IL SOGNO PIù BELLO

-Ero circondata da una frotta di Shadows e un ragazzo con una Kayblade li eliminava uno ad uno per liberarmi. Poi s'inginocchiò e mi tese la mano: "Tutto a posto?"-

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  1. Aledragon
     
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    FELICITÀ O NECESSITÀ
    - Capitolo 12° -





    Mentre entravamo nella Città, ad est già spuntava l'alba: cominciava il quarto giorno del nostro viaggio.
    Andammo a bussare al Laboratorio del dottor Finkenstein per salutare Jack e compagnia.
    Non rispose nessuno.
    <forse sono tutti da Babbo Nachele…>, ipotizzò Sora. Mi venne da ridere a quel strano appellativo di Santa Claus. Immaginai il povero Babbo alle prese con Jack e le sue manie di condurre il Natale.
    "Povero Babbo Natale…".
    Invertimmo la marcia e riattraversammo il Cimitero per raggiungere la Citta del Natale.

    Già il sole era sorto e rischiarava il cielo. Il Cimitero non era più così lugubre al mattino.
    Non incontrammo ostacoli fino all'entrata della casetta rossa di Babbo Nach… cioè, di Babbo Natale.
    Il buon vecchio, barbuto candido e vestito di rosso, ci accolse benevolmente non appena entrati. Si alzò -con qualche difficoltà- dalla sedia e ci salutò con calore:
    <sora! Bentornato!>, sorrise contento. <benvenuti anche voi>, aggiunse poi guardandoci tutti.
    <ciao Babbo Natale! Questi sono i miei amici>, ci presentò Sora.
    Il Babbo rise educatamente; poi si fece serio:
    <mi aspettavo il tuo arrivo>, disse a Sora, <da un momento all'altro… So tutto. Fate con tranquillità tutto quello che dovete>, aggiunse.
    <grazie. Cercheremo di non creare disordini>.

    Dopo esserci congedati dal Babbo, ci mettemmo al lavoro: ci dividemmo a cercare la serratura con lo stesso sistema che avevamo adottato ad Agrabah.
    Io mi diressi verso la Foresta che precedeva la collina nevosa; scalata questa, dopo essere caduta un paio di volte sulla neve, attraversai il passaggio che conduceva a destinazione, al quale si accedeva passando per un albero secco.
    Sollevata per non aver ancora incontrato nemici, attraversai la foresta, buia nonostante il sole fosse alto, e il Cimitero.
    "Uffa! Ma dov'è la KeyHole!?".
    Ripensai alla mia vana ricerca della serratura ad Agrabah, alle magie che avevo imparato e alla passeggiata con Sora. Poi la visione degli occhi adirati di Alexiass attraversò la mia mente.
    Sto proprio andando dalla parte opposta di dove vorrei andare…
    Forse il mio Nessuno aveva ragione? O avrei dovuto ignorare i miei sentimenti e fare quella che a me sembrava la cosa più giusta?
    Mi si strinse lo stomaco.
    Sarei rimasta più che volentieri sulle Isole del destino, al fianco del bel Riku e insieme a Sora e Kairi per sempre. Il quadretto appena dipinto mi apparve come il perfetto ritratto della mia felicità futura. E poi, perché tornare sulla Terra? Mi aspettava qualcosa di meglio forse lì?
    Rividi il mio corpo senza vita sul lettino dell'Ospedale e la mia famiglia -papà, mamma e mia sorella- tristemente uniti accanto a me.
    "Loro mi vogliono bene".
    Anch'io ne voglio a loro.
    "…Ma voglio… bene anche a Riku… e poi ai miei compagni di avventura…".

    Soppesai mentalmente i due estremi della bilancia: da una parte la mia famiglia sulla Terra; dall'altra, i miei amici e il ragazzo che mi piaceva in un Universo parallelo.
    La logica mi portava a dare maggior peso ai miei genitori e a mia sorella e in generale a tutta la mia esistenza di sempre.
    Il mio cuore si ribellava e faceva scendere più in basso il piatto con dentro Riku e tutti gli altri.

    Misi le mani ai capelli e sospirai, frustrata.
    Il mio respiro risuonò solitario tra le bare rischiarate dal sole. Mi imposi di non pensarci più e di andare avanti:
    "Come verrà, si vedrà…!".
    Attraversai un cancello in ferro battuto e cominciai a girare attorno alla Collina Ricciuta. Ormai avevo perso la speranza di trovare la serratura, tuttavia continuai a cercare attentamente guardandomi bene intorno.
    Dopo circa un mezzo giro, spuntarono gli Heartless dal terriccio secco. Estrassi la KeyBlade e mi preparai ad affrontare i mostriciattoli.


    * * *


    La mamma entrò nella stanza d'ospedale in cui giaceva il mio corpo inerte.
    Aprì le finestre per far entrare la luce e gettò via un mazzo di margherite quasi appassite dal vaso sul comodino, accanto al lettino candido.
    Accarezzò i miei capelli e avvicinò il suo viso al mio per baciarmi sulla guancia e sentire il mio respiro regolare, ma sempre più lento.
    Una donna entrò nella stanza bussando sulla porta aperta: bionda, forse della stessa età di mia madre e bella come lei. Teneva fra le mani un ricco mazzo di fiori colorati, insieme ad un biglietto di auguri di pronta guarigione.
    Le due si guardarono meste.
    <ciao …>, salutò la sconosciuta.
    <entra >, fece mia mamma. Accettò i fiori e li sistemò nel vaso dopo aver sostituito l'acqua.
    <respira ancora>, aggiunse dopo un po'. <e' un miracolo>.
    La donna sorrise mesta.
    Mia madre la guardò e chiese cauta:
    <si è svegliato?>
    <no, non ancora…>, la voce dell'altra donna s'incrinò. <ma il Primario ha detto che si sta lentamente spegnendo…>. Scoppiò a piangere e abbracciò forte mia madre.
    <dai, fatti coraggio. I nostri figli se la caveranno, tutti e due>. Una lacrima scese solitaria e silenziosa lungo lo zigomo sottile di mia mamma e scivolò lungo la guancia.
    Mia madre chiuse gli occhi e si abbandonò all'abbraccio.



    * * *


    <fuoco!>, gridai spazientita innalzando la Scintilla del Cuore verso il sole.
    Una cerchia di fiamme mi circondò e ruotando si allargò spazzando via i nemici più vicini.
    Combattevo da quasi un quarto d'ora e gli Heartless continuavano a spuntare dal nulla numerosissimi. Avevo quasi terminato la scorta di pozioni ed etere.
    Un boato in lontananza spaventò i mostriciattoli e attirò la mia attenzione: verso la Città del Natale, un fulmine indicò che uno dei miei compagni era riuscito a trovare la KeyHole.
    <si'!>, esultai.
    Abbandonai il combattimento e con la KeyBlade in mano corsi verso la Foresta.
    Non appena m'inoltrai fra gli alberi, ebbi un attimo di smarrimento. Ero entrata dalla parte sbagliata? Avevo completamente perso il senso dell'orientamento.
    "Da che parte?".
    Era buio pesto. Non riuscivo a distinguere il sentiero sotto i miei piedi. Il profilo degli alberi secchi di fronte a me appariva nuovo. O forse no?
    Decisi di affidarmi all'istinto e avanzai per qualche metro. Il buio cominciava ad essere meno fitto. Mi rincuorai e procedetti più celermente.
    Non abbandonai mai la stretta sulla spada: mi dava conforto.
    Un improvviso fruscio di foglie secche alla mia sinistra mi fece trasalire. I battiti accelerarono. Mi preparai a difendermi facendo dietro front, schermandomi con l'arma orizzontalmente rispetto al mio corpo. Indietreggiai guardando verso l'oscurità della selva. Notai sulla neve una scia di orme piccole e regolari sovrapposte alle mie.
    Qualcuno mi sta seguendo!
    Cominciai ad agitarmi: mi sentivo osservata.
    Retrocedevo con passi sempre più lunghi, quasi correvo all'indietro, facendo attenzione a non scontrarmi con un tronco. Ero pronta a lanciare una magia.
    Un altro rumore alle mie spalle mi fece voltare di scatto. Mi bloccai e puntai in avanti la KeyBlade.
    Vidi contro luce una sagoma spostarsi rapidamente alla mia destra, ma non abbastanza da impedirmi di colpirla:
    <ghiaccio!>.
    La magia congelò un tronco vecchio e fragile e… qualcos'altro: un braccio!
    <ahh! Vacci piano, signorina!>, mi rimproverò una voce maschile che non mi veniva nuova.
    La sagoma si fermò davanti a me, le mani sui fianchi.
    <jack?>, chiamai incerta.
    <come sai il mio nome!?>, chiese sorpreso quello.
    <oh… Jack! Mi hai fatto prendere una paura…>. Lo superai per raggiungere lo spiazzo in mezzo alla Foresta, dove c'era maggiore illuminazione. Una decina di metri più avanti, c'era il tronco marcio che permetteva di entrare nella Citta natalizia.
    Jack Skeleton mi seguì confuso.
    Quando fui nel punto più luminoso della radura, mi voltai a guardarlo mentre mi raggiungeva circospetto. Feci scomparire la spada e allungai la mano per stringergliela:
    <ciao!>, sorrisi <io mi chiamo Alessia e sono un'amica di Sora>, mi presentai.
    <oh…>, mi strinse la mano. <lieto di conoscerti, allora…>. Rispose al mio sorriso.
    <stavo giusto andando da lui, nella Città del Natale>, indicai con il pollice il tronco alle mie spalle. Annuì tranquillo:
    <bene, anch'io stavo andando da quelle parti!>.
    <perfetto>.
    Ci incamminammo fianco a fianco verso l'entrata del passaggio. Per tutto il tragitto, fino alla piazzola innevata di fronte alla casa di Babbo Natale, non parlammo.
    Quando giungemmo di fronte alla giostra guasta, vidi Kairi sull'estrema sinistra della piazza, davanti all'ingresso della pista innevata circolare. Mi congedai da Jack e la chiamai. Lei agitò le braccia in risposta. La raggiunsi correndo.
    <sei arrivata! Ti stavo aspettando>, indicò la pista, dove i ragazzi stavano dialogando.
    <tutto fatto?>, chiesi. Un fiocco di neve mi si posò leggero sul naso.
    <sì: non appena Riku ha trovato il KeyHole, Sora è arrivato subito>. Altri fiocchi caddero attorno a noi danzando.
    Sora, al centro della pista, impugnava ancora la Weapon.
    Riku guardò il cielo, coperto di nuvoloni grigi:
    <nevica…>.
    L'amico, a sua volta, guardò all'insù e ripose l'arma.
    Kairi ed io ci unimmo allo spettacolo.
    <che bello…>, sussurrai meravigliata.
    Una miriade di puntini bianchi e leggeri volteggiava tutt'intorno a noi, ricopriva ogni superficie come un soffice tappeto luminoso. Io mi guardavo intorno, persa nei ricordi di quand'ero piccola, quando avevo visto la neve per la prima volta.
    <dai, vieni!>. La voce entusiasta di Kairi mi distolse dai ricordi. Stava trascinando Sora per la pista prendendolo per mano. <danziamo! Dai!>, ripeteva ridendo come una bambina. Dopo qualche istante d'imbarazzo, finalmente Sora si lasciò coinvolgere in un valzer senza musica, scandito dalla felicità di essere assieme alla sua ragazza, e rise a sua volta spensierato e contento.
    Presi Riku per il mantello e con un cenno gli indicai di allontanarsi assieme a me per lasciare i due un po' da soli.
    Una volta abbandonata la pista, mi allontanai ancora un poco e mi sedetti sul marciapiede colorato. Riku mi imitò e si sedette accanto.
    <scusa se ti ho tirato così. Volevo che si godessero il momento in pace… una buona volta>. Parlavo piano, quasi sottovoce. Capì e sorrise:
    <era il minimo di discrezione che avremmo potuto regalare loro>, disse fissando un punto vuoto.
    Annuii. Ci furono degli attimi di silenzio.
    <stai bene?>, mi chiese poi con tono improvvisamente premuroso. <prima sembrava che avessi gli occhi lucidi…>
    <sarà il freddo>, mentii. <non ci sono abituata>. Non osai guardarlo in faccia.
    <hmm…>.
    Vidi da lontano Babbo Natale che agitava un braccio nella nostra direzione. Scesi alla svelta dal marciapiede e, dopo aver aspettato Riku, mi affrettai a raggiungerlo all'ingresso della casetta rossa, sul lato opposto di dove ci trovavamo poco prima.
    <entrate>, ci invitò sorridendo benevolmente.

    Una volta sistemati di fronte al caminetto, Babbo Natale si sedette alla poltrona rossa e rise piano:
    <realizzare i desideri di persone tanto buone, mi rende sempre molto lieto>, disse come per giustificare la sua espressione beata. Non potei non sorridere.
    Sospirai.
    <sapete, anche voi due siete sulla lista dei buoni>, riprese il Babbo. <ma non avete ancora espresso un desiderio preciso, qualcosa che vi piacerebbe avere o realizzare. Ed io vorrei tanto farvi un regalo, per ringraziarvi di tutto quello che state facendo: per l'Universo intero, per i vostri amici,…>.
    Il mio sguardo si rivolse automaticamente al ragazzo seduto al mio fianco e incrociò il suo. L'espressione indecifrabile.
    Arrossii leggermente e tornai a guardarmi le scarpe.
    <la mia vita va benissimo, così com'è, non vorrei cambiare niente. Ho tutto quello che mi serve per essere felice…>. Senza guardarlo, sentii che Riku sorrideva mentre pronunciava quell'ultima parola.

    <ragazzi!?>, si sentì chiamare allegramente dall'esterno. Riku si alzò e dopo essersi congedato con un cenno di gratitudine, uscì dalla casetta per farsi vedere dagli altri due.
    Vidi Riku raggiungere Kairi e Sora vicino alla giostra attraverso la finestra.
    Prima che potessi muovermi, Babbo Natale mi chiese:
    <e tu? Non c'è proprio niente che posso fare per te?>.
    Lo guardai incerta.
    La sua espressione divenne grave:
    <riku è proprio un gran bravo ragazzo. E' modesto e generoso -anche se a volte a modo suo>. Sorrisi a questa affermazione. <spero che un giorno si decida a chiedere qualcosa, qualsiasi cosa: non gliela farò mancare>. Il suo tono divenne deciso.
    Meditai un po' su quelle parole.
    Quando alzai lo sguardo, il Babbo mi osservava assorto, come nel tentativo di capire che cosa io stessi pensando. E forse lo sapeva, chissà?
    <babbo… ti ringrazio per la generosità. Neanch'io ho qualcosa da chiederti. Grazie comunque>. Mi sforzai di sorridere serena.
    Mi alzai per salutarlo e fuggire via in tempo, prima che potesse approfondire l'argomento.
    Probabilmente la mia espressione mi tradì, perché Babbo Natale si accigliò e sorrise mesto:
    <non mi permetteresti di alleviare un po' la tua sofferenza?>, chiese dopo un po' cauto.
    Mi voltai per un secondo verso la finestra: i miei amici stavano giocando fuori a tirarsi le palle di neve.
    Tornai a fissare il Babbo; lentamente mi sedetti per terra con le gambe incrociate. Misi ordine tra i miei pensieri.
    <c'è una cosa che io desidero…>, cominciai. Il buon vecchio mi esortò a continuare.
    Mi schiarii la voce: <…un consiglio. Perché l'indecisione mi sta logorando>. Sul finire la frase la mia voce tremò. Mi tornò in mente il sorriso trionfale del mio Nessuno.
    Poco alla volta, raccontai a Babbo Natale la mia situazione. Fu un sollievo, come scrivere i miei pensieri e le preoccupazioni su un diario segreto. Sorvolai sulla mia cotta per Riku, ma espressi il desiderio di rimanere con i miei tre amici sull'isola.
    Il Babbo annuiva, senza mai interrompermi. Non sembrava mai sorpreso, come se stesse ascoltando una storia conosciuta. Piuttosto, notai il suo interesse per quanto riguardava Alexiass e il suo tentativo di persuadermi a non tornare più sulla Terra.

    <… Ha detto che non si sarebbe mai unita a me se avessi scelto di non restare sulle Isole del Destino>.
    Sospirai. Mi sentivo più leggera dopo aver raccontato tutto.
    Babbo Natale si fece pensieroso e chiuse gli occhi per una manciata di secondi. Io non aggiunsi più altro.
    Il vecchio tossì:
    <… Hmm, non preoccuparti per il tuo corpo sulla Terra. Hai un cuore forte: resisterà finché non avrai deciso. Il tempo a tua disposizione è più che sufficiente>, mi assicurò. Annuii.
    <quella che mi preoccupa è il tuo Nessuno. Vedi, tu sei un caso particolare, come anche lo sono Kairi e Sora.
    Tu hai perso il cuore sulla Terra, in seguitò all'incidente stradale>.
    Trasalii al ricordo.
    <… nel momento in cui hai trovato il passaggio oscuro, il tuo cuore si è ricreato un corpo uguale all'originale nel Regno della Luce. In pratica, è come se tu ti trovassi in due posti diversi -su Universi paralleli- contemporaneamente.
    Nel frattempo, essendo cessato il tuo stato di Heartless (ti trovavi già in quest'Universo, per tua fortuna), ed essendo tu risorta come persona vivente qui, nel Regno della Luce, il tuo corpo si è ulteriormente clonato, assieme all'anima, prima di essere rianimato dal cuore, ed è rinato come nuovo essere nel Regno Oscuro…>.
    <il mio Nobody…>, mormorai.
    Babbo Natale annuì con aria grave.
    <ora… la particolarità non è soltanto questa. Il Nessuno in sé è una creatura dotata di un'anima, di un corpo tangibile, ma non di un cuore. Non prova realmente sentimenti -almeno così sembra-, ma ricordano bene che cosa sia odio, amore, sofferenza,…
    In particolare, i Nobody nati da qualcuno con un cuore forte, possiedono una grande forza di volontà, spesso ereditata dall'"originale".
    Per questo, a volte, un Nessuno desidera l'opposto di quello che vuole il suo generatore. Comunque, i suoi principali obbiettivi sono di ritornare ad essere completo, riavere il proprio cuore>.
    <ma Alexiass non vuole… ha giurato di preferire l'incompletezza al ritorno sul mio pianeta>
    <proprio per questo sono preoccupato: la sua volontà di restare è talmente forte da impedirle di ragionare. Né lei né tu potete rimanere separate, finché esistete entrambe; io temo che la vostra non-unione, a lungo termine, svuoterà la vostra esistenza: finirete con lo scomparire, ovunque voi decidiate di stare…>.
    Le mie viscere si contorsero.
    "Scomparirò!?".
    Mi venne in mente il povero Roxas, dopo il suo ultimo dialogo con Namine prima di ricongiungersi a Sora.
    Adesso più che mai capisco come si doveva sentire in quell'istante ...
    "Ma se lui, il Nobody di Sora, aveva paura di scomparire… al mio Nessuno non importa niente della sua esistenza!? Non ci voglio credere!".
    Si accontenterebbe di scomparire pur di non lasciare le Isole?
    <ti ho turbata molto, vero?>. Babbo Natale interruppe il corso dei miei pensieri.
    <…No, Babbo. Grazie per i chiarimenti. Posso… chiederti una cosa…?>
    <dimmi pure!>, disse premuroso.
    <e' possibile che Alexiass incarni la parte di me che non vuole lasciare questo Universo?
    In questo momento, ho come il cuore spezzato in due. E' come se… il mio Nessuno sia consapevole soltanto di una delle due parti di esso. Non so se… mi sono spiegata…>.
    <perfettamente, Alessia. Volevo che tu arrivassi proprio lì>, affermò.
    Lo fissai interrogativa.
    <solo tu puoi convincere il tuo Nobody a ricongiungersi con te. Devi fare ragionare Alexiass, farle capire perché è fondamentale ritornare alla vita terrestre e cosa succederebbe se tu non lo facessi. Sembra che lei non ne capisca l'importanza.
    Naturalmente, sempre che tu decida di andare. Oppure, puoi rimanere e accontentare anche lei, così -sono sicuro- sarà più che disposta a integrarti.
    La scelta è tua. Comunque, non puoi vivere a metà per sempre. Ci tengo a ribadirlo, per la tua incolumità>.
    <non sarà facile persuaderla: è testarda. Come me, d'altronde>.
    Sorrise: <be', allora sfrutta i tuoi stessi punti deboli. E' come se dovessi convincere te stessa>, suggerì.
    <e' proprio questo il problema…>.
    Sospirai.
    <babbo, …non puoi far sparire la mia indecisione congenita, come regalo di Natale!? Sarebbe una gran comodità…>, scherzai.
    Rise divertito: <sarebbe una gran comodità per tutti, se si potesse fare!>.
    <peccato …>. Tornai seria: <grazie. Per tutto>.
    Gli sorrisi grata e lo salutai per raggiungere i compagni di viaggio, che ancora giocavano fuori.
    Babbo Natale ricambiò il salutò con calore e mi fece un piccolo dono: una bottiglietta splendente. "E' una pozione molto speciale", dichiarò.
    Lo ringraziai ancora e uscii dalla casetta rossa coprendomi bene.
     
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