Babilonia 2

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  1. _Holy
     
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    BABILONIA 2





    Il bianco infinito che tergiversava nella stanza, era paragonabile all'enormità del cielo stesso.
    Cruor Coris avanzava, come una figura parzialmente dissolta nella nebbia, avanzava verso la verità...
    Si fermò, come se avesse percepito la presenza di qualche strambo personaggio, e ne ebbe la piena certezza nel momento in cui lo incontrò...
    L'angelo che gli si parò di fronte, era lo stesso che aveva incontrato quella notte misteriosa, era lo stesso... Che aveva dimenticato [Vedi "Una Pista Da Seguire"]

    L'angelo sorrise... Ed il demone fece altrettanto!


    PROLOGO DELLA NEBBIA
    Ciò che si estendeva dal mare etereo, ai cancelli della città di Accidia, era un affresco di completa distruzione ambientale e non.
    Corpi mutilati stavano lì, sotto la pioggia battente, ad aspettare che il tempo li degradi.
    Ed il castello del re Pilatte, un tempo rigoglioso complesso di una mascherata nobiltà, era ora una struttura come dilaniata dai postumi di qualche sisma.
    Si trattava di un panorama splendido e poetico, che all'infuori della sua sadica natura, sapeva regalare emozioni che andavano ben oltre il ribrezzo o il senso raccapricciante.
    Ma la magia nell'ammirare un simile paesaggio, sarebbe andata distrutta in seguito ad aver udito le prime lamentele da parte di gente che non era ancora morta! Che giaceva sotto quei massi spigolosi ad attendere una morte che li avrebbe salvati dal dolore.
    Uno di quei lamenti strazianti, proveniva dall'interno del castello stesso, ma nessuno lo avrebbe potuto udire al di fuori della struttura stessa.
    Colui che lo udì, decise di rincorrerlo, come per cercare un tesoro.
    La figura straniera e sana, trovò l'origine di quel suono: un'uomo tenuto ancorato al suolo da una colonna decaduta sulle sue gambe.
    Il figuro in pericolo... Era Pilatte!
    Vi fu uno scambio di sguardi tra i due individui, ma i sentimenti che i loro occhi volevano rappresentare, erano in netto contrasto tra di loro; Pilatte sembrava chiedere "Pietà", e l'uomo sembrava voler dire "Morte!".
    Il re, in quella posizione affamata di un qualunque barlume di speranza, chiese - Chi sei tu?! -
    Il visitatore, rispose cortesemente, con una pacata voce stridente - Io sono il giudice ed il giudicato, son colui che così è sempre stato! -
    Ma Pilatte non capì - Liberami, chiunque tu sia! Liberami e ti proclamerò sovrano di una mia città! -
    - Non hai capito a quanto vedo, ma non è ricchezza ciò che chiedo! -
    - Non... Non è ricchezza?! Chi mai potrebbe rinunciare ad una città come Nazareth? -
    - Loco pien di peccatori, farabutti e truffatori! -
    - DANNAZIONE! LIBERAMI SUBITO, TE LO STA CHIEDENDO UN RE! -
    - Qual nobile sovrano potrebbe mai pregarmi? Io son qui per la tua vita, questo è ciò che devi darmi! -
    E a quelle parole, Pilatte andò in crisi, volle liberarsi assolutamente, ma purtroppo non disponeva di molte forze, perciò si rassegnò immediatamente.
    Ma in egli brillava ancora una scintilla, voleva vivere!
    - Dimmi chi sei! Sei forse il responsabile di tutto questo?! -
    - Esatto! Io son colui che ha portato distruzione nei tuoi ranghi! Son colui che ha decimato i tuoi cavalieri stanchi! Sono il corvo nero della discordia! -
    E lì, Pilatte non ebbe più parole.
    - Ma sono anche colui che tu hai rinnegato! Son colui che dalle tue braccia mi son salvato! Son tuo figlio! -
    - Che... CHE COSA?! Tu sei pazzo! Sei un pazzo! -
    - Guarda in faccia la verità, e affrontala con un minimo di dignità! - Con queste parole colme di mistero, quel misterioso visitatore si sfilò la maschera sorridente che indossava, e svelò il suo volto - Guardami! Non mi riconosci?! - Disse poi.
    - Ma... Tu chi diamine sei?! - Ebbe bisogno di qualche secondo per realizzare - Certo! Ora ricordo, tu sei quel cavaliere!! -
    - Si, ma quale? -
    - Quel novellino... Quel ragazzo!! -
    - Già... E sai cosa è succesos qui?! -
    - Ma tu che centri con tutto questo?! -
    - SAI COS'E' SUCCESSO QUI?! - Ripetè con rabbia.
    - ... ... Siamo stati fatti a pezzi da dei... Demoni! -
    - Si! Demoni! Demoni mandati da me, così come tutte le altre piaghe che ti hanno afflitto! E' quel che ti meriti per aver peccato così tanto! -
    - MALEDIZIONE! LIBERAMI SUBITO! -
    Gli prese il volto dal mento, ed esclamò con sadica freddezza - No! -
    Sfilò poi dalla manica dell'abito, un pugnale affilato con il quale sgozzò il re.
    Lo lasciò lì, a rantolare sul suo stesso sangue zampillante a fiotti, ed i suoi lamenti non si sentirono più...

    Una carta raffigurante un giullare sarebbe rimasta in quel posto eternamente, accanto al suo corpo... E avrebbe testimoniato il passaggio di quel mostro!




     
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