Delirio a Wonderland

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  1. _Holy
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    te l'ho già detto, ma lo ripeto ancora una volta:

    Questa fiction è delirante! OçO

    Chissà quale sarà il ruolo dei tre protagonisti in questo fantamondo del ciurfolo atomico.
    CITAZIONE
    Poi con una naturalezza degna di Lara Croft, Allison si dondolò in
    avanti e poi indietro e si buttò nel camino.

    Un paragone un po' azzardato, se posso permettermi XD

    Non so cosa dirti, si procede a passi piccoli verso la composizione vera e propria della trama, che quando sarà ben più comprensibile sarà anche più facile da recensire XD

    Tuttavia, il capitolo è bello, anche se un po'corto. Ti conviene allungare il brodo la prossima volta, sopratutto per contenere più avvenimenti.

    Ah, dimenticavo, i disegni sono bellissimi. la carta mi fa una tenerezza incredibile, ed Evan è fiQo ^D^
     
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  2. Roxy!
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    Grazie per tutto, come sempre Hol

    Hai centrato in pieno il sentimento del 2 di Quadri: sono tutti depressi e spossati per la tirannia.
    E in effetti Evan è fiquo, senza labbra, ma fico :heart:
    Nel prossimo, si avranno scorci attraverso un personaggio del suo passato.
     
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    leave me alone a little while

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    mhn, sto leggendo, l'interesse aumenta e mi piace come scrivi. Però avrei un consiglio strettamente stilistico, metti le virgolette giuste (: "«»"a
     
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  4. Roxy!
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    Oh, rieccoci finalmente al nuovo episodio!
    Alleluia!
    Ringrazio il nuovo estimatore Xev, e il buongustaio Holy che mi hanno deliziato leggendo la nonsense-noncicapiscouncazzo storia.
    Ho messo altri disegni a fine paggina ^^

    In questo capitolo, si potranno scorgere le dinamiche future; ci sarà un'alleanza sbalorditiva e ricordi spezzati.
    Corse a perdifiato e Carte timorose.
    Okkei, dai. Smettiamola con i vaneggiamenti.

    _Redy? Go!


    _ Cap.5 Evan e le sue Paranoie_



    Informazioni essenziali del Cervobaleno, l'una e mezza di qualsivoglia 12 agosto



    Di Sole,
    Di Terra,
    Di Sangue.

    Dovrai riguardarti da ognuno di questi.
    I Cuori comandano tutti gli elementi di Wonderland.

    I Cuori sono invincibili.







    La voce dolce e sensuale che Evan sentì attraverso la porta antica lo fece esitare per un attimo.
    La mano del ragazzo vacillò sul pomello d'argento attraversato da minuscoli bassorilievi.
    La sua mente ripercorse i minuti successivi al rinvenimento in quelle terre sconosciute.
    Era stato preso con un garbo forzato da quei tipi ambigui vestiti di carte "Come se fossimo in un raduno tematico di Wonderland, pazzesco!" e portato con quella scorta nel castello lì vicino.
    Evan non aveva mai visto niente di così assurdo in tutta la sua vita.
    Com'era possibile che una costruzione simile sia soggiogata dalla gravità?
    Assomigliava ad una piramide multicolore; costituita all'esterno solamente da enormi carte, il cui dorso rosso scuro dal motivo geometrico guardava l'esterno. L'unica carta orizzontale faceva da ponte levatoio, e quando Evan ci passò sopra gli sembrò troppo leggera e debole per sostenere il suo peso e quello dei Quadri.
    Ma invece non successe niente, si sporse di poco per vedere un fossato vuoto e pieno di sterpaglie;
    girò la testa in tempo per non accorgersi che dietro qualche cespuglio si celavano teschi e ossa morsicate.
    Una volta entrato nelle mura di quella stramberia gigante, vide con un misto di orrore e tristezza gli alberi morti e una moltitudine di piante marce e puzzolenti.
    Quello che una volta doveva essere una sorta di labirinto, ora lasciava spazio a rami secchi e statue alla deriva della natura.
    < Ma cosa è successo a...? >
    La carta con il numero 8 scosse la testa cupamente e incitò il ragazzo, il quale stava osservando una grande fontana rovinata al centro del giardino morto, a proseguire verso l'interno vero e proprio delle mura a forma di carte.
    Evan si aspettava già di vedere qualche stranezza tipica del posto, e invece...
    L' unica stranezza stava nel fatto che l'interno del castello era completamente normale e ordinario, anche se era relativamente impossibile per la forma a triangolo esterna.
    Totem di pietra raffiguranti vari animali esotici che sostenevano l'altissimo soffitto a volta dell'ingresso, pareti in granito da un lato e pannelli di legno rinomato dall'altro.
    A questo packwork di mura erano affissi una moltitudine di quadri - c'era sempre una figura ricorrente, notò Evan. Una bambina bionda e poi una donna dagli stessi tratti, forse era la medesima persona cresciuta, in atteggiamenti bellicosi o regali a seconda del quadro.
    In quel momento due Quadri precedettero il ragazzo e si fecero seguire sull'ampia e bellissima scalinata che portava ai piani superiori.
    Evan non smetteva di guardare stupito ogni cosa che occupava quel castello.
    Qua e là apparivano statue di animali impossibili come un asino in piedi a due zampe con le ali di pipistrello sulla schiena e chiazze da leopardo sulla pancia, un piccolo elefante pieno di pungiglioni e occhi da mosca, un polipo con la testa da scimmia e occhiali da sole... l'unico meno strambo era un cervo le cui corna erano adornate da sonagli.
    Al terzo piano qualcosa fece fermare il gruppetto, le ultime Carte che chiudevano la fila andarono a sbattere sulle altre.
    Sette esclamò: < Fermi! Meglio che il Jolly Marchiato la veda da solo! >
    Il Due rispose: < Ma si, ma si, certo! Scapp... cioè, ritorniamo al nostro lavoro! >
    E le Carte fecero dei cenni nervosi al ragazzo, per poi catapultarsi altrove.
    Evan non capiva per quale motivo quegli esseri avevano tanta fretta di lasciarlo, ma gli avevano spiegato nel breve tragitto che la Regina Rossa aveva desiderio d'incontrarlo.
    "Forse sa come ritornare a casa...ritornare da Allison..."

    < Avanti, caro. Non aver paura. >
    Le dita si strinsero sul pomello freddo. Ma non girarono.
    La paura...
    Da quanto Evan non provava paura?
    Non se lo ricordava più.
    La sua infanzia era passata serena e veloce, come un intenso acquazzone estivo.
    Nessun ricordo tremendo o negativo da dimenticare.
    Però...
    C'era stato qualcosa, un buco nella sua memoria, una crepa nel vetro trasparente e pulito dell'anima della quale non ricordava niente.
    Ogni anno che passava, quel ricordo si faceva sempre più opaco ed evanescente... ma al contrario, ciò che aveva provato si acuiva in maniera terrificante.
    Paura... dolore... senso di sconfitta... vuoto.
    Ciò che sentiva di provare, ciò che sognava più volte.
    Da quanti anni stava andando avanti? In che anno era successo?
    Non riusciva più a collegare niente.
    Si ricordava solo una grande esplosione in una casa: vetri che scoppiavano, fumo nero che usciva nell'aria elettrizzata come brutte dita di uno scheletro...
    Urli.
    Urli di... due bambini?
    Ma c'era anche un grido terribile di donna. Straziante.
    SPEZZARSI.
    Dietro la porta della camera della Regina Rossa, Evan trasalì dalla potenza di quella emozione.
    Spezzarsi in tante parti.
    Ma perchè Evan Delgrado provava tutte queste cose?
    "Basta, entra e non farti sopraffare da strane emozioni. Non eri tu quello, non eri tu!"

    Finalmente Evan aprì la porta, accecato dai rossi e dagli arancioni del tramonto che entrava dalla grande e unica finestra in quella stanza.
    Mosse pochi passi per togliersi dagli occhi il sole morente e vide seduta su un trono in fondo alla stanza una donna...
    " Bellissima..." riuscì a pensare il ragazzo, abbagliato dalla sensazione che trasmetteva la donna con le mani in grembo e un sorriso da far impazzire chiunque.
    < Oh, eccoti > il suono della sua voce ricordava a Evan piacevoli serate estive e il sapore delle fragole, il suo frutto preferito.
    < Sa-salve... >
    La Regina Rossa si alzòdalla sedia regale e sorrise con le sue nuove labbra carnose al nuovo venuto, poi gli fece cenno di avvicinarsi.
    < Avanti, avanti, mio caro. Non startene lì come una statua! >
    I passi del ragazzo furono impacciati e mortalmente lenti.
    Fino a dove poteva arrivare? Doveva fermarsi in un punto preciso?
    Ancora un'altro passo, forse?
    La voce calorosa e sensuale della Regina l'accarezzò completamente, provocandogli una strana pressione sulle spalle e sulla nuca.
    " Come quando... come quando sento la voce di Allison..."
    < Benvenuto nel mio regno, forestiero. Io sono la Regina Rossa, sarai il mio ospite speciale fin quando lo vorrai. >
    Evan superava di qualche spanna l'affascinante dama, vestita così anticamente e dai modi raffinati.
    Le tese la mano: < Io sono Evan Delgrado, vostra... ehm... ross... altezza. >
    Un lieve accenno al ragazzo, poi la regina si accomodò di nuovo sul suo trono e osservò con i suoi grandi occhi Evan, il quale la guardava a sua volta in modo abbastanza ebete.
    " Ma che cazzo si guarda? " commentò acida la voce interiore della vera Regina, mentre il potere dello Scacco cercava in ogni modo di mantenere la copertura esteriore.
    < E' possibile che voi mi abbiate chiamato da San Francisco? > esordì timidamente Evan, non sapendo che cosa fare, lì impalato davanti ad una donna sconosciuta.
    La domanda spiazzò la regina.
    Quindi qualcuno sapeva... era già a conoscenza dei cosidetti Jolly Marchiati. Perchè lei non ne sapeva niente?
    Forse quella fottuta avanguardia del Tapiro Etereo, oppure una resistenza delle città a cui non aveva ancora dichiarato guerra.
    La regina sbattè le lunghe ciglia e dopo aver riflettuto per pochi secondi rispose: < Non sono stata io, Evan Delgrado. >
    Il mento della donna tremolò, come se stesse per trattenere un singhiozzo.
    < Vedi, noi siamo in guerra. >
    Evan non riuscì a sopprimere meraviglia, e anche un po' di paura.
    Si ricordò le parole scaturite dai familiari di Allison:
    "Abbiamo bisogno di voi"
    Ma da che parte stavano quelli?
    < In guerra? >
    Forse ora Evan capiva quella desolazione che permaeva in quel posto: l'erba morta, tutto andato a sfascio...
    La Regina Rossa abbassò lentamente il capo, riunendo le sue arti teatrali.
    < Si, mio caro ospite. Io sto cercando in tutti i modi di difendere il castello e il Regno delle Carte ma... >
    Altri singhiozzi repressi.
    A Evan era venuta voglia di consolare quella donna, odiava vedere persone inermi alla mercè della tristezza o della paura.
    < Ma... ci sono esseri molto malvagi, molto forti che stanno cercando in ogni modo di impadronirsi di tutta Wonderland. >
    Che cosa poteva dire Evan? Non riusciva ad aprire bocca. In questi casi doveva far continuare la povera regina o prendere le mani nelle sue e dire qualcosa di speranzoso?
    < Hanno massacrato quasi tutti i miei Fiori, i miei Cavalli e le mie Torri. Siamo allo stremo delle forze... ma se tu... se tu potresti aiutarci... >
    La faccia scura del ragazzo si allargò in un'espressione sorpresa.
    < Io? Ma non sono capace di fare niente! Non ho mai usato un'arma, non ho... >
    "Io voglio solo trovare Allison e andare via da qui, fanculo gli aiuti!"
    < Vedrai che troverai il tuo metodo, caro. Sei speciale, hai il marchio e la forza di Santa Alice. >
    Ancora con questa Santa. Ma chi era?
    < Non hai capito vero? Aspetta un secondo > sussurrò la regina, allungando la mano dal trono e prendendo un piccolo specchio portatile posto su un comodino di lengo color melanzana.
    < Tieni >
    Evan, non capendo molto bene, afferrò lo specchio e si guardò dentro.
    Per poco non gli venne un attacco epilettico.
    Non si era riconosciuto affatto dal riflesso.Aveva assunto un'espressione fra l'insanità mentale e la meraviglia più pura.
    I suoi occhi... i suoi capelli...
    < Ma non è possibile! > gridò Evan allo specchio.
    " Secondo me è rincoglionito" pensò sadicamente la Regina, sorridendo amabilemente al viso nascosto dallo specchio.
    < Perchè ho i capelli... verdi?! E i miei occhi sono gialli! >
    Evan ripose lo specchio sul comodino con mano tremante, non riuscendo più a guardare il suo nuovo riflesso.
    < Quello è il Marchio della nostra amatissima Alice, la prima bambina e poi donna ad aver salvato il nostro Paese delle Meraviglie più volte.>
    Fece una pausa significativa.
    < La nostra paladina, la nostra più famosa Regina di Cuori. >
    Wonderland...
    "Ma allora... allora è tutto reale. Sto respirando e vivendo in una cazzo di storia per bambini!"
    Il respiro di Evan che accelerava, il cuore tamburellava più forte.
    Ma la Regina, ignara delle emozioni che provava il ragazzo dai capelli verdi, continuò nella spiegazione.
    < Alice Liddle, questo il suo nome da Jolly, giunse in questo Paese molto piccola. >
    Tutte queste informazioni stavano diventando troppo per Evan, il quale si mise le mani nei capelli; poi si ricordò che erano verdi e per la loro stranezza allontanò le dita come schifato.
    < Prima della sua morte, più di duecento anni orsono, Santa Alice stabilì che ogni suo discendente più o meno lontano avesse accesso a Wonderland ogni volta che ce ne fosse stato il bisogno. Queste persone sarebbero state riconosciute immediatamente dagli indigeni del nostro Paese grazie a caratteristiche fisiche e mentali... particolari... e tu ne sei un esempio nel primo caso... >
    < Io... un discendente di... Alice nel Paese delle Meraviglie! Non ci posso credere! Ma allora anche Allison e Javier...? >
    Le braccia coperte dalla veste porpora della Regina si saldarono sui braccioli, le mani strinsero con forza i pomelli del trono.
    < Vuoi dire che non sei venuto da solo? >
    La fame atavica della Regina si svegliò dal breve sonno.
    Evan ritornò alla realtà, ancora una volta.
    < No. Ma non li ho più visti da quando sono entrato nello specchio... >
    < Come hai detto che si chiamano? >
    Evan glielo ripetè, capì così che l'affascinante donna era interessata ai nomi.
    I neuroni della tiranna si misero in moto immediatamente.
    "Allison come... Alice! E Javier come... Jack. Che siano i Cuori sopravvisuti al Disastro? "
    < Mia signora, crede che riusciremo a trovare la mia ragazza e suo fratello? >
    Gli occhi della donna diventarono mezzalune accese e la testa accennò con entusiasmo, facendo muovere i capelli d'ebano. In quella luce crepuscolare sembravano più rossi.
    Più rosso sangue che altri colori.
    < Con il tuo aiuto e quello che possiedi dentro di te grazie a Santa Alice, distruggeremo il Tapiro Etereo e ritroveremo i tuoi amici. Facciamo un patto, Evan Delgrado. Essia! >
    La donna tese la mano perfettamente curata e adornata di anelli preziosi.
    Evan sorrise, ipnotizzato dal fascino della Regina Rossa e strinse la morbida mano.
    < Essia! >


    :heart:




    < Quanto ancora dovremmo scarpinare in questo tunnel dei miei... >
    Allison si girò verso il fratello, i suoi occhi stranamente cambiati, notò Javier.
    Ora li poteva vedere meglio, la luce in fondo a quella galleria formatasi in un camino diventava sempre più vicina e grande.
    Ma ad un ritmo troppo lento.
    < Se la smetti di lamentarti, magari, riusciamo a sbrigarci prima. >
    Javier, immerso negli occhi strani della sorella, annuì automaticamente.
    < E' che non si vede proprio niente, in quella luce bianca! Vorrei proprio sapere cosa ci aspetta! >
    Non appena il fratello chiuse la bocca, si sentirono dei passi dietro di loro, molto lontani.
    Erano pesanti e lenti.
    Javier, il quale era il più esposto al rumore essendo dietro Allison, spinse con le mani la schiena della sorella.
    < Cazzo, muoviti! C'è qualcun'altro dietro di noi! >
    Allison accettò malvolentieri la spinta, ma l'adrenalina si era già impossessata del suo corpo, così le gambe scattarono e il respiro si fece più profondo.
    I tonfi pesanti e lenti sembravano più vicini di prima, forse quel qualcosa li stava già raggiungendo?
    Javier si girò per un secondo dietro, ma neanche con le luci elettriche delle torce riuscì a scorgere niente.
    Ormai mancava davvero poco all'uscita del tunnel, la luce bianca che contrastava il nero del corridoio infinito irritava gli occhi dei ragazzi.
    Allison lo percepiva, la luce che avevano davanti a loro sarebbe stata la luce di un'altro mondo.
    Ma non c'era tempo di far filosofia, come diceva sempre Hugo.
    Qualcosa li stava inseguendo, qualcosa di grosso, a volersi fidare dei passi pesanti.
    Allison ripetè il gesto che aveva compiuto prima di attraversare lo specchio: allungò una mano dietro di lei, incontrando quella del fratello.
    < Dai che ci siamo quasi! >
    Pochi passi e forse, sarebbero usciti dal tunnel.
    Pochi passi, e forse qualcosa li avrebbe presi.


    _conteggioparole: 2370


    La Regina Rossa post trasformazione!! Che tenerezza, vero? ahahah




    Evan versone Marchiato :epilec: Ringraziamo le prodezze della Santa per questo :guru:



    Edited by Roxy! - 17/9/2011, 12:33
     
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  5. _Holy
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    Ma quanto piffero è strambo questo mondo?!?!?! O_o

    Davvero, come ti vengono in mente alcune trovate? XD

    Tuttavia il capitolo è stato bello, e ha gettato un po' di luce su quanto attende ai nostri eroi.
    Che quello scorcio nella mente di Evan, quella strana esplosione, fosse in qualche modo legata al disastro che ha colpito Alice? O forse è stato solo un suo ricordo d'infanzia?
    Tuttavia, era lampante che Allison avesse uno stretto legame con Alice, il nome lo denotava puramente.
    E questa regina mi piace sempre di più come personaggio ^D^
    Scritto bene, stai migliorando sempre di più.
    Bravo ^^

    EDIT: Ah, i disegni sono molto ben fatti, anche se Evan ha il viso un po' storto XD
     
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  6. Roxy!
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    CITAZIONE (_Holy @ 17/9/2011, 13:03) 
    Ma quanto piffero è strambo questo mondo?!?!?! O_o

    Davvero, come ti vengono in mente alcune trovate? XD

    *indossa occhiali di Orazio Chein

    "E siamo solo all'inizio... solo all'inizio"

    :qwi:
     
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  7. Roxy!
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    Ta daaaaaaaaaa!!!!!!

    Il sesto attesissimo episodio è dunque giunto fra noi :rox:
    Cosa ci aspetterà?
    Nuovi scenari, un essere cattivo e sporco, un'altro idiota e disastroso, Caramelle a non finire... e due donne in mezzo ad un mare fittizzio sopra un cielo fittizzio.
    _ Due disegni alla fine. RISCHIO SPOILER se non leggete prima, cacchi vostri.
    _ Holy, grazie laik olhueis


    Ho detto troppo come sempre :qwe:



    _Cap.6 I vari utilizzi delle mani_



    Legge della Regina di Cuori, Comma 6-parasole


    Io amo indistintamente ogni creatura del Regno.
    nessuno sarà punito se l'anima non è macchiata;
    nessuno verrà giudicato.
    Lo scettro del Cuorniglio è imparziale.
    La mia mano, sempre aperta.






    Cluedo.
    Uno dei primi Reami ad essere stati soggiogati dal pugno di ferro della Regina Rossa.
    Cluedo, il paese fulcro della mente e dell'evoluzione.
    Ogni creatura avida di sapere era costretta ad avventurarsi fino a quel reame se voleva diventare qualcuno di importante, qualcuno di intelligente.
    La città Biblioteca, sede dei cervelli più eruditi di tutta Wonderland, era stata saccheggiata dai subdoli Alfieri Rossi e dagli esseri abominevoli che il potere dello Scacco Matto aveva creato per la sua padrona.
    Ora erano rimasti solo fumo e cenere.
    Nessun libro era stato risparmiato, nessun tomo aveva avuto fortuna. Tutti oramai risiedevano nelle segrete del Castello di Carte, destinati all'oscurità e a non essere mai più sfogliati da nessuno.
    I giardini magnifici di Serra, i migliori ristoranti di Cucina, le fantastiche discoteche di Sala da Ballo...
    Nulla più.
    Nulla più.

    Una scarpa in pelle col tacco schiacciò un insetto che gironzolava sopra un pezzo di legno marcio, in cerca di qualcosa da mettere sotto le antenne.
    La mano che era collegata in un certo senso alla scarpa di pelle scaraventò il frammento legnoso lontano dalla sua vista e raccolse ciò che nascondeva sotto.
    Un piccolo rettangolo bluastro, una copertina di qualcosa che forse un tempo era stato letto a qualcuno.
    Si sentì una risata di una iena non molto lontana che brancolava nelle macerie mai più riparate.
    La mano sfogliò come impazzita quelle pagine disastrate, macchiate di fuliggine e tempo.
    Poi, finalmente, alle ultime ingiallite e rovinate pagine piene di scritte nere, qualcosa scivolò nella polvere e nella cenere.
    Luccicava ai raggi della luna appena sorta.
    La stessa mano che aveva sfogliato quel libro, molto probabilmente l'unico che era sfuggito agli Scacchi della Regina, si abbassò fino a sfiorare con le dita il freddo pugnale.
    Le stesse dita che avevano strangolato, additato, toccato, schiacchiato, mescolato, imbevuto, ogni essere che era andato incontro al proprietario di quelle brutte mani incominciarono a tremare per l'eccitazione.
    Quando l'essere realizzò veramente ciò che aveva trovato, stirò i lati delle sottoli labbra e incominciò a ridere.
    I denti marroni e casa di una moltitudine di microbi, batterono così tante volte da sembrare un rumore completamente diverso.
    Dagli occhi arrossati e circondati da pesanti palpebre sgorgarono grosse lacrime che una volta giunte sullo sporco che governava il terreno, crearono puntini scuri.
    Le risate insane si unirono a quelle sensa uno scopo preciso della iena, formando uno sgangherato duetto di emozioni animalesche.
    Mentre il corpo dell'essere si ricomponeva, mentre gli ultimi barlumi di fremiti si ammansivano, quelle due mani agguantarono finalmente il pugnale luccicante.
    La creatura sporca rimase per molto tempo immobile, fissando senza sbattere le palpebre l'oggetto che era stato tenuto nascosto da qualcuno nel libro rovinato.
    Lo girò da tutte le parti, sferzò l'aria, leccò la punta della lama fino a farsi sanguinare la lingua, lo lanciò in aria per prenderlo al volo, ma cadde nella polvere.
    Lo riprese e lo alzò alla luna.
    Ricominciò a ridere, ma la iena se ne era già andata.
    Quindi aprì la bocca, la lingua che pulsava leggermente, questa volta per parlare. O meglio urlare.
    Voleva gridarlo a tutto il mondo.
    Voleva far sapere a tutti che...
    < Ho trovato...ho trovato un Indizio!! >

    :heart:



    Una fitta lancinante colpì la gamba di Zhuma, l'altra donna accanto a Maevys.
    Si sbilanciò e quasi cadde sulla sabbia.
    Ormai la luna aveva fatto capolino dal mare, in un cielo senza stelle. Il vento in qualche modo si era tranquillizzato.
    Maevys non la sentì, era intenta a raccogliere ciuffi d'erba per usarli come combustibile.
    Di notte potevano incombere creature affamate o turbolente che era meglio allontanare.
    < Meno un Indizio... > commentò tetra Zhuma, massaggiandosi il crampo appena si fu seduta sulla sabbia ancora tiepida.
    La testa di Maevys si girò di scatto, gli occhi amaranti si soffermarono su dove, più o meno, poteva esserci il viso ovale di Zhuma.
    < Hanno già fatto? >
    ...
    < Non sono stati loro... dunque. >
    Zhuma annuì, anche se la compagna non poteva vederla.
    < Credo... credo che sia stata una persona non molto importante, magari è stupida. Forse è stato mandato da qualcuno. Ma è pericoloso. >
    Le dita ossute di Maevys lasciarono i pochi steli d'erba sulla sabbia, si mossero di poco dalla naturale brezza marina.
    < Appartiene alla puttana? > l'odio che sgorgò in quelle parole spaventò Zhuma, mozzandole il fiato. Non c'era da biasimarla però se si trovavano in un luogo scollegato da tutto.
    La colpa era esclusivamente Sua di Lei.
    Nè Maevys nè Zhuma erano al corrente di quante sorelle si erano svegliate per colpa Sua, non sapevano neppure in quali fattezze si erano incarnate. Le altre. Sempre se oltre a loro ce ne erano.
    < Non... non credo. Non sono sicura. Lo sai che le mie capacità possono arrivare fino ad un certo punto. E poi a che scopo? Anche lei tiene ai bambini... >
    Maevys fece cenno di si, lentamente. Aveva altri pensieri per la testa: l'Indizio trovato e la faccia della donna, problema e inizio di tutto.
    Le capacità, ma certo.
    Chiaroveggenza tattile e chiaroveggenza ordinaria.
    < Confido nei bambini. Hanno il potere... >
    < Si, lo so > rispose prontamente Maevys.
    < Hanno il potere di quella bastarda. >

    :heart:



    Ora ci stavano mettendo anche gli ansimi dietro la nuca di Javier.
    < Corri, porca troia! > urlò il ragazzo biondo alle spalle della sorella.
    L'apertura era vicinissima, il candore che mandava stava cambiando davanti agli occhi dei fratelli.
    Allison, la gola secca e il cuore tamburellante come non mai, scorse tanto verde e un lampione in mezzo al nulla.
    < ORRHHHHH!! > esordì la cosa che li stava rincorrendo.
    Il verso non umano eccheggiò fra le pareti illuminate dalle torce elettriche.
    Tre passi dall'uscita...
    Allison strinse ancora più forte la mano di Javier dietro di lui.
    Due passi dall'esterno...
    La ragazza biondo scuro assaporò il nuovo odore di pino ed erba umida.
    Un passo alla salvezza...
    < ERHHHHH!!! >
    Qualcosa di forte e duro prese le spalle di Javier, strattonando di conseguenza Allison, legati dalle mani.
    I due fratelli rovinarono per terra, la testa di Allison colpì l'ombelico di Javier, le mani intrappolate loro malgrado sotto la schiena del ragazzo.
    Javier, vide una massa grossa e nera oscurare la luce esterna e quelle torce.
    Due piccolissimi spilli blu in alto erano le uniche fonti luminose.
    " Che siano gli occhi?" pensò mezzo tramortito il ragazzo.
    < Alzati, alzati! > abbaiò Allison, cercando di rimettersi in piedi. Riuscì a liberarsi la mano sotto la schiena di Javier.
    Quindi alzò la testa e ulrò.
    Era spaventoso e impossibile.
    < NIHEEEEEEEE!! >
    La testa toccava di gran lunga il soffitto, piegata all'ingiù con un taglio dritto come bocca e il corpo rettangolare. Le gambe erano muscolose e larghe.
    Ma non si vedeva nient'altro. Forse era completamente nero.
    La ragazza tirò la scarpa del fratello, ma era troppo pesante per lei.
    < Ahhh mi vuole mangiareeeee!! Brutta merda, vattene!!! > imprecava Javier, mulinando le braccia e le mani sul viso come se stesse combattendo contro delle mosche ostili.
    < ERHHH! >
    < Abbassati ragazza! >
    Con la coda dell'occhio Allison percepì un'ombra all'imboccatura di quella grotta.
    < Chi è? > volle sapere Javier, non smettendo di dare la caccia alle mosche.
    < ABBASSATI! >
    ...
    BUM!
    Allison fece in tempo ad inginocchiarsi che l'oscurità fu illuminata da una luce gialla, accecando i ragazzi e facendo urlare di dolore la creatura gigantesca e senza parole.
    Si sentì un'altra voce, questa volta sembrava provenire da un'altezza meno consistente rispetto all'altra.
    < E allora? Si stanno mollendo... muovendo? >
    Javier si alzò di fretta, con una macchia scura sul cavallo dei pantaloni e una voglia matta di cambiarli. Vide tre sagome che si stagliavano all'entrata, più Allison che usciva dalla grotta, con la testa girata per accertarsi che il fratello stesse bene.
    Quando, finalmente, Javier e Allison uscirono, rimasero sbigottiti dalla varietà di caratteristiche dei loro salvatori.

    < E l'altro Jolly? >
    Un uomo con un palo del ventilatore (con ventilatore annesso per piede) al posto della gamba sinistra. Aveva in mano una specie di pistola lanciarazzi.
    < Non ditemi che la Picca l'ha preso? >
    Una donna dai lunghissimi capelli blu, con la fronte alta e un neo sulla punta del naso, impossibile da non guardare.
    < Oh, rinasiamo... rincominciamo con questa sorta... mhhhh!!! Storia delle Nicchie, cioè, Picche! >
    E per finire, un piccolo omuncolo dalla faccia quadrata e bianca, che profumava di zucchero filato.
    Allison vedeva le bocche muoversi, ma era totalmente attratta dai tre personaggi.
    Javier stava pensando se in macchina, riportando la sorella a casa sua, avevano fatto tutti e tre un incidente e nel colpo aveva sbattuto, molto ma molto forte, la testa.
    E poi vide la cosa che aveva intuito da quando erano entrati nel camino.
    I capelli di Allison.
    < Ma che..?! Ally, hai i capelli rosa! >
    Javier li tastò per constatare la veridicità della stranezza, Allison si girò nel mentre per vedere in faccia il fratello.
    I suoi occhi strabuzzarono.
    < Ahh! Javier! Ma quando ti si sono allungati i capelli? >
    Il ragazzo tolse di scatto la mano nei capelli della sorella ("E ha addirittura gli occhi rosa...!") e si toccò la nuca.
    Ecco perchè un attimo prima sentiva qualcosa di strano! Con le mani seguì la lunghezza dei capelli, stranendosi sempre di più ogni secondo che passava.
    < Ma quanto cazzo sono lunghi? >
    Le punte finivano sopra le natiche.
    In boccoli, constatò Allison, andandogli dietro.
    < Cosa ci è successo? > chiese Javier, gli era tornato il panico. Affanculo la macchia sui pantaloni.
    Il trio strambo, che aveva assistito in silenzio a tutti gli "OHHH SEI ROSA!!" e agli "Ma come cazzo...?", si riscosse.
    < Ven, diglett... diglielo tu. Fra mezz'uva... mhhh!!! Mezz'ora incomincia Una Mamma per Amica, non voglio perdermelo > enunciò la caramella, rivolgendosi all'uomo.
    Allison e Javier si paralizzarono: neanche loro capivano se era per il nome del telefilm o alla continua cacofonia di parole.
    < Scusatelo, ha la blablaite. Non c'è cura, purtroppo > spiegò la donna, guardando i ragazzi, come se quello fosse abbastanza per fargli capire la situazione.
    Javier rise di gusto.
    < Ma certo, la blablaite. Dovevo capirlo! E il supermarket che vende le sfere pokè è qui vicino? >
    < Smettila, Javier! >
    < Non capisco > fece Ven. Evidentemente a Wonderland non esisteva la parola e il concetto di Sarcasmo.
    Un secondo più tardi Marshmellow sputò un confetto marrone dalla bocca e fece "ciao" con la mano colorata.
    Poi s'incamminò fischiettando verso la casetta dagli angoli arrotondati.
    Javier guardò la cosa che aveva sputato l'essere-caramella.
    < E' uno Smarties, quello? >
    < Possiamo... possiamo dirvi dove... > incominciò Ven, ma venne interrotto da un ruggito nella grotta.
    La donna blu si girò verso l'uomo, fissando il lanciarazzi.
    < Ma non l'avevi ammazzato? >
    Ven fece spallucce. In quel momento Marshmellow fece dietro front, ritornado all'allegro gruppetto.
    Entusiasta come una visita dal dentista.
    < Che roba è quella cosa? > sussurrò Allison, tremante come non mai. Non riusciva a capacitarsi di come nella fuga dal mostro non aveva gridato ed era fuggita in preda al terrore.
    Semplicemente aveva tenuto i nervi saldi.
    < Una Picca > decretò la caramella.
    Javier aggrottò le sopracciglia. < Ma non avevi detto che non poteva essere una cosa del genere? >
    I tratti facciali disegnati di Marshmellow assunsero un'aria seccata ed infastidita.
    < Ho sbilanciat... sbagliato! Ti va cene... mhhh!!! Bene? >
    Il ragazzo dai lunghi capelli dorati mise le mani in avanti.
    < Ok, ok. Stai calmo! >
    < Tse! >
    < EHHHH!!! GHHRRR! >
    Allison indietreggiò oltre suo fratello e il trio strambo.
    Alla luce lunare e a quella del lampione, finalmente tutti potevano vedere l'imponente creatura.
    La testa era a forma di goccia (o del seme delle Picche?) completamente nera, tranne i piccolissimi occhi blu.
    Il corpo era rettangolare e massiccio, un braccio finiva a tentacolo mentre l'altro con artigli molto aguzzi.
    Al collo era rimasto incastrato il razzo giallo, il quale aveva aperto una ferita da cui zampillava del sangue denso e nero.
    La bocca si spalancò e ne uscì un fluido nerastro, poi l'essere tossì.
    < Che schifo > commentò Ven, appoggiandosi sulla spalla il lanciarazzi.
    La donna blu prese dalla tasca del suo grambiule una delle sue innumerevoli boccette di vetro.
    Su quella che prese c'era scritto: LANCIAMI in un carattere sgangherato e conteneva un liquido trasparente.
    < Cosa ci fa una Picca mutata nel passaggio interdimensionale? >
    Marshmellow pestò i piedini sull'erba, con l'espressione seccata di sempre.
    < Sarà rimasto spappolat... intrappolato nella goffa, cioè, nella grotta. Avrà pentito... sentito i ragnazzi... mhh!!! Ragazzi che correvano e si sarà svenato, svegliato. >
    Dopodichè la caramella umana ingrossò il petto con un lungo respiro, gonfiò le guance bianche ed esclamò:
    < Mitragliamelle!! >
    Una pioggia rettilinea di Smarties e innumerevoli tipologie di canditi colorati colpirono il petto muscoloso della Picca.
    Nello stesso istante la donna blu lanciò la sua boccetta, che colpì un piede dell'essere. Il vetro s'infranse e il liquido trasparente contenuto in esso s'incendiò.
    La Picca indietreggiò di poco, si staccò le caramelle conficcate nel petto con la mano artigliata e sbattè per terra il piede varie volte per estinguere le fiamme.
    < Ma non muore! > commentò Javier allibito.
    Allison era rimasta perplessa da tutti quegli Smarties sputati da Marshmellow.
    "Ma come fa a... lasciamo perdere. E' tutto troppo impossibile per capire."
    I passi pesanti del mostro fecero tremare il terreno, ora gli occhietti blu sembravano più brillanti.
    < Niente paura, mio turno! > dichiarò Ven, premendo una leva di legno al congegno sulle spalle, lanciando il razzo.
    < AHHHH!!> strepitò l'essere, dopo essere stato colpito di nuovo dal giallume, questa volta nella pancia.
    Marshmellow si preparò al secondo attacco. Un'altra mitragliata di zucchero che fece traballare la Picca.
    Ven premette di nuovo il grilletto, ma non successe niente.
    < Merda, i giallissili sono finiti! >
    < Giall... ok, non ho capito. Ma va bene lo stesso > mormorò Javier, gli occhi che non si staccavano dai tre metri di muscoli e orrore.
    < Ma perchè quando abbiamo bisogno del Cervobaleno non si fa mai vedere! > esclamò l'uomo con la protesi.
    La mano della donna frugò ancora nella tasca, arraffando una boccietta a caso.
    APRIMI, c'era scritto.
    Nella boccieta era contenuto qualcosa di scuro e ronzante.
    POP! Fece il tappo di sughero.
    Immediatamente un nugolo di bestioline svolazzò verso il mostro, questo, fra un OHHH e un ERGGHH, mosse le braccia sbilanciandosi troppo per poi crollare a terra con un tonfo che fece tremare persino il palo della luce lì vicino.
    < E' caduto come un sacco di patate! > constatò Allison, quasi stranita dall'episodio.
    Il trio strambo tirò un sospiro di sollievo.
    < Woh, bene. > disse Ven, < E' stato un osso duro. Ma ce l'abbiamo fatta. >
    Javier alzò un sopracciglio: osservò la Picca stesa sull'erba a pochi centimetri dalla grotta, completamente immobile.
    < Mi sono perso una cosa. Cioè, è caduto e poi...? >
    Marshmellow sputò un'altro Smarties, poi spiegò: < Quella non era una pista... Picca normele. E' il frutto del potere dello Scacco Mattone. La Regina Nossa... Rossa l'ha usato per mielare... mutare i suoi scalin... okkei stai calmo, schiavi. >
    < Ergo, > s'intromise Ven, < Quando queste Picche mostruose cadono, non sono più capaci di rialzarsi. >
    < E moriranno, di conseguenza > finì la donna blu.
    Allison spalancò gli occhi. < Oh. >
    Un velo di tristezza pervase il gruppetto.
    Era pur sempre una vittima della Regina Rossa.
    < Andiamo dentro, c'è un mucchio di cose da spiegarvi... >
    Javier diede un'ultimo sguardo alla Picca, gli occhi minuscoli che si chiudevano e si aprivano.


    _conteggioparole: 2622


    Très bien, come promesso. Ancora Disegniiii


    Allison versione Wonderland (ha gli occhi verdi. ho pure sbagliato -.-)




    Javier, pure XD mi è venuto malissimo ç__ç

     
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  8. _Holy
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    Ecco Javier in versione fricchettona! Sembra Lady Oscar! XD

    Veniamo al capitolo...
    Purtroppo, in molte fasi ho fatto un po' di fatica a comprendere quanto stava accadendo, in particolar modo all'inizio della scena con Allison e Javier.
    Vedo che si sono incontrati con i due strambi del posto: il dislessico e il mutilato (okay, sono cattivo XD)
    Marshmellow mi ricorda troppo Dotto, perché anche lui sbagliava le parole :sisi:

    Voglio darti un consiglio: evita di usare troppe parolacce, non ci stanno tanto bene, e a volte sono un po' troppo sopra le righe.
    Insomma, qualche volta ci sta, ma non troppe.

    Man mano che avanziamo, comunque, i misteri non fanno che aumentare! -ç- Spero presto in un susseguirsi di spiegazioni.

    E difatti Vent e Marsh dovrebbero darle, ma solo... "nel prossimo capitolo!"

    FUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!


     
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  9. Roxy!
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    Già, già!! Hai ragione su tutto.

    Per le parolacce ho voluto enfatizzare troppo, in effetti :asd:

    Cmq, grazie. Almeno capisco le cose che devo sistemare :riot:
     
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  10. Roxy!
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    *Sospiro.
    Bene, okkei.
    Siamo giunti ad uno dei capitoli più cupi e densi di emozioni da parte di tutti i personaggi fino ad ora.
    Spero proprio che la scrittura sia stata all'altezza di quello che avevo pensato.
    Grazie Holy, ma mi uddicerai se ti dico che sarà ancora più noncicapiscnouncazzo?
    Ci sarà proprio proprio qualche lametta di luce di comprensione, ma prorpio piccola <3
    Ho messo un disegno alla fine del capitolo di un personaggio essenziale per la storia. Ovviamente è ancora nascosta la sua natura e tutto il bla bla che c'è dietro.
    Mi sto dilungando troppo. Come se il capitolo fosse corto -.-"

    *Spara il capitolo


    _Cap. 7 Pazzie e Sconforti, Lama Vorpale e Stanza delle Rose Eterne_


    Aforisma del Tapiro Etereo, N°fetta di tazzina - emmesei

    Il mostro è anche colui che non sa piangere, perchè le lacrime sono il sangue dei sentimenti.
    I mostri non hanno sentimenti.





    Le tende leggere dai motivi astratti ondeggiavano in balìa della brezza notturna. I grilli tossivano e la luna osservava dal suo immenso dominio con il suo unico occhio visibile nella notte stellata.
    Tutti erano al loro posto: chi russava nel suo sonno, chi tramava vendetta, andava in bagno, seppelliva qualcosa che andava nascosto, volava nel cielo, guardava un vecchio telefilm.

    Evan non era al suo posto.
    Dopo il ricevimento dalla Regina e un vassoio stracolmo di gelatina traballante, Evan era stato portato nella "sua" stanza.
    C'era più polvere che aria.
    Non appena i paggi, minuti leprotti rosa con la gorgiera, augurarono un simpatico dormir e un leggero svegliar, Evan corse in fondo alla parete opposta sulla quale penetravano deboli lame di luce.
    "Hanno sbarrato la finestra..."
    Staccò le fragili travi di legno scheggiandosi le dita e i palmi, i chiodi che saltavano via e cadevano rimbalzando nelle vicinanze.
    Dopodichè allontanò le travi in un angolo della stanza e spalancò le finestre, affacciandosi madido di sudore e con il cuore a mille.
    Ispirò una boccata d'aria. E poi ancora un'altra.
    Vide il paesaggio infinito sotto di lui e si sentì terribilmente solo.
    Voleva gridare, voleva sgolarsi fino a farsi scoppiare la carotide e schizzare gli occhi fuori dalle orbite.
    Non voleva stare in quel posto dimenticato dal tempo e dalla ragione.
    Senza Allison.
    Corse a prendere le travi che aveva buttato e si sfogò scaraventandole fuori dalla finestra, non riuscì neanche a sentire la caduta dall'altezza a cui si trovava.
    Evan, dolente o nolente, nel lancio vide molte cose fuori dalla finestra.
    Scorse parte del labirinto marcito, al di là di questo le mura esterne del castello. Poi il nero diventava opprimente e tutto si confondeva con il cielo spento dal sole.
    A guardare il nulla oscuro e il labirinto morto si calmò quel tanto da chiudere la porta alle emozioni impulsive.
    Rimase appoggiato al davanzale della finestra per paracchio tempo, finchè non ebbe freddo e i brividi non lo percossero dappertutto.
    Con gli occhi ancora pieni di Wonderland, scrutò la camera: meno regale della Regina, più disordinata di qualsiasi altra.
    Ma non aveva voglia di scoprire altro, per questo si coricò nel pomposo letto a baldacchino appoggiato ad una parete.
    Un nugolo di polvere volteggiò nell'aria quando si sdraiò sopra le coperte.
    Le scapole appoggiate agli enormi cuscini, gli occhi fissi nel vuoto e la mente che navigava nel mare di emozioni impetuose in una scialuppa di salvataggio.
    C'era Allison, l'Isola del Tesoro.
    San Francisco, la terra che non si riusciva a scorgere...
    Javier, un peso che poteva far allagare la barca.
    "E' un peso? Sul serio?"
    Lui non lo poteva sapere.
    "Se solo non mi sarei comportato da spaccone, a quest'ora starei nel mio letto... Ma che cosa volevano le voci dei parenti di Allison...?"
    Si grattò la testa pensieroso.
    < Mi trovo nel Paese delle Meraviglie. >
    Eppure, non si sentiva ancora dentro di esso.
    Evan prese il cuscino gigante accanto a quello su cui aveva appoggiato la testa e cominciò a sprimacciarlo.
    < Io mi trovo... nel Paese delle Meraviglie.. >
    SCRETCH!
    La stoffa leggera del cuscino si strappò nella cucitura, ma il ragazzo verde non ci fece caso. Anzi, strinse con forza i lembi soffici del cuscino affondandoci le dita.
    E tirò.
    < Sono nel paese delle Meraviglieeeee!!!! >
    Il cuscinò si strappò brutalmente in due, le piume d'oca (erano d'oca?) vennero lanciate da tutte le parti e nevicarono su ogni superficie polverosa della stanza.
    Si posarono sul comò, sul davanzale della finestra, sul pavimento. Sembravano avere vita propria, quelle piume.
    Aveva il fiatone. Evan aveva il fiatone.
    Lasciò che la gravità compisse il suo lavoro sulle piume giallastre e distese le braccia, inermi sul letto.
    < Sono... Meraviglie... >
    Anche se l'avrebbe ripetuto all'infinito, anche se le labbra si sarebbero screpolate e anche se la laringe si sarebbe irritata, non riusciva a capacitarsene.
    Passare attraverso uno specchio dopo essersi chiesti che cosa ci fosse stato dietro... fare conversazione con carte da gioco e una bellissima regina degli scacchi...
    E non dimentichiamoci i capelli verdi e gli occhi gialli.
    Una lacrima solitaria rotolò sulla guancia.
    Ma non era di tristezza, Evan stava ridendo a crepapelle.

    :heart:



    C'era un odore familiare che permaeva nella casetta in mezzo alla radura, notarono Allison e Javier. L'odore quasi impercettibile che emanava la donna blu... chiodi di garofano...
    Il flauto traverso...
    La mamma...
    Dopo la sconfitta della Picca, venne spiegato ai ragazzi il perchè del loro aspetto mutato. Della loro molto probabile discendenza con Santa Alice.
    < Ma se noi siamo i discendenti, Evan cosa c'entra?! E'anche lui un... > aveva trasalito Allison, una mano sulla bocca allibita.
    Javier invece si era messo a ridere.
    Erano quasi arrivati alla porta spalancata, i ragazzi poterono già scorgere dentro la casa armadi con le ante aperte, cocci di vetro rotti su un tavolo e molti attrezzi da cucina sul piano da lavoro.
    La donna Blu li precedette tutti quanti ed entrò per prima nella casetta, fu seguita a ruota dalla caremella burbera e dal soldato senza una gamba.
    < Sedetevi pure, io vado a prendere qualcosa da mangiare > spiegò la donna, i lunghi capelli blu che ondeggiavano sulla schiena al suo movimento.
    In quel mentre Ven si era tolto il ventilatore e l'aveva appoggiato di traverso su una parete fra una libreria e una credenza orribilmente in disordine, quindi prese una stampella che ricordava molto un cavatappi; zoppicò fino al tavolo dov'erano stati accomodati i fratelli.
    Marshmellow invece era andato nel salottino affianco senza dover dare nessuna spiegazione e aveva acceso il televisore modello anni settanta. L'audio era sgranato e potente, le immagini in bianco e nero.
    < Mi sono perno...perso la silga! Convenuti? > sbraitava la caramella.
    < Vi starete chiedendo perchè vi abbiamo portato qui... >
    Le parole dei due indigeni arrivavano ai fratelli come un eco lontano; ancora distratti da ricordi evanescenti.
    < No, Luke aspetta! Se vuoi non possiamo sposarci subito! >
    < Lorelai, devo dirti una cosa... io, io ho una figlia! >
    < COSA?! E da quanto lo sai? >
    ...
    < Da quanto lo sai?! >
    Una mano ondeggiò davanti gli occhi dei ragazzi.
    < Pronto? Ci siete? >
    Ven guardava allibito Javier e Allison, sembrava preoccupato dalla loro reazione.
    < Oh, scusa >
    Allison sorrise al mutilato. Con quel colore dei capelli sembrava uscita da un anime giapponese.
    Sopra le loro teste ondeggiavano dal soffitto lattine di PEPSI e COCA COLA di tutti i colori, Allison si chiese a che cosa servissero.
    "Siamo proprio nel Paese delle Meraviglie..."
    < Ma deve sempre tenere così alto l'audio? > chiese Javier, additando seccato la caramella vivente, oziosamente stravaccata su un pouf nero nell'altra stanza.
    < E' PERCHE' NON VOGLIO ASSOGGETTARE LE VOSTRE NOCI DEL PIFFERO > urlò poco chiaramente l'interessato, alzando ancora di più il volume.
    Javier strinse i pugni, e serrò i denti: il comportamento infantile della caramella gli aveva fatto ricordare suo padre adottivo, il che non era una cosa molto piacevole.
    All'ingresso della casa sbucò la donna Blu con un vassoio d'argento e due scodelle fumanti con qualche biscotto e ciberia dalla natura ignota.
    < Ma come...? > trasalì Allison.
    La donna Blu fece spallucce, stando attenta a non rovesciare il vassoio. < Sapete com'è, qui le porte ti portano dove vogliono! >
    Ven annuì in sua risposta. < Una volta ero all'aeroporto di Uno! E ho fatto per entrare nel bagno pubblico e mi sono ritrovato a venti non-chilometri di distanza in una fabbrica abbandonata! >
    E giù a ridere come un pazzo.
    Javier e Allison si fissarono come se fossero loro i matti che non capivano la vicenda palesemente divertente.
    < Lorelai, ti prego! Si chiama April, non sapevo neanche... >
    La donna Blu appoggiò il vassoio sul tavolo della cucina e si sedette con gli altri. Non aveva chiuso la porta, così la fresca brezza notturna si metteva a giocare con le lattine appese al soffitto.
    Non era male come suono, decise Allison.
    Ven allungò la mano e intinse un biscotto marrone a forma di rombo un una delle scodelle fumanti, il profumo della brodaglia calda ricordava molto quello dell'uvafragola.
    < Dunque... dobbiamo assolutamente parlarvi di che cosa vi sta succedendo > fece l'uomo, sgranocchiando sonoramente il biscotto.
    Allison mise le mani in avanti contro la donna Blu e Ven. < Prima dobbiamo sapere che fine ha fatto Evan, l'altro ragazzo.>
    Stranamente, Allison non si era fatta prendere dal panico come suo solito, si accorse Javier osservando i suoi nuovi occhi. Non si era messa a strillare implorando al nulla di ridargli il suo Evan.
    Sperò di non essere cambiato anche lui, una cosa che odiava era modificare il suo carattere.
    La donna blu si mise l'indice destro sulla punta del naso e socchiuse gli occhi, poi sospirò.
    < Ragazzi miei, quando vi abbiamo convocato dal vostro mondo conoscevamo solo di voi il potenziale, ciò che serve a Wonderland per la salvezza. Non eravamo al corrente di "quanti" Jolly Marchiati foste. Abbiamo dimenticato di dirvi una cosa importate. E solo ora me ne sto pentendo.>
    < Non capisco > asserì Javier, sistemandosi i suoi capelli ora lunghissimi.
    < Quello che sta cercando di dirvi > continuò Ven dopo aver mangiato altri due biscotti, < E' che dovevate entrare nello specchio assieme, contemporaneamente. La donna Blu l'altra notte ha sognato un gruppo di ragazzi che giungeva qui per salvarci dalla Regina e dalla sua distruzione. >
    Gli sguardi dei ragazzi erano ancora molto confusi.
    < Mi stai dicendo che dobbiamo ricominciare le cene del venerdi? >
    Ven si alzò dal tavolo e si diresse spedito nel salotto, quindi spense il vecchio televisore. < Per l'anima di Santa Alice, Mellow, hai rotto! >
    < Ascoltatemi, ragazzi. > La donna blu riportò l'attenzione su di lei.
    < Io ho il dono della chiaroveggenza onirica, non so come, non so perchè. Ho sognato ombre e riflessi molto confusi sul futuro nostro... e vostro. >
    < In che senso? > sussurrò Allison, avvicinandosi di più alla donna.
    Il profumo di chiodi di garofano era inebriante.
    < Avete avuto un'infanzia felice fino ad un certo punto, non è così? >
    Ora era Javier a sbottare: non gli piaceva che un'estranea parlasse della loro tragedia familiare con disinvoltura.
    "Tu non hai sofferto come abbiamo sofferto noi... non ti puoi permettere di parlare a quel modo di che cosa successe!!"
    < Come lo sai? > chiese quindi con freddezza.
    L'altra si toccò ancora una volta il naso e rispose: < Io sogno, come vi ho detto. Quando mi addormento il più delle volte... divino. >
    Si sentì Ven lanciare il telecomando fuori dalla finestra.
    < Tu... strombo! > imprecò l'affetto da blablaite.
    < E che cosa hai divinato? > bisbigliò Allison. Aveva i brividi da tutto quel mistero e sovrannaturale,
    < Ho... divinato in modo molto confusionario il vostro futuro... > la donna fece una pausa e distolse lo sguardo così vicino dai ragazzi.
    < Non... posso dirvi molto. Ma... siete legati. >
    Le sopracciglia di Javier si inarcarono. < E grazie al cazzo, siamo fratelli! >
    < Non intendevo quello! > rispose piccata la bluastra.
    L'aroma di garofano si espanse per tutto il tavolo, mischiandosi con il profumo di uvafragola.
    < Intendevo che TUTTI voi siete legati, anche l'altro ragazzo.>
    < Ci vuoi spappolare il cervello? > gracchiò Javier. Che cosa significava che anche Evan era collegato a loro due?
    < Ci puoi spiegare meglio? > intervenne Allison per calmare il fratello.Gli mise una mano calda sul braccio.
    La donna scosse la testa. < Sapete come sono i sogni... appena ti svegli ti ricordi tutto, poi facendo mente locale qualche secondo dopo, perdi tutto. Ti aggrappi inesorabilmente ad essi ma ormai è troppo tardi. >
    < Solo parte del sogno si ricorda, vero? > fece Allison, lasciando il braccio del fratello.
    < Esatto. Ma non ricordo solo il vostro legame.C'è dell'altro. Ho sentito una voce, una voce neutra che non ricordo più. Ha detto che i Jolly Marchiati devono risalire al loro passato per vivere nel futuro. Per questo vi ho chiesto se qualcosa nella vostra infanzia si è ribaltata. >
    L'atmosfera si addensò come la melassa, silenziosa come un cimitero.
    < Che cosa vuol dire? >
    Fuoco.
    < Che cosa significa? >
    Esplosioni.
    < Non ti ricordi più niente? >
    Fiamme, calore, sangue e dolore.
    Urli, urli di donna e bambini.
    E fu così che Javier diede voce ai pensieri che lo tormentavano da molti anni, che l'avevano ridotto a piangere disperatamente nelle notti piene d'incubi.
    < Allison... c'entrerà in qualche modo la mamma? >
    Gli occhi rosa della sorella si spalancarono e le sue mani incominciarono a tremolare.
    < Che cosa è successo a vostra madre? >
    Le lacrime cominciarono ad affluire sul volto di Allison. Il ragazzo dai lunghi capelli biondi chinò la testa e strinse con molta i pugni fino a sbiancare le nocche sul tavolo.
    < Noi... > singhiozzò la sorella, < Noi... non ce lo ricordiamo... >
    < Oh >
    Javier, il volto scuro, cercò di chiarire meglio: < Ricordi spezzati e qualche cicatrice. Mi ricordo solo che stavo giocando al secondo piano e poi... e poi... un rumore tremendo come un terremoto. La casa tremava tutta. >
    < Tutto quel fuoco all'improvviso... > la voce di Allison era quasi impercettibile, un sussurro in una bufera di neve. Si portò automaticamente le mani alle gambe, come se le brutte cicatrici potessero di nuovo aprirsi e bruciare.
    < Ma poi, più niente. Il papà è morto carbonizzato. >
    < Mi dispiace molto ragazzi, forse non avrei dovuto dirvi così brutalment... >
    < La mamma invece... > l'impatto emotivo era troppo forte da non permettere a Javier di continuare. Si abbracciò con la sorella e insieme, come un unico corpo, piansero lacrime del passato.
    Lacrime che molte volte avevano trattenuto davanti ad estranei che gli chiedevano dei loro genitori biologici, una volta scoperto che abitavano con quelli adottivi.
    Lacrime amare, in un lago scuro e triste come un pozzo abbandonato.
    Una mano si appoggiò dolcemente sulle spalle della donna Blu. Ven portò le labbra screpolate vicino all'orecchio della donna per non disturbare i due ragazzi.
    < Non credo sia il momento di rivelare la Leggenda degli Indizi... >
    La donna blu annuì e senza fare un solo rumore si allontanò dai ragazzi.
    " Quando consumeranno un po' di tristezza e sofferenza, sapranno che noi siamo qui per loro."

    :heart:


    Oltre le macerie di Cluedo, oltre le coste frastagliare del mare Perdifiato, galleggiava una piccola isola dalla forma ad occhio di gatto.
    Non aveva un nome, ma era provvista di un imponente faro.
    Il Faro che guidava le navi fino alla città di Cluedo.
    Ormai anche la funzione primaria del faro era stata abbandonata, non serviva più luce per una città morta e per tutte le navi affondate grazie alla Regina Rossa e al suo esercito.
    I pochi sopravvissuti di Cluedo si erano rifugiati nei boschi limitrofi a vivere come selvaggi o cambiato indentità migrando verso città che non erano ancora state toccate dalle zanne della Rossa.
    Senza più quell'occhio meccanico ed ammiccante alla notte, solo una persona aveva avuto l'idea di viverci. Una persona segnata nella mente e nel cuore.
    Da quanto tempo se ne stava rintanato dentro quel forte a... a fare che cosa?
    Tramare vendetta contro il mostro che aveva distrutto tutto della sua vita.
    I suoi fedeli, i suoi amici, la sua casa, i suoi divertimenti non molto esaltanti...
    Erano passati undici non-anni
    Undici non-anni nei quali non scorgeva più un sorriso della sua gente.
    "Per forza, sono tutti morti."
    Dopo la caduta della sua città, era riuscito ad uccidere un Alfiere e fabbricarsi con il suo corpo da Scacco un simil-kayak che gli aveva permesso di barricarsi in quel faro.
    C'era anche un campo di pennixole e brumelle, il che voleva dire che non sarebbe morto di fame e che poteva stabilirsi lì finchè non aveva organizzato una vendetta sostanziosa.
    Nei non-anni seguenti era venuto a conoscenza attraverso i pellicani e le piovre che sostavano per breve tempo nelle acque che lambivano l'isola, della Leggenda degli Indizi.
    Preziosi manufatti nascosti dentro oggetti usuali.
    Correva voce che anche Santa Alice avesse posseduto uno di quelli per sconfiggere il mostruoso Ciciarampa.
    Per lui mettere le mani sugli Indizi era diventata un'ossessione che rasentava la pazzia.
    Gli ci volle molto tempo per raggruppare ogni sua conoscenza, ogni dettaglio su quei manufatti dal potere impareggiabile.
    Quasi tutte le stanze del faro erano diventate laboratori di ricerca piene zeppe di cartine, citazioni di libri comprati per corrispondenza e appunti.
    Una marea di appunti.
    Maledì più e più volte la Regina Rossa per aver fatto appiccare l'incendio al distretto di Biblioteca.
    Sognava sempre di aprire le porte di quella erudità città e cercare libri che parlassero degli Indizi, ma ogni volta che ne apriva uno, gli sfuggivano di mano e si trasformavano in vermi putrescenti.
    Non dormiva quasi mai, le sue occhiaie erano cerchi neri attorno agli occhi piccoli e verdi, punteggiati dai capillari rossi.
    Trascorrere il tempo da solo l'aveva portato a vivere nel mondo parallelo della sua mente. L'unico modo per rifugiarsi nei ricordi sereni della vita a Cluedo, prima dello Scacco Matto.
    Quando ancora la Regina di Cuori regnava incontrastata a Wonderland, con la pace e la giustizia.

    Il suo desiderio si realizzò pochi giorni prima dell'avvento nel Paese delle Meraviglie di Allison, Javier e Evan.
    In una sua abituale notte insonne, la schiena curva e il sedere floscio seduto su una sedia scomoda da non permettergli il lusso del sonno, si sentì un bussare pesante e sordo.
    Il batacchio del portone principale veniva usato dopo tantissimo tempo.
    Quella notte era particolarmente densa di nebbiola, la bruma violacea che permaeva in certi punti di Wonderland nei mesi gelidi.
    Aprì il portone e vide davanti a sè un omino tremante provvisto di stivali. Forse aveva i primi sintomi di isteria da gelo.
    Era ricoperto da un manto sporco e scuro, palese anche alla luce opalescente della mezza luna, la testa era più grande del normale.
    " Un mattoide... in casa mia..."
    Lo fece entrare per disperazione, l'ultima volta che aveva aperto bocca per parlare con qualcuno era stato un mese prima con una cozza particolarmente acida.
    < Grazie... mio signore... > aveva farfugliato l'essere minuto.
    Lui lo stava scrutando in piedi, mentre il poveretto sedeva tutto imbaccuccato in coperte di lanoceronte vicino al camino del quarto piano.
    < Perchè ti sei imbattuto fin qui? >
    La voce era debole per mancanza di utilizzo, ma chiara.
    L'essere sfregò le mani storte al calore del fuoco. < Non lo so... mio signore. Io sono solo un... >
    < Mattoide > esordì lui, freddo.
    L'ometto annuì varie volte con il suo testone improbabile, poi incominciò a dondolarsi sulla sedia.
    I mattoidi: creature mutate dalla Regina Rossa per mano dello Scacco Matto. Venivano usate nelle battaglie di colonizzazione come esche e diversivo per gli indigeni.
    Pazzi e totalmente inutili.
    Egli gli odiava perchè avevano un qualche legame insissolubile con la tiranna... ma d'altro canto provava molta pietà per loro. Erano stati umani, un tempo, non mostruosità infette.
    < Mi avete salvato la vita, signore! > balbettò il mattoide, sotto strati di coperte, qualche tempo dopo.
    < Ditemi se posso servirvi in qualche modo! >
    Ci riflettè su per qualche tempo, le rotelle del cervello che giravano velocissimamente.
    L'unico pensiero ovviamente era intorno agli Indizi...
    Forse, forse era arrivato il momento di agire. Aveva molte piste che lo portavano ad un punto preciso nelle macerie di Cluedo...
    Un Indizio!
    Al solo pensiero di avercelo in mano, gli venne l'acquolina in bocca.
    < Avrei... avrei un compito per te, mio fidato. >

    Lo sbatacchio colpì otto volte la porta prima che il custode del faro aprì la porta. C'era il mattoide, in mano aveva un oggetto rilucente.
    Gli occhi del padrone s'illuminarono di gioia e incredulità.
    Gli strappò di mano la lama che era stata nascosta da ignoti in un libro dalla copertina blu, sepolto nelle macerie di Cluedo.
    Finalmente, dopo moltissimo tempo, il Reverendo Green stava tenendo in mano un Indizio.
    < La Lama Vorpale... > sussurrò eccitato l'uomo, vibrando nel suo essere.
    Strinse il manico del pugnale e si rifugiò in casa, nel pianerottolo.
    Il mattoide chiuse l'entrata, impalato mentre osservava il suo salvatore che rimirava ossessionato l'oggetto.
    Poi sentì qualcosa che gli fece rizzare tutti i peli del corpo.
    < Che tu sia dannata, Rosso Scacco! Che le tue fibre marciscano nell'oblio! >

    :heart:



    La suddetta Rossa non era ancora dannata e di certo le sue fibre non stavano marcendo in luogo dimenticato.
    No, lei era viva, malvagia e da una manciata d'ore, bellissima.
    "Guarda la mia pelle morbida come pesca e lucente come la luna" si contemplò la Regina allo specchio nella sua splendida stanza.
    Nessun tiranno era diventato un poeta tutto d'un botto!
    < Dovrei ringraziare quel Jolly Marchiato se ho avuto l'idea! > sghignazzò la Regina, passandosi le dita sopra le sue labbra carnose.
    Il suo stomaco violentato dal potere dello Scacco Matto borbottò per la sedicesima volta.
    "Forse è meglio cibarmi di qualcuno..."
    La fame era stata accantonata dalla vanità.
    A quanto pare la Regina Rossa possedeva un poker di Peccati, le mancava solo la lussuria...
    "Mia regina... avete bisogno di nutrirvi!" le indicò lo Scacco Matto al suo interno.
    < Lo so benissimo! > dichiarò la donna, sbattendo le ciglia lunghe e lucide al suo doppio.
    "MIA REGINA!"
    < D'accordo! D'accordo! Lurido impertinente! >
    Diede un'ultimo sguardo gonfio di ego allo specchio e uscì dalla sua stanza, in vestaglia e con i piedi nudi.
    Essere umana era fantastico: ci si sentiva più... caldi e leggiadri nei movimenti.
    I passi leggeri e silenziosi toccavano il pavimento marmorizzato, ghiacciato e opaco.
    Il sangue versato dalle Carte anni prima per difendere il castello dalla Regina Rossa non era mai stato lavato, per cui il colore del marmo aveva assunto una tonalità legnosa.
    Passò di proposito davanti alla camera del Jolly, appoggiando il suo orecchio di cartilagine sulla porta della camera.
    Ed ascoltò.
    Sussulti, risa sguaiate e colpi sordi.
    La Regina coprì la bocca per non far sentire le sue risa di trionfo.
    " La follepolvere sta avendo il suo effetto! Domattina sarà completamente pazzo, alla mercè del mio volere! "
    Aveva fatto sbarrare quella stanza cosicchè la polvere fosse abbastanza satura.
    I suoi occhi brillarono dalla... felicità?
    Le stava andando tutto bene!
    Improvvisamente le venne un idea... e rabbrividì.
    "La Stanza delle Rose Eterne... da quanto tempo che non le faccio visita..."
    Perchè no?, pensò lei.
    Fece dietro front e si accinse a scendere le scale del piano. Svoltò in un corridoio senza quadri nè arazzi e più freddo degli altri.
    Sentiva i piedi gelarsi, ma il cervello aveva in mente solo una cosa quel momento.
    Anche lo stomaco poteva aspettare.
    L'eccitazione della Regina stava toccando vette altissime.
    "Le farò vedere... le farò vedere il mio potere..."
    Impugnò l'ultimo candelabro del corridoio ed accese l'unica torcia presente.
    Incominciò già a sentire il terribile odore delle rose in fiore. Non appena fu incoronata Regina delle Carte e degli Scacchi, aveva fatto bruciare tutti i roseti del Regno, solo che essi dopo il passaggio del fuoco, erano rimasti intatti. Quelle rose stavano morendo, marciendo, molto lentamente.
    Da undici non-anni.
    Il suo piede sfiorò un petalo caduto e al sentirne la delicatezza, trasalì.
    La Regina aveva paura delle rose, perchè le ricordavano troppo Lei. Anche se l'aveva vinta durante la guerra.
    Si fermò, il fiato corto per l'emozione: era giunta a destinazione.
    Alle porte della Stanza delle Rose Eterne.
    Il corridoio finì in un muro di radici e spine e rose rosse come il sangue.
    < Apriti, io ti ordino. La tua sconfitta non mi fa più paura! > scandì la Rossa Regina.
    Il nugolo di radici tremolò per un attimo, poi si divise come un sipario in un teatro drammatico.
    Alcune rose caddero senza più sostegno e la Regina si scansò agilmente per non toccarle.
    Dietro il muro vegetale, il buio più totale.
    Alzò la torcia per fare luce e compì un passo.
    Buio.
    Ancora un'altro passo.
    Ma il cerchio di luce non mostrava niente, a parte rose sul pavimento, rose sul soffitto e ancora rose ai muri.
    Sembrava di stare in un cubo fatto di radici e fiori.
    Il cuore della Regina batteva all'impazzata, lo Scacco Matto urlava per la fame.
    Il terrore negli occhi della Rossa era palese.
    Si tappò il naso per non sentire il profumo inebriante di quei fiori meravigliosi. Ebbe un conato di vomito.
    Deglutì e fece un'altro passo, poi urlò.
    La torcia, finalmente, aveva eliminato le tenebre che celavano la fonte di tutte sue le paure.
    < Ec...eccoti... >
    A poca distanza da lei, sorretta al centro del muro opposto dell'entrata, stava una donna nuda e priva di coscienza.
    I piedi erano a mezzo metro di altezza dal pavimento completamente sotterrato da petali di rosa.
    Le gambe incrociate e le braccia distese sul muro, la testa chinata per la gravità, una cascata di capelli biondi e lucenti che le coprivano il resto del viso.
    Al centro del petto si era formato il simbolo della Regina di Cuori con il suo sangue, il quale continuava ininterrottamente a sgorgare dalle ferite provocate dalle spine di rose che la tevenano sospesa al muro.
    Era quello, e tutto l'insieme, che la Regina Rossa temeva più di ogni altra cosa: il suo sangue.
    Sgorgando, oltre a raccogliersi sul petto, gocciolava dal pavimento e si trasformava in rose e spine.
    Da non-undici anni.
    < Tu non sei morta... > sussurrò semi impaurita la Regina Rossa, le fiamme sulla torcia che tremolavano.
    < Anche se ti colpissi con tutta la mia forza, anche se chiamerei a raccolta i miei soldati... non potrò ucciderti! MAI! >
    La furia con cui urlò la Regina alla rivale inerme creò un vortice d'aria sparpagliando petali dappertutto.
    < Qual'è il tuo segreto? Per quale motivo non sono riuscita ad ucciderti!>
    < Come puoi avere ancora sangue nelle tue vene! RISPONDIMI! >
    In quei istanti isterici, la Regina Rossa aveva accantonato vanità, ego e trionfo.
    Ora gli unici sentimenti erano rabbia e frustazione. Il lamento affamato dello Scacco Matto era diventato sordo in quel momento.
    Indietreggiò di qualche passo, troppo carica d'emozione per fissare la donna crocefissa dalle sue stesse rose.
    < Riuscirò... riuscirò a scoprire che cosa nascondi... il tuo segreto. >
    < Sai... > incominciò sibilando la Rossa, < Oggi è giunto nel Paese delle Meraviglie un tuo figlio... o quello che è....e lo costringerò a cercare TUTTI! GLI! INDIZI! >
    Altra tempesta di petali. Non si accorse neanche che qualcuno si era impigliato nei suoi capelli fulvi.
    < E allora... >
    Sospirò, le parole rotte dall'emozione.
    < E allora... riuscirò ad ucciderti definitivamente! >
    < Alicia. >



    _eheheheh che cattivo. Altri personaggi misteriosi <3

    _ Note: vi invito a leggere le frasi del capitolo precedente che si sono dette Maevys e Zhuma a proposito dell'Indizio trovato, ergo, la Lama Vorpale:

    CITAZIONE
    [...]
    < Meno un Indizio... > commentò tetra Zhuma, massaggiandosi il crampo appena si fu seduta sulla sabbia ancora tiepida.
    La testa di Maevys si girò di scatto, gli occhi amaranti si soffermarono su dove, più o meno, poteva esserci il viso ovale di Zhuma.
    < Hanno già fatto? >
    ...
    < Non sono stati loro... dunque. >
    Zhuma annuì, anche se la compagna non poteva vederla.
    < Credo... credo che sia stata una persona non molto importante, magari è stupida. Forse è stato mandato da qualcuno. Ma è pericoloso. >
    [...]


    Dunque, l'immagine di questa donna evidentemente potente da aver sconfitto la morte.



    Edited by Roxy! - 1/10/2011, 01:50
     
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  11. _Holy
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    User deleted


    CITAZIONE
    Lo sbatacchio colpì otto volte la porta prima che il custode del faro aprì la porta.

    Brutta ripetizione.

    Ho notato anche qualche errore, credo di battitura.

    Veniamo al capitolo...

    Evan a quanto pare è decisamente eccitato dall'essere in questo mondo, anche se la sua stabilità mentale non mi sembra decisamente... pertinente ò_O

    Ah, un consiglio: chiamalo Vent, sicché Ven è troppo famoso per motivi che non ti spiego ù_ù

    Non mi hanno convinto Allison e Javier... i loro ricordi sembrano in qualche modo nitidi, eppure dicono di non ricordarsi della propria madre... tuttavia, mi hanno fatto pena nel momento del pianto, sopratutto Javier, che mai lo avrei creduto capace di simili reazioni.

    La parte della lama Vorpale è quella che ho compreso meno di tutte... confido comunque che ci saranno delle spiegazioni future in merito...

    E la regina fa visita a questa strana donna che, per qualche STRANO motivo, si è rivelata immortale.
    Fammi indovinare...
    Ha un legame materno con i protagonisti, vero?


    Si infittisce il mistero dietro a questi Indizi... e la stramberia di questo mondo narrato o.o
     
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25 replies since 19/5/2011, 14:30   659 views
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