Una barca nel bosco (Paola Mastrocola)

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  1. lilium’
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    Una barca nel bosco.


    Disegno copertina - Copertina reale
    Ma tu parlavi troppo con il mare,
    non sapevi niente del mondo.



    C I T A Z I O N I

    << I poveri chissà dove sono andati a finire. Qui per esempio ci sono solo gli extracomunitari e a me viene da chiedermi se di semplici comunitari ce ne sono, o sono tutti extra. I comunitari poveri, ad esempio? Non so, io non li vedo.
    Secondo me i poveri siamo noi. Perché io me la vorrei comprare sì la Play Station, così divento uguale agli altri. Ma mi dico anche: sei stupido? con tutti i sacrifici che facciamo!
    I sacrifici però qui non si usano, sono cose da deficienti e infatti nessuno lo dice mai che fa i sacrifici.
    Invece secondo me i poveri veri sono quelli che lo dicono ancora di fare dei sacrifici e non cercano di far finta che non li fanno.
    Io fino a ora non ho mai saputo chi sono o chi non sono.
    Non pensavo che ci si dovesse porre il problema di chi siamo o chi non siamo, del nome che portiamo, di quanti soldi abbiamo. Qui al liceo invece la prima cosa che ti chiedono è cosa fanno i tuoi genitori. E' lì che ci stai male come un cane. Io ad esempio cosa sono? Io sono uno fuori dal mondo: nessuno ha il padre pescatore, a Torino poi.. >>

    << Non importa, dominus. Non si preoccupi. Nulla importa davvero.
    A noi son state date cose piccole a cui badare, qualche foglia ingialla, un rametto spezzato.
    In queste minuzie ci siamo beatamente perduti. E ci siamo resi, così, imprendibili.
    Eh sì, non ci prenderete mai! Abbiamo certi rivoletti e sentierini, noi,
    che voi neanche immaginate, cari signori del mondo. Non ci prenderete nella vostra rete, maramao.
    Ci resta soltanto, caro dominus, un sottile dolore,
    come una puntura che ci prende, a volte, all'imbocco dello stomaco.
    Questo sì, un punctum. Qualcosa che non va né su né giù.
    Come un cucchiaio di minestrone e noi lì, come cretini,
    senza un bicchiere d'acqua che riesca a mandarlo giù. >>




    C O M M E N T O & T R A M A


    Insieme a La gallina volante, Palline di pane, La scuola raccontata al mio cane, Che animale sei?, Più lontana della luna, E se covano i lupi, La narice del coniglio, La felicità del galleggiante e Togliamo il disturbo si presenta, nel suo grande piccolo, anche “Una barca nel bosco”.
    Questo capolavoro, assieme ai libri sopracitati, deriva dalla mente di Paola Mastrocola: nata nel 1956 insegna lettere in un liceo scientifico.
    Basta un’attenta analisi della copertina del libro a far riconoscere la metafora del titolo: Una barca nel bosco; infatti il ragazzo si presenta esile, dal taglio di capelli corto e con un naso pronunciato.
    Questo quadro si spezza con lo sfondo, disegnato e colorato con tinte che sfociano nel blu e nell’azzurro.
    UNO, DUE, TRE, QUATTRO e CINQUE sono i capitoli che scindono il libro in –appunto- 5 parti differenti, che a loro volta sono suddivise in episodi dai titoli più svariati.
    Di cosa trattano i capitoli? La trama intera narra la “sformazione” -come la stessa Mastrocola dice- di Gaspare Torrente.
    Egli è un adolescente che per la sua ingenua età può compiere voli simili a quelli di un albatros: traduce Orazio, legge Verlaine nella lingua originale e possiede una collezione di 10 a scuola lunga come il Po, fiume a cui si affezionerà poiché vi camminerà molte volte accanto, seguendone lo scorrere.
    Anche se Gaspare non è abituato ad una portata come quella del Po, bensì a quella dell’Isola su cui viveva con la sua famiglia: suo padre, da pescatore quale era, lo abituava alle onde del mare e alle strategie da adottare con esse; non sono stati, questi, insegnamenti così cattivi: il ragazzo se li porterà avanti per tutto il suo cammino di crescita.
    E questo suo cammino prevede un trasferimento a Torino dalla Zia Elsa, così da far studiare Gaspare in una buona scuola e permettergli di affinare le sue potenzialità.
    I primi giorni scolastici però non sono come il ragazzo se li aspettava: compagni uniti in “branchi” e modo di vestire “alla moda” spiazzano Gaspare portandolo verso una nuova formazione del suo Ego.
    L’intreccio è composto da piccoli flashback ripercorrenti frammenti della storia saltati dal narratore, il quale è di tipo interno; il protagonista è il narratore stesso.
    L’opera si adatta e coincide coi giorni nostri, e tratta tematiche modulate dalla mentalità di un ragazzo che dapprima vivente nella sua “isolata isola” sembra nascituro in una società “piena e varia” come quella di città, in questo caso Torino, dove si svolge la storia; anche se in piccola parte vediamo la trama spostarsi sulla sua isola natale, di cui non viene indicato mai il nome.
    Gli spazi sono descritti in modo particolareggiato; elemento, questo, che mostra i pensieri “pignoli” del protagonista, spesso indeciso e pensieroso, dall’animo in continuo contrasto fra la sua vera personalità e quella che gli permetterebbe un po’ di popolarità e “l’accettazione” da parte dei suoi coetanei.
    Tra le sue passioni due sono quelle che in lui non smetteranno mai di esistere: le piante ed il latino.
    “L’ avulso Furio”: è così che lo ha sentito per nome la prima volta: l’unico vero e sincero amico di Gaspare che ha sempre un consiglio pronto per lui e che riesce a capire il protagonista. Ha una sola e profonda passione: costruire, ideare e realizzare suoi peluche. Caratterizzato da una famiglia “inusuale per la normalità”, possiede una madre archeologa ed un padre statista.
    La madre di Gaspare è nota per le sue “polpette” che a loro volta sono famose per il loro odore di fritto. Infatti ella apre una gastronomia per riuscire a mantenere se stessa ed il figlio in una città che richiede prezzi alti come Torino. Sembra soffrire nel vedere il cambiamento del figlio che da fanciullo intelligente diviene un fannullone e scansafatiche –viene usato spesso da lei il termine “bamblinare” – che, secondo il suo punto di vista, non apprezza tutti i sacrifici che lei fa solo per lui.
    Già accennato sopra, il padre di Gaspare lavora come pescaiolo nell’isola: si presenta ricco di aspettative per il figlio che sa che non lo deluderà.

    Oltre al commento generale qui sopra –sempre fatto da moi- voglio aggiungere una piccola impressione soggettiva.
    Un capolavoro, se non il libro che posso definire “mio preferito”.
    In quest’opera ho visto un tentativo di afferrare con una pinza diversa i problemi dell’adolescenza: la Mastrocola sembra avvicinarsi ai giovani non sminuendo le loro problematiche, bensì analizzandole e interpretandole fino a fondo.
    Il mio giudizio su questo libro, che a momenti mi ha fatto ridere e in altri mi ha commosso per davvero, non può che essere positivo. I temi mi hanno stimolato un’intensa riflessione e la trama mi ha tremendamente appassionato.

    A tutti quelli che amano le isole
    o che sono, essi stessi, un’isola.


    SPOILER (click to view)
    Carlo Croce
     
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7 replies since 18/5/2011, 19:13   1429 views
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