Kingdom Hearts 3: Roxas Revenge

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  1. Ouelletism
     
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    Prologo

    Kingdom Hearts: Roxas's Revenge

    Fssz..bzsss....fszz...
    La sala in cui si trovavano era candida, limpida. C'era un tavolo al centro, con due sedie occupate da un ragazzo ed una ragazza, l'uno di fronte all'altra. I muri erano tappezzati di disegni , alcuni più precisi, altri simili a schizzi. Sulla parete di sinistra, vi era una grande finestra, coperta da tende bianche e trasparenti, che si spalancava sul giardino della villa.
    -Roxas,-esordì la ragazza bionda- ti ricordi il tuo vero nome?-
    Fssz...bzsss...fszz...
    -Numero 13. Roxas. Il prescelto del Keyblade.-
    Fssz...bzsss...fszz...
    -Xion...-
    Fssz...bzsss...fszz...
    La ragazza bionda era ancora lì. Aspettava una risposta da Roxas, ma il ragazzo non riusciva a proferir parola. Che strano, era sempre il primo ad alzare la mano in classe per rispondere alle domande dei professori, eppure in quel momento non riuscì ad aprir bocca.
    -Sai,-riprese la ragazza- tu e lui siete amici per la pelle?-
    Fssz...bzsss...fszz...
    Aveva dei lunghi capelli rossi, sparati in aria come fossero ingelatinati. Sulla parte superiore di ciascuna guancia, erano tatuate due stranissime lacrime al contrario. Era così buffo. Ed era suo amico. Il suo migliore amico.
    -Got it memorized?-
    Fssz...bzsss...fszz...
    -Tu non saresti mai dovuto esistere Roxas-
    Mai dovuto esistere...mai dovuto esistere...mai dovuto esistere...mai dovuto esist...
    Fssz...bzsss...fszz...
    -Roxas, i Nessuno come noi sono solo persone a metà- spiegò Naminè.
    A meta? Lui non era a metà. Era un normalissimo ragazzo di Crepuscoli, come Hayner, come Pence, come Olette. Come Sora...
    Sora?
    -Roxas, tu non sparirai! Diventerai completo!-
    La mano del ragazzo si mosse istintivamente sul suo petto. Era così freddo, irreale. E per la prima volta si accorse di non possedere un cuore. Buffo pensare di vivere senza un cuore, eppure lui stava vivendo... O no?
    Fssz...bzss...fszz...
    -Sora... le mie vacanze estive sono terminate-
    Non gli avrebbe potuto rispondere. D'altronde, sarebbe sparito prima del suo risveglio... Erano simili. Ma uno dei due era destinato a vivere, l'altro a sparire.
    Fssz...bzss...fszz...
    -Sora, sei un buon altro...-
    Si. Non poteva essere altrimenti.
    Ma si sa, la vendetta è un sentimento che va oltre ogni forma di amore, rispetto, passione e bontà d'animo. E questa era la sua, di vendetta.

    Restaurazione al 100%


    Roxas Revenge

    Erano passati circa otto mesi dalla distruzione di Xemnas. Sora, Riku e Kairi si erano finalmente ricongiunti ed avevano ripreso la loro tranquilla vita tra la scuola e l'isolotto in cui si riunivano tutti i pomeriggi per chiacchierare, fare i compiti, costruire zattere, raccogliere erbe, costruire collane, fare gare di corsa. Tutto continuava ad essere come quando la loro routine venne bruscamente interrotta dall'arrivo degli Heartless all'Isola.
    Intanto, a chilometri e chilometri di distanza, ma forse sarebbe più opportuno dire, a mondi e mondi di distanza, un temporale si stava abbattendo sul Mondo che Non Esiste. Che novità, direte voi. E in effetti, la pioggia in quel posto era sempre stata piuttosto consueta. Ma non è certo la pioggia che ci interessa, bensì quel varco nero che si era appena aperto in cima al Grattacielo della Memoria. Piano piano, prima un braccio, poi una gamba ed infine il resto del corpo, emerse una sagoma incappucciata, con un lungo mantello nero che lasciava intravedere a malapena la punta della scarpe del tizio. Stava aspettando qualcuno.
    In lontanza, si stavano iniziando ad udire suoni di passi felpati, uniti allo sciabordare della pioggia. Un uomo si stava dirigendo verso il grattacielo. Chiunque sarebbe passato in quel momento davanti a lui, non avrebbe potuto far altro che esclamare in tono di sorpresa: -Ooooh!- Si, “ooooh” era la parola adatta per descrivere l'uomo. Indossava una possente armatura placcata d'oro, con dei guanti in pelle marrone sulle mani. Il suo volto era nascosto da un elmo dello stesso colore dell'armatura, con due spuntoni che si potevano tranquillamente scambiare per un paio di corna. Al fianco, portava un enorme spadone nero, dall'elsa grande almeno il doppio di quelle normali. Ogni suo passo era accompagnato dal clangore della sua armatura di ferro, a contatto con il cemento del suolo bagnato. Il rumore era talmente assordante che superava addirittura l'incessante ululare del vento. Non sapeva precisamente perchè era lì, ma sapeva per certo che doveva esserci. Perchè qualcuno lo stava aspettando. Nessuno sapeva del suo ritorno, e questo sconosciuto sarebbe stato il primo. Arrivò al luogo dell'appuntamento con anticipo, ma sapeva che colui che lo stava aspettando era già lì. Un varco si aprì alle sue spalle, rivelando la presenza dell'uomo incappucciato, che non tardò a salutare il cavaliere.
    -Sei arrivato-
    La voce dell'uomo tradiva enormemente il suo aspetto. Da uno come lui, cupo, incappucciato e misterioso, ci si poteva aspettare soltanto una voce altrettanto cupa e misteriosa. Ed invece, il suo timbro era dolce, leggero. Era ovvio che quella sagoma non doveva avere molti anni, forse non era neanche maggiorenne. Il cavaliere impugnò la spada e la poggiò a terra, rispondendo alla figura appena arrivata con una voce leggermente metallizzata, per via dell'elmo che ricopriva il suo volto.
    -Mi stavi aspettando?-
    -Si, aspettavo proprio te- rispose il ragazzo.
    -Cosa vuoi da me? Come fai a sapere chi sono? Chi sei?- domandò il cavaliere, con voce forte e coraggiosa, non nascondendo però, un leggero timore, o forse prudenza, nei confronti del misterioso incappucciato.
    -Saprai presto cosa voglio da te, -iniziò a spiegare il ragazzo- non ti interessa sapere come faccio a conoscerti e... non ti interessa nemmeno sapere chi sono. Anzi... forse potrebbe essere molto più interessante, per te, sapere chi NON sono.-
    Un altro lampo rischiarò la zona. Il cavaliere riuscì per un attimo ad intravedere un ciuffetto biondo che sbucava prepotentemente dal cappuccio nel quale era stato costretto a nascondersi.
    -Non ti ricordi più, del tuo amico?- continuò il ragazzo.
    -Ripeto la domanda: CHE COSA VUOI DA ME?- Il cavaliere urlò, spazientito da questa situazione che lo intimoriva non poco, e nonostante fosse abituato ad essere coinvolto in situazioni spiacevoli, questa volta sembrava tutto così diverso. Sarà per la pioggia, per l'atmosfera tenebrosa che regnava incontrastava in quelle vie illuminate dalla fioca luce delle lampade al neon, o per la sensazione di pericolo che aveva iniziato ad avvertire non appena la sagoma incappucciata aveva rivelato la sua presenza, ma il cavaliere si sentiva piuttosto nervoso.
    -Voglio...un cuore... Soltanto un cuore!- urlò il ragazzo.

    Spalancò improvvisamente i palmi della mano e scintillando, apparvero due Keyblade. Un terzo Keyblade apparve ai piedi del ragazzo, che lo scavalcò e prese a correre in direzione del cavaliere. La sua reazione non si fece attendere: impugnò lo spadone e lo frappose tra sé e tra i due Keyblade del nemico, che fece un balzo all'indietro per il contraccolpo. Il cavaliere lo raggiunse, cercando di correre il più velocemente possibile nonostante l'armatura impedisse i suoi movimenti, e sollevò la sua arma, pronta per colpire il ragazzo incappucciato. Quest'ultimo però fu più veloce e con un balzo felino, atterrò alle spalle del cavaliere.
    -Voglio soltanto un cuore!- ripete il ragazzo, con la voce rotta del pianto. Le sue lacrime si stavano mescolando con la pioggia che non aveva intenzione di smettere di cadere. Il cavaliere non potè fare a meno di notare la disperazione del ragazzo ed abbassò la guardia. Era sempre stato buono e generoso con tutti e vedere quel ragazzo, che nonostante lo avesse attaccato e fosse suo nemico, era in un momento di difficoltà, toccò il suo animo.
    -Come... come posso aiutarti?- domandò timidamente il cavaliere.
    Il ragazzo fece cadere i Keyblade a terra, per liberare entrambe le sue mani. Le sollevò in aria, in direzione del cappuccio e fece cadere a terra anche questo. Il cavaliere non aveva sbagliato: l'ormai non più incappucciato era biondo e non doveva avere più di 14-15 anni. Aveva un volto innocente, occhi azzurri profondi e significativi. Ed aveva un'aria familiare. Lui conosceva quel ragazzo, lui...lui era... era...
    -Ventus...-
    Il ragazzo sorrise.
    -Te l'avevo avvertito, che sarebbe stato molto più interessante per te sapere chi non sono, che la mia vera identità...-rispose.
    -Non...non sei Ventus?-domandò il cavaliere, titubante
    -No... io non sono nessuno... almeno fino ad...ora!-
    Con uno scatto fulmineo il ragazzo si teletrasportò di fronte al cavaliere e, richiamando i Keyblade nelle sue mani, gli trafisse l'armatura, penetrando con le sue armi all'altezza del cuore. Con un urlo sgozzato, il cavaliere cadde ai piedi del ragazzo, stringendo con la mano destra l'armatura malridotta.
    Il biondo posò le armi a terra e raccolse il terzo Keyblade che aveva evocato precedentemente. Era molto particolare: aveva un'impugnatura color rosso sangue, intervallata da qualche decorazione nera. Terra non aveva mai visto un Keyblade come quello e forse solo in quel momento realizzò che il suo avversario non poteva essere Ventus. Lui non lo avrebbe mai attaccato in quel modo.

    Roxas si avvicinò lentamente al custode del Keyblade, che ansimava sempre di più per la grave ferita infertagli da lui. Osservò attentamente Terra, sollevò in cielo la sua arma e la scagliò con violenza contro il petto del custone. I suoi disumani urli non impetosirono minimamente Roxas che spinse con maggior enfasi il suo Keyblade, finò a che, il cavaliere non cadde a terra, privo di vita.
    Il ragazzo osservò il suo Keyblade, sporco del sangue dell'avversario ucciso, e trafisse il suo stesso petto con quell'arma. Dal corpo inerme di Terra, si liberò una fonte di energia che emanava una forte luce bianca. Roxas poteva sentire quell'energia attraversare il suo corpo, in ogni suo singolo muscolo ed in ogni sua singola vertebra del ragazzo. Era una sensazione che non aveva mai provato prima, un qualcosa di unico e irripetibile.
    Eppure, era la cosa più ovvia del mondo, possedere un cuore.




    CITAZIONE
    Note: La scelta di palesare soltanto alla fine i nomi di Terra e Roxas non è casuale: ho infatti deciso di dare più enfasi all'ultima fase del prologo, che darà poi il via a tutte le vicende. Nei successivi capitoli, verà poi spiegato per bene in che modo Terra è ritornato e come Roxas si è disgiunto da Sora. Il fssz...bzsss...fszz l'ho utilizzato per rappresentare l'offuscamento dei ricordi, come nei filmati dei ricordi di Sora in KH2.

    Commentate ^^

    Edited by Ouelletism - 22/1/2010, 21:27
     
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