Dusk

Terzo atto di MOK

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  1. JT.
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    Twilight Player

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    Okkei, ciao a tutti, sono Benedetta Parodi.. le uova le uova le uova..
    Ok, bando alle ciancie, eccoci con un nuovo capitolo della fan fiction, e, ringrazio, come al solito: Nyx, Holy, Rei e The King per aver commentato il capitolo precendente, e, ovviamente, il prologo.
    A parer mio questo capitolo non è niente di che, non lo paragono orrendo, ma nemmeno carino.
    Ah! Durante il capitolo è presente una frase (o più :ahguru:) che potrebbe significare qualcosa di importante per il seguito della fiction.. individuatela :guru:
    Buona lettura!

    2. Non è colpa tua

    Il sole era appena sorto su Midgar, e Kairi, quella mattina, si svegliò un’ora prima del previsto. Si lavò in fretta e si diresse al letto, dove Sora risiedeva.
    Dormiva ancora, beatamente, ancora non si era svegliato.
    Kairi sospirò. Aveva passato cinque anni della propria vita a badare a lui, e in quel momento non aveva nessuno ad aiutarla, a stargli vicino.
    Si toccò le spalle accarezzandosi delicatamente, poi si avvicinò a Sora, poggiandogli una mano sulla fronte. Prese una pezza e la bagnò dentro un catino d’acqua, e la poggiò sul capo del castano.
    Era ancora avvolta in un asciugamano di lino, e si avvicinò al proprio armadio aprendolo, ed estraendone il suo solito vestito: rosa e comodo, anche per correre o per muoversi velocemente. Lo indossò in fretta, e poi sospirò.
    Sentii bussare alla porta, e aprì in fretta. Era Terra, che salutò con un cenno del capo la rossa.
    -Farò da guardia, non ti preoccupare, vai, portalo indietro- rassicurò, e la Custode sorrise abbracciandolo con affetto. Poi indossò una giacca, e sparì tra le vie di Midgar.

    Non amava uscire la mattina presto, e sarebbe voluta stare di più a curare Sora, ma doveva recarsi assolutamente dal proprio amico. Erano due anni che non ci parlava veramente, erano due anni che non lo vedeva per bene.
    Il suo amico d’infanzia era sparito due anni prima, per i sensi di colpa. Pensava di aver mandato lui in coma Sora, per avergli estratto con la bocca il Virus H dalla gola, e averlo ferito lui.
    Kairi sospirò, continuando a correre. Si guardò intorno, notando qualche mercante aprire la propria attività e qualcuno portare delle grosse casse all’interno di alcuni negozi.
    Era quasi arrivata all’uscita di Midgar, e, qualche minuto dopo, arrivò all’ingresso, dove alcuni carretti dei mercanti entravano nella città.
    Le guardie, ai lati, controllando i carri in entrata, vedendo se le merci fossero apposto.
    Kairi rabbrividì accarezzandosi ancora le braccia, facendo un passo in avanti.
    Poi guardò il bosco. Era pericoloso andare avanti, sarebbe potuta essere sotto gli sguardi di qualche brigante, o poteva essere assalita da qualche animale feroce.
    E allora cominciò a camminare tra la fauna, senza pensieri, senza preoccupazioni.

    -Lasciatemi! Non toccatemi luridi infami!- sentii delle urla, provenienti da qualche minuto di cammino dalla sua posizione. Scattò in avanti, correndo per soccorrere quella voce femminile.
    Si accostò a un albero, osservando ciò che succedeva. Tre uomini avevano appena accerchiato una donzella, leccandole con la lingua il collo e toccandole il seno e le parti intime, ridendo come maniaci.
    La donna tentò di divincolarsi, sferrando una ginocchiata nei testicoli di un uomo, ricevendo poi un violentissimo schiaffo. Si toccò la guancia, quando Kairi uscì allo scoperto. Impugnò il Keyblade, ed era tanto che non lo faceva, sferrando tre colpi veloci.
    Gli uomini svennero, e la donna, nel panico totale, prese a correre scappando. Kairi fece sparire l’arma, e sospirò incrociando le braccia.
    Infine, riprese a camminare. Un evento così non voleva più incontrarlo quel giorno, e sperava di non fare la stessa fine, ma si sarebbe comunque protetta.
    Lei doveva raggiungere Riku, e parlargli. Doveva riportarlo a Midgar, per tornare a vivere tutti insiemi, uniti. Non era colpa sua, Sora non era andato in coma per il suo egoismo, per la sua voglia di vivere.
    Sospirò ancora.
    Riku abitava vicino le montagne e vicino il bosco, lontano dalla civiltà. Si era costruito una casa da solo, e si allenava ogni giorno per diventare il più forte, per proteggere tutto e tutti.
    Per non fare gli stessi errori.

    Il sole era già alto nel cielo quando Kairi arrivò dinanzi la presunta casa del Custode dell’Alba, e sospirò, bussando.
    La porta era mezza aperta, ma nessuno la venne ad accogliere. Si accarezzò ancora con delicatezza le braccia, e poi entrò, lentamente, guardandosi intorno.
    Sentii dei rumori, come se qualcuno stesse lavorando con il martello. Guardò ancora con attenzione, e finalmente notò un ragazzo, anzi, un uomo, in ginocchio a imputare dei colpi di martello su un’asta di ferro. Grondava di sudore, e si teneva solamente una mutanda a coprire le parti intime, per non soffrire il caldo. Di tanto in tanto prendeva una brocca d’acqua lanciandosela sul viso, per rinfrescarsi, e ogni tanto la beveva, riempiendola di tanto in tanto.
    Tutto a un tratto si alzò, girandosi di colpo.
    E la vide.
    Kairi.

    -Cosa ci fai qui?- domandò, mettendosi a fare altre cose. Kairi lo raggiunse e lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla. L’argenteo si voltò, guardandola dritta negli occhi.
    -Sono venuta per portarti indietro- disse, schietta. Riku strinse i denti, scuotendo il capo.
    -No.. è colpa mia se Sora è in coma.. solo colpa mia- concluse, ma Kairi lo fermò ancora una volta.
    -Non dire idiozie, tu non hai fatto nulla!-
    -Ha succhiato il mio sangue infettato per salvarmi!-
    -Perché è un vero amico! Ha preferito salvare te che vederti morire!- cercò di farlo ragionare, ma fu tutto inutile.
    -Non sono capace a fare nulla, non sono riuscito a uccidere io Drake!- esclamò, estraendo il Keyblade. Sferrò un tremendo fendente all’asta di ferro, procurandogli un grosso graffio sopra.
    Kairi strinse i denti.
    -Drake era forte, ma siete riusciti a fargli male, e poi lui l’ha finito!- esclamò ancora, ma Riku socchiuse gli occhi, colpendo con un pugno una parete.
    -Io devo ucciderlo-
    -Finché non si presenterà, non dovrai fare nulla!-
    -Smettila! Tu non hai mai fatto nulla di concreto, e adesso parli a me di queste cose!?- esclamò, e strinse i pugni.
    Kairi chinò il capo.
    -Fai come vuoi, ma non dire che non ti avevo avvertito!- urlò, facendo per andarsene. L’argenteo la guardò, stringendo i denti e i pugni. Guardò il Keyblade, e poi lo lanciò contro la parete di legno, e l’arma si conficcò dentro.
    Kairi guardò il palmo della propria mano, scuotendo il capo.
    -Da quando quell’arma è comparsa nelle nostre vite.. ci ha sconvolto!- esclamò, avvicinandosi alla parete. Estrasse il Keyblade, e la guardò con odio.
    -Se vuoi sfogarti- iniziò Kairi, evocando la propria arma. La fece roteare, e la puntò verso l’argenteo.

    Riku scattò in avanti, tentando un fendente ai danni della rossa, che parò il colpo abilmente. Lo respinse, cercando un colpo con il manico dell’arma. Riku, però, fu svolto, e la colpì con un pugno all’addome.
    Kairi cadde in ginocchio, sputacchiando del sangue, e l’argenteo spalancò gli occhi. Aveva appena fatto del male alla sua amica.
    Gli si avvicinò, accarezzandole i capelli, e, in men che non si dica, Kairi lo respinse con un fendente. Balzò all’indietro sorridendo, mentre la rossa, con la manica della giacca, si pulì il poco sangue fuoriuscito.
    Riku scattò in avanti, e la rossa si abbassò leggermente e collocò il gomito in avanti, e l’argenteo evitò il colpo, per poi rispondere con uno schiaffo. Kairi fece spallucce, saltando in aria.
    La seguì con lo sguardo, e poi, tutto a un tratto, la Custode lo colpì con il calcio dell’arma alla nuca. Cadde in ginocchio, tossendo leggermente.
    Kairi scosse il capo, e poi si sentii senza forze.
    Riku l’aveva colpita con una magia, sottraendogli tutte le forze. Sorrise quando Kairi crollò a terra, respirando con fatica.
    Gli si avvicinò mettendosi alla sua altezza, e gli poggiò una mano sulla fronte, restituendogli le forze.
    La rossa si alzò.

    -Tornerai?- domandò Kairi, sorseggiando la tazza di tè.
    Riku si girò, guardandola dritta negli occhi. Poggiò la bevanda sul tavolino, e la incitò a fare lo stesso. Kairi annuì, poi l’argenteo le prese le mani.
    -Non posso, non potrei guardarlo in faccia- terminò, sospirando. Kairi chinò il capo.
    Era finita, non aveva più speranze, portarlo indietro era impossibile. Chinò la testa e sorrise leggermente, uscendo dall’abitazione e dirigendosi verso il cancello per l’uscita. Guardò la parete con uno squarcio molto grande, provocato dal Via per l’Alba dell’argenteo, e sospirò.
    Riku la guardò con le braccia incrociate, poi la rossa si girò un ultima volta.
    Non lo salutò nemmeno, e sparì nel bosco.

    Nell’alba sei finito,
    Nell’alba sei cresciuto,
    Nell’alba domini,
    Nell’ombra, morirai.

     
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