, rating verde-giallo per via di brevi accenni di nudità. Nulla di scandaloso :v


    Il guerriero


    Il tormento peggiore erano gli insetti. Moscerini o zanzare minuscole, api grandi come un pugno o esseri non meglio identificati dai mille colori, non faceva differenza: il professor Adam J. Hendway li odiava tutti, a prescindere da razza e dimensioni. E poi il caldo. Dio, quanto faceva caldo. Gli avevano detto che l’Inghilterra e quell’isola fossero due mondi totalmente opposti, ma per qualche motivo si era rifiutato di crederci fino in fondo. Grosso, tremendo errore. Se avesse avuto un’idea chiara dell’inferno che avrebbe dovuto passare, in mezzo a quel verde intriso d’umidità, probabilmente non avrebbe accettato quella spedizione dal principio. E invece era di nuovo caduto vittima dell’entusiasmo del giovane ricercatore. “Quando imparerai, Adam? Quando imparerai che quando ti affidano compiti all’apparenza così importanti è solo per toglierti di mezzo per qualche mese?” Sì, qualche mese se tutto fosse andato bene. Perché se oltre agli insetti la giungla fosse stata anche piena di predatori -cosa assai probabile-, quei due soldati della regina ormai ridotti a dei morti viventi pieni di pizzichi e infezioni sarebbero stati utili a ben poco. E finire tra le fauci di un leopardo avrebbe ritardato giusto un po’ i tempi del suo ritorno.
    Si asciugò la fronte con la manica della camicia, che ormai assorbiva ben poco; ma non poteva toglierla: il risultato di una simile stupidaggine l’aveva già “ammirato” sui torsi di quella che doveva essere la sua scorta.
    Però forse, a pensarci bene, non era neanche il caldo la cosa peggiore. La cosa peggiore era lui; l’altro professore, Archimedes Q. Porter. L’anziano e bassetto studioso era infatti arzillo come non mai grazie al suo prolungato soggiorno nella giungla, e sembrava che insetti, caldo e stanchezza non lo sfiorassero nemmeno. Adam era partito con in cuore una profonda ammirazione verso quell’uomo dalla storia così affascinante, ma vederlo così a suo agio sapendo che tra i due correva quasi mezzo secolo non era il massimo per la sua autostima.
    “Forse è questo il problema” si disse Adam, cercando di tenere il passo dello studioso più anziano “Forse sono troppo giovane.”
    Sì, troppo giovane per morire.
    Porter era abbastanza basso e agile da schivare le varie piante, radici e foglie del sottobosco, ma lui no: senza la scimitarra che si era portato dietro per fortuito caso, non sarebbe stato in grado di compiere due passi in quel dedalo di vegetazione. Sbuffò, mentre tranciava l’ennesima liana. Per un attimo, il suo sguardo si fissò sul riflesso che la lama di suo padre gli restituiva: Adam non era un bell’uomo, ne era consapevole. La sua sete di sapere l’aveva portato a trascurare l’attività fisica, e il risultato era un trent’enne deperito e leggermente ingobbito, con un’avanzata calvizie precoce, qualche ruga di troppo sulla fronte e un monocolo per correggere i difetti dell’occhio destro. L’unica cosa di cui andava davvero fiero del suo aspetto erano i suoi baffi, più folti e più marroni dei pochi e corti capelli, che facevano da ottimo completamento per i vispi occhi del medesimo colore.
    «Va tutto bene, Adam?»
    Lo studioso trasalì. Era stato Porter a parlare. «Non si preoccupi, professore» accampò, sistemandosi meglio il cappello da esploratore e abbassando la spada «Solo un po’ di stanchezza.»
    Porter si lisciò i baffoni bianchi «In effetti stiamo camminando da un bel po’, ormai. Che ne dici, facciamo una pausa?»
    Adam tentò di nascondere come meglio poté il sollievo, e rinfoderò la spada con nonchalance «Solo perché le mie guardie non sembrano nelle migliori condizioni.»
    Il canuto e bassetto professore gli sorrise «Bene allora. Ne approfitterò per parlarti meglio di ciò che stiamo cercando.»
    Gli occhi di Adam brillarono: quella era la musica che voleva sentire.


    Si fermarono in una piccola radura, che regalò finalmente loro la vista della luce del sole. Nonostante avessero camminato solo per un paio d’ore, la penombra dovuta agli alberi fittissimi aveva messo Adam a disagio, aggiungendo anche uno spiacevole senso di oppressione alla già lunga lista di fastidi.
    «Sì, qui dovrebbe andare» Proclamò Porter, gettando a terra la sacca che si era portato e accomodandosi su una pietra «La tua scorta dov’è?»
    Adam si guardò intorno «Eccola.» Disse, sconsolato, notando che Herbert e Mike si erano gettati a terra non appena raggiunta la radura.
    Porter soffocò a stento una risata «Tranquilli, è normale i primi giorni. Basta solo farci l’abitudine.»
    Adam trovò una pietra e si sedette a sua volta, con ogni muscolo ed osso del suo corpo che lo ringraziava «Di cosa voleva parlarmi, professore?» Diretto e conciso. Porter era fin troppo “loquace”, e lasciandolo parlare senza freni avrebbe presto dimenticato l’originale argomento di conversazione.
    «Oh sì, giusto! Volevo parlarti del Muro. Ti ho detto dove lo troveremo, ma non di cosa ci sia scritto.»
    Adam spalancò gli occhi: voleva dirgli cosa ci fosse scritto? Ma… ma allora…
    «Ti vedo sorpreso.» lo schernì Porter, lisciandosi i baffi «Ebbene sì, sono riuscito a tradurre i segni. Non tutti, è ovvio, ma ormai credo di aver compreso il senso dell’iscrizione.»
    «Ma allora…» balbettò Adam, dando forma alle sue perplessità «Allora a cosa le servo io?»
    Già, era davvero una bella domanda. Oltre che per “rintracciare” il famoso professor Porter, l’esperto di fama mondiale sui gorilla che non dava sue notizie da due anni, l’università di Cambridge aveva mandato lui per le sue qualità di esperto in lingue antiche: dall’ultimo messaggio che aveva inviato in madre patria, infatti, sembrava che Porter stesse lavorando ad una nuova ricerca su un complesso di rovine nel bel mezzo della giungla, costruite da una civiltà sconosciuta. Il comunicato parlava perlopiù di edifici irriconoscibili e quasi totalmente invasi dalla vegetazione… tranne un muro. Intatto, senza neanche una crepa; senza neanche una pianta che lo sfiorasse.
    «Bhe, non ti ho certo chiesto io di venire!» Borbottò l’anziano studioso, notando lo sguardo sconvolto di Adam «Ma già che c’eri ho pensato ti sarebbe potuto interessare ottenere il merito della scoperta.»
    … Come?
    «L’università e la Regina -che Dio la salvi- non hanno capito che non ho alcuna intenzione di tornare in patria, se hanno mandato te, ma io ne sono più che convinto. E siccome di soldi e fama qui non me ne faccio un bel nulla, tanto vale dare ad un giovane e talentuoso studioso un trampolino di lancio.» Concluse con un sorriso e un occhiolino.
    «Io… non so davvero cosa dire.»
    «E allora limitati ad ascoltare ciò che ho da dirti.»
    Adam annuì «Certo, proceda pure.»
    «Bene allora!» Porter batté le mani, poi le sfregò «Preparati a una storia davvero niente male!»


    L'aria era satura di fumo e calore. Le fiamme, sempre più alte e minacciose, si riflettevano sulla sua pelle scura come la notte, mandando bagliori sinistri. Il guerriero respirava a fatica. Ma non poteva lasciare che la stanchezza e le ferite lo sconfiggessero, non ancora. Non ancora, o tutti i morti di quel giorno sarebbero morti invano. Non ancora, o Lei non sarebbe stata mai fermata. Mai punita.
    Strinse i denti così forte da sentire la mascella scattare. Morti. Tutti morti. Non riusciva ancora a crederci. Il Re, suo padre, sua madre, sua sorella... Erano stati spazzati via a neanche un'ora dall'inizio della ribellione. Zwanga aveva detto che ce l'avrebbero fatta, che Lei sarebbe stata colta di sorpresa, che mai si sarebbe aspettata un atto così avventato. Quanto si sbagliava, Zwanga. Lei sapeva tutto fin dall'inizio. Sin dal primo momento in cui Zwanga proferì la parola "ribellione" al consiglio dei guerrieri. Un insetto, un volatile, una scimmia, una pianta... qualunque cosa nella giungla poteva averle riferito quella parola. I suoi occhi erano ovunque.
    "Stupidi. Siamo stati stupidi, incoscienti. Ma almeno siamo morti da uomini liberi."
    SONO morti da uomini liberi. Lui non sarebbe morto. Non ancora.
    Si rialzò a fatica, puntellando l'arma magica sul terreno una volta verde, ora secco e grigio come la sua anima. Una fitta lancinante lo colse al petto appena colpito da una tremenda magia; strinse i denti più forte e la ignorò. Poi fece viaggiare i profondi occhi neri davanti a sé.
    Ed eccola, Anaya, più candida e superba che mai. Eccola, la Dea della Natura che aveva appena ucciso i suoi figli: nemmeno una punta di rimorso a incrinare il suo angelico viso; nemmeno una parvenza di tristezza, nel modo in cui si sistemava i lunghissimi capelli verdi; come se l'incendio attorno a lei, il massacro appena compiuto, non fossero più che brevi incubi notturni, dei quali al risveglio non avrebbe avuto ricordo. Spietata. Tremenda. Bellissima. Persino in quella situazione, in procinto di tentare un ultimo, disperato assalto, il guerriero non poteva fare a meno di restare incantato dalla vista di quel corpo totalmente nudo, le cui grazie venivano a malapena coperte dalla cascata di capelli. Perfetta. Incantevole. Indomabile. Persino le fiamme, che ormai avevano reso la giungla intera un immensa torcia, sembravano non lambirla: mai avrebbero sfiorato una creatura così bella e pericolosa.
    «Quell'arma...» era stata Anaya a parlare. La Dea aveva una voce sottile, sensuale «Dove l'hai trovata?»
    Il guerriero abbassò lo sguardo, volgendolo all'oggetto preso in causa. Non sapeva rispondere. Non appena la sua lancia e il suo scudo erano stati frantumati da uno dei gorilla al servizio della Dea, l'arma gli era comparsa in mano. Ricordava solo una rabbia e un dolore immensi, poi una luce calda nel petto. Prima che se ne fosse reso conto, il gorilla aveva esalato l'ultimo respiro, trafitto in mezzo al petto da... quella cosa. Non avrebbe saputo dire cosa fosse. Aveva le dimensioni di una mazza, ma era tutta composta di un metallo marrone scuro, quasi nero; delle foglie e delle liane, taglienti come una punta di lancia, la decoravano dalla punta fino a metà della lama. Non appena il gorilla era caduto a terra, il guerriero aveva capito subito di essere diventato immensamente più forte. Tutti i suoi compagni erano già morti... ma grazie a quell'arma, forse, non avrebbe reso vano il loro sacrificio.
    Rimase in silenzio. Non doveva parlarle. Quel mostro non meritava una sola parola da lui. Non avrebbe neanche dovuto guardarla.
    Ma era così bella...
    «Molto bene, allora.» dichiarò Anaya, incrinando le labbra rosee a disegnare un sorriso «Vorrà dire che dovrò scoprirlo strappandola dal tuo cadavere.»



    Adam sbarrò gli occhi. Quella storia era... scioccante! Di Divinità pagane capricciose e violente aveva letto più di quanto non avrebbe desiderato, ma mai i Greci o i Romani avrebbero "inventato" una madre natura così crudele con i suoi figli! In realtà, non aveva mai sentito di una Divinità della natura che non fosse benevola e gentile.
    «Professore, lei... è sicuro di aver tradotto bene quella leggenda?»
    Porter gli regalò uno sguardo furbo «Leggenda? Chi ha detto che sia una leggenda?»
    «Professore, non sono in vena di scherzi...»
    «E chi sta scherzando?» l'anziano studioso rise, battendo le mani sulle ginocchia «Per quanto ne sappiamo potrebbe essere accaduto davvero!»
    Adam si tolse il monocolo, pulendolo dallo sporco con la manica della camicia. Porter cominciava davvero a dargli sui nervi. Era palese che si stesse prendendo gioco di lui, ma non aveva capito che non era aria. Non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportare un'altra di quelle "battute". «La prego, continui e basta. Atrocità a parte, è davvero una leggenda interessante: non conoscevo nessuna tribù africana con una mitologia così originale.»
    «Prima però una domanda.»
    "Lo giuro, mia regina, se è un'altra presa in giro lo strozzo qui ed ora."
    Ma il vecchio si era fatto serio «Cosa credi stesse cercando di dirci, quel popolo?»
    Adam aprì la bocca, ma non gli uscì niente. Cosa… cosa intendeva?
    «Perché scrivere una leggenda simile? Quale terremoto, inondazione o uragano potrebbe averli portati ad odiare così tanto la natura da rappresentarla... così?»
    «Non... non ne ho idea.»
    «Nemmeno io. Eppure è affascinante, non trovi? Ancora oggi poeti e filosofi dibattono sulla Natura: chi la definisce un Dio panteistico, chi la pensa come una madre gentile... chi la vede come una forza lontana, così lontana che nulla le importa di noi. Ma non malvagia. Mai davvero malvagia. E proprio qui, in Africa, la terra in cui la Natura regna sovrana, troviamo una Dea che la rappresenta dal cuore più nero di Satana.»
    Adam era perplesso: vedere il professore passare all'improvviso da buffone a serioso lo aveva messo stranamente a disagio. «Continui.» Disse.


    «Non ho alcun diritto, mi avete detto. “Non hai alcun diritto di trattarci così”.» Le sopracciglia appena inarcate tradivano appena la furia di Anaya «”Ci hai sfruttato per troppo tempo. Vogliamo poter prendere la nostra strada.”» Buttandosi all’indietro i capelli, la Dea scoprì i seni rigogliosi. Il guerriero si impose di non abbassare lo sguardo, per nessun motivo al mondo.
    «Ingrati. Ecco cosa siete. Figli ingrati che hanno tradito la madre che così amorevolmente li aveva accuditi. »
    Bugiarda. Schifosa, orribile, bellissima bugiarda!
    «Vi ho dato l’ingegno per costruire una città. Vi ho dato la selvaggina per vivere senza farvi mancare nulla. Vi ho dato pace, vi ho dato prosperità. E voi mi ripagate… con questo.»
    Il guerriero strinse il pugno libero così forte da farsi male. Bugie. Insulti!
    «E il tuo silenzio non fa altro che confermare la tua colpevolezza.»
    A quel punto, il guerriero esplose «QUALE MADRE NON PERMETTE AI SUOI FIGLI DI USCIRE DALLA PORTA DI CASA? QUALE MADRE PRETENDE IL SACRIFICIO DI DIECI DELLE SUE CREATURE OGNI VOLTA CHE QUALCUNO LE DISUBBIDISCE? QUALE MADRE -» Si interruppe. Senza accorgersene, fiumi di lacrime avevano iniziato a scorrere sulle sue guance, rompendogli il fiato e la voce.
    A quella scena, Anaya rise; un risolino composto, basso. «Sei patetico. Tutti voi siete patetici, avrei dovuto vederlo prima. Ma a tutto c’è un rimedio. La natura mi appartiene. IO sono la natura. Così come farò ricrescere il mio regno che mi avete costretta a bruciare, farò crescere un altro popolo, più diligente, più forte.»
    Il guerriero abbandonò il capo sul petto «Tu… Sei un mostro.» I visi dei suoi cari gli passarono davanti. Loro… tutti loro avevano significato tutto, per il guerriero. E Anaya, colei che doveva essere la loro madre, pensava di poterli rimpiazzare come un vecchio giocattolo. Era inumano. Era ingiusto. Era inammissibile!
    «Io ti ucciderò.» Alzò il capo con decisione, regalando alla sua Dea uno sguardo assassino «Lo giuro sul mio onore di guerriero, sulla storia del popolo Ykmar. Io ti ucciderò.»
    Anaya fece un passo avanti. Sotto i suoi piedi, dal terreno ricoperto di cenere sbocciavano fiori «Ti sto aspettando.»



    «Hey, sembra che ti abbia catturato!»
    Adam trasalì. Cosa intendeva dire? Abbassò lo sguardo: senza accorgersene, aveva iniziato a stringersi le ginocchia in modo convulso.
    «Sì, ecco, io...» farfugliò imbarazzato, cercando di riguadagnare contegno «… Sì, è una storia emozionante. Come andò a finire?»
    Porter sospirò. «Bene e male allo stesso tempo, temo. Il guerriero riuscì a sconfiggere Anaya dopo tre giorni di combattimenti incessanti, ma…»
    «Ma?»
    «Ma per la sua natura di divinità, Anaya non poteva essere uccisa. Il guerriero dovette trovare un modo per segregarla, ma l’iscrizione è molto confusa a riguardo. So solo che l’operazione gli è costata la vita.»
    Adam assunse un’espressione delusa. «Magari troveremo dell’altro una volta arrivati lì. E poi…» si rimise il monocolo «C’è ancora da scoprire il mistero del muro in sé. Perché è l’unico punto delle rovine ad essere intatto? Da quello che mi ha raccontato lei, nessun tipo di vegetazione lo può toccare.» Un brivido gli attraversò la spina dorsale. Un muro che racconta la storia di un guerriero che sconfisse la natura… che la natura non può toccare?
    … No, no, no! Ma che diavolo stava pensando?
    «Qualcosa non va, Adam?»
    «No, non è niente. L’iscrizione dice altro? »
    Porter fece un gesto vago «Non molto. Solo che la prigionia della Dea potrebbe non essere eterna. Per quanto potente, la magia del guerriero è destinata a rompersi.»
    Di nuovo quel brivido. Stavolta fu accompagnato da una goccia di sudore freddo. «Bhe, speriamo non si svegli allora!» provò ad ironizzare, alzandosi di scatto «S-sarà meglio andare.»
    Un ruggito squarciò l’aria.
    Adam si voltò all’istante, così come Porter e la sua scorta. Il vecchio professore scattò in piedi, gli occhi sbarrati. «Leopardi.» disse, con un filo di voce. «Voi due, imbracciate le armi!»
    Troppo tardi. I fini alberi che facevano da recinto alla radura tremarono una sola volta, a pochissima distanza dalle due guardie. Queste, colte di sorpresa e ancora provate dalla camminata, non fecero neanche in tempo ad imbracciare la baionetta; i due felini, come una saetta maculata, gli erano già saltati alla gola.
    Adam non riuscì a trattenere un grido. «Herbert! Mike!» Non riusciva a crederci. Era successo tutto troppo in fretta, troppo all’improvviso! E poi che diavolo era quel freddo che sentiva lungo al schiena?!
    Altri fruscii tra gli alberi. Altri cinque leopardi si affacciarono sulla radura.
    Adam sentiva come se il cuore potesse uscirgli dal petto da un momento all’altro. Voleva urlare, voleva scappare, ma non riusciva a fare nulla. Era pietrificato. E sentiva sempre più freddo.
    Uno dei leopardi, avvicinatosi con circospezione, accelerò all’improvviso e puntò dritto verso di lui. Adam rimase immobile, gli occhi dilatati all’inverosimile.
    Prima di svenire, sentì un urlo di battaglia.
    Un uomo con la lancia, dai lunghi capelli castani.
    Poi fu solo il buio.


    CITAZIONE
    Note-a-fondo-pagina-che-non-si-filerà-nessuno: Credo che questo racconto sia riassumibile con una parola: contrasto. La “felicita” di Porter e la “monotonia” di Adam, il bianco della pelle di Anaya e il nero della sua anima, il nero della pelle del guerriero e il bianco della sua anima, la “gentilezza” canonica di madre natura e la perfidia di Anaya, e così andando avanti. Ah, ho inserito pseudo citazioni qua e là, ed ho quasi involontariamente creato un “segreto metaforico-morfologico” (?) che sicuramente nessuno noterà, ma di cui vado stupidamente fiero x’D


    Edited by Frenz; - 28/6/2013, 15:40
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Frenzi caro :3 Alla fine sono arrivata, visto? ù.ù
    Partiamo col dire che è una fic stupenda, scritta splendidamente (l'unico neo grammaticale che ho visto è un apostrofo mancato, quindi una nullità) con descrizioni fantastiche. Hai reso perfettamente l'immagine di questa Madre Natura crudele e punitiva, ma bellissima e inafferrabile al tempo stesso. Ottimo confronto con il guerriero, di cui hai trasmesso in modo perfetto la rabbia e il dolore, grazie alle numerose ridondanze.
    Poi la storia in sé è semplicemente bella, al di là dei personaggi. Sa forse di già sentito (magari solo a me, eh xD) ma io la trovo molto bella. Anaya è un nome che non mi è nuovo, l'ho sentito in qualche altro film/libro o giù di lì, vediamo se mi confermi ù.ù
    Parlando invece di Adam e del professore, anche qui è stato un ottimo confronto. Mi sa tanto del prof e dell'allievo che ascolta solo quello che gli piace xD Poi non so se è fatto di proposito, ma a me Adam sta antipatico <.< Non è mica colpa del prof se a trent'anni sei arrugginito come una vecchia cariola <.<

    Non sono riuscita a cogliere le tue pseudo-citazioni e il segreto metaforico-morfologico D: La mia testa è troppo in pappa per riuscirci, vero che me le spieghi tu??? *^*
    Concludo facendoti tantissimi complimenti! Bravissimo caro :3
     
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    CITAZIONE (Liberty89 @ 25/6/2013, 18:49) 
    Frenzi caro :3 Alla fine sono arrivata, visto? ù.ù
    Partiamo col dire che è una fic stupenda, scritta splendidamente (l'unico neo grammaticale che ho visto è un apostrofo mancato, quindi una nullità) con descrizioni fantastiche. Hai reso perfettamente l'immagine di questa Madre Natura crudele e punitiva, ma bellissima e inafferrabile al tempo stesso. Ottimo confronto con il guerriero, di cui hai trasmesso in modo perfetto la rabbia e il dolore, grazie alle numerose ridondanze.
    Poi la storia in sé è semplicemente bella, al di là dei personaggi. Sa forse di già sentito (magari solo a me, eh xD) ma io la trovo molto bella. Anaya è un nome che non mi è nuovo, l'ho sentito in qualche altro film/libro o giù di lì, vediamo se mi confermi ù.ù
    Parlando invece di Adam e del professore, anche qui è stato un ottimo confronto. Mi sa tanto del prof e dell'allievo che ascolta solo quello che gli piace xD Poi non so se è fatto di proposito, ma a me Adam sta antipatico <.< Non è mica colpa del prof se a trent'anni sei arrugginito come una vecchia cariola <.<

    Non sono riuscita a cogliere le tue pseudo-citazioni e il segreto metaforico-morfologico D: La mia testa è troppo in pappa per riuscirci, vero che me le spieghi tu??? *^*
    Concludo facendoti tantissimi complimenti! Bravissimo caro :3

    Je! *ç* È sempre un piacere ù.ù
    Ti ringrazio da subito dei complimenti -mannaggia all'apostrofo!-, mi fa piacere constatare che questo "contrasto" sia stato sentito; in fondo, era il filo conduttore del racconto stesso x'D
    Per quanto riguarda il nome di Anaya, in realtà... è un semplice nome Africano femminile, cercato su una scrausissima lista a cui sono arrivato tramite Gugol. LoL. Avrei voluto cercare un nome che portasse un certo significato, ma sono pigro :emo:
    Per Adam... sì e no; immaginavo sarebbe risultato antipatico a molti, ma non era strettamente intenzionale x'D
    Per il "segreto"... te lo spiego su Skype, mi vergogno qui :pwn:
    Ancora grazie del commento e dei complimenti^^
     
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