Tanto va la gatta al lardo...

One shot; Pairing:IchiRuki; Rat: verde

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  1. -M a r s h-
     
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    ~Bridges Burned

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    Konnichiwa a tutti, desu~ ^^
    Auguri Eneruccio!! Perché a me non sfugge niente °ç°
    *da trombetta allo scoiattolo*
    *sbuca banditore*
    Ebbene, io e la Je, di comune accordo, ci siamo date da fare e ce l’abbiamo fatta: oltre ogni previsione siamo arrivate a mettere il punto fine a questo poema epico che mi ricorda tanto una suburra (andate a lamentarvi dal mio prof di storia <.<).
    Diciamo più che altro che ho stressato la mia stella brillante!XD
    Non è stato un periodo molto roseo per quanto riguarda l’ispirazione… oddio, neanche per quanto riguarda la forma fisica, soprattutto la mia -.- Ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Sperando sia un buon testo, siamo riuscite a terminare questa one-shot su Bleach^^ Auguri Eneruccio, sono 18, benvenuto nel mondo dei grandi^^
    Parlo io che sono piccolina, nana, sfigatina e che non ho nemmeno 15 anni… *si rintana in un angolino sentendosi inferiore*
    Bando ai preamboli, spero sia venuto fuori qualcosa di apprezzabile^^




    Tanto va la gatta al lardo...



    Lei e il suo blocco da disegno: ultimamente non esisteva altro in quella testolina dai gusti artistici alquanto discutibili. Che fosse nell’armadio, seduta per terra o in una maniera veramente poco femminile sulla sedia girevole nella mia stanza, aveva poca importanza. Lei disegnava. Sgorbi. Ma li disegnava. E si divertiva. Questo è l’importante, no?
    Coniglietti, leoncini, fiori, creature indemoniate e smile diabolici erano la prassi. Ogni tanto variava un po’ la solfa aggiungendo qualche scarabocchio indecifrabile e incomprensibile, ma il suo repertorio in tal campo rimaneva comunque molto ristretto.
    E io come un emerito baka tentavo di coglierla alla sprovvista: magari l’avrei pescata a disegnare una pseudo divinità dalle fattezze di suo fratello, Kuchiki onii-sama. Quell’odioso pezzo di ghiaccio, amante di tutto ciò che fa schifo, fissato con lo yaoi e con quelle inutili e dannatissime leggi da rispettare che “infangherebbero l’onore della famiglia Kuchiki”… quel troglodita di Byakuya dai saldi princìpi medievali.
    -Yo Rukia!- la salutai spuntando dalla porta appena con la testa.
    Niente: sobbalzò appena ma rimase muta come un pesce. La mano destra che scorreva veloce sul foglio e lo sguardo concentrato che seguiva la linea in fase di elaborazione. Stavolta si era scelta una postazione comoda: la scrivania. Piena di matite temperate e di cancellature di gomma.
    Quando mi avvicinai, incuriosito e lievemente scocciato dalla sua eterna fissazione per quel disegno cretino- che dovevo ancora vedere ma che, sicuramente, era un obbrobrio-, lei, presa da chissà quale raptus nevrotico, si lanciò a pieno petto sul suo operato. Mi rivolse un’occhiata carica d’astio e io, sbuffando, decisi di romperle un po’ le scatole, come lei fa con me.
    -Cosa combini da tre giorni a questa parte? Un altro Chappy in versione shinigami o hai deciso di stupire il mondo disegnando finalmente qualcosa di rassomigliante ad un possibile soggetto?-
    Con le frasi infinitamente lunghe me la cavavo e, quando non erano in programma discorsi pieni di insulti verso una certa testa d’ananas, il mio passatempo consisteva nel farla montare su tutte le furie. E, puntualmente, mi prendevo qualcosa in testa…
    -Cosa potrebbe mai importare a te di quel che faccio, eh Ichigo? Vai a saltare la corda, su! Levati dai piedi, ho da fare razza di idiota…-
    Seccato, ringhiai. Come si permetteva quella nana? Non aveva nulla da spartire con me, non aveva la possibilità di darmi ordini, semmai ero io quello che doveva levarsela dai piedi. Come un gatto, prendendola per la collottola.
    -Rukia onee-chan, Ichi-nii! La cena!-
    Bene, ultimo problema. Dovevamo uscire da quella stanza. Ovviamente mi avrebbe sbattuto fuori a calci, volendo essere l’ultima ad uscire per nascondere il suo disegno, il suo obbrobrio. Non potevo dargliela vinta, quella scema mi avrebbe preso per un rammollito vita natural durante. E dato che il mio ruolo è quello di shinigami a tutti gli effetti… più o meno la mia “vita” sarebbe stata molto lunga.
    Inaspettatamente Rukia, dopo aver armeggiato un po’ col blocco, si alzò dalla sua posizione e si avviò verso la porta, lanciandomi un’occhiata che avrebbe incenerito un albero.
    Curioso più che mai, mi avvicinai furtivo al blocco da disegno -non si sa mai, Kon è sempre in agguato per difendere la sua adorata sorellona- : “Fottiti Ichigo”.
    Brutta…!
    La fissai silenzioso per tutta la durata del pasto, lanciando maledizioni e borbottando improperi a non finire; lei invece aveva stampato in viso un malefico sorriso che le percorreva il volto, andandole da un orecchio all’altro. Mi alzai di scatto, impilai tutto nel lavello e, ignorando mio padre in volo, pronto a dirmi che era maleducazione alzarsi quando c’era ancora qualcuno -tutti- a tavola, mi defilai nella mia stanza.
    Sordo alle lamentele provenienti dal piano di sotto, chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai fuggire un urletto isterico. Davvero, era troppo per i miei nervi.
    L’anta dell’armadio si aprì con uno scatto, scorrendo verso sinistra, e Kon, in volata, planò verso di me con la grazia di un elefante. Assieme a lui scivolò a terra un foglietto colorato. -Non provarci nemmeno a trattare male la mia onee-chan, io…io… ti attacco al muro!-
    -Tu cosa?- lo afferrai a mezz’aria e lo lanciai fuori dalla finestra. Nessun problema. Yuzu l’avrebbe trovato e vestito con pizzi e merletti e gli avrebbe fatto prendere il the con gli altri peluche. Al solito.
    Mi alzai per richiudere quello che da non so quanto tempo non era più il mio armadio, e presi in considerazione solo allora il pezzo di carta sul pavimento.
    Che fosse quello l’ultimo scarabocchio di Rukia?
    Curioso come un castoro, lo afferrai sistemando gli angoli piegati verso il disegno stesso. Non ci avrei giurato, quei geroglifici erano quasi indecifrabili, ma intuii subito la mia sagoma dall’arancione fosforescente che aveva usato per fare i miei capelli.
    L’altra puffa con in mano una pseudo-zampakuto doveva essere lei. E quel girasole con le zampe era indubbiamente Kon.
    In effetti come disegno non era venuto così male, più che altro era tutto sproporzionato. Il leoncino- girasole stava scappando da me e da lei, al suo inseguimento; a giudicare da come l’aveva ritratto, esclusi certi segni fuori dai bordi, sembrava l’avessimo già lanciato nella tazza, seppellito in giardino, tirato fuori, dato in pasto al demonio fatto persona -Yuzu, dato che aveva addosso un abitino rosa e un fiocchetto in testa- e poi infilzato con qualunque cosa appuntita.
    Stavolta quella nana aveva fatto qualcosa davvero niente male, per i suoi standard s’intende. Riuscivo a vederci anche qualcosa di estremamente tenero in quel lavoretto da prima elementare. Di fatto, quelli in cui riempivamo di botte Kon, erano alcuni di quei pochi momenti in cui ci trovavamo completamente d’accordo. Il nostro unico pensiero era quello di massacrarlo fino a fargli uscire ovatta dalle orecchie.
    -Ichigo…-
    Cazzo, Rukia! Era entrata dalla porta senza che me ne accorgessi. E dire che doveva essere chiusa! Merda. I suoi occhi erano ridotti a due fessure, i pugni stretti, il viso completamente rosso di rabbia.
    “ ’Sta volta l’ho fatta grossa, non la scampo, per me è finita!”
    -Ichigo cos’hai in mano?-
    -N-niente… perché?- borbottai nascondendo il foglio dietro la schiena.
    Si avvicinò minacciosa, mentre un ringhio le risaliva dalla gola. Sarà anche una bimbetta minuta e sottile, ma mena! Certo, sono più grande, più forte, più imponente ma lei è molto più furba di me, se si tratta di queste cose.
    -Oh, avanti! C’è Kon libero che non vede l’ora di lanciarsi tra le tue braccia…-
    L’idea non la sfiorò nemmeno. Fece scrocchiare sonoramente le nocche, minacciose.
    Abbandonai qualunque tentativo di deviare la sua attenzione su qualcun altro.
    Mi lanciai dalla finestra lasciando cadere il foglio per terra. Meglio un voletto dal secondo piano -anche se non sarei mai caduto, sono uno shinigami figo, io!- piuttosto che passare per le sue mani. Decisi che non sarei tornato a casa prima di sera, ne valeva della mia sanità fisica.

    Edited by -M a r s h- - 18/9/2010, 21:45
     
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