Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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    Solo una parola: WoW

    Immagino Aqua con una voce da maschio e mi vengono i brividi xD coooooomunqueeeeee Bella trovata quella di dare il keyblade a Lea. Ancora una volta non ho capito la parte finale del capitolo se si trattava di qualcosa di serio o di qualcosa della serie darkroxas92 e Suor Nausica xD
     
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    暗いロクサス92

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    *si accendono una serie di luci che illuminano l'autore*
    E finalmente, dopo un mese, il nuovo capitolo!
    Uhm... non vedo assasini all'orizzonte... il che significa che si stanno preparando... anche perché, con vostra grande gioia (o disperazione) sto pianificando capitoli che oltre a demolire definitivamente quasiasi sanità mentale, potrebbe schockarvi a vita e oltre XD.
    Beh, non voglio anticiparvi troppo, anche perché ci penserà questo capitolo, dove farà la sua apparizione, l'unico, inimitabile
    Soldato(sbucando fuori dal nulla): Babbo Natale?
    Ehm... no, non proprio... anzi... ma passiamo alle recensioni!
    @ francix94: Sembra che l'idea di aver scelto Lea come custode abbia riscosso parecchio successo XD. Comunque sì, la donna è proprio Heidi (e così, ho realizzato il sogno del 99% delle persone di questo pianeta XD)
    @ Yusei Trek: Spero che sia così. Questo è uno dei capitoli su cui mi sono dato più da fare, anche perché non è stato facile inserire quel personaggio... Per Jack, beh, anche nell'ultimo film reagisce relativamente bene XD. Per il manga, purtroppo il problema è che la mia massima abilità in disegno consiste nel disegnare un quadrato... dunque per me è impossibile fare un manga XD
    @ Armitrael: No no, il finale è una delle scene più serie. Con questo, non voglio dire che uno di quei due non c'entri nulla... anche se dopo quel che ho in mente, credo che quel livello risulterebbe più o meno nullo... Credimi, tutto ciò che voi pensate che io non scriverò mai, lo leggerete (yaoi, yuri e hentai a parte ovviamente. Quei tre generi erano, sono e rimaranno banditi dalle mie fan fiction fino alla fine dei tempi e oltre XD)
    Beh, perciò ringrazio nuovamente Liberty89 per avermi fatto da Beta Reader e vi lascio a uno dei capitoli più inaspettati della fan fiction!

    Capitolo 64: Incontro speciale! Vuoi sapere come finirà? - Torna all'indice dei capitoli
    Kairi, con l’aiuto di Sora, prese Hikari, mentre Riku e Black Star sollevarono Dark, per portarli nelle loro stanze e stenderli sui loro letti.
    “Che cosa può essere successo?” chiese preoccupata la principessa, una volta tornati in sala comandi. “Mia sorella è ridotta male… troppo male per aver dovuto affrontare un semplice nemico…”
    “Se quello che si è fatto passare per l’Oscurità ha detto il vero, non dev’essere stato qualcuno ai livelli di Xehanort… direi molto più potente…” suggerì Sora.
    “Cavoli!” esclamò Black Star, urlando. “Così si sono presi tutto il divertimento! Scommetto che ora quel bastardo sarà ridotto a livelli molecolari!”
    “Abbassa la voce e smettila di dire idiozie. Dark e Hikari sono dei Master, chiunque sia stato a ferire Hikari in quel modo e ridurre Dark in quello stato dev’essere stato-”
    “L’Oscurità…” rispose il custode dell’Equilibrio, uscendo dalla stanza, reggendosi a fatica.
    “Dark!” urlarono tutti prima di avvicinarsi per soccorrerlo.
    Ma lui li scacciò.
    “Non merito il vostro aiuto… Anzi, meriterei il contrario… Dovreste annientarmi…” mormorò, accasciandosi a terra, ansimando.
    “Cos’è successo?” chiese Sora, serio. “Ha a che fare… con l’onda d’oscurità che ha colpito i mondi?”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Quell’onda, come la chiamate voi… è stata generata… da me…”
    “Come scusa?” domandò Riku, non sicuro di avere sentito bene.
    “Io sono un mostro… non sono umano…” disse, guardandosi le mani, che avevano cominciato a tremare.
    “Non sei umano?” ripeté Black Star. “Strano, a me sembra proprio di sì.”
    Ma il custode scosse la testa.
    “No… questo è solo un involucro… Uno stupido e maledettissimo involucro!” urlò, sbattendo un pugno sul muro, generando alcune crepe.
    “Involucro?” fece Kairi.
    “Sono un essere maledetto dalla nascita… la mia stessa esistenza è un pericolo per tutti…”
    Sora sospirò.
    “Cavoli Dark… il nemico che avete affrontato doveva essere davvero bravo con le parole… Ma da quel che sappiamo, doveva essere-”
    “Mio padre.” Rispose il custode dell’Equilibrio, interrompendo il castano. “Era mio padre…”
    Gli altri custodi lo guardarono, sorpresi.
    “Cos’hai detto?” chiese Lea. “E che ci faceva tuo padre in giro per l’universo? Non mi pare che le persone comuni possano abbandonare i mondi come se-”
    Ma anche Lea fu interrotto da Dark, che fece una piccola risata.
    “Persone comuni?” ripeté lui. “Vorrei che tale termine potesse essere usato con esseri come noi…”
    “E ora basta!” irruppe Black Star, prendendolo per il colletto della maglietta e sollevandolo da terra. “Hai degli enormi poteri, e allora? Non crederai forse di poter superare una divinità come me, vero?”
    Dark continuò a tenere lo sguardo verso il pavimento.
    “Divinità, dici? No… mi spiace deluderti, ma non lo sei…”
    “Come osi!” replicò, alzando un pugno, ma fermandosi quando vide il volto dell’altro ragazzo.
    Dai suoi occhi stavano uscendo delle lacrime. Parecchie lacrime.
    “Se tu fossi una divinità… non parleresti con tanta leggerezza…”
    “Dark… che ne è stato di tuo padre?” chiese Riku, scosso come tutti da quella reazione. “E cosa intendevi prima dicendo che l’oscurità è stata generata da te?”
    “Mio padre… non è morto… e mai morirà…” rispose il custode. “Non è il padre che avevo sulla Terra…”
    “Come sarebbe a dire che non è il padre che avevi sulla Terra?” esclamò sorpreso Sora.
    “L’Oscurità… Mio padre è l’Oscurità stessa…” rivelò infine Dark.
    Black Star perse subito la presa della sua maglietta, lasciando che ricadesse a terra.
    Anche gli altri custodi lo guardarono increduli.
    “Dark… devi essere ancora provato per il combattimento che hai sostenuto… Suvvia, non dire cose impossibili… Abbiamo incontrato anche noi l’Oscurità, e ci ha detto che suo figlio aveva sconfitto te e Hikari, o meglio, che vi aveva conciato per le feste…” cominciò Riku.
    “Cose impossibili?” fece lui, senza alzare la testa. “E secondo voi, cosa poteva causare un’energia tale da scuotere tutti i mondi, se non l’Oscurità stessa. L’ho avvertito… ho sentito tutte le persone che ho colpito solo con il mio potere… Neppure Xehanort è riuscito a rimanere impassibile di fronte alla mia oscurità… all’oscurità del figlio di essa…”
    “Ma ti rendi conto che stai dicendo delle assurdità?” esclamò Sora, quasi arrabbiato. “Tu saresti il figlio dell’Oscurità? Come puoi dire una cosa del genere con tanta leggerezza?!”
    “Anch’io ero scettico all’inizio… ma dopo quel che mi ha fatto, non posso negarlo… non posso negarlo…”
    “Cos’è successo a Hikari?” Chiese Kairi, usando un tono freddo.
    Dark non rispose.
    “Ti ho chiesto cos’è successo a Hikari! Chi è stato a ridurla in quello stato?” urlò lei.
    “Io…”
    La custode rimase spiazzata, come anche gli altri.
    Dark alzò le mani, fermandole di fronte a sé.
    “Io… con queste mani… l’ho torturata… In un modo che pensavo nessuno potesse nemmeno immaginare… E la cosa peggiore è che non provavo nulla. Né felicità, né tristezza, né rabbia… Era una cosa normale… come respirare… Lei mi supplicava, mi continuava a chiamare… ma io… io non riuscivo nemmeno a riconoscerla, a ricordarmi di lei…”
    Kairi gli si avvicinò, per poi abbassarsi alla sua stessa altezza.
    Senza che Dark reagisse, gli diede un pugno su una guancia, facendolo cadere sdraiato a terra.
    “Alzati.” Disse. “Alzati e fatti colpire ancora!”
    “Kairi…” fece Sora, guardandola sorpresa.
    Dark obbedì, mettendosi di fronte a lei.
    “Non fermarti fino a quando non ti sentirai soddisfatta… Non ho scuse e non esiste perdono per ciò che ho fatto… Ho permesso all’oscurità di mio padre di plagiarmi… di controllarmi… no, di risvegliare la mia natura nascosta… Ho distrutto il mio Keyblade, assieme a Balance… Ho devastato una città e ferito gravemente un suo abitante… Non merito alcuna pietà.”
    La principessa della luce lo guardò, per poi alzare il pugno, ma fu fermata da Black Star, che scosse la testa.
    “Non serve. Guardalo. Non è come un vegetale, ma ci siamo quasi.” fece. “Credevo che il custode dell’equilibrio avesse più… equilibrio…”
    “Bel gioco di parole, custode della luce.” Disse una voce.
    Di fronte a loro apparve dal nulla un uomo avvolto da un mantello nero.
    I custodi evocarono tutti i Keyblade, tranne Dark, che rimase a terra senza dare alcun segno di iniziativa.
    “Però… vedo che siete più stupidi di quanto credessi…” continuò lui, avvicinandosi. “Per vostra fortuna, non ho intenzione di rilasciare i miei poteri, o voi a quest’ora sareste già stati spazzati via.”
    “Chi sei?” chiese Lea, stringendo forte il Keyblade.
    “Ma come? Non mi avete ancora riconosciuto? È vero che ho un aspetto diverso, ma credevo che a questa distanza vi sarebbe stato chiaro. Soprattutto a te, Sora, dopotutto, sei il suo eletto…”
    “Non so di cosa tu stia parlando e non hai risposto alla domanda.”
    “Perché non lo chiedete a Dark?” fece lui. “O non hai il coraggio di dirlo?”
    Il custode rimase in silenzio, senza sentire gli sguardi degli altri su di sé.
    “Vuoi manipolarmi ancora? Sappi che in quel caso, prima che tu lo possa fare, distruggerò il mio cuore, e con esso questo involucro…” disse infine.
    L’uomo sbuffò.
    “Ne avrò di lavoro da fare con te…”
    “Dark, chi è quest’uomo?” chiese Sora, cominciando a temere la risposta.
    “Siete più stupidi di quanto credessi. E voi vi definireste custodi? Se è così, Xehanort avrà vita facile.”
    “Basta con le chiacchere e fatti sotto!” urlò Black Star partendo all’attacco.
    Ma l’uomo alzò la mano, fermandolo a mezz’aria senza alcuno sforzo.
    “Sciocco moccioso.” Disse, per poi scagliarlo contro il muro della Gummiship.
    “Tu…” cominciò Lea, collegando l’uomo. “Tu sei l’Oscurità, vero?”
    Gli altri custodi si girarono verso di lui.
    “Bingo. Sì, sono proprio io. Immagino che non vi aspettaste di incontrarmi così presto con il mio vero corpo, eh?”
    “Quindi tu sei il vero aspetto… dell’Oscurità…” fece Riku, deglutendo.
    “Che cosa vuoi da noi?” chiese Sora, tenendo il Keyblade di fronte a sé.
    “Da voi nulla… Il mio unico desiderio al momento è farla pagare a colei che ha cambiato mio figlio.” Rispose, superando i custodi che lo osservarono senza muoversi, e raggiungendo il figlio che continuava a tenere lo sguardo rivolto al pavimento.
    Dopodiché lo prese per bavero e lo sollevò come se fosse una piuma.
    “Guardatelo! Ha usato solo una minima percentuale del suo potere ed è ridotto in questo stato!” esclamò, per poi lanciarlo contro i custodi, che lo presero al volo.
    “Quindi il tuo obiettivo… è Hikari, vero?” domandò Kairi.
    “Già, proprio tua sorella, cara la mia principessa. Riuscire a cambiare il cuore del figlio dell’Oscurità e della Luce… Ridicolo! Non posso accettare che un semplicissimo umano possa aver fatto questo!”
    “Figlio dell’Oscurità… e della Luce?” ripeté Riku, guardando Dark, che continuò a non dare risposta.
    “Sì, proprio così. Il ragazzo che state cercando di difendere, di cui vi fidate… Altri non è che l’Equilibrio stesso! Un’entità superiore a tutti voi! Volendo, potrebbe arrivare al mio stesso livello, ma è troppo codardo per farlo!”
    “Se ogni volta che uso il mio potere…” intervenne Dark. “…perdo il controllo in quel modo, allora preferisco farne a meno. Non voglio più diventare quel mostro…”
    Sentendo ciò, l’Oscurità scoppiò a ridere.
    “Però è stato uno spettacolo magnifico. Vederti fare a pezzi la persona a cui tieni di più, continuando a rigenerarla per poter ricominciare da capo! È stato uno spettacolo sublime!”
    “Maledetto bastardo…” sibilò Kairi, stringendo più forte il Keyblade e partendo all’attacco.
    “Sciocca principessa.” Replicò il nemico, scagliandola verso la parete proprio come aveva fatto con Black Star. “Non vi è bastata una volta? Voi non siete lontanamente alla mia altezza. Osservate con attenzione… l’essenza del mio vero potere!”
    Non appena lo ebbe detto, il suo corpo emanò un vento ricolmo d’oscurità, che investì i presenti.
    “Cosa?” fece Lea. “E non si sta nemmeno muovendo… Potremmo essere annientati a suo piacimento…”
    “Maledizione… Non posso accettare uno come lui!” urlò Black Star, rialzandosi a fatica, cercando di contrastare il vento. “Uno che non si fa scrupoli nemmeno verso suo figlio… Mi ricordi troppo una persona che conosco…”
    “Oh, intendi dire Medusa? Sì, in effetti lei era decisamente piena del mio potere… Peccato che abbia fatto quella fine, ma si sa, se non usata a dovere, l’oscurità ti si ritorce contro…”
    “Non ti lasceremo fare nulla!” esclamò Sora, creando una sfera di luce, che scagliò contro l’avversario, che però la prese con le mani, come se nulla fosse.
    “Credevi davvero che usare il potere opposto al mio potesse ferirmi? Certo, se fosse luce pura sarebbe un conto, ma questa è solo una vile imitazione.” Disse, distruggendo la sfera. “E voi non siete ancora Master del Keyblade!”
    Sotto gli occhi sorpresi dei custodi, la Gummiship cominciò a riempirsi di crepe.
    “Il vostro viaggio finisce qui. In un mondo lontano da tutti gli altri, isolato. La punizione perfetta per persone che hanno cercato di affrontare i signori dell’universo!”
    “Signori dell’universo? Strano, mi sembra che tu sia il solo ad avercela con noi.” Replicò Sora.
    “Prendo come offesa anche la vostra affezione verso mio figlio. Lui è il mio erede, e che lo voglia o no, presto sarà di nuovo al mio fianco!” concluse l’Oscurità, scomparendo com’era giunta.
    Il suo potere però non svanì, anzi, continuò a colpire la Gummiship, che si fermò all’improvviso.
    “Maledizione… “ fece Sora, raggiungendo Kairi e aiutandola ad alzarsi.
    “Dark!” urlò Riku. “Vedi di alzarti!”
    Ma il custode non fece un passo.
    “È meglio per me scomparire così…” disse, sollevando leggermente lo sguardo. “È meglio per tutti…”
    Prima che qualcuno potesse replicare, la Gummiship si spaccò a metà, lasciando cadere i custodi nello spazio aperto.
    Ma con loro grande sorpresa, furono tutti avvolti da delle sfere di luce, che gli permisero di riprendere a respirare.
    “Chi è stato?” chiese Sora, guardando i suoi compagni, che però erano sorpresi quanto lui.
    Nel frattempo, le sfere che contenevano Dark e Hikari cominciarono a scendere verso un mondo lì vicino, sparendo velocemente alla loro vista.
    “Hikari!” urlò Kairi, cercando di muoversi.
    “Scusatemi…” fece una voce femminile. “Ma era necessario che loro andassero per primi.”
    “Chi ha parlato?” esclamò Black Star. “Fatti vedere!”
    “Non ce n’è bisogno, sappiate soltanto, che sono dalla vostra parte.”
    Detto ciò, le sfere cominciarono a muoversi, dirigendosi anch’esse verso quel mondo.
     
     
    Hikari aprì lentamente gli occhi, accorgendosi che sopra di lei c’era un cielo azzurro.
    “Cos’è… successo…?” chiese.
    Ci mise qualche secondo per rendersi conto che stava cadendo giù, e che era avvolta da una sfera bianca.
    Pochi minuti dopo, il globo cominciò a rallentare, per poi scoppiare, come una bolla di sapone, sopra il balcone di una casa, lasciando che la custode ci cadesse sopra.
    Hikari digrignò i denti per la botta, cercando di tenere gli occhi aperti, ma la stanchezza e il dolore la stavano vincendo di nuovo.
    L’ultima cosa che vide fu l’avvicinarsi di una persona.
     
     

    Destati! Tendi la mano
    È giunta l'ora, destati


    “No, non va bene…” fece una voce bassa, seguita dal rumore prodotto dalle dita che battono velocemente su una tastiera.
    Hikari riaprì gli occhi, mettendo a fuoco un soffitto bianco, mentre la musica le riempiva le orecchie.

    Su rimembra, tu trepida
    Su sveglia! Ehi ricorda!


    “E se inserissi Edward? In fondo, ormai sono in parecchi ad aspettarselo…” continuò la voce. “E poi, potrebbe tornarmi utile in futuro…”
    La custode si mise lentamente seduta, accorgendosi così di trovarsi su un letto.

    Eh? Come? Non lo vuoi?
    Tuttavia t'appartiene


    Attorno a lei c’erano diversi mobili, tutti pieni di manga e dvd, principalmente di anime, assieme a qualche console.
    Al suo fianco un enorme specchio a parete rifletteva la sua immagine.
    “Oh, vedo che ti sei svegliata.” Disse la voce.

    Ciò che hai perduto
    Diventerà uno solo!


    La musica s’interruppe, mentre Hikari si girava verso il proprietario della voce, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo di circa diciotto anni, dagli arruffati capelli castani scuri, che indossava un paio di bermuda neri e una maglietta azzurra a maniche corte.
    I suoi occhi erano azzurri, coperti da un paio di occhiali dalla montatura trasparente.
    “D-Dark?” chiese lei.
    “Dark?” rispose il ragazzo, un po’ sorpreso. “Ok, ammetto di aver preso spunto da me per crearlo, ma non ci vedo tutta questa somiglianza… Piuttosto come hai fatto a ritracciarmi? E soprattutto, come hai fatto ad arrivare sul mio balcone?”
    Hikari lo guardò confusa.
    “Crearlo? Preso spunto? Ritracciato?” ripeté, non riuscendo a capire il senso di quelle parole.
    “Suvvia, non farne un mistero. Si vede lontano un miglio che sei il cosplay di Hikari, anche se questa è la prima volta che mi capita di vederne uno… non credevo fosse così popolare come personaggio…” concluse, soffocando una risata. “Comunque i miei complimenti: sembri proprio l’Hikari che m’immagino io. Non credevo di essere riuscito a descriverla così bene!”
    “Tu chi… chi sei…?” domandò la custode, cercando di riordinare le informazioni che stava ricevendo.
    Il ragazzo la guardò nuovamente sorpreso.
    “Cioè, mi staresti dicendo che sei capitata qui per caso? Con quel costume? Non male come tentativo, e devo ammetterlo, sei la prima che arriva a tanto per conoscermi di persona.”
    “Conoscerti di persona?”
    “Ma sì. Darkroxas92, il sadico utente fan di Kingdom Hearts e dei Digimon, oltre che a una marea di altri anime e manga.”
    “Darkroxas92?” ripeté lei, incredula. “Quindi è questo il tuo vero aspetto?”
    “Beh, sì. Lo so, non sono granché, ma non m’importa per niente. Sorpresa, vero?”
    “Abbastanza… non pensavo che uno che si definisce il signore della distruzione, in realtà fosse così calmo… e normale…”
    Sentendo ciò, il ragazzo scoppiò a ridere.
    “Quello solo nelle fan fiction di Ottoperotto, mi spiace. Nella realtà, sono del tutto contrario a qualsiasi violenza. Anche se nella finzione, sono abbastanza sadico. Un sadico che non sopporta il sangue, ecco come mi definisco. Basta una goccia per farmi stare male, perciò ti lascio immaginare lo sforzo che mi è costato portarti dentro, con quei tuoi vestiti macchiati di sangue… Non credevo che qualcuno considerasse Hikari così macabra…”
    “Fan fiction? Aspetta… dove siamo?” chiese la ragazza.
    “Devi aver preso proprio una bella botta in testa. Siamo sul pianeta Terra, dove vorresti essere, scusa? Su Marte? E comunque, come ti chiami?”
    “Hikari… mi chiamo Hikari.”
    “Certo, e io mio chiamo Dark.” Rispose il ragazzo ironicamente, senza però nascondere una lieve sorpresa. “Ma va beh. In fondo, nemmeno io sono solito rivelare il mio vero nome.”
    “Che sarebbe?”
    Il ragazzo non rispose subito, tornando al digitare sulla tastiera.
    “Antonio. Mi chiamo Antonio.” Rispose infine.
    “Capisco…” fece la custode, accennando ad un sorriso e cercando di alzarsi.
    Ma una fitta la costrinse a sdraiarsi di nuovo.
    “Ti sconsiglio di fare movimenti troppo bruschi. Sei conciata decisamente male, sai? In più, sembra quasi che tu sia stata coinvolta in chissà quale incidente…”
    “Io…”
    “Non ti azzardare a rispondere che sei reduce da uno scontro contro un’entità che si definiva superiore a tutti! Non voglio dover pensare ad un altro capitolo per colpa tua!”
    “Capitolo? Si può sapere di cosa parli?”
    “Ma di ‘Equilibrio’, ovvio, no?” rispose il ragazzo, come se niente fosse.
    “Equilibrio? Intendi dire Dark?”
    Sentendo ciò, sul volto del ragazzo apparve un’ombra.
    “Come fai a saperlo?” chiese. “Non l’ho nemmeno accennato nei precedenti capitoli, come hai fatto a capirlo.”
    “Beh… l’ho vissuto sulla mia pelle…”
    “Ascoltami bene.” la interruppe lui. “Non ho chiamato la polizia solo perché in questi giorni sono a casa da solo e perché mi hai incuriosito con il tuo cosplay, ma se continui a comportarti come se tu fossi realmente Hikari, che se non ti è ancora chiaro, è un personaggio inventato da me, sarò costretto a farlo.”
    “Un personaggio… inventato da te?”
    “Già.” Rispose lui, per poi aprire la bocca come per dire qualcos’altro, ma s’interruppe portandosi una mano alla fronte, mentre con l’altra si appoggiò alla scrivania, per evitare di cadere a terra.
    “Tutto bene?” domandò la custode, guardando un po’ spaventata il ragazzo, che aveva cominciato ad ansimare.
    “S-Sì… solo una piccola fitta alla testa… nulla di strano…”
    “Da come ne parli, sembra quasi che per te sia normale…”
    Il ragazzo sorrise, ritornando lentamente a respirare in modo regolare.
    “Davvero, sto bene, nulla di grave… diciamo che quando mi capita, ho sempre buone idee per la mia fiction… anche se quella che mi è venuta in mente adesso mi sembra un po’ ridicola… ma chissà, forse potrei anche usarla…”
    “Di cosa si tratta?”
    “No, mi spiace, niente spoiler.” Rispose lui. “Di sicuro è una cosa che potrebbe far morire dal ridere parecchi… o aumentare lo spirito omicida di una certa fan di Riku… La quale di certo verrà a cercarmi armata della sua fidata falce pieghevole per farmela pagare…” continuò, soffocando delle risate.
    “Falce pieghevole? E che cosa succederà a Riku?”
    “Posso solo anticiparti che lui e qualcun altro si ritroveranno in una situazione… non saprei se definirla imbarazzante o mortificante…”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    Il ragazzo però non aggiunse altro, limitandosi a prendere un berretto dalla scrivania. “Sentì, io devo uscire un attimo. Aspettavo che tu riprendessi conoscenza per poter stare tranquillo. Vado a comprarti dei medicinali per quelle ferite. Io non mi sono azzardato a fare nulla, anche perché sto male vedendo anche solo una goccia di sangue, come ti ho spiegato prima. Perciò dovrai arrangiarti da sola, va bene?”
    La custode annuì, ancora con le idee confuse.
    “Allora ci vediamo dopo. Ti consiglio di rimanere a letto a riposarti. Se vuoi, in cucina potrai trovare una pizza che ho fatto arrivare prima, sperando che ti piaccia.” Fece il ragazzo, uscendo dalla stanza.
    Pochi secondi dopo Hikari sentì una porta sbattere.
    Si mise nuovamente seduta, mettendosi ad osservare meglio la stanza.
    Nei mobili al suo fianco vide diverse custodie di videogiochi, tra cui facevano spiccò diversi titoli di Kingdom Hearts, affiancati da quelli di Final Fantasy, assieme a quelli di molti dvd di anime.
    Di fronte a lei c’erano invece in bella vista tre scafali pieni di manga.
    “Dove sono finita…?” si chiese, alzandosi a fatica dal letto e dirigendosi alla scrivania, sulla quale c’era il computer con un documento aperto.
    Quando Hikari vide il titolo spalancò gli occhi.
    “Equilibrio?” lesse. “Cosa significa?”
    La ragazza si sedette e cominciò a scorrere velocemente le pagine, rimanendo sempre più sorpresa.
    “Com’è possibile? Qui… Qui c’è tutta la nostra storia!” esclamò, arrivando velocemente alle ultime righe scritte. “Ma si ferma a quando abbiamo aiutato Edward…”
    La custode voltò lo sguardo inquieto e incredulo, verso la porta.
    “Chi è quel ragazzo…?”
     
     
    “Sei sicuro che siano da questa parte?” chiese Edward, tenendo la cloche della Gummiship.
    “Sì, avverto chiaramente le loro auree. Ci sono anche Sora, Riku, Kairi e altri due che non conosco.” Rispose la Sayan, tenendo gli occhi chiusi.
    “Quindi sono su quel mondo… Speriamo stiano bene…”
    “Apparentemente sembra di sì… anche se quella di Dark sembra parecchio alterata…”
    “Allora cerchiamo di trovarli il prima possibile.” Esclamò l’alchimista, aprendo un varco.
     
     
    Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovo seduto sul lato di una strada.
    “Ehi, tutto bene?” gli chiese una donna, che passava in quel momento.
    Il custode alzò la testa.
    “Sì…” rispose, mettendosi in piedi. “Grazie… Ho solo avuto un mancamento…”
    “Sicuro di non aver bisogno di aiuto?”
    “No… è meglio se mi arrangio, ma grazie lo stesso…” continuò lui, mostrando gli occhi, che vedendoli la donna fece qualche passo indietro.
    “Mi scusi…” fece, allontanandosi.
    “Meglio se almeno questi li copro…” disse, toccando un muro e creando degli occhiali da sole per indossarli immediatamente. “Non voglio creare altro panico… Ma dove sarò finito questa volta?” si chiese, guardandosi in giro. “Assomiglia incredibilmente alla mia città… Prima che tutta questa storia avesse inizio…”
    Un gruppo di ragazzi gli passò accanto, guardandolo con sorpresa per poi scoppiare a ridere.
    “Ehi tu, non lo sai che carnevale è finito da un pezzo?” lo prese in giro uno di loro, subito applaudito dagli altri.
    Dark non rispose, limitandosi ad ignorarli e a superarli.
    “Ehi… che fai, non ci rispondi? Così però noi ci offendiamo…” disse un altro, cercando poi di colpirlo con un pugno alle spalle.
    “Non toccatemi.” Fece il custode, facendolo bloccare a mezz’aria. “Lo dico per il vostro bene… non fate nulla per provocarmi. Non voglio ferire nessun altro…”
    “Come osi parlarci in questo modo?!” urlò un altro, caricandolo.
    Dark, senza nemmeno girarsi, si spostò lateralmente, lasciando che il ragazzo cadesse rovinosamente a terra.
    “Ve lo ripeto… fate finta che io non ci sia. Meno avete a che fare con me, meglio è per voi.”
    “Tsk. Cos’è, ti credi un eroe dei fumetti parlando in questo modo?”
    “Eroe? No… Non lo sono… Anzi, temo di essere il contrario…”
    “Ma sentitelo, il presuntuoso. Ora te la faremo pagare cara!”
    “Vi ho già detto di non provocarmi… Sarò un custode, ma non ho più molta resistenza all’Oscurità.”
    “Custode?” ripeté uno dei ragazzi, per poi scoppiare a ridere. “Ma da che manicomio sei uscito? Oscurità? Cos’è, sei forse convinto di essere un personaggio di Kingdom Hearts?”
    Dark lo guardò.
    “State dicendo che voi non avete visto il messaggio?”
    “Messaggio? Di quale messaggio stai parlando?”
    “Il messaggio di Aqua.”
    “Aqua? Tu sei proprio fuori. Secondo te dovremmo credere alle parole di un videogioco?”
    “Capisco… Beh, allora non importa. Meglio per voi. Rimanete nella vostra ignoranza e non soffrirete quando arriverà il momento.”
    “Ti ho già detto di finirla con queste idiozie!” urlò uno, cercando di tirargli un pugno.
    Ma il custode lo fermò con la mano, senza difficoltà.
    “E io vi ho detto di non provocarmi… se dovessi perdere il controllo, vi farei a pezzi…”
    “Smettila di prenderci in giro!” gridò un altro, colpendolo in faccia e rompendogli gli occhiali.
    Quando però essi rivelarono gli occhi che dovevano nascondere, tutti indietreggiarono.
    “C-Cavoli… certo che tu… sei fissato con quei due colori, eh?”
    Dark recuperò gli occhiali, che si ripararono nella sua mano.
    “Vi avevo avvertito che era meglio non avere nulla a che fare con me…” disse, inforcandoli nuovamente. “Dimenticatemi, vi conviene.”
    I ragazzi non risposero, limitandosi ad indietreggiare spaventati.
    “Tu… Tu non sei umano…”
    Il custode si girò verso di loro un’ultima volta.
    “No. Non lo sono, avete ragione, ma vorrei tanto esserlo, credetemi.”
    “Scappiamo!” urlò uno, mettendosi a correre nella direzione opposta, seguito subito dagli altri.
    Dark sospirò, riprendendo il suo cammino.
    Si fermò di fronte ad un campanile, che proprio in quel momento cominciò a suonare.
    ‘Già… questo posto è la copia esatta della mia città… solo che non è possibile… Light e Rexenet dovrebbero aver già terminato l’evacuazione, e poi… Rexenet l’aveva quasi distrutta per far sì che gli Heartless e i Nessuno credessero di averla già attaccata, lasciando così in pace i suoi abitanti… E non possono averla ricostruita in così poco tempo…’ pensò.
    Mentre era impegnato a riflettere, un ragazzo con un sacchetto di plastica stretto tra le dita, che lasciavano così vedere diverse bende e cerotti al suo interno, lo superò.
    Dark alzò un poco lo sguardo, guardandolo.
    Il ragazzo si fermò, girandosi verso di lui.
    Entrambi sgranarono gli occhi, anche se quelli di Dark rimasero nascosti dietro gli occhiali.
    “Incredibile…” disse il ragazzo. “Non ho mai visto un Cosplay così fedele. A dir la verità è la prima volta che ne vedo uno di Dark, ma a parte gli occhiali da sole, complimenti, molto somigliante. C’è forse qualche raduno qui vicino?”
    Il custode lo guardò curioso.
    “Come fai a conoscere il mio nome?” chiese.
    “Eh? Guarda che non lo conosco. Ho solo nominato il personaggio che hai scelto per fare il cosplay, tutto qui.”
    Dark cercò di rielaborare le informazioni.
    “Ah, sì, scusa.” Disse infine. “Avevo capito male.”
    “Non importa. Ora scusami, ma devo andare. Sono sicuro che vincerai il concorso per il miglior cosplay!” fece il ragazzo, allontanandosi.
    Non appena si assicurò di essersi allontanato a sufficienza, sorrise.
    Ignaro di ciò, il custode continuò a guardarlo andare via.
    “Aspetta!” lo richiamo, correndogli dietro.
    Il ragazzo si girò.
    “Che c’è?”
    “Tu… come ti chiami, scusa?”
    “Perché lo vuoi sapere?”
    “Mi ricordi moltissimo… una persona che conoscevo…”
    Il giovane sorrise.
    “Ho molti nomi.” Disse. “Ma credo che Dark possa andare bene come soprannome.”
    “Dark?” ripeté il custode, cercando di non mostrarsi troppo sorpreso. “Non è lo stesso nome di questo cosplay?”
    “Già. Un nome che racchiude la mia stessa natura… Una natura che se scoperta, sarebbe pericolosa. Per me e per gli altri.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Qualcosa mi dice che tu sei nella mia stessa situazione. Il tuo cuore è preda dei dubbi, vero?”
    Il custode lo guardò serio.
    “Come puoi dire di conoscere il mio cuore?”
    “Semplice. So riconoscere qualcuno come me. Nemmeno tu, come me, sei capace di amare, ho ragione?”
    L’incarnazione dell’Equilibrio rimase in silenzio.
    “Lo prenderò per un sì.” Rispose il ragazzo, per poi girarsi. “Comunque non so se ti potrà tornare utile questa frase, ma chissà. L’oscurità è forte, vero, a volte la luce potrà anche soccombere ad essa, ma la forza più grande è quella che ognuno teme di più. Ed è quella dentro di noi. Sai, prima ti ho mentito. Credo di essere io, il solo incapace di amare.”
    “Come?”
    “Lo sento chiaramente… tu nascondi qualcosa, e non ti chiederò cosa. Sappi solo che non devi aver paura di ciò che sei e di ciò che provi. Se hai qualcuno che tiene a te, quel qualcuno ti accetterà per ciò che sei.”
    Detto questo, il ragazzo se ne andò, lasciando Dark intontito e turbato da quei discorsi.
    “Chi era quel tipo?” si chiese.
     
     
    “Non mi piace…” fece Sora. “Non mi piace per niente!”
    “Che cosa?” chiese Riku.
    “Come ci stanno guardando tutti! Cavoli, tra chi ci parla dietro e chi scoppia a ridere, non so più cosa pensare!”
    “In effetti Sora ha ragione…” ammise Kairi. “Che abbiano capito che siamo i custodi di cui parlava Aqua?”
    “In quel caso, perché scoppiare a ridere?” domandò Lea. “D’accordo, non saremmo vestiti come loro, ma mi sembra un po’ poco…”
    “Wow!” urlò Black Star, ignorandoli completamente. “Questo mondo ha proprio di tutto! Negozi, bar, ristoranti! Mi sembra di essere tornato a casa!”
    “Black Star! Per piacere, sta zitto!” lo riprese Riku. “Preferirei evitare di attirare ulteriormente l’attenzione se possibile, grazie!”
    “Uffa… certo che con voi non si ci diverte mai…”
    “Prima troviamo Hikari e Dark, poi ne riparleremo.” Disse Kairi.
    “…ma vi stiamo dicendo la verità! Ci ha aggrediti e minacciati!” urlò un ragazzo poco lontano, attirando la loro attenzione, mentre assieme ad alcuni suoi coetanei parlava con dei poliziotti.
    “Ricapitoliamo.” Fece uno di loro. “Per strada, avete incontrato un ragazzo dai capelli neri e bianchi, che soltanto vedendovi avrebbe cominciato a minacciarvi di farvi a pezzi, per poi tentare di colpirvi. Quando uno di voi si è difeso, cercando di colpirlo con un pugno, lui l’ha fermato senza alcuno sforzo e usando una sola mano. Poco dopo uno di voi è riuscito a fargli cadere gli occhiali da sole, rompendoglieli. Quando però vi ha guardato negli occhi, avete visto che uno aveva l’iride bianca e l’altro nera, giusto? Poi quando se n’è andato vi ha detto che non era umano?”
    “Esatto! E blaterava qualcosa su essere un custode e sull’oscurità… cosa senza senso!”
    “Credete che possa essere lui?” chiese Sora.
    “La descrizione corrisponde, ma pare che fosse solo…”
    “Ehi, voi!” li chiamò uno di quei ragazzi.
    I custodi lo guardarono sorpresi.
    “Sì, proprio voi, vestiti come i personaggi di Kingdom Hearts! Potete venire qui un attimo?”
    I ragazzi lo guardarono, per poi avvicinarsi.
    “Che succede?” esclamò Black Star.
    “Forse voi lo conoscete… Abbiamo incontrato un tipo strano prima, che ci ha minacciati. Dato che parlava di custodi, e voi siete vestiti da loro, magari ne sapete qualcosa.”
    “Vestiti?” ripeté Riku. “A dir la verità, noi saremmo dei custodi veri…”
    “Oh, no! Vede agente? Non era l’unico, è un’intera banda di pazzi!”
    Il poliziotto li guardò leggermente sorpreso.
    “Scusate, ma avrei bisogno dei vostri nomi.”
    “I nostri nomi?” chiese il castano. “Va bene, anche se non capisco perché… io mi chiamo Sora.”
    “Riku.”
    “Kairi.”
    “Lea.”
    “Black Star, l’uomo che supererà le divinità!” urlò l’assassino.
    “Sì, certo… sentite, anche mio figlio gioca a Kingdom Hearts e vede Soul Eater, perciò conosco anch’io i personaggi da cui siete vestiti. Io però voglio sapere i vostri veri nomi.”
    “Ma agente, questi sono i nostri veri nomi. So che sembrerà strano, ma siamo i custodi di cui parlava Aqua nel suo messaggio, quando ha parlato a tutti i mondi!”
    “Certo, certo… E va bene, allora sono costretto a portarvi in centrale con me. Seguitemi.”
    “Spiacenti, ma abbiamo altro da fare. Dobbiamo trovare i nostri amici e andarcene da qui il prima possibile.”
    “Vi rifiutate di eseguire?”
    “Ascoltami bene, omuncolo! Non abbiamo tempo da perdere dietro a qualcuno che non crede all’evidenza.” Fece Black Star.
    “Basta così!” rispose il poliziotto, impugnando una pistola e puntandogliela contro. “Cercate di seguirmi senza fare storie.”
    “Una pistola?” chiese Lea, soffocando una risata. “Voi vorreste fermarci con una pistola?”
    “Direi che è meglio se dimostriamo che stiamo dicendo la verità.” Disse Riku, al che Sora annuì.
    “Già. Tanto direi che abbiamo già attirato troppa attenzione.” Rispose il castano, osservando il gruppo di persone incuriosite che li stavano circondando.
    “Voi non farete nulla.”
    “Spiacente.” Si scusò Sora, alzandosi in volo. “Ma come abbiamo già detto, non abbiamo tempo da perdere.”
    Vedendolo, il poliziotto assieme ai ragazzi e alle parecchie persone lì presenti sussultarono e riempirono l’aria con esclamazioni e urla di stupore e sorpresa.
    “Non sono umani nemmeno loro!” esclamò uno dei ragazzi, indietreggiando spaventato.
    “Certo che siamo umani.” Rispose Riku, evocando il Keyblade. “Ma siamo anche custodi. Forse a voi risulta che siamo i protagonisti di un videogioco, o di un anime, ma siamo reali. Come potete vedere con i vostri occhi!”
    “Non è possibile…” fece il poliziotto.
    “Eppure è così. Siamo finiti su questo mondo per sbaglio. Non era nostra intenzione venire qui. Appena ritroveremo i nostri amici, ce ne andremo da qui, lasciandovi in pace. Fino alla guerra almeno…”
    “Guerra? Di quale guerra state parlando?” chiese un ragazzo.
    “Quella che coinvolgerà tutti i mondi dell’universo. Una guerra alla quale parteciperanno solo custodi, e che se dovessimo perdere, significherebbe la cancellazione di tutte le forme di vita.”
    “E credete che ci fidiamo della vostra parola?”
    “Siete liberi di fare ciò che volete, ma ci avete visto in volo e avete visto un Keyblade reale. Molti di voi ci hanno riconosciuto, sarebbe da idioti continuare a negare l’evidenza.” Disse Sora, aprendo un varco dietro di loro. “E ora scusateci, ma abbiamo altri due custodi da rintracciare.”
    Detto ciò, sparirono nel varco, riapparendo a insaputa dei presenti su un tetto poco lontano.
    “Cavoli…” fece Kairi, sbuffando. “Era più facile far finta di nulla quando gran parte dell’universo non sapeva dei custodi. Ora abbiamo pure beccato l’unico mondo che non ha ricevuto il messaggio di Aqua.”
    “Silenzio.” Disse Black Star, guardandosi attorno serio.
    “Che succede?”
    “Qualcuno ci sta osservando.”
    “Cosa?” esclamò Riku, cercando di guardare giù dal tetto senza esporsi.
    Sotto di loro, in mezzo alla folla di persone che stava cercando di realizzare quel che era successo, c’era un ragazzo, con lo sguardo rivolto verso il tetto dove si erano rifugiati.
    Facendo loro un sorriso, il ragazzo riprese a camminare, allontanandosi dalla folla.
    “Cosa… Perché quel ragazzo ha reagito in quel modo? Credevo avrebbe avvertito gli altri…” si chiese Lea.
    “La cosa che mi chiedo di più…” aggiunse Sora. “È perché ho avuto l’impressione che quel ragazzo fosse Dark?”
    “Dark?” ripeté l’assassino dai capelli azzurri. “Non mi sembrava lui.”
    “Però a ben pensarci, la somiglianza c’è… Com’è possibile? Non sarà Gadian, vero?”
    “No. Mi sembrava troppo disinvolto per essere uno che sa di poter venire controllato in qualsiasi momento. E poi, perché sorriderci? Non sembrava nemmeno sorpreso dalla nostra presenza…”
    Poco lontano, il ragazzo continuò a sorridere, portandosi una mano a coprire la bocca.
    “Tutto sta andando come ho visto…” disse a bassa voce, per poi sospirare. “Cavoli però… la mia storia ne guadagnerà in popolarità, ma ne risentirà in originalità…”
     
     
    “Allora… spiegami ancora una volta…” fece Pan. “Perché tutti mi starebbero guardando come una pazza?”
    “È per la coda, è inutile che cerchi di non capirlo, è così. A quanto pare, in questo mondo non è normale avere una coda.”
    “Nemmeno nel mio lo è, eppure nessuno guardava mio nonno così. E poi, se non l’avessi notato, stanno guardando anche te nello stesso modo.”
    “Beh… Immagino sia per il mantello…” ammise l’alchimista.
    “Ehm… scusate…” li interruppe un bambino, avvicinandosi a loro.
    “Uh? Sì, che c’è piccolo?” chiese Pan.
    “Ecco… mi chiedevo dove avete trovato dei costumi così realistici. Sembrate davvero Pan e Edward Elric…”
    I due sbatterono le palpebre, per poi guardarsi.
    “Ecco… diciamo che li abbiamo fatti da soli… Non si trovano in giro…”
    “Davvero? Peccato… avrei fatto un figurone il prossimo carnevale. Va beh, grazie mille!” disse lui, per poi correre via.
    “Ok, credo che abbiamo risolto un mistero…” fece l’alchimista, sospirando. “Il che non ci rende più facile il lavoro e poi-”
    Ma prima che il biondo potesse finire la frase, mentre si girava si scontrò con un ragazzo, facendo cadere entrambi a terra.
    “Ahi!” esclamò il custode, per poi rialzarsi. “Ma cos’è successo?”
    “Ugh… che male…” si lamentò il ragazzo, mettendosi anche lui in piedi e recuperando il sacchetto che teneva in mano. “Scusa, non ti ho visto girare e credevo che stessi andando dritto.”
    Ma Edward non lo sentì.
    Lui e Pan lo stavano guardando sorpresi.
    “Dark?” si azzardò a dire la Sayan.
    “Beh, sì, alcuni mi chiamano così.” Rispose lui, facendosi serio. “Anche se nessuno lo fa parlandomi in faccia.”
    “Co-”
    “Eh, dopotutto è questo uno dei punti forti di Internet: mantenere l’anonimato, anche se ti conoscono centinaia di persone.”
    “I-Internet?” ripeté Pan.
    “Eh già. Una grande comodità, non trovi?” la interruppe Ed.
    Il ragazzo poi li squadrò.
    “Uhm… non vi ho mai visti prima… E comunque complimenti per i costumi. Potrei anche credere che non siano tali.”
    “G-Grazie…”
    “Però cavoli… nessuno ha parlato di questo incontro di cosplay che c’è oggi… Siete già il quarto gruppo di persone che incontro vestite come i personaggi di vari anime e di Kingdom Hearts… soprattutto di quest’ultimo.”
    “È per una festa in maschera da un amico.” Rispose prontamente Pan. “Nulla di straordinario.”
    “Davvero? Peccato…” fece il ragazzo, cominciando ad allontanarsi. “Speravo in qualche novità in questa monotonia… Dopotutto, dopo ciò che è successo a Hikari… o meglio succederà…”
    “Cosa c’entra Hikari?!” chiese l’alchimista.
    “Ops, scusatemi, ho parlato troppo. Dimenticavo che non l’ho ancora pubblicato. Devo ricordarmi cosa pubblico e cosa sto scrivendo…”
    “Scritto?” chiese perplessa Pan. “Cosa vuoi dire?”
    “Suvvia, non mi dirette mica che la festa in maschera, per qualche motivo a me sconosciuto, non è incentrata sulla fan fiction ‘Equilibrio’, vero?”
    Sentendo ciò, i due custodi guardarono seri il ragazzo.
    “Fan fiction?” ripeté Pan. “Perché la cosa mi fa venire un certo pazzo di nome darkroxas92?”
    “Beh, direi perché è lui l’autore della storia.” Rispose il ragazzo, sorridendo. “Sono ben poche le persone che possono dire di averlo visto dal vivo. La sua figura, come lui desidera, è avvolta dal mistero.”
    “Però sbaglio, o tu prima parlavi di scrivere?” chiese Edward.
    “Sembra… che la lista delle persone che lo conoscono sia recentemente aumentata.” Rispose lui. “Però credo che non abbia nulla da temere. In fondo, nessuno di quelli che l’ha scoperto sa troppo su di lui, se non l’aspetto, che ad ogni modo è molto simile a quello del suo personaggio.”
    “Adesso basta!” urlò Pan, portandosi le mani alla testa. “Mi stai facendo venire il mal di testa! Cerca di parlare chiaro!”
    “Io vi ho detto tutto quello che c’era bisogno di dire.” Rispose lui, riprendendo ad andare via. “Però chissà… darkroxas92 potrebbe essere a conoscenza di qualcosa che nemmeno degli eventuali veri custodi sanno…”
    I due aspettarono che sparisse dalla loro vista.
    “Quel ragazzo…” cominciò Ed. “Temo che sia legato a noi più di quanto vuole far credere…”
    “Che sia anche lui un custode?”
    “Possibile… Ad ogni modo, non rimane che un modo per scoprirlo… Direi che è il momento di usare quel poco di conoscenze ‘aliene’ di cui mi hanno parlato Dark e Hikari.” disse, per poi appoggiare per terra una mano.
    Immediatamente si crearono dei fulmini rossi, per poi far uscire dall’asfalto della strada una specie di piccolo monitor.
    “Che cos’è?” chiese la Sayan.
    “Ho creato un trasmettitore, o almeno così mi sembra l’abbiano chiamato. In pratica è un oggetto che ci permette di seguire a distanza una persona, a condizione che essa abbia un oggetto che risuona con quest’altro.”
    “Che immagino tu abbia creato direttamente sotto le sue scarpe, vero?”
    L’alchimista sorrise.
    “Esattamente.”
    Poi si fece serio.
    “E ora vediamo di ritracciarlo.”
     
     
    Hikari continuava a leggere sorpresa il racconto.
    “Quel ragazzo…” disse. “Possibile che sia…”
    “Una delle persone in grado di ricevere le informazioni dagli altri mondi?” completò una voce alle sue spalle.
    La custode si girò, ritrovandosi di fronte il ragazzo, che si limitò a consegnarle il sacchetto che teneva in mano.
    “Qui dentro dovrebbe esserci tutto il necessario per medicarti.” Continuò, avvicinandosi al computer e consegnandole il sacchetto, per poi indicarle con un dito una porta. “Lì c’è il bagno. Immagino che tu preferisca occuparti delle ferite senza nessuno che ti guardi, no? E io di certo non ho la minima intenzione di passare per un pervertito.”
    La ragazza rimase in silenzio, dirigendosi verso il bagno.
    Il ragazzo si sedette, fissando lo schermo con occhi vuoti.
    “Andrà tutto bene?” mormorò a bassa voce, per poi staccarsi dalla scarpa una piccola ricetrasmittente. “Il sapere non mi aiuta troppo…”
    Pochi minuti dopo, Hikari uscì dal bagno, rientrando nella camera del ragazzo.
    “Allora, che ne pensi?” chiese infine il ragazzo. “Della mia storia, ovviamente.”
    “Fedele. Troppo fedele.” Rispose lei. “Quindi prima…”
    “Prima stavo fingendo, sì. Sono quasi ai livelli di Dark, vero?”
    “Eppure qui nessuno sa di Aqua… sono andata su internet, e l’unico risultato che ho trovato appare nella tua fiction…”
    “Già. Qui non è arrivato quel messaggio. O meglio, qui sono stato io il suo portavoce, ma non sono di certo andato a gridarlo ai quattro venti, anche perché fino a poco tempo fa, credevo fosse frutto della mia fantasia, come te e Dark.”
    “Capisco…”
    “E immagino avrai già intuito che io so molte cose su di voi. Cose che forse ignorate voi stessi. Ad esempio, se foste arrivati prima, io avrei saputo che Dark era l’Equilibrio stesso, come sapevo, anche se vagamente, ciò che ti avrebbe fatto sotto l’influenza dell’Oscurità.”
    “Tutto qui?” chiese la custode. “Ti appare di fronte un personaggio che tu eri convinto fosse una tua creazione e questa è la tua reazione?”
    “Se mi aveste colto alla sprovvista, probabilmente avrei reagito in maniera totalmente diversa.” Spiegò il ragazzo. “Ma proprio come ti ho già detto…” continuò, indicandosi la testa. “…qui dentro c’è tutto ciò che vi riguarda.”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Vuoi sapere come finirà?” chiese lui. “Vuoi forse sapere qual è il tuo destino con l’altro me stesso? Con il personaggio che ero convinto di aver creato prendendo spunto da me, ma rendendolo ciò che io non potrò mai essere? O vuoi sapere come finirà la guerra, chi morirà, chi tornerà… O magari preferisci conoscere il passato?”
    “Tu saresti davvero in grado di rispondere?” domandò incredula.
    “Certo, ma sappi che gli eventi sono soggetti a continui cambiamenti. Io stesso, mentre scrivevo la storia, ho cambiato più volte lo svolgimento delle cose. Dark aveva ingannato anche me con quella sua messinscena. Inizialmente avevo intenzione di renderlo l’antagonista della storia, poi non so neanch’io perché, cambiai idea. E lo stesso vale per te: non avevo intenzione di farti tornare. Saresti dovuta rimanere un peso per Dark e sotto le vesti del misterioso aiutante ci doveva essere Balance, o qualche predecessore di Dark. Rexenet, nato unendo le caratteristiche per me più odiose, doveva essere il nemico principale di Dark, poi Light, il fratello perduto di Dark, doveva rimanere in disparte e affrontare un duello all’ultimo sangue per vendicare il suo mondo. Invece entrambi, alla fine, si sono rivelati alleati del piano di Dark, assieme a Sora.”
    Hikari continuò ad ascoltare, sempre più sorpresa.
    “Poi il ritorno di Xehanort: la conquista del X-Blade, l’annuncio di Aqua… la tua confessione a Dark…” disse, abbassando il tono della voce. “I vari mondi che Hakai sta distruggendo… la tua promozione al rango di Master. L’esame che dovranno sostenere a breve Sora, Riku e Kairi e… Senza considerare ciò che è successo nel mondo dell’Oscurità…”
    “Cos’è successo?” lo interruppe la custode.
    “Yen Sid ha mandato gli esaminandi a recuperare Aqua.” Rispose lui. “Ma tranquilla, stanno tutti bene, anzi, hanno trovato anche qualche sorpresa inaspettata. Allora, sicura di non voler sapere niente?”
    La custode abbassò lo sguardo.
    “No.” Fece il ragazzo, anticipando una sua possibile domanda. “Non è come pensi.”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Dark non è privo d’amore come vuole far credere, lo ammetto. Per me è stato impossibile rimuovergli quel sentimento… sebbene io ne sia veramente privo. Fingo sempre di possederlo, ma solo per non far insospettire le persone, che altrimenti mi farebbero vedere da qualcuno, nel vano tentativo di cambiarmi. Quando lo dico, tutti credono che io lo dica scherzando. Invece è la pura realtà…” continuò, chiudendo una mano a pugno. “Dark invece è diverso. Non perdere la speranza, Hikari. Dark in questo momento sta soffrendo molto per ciò che ti ha fatto. Ha perso fiducia in se stesso, è convinto di essere una mina vagante e di certo suo padre non aiuta…”
    “Cosa devo fare allora?”
    “L’unica cosa in tuo potere: rimanergli vicino. Affiancarlo nei momenti difficili. Almeno credo. Come ti ho detto… sono incapace di comprendere l’amore. Per me è una cosa illogica… e io sono come un computer. Anche prima di diventare uno che passa gran parte del giorno chiuso in camera, sono sempre stato un tipo che non agisce quasi mai d’impulso. Non nego che odio molto di questo mondo. Corruzione, omicidi, stragi… sinceramente parlando, per me andrebbe anche bene se tutto finisse. La prenderei come la giusta punizione. Non m’importa se anch’io scomparissi, perché servirebbe a purificare il mondo.”
    “Non hai paura della morte?”
    “No…” rispose il ragazzo, chiudendo gli occhi. “Io vivo sempre come se fosse l’ultimo giorno. So perfettamente che potrei uscire di casa e venire investito da un’automobile, come rimanere chiuso in casa e rimanere vittima di qualche incidente casalingo. Per questo cerco sempre di non aver nessun tipo di rimpianto.”
    “Sei un ragazzo davvero strano… tutti hanno paura della morte…”
    “Citando un certo ragazzo che non voleva crescere, ti dirò questo. La morte è solo l’ultima avventura che una persona compie. Nessuno è mai tornato dall’aldilà per dirci com’è. Credo che sia un concetto che per noi semplici mortali, sia impossibile comprendere.”
    Ma prima che potesse dire altro, il ragazzo barcollò, appoggiandosi nuovamente alla scrivania.
     

    “Dovete superare quest’ultima difficoltà.”
    -
    “Che cosa diamine hai fatto?!”
    -
     “È arrivato il momento che io scelga il mio nuovo custode…”
    -
    “Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…”
    -
    “Mi dispiace… portate le mie scuse a tutti gli altri… ma non potrò tornare da loro.”
    -
    “Quindi, è così… E va bene, come vuoi!”
    -
    “Perché solo loro ne sono immuni?!”
    -
    “HIKARI!!!”
    -
    “È tempo di sottoporvi ad un ultima prova”
    -
    “Tu, lurido bastardo… come hai osato?!”
    -
    “Avete due ore di tempo prima che questo mondo venga distrutto!”
    -
    “Come? Non sei felice di rivedere tua madre?”
    -
    “Dark!”
    -
    “Mi dispiace… dovrai aspettare per un bel po’… perdonami…”
    -
    “Quindi questa è la fine… eh?”


    Il ragazzo continuò a stringersi forte la testa con le mani, mentre i suoi pensieri venivano come riempiti da pesanti martelli.
    “No…” fece, tremante. “Non è possibile… Non può avvenire questo... È troppo… Basta, per piacere!” urlò.
    La custode rimase immobile a guardarlo sorpresa e spaventata, mentre riprendeva lentamente a respirare normalmente.
    “Che cos’è successo?” chiese.
    “Io non… non posso dirtelo…”
    “Hai avuto delle visioni, non è vero?”
    Il ragazzo sorrise.
    “Anche se fosse, non sono totalmente affidabili… è già successo che fossero diverse rispetto alla realtà, anche se di poco…”
    Ma prima che la custode potesse chiedergli altro, la finestra alle spalle del ragazzo esplose, mostrando così Dark, sospeso in aria, dietro al quale si potevano vedere gli altri custodi.
    “Vedo che avete tutti abboccato all’esca…” disse lui, girandosi verso i nuovi arrivati e guardandoli freddamente.
    “Lascia andare Hikari!” ordinò Dark.
    “Non la sto mica tenendo in ostaggio. È caduta sul mio balcone, e le ho permesso di medicarsi le ferite che tu le hai provocato.”
    Prima che se ne rendesse conto, si ritrovò sollevato per la maglietta dal custode.
    “Oh, vedo che la tua rabbia è aumentata… ora fatichi a tenerla solo per te…”
    “Chi sei?” chiese Sora. “Non sembri un normale abitante di questo mondo. Sei a conoscenza di cose che non dovresti sapere, nemmeno avendo visto il messaggio di Aqua.”
    “Sono uno di coloro che ricevono informazioni dagli altri mondi… nel mio caso, le informazioni riguardanti i custodi.”
    “Come immaginavo…” fece Edward.
    “E qui…” continuò il ragazzo, tirando fuori dalla tasca una penna USB. “Ci sono tutte le informazioni più importanti sulla seconda guerra del Keyblade.”
    “Cosa?!” esclamò Lea. “Puoi vedere anche il futuro?”
    “Certo. So perfettamente cosa vi succederà… ed è per questo…” disse, rimettendosi in tasca la chiavetta. “…che vi fermerò qui.”
    “Cosa?” chiese Hikari, non capendo il significato di quelle parole.
    “Forse non siete una mia creazione… ma io mi sento comunque responsabile di ciò che avete fatto e che farete. Soprattutto, sono responsabile di aver creato un mostro. Per questo vi fermerò.”
    “E come speri di fare, sentiamo?” fece Black Star, divertito.
    “Usando l’unico potere in mio possesso…” rispose lui, mentre veniva circondato da un piccolo vortice di vento. “Dark, tu hai ceduto all’Oscurità, e ti sei fatto controllare da essa… ora io farò la stessa cosa… ma con la Luce!”
    Mentre diceva questo, si sollevò in cielo, come spinto da un’energia superiore.
    I suoi capelli cominciarono a schiarirsi, mentre il colore dei suoi occhi cominciò a brillare.
    Nella sua mano destra prese lentamente forma una spada bianca, che emanava luce.
    “In guardia, custodi della Luce!” disse, per poi partire a tutta velocità, puntando per primo contro Sora.
    Il custode evocò subito il Keyblade, parando così l’attacco, anche se la forza d’urto fu sufficiente a farlo schiantare a terra, creando una piccola voragine.
    “Sora!” urlarono gli altri, per poi fissare l’avversario.
    “E lui dovrebbe sostenere l’esame per diventare Master? Che delusione…”
    “Ora tocca a me!” gridò Black Star, volandogli contro.
    Ma il ragazzo fermò il suo Keyblade senza problemi.
    “Black Star… il ragazzo che dice che supererà le divinità…” disse. “Non mi sono mai piaciuti i tipi con tanta presunzione!” esclamò, per poi colpire l’assassino con un’aura di luce, che lo allontanò di diversi metri.
    “Maledizione! È più forte di quel che sembrava!” fece Lea, evocando in una mano il Keyblade e nell’altra uno dei suoi Chakram, entrambi avvolti dal fuoco.
    “Lea, ex numero VIII dell’Organizzazione XIII. Il Soffio di Fiamme Danzanti. Attualmente, maestro di Black Star.” Disse il ragazzo, creando una barriera di luce attorno alle armi dell’avversario, che si spensero subito. “Il creatore del tanto odiato e allo stesso tempo amato ‘Got it memorized?’…”
    “Prendi questo!” urlò Kairi, lanciandosi assieme a Riku contro di lui, che li evitò abbassandosi all’ultimo, per poi afferrarli ai piedi e lanciarli a terra.
    “Kairi, principessa della luce. Figlia di Ansem il saggio e sorella di Hikari. E Riku, il miglior amico di Sora. Colui che si è fatto manovrare dall’Heartless di Xehanort.”
    “Kame… hame… ah!” gridò Pan, diventando Super Sayan e scagliando la sua tecnica più potente, cercando di prenderlo alla sprovvista.
    Il ragazzo si girò verso il raggio d’energia, per poi deviarlo con un fendente della spada come se fosse stata aria.
    “Pan, nipote di Son Goku. Di recente in grado di diventare Super Sayan, ma con ancora poca esperienza.”
    Ignorando la Sayan, che era rimasta sorpresa per come avesse deviato il colpo, si girò verso i tre custodi rimanenti.
    “Edward Elric, ex alchimista di stato. Hai assistito alla distruzione del tuo mondo, in compenso ora puoi usare l’alchimia a tuo piacimento, senza dover più sottostare alla regola dello scambio equivalente. Una versione un po’ diversa dalla storia che è arrivata qui… anche se solo io sapevo la verità.”
    “Maledetto… Sta zitto!” urlò lui, lanciandosi all’attacco, con il Keyblade pronto a colpire.
    Ma l’avversario lo evitò spostandosi di lato, per poi colpirlo con una sfera di luce, facendogli raggiungere gli altri custodi a terra.
    “Con Hikari ho già parlato.” Disse. “La ragazza chiave per Dark. Divenuta un Nessuno anni fa, ha riacquistato il cuore solo negli ultimi tempi. Dopo essere stata rifiutata da Dark, che in più gli ha rivelato che è praticamente colpa sua se lui è diventato così, è caduta in depressione, dalla quale è uscita solo quando è partita assieme al custode dell’Equilibrio per una missione.”
    La custode non fece nulla, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
    “E infine… Dark. Conosciuto in passato come Giovanni, sebbene lui abbia rigettato il suo nome. Cresciuto come un qualsiasi umano, ha tenuto nascosta a tutti la sua capacità di usare il Keyblade, con Light e Rexenet ha messo in atto un piano durato anni, che aveva come obiettivo l’eliminazione di Xehanort. Tale piano è fallito miseramente e così hai cominciato a radunare i nuovi custodi per rimediare al tuo errore, ma, ben poco tempo fa credo, una persona di cui ignoravi l’esistenza si è fatta viva, rivelandoti la tua vera natura. Dico bene Dark, figlio dell’Oscurità e della Luce?”
    Sentendo ciò, Pan e Edward spalancarono gli occhi, sorpresi.
    “Dark. L’Equilibrio stesso.” Continuò il ragazzo, sorridendo. “Ero convinto di aver creato un ottimo personaggio… un personaggio in grado di far arrabbiare chiunque con il suo comportamento freddo e spesso bastardo. È stata quasi una delusione scoprire che esistevi realmente e che non eri opera mia. Devo dire che spesso t’invidiavo… In fondo, tu eri tutto ciò che io non potevo e non potrò mai essere. Sicuro di te stesso, forte, determinato… tutte caratteristiche che a me mancano...”
    Mentre diceva ciò, la sua presa attorno alla spada aumentò.
    “Però… potrò vantarmi… di essere l’unico autore… ad essersi scontrato contro il suo stesso personaggio!” urlò, partendo alla carica. “Difenditi, o non avrò pietà!”
    “No!” rispose Dark. “Non intendo più usare il mio potere contro delle persone!”
    “Capisco… Allora muori ora!”
    Dark si spostò a lato, riuscendo così ad evitare l’affondo.
    Ma il ragazzo non perse tempo e fece subito girare la spada, riuscendo però solo a sfiorare il custode, provocandogli un piccolo taglio.
    “Hai perso il controllo, e allora?” chiese, continuando ad attaccarlo. “Hai scoperto di non essere umano, e con ciò? Se ti fermi per così poco, non rispetti la tua natura!”
    “La mia natura?” ripeté Dark.
    “Esatto! Tu sei sia luce che tenebre. Tu puoi usarli entrambi, senza alcun problema. Tuo padre vuole farti diventare un suo schiavo? E tu opponiti usando la tua luce! Il tuo cuore non può essere sovrastato da una delle due forze! Tu sei l’unico in cui convivono perfettamente!”
    “Tu non mi conosci! Non sai quello che sto provando!”
    “Ah no? Mi dispiace deluderti, ma i tuoi sentimenti, le tue sensazione, come anche quelle di tutti gli altri custodi, confluiscono in me costantemente! Io so come finirà la guerra, so già chi vincerà! E so quale sarà il tuo ruolo! So perfettamente cosa stai provando, razza di idiota! Io e te condividiamo la stessa mente, gli stessi sentimenti! Se non ti fosse ancora chiaro, io sono te!”
    “Tu sei me?” disse allibito Dark.
    “Il te umano! Il te non custode! Il te realmente incapace di amare! E ora togliti quella stupida maschera di preoccupazioni e combatti! Oppure…”
    Senza finire la frase, il ragazzo si girò, puntando dritto contro Hikari, con la spada in avanti.
    La custode spalancò gli occhi, evocando il Keyblade per difendersi.
    Ma l’impatto non arrivò.
    In mezzo ai due apparve Dark, con in mano il suo Keyblade, tornato al suo antico splendore come se non fosse successo nulla.
    Il ragazzo sorrise, arretrando.
    “Ora mi hai stufato!” fece il custode, mentre attorno alla sua arma cominciava ad apparire pura energia. “Non fare tanto il presuntuoso solo perché sai più cose di noi. Non ce ne importa niente! Noi vinceremo la guerra, costi quel che costi!”
    “Molto bene allora! Fatti sotto!” rispose il ragazzo, circondando la sua spada con pura luce.
    Quando i due si scontrarono, si generò una fortissima luce, che accecò i presenti, offuscandogli la vista.
     
     
    Dark si ritrovò a galleggiare nel vuoto.
    Ma non si trovava nel solito luogo oscuro a cui si era ormai abituato.
    “Dove… sono…?” si chiese, guardandosi attorno.
    Alla sua destra vedeva tutto nero, mentre alla sua sinistra tutto bianco.
    “Finalmente mi hai accettato…” disse una voce, mentre in un punto di fronte a lui i due colori cominciarono ad unirsi.
    Sotto lo sguardo sorpreso di Dark, un essere umano privo di qualsiasi segno anatomico che potesse distinguerlo, per metà nero e metà bianco, prese forma di fronte a lui.
    “Tu sei…”
    “Io sono te.” Rispose lui. “O meglio, io sono il tuo cuore. Io sono l’Equilibrio.”
    “Com’è possibile?” fece il custode. “Credevo che tu… non ci fossi più…”
    “Per ingannare mio padre, ho separato il mio cuore, creando un’entità a parte. Un’entità che avesse parte dei miei poteri, ma non la mia memoria. Con uno stratagemma, ti ho rivelato la mia esistenza, dopo che mia madre mi ebbe donato il Keyblade. Da quel momento, ho agito dietro le quinte. Sono stato io a muoverti, se così possiamo dire.”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Capisco… quindi alla fine, anch’io non sono altro che un burattino…”
    “Sai...” rispose l’altro. “Sinceramente parlando, credo sia tu il più meritevole a continuare, tra noi due.”
    “Uh?”
    “Io non ho fatto altro che scappare da quando sono nato… fino a quando non ho creato te. Tu ti sei dimostrato più determinato dell’originale… Perfino mio padre ti ha riconosciuto, anche se immagino che non sia un bene, vero?”
    “Cosa stai cercando di dire?”
    “Suvvia, non fingere di non aver capito. Questa sarà l’ultima volta che ci incontreremo. Ti donerò tutto: poteri, ricordi, e cancellerò la mia identità. Sarai tu ad andare avanti.”
    Mentre diceva ciò, cominciò a svanire.
    “In fondo… sono sempre stato un codardo. È meglio che sia l’altro me… a proseguire e finire l’opera.”
    Il suo corpo si sgretolò, lasciando al suo posto una sfera bianca e nera, che si diresse verso Dark.
    “Prendila, e conoscerai solo dolore…” disse a bassa voce il custode, guardando la sfera che galleggiava di fronte a lui, per poi sorridere e afferrare la sfera “Ma in fondo… il dolore è l’unica via per la felicità…”
    Non appena ebbe detto ciò, nella sua mente una serie di immagini cominciò a fluire a velocità impressionante, imprimendosi al suo interno.
    “T-Tutto questo… Avevi pianificato tutto questo?” disse sorpreso Dark, mentre attorno a lui si accese una forte luce che lo costrinse a coprirsi il volto.
     
     
    Dark riaprì gli occhi, accorgendosi di trovarsi sdraiato a terra. Accanto a lui c’erano anche gli altri custodi, tutti privi di sensi.
    Alzandosi, si rese conto che erano tornati su una Gummiship, che doveva essere quella con cui erano arrivati Pan e Ed, e tutti loro non avevano alcuna traccia del combattimento appena sostenuto.
    “Che cosa… è successo…?” si chiese, guardando fuori da un oblò il mondo che si stavano lasciando alle spalle.
     
     
    Il ragazzo si lasciò andare sulla sedia, respirando a fatica.
    “G-Grazie… per l’aiuto…” ansimò. “Avrei fatto… fatica a spiegare… i danni…”
    “Di nulla. Per me far sì che qualcosa non sia successo è facile.” Rispose una voce alle sue spalle. “Ma perché sei ricorso a quel potere? Sapevi bene che avrebbe consumato gran parte della tua energia vitale.”
    “Non ha importanza…” rispose lui, portandosi una mano al petto. “In fondo, se non avessi fatto tornare Dark sulla retta via, saremmo stati tutti condannati. Meglio una vita che tutte, no… Luce?”
    Dietro di lui, la figura di una donna lo guardò preoccupata.
    “Questo lo sai solo tu. Io non ho contatti con il destino come te.”
    Il ragazzo sbuffò, aprendo un cassetto sotto la scrivania e tirando fuori una collana, il cui ciondolo era la copia perfetta di quello di Dark.
    “Il destino… è ironico che io, che non ci ho mai creduto più di tanto, sia l’unico a conoscerlo…” fece, per poi voltarsi verso il computer e aprire un documento word. “Ed è un peccato… che debba finire in quel modo… avrei preferito un altro finale…” disse, rileggendo il testo.

    Edited by darkroxas92 - 5/12/2011, 18:22
     
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  3. Yusei Trek
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    Stavolta si che sono scoccato, ma mi è piaciuto, avrei alcune domande su questo capitolo ma suppongo tu risponderai a tutte nei prossimi capitoli...
    Sono piacevolmente soddisfatto di aver avuto ragione nel commento precedente: è stato un gran bel capitolo.

    Vai alla grande,continua così
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Alla fine non ho più commentato l'altro! Mannaggia a me D: Anche se sai in anticipo cosa penso del capitolo dovevo commentare!!! D: Perdonami Darky, troppe cose da fare in questo periodo D:
    Passiamo alle cose serie ù.ù
    Con te non si può mai stare tranquilli perché ogni volta tiri fuori qualcosa di sconvolgente e questa è una cosa ottimerrima ù.ù Però... io volevo quell'attacco di fangirlismo nei confronti di tu sai chi D: (non facciamo nomi, basta che io so e tu sai u.u)
    Molto interessante la scena in cui il ragazzo misterioso viene colpito da nuove e inquietanti informazioni per la sua fan fiction, non vedo l'ora di leggerle nel loro contesto!
    Come sempre hai fatto un ottimo lavoro Darky, bravissimo ^^
     
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  5. francix94
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    ti rendi conto che hai fatto qualcosa che nessuno ha mai "osato" scrivere?
    incontrare un proprio personaggio inventato credo che sia un po il sogno di tutti xD
    per poi combatterlo pure!
    sei unico :D
     
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    Aaaaaargh!!! Che è sta roba? :orrid:
    No! Ci sono rimasto malissimo! :orrid:
    Un autore nella propria storia? :gya:
    Inaudito! :gya:
    Vabbè. :heho:
    Non apprezzo molto, ma complimenti per l'originalità.
    Dark resta un buon personaggio, ma è un po' troppo Gary Stu per i miei gusti :addit:
    Ha un curicino molto più tenero di quel che dia a vedere e anche di quanto pensass, e anche di quanto trapeli dalle sue stesse parole.
    Presto diventerà uno zuccherino, me lo sento. :ghgh:
    Beh, cosa dire. L'avvenimento centrale di questo cap è la tua apparizione e quella mi ha lasciato molto sorpreso.
    Siamo senza amore, mh? Non metto bocca, ma credo che non sia vero, e ti invito a non esagerare ^___^ Prendilo come un consiglio a uomo a uomo :addit: (ti appoggio tantissimo il resto, però, tranne la cosa della fine del mondo)
    Ma torniamo alla fic.
    Come "collega" posso capire quella roba delle visioni, (però a me non viene il mal di testa quando invento muahahahah) e concordo: a volte sembra che sia la storia a scriversi da sola :asd:
    Beh, non so che altro dire. Se continuassi si scenderebbe troppo sul piano personale e non ne ho nessuna voglia.
    Troppo pigro :heho:
    Alla prossima.
     
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    E finalmente, ecco qui il capitolo 65!
    Stavolta non vi ho fatto aspettare troppo XD.
    Allora, vediamo... non voglio anticiparvi troppo su questo capitolo, perciò vi dirò questo: tra le recensioni del capitolo 62, ho ricevuto una specie di sfida: equagliare il capitolo 62. Ebbene, non mi sono limitato a equagliarlo, ma anche a superarlo! Presto, molto presto, vedrete il capitolo che sconvolgerà (come se non lo fosse abbastanza XD) questa fiction!
    Mentre per i capitoli che potrebbero spingervi a sbattere la testa sul muro, dovrette aspettare un pochino di più, ma neanche troppo XD.
    Beh, prima di passare alla recensioni, ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader e vi lascio un comunicato: la sera del 24 dicembre, controllate le nuove fiction...
    @ Yusei Trek: come, di sorprendi per così poco? aspetta i prossimi capitoli allora XD (per vedere delle vaghe imitazioni della mia reazione pensando a ciò che ho in mente: 1 e 2 (dal minuto 13:32 al 13:44) ). Per le domande sì, risponderò a tutto tramite capitoli XD
    @ Liberty89: Tranquilla, non è successo nulla di grave. Anche perché so che presto ti unirai anche tu agli assasini che mi inseguono XD. Per l'attacco di fangirlismo... purtroppo superava la mia compresione, sorry XD. E per gli spoiler arrivati al ragazzo... presto si sapranno molti dei contesti dove quelle frasi troverano posto (e tu sai già il motivo della prossima fine dell'universo XD)
    @ francix94: Ma no... io sono solo stato il primo ad affrontare il suo personaggio in un duello XD (e a prevedere un paio di cosette, come alcune scene di kh3D o questo XD)
    @ Mr.Bianconiglio: Uhm... direi una delle idee meno assurde delle idee più assurde che avevo in mente XD. Per il cuore di Dark... ehm... non saprei... ma non so che tipo di zuccherino intendi dire XD. Per quanto riguarda l'essere privo di amore... credimi, è così, ma non me ne faccio un problema. Uno non può sentire la mancanza di qualcosa che non conosce XD. La verità sulle visioni invece è più complicata... diciamo che ogni volta che prendo una botta mi vengono le idee XD (e dato che la mia soglia del dolore è l'esatto opposto di quella di Dark... ti lascio immaginare XD)
     
    E ora, finalmente...



    Capitolo 65: L’esame! Chi diventerà Master? - Torna all'indice dei capitoli
    Il custode dell’equilibrio continuava a guardare fuori dall’oblò.
    “Dark…” fece Sora, non sapendo però come continuare.
    “Sì, come vi ho già detto, l’Oscurità è mio padre… ma è anche vero che la Luce è mia madre.” Lo interruppe lui, lasciando gli altri custodi in silenzio.
    “Ma com’è possibile?” domandò Edward. “Stiamo parlando di due essenze! Credevo che per luce e oscurità s’intendesse dire buono e malvagio!”
    “Per noi custodi non è così: le categorie principali sono divise secondo la forza per cui combattiamo e che ci fornisce il potere: la Luce è colei che vi ha donato i Keyblade. Ora posso rivelarvelo, ma ero in contatto diretto con lei, sebbene ignorassi cosa significasse per me.”
    “Cos’hai detto?!” esclamò sorpreso Riku.
    “È così. Ogni volta che stava per scegliere un nuovo custode, lei mi avvertiva. In questo modo, sapevo come agire con loro, però negli ultimi tempi non ho più saputo nulla. Certo, per alcuni era ovvio, ma per altri no. Avevo intuito che non fosse un buon segno, per questo ho deciso di andarmene.”
    “Credevi che saremmo stati in pericolo?” chiese Kairi.
    “Credevo che troppa luce avrebbe attirato il nemico, ma non potevo andarmene senza dire nulla a Hikari. Lei avrebbe cominciato a cercarmi e avrebbe messo in secondo piano la guerra. Per questo le ho proposto di sostenere il mio esame per diventare una Master del Keyblade. E lei ha accettato, dopo che le spiegai tutto questo, tralasciando giusto la parte di mia… madre… non perché non mi fidassi, ma perché sembrava assurdo anche a me.”
    Hikari continuò a guadarlo in silenzio.
    “Durante il nostro breve viaggio, abbiamo incontrato Edward, Ichigo e Jessie. I primi due sono stati scelti come custodi della Luce, mentre Jessie si è sbarazzata della sua parte oscura, che però ora ha un corpo tutto suo.”
    “Poi c’è un’altra notizia.” Lo interruppe Pan. “Pare che tutti i nostri nemici si siano alleati. Quando mi sono trasformata, oltre a Jyassmie c’era un altro tizio con una benda sull’occhio, come un pirata.”
    “Braig!” Esclamò Lea. “Immaginavo che anche gli altri membri dell’Organizzazione fossero tornati in vita come me. Nel regno dell’Oscurità ho avuto il dispiacere di incontrare Isa, alias Saix…”
    “Se Xehanort sta mettendo su una nuova Organizzazione, è una cosa che dovremmo verificare al più presto. Ora, però, voglio sapere… cos’è successo quando hai incontrato tuo padre?” chiese Sora.
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Mi ha contattato usando un mio omonimo di quel mondo. Ha distrutto come se niente fosse una casa, anche se di questo non c’è da meravigliarsi, e in poco tempo ha steso sia me che Hikari. Ha subito mostrato un evidente odio nei suoi confronti, accusandola di avermi deviato. Io non riuscivo a capire cosa intendesse dire… O meglio, non potevo, non sapendo cosa intendesse con deviato…”
    “Così, dopo aver preso Dark per il collo, ci ha rivelato la verità.” Continuò Hikari. “La mia colpa era di avergli fatto conoscere l’amore, quando ci siamo conosciuti. E non è tutto… Xehanort quando a suo tempo ha inviato il custode che mi ha eliminato, era sotto la sua influenza. Sperava così di riportare Dark sulla via da lui scelta…”
    “Il colpo che ha ucciso Hikari era destinato a me… ma io non sarei finito distrutto. Solo la mia parte di luce sarebbe stata eliminata, lasciandomi in balia dell’oscurità… cosa che è successa quella notte. Mio padre ha iniettato oscurità pura dentro il mio corpo, che ha così perso il suo status di equilibrio. La mia coscienza in quel momento si è spenta. Vedevo tutto, sapevo cosa stavo facendo… ma non potevo fermarmi… ero diventato un burattino dell’Oscurità… Ho sottoposto Hikari a torture che non oso nemmeno dire…”
    “È vero, ma sono stata io a permetterlo. Non mi sono difesa. Non volevo attaccarti. Non ne ho avuto il coraggio…”
    “Hikari…” fece la sorella, incapace di consolarla.
    “E come hai fatto a tornare in te?” chiese Black Star.
    Dark fece un colpo di tosse, mentre la ragazza spostò lo sguardo.
    “Diciamo che alla fine… la mia coscienza ha avuto la meglio…” rispose il Keyblader, cercando di non guardare Hikari.
    I custodi li guardarono, incuriositi da quella reazione.
    “Ehm… è successo qualcosa di… particolare in quel momento?” domandò Pan.
    “Ad ogni modo, ora fatemi un riassunto veloce di quel che è successo nel regno delle tenebre. Ho visto che anche Lea è diventato un custode.” Continuò Dark, cambiando discorso.
    “Qui gatta ci cova…” disse a bassa voce la Sayan. “E scommetto che se qui ci fosse Marco, sarebbe d’accordo con me…”
     

    **************


     
    “Etciù!” fece Marco.
    “Che fai, starnutisci durante un combattimento?” chiese Asuka, colpendolo con una sfera di fuoco, facendolo volare qualche metro addietro.
    “Asuka!!!” urlò lui, rialzandosi “Ma non sai far altro che combattere?!”
    “Certo che no, ma sono qui apposta per questo. Se poi tu ti metti a starnutire all’improvviso non è colpa mia.”
    “Umph… non l’ho mica fatto apposta… qualcuno deve avermi nominato da qualche parte…”
    “Vediamo…” fece Koji. “Yeerk? Heartless? Nessuno? Custodi? Qualche altro nemico?”
    “È bello sapere quanto l’universo ti apprezzi…” commentò l’Animorph, sospirando. “Eppure ho una strana sensazione…”
    “Suvvia, cosa vuoi che sia successo?” chiese Saiko. “Che Dark e Hikari si siano baciati? Quello basterebbe per causare la fine dell’universo seduta stante!”
    “Vuoi vedere che era quella la causa di quel vento oscuro?” azzardò Tsuna.
    I custodi rimasero in silenzio per qualche secondo.
    “Nah!” fece Ryo. “Per un vento di quel tipo, dovrebbe averla prima torturata.”
    “Sei fortunato che non ti senta Kairi. Mi sembra piuttosto protettiva nei confronti di sua sorella, sai?” disse Justin.
    “Bah. Possiamo tornare agli allenamenti o vi devo colpire con una cicatrice del vento tutti quanti?” disse Inuyasha.
     

    **************


     
    “Capisco… quindi ora Yen Sid e Master Aqua ci stanno aspettando…” disse Dark, aprendo un varco. “Allora non ci conviene farli aspettare ulteriormente.”
    “Aspettate un secondo!” lo interruppe Black Star. “Cos’è quest’esame di cui state parlando?”
    “È un esame che serve per salire di grado, diciamo. I Master del Keyblade sono considerati i custodi migliori.”
    “Capisco…” fece l’assassino, mentre entravano nel varco.
     
    Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre del mago.
    “Se la vedesse Kid, probabilmente impazzirebbe…” commentò Black Star, osservando la struttura, per poi abbassare lo sguardo.
    “Non preoccuparti: l’oscurità li ha presi, è vero, ma questo non significa che non torneranno come prima. Guarda Ansem: tutti lo avevano visto esplodere, eppure è ancora vivo.”
    “Infatti è così.” Confermò una voce, mentre il portone si apriva.
    Yen Sid uscì dal palazzo, seguito da Aqua, Kagome, Topolino, Paperino e Pippo.
    “Master Dark, Master Hikari. È un piacere incontrarvi di persona.” Disse il mago, inchinandosi.
    I due custodi lo imitarono.
    “Lo è anche per noi, Master Yen Sid.” Rispose Dark.
    “Vedo che hai eliminato i tuoi dubbi.”
    “Sì. Finalmente sono venuto a conoscenza della mia vera natura: sarò anche l’Equilibrio stesso, ma continuerò a combattere per la Luce. Non approvo i piani di mio padre, e mi opporrò con tutto me stesso.”
    “Dunque è vero: tu sei veramente il figlio dell’Oscurità e della Luce.” Fece Aqua. “Non credevo potessi esistere realmente. Ero convinta che fossi semplicemente il nuovo custode dell’Equilibrio.”
    Dark la guardò.
    “Questa volta non avrò bisogno di alcun emissario. Agirò in prima persona. Impedirò che la storia si ripeta.”
    “Decisamente determinato a quanto vedo.” Disse una voce alle loro spalle.
    Terra e Ventus si stavano avvicinando al gruppo, per poi fermarsi a pochi metri di distanza.
    “Aqua ci ha subito contattati non appena tornata, e siamo venuti anche noi qui per l’esame. Non siamo dei veri e propri Master, ma la nostra esperienza è sufficiente per potervi assistere.”
    Yen Sid annuì.
    “Ora che ci siamo tutti, possiamo andare.” Disse, per poi alzare una mano.
    Prima che i custodi se ne rendessero conto, si ritrovarono da tutt’altra parte.
    Di fronte a loro il Castello dell’Oblio si ergeva per tutta la sua grandezza.
    “Master Aqua. È arrivato il momento di rimuovere il sigillo.”
    La custode annuì, per poi evocare il Keyblade grigio, che puntò contro il portone del castello.
    Immediatamente, le mura del castello furono percorse da un’onda di luce, che lo ricoprì interamente, per poi illuminarlo come un sole.
    I custodi si portarono una mano sopra gli occhi per non rimanere accecati.
    Quando li riaprirono, si ritrovarono di fronte ad un castello completamente diverso: la struttura di fronte a loro era in rovina, e si poteva perfettamente notare che buona parte era stata distrutta.
    Ma non fu l’unico cambiamento.
    Il piazzale su cui si trovavano ora era circolare e ne mancava un’enorme fetta, facendo sì che si potesse vedere l’oblio in cui galleggiava.
    Anche il paesaggio era completamente mutato: attorno a loro c’erano decine di colline.
    Ma il cielo, purtroppo, era rimasto nero.
    “È tutta colpa mia…” fece Terra. “È solo colpa mia se ora è così… Maestro…”
    “Terra…”
    “Lo ricostruiremo.” Rispose Aqua. “Finita la guerra, ricostruiremo questo mondo, riportandolo al suo antico splendore.”
    “Per il momento, però, dobbiamo accontentarci.” Disse Yen Sid, avvicinandosi al castello, per poi girarsi.
    “Come sapete, ho deciso di far sostenere a Sora, Riku e Kairi l’esame per diventare Master del Keyblade. Oggi sarà deciso chi di loro guadagnerà tale rango. Potrebbero passare tutti e tre, come nessuno di loro.”
    “Master Yen Sid.” Lo interruppe Dark. “Se è possibile, vorrei proporre un altro custode per l’esame.”
    Tutti si voltarono verso di lui.
    “Di chi si tratta?”
    “Propongo Edward Elric. Sono convinto che possa superare l’esame. L’abbiamo allenato insieme io e Hikari per quasi un anno, in una dimensione diversa dalla nostra.”
    “Cosa?!” esclamò il diretto interessato. “Scusa, ma non dovresti chiederlo prima a me?!”
    “Se vuoi puoi rifiutare, ma è un’occasione che solitamente capita una sola volta ai custodi. Se lo superi, avrai accesso a maggiori conoscenze, escluse ai normali custodi.”
    “E sia.” Fece Yen Sid. “Esamineremo anche il tuo candidato.”
    “Eh no!” urlò Black Star. “A questo punto, voglio sostenere anch’io quest’esame!”
    “Ma sei impazzito?” gridò Lea. “Sai a malapena usare la magia, e non hai sufficiente autocontrollo!”
    “E con questo? Da quel che ho capito, così diventerò ancora più simile ad una divinità! Non potrei sopportare che una terza persona mi superi!”
    “Black Star, eh?” fece l’anziano mago. “Ti ho osservato a lungo. La forza non ti manca, come nemmeno la determinazione. E va bene, esaudirò il tuo desiderio: sottoporrò anche te all’esame.”
    “Davvero?! Yahoooo!!!” urlò l’assassino, saltando dalla gioia. “Allora, cosa dobbiamo fare?”
    “Pazzesco…” commentò Kagome. “Ci sono sempre più custodi sotto esame…”
    “Dark, Hikari, Terra, Ventus: avvicinatevi per piacere.” Continuò.
    I quattro custodi annuirono, affiancandosi a lui e a Aqua.
    “Ora vi presenterò l’esame! Data l’aggiunta dei due nuovi esaminandi, dovrò apportare qualche modifica, ma per fortuna avevo delle riserve. L’esame consisterà in un combattimento.”
    “Yahoooo!!! Perfetto!” urlò Black Star. “Su, chi devo sconfiggere?”
    Yen Sid lo ignorò.
    “Un combattimento… contro i Master del Keyblade.”
    Il sorriso di Black Star si congelò, mentre sul volto degli altri quattro apparve pura sorpresa.
    “E non solo: ho deciso di richiamare dai propri mondi altri cinque guerrieri, che affiancheranno i Master nei duelli. Saranno scontri uno contro due. Tuttavia, per essere promossi non sarà necessaria la vittoria: dovrete dimostrare che i vostri cuori sono degni del Keyblade.”
    “Cinque guerrieri non custodi?” ripeté Lea, affiancandosi a Kagome, Pan, Topolino, Pippo e Paperino. “Ma chi potrebbero mai essere?”
    Come risposta, cinque varchi si aprirono di fronte a Yen Sid, dai quali uscirono cinque figure diverse.
    “Ehi ehi, sono tutto infuocato!” disse la prima di esse, un ragazzo dai capelli rosa e una giacchetta leggera smanicata, che lasciava intravedere un tatuaggio rosso sulla spalla, e una sciarpa bianca a quadretti rossi; facendo sbattere i pugni tra di loro, dai quali uscirono delle piccole fiamme.
    “Umph. E questi dovrebbero essere i temibili avversari?” fece un uomo al suo fianco, dai capelli neri tutti all’insù e una tuta blu integrale, che lasciava scoperte le braccia.
    Un altro ragazzo, dagli occhi rossi e capelli azzurri che andavano sull’argento, sbadigliò. “Che noia… maledizione, tra tutti gli allenamenti, proprio questo doveva capitarmi? Speriamo solo di non morire…”
    “Uhm… non ho ancora ben capito cosa dovrei fare… Però immagino di dover combattere, vero?” chiese un ragazzo, che portava un cappello di paglia e sotto l’occhio sinistro era ben evidente una cicatrice.
    “Ehi, perché io sono l’unico ad avere un’arma?” chiese l’ultimo ragazzo, dai capelli argentati, portandosi sulle spalle un’enorme spada. “Mi fa sentire in qualche modo inferiore…”
    “Zio Vegeta?!” esclamò Pan, riconoscendo l’umo dalla tuta blu.
    “Ehilà.” La salutò lui. “Così è qui che sei finita, eh? Tuo nonno non ha saputo dircelo… Credo che tua madre lo stia ancora inseguendo assieme a quella squinternata di sua moglie.”
    “Eh eh… era quello che temevo…”
    “Uh? Da quando hai la coda?” chiese Vegeta, notandola solo in quel momento.
    “Da poco prima di diventare una Super Sayan, eh eh…” rispose lei, ridendo vedendo la faccia leggermente sorpresa del Sayan.
    “Molto bene.” Disse Yen Sid, interrompendoli. “Si sosterrà uno scontro alla volta, alla fine del quale sarà annunciato subito il risultato. L’ordine sarà il seguente…”
    Tutti si girarono verso di lui.
    “Il primo sarà Edward Elric. Verrà esaminato da Master Hikari, la quale sarà affiancata da Monkey D. Rufy.”
    “Non ci andrò leggera, sappilo.” Disse la custode, guardando l’alchimista.
    “Subito dopo sarà la volta di Riku, contro Terra e Vegeta.”
    “Umph. Spero che tu sappia combattere, ragazzino.” Fece Vegeta, guardando Riku.
    “Poi Kairi, contro Master Ventus e Haru.”
    “Per fortuna che Elie non è qui… non avrebbe reagito bene sapendo che devo combattere contro una ragazza…” commentò l’argenteo.
    “A seguire Sora, contro Aqua e Natsu.”
    “Evvai!” esclamò quest’ultimo. “Spero che tu sappia farmi prendere fuoco, altrimenti non ci sarà un combattimento degno di Fairy Tail!”
    “E infine… Black Star contro Master Dark e Kurogane Taito.”
    “Uhm… qualcosa mi dice che quel tipo mi farà fuori…” osservò quest’ultimo, come se nulla fosse.
    “Vedo che sei uno che si preoccupa molto della morte, eh?” ironizzò l’assassino. “Ma se speri di impietosirmi, ti sbagli di grosso!”
    “Basta che tu ci metta più di quindici minuti per uccidermi. Mi basta questo.”
    “Q-Quindici… Ma mi prendi per un debole?!”
    “Basta così!” disse Yen Sid. “Edward Elric, vieni avanti. Gli altri stiano indietro.”
    “Dunque devo cominciare proprio io, eh?” fece lui, fermandosi al centro della piazza, mentre Hikari e Rufy si avvicinavano a lui.
    “Che fame…” fece quest’ultimo, sbadigliando. “Ehi tu, vedi almeno di farmi divertire. Ho lasciato la mia ciurma per venire qui, sai?”
    “Mi dispiace, ma io non ne sapevo nulla. Cosa intendi dire con ciurma?”
    “Intendo dire che stai parlando con il futuro re dei pirati, ovvio!” rispose lui, come se niente fosse.
    “Se Jack fosse stato qui, non l’avrebbe presa bene…” commentò Sora con un piccolo sorriso.
    “Allora Ed, sei pronto?” chiese Hikari, evocando il Keyblade.
    “Ho altra scelta?” chiese lui.
    “Allora cominciate!” ordinò Yen Sid.
    Senza perdere un secondo, l’alchimista pose a terra le mani, facendo subito spuntare dal terreno decine di torri.
    Hikari le evitò volando, mentre Rufy fu colpito in pieno.
    “Spero di non avergli fatto troppo male…” fece Ed, vedendo il pirata volare in alto a causa dell’urto, per poi ricadere a terra.
    Tuttavia, con sua grande sorpresa, il ragazzo invece di restare a terra, rimbalzò in alto, sorridendo come se nulla fosse.
    “C-Cosa?! Non si è fatto nulla!”
    “Spiacente, ma io sono di gomma! Non puoi farmi male in questo modo!” rispose il pirata, per poi tirare indietro il braccio. “Gom Gom Pistol!”
    Prima che Edward potesse capire cosa stesse per fare, Rufy fece il gesto di tirargli un pugno, anche se si trovava a parecchi metri di distanza, e con grande sorpresa dell’alchimista, il suo braccio s’allungò, fino a raggiungerlo e colpirlo in pieno, facendolo volare qualche metro indietro.
    “P-Pazzesco… Può manipolare il suo corpo… come se fosse veramente di gomma! Ma è impossibile! Dovrebbe essere un homunculus per poterlo fare!”
    “Homunculus?” ripeté Rufy. “È una cosa che si mangia?”
    “Come faccio a sconfiggerlo? Qualunque mio colpo sarà inefficace…”
    “Temo che tu ti sia dimenticato che hai due avversari da affrontare.” Disse la voce di Hikari alle sue spalle, costringendolo a voltarsi, giusto in tempo per ritrovarsi una sfera di fuoco puntata contro.
    Edward abbassò subito le mani a terra, creando in tempo un muro che lo separò dall’esplosione, la cui forza d’urto fu comunque sufficiente a sbalzarlo nuovamente via.
    “M-Maledizione…” fece, rialzandosi, ignorando un rivolo di sangue che gli scendeva dalla testa e osservando i due avversari. “Qui la situazione non è affatto buona… la mia alchimia è inutile… Non posso di certo ferirli mortalmente…”
    “Cavoli…” disse il pirata, portandosi un pollice della mano in bocca, per poi cominciare a soffiare.
    In pochi secondi, il suo braccio s’ingrandì a dismisura, diventando quello di un gigante.
    Nello stesso instante Hikari preparò una sfera di ghiaccio.
    ‘Pensa Edward, pensa!’
    Ma tutto ad un tratto, l’alchimista si ritrovò in un altro posto.
    “Di nuovo qui?” chiese, osservando il mosaico ai suoi piedi.
    “Ehilà Acciaio!” fece una voce alle sue spalle.
    Edward si girò subito, ritrovandosi di fronte ad un uomo che indossava un’uniforme militare blu, con un paio di guanti bianchi sulle mani.
    “Colonello? Che cosa ci fa qui?”
    “Che domanda stupida. Prima di tutto, io non sono il vero Mustang, ma solo un’emanazione dei ricordi che hai di lui. Secondo… sono qui su sua precisa richiesta.”
    “Richiesta di chi?”
    “Non ti viene in mente nessuno? Dopotutto, stai sostenendo l’esame per diventare Master, no?”
    Edward sgranò gli occhi.
    “Vuoi dire… che è stata la Luce a inviarti qui?”
    “Bingo. Le è sembrato che tu fossi piuttosto agitato, e così ti ha fatto prendere questa pausa. Un Master non deve solo dimostrare la sua forza. Deve dimostrare di poter usare il suo cuore come forza.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Direi che è piuttosto semplice, Edward.” Fece un’altra voce, mentre di fronte a lui appariva un altro uomo. “Devi riuscire a usare il tuo cuore come arma.”
    “Hohenheim… ci sei anche tu, eh?”
    “Allora Acciaio, cos’hai intenzione di fare? Ti arrendi?”
    Ed rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Sapete… credo che vi siate dimenticati di un particolare…”
     
    “Io sono il più giovane Alchimista di Stato!” urlò, ritrovandosi nuovamente di fronte a Rufy e Hikari.
    Senza perdere un secondo, evocò il Keyblade, che venne subito circondato dai fulmini dell’alchimia, per poi partire a tutta velocità contro la custode.
    Hikari scagliò subito la sfera, che però fu tagliata a metà da Ed, che le puntò contro il Keyblade.
    “Niente di personale, ma temo di non avere altra soluzione.” Disse, creando una sfera di luce, che lo circondò completamente.
    La Master fece giusto in tempo a portare la sua arma di fronte a sé, prima di essere scagliata via dal colpo di Edward, che le lanciò contro tutta la luce che l’aveva circondato.
    “E ora pensiamo a te!” disse, facendo uscire dal Keyblade dei piccoli fulmini, per poi volare contro Rufy, che per tutta risposta si preparò a colpirlo con il pugno.
    “Basta così!” urlò Yen Sid, facendo così fermare i due attacchi.
    “Cosa? Ma se non ho ancora fatto nulla!” si lamentò Rufy.
    “Non importa. Edward Elric: complimenti. Hai dimostrato di essere degno del rango di Master.”
    L’alchimista spalancò gli occhi, lasciandosi cadere a terra.
    “Complimenti.” Fece Hikari, mettendogli una mano sulla spalla. “Esame superato con successo.”
    “Credevo sarebbe stato più difficile…”
    “Io ho fame!!!” urlò Rufy, come se nulla fosse.
    “Pazzesco come lui sia tranquillo…” fece Kagome.
    “Basta perdere tempo.” Li interruppe Vegeta, facendosi avanti. “Vedi di darti da fare, moccioso. Detesto i combattimenti inutili, e non credere che mi tratterrò.”
    “Lo stesso vale per me. Ti ho scelto come mio erede, ma non ci andrò leggero.” Fece Terra, affiancandolo, mentre Riku si faceva avanti, evocando il Keyblade.
    “Beh, direi che è il momento di mettere alla prova la mia forza. Ho abbandonato l’Oscurità, e ora dimostrerò di essere degno della Luce!”
    “Belle parole, ma non m’interessano!” urlò Vegeta, portando avanti le mani, tra le quali cominciò ad apparire una sfera d’energia, che pochi secondi dopo scagliò contro il custode, che la evitò volando, lasciando che esplodesse poco lontano, provocando uno spostamento d’aria.
    “Cavoli… quel tipo non scherza…”
    “E nemmeno io!” fece Terra, mentre il suo Keyblade si trasformava, diventando un cannone, dal quale uscì una sfera di luce diretta contro Riku, che dovette difendersi usando la sua arma, finendo comunque spinto diversi metri più in là.
    “Non male come colpo.” Disse Vegeta, osservando il Keyblade di Terra tornare normale. “Ma niente di esagerato.”
    Il custode sorrise.
    “Non importa. Non cerco più il potere.”
    “Davvero? Mi dispiace per te. Io invece continuerò a cercarlo fino alla fine. Fino a quando non avrò sconfitto Kakaroth!” urlò il Sayan, mentre i suoi capelli diventavano biondi.
    “Cosa?” esclamò sorpreso Riku. “Un super Sayan?!”
    “Non te l’aspettavi, vero moccioso? E ora muori!” disse Vegeta, mostrando il palmo di una mano.
    Prima che il custode potesse reagire, dalla mano uscì un raggio d’energia, che lo colpì in pieno, provocando un’esplosione attorno a lui.
    “Riku!” urlarono in contemporanea Sora e Kairi.
    “Fantastico! Quello sì che è potere!” esclamò Black Star. “Quel tipo dev’essere molto forte!”
    “Non ha la benché minima pietà…” fece Hikari. “Speriamo che Riku sia ancora vivo…”
    “Tranquilla.” Rispose Dark. “Sono sicuro di sì.”
    “E tu come fa ad esserne certo?” chiese la custode, vedendo solo in quel momento dei piccoli fulmini rossi ai piedi del custode, spalancando gli occhi per la sorpresa.
    Quando la polvere dell’esplosione si diradò, Riku ne uscì malconcio.
    I suoi vestiti erano andati distrutti in più punti: la sua giacchetta era ormai ridotta ad un colabrodo, mentre i suoi pantaloni lunghi erano ormai diventati corti.
    “C-Cavoli…” fece. “Me la sono vista davvero brutta…”
    “Complimenti, sei ancora vivo. Credevo che saresti stato disintegrato nel nulla…”
    “Sono stato fortunato… Tutto qui…” rispose il custode, sorridendo.
    “Interessante… Per essere un semplice umano, sei piuttosto forte… Ma vediamo fino a che punto resisterai…” disse, alzando anche l’altra mano.
    Ma questa volta Riku agì subito.
    Saltò subito in alto, evitando così il doppio raggio d’energia, che andò invece a esplodere poco lontano.
    Poi, senza dare il tempo a Vegeta di preparare un terzo attacco, li puntò contro il Keyblade, dal quale uscì un raggio di luce, che colpì in pieno in Sayan, senza però causare troppi danni e lasciando giusto qualche graffio.
    “Tutto qui?” chiese lui, mentre i suoi capelli tornavano neri, per poi girarsi. “Bah… E lui dovrebbe essere uno di quelli che hanno il compito di salvare l’universo? Tanto vale andarsene.”
    “Sei sicuro? Potresti pentirtene.” Fece Terra.
    “Se il massimo che è riuscito a farmi è qualche graffio, non ho motivo per combatterlo. Non c’è nemmeno gusto ad eliminarlo e dire che Kakaroth mi aveva detto che i custodi sono molto forti, e che uno di loro era riuscito a tenergli testa…”
    “Ehi, tu! Guarda che io non sono ancora stato sconfitto!” urlò Riku, volandogli contro, con il Keyblade pronto a colpirlo.
    Il Sayan, come se niente fosse si girò, evitando l’arma per pochi centimetri e colpendo con un pugno in pieno stomaco il custode, che sputò immediatamente sangue, per poi venire schiantato a diversi metri di distanza, rimanendo a terra.
    Vegeta si avvicinò, per poi alzare una mano verso di lui.
    “Detesto chi non si arrende… Sei un debole, perciò tanto vale che ti elimini ora. Sono rimasto piuttosto deluso…”
    Detto ciò, creò una sfera d’energia, che lanciò contro il custode, che esplose.
     
     
    Quando Riku riprese i sensi, ebbe la sensazione di trovarsi avvolto dall’acqua.
    ‘Dove mi trovo…?’ si chiese, aprendo lentamente gli occhi, senza riuscire a vedere comunque nulla, per poi richiuderli.
    ‘Capisco… sono di nuovo nell’oscurità… Alla fine, non sono riuscito ad eliminarla dal mio cuore…’
    “Ti arrendi così facilmente? Certo che sei ben diverso dal Riku che conosco io…” disse una voce, poco lontana da lui.
    Il custode spalancò gli occhi, guardandosi subito attorno.
    “Chi sei?” urlò. “Dove sei?”
    “Dietro di te.” Rispose la voce.
    Riku si girò, ritrovandosi di fronte ad una ragazza circondata da una leggere luce.
    “Jessie? Com’è possibile? Credevo fossi rimasta sul tuo mondo…”
    “Spiacente, ma non sono la Jessie che conosci tu.” Rispose lei. “Vengo da un’altra dimensione e sai, lì sono piuttosto… legata con l’altro te…”
    “C-Cosa vuoi dire?” domandò l’argenteo, arrossendo appena.
    “Non è il caso di dirtelo… piuttosto, veniamo al sodo della questione: sei sicuro di volerti arrendere così? In fondo, potresti ancora vincere, no?”
    “E tu come fai a saperlo? L’hai detto tu stessa che conosci un altro me…”
    “Ed è per questo che ci sono anch’io.” Fece una seconda voce, che Riku faticò ad accettare.
    Lentamente, dall’oscurità accanto a Jessie apparve un ragazzo dai capelli argentati, che circondò le spalle della compagna con un braccio.
    “Chi meglio di te può conoscerti?” chiese lui, guardandolo divertito.
    “Quindi tu sei…” mormorò.
    “Siamo venuti qui dopo aver ricevuto una chiamata piuttosto strana da una sfera di luce. Ci ha detto che avevi bisogno di aiuto per superare un esame difficile…”
    Mentre diceva ciò, il Riku accanto a Jessie alzò la mano libera, dalla quale uscì una sfera d’acqua, che volò verso l’altro custode, fermandosi di fronte a lui.
    “È una parte del mio potere. Non posso donartelo tutto, ma se ti dimostrerai degno, riuscirai a riportarlo alla sua forza originale.”
    “Che cos’è?”
    “Lo scoprirai presto.” Rispose Jessie, chiudendo gli occhi. “Ora però è meglio che tu torni indietro. Non è bene che due dimensioni restino in contatto troppo a lungo.”
    Mentre diceva ciò, sia lei che l’altro Riku cominciarono a scomparire nell’oscurità, lasciando nuovamente al buio il custode.
    Riku riuscì ad individuare la sfera d’acqua di fronte a lui.
    “Non so perché l’altro me stesso mi ha donato questa sfera… ma dubito che l’abbia fatto senza un motivo. Proviamo ad avere fiducia in me stesso!” esclamò, afferrandola con entrambe le mani.
     
     
    Vegeta fece un ghigno divertito, mentre il fumo si levava, coprendo il cratere formatosi dopo l’esplosione.
    “È finita.” Disse, girandosi.
    Ma non appena fece il primo passo, sentì il rumore dell’acqua che s’infrangeva sotto di lui.
    “Che cosa…?!” esclamò, girandosi.
    La nube di polvere fu spazzata via da un colpo di vento, rivelando così una grossa fenice d’acqua, al cui interno si trovava Riku.
    Con sorpresa di tutti, non sembrava avere alcun problema a respirare, e le sue ferite si stavano lentamente rimarginando, scomparendo come se non fossero mai esistite.
    “Che razza di diavoleria è questa?” fece Vegeta.
    Riku sorrise, per poi muovere un braccio, imitato subito dall’ala della fenice, la quale si diresse contro il Sayan, investendolo in pieno con un piccolo tsunami, facendolo soccombere alla sua forza.
    “I-Impossibile!” urlò Vegeta. “Come può essere diventato così forte da trascinarmi via?!”
    Terra sorrise.
    “Sembra che abbia ricevuto un piccolo aiuto…” disse, usando per un attimo due toni diversi di voce.
    “L’esame di Riku si conclude qui.” Esclamò Yen Sid. “Riku è promosso al rango di Master.”
    Non appena ebbe pronunciato queste parole, l’onda s’infranse, subito seguita dalla fenice, che lasciò così libero Riku, che atterrò a terra senza difficoltà.
    “Fantastico!” esclamò Sora, raggiungendolo assieme a Kairi. “Dove hai imparato quella magia?”
    “Sarebbe troppo difficile da spiegare… credetemi…” rispose l’albino, sorridendo e guardandosi la mano destra. “Però… credo di dover ringraziare me stesso…”
    “Uh? Cosa vuoi dire?”
    “Ne parlerete dopo.” Fece Dark, raggiungendoli. “Ora dobbiamo procedere con gli altri esami.”
    Mentre diceva ciò, Ventus e Haru raggiunsero il centro della piazza.
    Kairi fece un respiro profondo, poi li raggiunse.
    “Kairi, eh?” fece Ventus. “Sarà curioso affrontarti… in fondo, anche se per poco tempo, siamo stati entrambi ospiti dello stesso cuore.”
    “Già, ma come puoi immaginare, non ho intenzione di farti vincere facilmente per questo.” Rispose la custode, evocando il Keyblade.
    “Come vuoi… principessa.” Replicò Ventus, imitandola.
    “Principessa?” chiese Haru, mentre impugnava la spada. “Non dirmi che è di sangue regale! Ho già avuto abbastanza problemi causati da quel tipo di sangue…”
    “Anarchico?” domandò Ven.
    “No, teorico principe di uno stato che è stato disintegrato cinquant’anni fa. È lo stesso?”
    “Spiacente, ma nel mio caso, per principessa intende una persona dal cuore privo d’oscurità.” Fece Kairi.
    “Nato privo d’oscurità.” La corresse Ven. “Altrimenti anch’io dovrei far parte della categoria, dato che quando Xehanort ha estratto Vanitas dal mio cuore, io sono rimasto privo di essa.”
    La custode sorrise, per poi partire all’attacco.
    Haru tirò fuori dalla tasca uno strano ciondolo, dalla forma simile a una croce greca, che applicò sulla spada, che cambiò subito aspetto, diventando meno larga e facendo apparire sulla lama la scritta ‘Explosion’.
    “Niente di personale.” disse, parando il fendente della custode.
    Prima che Kairi potesse fare qualcosa, fu percorsa da una serie di piccole esplosioni, che la scaraventarono indietro, mentre Haru arretrò solo di qualche centimetro, ignorando qualche piccola ustione sulle proprie mani.
    “Forse ti ho fatto avvicinare troppo…” fece, mentre la spada tornava nuovamente alla sua forma originaria.
    “Cavoli… che razza di spada è quella?” chiese la custode, rialzandosi.
    Ma prima che potesse dire altro, fu costretta ad alzare il Keyblade, parando così un attacco di Ven.
    Non appena i due Keyblade si scontrarono, il custode saltò all’indietro, per poi creare una sfera di fuoco, che scagliò contro Kairi, che rispose con una di ghiaccio, facendole così annullare a vicenda e creando una piccola nube di vapore che offuscò la vista alla custode.
    Quando riuscì a tornare a vedere, i suoi avversari non erano più di fronte a lei.
    “Dove sono-” ma s’interruppe, distratta da un rumore proveniente da cielo.
    Sopra di lei, Ven e Haru stavano volando sopra una specie di skateboard gigante, con lo spadaccino pronto a colpirla.
    Kairi alzò il Keyblade e chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
    Per qualche secondo, rimase come sospesa nel tempo.
    Pochi secondi le sembrarono minuti interi.

    “Usa la luce!”


    Kairi spalancò improvvisamente gli occhi, facendo scomparire il Keyblade e alzando le mani verso i due avversari.
    “Che cosa-?!” esclamò Haru, per poi notare gli occhi di Kairi.
    Non erano più azzurri, ma bianchi, completamente bianchi.
    Prima che lo spadaccino e il custode potessero fare qualcosa, attorno a loro apparvero decine di spuntoni di luce, che volarono contro di loro.
    Il loro mezzo di trasporto s’illuminò, scomparendo e lasciandoli cadere, nella speranza di evitare di essere colpiti.
    Tuttavia, con loro sorpresa, invece di scontrarsi tra di loro, gli spuntoni cambiarono direzione, seguendoli.
    “Maledizione!” urlò Haru, mentre la sua spada cambiava forma, assumendo la stessa di prima.
    Senza perdere ulteriore tempo, colpì uno degli spuntoni, causando così una serie di esplosioni a catena, che ebbero l’unico effetto di investire lui e Ven, facendoli sparire nell’esplosione.
    “Ven!” urlarono insieme Terra e Aqua.
    I due caddero a terra pochi secondi dopo, con il corpo ricoperto di varie ustioni.
    Kairi si girò verso di loro, mentre i suoi occhi tornavano alla normalità, osservando Ventus rialzarsi a fatica.
    “Basta così.” Ordinò Yen Sid, guardando sorpreso Kairi.
    ‘Com’è possibile?’ pensò. ‘Il potere che ha usato…’
    “Mia madre ha donato parte del suo potere a Kairi.” Fece Dark, completando inconsapevolmente il ragionamento dell’ex Master.
    “Come scusa?” chiese Riku.
    “Mia madre ha aumentato i suoi poteri. Il che significa che ha qualcosa in mente per lei.”
    “Come sarebbe a dire?” intervenne Kairi. “Io…”
    “Non ha importanza. Stando così le cose, anche Kairi diventa Master del Keyblade.” Decretò Yen Sid, per poi girarsi verso Sora. “Ora tocca a te, prescelto del Keyblade. Tu sei l’unico tra i presenti che ha ricevuto il Keyblade senza averne mai visto uno prima. Perciò tu sei da considerare come il vero custode, il prescelto della Luce. Sei pronto per sostenere la prova?”
    Sora annuì, per poi dirigersi verso il centro della piazza, seguito da Aqua e Natsu.
    “È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…” cominciò la Master. “Allora ti dissi che avresti dovuto riportare Riku sul sentiero della luce, salvandolo dalle tenebre, e così hai fatto. Ora, io ti sottoporrò al tuo esame più importante. Preparati.” Concluse, evocando due Keyblade.
    Uno grigio e uno blu.
    “Io sinceramente non ci ho capito molto, ma pare che quest’esame sia molto simile a quello per diventare un mago di rango S, perciò non ci andrò leggero!” esclamò Natsu, facendo sbattere tra di loro i pugni.
    “Non chiedo di meglio. Mostrerò tutte le mie capacità, senza chiedere aiuto a nessuno!” rispose il custode.
    “Cominciate!” disse infine Yen Sid.
    Sora scomparve subito alla loro vista, riapparendo alle loro spalle con una sfera di fuoco, che scagliò subito contro i due.
    Aqua alzò i Keyblade, avvolgendosi così con una barriera cristallina, che la salvò dalle fiamme, che invece investirono in pieno Natsu, facendolo scomparire tra di esse.
    “Fuori uno.” Fece Sora, per poi rimanere a fissare le fiamme.
    Con sua sorpresa, esse cominciarono a essere aspirate in un punto preciso, scomparendo velocemente.
    Quando scomparvero, Natsu riemerse dietro quelle poche rimaste, che finirono pochi secondi dopo nella sua bocca.
    “Ottime fiamme, complimenti. Tra le più buone che abbia mai mangiato.” Disse il mago, sorridendo e pulendosi la bocca con la mano.
    “Ti sei… mangiato il fuoco?!” esclamò sorpreso il custode.
    “Certo. Io sono come un drago… un Dragon Slayer per la precisione. Il fuoco con me non ha effetto, anzi, mi potenzia. E ora lascia che ti dimostri cos’è il vero fuoco!”
    Dopo aver detto ciò, cominciò ad aspirare aria, per poi chiudere le mani a pugno, lasciando un piccolo spazio tra i palmi e mettendole una dietro l’altra davanti alla bocca, come se stesse impugnando una cerbottana.
    “Ruggito del Drago di Fuoco!” urlò, facendo uscire dalla bocca un tornado di fiamme, diretto contro Sora.
    Il custode lanciò subito una sfera di ghiaccio, che però fu inglobata dal tornado come se niente fosse.
    “Maledizione!” urlò, lanciando attorno a sé una barriera, giusto pochi instanti prima di essere colpito.
    Ma con sua sorpresa, la barriera cominciò subito a incrinarsi, per poi infrangersi e lasciandolo alle fiamme, che lo investirono in pieno, ustionandolo in più punti e scaraventandolo diversi metri più in là, dove atterrò rovinosamente.
    “D-Dannazione… è forte…” fece, rialzandosi e facendo per lanciarsi contro una magia curativa.
    Ma prima che potesse farlo, Aqua apparve di fronte a lui, con una mano alzata, che abbassò subito.
    Sotto i piedi di Sora apparve una pozza d’acqua che pochi secondi dopo lo scaraventò in aria, come se fosse stato un geyser.
    Subito dopo, una serie di fulmini lo compirono in pieno, facendolo precipitare a terra.
    “Voi custodi potete usare così tanti tipi di magie?” chiese Natsu, avvicinandosi a Aqua, che annuì. “Incredibile… il vecchio farebbe carte false per avere uno di voi nella gilda, ne sono sicuro…”
    “Immagino fosse un complimento… Comunque è finita.” Rispose Aqua, girandosi.
    “F-Fermi…” disse Sora, rialzandosi a fatica e barcollando.
    In diversi punti, nonostante l’acqua, fumava ancora per l’alta temperatura a cui era stato sottoposto, e i suoi occhi erano celati dietro i capelli, che erano scivolati avanti.
    “Io… non mi sono ancora arreso…” continuò, evocando il Keyblade.
    “Sei resistente. Sono pochi quelli che riescono a parlare subito dopo aver ricevuto un mio colpo.” Fece Natsu, avvolgendo le proprie mani con il fuoco, per poi lanciarsi all’attacco.
    Ma con sua sorpresa, Sora lo fermò usando una sola mano.
    “Basta scherzare…” disse, alzando la testa e guardandolo con occhi fermi e determinati.
    Prima che Natsu potesse fare qualcosa, le sue fiamme cominciarono a trasferirsi sul corpo di Sora, avvolgendolo completamente, ma lasciandolo illeso.
    “Che cosa…!”
    Qualunque cosa Natsu volesse dire, fu interrotta da un pugno del castano, che lo colpì in pieno volto, scagliando contro la porta del castello, che cadde assieme al mago.
    Sora cominciò ad ansimare, mentre le fiamme scomparvero nel nulla.
    Aqua lo guardò, mentre si girava verso di lei, con il Keyblade ancora abbassato.
    “Io… continuerò… se mi dovessi arrendere ora… non avrei speranze nella guerra…” disse il custode.
    Aqua sorrise, per poi lanciare sul ragazzo una magia curativa, che guarì completamente le sue ferite.
    “Esame superato. Hai la determinazione sufficiente per il rango di Master e so che riuscirai a non trasformarla in oscurità.
    Sora la guardò sorpreso, per poi lasciarsi cadere a terra.
    “Allora è finita… Siamo tutti Master ora…” disse, sorridendo.
    “Non è esatto.” Fece Dark, raggiungendoli.
    “Manca ancora il più grande di tutti!” urlò Black Star, saltando dal margine della piazza direttamente al centro di essa, di fronte a Dark.
    “Quindi tocca anche a me…” fece Taito, raggiungendoli. “Cavoli… non ho neppure un’arma da usare…”
    “Se vuoi, posso creartela io.” Propose Dark.
    “No… userò le mie conoscenze del karate… tanto non cambierà molto…”
    “Come vuoi.”
    “Ehi, voi, non sottovalutatemi!” urlò Black Star, per poi alzare un dito verso il cielo. “Io sono colui che supererà le divinità!”
    “Allora, Taito…” fece Dark, ignorandolo. “Se sei stato scelto, significa che non sei un comune essere umano, vero?”
    “Beh, non proprio… diciamo che sono molto difficile da sconfiggere… Perciò usa pure i tuoi attacchi più potenti senza preoccuparti per me.”
    “Se lo facessi, questo mondo scomparirebbe nel nulla… Hai sentito, no? Io sono l’incarnazione stessa dell’Equilibrio… Annienterei Black Star e tutti gli altri qui presenti.”
    “Come se tu potessi battermi! Ti sconfiggerò, dimostrando a tutti la mia superiorità!”
    “Buona fortuna allora.” Rispose il custode.
    “All’attacco!” urlò Black Star, partendo a tutta velocità contro Taito. “Prima occupiamoci dei più deboli! Un colpo e sarà K.O.!”
    Prima che uno dei due potesse fare qualcosa, l’assassino colpi in pieno stomaco Taito con un pugno, facendo apparire attorno a lui decine di sfere nere, sopra le quali erano incisi degli ideogrammi.
    Il ragazzo spalancò la bocca per il dolore.
    Poi, come se niente fosse, il suo corpo esplose, ricoprendo Black Star di sangue e facendo volare la testa del ragazzo ai piedi di Kagome.
    La ragazza abbassò lentamente il volto, incrociando per qualche secondo gli occhi vuoti dell’avversario di Black Star, per poi cadere a terra, faticando a non perdere i sensi per lo spavento.
    “Cosa?!” esclamò sorpreso l’assassino. “Nessuno era mai esploso per questo colpo!”
    “E aveva pure detto che era difficile da sconfiggere…” fece Sora, deglutendo.
    “Ehi…” disse una voce.
    Tutti cominciarono a guadarsi attorno, cercando di capire da dove provenisse.
    “Sono quaggiù!”
    Kagome voltò nuovamente lo sguardo verso la testa di Taito, i cui occhi erano nuovamente vivi, e si muovevano velocemente come per capire dove si trovasse.
    “È rimasto qualcosa del mio corpo o solo la testa?” chiese.
    Kagome stavolta cadde a terra svenuta.
    “È- È ancora vivo?!” urlò Black Star, mentre attorno alla testa del ragazzo apparivano diversi cerchi magici.
    In pochi secondi, dalla testa riapparve il resto del corpo, lasciando così che il ragazzo si rialzasse.
    “E sono a meno una…” fece, guardandosi il palmo della mano sinistra, sulla quale era apparso uno strano disegno, e di cui una parte si stava dissolvendo.
    “Com’è possibile?!” gli gridò contro l’assassino. “Ti ho visto esplodere davanti ai miei occhi… il tuo sangue mi ricopre ancora i vestiti! Come puoi essere vivo e intero?!”
    “Spiacente… ma sono immortale.” Rispose il ragazzo.
    “Immortale?” fece sorpreso Edward. “Senza essere una pietra filosofale o un Homunculus? Cavoli… Ling avrebbe fatto di tutto per scoprire il suo segreto…”
    “Beh, non è che non posso morire…” disse Taito, mostrando il palmo della sua mano. “Ho a disposizione sei vite ogni quindici minuti… Quindi al momento posso morire altre cinque volte.”
    “Davvero?” domandò Black Star, sorridendo. “Interessante… Vediamo se riuscirò a sconfiggerti in questo lasso di tempo allora!”
    “Temo che tu stia dimenticando un piccolo particolare…” fece Dark, preparando una sfera di fuoco. “E cioè che questo combattimento è uno contro due.”
    Prima che l’assassino potesse reagire, gli scagliò ai piedi la sfera, provocando un’esplosione che lo fece volare in aria, dove venne intercettato da Taito, che avvolse la sua mano destra con un’aurea azzurra, con la quale colpì in pieno Black Star, che venne rispedito a terra, mentre la parte superiore del corpo dell’immortale esplose, per poi ricomparire qualche secondo dopo.
    “E meno due…” fece, osservando sparire un altro pezzo del simbolo sul palmo. “Ma quest’attacco è così…”
    “M-Maledizione… è più forte di quanto credessi…” disse Black Star, rialzandosi, sputando a terra del sangue e spostando lo sguardo verso i due avversari, mostrando così che ora nelle sue pupille era apparsa una stella.
    “E quello cosa significa?” chiese Taito.
    “Semplicemente finirò di scherzare.” Rispose l’assassino, per poi evocare il Keyblade e sparire alla loro vista.
    “Oh, finalmente comincia a fare sul serio.” Commentò Lea, sorridendo. “Ora sì che è un avversario temibile.”
    “Cosa vuoi dire?” domandò Kairi.
    “Black Star, come avrete visto, è un po’ particolare. Quando vuole, però, sa il fatto suo. È riuscito a mettermi in difficoltà, quando è entrato in questa… modalità.”
    Come infatti diceva l’ex Nessuno, Black Star riapparve alle spalle di Dark, cercando di colpirlo.
    Ma il custode si girò, afferrando il Keyblade con le mani e mollando un calcio nello stomaco all’avversario, facendolo volare via.
    “Dovrai fare di meglio per colpirmi. Ricordati con chi hai a che fare. Non sottovalutare il tuo avversario.”
    Black Star si rialzò, rievocando il Keyblade.
    ‘Maledizione…’ pensò. ‘È veramente forte… come posso sconfiggerlo? Tsubaki… se solo ci fossi tu…’
    Ma senza rendersene conto, il paesaggio attorno a lui cambiò radicalmente, ritrovandosi in piedi sopra uno specchio d’acqua viola, dal quale uscivano diversi alberi, i cui rami li facevano somigliare a uomini stilizzati.
    Alle sue spalle, una luna nera, con occhi, naso e una bocca aperta in un ghigno, che si stagliava su un cielo bianco.
    “Questo posto…” fece, guardandosi attorno.
    “Ciao, Black Star.” Disse una voce alle sue spalle.
    L’assassino spalancò gli occhi, girandosi.
    Di fronte a lui c’era Tsubaki, i cui vestiti ora erano azzurri come i capelli del custode, che lo guardava sorridendo.
    “T-Tsubaki…” balbettò Black Star, incredulo. “Tsubaki, sei proprio tu?!”
    La ragazza annuì con un sorriso.
    “Bentornato.” Disse, poco prima di ritrovarsi avvolta da un abbraccio del suo maestro.
    “Che bello, sei viva! Credevo che… che…”
    “B-Black Star… Ma cosa ti prende?” chiese lei sorpresa.
    “Temevo… di non rivederti più… Come hai fatto a salvarti?”
    “Beh… ecco…”
    “Sono intervenuta io.” Rispose una voce.
    Accanto a loro, apparve dal nulla la figura di una donna vestita con una tunica dorata e i capelli color oro, agitati come l’acqua di un fiume, che ricadevano delicatamente sulle sue spalle libere dal vestiario. Il suo viso invece, era impossibile da definire perché era celato da un leggero velo bianco, sorretto da una sottile tiara, poggiata sul suo capo.
    “E tu chi sei?” chiese l’assassino, senza però fare nulla.
    La donna sorrise.
    “Credo che tu conosca la risposta. Ho salvato io Tsubaki, ma aveva comunque subito ferite gravi, perciò le ho apportato qualche modifica.”
    “Modifica? In che senso?”
    “Diciamo che mi ha aggiornato.” Rispose la ragazza. “Ora posso tornare ad essere a tutti gli effetti la tua arma. Ora il mio aspetto principale è quello del tuo Keyblade.”
    Black Star si girò verso di lei con gli occhi spalancati.
    “Cosa?! Davvero?”
    “Già.” Rispose la donna. “Ora il tuo Keyblade e Tsubaki sono la stessa cosa. Tutte le sua modalità si sono aggiunte al Keyblade, quindi cerca di non fallire nel tuo prossimo compito.”
    Detto ciò, attorno alla donna cominciò ad apparire della luce, che divenne sempre più forte.
    “E ora… è il momento di ripristinare questo mondo.” Concluse, scomparendo alla vista dei due.
     
     
    Black Star fu improvvisamente avvolto da una forte luce.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Sora, mentre la luce si diffondeva velocemente ovunque.
    “Questo potere…” fece Aqua, girandosi verso il castello, che stava venendo anch’esso avvolto dalla luce, poco prima che essa accecasse tutti quanti.
    Quando scomparve, tutti sgranarono gli occhi.
    Il pavimento, prima rovinato, era stato riportato al suo aspetto originario.
    L’oscurità che avvolgeva il cielo era scomparsa, lasciando un cielo blu trapunto di stelle.
    E il castello ora era nuovamente intero, con tutte le parti che erano andate distrutte, ora nuovamente al loro posto.
    “Il mondo… Il nostro mondo…” fece Ventus.
    “È tornato al suo antico splendore!” completò Terra.
    Poco lontano, Dark osservò Black Star.
    “Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…” disse, sorridendo, per poi tendere un braccio verso l’avversario. “Taito, allontanati. Per te lo scontro finisce qui.”
    “Cosa?! Perché?”
    “Non sopravvivresti.” Rispose lui semplicemente.
    “L’hai detto tu…” fece Black Star, sorridendo. “Non sottovalutare l’avversario! Tsubaki, modalità Keyblade Incantato!”
    Subito dopo aver detto ciò, attorno al Keyblade apparvero decine di linee nere, che lo avvolsero, raggiungendo anche le mani del custode, circondando anche lui.
    Prima che Dark potesse fare qualcosa, un secondo Black Star apparve alle sue spalle, che lo colpì con un pugno, allontanandolo di qualche metro.
    “Non puoi sconfiggerci!” urlò l’assassino.
    “Non male, lo ammetto.” Rispose l’incarnazione dell’equilibrio, rialzandosi. “Va bene. Esame superato.” Decretò.
    Black Star, che stava per attaccarlo nuovamente, si fermò a mezz’aria.
    “Cosa?! Così?!” esclamò.
    “Come per Kairi, anche tu sei stato riconosciuto da mia madre. Se ti ha donato nuovamente la tua arma, significa che anche per te ha grandi progetti e sei riuscito a colpirmi. Ora che ho tutti i ricordi dei miei reali poteri, non era per niente facile farlo. Certo, non ho dato il meglio di me, ma un novellino non sarebbe riuscito nemmeno ad avvicinarsi.”
    “Molto bene allora!” fece Yen Sid, avvicinandosi, assieme a tutti gli altri. “L’esame si conclude qui. Sora, Riku, Kairi, Edward Elric, Black Star. Complimenti, Master del Keyblade.”
    I cinque sorrisero.
    “E ora seguitemi. Ho un dono per tutti voi. Anche voi, Dark e Hikari.” Disse, per poi voltarsi verso Terra, Ventus e Aqua.
    “Voi invece?”
    “Resteremo qui. Ci alleneremo e quando la guerra comincerà, vi raggiungeremo.” Rispose la Master.
    “Io… vorrei rimanere qua con voi.” Fece Kagome, rivolgendosi ai tre. “Voi siete in grado di insegnarmi ad usare la magia, vero?”
    I tre la guardarono sorpresa.
    “Perché vuoi imparare ad usare la magia?” chiese Terra.
    “Voglio rendermi utile, ma i miei poteri al momento sono limitati, e nella guerra non servirebbero a molto.”
    “Interessante…” commentò Lea. “Direi che potrei rimanere anch’io… Potrei aiutarti… se sono riuscito ad addestrare quel testone di Black Star, con te avrò vita facile.”
    “Black Star non è un testone!” disse una voce, poco prima che il Keyblade dell’assassino s’illuminasse, lasciando il posto a Tsubaki. “Solo… è un po’ esaltato…”
    Ma l’arma si fermò, notando lo sguardo di molti verso di lei.
    “Ehm… che c’è?” chiese.
    “Ma da dove sei uscita tu?!” esclamò Pan, indicandola. “E chi sei?!”
    “Lei è Tsubaki.” Rispose Black Star, sorridendo. “La mia arma, l’unica in grado di stare al fianco di una divinità come me!”
    “Aspetta… vuoi dire che la tua spada in realtà è una persona?!” domandò Natsu sorpreso. “Ma com’è possibile?!”
    “Nel nostro mondo funzionava così. Ognuno aveva un partner, il quale poteva trasformarsi in un’arma.”
    “Ma come mai è un Keyblade?” chiese Riku.
    “Immagino ci sia lo zampino di mia madre anche in questo.” Rispose Dark, per poi aprire sei varchi. “Ma ora, direi che è il momento che ognuno torni nel suo mondo.”
    “Tsk. Non è che mi sia divertito molto…” fece Vegeta, attraversando il varco di fronte a lui.
    “Io invece sì! Non vedo l’ora di raccontarlo alla mia ciurma!” urlò Rufy, lanciandosi in quello davanti a sé.
    “Bah… io ho solo perso due vite… per fortuna il quarto d’ora è quasi passato…” disse Taito, sparendo anche lui.
    “Io invece lo voglio raccontare subito a Happy! Sono sicuro che morirà d’invidia!” disse Natsu, attraversando il quarto varco.
    “Mentre io dovrò inventare una buona scusa… Se Elie scopre che sono stato qui, come minimo mi riduce in fin di vita…” sospirò Haru, attraversando il quinto.
    Di fronte ai custodi rimase il sesto.
    “Io credo verrò ancora con voi.” Disse Pan, sorridendo. “Ho ancora tante cose da imparare… e l’alchimia al momento è l’arte che m’ispira di più.”
    “Non varrai mica che mi metta a farti da insegnante, vero?” domandò Edward sorpreso.
    “Che c’è, Master? Paura?”
    “Io? Figuriamoci! L’unico timore che ho è Winry… se viene a sapere che ho viaggiato con te, mi riempie la testa di bernoccoli con quella sua maledetta chiave inglese…” fece lui, attraversando il varco assieme agli altri.
     
     
    “Che cos’è quella cosa?!” urlò Kid, indicando la torre di Yen Sid.
    “Direi una casa…” rispose Soul, sbadigliando. “Anche se non ho capito cosa ci facciamo qui…”
    “Cretini!” fece Excalibur. “Vi ci ho condotti io per salvarvi. L’oscurità vi stava conquistando!”
    “Però non vedo Black Star e Tsubaki… Dove possono essere finiti?” domandò Maka, guardandosi attorno.
    “Chi se ne importa?!” gridò Kid, portandosi le mani alla testa. “Quell’orrore continua a perseguitarmi! Devo rimediare! Liz, Patty, trasformatevi!”
    Ma prima che le due ragazze potessero fare qualcosa, di fronte a loro apparve un varco.
    “La tua paura è infondata. In fondo, ti ho solo chiesto di farmi da maestro, nient’altro.” Disse Pan, portandosi le mani dietro la testa.
    “Concordo.” Aggiunse Black Star. “Cos’hai da temere? Di certo questa Winry non sarà tanto pericolosa, no?”
    “Voi non la conoscete…” rispose l’alchimista, sospirando prima di fermarsi di fronte ai cinque ragazzi e a Excalibur.
    “Black Star?!” fecero questi, guardando l’assassino. “Tsubaki?!”
    “E voi cosa ci fate qui?” chiese lui, preparandosi a combattere. “Ne volete ancora?”
    “Cretino!” urlò Excalibur. “Non sono più senza controllo.”
    “Black Star!” urlò Kid, per poi indicare la torre. “Tu sai di chi è quella… cosa?!”
    “È casa mia.” Rispose Yen Sid, con voce severa. “E se alzerai un solo dito contro la mia torre, ti scaraventerò in un mondo totalmente asimmetrico.”
    Il ragazzo si pietrificò a quella risposta.
    “Prima di darvi il mio regalo, vi dirò i vostri compiti.” Disse il mago. “Edward, Pan. Vorrei che voi continuiate da soli il vostro viaggio. Soccorrete i mondi che trovate in difficoltà. Lo stesso voglio che facciano anche Dark e Hikari, che in un primo momento dovranno accompagnare Black Star e Tsubaki. Sora, Riku, Kairi: voi invece andrete alla Città di Mezzo, assieme a Topolino, Paperino e Pippo, e addestrerete i sopravvissuti a combattere. A questo punto, dobbiamo avere più persone possibili dalla nostra parte, custodi e non.”
    “Ricevuto!” risposero i custodi.
    “Sì può sapere cosa sta succedendo?!” esclamò Soul.
    “Avete di fronte a voi il nuovo Master del Keyblade, colui che supererà tutte le divinità!” rispose Black Star, puntando l’indice verso il cielo.
    “Master del Keyblade?” ripeté Maka. “Aspetta… ma non è lo stesso titolo che Aqua ha detto di avere in quel messaggio?”
    “Precisamente! E ora io sono al suo stesso livello!” rispose l’assassino, lasciando che i suoi amici spalancassero la bocca sorpresi e increduli.
    “Ora basta parlare.” Disse Yen Sid, attirando nuovamente l’attenzione verso di sé. “Ho fatto preparare per tutti voi nuovi vestiti. Questi hanno diverse magie al loro interno, che sortiranno da scudo. Inoltre, potranno ripararsi da soli se dovessero venire danneggiati durante degli scontri.”
    Dopo aver detto ciò, il mago schioccò le dita.
    I vestiti dei sette custodi s’illuminarono, per poi venire sostituiti dai nuovi.
    Dark si ritrovò un paio di pantaloni neri, accompagnati da una maglietta a maniche corte bianca con disegnato in nero sul davanti e sul retro il suo ciondolo, che ora si trovava attorno al suo collo con una collana argentata.
    Hikari invece ebbe dei pantaloni lunghi azzurri, assieme ad una maglietta a maniche lunghe blu.
    I vestiti di Sora invece rimasero sullo stesso modello, tornando però ai colori simili a quelli della sua prima avventura, con delle bretelle bianche che formavano una X sul petto.
    Quelli di Riku invece rimasero pressoché invariati, limitandosi a cambiare colore ai jeans.
    Kairi invece aveva una maglietta a maniche corte bianca, con disegnato sulla schiena un cuore; e un paio di pantaloncini rossi come i suoi capelli.
    Black Star invece mantenne lo stesso tipo di vestiti, solo che ora erano completamente azzurri, con una stella d’oro sulla schiena e davanti.
    E infine Edward si ritrovò con pantaloni lunghi e maglietta a maniche corte neri, con un mantello color oro che lo avvolgeva.
    “Wow!” fece quest’ultimo, osservando il suo nuovo look. “Fantastici!”
    “Concordo!” urlò Black Star. “Ora sì che sono una vera stella!”
    Dark sorrise.
    “Molto bene allora. Meglio non perdere altro tempo. Grazie di tutto, Yen Sid.” Disse, inchinandosi, per poi aprire un varco e rivolgersi ai suoi compagni di viaggio.
    “Pronti?”
    Tutti e tre annuirono.
    “Andiamo anche noi.” Fece Edward, imitandolo, mentre Pan lo raggiungeva.
    “Buona fortuna allora.” Disse Sora, salutandoli. “Ci vediamo presto!”
    “Certo!” risposero tutti, sparendo poi nei varchi.
     
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  8. Yusei Trek
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    Stavolta non ti farò complimenti, sarebbero tutti uguali a quelli che ti ho già fatto nei post precedenti (quindi bravissimo, ottimo capitolo, ecc. rileggili se vuoi)... :asd:

    Mi limito a dire che ultimamente, e senza quasi rendermene conto, mi sono ritrovato ad aspettare con ansia il seguente capitolo, mi sta appassionando la tua fic, sul serio...

    Attendo come al solito il prossimo, Dark :rox:
     
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    Sai già cosa ne penso, ma scriviamolo comunque ù.ù
    Fa un certo effetto-non-so-che vedere Omi nella tua fic xD ma è per me un onore il fatto che tu abbia scelto la mia fenice d'acqua per potenziare il tuo Riku ù.ù
    Ogni scontro è stato avvincente al punto giusto, ma tra tutti quello di Ed è quello che mi è piaciuto di più ù.ù
    Comunque bravissimo Darky, continua così :3
     
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  10. francix94
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    il capitolo è venuto bene :)
    finalmente hai messo nella tua fic Rufy uno dei miei personaggi preferiti (anche se per poco tempo *sob*)
    l'addestramento mi è piaciuto parecchio i migliori per me sono stati quello di Edward, Sora e Black Star :D


    PS: hai voluto convocare kid e gli altri proprio per il fatto della torre vero? xD
     
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    Forse ci sono riusc- *evita una decina di frecce* o forse no...
    Ok, lo so, sono in ritardo, e vi chiedo umilmente perdono. Vi ho fatto aspettare ben... un anno XD
    Ok, meglio che torno serio, o a quest'ora rischio di dire troppe cavolate XD.
    Allora, dove eravamo rimasti? Ah sì, all'esame. E ora le cose cominciano a farsi interessanti.
    Con il prossimo capitolo, che attenzione, probabilmente sarà nuovamente di rating rosso, inizierà una nuova era di questa fan fiction. Abbandonate ogni certezza e speranza, voi che leggete! XD
    Però non voglio anticiparvi troppo, preferisco lasciarvi a fondere cercando di immaginare che cos'ho in mente (XD) perciò ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader e passiamo subito alle recensioni!
    @ Yusei Trek: beh, mi fa piacere che questa fiction riesca a prenderti così tanto. spero solo di non calare come qualità nei prossimi...
    @ Liberty89: Grazie ancora per avermi concesso Omi. E vedrai... presto tornerà nuovamente tra gli schermi XD. Per lo scontro di Ed, credo di essere stato il primo a farlo scontrare contro Rufy XD
    @ francix94: Beh, se vuoi leggere Rufy in un capitolo per un po' più tempo, c'è lo special natalizio XD. Mi fa piacere che gli esami ti siano piaciuti, anche se il meglio deve ancora venire XD. E si, la scena della torre è stata fatta apposta per la reazione di Kid XD
     
    Ok, dovrei aver detto tutto... perciò, buona lettura!

    Capitolo 66: In missione! Un'inaspettata riunione! - Torna all'indice dei capitoli
    Asuka sbadigliò sonoramente, osservando il paesaggio di fronte a lei.
    “Spiegatemi di nuovo perché siamo venuti qui.” Disse, rivolgendosi a Inuyasha e Marco, che erano seduti a terra dietro di lei.
    “Light ci ha detto di venire qui per continuare il nostro addestramento. Ha scelto lui il mondo, non ne sappiamo più di te.” Rispose l’Animorph.
    “Ma poi non sai fare altro che lamentarti?” fece il mezzo demone. “Rilassati ogni tanto. Anch’io non vedo l’ora di fare a pezzi qualche Heartless o Nessuno, o magari meglio ancora qualche demone, ma dato che non c’è ancora l’ombra di un avversario, ci conviene riposarci.”
    “E io che mi lamentavo di Shinji…” sbuffò Asuka. “Almeno lui obbediva… Sì, è vero che lo faceva anche se non voleva, però…”
    “Cos’è? Un modo per farci dire ciò che abbiamo letto su Shinji, e che tu non hai potuto leggere perché altrimenti avresti potuto modificare gli eventi del tuo mondo?” la provocò Marco.
    “Certo che no! Sai che me ne importa! E poi so già che diventerò l’indiscussa pilota numero uno di Evangelion!”
    Inuyasha fatico a trattenere una risata, che comunque non sfuggì alla ragazza.
    “Cos’è? Prendi in giro, cagnetto?”
    “E tu ci tieni così poco alla vita?” replicò lui, alzandosi in piedi con un salto.
    “Come se tu potessi farmi del male.”
    “Se credi che mi tratterrò perché sei una ragazza, caschi male. E senza Kagome, nessuno può fermarmi!” disse il mezzo demone, evocando il Keyblade.
    “Smettetela tutti e due.” Si mise in mezzo Marco. “Ci hanno detto di non attirare l’attenzione. Anche se ormai tutto l’universo è a conoscenza dell’esistenza dei custodi, non dobbiamo farci pubblicità.”
    Inuyasha sbuffò, facendo scomparire l’arma, per poi sedersi nuovamente a terra.
    “Il solito guastafeste.” Fece Asuka, imitandolo.
    Rimasero in silenzio per diversi minuti.
    “Allora…” riprese Asuka. “Secondo voi cosa può essere successo in questo mondo?”
    “Non ne ho idea. Ho provato a cercare qualcosa su quei compu-cosi prima di partire, ma alla fine l’ho tagliato a metà…”
    “Ecco cosa succede a far conoscere un computer ad una persona del 1400.” disse Marco. “Se ti sentisse mio padre, probabilmente ti costringerebbe a fare un corso d’informatica avanzato…”
    “Fanatico dei computer?” chiese Asuka.
    “No, proprio informatico. Uno pure importante.”
    “Capisco… E tua madre?” domandò Inuyasha.
    Marco abbassò subito lo sguardo.
    “Morta.” Rispose infine. “Anni fa. Il suo corpo non fu mai trovato…”
    “S-Scusa, non volevo…”
    “Non preoccuparti. Ormai ci sono abituato.”
    “No.” Fece Asuka.
    “Come scusa?”
    “Non ci stai dicendo la verità. Come te, anch’io sono una che indossa spesso una maschera, perciò posso capirlo subito.”
    Marco sorrise.
    “Mi dispiace, ma mia madre è realmente scomparsa. Dubito tornerà…”
    “Se lo dici tu…”
    Ma prima che qualcuno potesse continuare, furono distratti dal rumore di diverse esplosioni.
    “Da dove provenivano?” chiese Marco, scattando in piedi, imitato subito dagli altri due.
    “Direi… da laggiù!” rispose Inuyasha, dopo aver annusato l’aria, indicando un punto poco lontano, nel cielo.
    A conferma, videro subito delle luci apparire per pochi secondi.
    “Presto!” urlò Asuka, alzandosi in volo e partendo subito.
    “Mai che ci aspetti…” fece l’Animorph, seguendola assieme al mezzo demone.
    Pochi minuti dopo arrivarono sul luogo, senza però trovare nulla.
    “Dove sono andati?” domandò Marco, guardandosi attorno.
    “Non possono di certo essere scomparsi così, come se niente fosse, chiunque fossero ovviamente.”
    “Ehi… Che cos’è quello?” chiese Inuyasha, indicando un punto sotto di loro, dove c’era un ammasso di metallo circondato dalle fiamme.
    “Temo che quello sia il resto di una battaglia…” fece Asuka, osservando con attenzione lo spettacolo. “Eppure… mi ricorda qualcosa…”
    Ma prima che potesse dire altro, un forte rumore sopra di loro li distrasse, costringendoli a voltarsi.
    A diversi metri da loro c’era un’enorme astronave verde e bianca, sopra la quale c’era in piedi un robot umanoide bianco e magenta, con un fucile puntato contro di loro.
    “Un… Un Eva?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando il robot sopra di loro.
    “Impossibile! Ce ne saremo accorti se fossimo finiti sul tuo mondo, no? E poi non ti punterebbero contro un arma!”
    “Chiunque voi siate…” fece una voce, proveniente dall’astronave. “Vi conviene alzare le mani e salire sulla Gekko Go!”
    “Certo che con quel fucile la tua richiesta sa molto di minaccia, sai?” replicò Marco.
    “Obbedite subito, o diremo di fare fuoco!” disse una seconda voce, stavolta femminile.
    “Ma che bello…” commentò Asuka, alzando le mani. “Sicuri che non dobbiamo fare nulla? Una sfera di fuoco e saremmo liberi…”
    “No. Non sappiamo nemmeno cosa vogliono.” Rispose l’Animorph, alzando le mani assieme a Inuyasha. “Per il momento, assecondiamoli. Poi vedremo.”


    “Cavoli… chissà dove sono finito…” fece Shinji, guardandosi attorno. “Temo sia stata una cattiva idea quella di viaggiare per i mondi senza un’idea precisa e per di più non sono nemmeno un custode…”
    Dicendo ciò, spostò lo sguardo verso l’alto.
    “Come se non bastasse, ho una strana sensazione… Mi sembra quasi di essere più in alto di quanto dovrei… Come se fossi su un aereo, però è impossibile.”
    Ma le sue riflessioni furono interrotte dal rumore di una pistola a cui veniva disinserita la sicura.
    “Non ti muovere.” Disse una voce alle sue spalle. “Identificati subito.”
    Shinji cercò di spostare un poco la testa, senza però farsi vedere, purtroppo senza riuscire a scorgere chi fosse il nuovo venuto.
    “Shinji Ikari. Sono un semplice ragazzo che stava camminando.”
    “Davvero? E allora perché stavi parlando di custodi?”
    “Strano, non mi ero accorto di essere seguito. Sei piuttosto bravo…”
    “Sono un militare, è ovvio che devo essere capace di nascondermi.”
    “Un militare?” ripeté il ragazzo. “Allora se non ti dispiace, ma io me ne andrei. Non ho un bel ricordo di gente come voi. Non da quando avete contribuito alla fine del mondo che conoscevo.”
    Il soldato sussultò.
    “E va bene.” disse, abbassando la pistola. “Non so chi tu sia, ma non sembri pericoloso…”
    “Imprudente da parte tua abbassare così la guardia. Per quel che sai, potrei aver mentito e avere una pistola con cui spararti.”
    “No. Conosco il tono di voce che hai usato. Lo conosco molto bene.”
    Shinji si girò, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo dai capelli color castano scuro, con addosso una divisa da militare nera.
    “Però… credevo fossi più grande.” Fece Shinji.
    “Non hai ancora risposto alla mia domanda. Cosa sai sui custodi?”
    “Perché lo vuoi sapere?”
    “L’esercito li sta cercando. Vuole chiedere il loro aiuto per debellare una minaccia che sta mettendo in pericolo questo pianeta.”
    Shinji rimase in silenzio per qualche secondo.
    “Sì… potrei sapere qualcosa, ma immagino che tu sappia bene che ne parlerò solo al tuo comandante, vero?”
    “Lo immaginavo. Per questo, non appena ti ho sentito parlare, ho chiesto che ci venissero a prendere.”
    Prima che Shinji potesse chiedere altro, un rumore proveniente dal cielo lo distrasse, facendo giusto in tempo a vedere una macchia nera scendere velocemente, per poi atterrare dietro al soldato.
    “Ah, dimenticavo.” Fece lui. “Il mio nome è Dominic Sorel. Piacere di conoscerti, Shinji Ikari.”
    Ma il ragazzo lo sentì appena.
    “Un… Eva…?” mormorò, osservando il robot.


    I tre custodi seguirono il robot, che saltò giù dall’astronave, per poi entrare subito all’interno tramite un’apertura apposita.
    “Mi sbagliavo.” Fece Asuka, atterrando e guardando il robot. “Quello non è un Eva. È molto più piccolo, oltre al fatto che sembra più adatto a combattere. La Nerv non sarebbe contenta di sapere dell’esistenza di qualcosa del genere.”
    Prima che potesse aggiungere altro, ai lati della testa del robot si alzarono due placche di metallo, mostrando così un abitacolo.
    Pochi secondi dopo, uscirono una ragazza dai capelli verde acqua, con due profondi occhi viola, accompagnata da un ragazzo dai capelli marroni e occhi blu.
    “Cosa?!” esclamò la custode. “Due piloti? E per di più vestiti normalmente?!”
    Ma prima che potesse dire altro, una porta lì vicino si spalancò con violenza, facendo entrare un uomo dai capelli grigi, con in mano un fucile.
    “Cavoli… Nemmeno il tempo di riposarci che ci puntano subito contro un altro di quegli affari sputa metallo…” fece Inuyasha.
    “Imparare qualche termine nuovo no, eh?” lo riprese Marco.
    “Senti, non è colpa mia se in cinquecento anni è stata inventata così tanta roba da usare nomi strampalati che non riesco a ricordare!”
    “Chi siete?” chiese la ragazza sul robot, scendendo assieme al compagno.
    I tre custodi si guardarono.
    “Ci spiace, ma al momento non possiamo rispondere.” Fece l’Animorph.
    “Vi conviene farlo invece!” disse l’uomo, raggiungendoli.
    “Come se quei proiettili ci facessero veramente paura.” Replicò Asuka. “Siamo entrati qui dentro solo perché non volevamo storie, non certo per paura.”
    “Ehi…” fece il ragazzo, indicando la testa di Inuyasha. “E quelle cosa sono?”
    “Di cosa stai parlando, marmocchio?”
    “Credo si riferisca alle orecchie…” mormorò Asuka.
    “Beh, sono orecchie, cosa c’è di strano? Ne avete tutti quanti, no?”
    “Sì, ma non canine… Sai, noi siamo umani al 100%...” rispose Marco, per poi notare gli sguardi dei due compagni. “Okay, okay, io non sono sempre un comune umano, ma al momento lo sono, va bene?”
    “State dicendo che quelle sono le sue vere orecchie?” fece sorpreso l’uomo.
    “Qualcosa in contrario?” rispose il mezzo demone, mostrando gli artigli.
    “Parlando d’altro…” s’intromise Asuka, indicando con un dito il robot. “Che cos’è quella brutta copia di un Eva?”
    “Eva?” ripeté il ragazzo. “E che cosa sarebbe? Quello è il Nirvash, il più potente LFO mai esistito!”
    “LFO? Quindi è così che si chiama questo pezzo di latta?” fece la custode, avvicinandosi e colpendo con un calcio leggero il robot.
    “Non toccarlo!” urlò la ragazza dai capelli verde acqua. “Gli fai male!”
    I custodi si girarono verso di lei.
    “Eureka, calmati. Sono sicuro che non aveva intenzione di fare del male al Nirvash.” Disse il ragazzo, senza però nascondere anche il suo disprezzo per il gesto commesso da Asuka.
    “Parlate di questo robot come se fosse una persona. Certo che siete pazzi… è solo una macchina!”
    “No!” replicò Eureka. “Il Nirvash è vivo! Io lo posso sentire… e anche Renton!”
    “Ma cosa mi tocca sentire!” fece la custode, sorridendo e portandosi una mano sul volto. “Mi sembra quasi di risentire la cocca del capitano… ‘L’Eva è la mia vita’ e cose così…”
    “Asuka, adesso basta.” Disse Marco.
    “Cos’è, stai dalla loro parte?”
    “E poi dicevano a me che ero uno che provocava…” commentò Inuyasha, sbadigliando, per poi girarsi verso l’uomo. “Ehi, puoi anche mettere via quell’affare. Tranquillo, non vi attaccheremo se voi non farete altrettanto. Come puoi vedere, non abbiamo armi.”
    “E i tuoi artigli?”
    “Mi spiace, ma quelli dovrai sopportarli fino alla prossima luna nuova.”
    “Holland… credo che possiamo fidarci di loro.” Disse Eureka.
    “Ma ne sei sicura? Lo avete visto anche voi… volavano, senza usare nessuna tavola da ref o congegni di qualsiasi tipo.”
    “Beh, sappiamo volare, e con ciò?” chiese Asuka. “Conosciamo persone che sanno fare cose ben più vistose e esagerate.”
    “Tipo?”
    “Bah, roba tipo distruggere un pianeta, o farne evacuare l’intera popolazione… extraterrestri manipola-cervelli e cose del genere…” fece Marco. “Ormai tutto nella norma, no?”
    Holland, Eureka e Renton lo guardarono incuriositi.
    “Di’… mai pensato di farti vedere da qualcuno?” chiese l’uomo.
    “Ci penso da un bel po’ di tempo, ma ho paura che farei scappare lo sventurato che mi prenderebbe in cura…”
    “Basta parlare!” urlò Asuka, sbattendo violentemente un piede a terra. “Ci avete fatto salire qui sopra per rimanere in questo container o ci volete portare da qualche altra parte, dove magari possiamo anche sederci?!”
    Holland abbassò finalmente il fucile.
    “Va bene. Vi porterò in una sala più consona. Eureka, Renton, andate a chiamare gli altri e ditegli di raggiungerci.”
    “Sicuro di voler andare da solo?” chiese Renton.
    “Tranquillo. Se dovessero tirarmi qualche tiro mancino, non farebbero comunque in tempo a fuggire.” Rispose lui, cominciando ad allontanarsi.
    “Tsk. Non siamo di certo persone del genere. Se proprio volessimo colpirti, lo faremmo senza tanti problemi.” Commentò Inuyasha, per poi seguirlo assieme agli altri due custodi.

    In pochi minuti raggiunsero una stanza vera e propria, all’interno della quale c’era un divano, sul quale Asuka si sedette subito.
    “Stanno arrivando.” Disse Renton, entrando accompagnato da Eureka e tre bambini, tra cui una femmina.
    “Chi sono loro, mamma?” chiese quest’ultima, voltandosi verso la ragazza dagli occhi viola.
    “Non lo sappiamo ancora Maeter.” Rispose lei.
    “Mamma?” ripeté Asuka, per poi voltarsi verso Renton. “Cavoli, siete ancora due ragazzini e avete già figli così grandi? Altro che precoci!”
    Renton si colorò subito di rosso, per poi aprire la bocca, venendo però anticipato da uno dei bambini.
    “Noi non siamo figli del puzzone!” esclamò. “Abbiamo solo la mamma!”
    “Già!” confermò l’altro.
    La pilota di Evangelion scoppiò a ridere, mentre Renton cercava di prendere i due, che avevano cominciato a scappare ridendo.
    “E così sono loro i novelli Icaro, eh?” fece una voce femminile, anticipando una donna dai capelli neri a caschetto, con un tatuaggio a forma di fiore sul viso e vestita con una tuta.
    “Icaro? Cosa sarebbe?” chiese Inuyasha.
    “È un personaggio mitologico.” Rispose Marco. “In grado di volare, anche se ha fatto un solo volo con esito negativo.”
    “Cosa che a voi invece non è successa.” Disse un altro uomo, con una giacca verde, un capello rosso e una macchina fotografica in mano, entrando. “Non avevo ancora visto nulla del genere… E sono a bordo da un bel po’.”
    “Gli altri?” chiese Holland.
    “Preferiscono rimanere ai comandi. Nel caso dovessimo venire intercettati.” Fece una donna, con un camice bianco e i capelli rossi, raggiungendoli.
    “Ma cos’è?” domandò Asuka. “La brutta copia della Nerv?”
    “Che cos’è questa Nerv?” chiese Holland.
    “Un gruppo in un certo senso militare di cui facevo parte. Anch’io ero alla guida di un robot, anche se molto più grande del vostro, e combattevo contro entità superiori. Anche se puntualmente venivano sconfitte da me.”
    “Strano…” fece Inuyasha. “Se ben ricordo, il merito va maggiormente a Shinji, no?”
    Asuka lo congelò con uno sguardo.
    “Quello stupido sapeva solo sfruttare le occasioni che gli creavo io. Non era buono a far nulla. Ne è la prova che alla fine sono stata scelta io, e non lui!”
    “Non ho mai sentito parlare di questa Nerv, e anch’io facevo parte dell’esercito. Tantomeno so dell’esistenza di questi LFO giganti.”
    “Complimenti Asuka… Copertura saltata…” sbuffò Marco. “Tanto vale parlare a questo punto.”
    Detto ciò, evocò il Keyblade, imitato subito dagli altri due.
    “Noi siamo Marco, Asuka e Inuyasha, custodi del Keyblade.” Continuò l’Animorph, mostrando la sua arma ai membri dell’astronave, che assunsero tutti delle facce sorprese.
    “Custodi? Quei custodi?” chiese Renton, continuando a fissare il Keyblade.
    “Che cosa ci fate qui?” domandò la donna in tuta.
    “Possiamo definirlo addestramento. Ci hanno spedito qui, dicendoci di risolvere eventuali problemi. Siamo stati attirati da alcune esplosioni, ed è così che ci avete incontrato.” Rispose Asuka. “Ed è inutile dirvi che ognuno di noi proviene da un mondo diverso. Lui viene addirittura dal passato.” Continuò, indicando il mezzo demone.
    “Come se fosse un crimine…” commentò lui. “Voi invece, chi siete?”
    La donna si riprese.
    “Io sono Talho Yūki, l’uomo che invece vi ha scortati qui è Holland Novak.” Rispose, indicandolo.
    “Io invece sono Renton Thurston.” Disse il ragazzo, per poi indicare la ragazza al suo fianco. “Lei è Eureka, mentre i bambini sono Maurice, Maeter e Linck.”
    “Io sono Stoner, un giornalista.” Fece l’uomo con la macchina fotografica.
    “Mentre io sono Mischa, la dottoressa.”
    “E al momento vi trovate sulla Gekko Go, una nave di ribelli, che vogliono contrastare l’esercito, perché vuole sterminare una forma di vita di questo pianeta.” Disse Holland, sedendosi su una sedia.
    “Ribelli?”
    “Molti di noi facevano parte dell’esercito. Quando però abbiamo scoperto la verità, abbiamo disertato, rubando questa nave, oltre a portare via quelle che consideravano due importanti pedine.”
    “Ovvero?” chiese Marco.
    “Ovvero me e il Nirvash.” Rispose Eureka. “Io ero l’unica in grado di pilotarlo, anche se all’epoca ero come una bambola che obbediva agli ordini…”
    Mentre diceva ciò chiuse le mani a pugno.
    “Ho fatto cose orribili, di cui non potrò mai perdonarmi… Se non fosse stato per Renton, non so come avrei fatto…”
    “Umpf. Che sdolcinatezza. In momenti come questi, capisco perfettamente Dark…” commentò Asuka. “Ad ogni modo, cosa intendevi dire con una forma di vita?”
    “Noi non siamo originari di questo mondo.” Spiegò Talho. “Siamo arrivati qui con delle astronavi molto tempo fa, dopo essere stati costretti ad abbandonare il nostro pianeta. Arrivati qui, abbiamo scoperto che era già abitato da un essere che ricopre l’intero pianeta, e dai suoi simili: i Corallian.”
    “E immagino che l’esercito voglia eliminarlo per ottenere la supremazia, vero?” chiese Marco.
    “A dir la verità, non è proprio l’esercito… è mio fratello che lo vuole. Desidera annientare i Corallian, non importa come. Noi invece siamo convinti che sia possibile instaurare una conversazione con loro. E siamo a buon punto.”
    “Davvero? Quindi siete in contatto con questi Corallian?”
    “Stupidi.” Fece Inuyasha. “Ci abbiamo parlato anche noi. Si trova in questa stanza.”
    Tutti si voltarono verso di lui.
    “E tu come…?” cominciò Holland, venendo però interrotto dal custode, che si indico il naso.
    “I miei sensi sono più sviluppati dei vostri. C’è uno di voi che ha un odore completamente diverso dagli altri. Ma se non lo vuole dire, non sarò io a smascherarlo.”
    “Credo sia inutile nasconderlo…” disse Eureka, mentre stringeva la mano a Renton. “Io stessa sono un Corallian… Un Corallian dall’aspetto umano.”


    Shinji seguì Dominic lungo un corridoio.
    “Così quel robot si chiama LFO, eh?” chiese al militare, che annuì.
    “Esatto. E quello che hai visto tu è il migliore il nostro possesso. Il The End, il cui pilota è Anemone, l’unica in grado di usarlo.”
    “Mi ricorda molto un altro tipo di robot…”
    “Davvero? Di che modello si trattava?”
    Shinji scosse la testa.
    “Sarebbe inutile descriverlo. Non puoi conoscerlo.”
    Dominic lo guardò, per poi proseguire il silenzio.
    Pochi minuti dopo raggiunsero una porta, che si aprì da sola, lasciando entrare i due.
    Si ritrovarono in una stanza enorme, alla fine della quale c’era una scrivania, dietro cui sedeva un uomo dai capelli grigi, che indossava un completo militare bianco, che lasciava capire chiaramente che era il capo.
    “Colonello, le ho portato il ragazzo!” disse Dominic, facendo il saluto militare.
    “Grazie. Puoi andare.” Rispose l’uomo.
    Il ragazzo lo guardò sorpreso per qualche secondo, per poi annuire e uscire, lasciando Shinji da solo con l’uomo.
    “Sono Dewey Novak. Benvenuto, Shinji Ikari. Ho sentito il tuo nome tramite il trasmettitore di Dominic.”
    “Lo so.” Rispose lui. “Avevo sentito delle interferenze, ma sono stato zitto. Non devi avere una grande fiducia nei tuoi uomini, per sorvegliarli in questo modo.”
    “La sicurezza non è mai troppa.”
    “Sa, mi ricorda una persona che odio profondamente… come lei, mi osservava da dietro una scrivania… con quel tono superiore.”
    “Doveva essere una persona interessante…”
    “Era solo uno stupido. Uno stupido che calpestava i sentimenti altrui per non ferirsi e che con il suo desiderio, ha portato alla fine il mio mondo.”
    “Oh, quindi immaginavo bene. Tu non sei di questo pianeta…”
    “Non sono un custode, se è questo che si sta chiedendo. Sono solo… una persona particolare.”
    “Però hai detto di essere a conoscenza di qualcosa su di loro. Parlamene.”
    “A dir la verità non so molto. Mi è solo capitato di incontrarne un gruppo tempo fa, e posso confermare che la loro forza è molto più grande di quanto si possa immaginare. Soprattutto di uno di loro.”
    “E dimmi… sai in base a cosa agiscono?”
    “Non seguono un ordine preciso. Aiutano i mondi in difficoltà, e al momento si stanno riunendo, preparandosi all’imminente guerra.”
    “Capisco… E tu? Cosa sei?”
    Shinji lo guardò, stringendo un poco gli occhi.
    “Come scusi?”
    “Non vorrai davvero farmi credere di essere umano, vero?” rispose l’uomo, alzandosi.
    “Strano, l’ultima volta che ho controllato lo ero.”
    “Sei coraggioso, ragazzo. Potrei farti arrestare e condannare per la tua insolenza, lo sai?”
    “E io potrei andarmene da qui in qualsiasi momento.”
    I due continuarono a guardarsi in silenzio.
    “Mi ha fatto venire qui solo per questo o c’è altro?” chiese infine Shinji.
    “In effetti, ci sarebbe un favore che vorrei chiederti…” rispose Dewey, per poi premere un tasto sulla sua scrivania.
    Dietro di lui uscì dal muro uno schermo, che si accese, mostrando l’immagine di un’astronave verde e bianca.
    “Tempo fa, questa nave è stata rubata da un militare e i suoi uomini, che hanno cominciato ad usarla per portare avanti un piano devastante. Vogliono collaborare con una razza aliena per eliminare gli uomini.”
    Il colonello premette un altro tasto, facendo così cambiare immagine, mostrando i volti di tre persone: il primo era un uomo dai capelli grigi, mentre gli altri due erano una ragazza dai capelli verde acqua e un ragazzo dai capelli marroni.
    Questi tre sono i nostri principali nemici. Il ragazzo si chiama Renton Thurston, la ragazza invece è Eureka, una delle responsabili di un massacro avvenuto qualche anno fa, infine, il loro capo… Holland Novak, mio fratello minore.”
    Sentendo ciò, Shinji lo guardò sorpreso.
    “Tu saresti in grado di catturarli, permettendoci così di salvare il nostro mondo?” continuò il colonello.
    “Lei e suo fratello siete nemici quindi…” fece il ragazzo. “Sicuro che le vada bene così?”
    “Io gli avevo dato tutta la mia fiducia, e lui l’ha tradita. Non solo, ha corrotto anche altre persone, convincendoli di essere nel giusto. Renton Thurston né è un esempio: suo padre morì anni fa, sacrificandosi per salvare il pianeta, e suo figlio ora vuole contribuire a distruggerlo.”
    Shinji rimase in silenzio per qualche secondo.
    “Dove posso trovarli?” chiese infine.
    Il colonello sorrise, mentre la porta si riapriva, lasciando entrare una ragazza dai capelli rosa, con occhi viola che sembravano tagliati a metà da una linea rossa.
    “Sarà la nostra Anemone a condurti da loro. Avrai l’onore di salire sul The End.”
    Il ragazzo li guardò entrambi, per poi girarsi.
    “No grazie, ho già il mio robot personale. Mi limiterò a seguirla.”
    “Che c’è, hai paura di viaggiare con me?” chiese la ragazza, sorridendo malvagiamente.
    “No. Semplicemente, fa parte del mio essere. Ho già fatto un’eccezione prima. Va bene se aspetto fuori da questo edificio?”
    “Naturalmente.” Rispose Dewey, sorridendo, per poi rivolgersi alla ragazza. “Anemone, vai a prepararti. Partirete subito.”
    Shinji uscì dalla stanza, ripercorrendo al contrario il corridoio.
    “Non so cos’hanno in mente… ma per il momento mi conviene assecondarli…”
    Mentre mormorava ciò, stese il braccio destro, che cominciò a cambiare colore.
    “Sembra sia il momento di tornare a camminare insieme… mamma…”


    Asuka entrò nella stiva, dove si trovava il Nirvash.
    In quel momento si accorse che c’erano diverse macchine lì dentro, anche se tutte dalla forma strana.
    Ignorandole, si avvicinò al Nirvash, per poi alzarsi in volo, arrivando alla cabina di pilotaggio.
    “Così piccola?” fece, entrando dentro. “Anche se in effetti ha più comandi rispetto a un Eva…”
    La sua attenzione venne subito atterrata da uno strano cilindro, al cui interno sembrava esserci un liquido verde, con una scritta che galleggiava al suo interno.
    “E questo cos’è?” si chiese toccandolo.
    Non appena entrò a contatto con l’oggetto, esso emise una flebile luce, che fece ritirare la mano alla custode.
    “Che diavolo…?”
    “Dice che non aveva mai visto un umano come te prima.” Disse una voce poco lontana.
    Asuka si voltò, vedendo Eureka avvicinarsi, per poi arrampicarsi sul robot, sedendosi quindi sull’altro posto disponibile.
    “Come scusa?”
    “Il Nirvash è curioso. Dice che sente un grande potere provenire da dentro di te. Come anche dai due ragazzi che ti accompagnano.”
    Asuka sorrise.
    “Ovvio. Io sono la miglior custode e la miglior pilota di Evangelion che esiste!”
    “Però… dice anche che sei triste…” continuò Eureka, ignorandola.
    La custode la guardò.
    “Di’ un po’… ma tu puoi veramente parlarci?”
    “Certo. L’ho sempre fatto, fin dal momento in cui siamo stati trovati. Il piccolino all’inizio parlava solo con me, ma poi ha cominciato anche con Renton. Per questo noi due siamo gli unici a poterlo pilotare.”
    “Se ci fosse Shinji, sicuramente ti chiederebbe se hai paura, o perché ci sali sopra.”
    “Ci tieni molto a questo Shinji, vero?” domandò Eureka.
    Asuka scoppiò subito a ridere.
    “Io… che ci tengo a Shinji? Questa sì che è bella! È solo uno stupido, per di più figlio del comandante. Lui e Ayanami… sono insopportabili! Scommetto che ora che non ci sono più io, sono belli felici di non avermi più tra i piedi.”
    “Perché dovrebbero esserlo? Una loro amica se n’è andata…”
    “Oh, non ero di certo loro amica. Eravamo solo colleghi. Combattevamo insieme per respingere degli esseri che volevano distruggerci… Per ironia della sorte, li abbiamo chiamati Angeli…”
    “Quindi non combattevi contro altri umani…”
    “No, direi di no.”
    Eureka fece per parlare, ma la nave fu percorsa da una specie di terremoto.
    “Che cosa…”
    “Holland!” urlò una voce proveniente da dei altoparlanti. “Vieni subito! Siamo sotto attacco!”
    Asuka saltò subito, volando verso la porta, lasciando indietro Eureka.
    Pochi secondi dopo raggiunse gli altri due custodi, che stavano seguendo Holland.
    “Giustamente arriviamo noi e veniamo attaccati…” fece Marco, mentre entravano in una stanza, dentro la quale c’erano qualche computer e diversi postazioni di controllo.
    “Chi è stato?” chiese Holland, rivolgendosi a un uomo dal cappello bizzarro, con lo sguardo fisso su un monitor.
    “Uno è il segnale di un LFO… probabilmente il The End. E poi, riveliamo un segnale sconosciuto.”
    “Riesci a visualizzarlo?”
    “Non c’è ne bisogno!” urlò Talho, indicando fuori dai vetri.
    Asuka si girò spalancando gli occhi.
    Di fronte a loro c’era un enorme robot viola, alto diverse volte il Nirvash, sospeso nel vuoto, affiancato da un altro, che sembrava la fotocopia nera del Nirvash.
    “Ma quello è…” cominciò Marco sorpreso.
    “L’EVA 01!” gridò Asuka. “Che cosa ci fa qui?!”
    “Eureka, Renton! Uscite subito e allontanatevi il più possibile. Noi cercheremmo di distrarli!” ordinò Holland. “Dovete mettervi in salvo!”
    “Ma Holland, non possiamo-” protestò Renton.
    “È un ordine! Noi siamo sacrificabili, voi no!”
    “Ehi ehi… finché ci siamo noi, nessuno si sacrificherà.” Fece Inuyasha, facendo scrocchiare il collo e le mani. “Ho affrontato mostri molto simili a quello. Sarà un giochetto da ragazzi!”
    “Io invece voglio scoprire cosa ci fa qui… Dovrebbe essere molto lontano, e poi, se lui è qui, significa che non è solo…”
    “Stai dicendo che potresti conoscerlo?”
    “Probabilmente è uno stupido di mia conoscenza, sì. Anche se mi sembra strano che attacchi in questo modo…”
    “Basta parlare, usciamo subito!” urlò Marco, correndo fuori dalla stanza, seguito dagli altri due.
    “Cavoli… Non so se siamo stati fortunati a incontrarli o no…” fece Talho, venendo però interrotta dall’uomo di fronte al computer.
    “Holland, abbiamo un altro problema!”
    “Che altro c’è?” chiese lui, avvicinandosi.
    L’uomo si limitò ad indicare lo schermo, che gli fece spalancare gli occhi.
    “E quella… cosa diavolo è?!” esclamò, senza riuscire a nascondere un po’ di paura.


    “Sei sicura che usciranno proprio loro?” chiese la voce di Shinji, proveniente dallo 01.
    “Certo. Conosco quei due mocciosi, usciranno subito, convinti di poterci sconfiggere! Poveri illusi… non mi farò battere di nuovo!”
    Mentre parlavano, l’astronave si spostò in posizione verticale, cominciando ad aprire un boccaporto che si trovava sotto di essa.
    Ma con grande sorpresa dei due piloti, non uscì un robot, ma tre ragazzi, che rimasero in volo, raggiungendoli subito.
    “Ehi, Shinji!” urlò Asuka, arrabbiata. “Si può sapere cosa diamine ci fai qui? E soprattutto, cosa stai facendo?”
    L’EVA 01 si voltò verso di lei.
    “A-Asuka?” esclamò sorpresa la voce di Shinji. “Perché sei qui?”
    “Guarda che te l’ho chiesto prima io, e comunque, sai bene che sono una custode, è normale che ogni tanto faccia qualche viaggio per i mondi, no? Sei tu che non dovresti essere in grado di farli!”
    “Io…” fece la voce, mentre l’EVA s’illuminava, cominciando a ridursi di dimensioni.
    Sotto lo sguardo sorpreso dei presenti, pochi secondi dopo, al posto del robot apparve Shinji, che rimase sospeso nel vuoto e si portò una mano dietro la testa.
    “Ecco… diciamo che la questione è piuttosto complicata…”
    Ma Asuka non lo sentì nemmeno.
    Era rimasta imbambolata dallo spettacolo a cui aveva appena assistito, e il suo cervello non era ancora riuscito ad assimilare il tutto.
    “Tu sei un Demone!” esclamò Inuyasha, evocando il Keyblade e puntandolo contro Shinji, che scosse subito le mani.
    “No, no! Non sono un demone! Cavoli… anche Kohaku mi aveva scambiato per un demone all’inizio…”
    “Kohaku?” ripeté sorpreso il mezzo demone. “E tu come fai a conoscerlo?”
    “Ho viaggiato con lui per qualche tempo, dopo essere finito nel regno dell’Oscurità… dal quale siamo riusciti ad uscire grazie all’aiuto di Sora e di altri custodi.”
    “E Kagome? Per caso hai visto anche Kagome?”
    “Tranquillo, è al sicuro. Hanno salvato anche lei, assieme a qualche altra persona prigioniera di quel mondo.” Rispose il pilota, mentre Inuyasha tirava un sospiro di sollievo.
    “Shinji Ikari!” urlò Asuka, riprendendosi. “Cosa – accidenti – ti – è – successo?” sillabò, indicandolo con un dito. “Da quando puoi diventare un EVA?!”
    “Ecco… Direi da quando mi sono fuso con Ayanami…”
    “TU COSA?!” urlò ancora più forte la custode, raggiungendolo e afferrando per il bavero della maglietta. “Quindi me ne vado e tu ti diverti come un pervertito, eh?!”
    “Ma che hai capito?! Io e Ayanami si siamo fusi assieme al resto degli abitanti del pianeta! Abbiamo perso… il Third Impact è avvenuto… E tutti sono spariti… sono rimasto solo io…”
    Asuka spalancò gli occhi.
    “Cos’hai detto?”
    “Ehm… dici che è il caso di ricordargli che c’è ancora un robot dietro di loro?” chiese Marco a Inuyasha, che scosse le spalle.
    “Se tu vuoi interrompere Asuka, fai pure. Ma io, per esperienza, resto in disparte.”
    “In effetti, sembra che anche il pilota di quel robot sia interessato al discorso…” fece l’Animorph, annuendo.
    “Combattevamo per la parte sbagliata. La Nerv voleva solo far avvenire il Third Impact, e per farlo, Ayanami, che in realtà era una copia di Lilith, doveva fondersi con Adam, il primo angelo… Io sono stato catturato da lei, che mi ha letteralmente inglobato al suo interno. E insieme, abbiamo acquisito tutti gli esseri viventi, trasformati in LCL… poi non ricordo nulla… mi sono risvegliato nel mondo dell’Oscurità, dove ho scoperto che-”
    “Ma che bella storiella!” fece Anemone, interrompendolo, mentre di fronte al suo LFO si creava una sfera di energia. “Ma mi pare di capire che siate dalla stessa parte, perciò ora vi eliminerò tutti!”
    Non appena ebbe detto ciò, lanciò la sfera d’energia contro Shinji e Asuka.
    Quest’ultima evocò subito il Keyblade, pronta a deviare l’attacco, ma fu anticipata da Shinji, che fermò la sfera con una mano sola.
    “Dicevo… dove ho scoperto di aver acquisito i poteri di una divinità…” continuò, per poi distruggere la sfera come se niente fosse. “E questo spiega il perché sono qui. Sto girando per i mondi, cercando di aiutare dove possibile.”
    Asuka lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
    “Tu sei cosa?!” esclamò.
    Ma prima che potesse continuare, dalla Gekko Go uscì il Nirvash, che li raggiunse.
    “Ragazzi!” urlò Renton, rivolgendosi ai custodi. “Abbiamo un problema più grave!”
    “Di cosa si tratta?” chiese Inuyasha.
    Il robot alzò un braccio, indicando il cielo.
    “Di quella…” fece la voce di Eureka.
    I custodi alzarono lo sguardò, incrociandolo con un’astronave grande dieci volte rispetto alla Gekko Go.
    Non appena la vide, Marco sbiancò di colpo, cominciando a tremare.
    “Q-Q-Quella è…” cominciò, indietreggiando e attirando su di sé gli sguardi di tutti.
    “La conosci?” chiese Asuka, sorpresa da quel cambio di atteggiamento dell’Animorph.
    “Se la conosco? Se la conosco?!” esclamò lui. “Certo che la conosco! È la nave di Visser I, uno dei pezzi più grossi degli Yeerk!”
    “Yeerk? E che cosa ci fanno qui?” domandò Inuyasha. “Aveto capito che erano rimasti pietrificati assieme al tuo mondo.”
    Ma Marco non rispose, continuando a fissare con occhi spalancati l’astronave, che proseguiva nella sua discesa verso terra, superando in pochi minuti i custodi e i due LFO.
    “Ragazzi…” disse infine. “Qualunque cosa succeda d’ora in poi… reggetemi il gioco… E soprattutto, qualunque cosa che sentirete e vedrete… cercate di ignorarlo… Ah, e per voi, una volta finita la guerra, perderemo la memoria, chiaro?”
    “Cosa? Perché tutte queste storie?” domandò Asuka.
    “Io sto combattendo contro di loro… e finora non mi avevano mai visto nella mia forma umana…”
    “Forma umana?” chiese Renton. “Cosa intendi dire?”
    “E allora?” fece Shinji. “Crederanno che tu sia un semplice custode, no?”
    “Impossibile… mi avranno già riconosciuto… certo, non sanno che sono uno dei ribelli… ma sanno chi sono…”
    Detto ciò, cominciò a scendere a terra.
    “Noi andiamo ad avvisare Holland!” fece Renton, tornando a bordo della Gekko Go.
    “Anemone. Ti conviene scendere con noi. Continueremo dopo il discorso su chi è nemico o no. Se resti lì, rischierai la vita.” Disse Shinji.
    Senza protestare, anche il robot nero comincio a scendere di quota.
    Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono di fronte al portellone d’ingresso dell’astronave Yeerk.
    “Umpf. Quanto vogliono aspettare ad uscire?” fece Inuyasha, continuando ad osservare l’ingresso, mentre mostrava chiaramente i suoi artigli.
    Come se l’avessero sentito, il portellone s’apri, lasciando uscire una donna che si diresse subito verso i custodi, correndo.
    Lasciando tutti di stucco, corse da Marco, abbracciandolo.
    “Marco! Ma allora sei vivo!” esclamò la donna. “Come sono felice di rivederti! Temevo che fossi morto assieme a tutti gli altri! Volevo morire, mi maledicevo per non essere stata lì con voi…”
    “Smettila.” Fece il custode.
    “Come? Non sei felice di rivedere tua madre?” chiese la donna.
    “Madre?!” gridarono gli altri ragazzi.
    “Lei è tua madre?!” fece Shinji sorpreso, mentre Anemone, che era scesa dal The End, mostrava un po’ più d’interesse.
    “No.” Rispose Marco. “Non è mia madre.”
    “Ma come, non mi riconosci?”
    “Se vuoi farmi incontrare mia madre, allora abbandona il suo corpo, lurido Yeerk.” Disse freddamente l’Animorph. “O devo chiamarti Visser I?”
    L’espressione della donna cambiò di colpo, per poi tornare a sorridere, ma stavolta un sorriso ben diverso da quello mostrato prima.
    “Oh, così sai. Mi sorprendi sempre di più, umano.” Fece.
    “Quando sono diventato custode, mi sono stati rivelati parecchi segreti, ma non preoccuparti: una volta finita la guerra, dimenticherò tutto ciò che è successo dopo aver lasciato il mio mondo. Non potrò rivelare al mondo la vostra invasione. E non potrò sapere che mia madre non è morta, ma schiava di un alieno. Non sai quanto mi dispiace per questo…” disse Marco, usando un tono sempre più freddo.
    “Sicuri che sia ancora Marco?” chiese sottovoce Inuyasha a Asuka. “Dov’è finito l’idiota che pensa solo a ironizzare?”
    “È quello che mi sto chiedendo anch’io… E poi, cosa intende dire con ‘abbandona il suo corpo’?”
    La donna si girò verso di loro.
    “Oh… però vedo che non hai avvertito i tuoi compagni.”
    “Sinceramente speravo di non avere il dispiacere di incontrarti di persona… Ma dato che sei qui…” continuò l’Animorph, evocando il Keyblade. “Ti farò uscire a forza da mia madre!”
    “Speri davvero che sia così facile colpirmi? Dentro la mia astronave ci sono centinaia di soldati armati di laser, pronti ad attaccare tutti i presenti… Pensi davvero che tre miseri custodi possano resistere a lungo? Per quanto possano essere grandi i vostri poteri, non siete invincibili.”
    “Strano, per quel che mi risulta, il vostro esercito è stato messo in difficoltà da sei Andaliti, no?” rispose a tono il ragazzo.
    Sul volto di Visser I apparve una leggera incrinatura.
    “Dunque sai anche questo… Credo proprio che dovrò catturarti…”
    “Provaci.”
    “Come desideri. Attaccate!” urlò.
    Dal portellone dell’astronave cominciarono ad uscire decine di esseri strani, simili a quelli in cui si era trasformata Rachel durante il torneo, accompagnati anche da umani, che avevano in mano dei fucili laser.
    Inuyasha e Asuka evocarono anche loro i Keyblade.
    “Cavoli Marco… La prossima volta, puoi anche dircelo che tua madre in realtà è una conquistatrice spaziale. Ad averlo saputo prima, ci saremmo preparati!”
    “Come ho detto, speravo di non incontrarla…” rispose lui, guardando i nemici.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, alcuni di essi furono colpiti da dei raggi laser, provenienti dall’alto.
    Tutti si girarono, per vedere il Nirvash raggiungerli, continuando ad attaccare gli avversari, facendo attenzione a colpire solo gli alieni.
    “Non vi permetteremo di fare ciò che volete sul nostro mondo!” urlò Renton, per poi far girare il robot verso Anemone.
    “Stavolta potresti collaborare con noi? Dopo torneremo nemici come prima, ma ora ci serve tutto l’aiuto possibile!”
    La ragazza sorrise, per poi entrare dentro il The End.
    “Beh, almeno avete riconosciuto la mia superiorità. E va bene, vi aiuterò.”
    “Darò una mano anch’io.” Fece Shinji, mentre nella sua mano destra appariva dal nulla una lancia, la cui punta ad un certo punto si divideva, intrecciandosi per poi formare due lame parallele; mentre nella mano sinistra apparve una pistola.
    “La lancia di Longinus?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando la prima arma. “Non credi di darti troppe arie, StupiShinji?”
    “Ripeto che non sono stato io a chiedere questi poteri.”
    “Interessante…” fece Visser I, allontanandosi. “Credo proprio che prenderò tutti voi… e così, il nostro esercito conquisterà sicuramente l’intero universo!”
    Non appena ebbe detto ciò, i suoi soldati partirono all’attacco.
    Gli alieni cominciarono a far ruotare le loro lame, avvicinandosi, mentre gli umani cominciarono a far fuoco.
    Shinji alzò la mano con la pistola, creando di fronte a loro una barriera a forma di rombo, sulla quale i raggi si infransero, distruggendosi.
    Poi, senza lasciare il tempo agli altri di fare qualcosa, punto la pistola contro gli avversari.
    Ma al posto di normali proiettili, cominciò a lanciare una serie di sfere d’energia, che distrussero nel nulla tutti coloro che vanivano colpiti.
    “Fermati!” urlò Marco. “Non sono veramente malvagi! Sono manovrati da degli alieni che si nascondono dentro i loro cervelli!”
    “Che schifo!” commentò Asuka. “Qualcosa di meno raccapricciante non potevano inventarselo?!”
    “Allora come facciamo a liberarli?” chiese Eureka.
    “Dobbiamo costringerli ad andarsene. Se saranno in pericolo di vita, abbandoneranno il loro ospite!”
    “Tutto qui?” chiese una voce alle loro spalle.
    Prima che potessero far altro, un’onda d’energia li superò, colpendo il terreno ai piedi degli avversari, facendoli saltare in aria, senza però ferirli gravemente.
    “Allora sarà un gioco da ragazzi! Ho già avuto a che fare con alieni che manovrano gli altri.” Fece Pan, abbassando la mano.
    “Pan?” esclamò Marco. “Cosa ci fai qui?”
    “Semplice. Accompagno un Master del Keyblade a salvare altri custodi.”
    Tutti si girarono verso di lei.
    “Un Master del Keyblade?!” ripeté sorpresa Asuka. “E chi sarebbe? Aqua? È stata salvata?”
    “Sì, Aqua è stata salvata, ma è rimasta assieme a Yen Sid, Terra e Ventus.” Disse un'altra voce, mentre Edward si avvicinava a loro, avvolto dal suo mantello color oro. “Pan si riferiva a me: Master Edward Elric, ex Alchimista di Stato.”
    “Master… Edward Elric…” ripeté Marco, guardandolo sorpreso, come anche Inuyasha e Asuka. “COME SAREBBE A DIRE MASTER?!” urlò infine.
    “Sarebbe a dire che ha sostenuto e superato l’esame.” Rispose semplicemente Pan. “Tutto qui.”
    “E come mai nessuno di noi è stato avvertito? Anch’io avrei potuto sostenere quell’esame!”
    “Con il rischio di affrontare Dark stesso? A me è capitata Hikari, assieme ad un tipo strambo fatto di gomma… Ma a Black Star, è toccato affrontare il figlio dell’Oscurità…”
    “Aspetta… hai detto proprio “figlio dell’Oscurità”?” chiese Shinji. “Intendi dire la stessa Oscurità che abbiamo affrontato io, Sora e gli altri quando abbiamo salvato Aqua?”
    “Sì… anche se lo conoscete quasi tutti…”
    “No… non dirmi che è chi penso che sia…” fece Inuyasha.
    “Intendi Dark? Temo proprio di sì, anche se ha manifestato i suoi poteri solo una volta… sebbene l’unica testimone sia Hikari. Da quel che ho sentito, Dark l’ha quasi uccisa, dopo averla fatta a pezzi non so quante volte…”
    “Bene… Ricordatemi di non farlo infuriare… A noi come minimo ci farebbe a pezzi a livello subatomico… Solo, posso ricordarvi l’esercito di Visser I che ci sta minacciando?” fece Marco.
    “Tutto qui?” rispose l’alchimista, battendo i piedi per terra e creando un’onda di terra che investì in pieno l’esercito nemico, facendo cadere a terra tutti.
    Visser I guardò i suoi soldati, per poi sbuffare.
    “Umpf. Mettere fuori gioco il mio esercito come se niente fosse… Lo ammetto, voi custodi non siete da sottovalutare…”
    “Vattene finché sei in tempo.” Disse Marco. “E ringrazia che non posso farti niente. Anche se sono sicuro che mia madre invece vorrebbe che ti eliminassi anche sacrificandola.”
    “Non sbagli, custode.” Rispose Visser, dicendo l’ultima parola con disprezzo. “Tuttavia, devo darti ragione… al momento non sono in grado di affrontarvi. Credo che aspetterò la fine di questa guerra per prendere possesso dei vincitori.”
    “Fai pure.” Rispose Edward. “Sappi che però dovrai affrontare l’intero esercito dei custodi della Luce. Ce ne sono molti altri oltre a noi, credi di potercela fare?”
    L’alieno non rispose, limitandosi a girarsi verso l’astronave, dando ordine ai soldati di rientrare.
    “Non sottovalutate l’esercito Yeerk.”
    “Ci penseranno gli Andaliti a sconfiggervi. Anche quando tutti noi perderemo la memoria, loro continueranno ad affrontarvi.” Replicò Marco. “E sono sicuro che presto anche i popoli che avete sottomesso si ribelleranno.”
    “Attento a ciò che dici. Potresti anche finire male, a furia di fare l’eroe.”
    “Me lo ripeto tutti i giorni, ormai da molto tempo. Non so se e quando tornerò dalla guerra… perciò questo messaggio è rivolto direttamente al tuo ospite: mi dispiace. Quando tornerai libera, e io non dovessi esserci, spiega tutto a papà.”
    Visser I non disse nulla, limitandosi a rientrare nell’astronave.
    “Ehi, li lasciate andare via così?” domandò Renton, osservandoli partire.
    “Non attacchiamo mai se non per difenderci.” Rispose Edward, girandosi verso di loro.
    “Molto bene.” Disse Anemone da dentro il The End, puntandogli contro la propria arma. “Ora però direi che vi conviene arrendervi!”
    “Anemone! Che cosa stai facendo?!” esclamò sorpreso Shinji.
    “Rispetto gli ordini. Dewey mi ha ordinato di trattenervi il tempo necessario al caricamento.”
    “Caricamento? E di cosa?” domandò Pan.
    Ma prima che il pilota del The End potesse rispondere, sopra di loro apparve una fortissima luce, che anticipò l’arrivo di un enorme raggio d’energia.
    “Di quello!”
    “Che razza di onda energetica è?!” esclamò Pan, osservando il raggio avvicinarsi.
    “Maledizione!” urlò Edward, evocando il Keyblade e puntandolo verso esso, cercando di sigillarlo in una barriera, senza però riuscirci.
    “Proviamoci tutti insieme!” gridò Marco, aiutandolo, subito imitato dagli altri custodi, mentre Shinji e il Nirvash si girarono verso il The End, che si era alzato in volo per allontanarsi.
    “Addio, stupidi!”
    “Renton!” urlò la voce di Holland attraverso la radio. “Dovete fermare quel raggio! Sotto di voi si trova il…”
    Ma la sua voce fu sovrastata dal rombo dell’attacco, che ormai stava per colpirli, e che nonostante l’intervento di tutti i custodi, non accennava a fermarsi.
    “Dannazione!!!” urlò Edward, per poi rivolgersi agli altri. “Ci conviene creare una barriera attorno a noi! Forse così riusciremo a resistere all’impatto!”
    “Ok!” rispero in coro gli altri, obbedendo, includendo dentro la barriera tutti meno il The End e la Gekko Go, che riuscirono ad allontanarsi in tempo.
    Riuscirono ad erigere una barriera giusto pochi secondi prima che il raggio li colpisse.
    “Tenete duro!” urlò Inuyasha, mentre il terreno sotto di loro cominciava a riempirsi di crepe.
    “Ma come hanno fatto a creare un raggio così potente?” domandò Pan. “È potente quasi come l’onda del nonno!”
    “Io direi che abbiamo un altro problema…” fece Shinji.
    “E cos’altro ci manca? Che la terra si apra e ci inghiotta?!” replicò Marco.
    “Da quel che vedo… temo sia questione di secondi prima che succeda…” osservò Ed, guardando le crepe sotto di loro.
    “Ma com’è possibile?” chiese Renton.
    Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, le crepe aumentarono di dimensioni, fino ad unirsi.
    E pochi secondi dopo, tutti i ragazzi si ritrovarono a cadere nel vuoto, mentre il raggio li spostava assieme alla barriera, superandoli e andando a colpire una specie di albero gigante, disintegrandolo.
    Una forte luce li investì in pieno, offuscandogli la coscienza.


    Edward riaprì gli occhi qualche minuto dopo.
    La prima cosa che fece fu quella di verificare se anche gli altri stavano bene, e con suo grande sollievo, tutti i custodi erano vicino a lui, privi di sensi ma apparentemente salvi.
    “S-Stai bene?” fece una voce poco lontana, anticipando Shinji, che lo raggiunse a fatica.
    Aveva riportato diverse ferite di media entità, e stava cercando di tamponare le più gravi.
    “Mi pare sia tu quello più grave.” Rispose l’alchimista, per poi lanciare una magia curativa sul pilota di Evangelion. “Sono contento di essere riuscito ad apprendere almeno il Curaga… Non sono molto portato per la magia…”
    “Io ho usato quasi tutti i miei poteri per resistere a quell’esplosione… ma sono a malapena riuscito ad attutirla… Il Nirvash è semidistrutto, ma per fortuna Renton e Eureka stanno bene…”
    “Forse posso ripararlo io.” Fece l’alchimista, alzandosi. “Tu resta qui ad aiutare gli altri… ok?”
    “Va bene. Sono poco lontani da qui… Fai attenzione, non sappiamo se potrebbe arrivare un secondo attacco del genere… Non mi aspettavo che Anemone ci facesse attaccare così…”
    “Credo dovresti guardare questo… Temo sia stata ingannata anche lei…” rispose Ed, indicando un punto poco lontano.
    Shinji spostò lo sguardo, vedendo Anemone seduta a terra, con le lacrime agli occhi, che stava osservando i resti di un LFO molto simile al The End, ma di colore bianco, il quale sembrava avergli fatto da scudo, avendo così perso la testa.
    “Chi può essere il responsabile di tutto questo? Mi ricorda quello che ha fatto quell’essere nel mio mondo…” fece Edward, guardando la distruzione che li circondava. C’era molta sabbia, assieme a resti di alberi. E di fronte a loro, c’era un’enorme voragine, che doveva corrispondere al punto in cui si trovava l’albero gigante, che invece era scomparso nel nulla.
    “Quel raggio…” fece la voce di Pan. “Era qualcosa di enorme… sembra quasi che abbiano usato l’energia stessa di questo pianeta per lanciarlo… Ma è impossibile, mio nonno è l’unico in grado di usare una tecnica del genere…”
    “Dev’essere stato quel Dewey che ha nominato quella mocciosa…” disse Asuka, riprendendo i sensi. “Anche se mi chiedo come sia possibile…”
    “Guardate!” esclamò Inuyasha, usando le poche forze rimaste per indicare due navicelle, tra cui la Gekko Go, volare sopra di loro, scambiandosi una serie continua di missili.
    “Raggiungiamo Renton e Eureka.” Disse Marco, rialzandosi a fatica. “Dobbiamo aiutarli…”
    I custodi uno ad uno si alzarono, per poi seguire Shinji, che li guidò dai due.
    Li trovarono seduti dentro l’abitacolo del Nirvash, il quale aveva perso le gambe, oltre ad aver riportato decine di danni che sarebbero stati difficili da riparare.
    Renton teneva abbracciata Eureka, la quale stava tremando.
    “Tranquilla…” lo sentirono dire. “Vedrai che andrà tutto bene…”
    Quando li raggiunsero, i custodi notarono che il braccio sinistro di Eureka era diventato completamente di un verde fosforescente, e sulla schiena gli erano spuntate un paio di ali dello stesso colore.
    “Che cos’è successo?” chiese Edward.
    “Il Cluster di Comando…” rispose ansimando la ragazza. “Hanno distrutto il Cluster… il cuore dei Corallian… Hanno dato il via al limite di questione…”
    “Limite di questione?” ripeté Marco.
    “Se non facciamo qualcosa, il nostro pianeta verrà distrutto… sarà tutto cancellato…” rispose Renton.
    “E che cosa possiamo fare per evitarlo?”
    “L’unica soluzione… è che qualcuno prenda il posto del Cluster…”
    Ma i loro ragionamenti furono interrotti dal rumore di un’esplosione provenite dalla nave avversaria della Gekko Go, dalla quale cominciò ad uscire molto fumo, e che stava calando di quota.
    “Dewey è finito.” Fece Renton. “Holland deve aver deciso di chiudere i conti con lui…”
    “Bene, allora vediamo di mettere la parola fine a tutto questo. Forse combinando i nostri poteri, riusciremo a riportare in equilibrio questo mondo…” disse Marco, evocando il Keyblade.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, un'altra astronave li raggiunse, superandoli e dirigendosi verso le altre due.
    I custodi videro la Gekko Go sfondare la nave sulla quale si trovava Dewey proprio poco prima che la terza si fermasse poco lontana.
    “AH!!!!!!!”
    Tutti si girarono verso Eureka, che aveva cominciato a urlare improvvisamente, portandosi le mani al collare che aveva attorno al collo, dal quale stavano uscendo dei piccoli fulmini.
    “Eureka!” gridò Renton, cercando di aiutarla, ma venendo allontanato dalla ragazza.
    “Allontanatevi!” urlò lei, saltando giù dal Nirvash e facendo qualche passo, per poi fermarsi.
    Si girò giusto in tempo per mostrare a tutti il suo corpo diventare completamente verde, per poi esplodere, creando un vortice di luce rossa che avvolse tutti i presenti, che furono costretti a chiudere gli occhi per ripararsi.
    Il terreno sotto di loro cominciò a dissolversi.
    “E ora che cosa…” fece Pan, cercando di resistere alla forza dell’esplosione.
    “Non arrenderti!” disse una voce al suo fianco.
    Pan si girò sorpresa, aprendo gli occhi, ritrovandosi così di fronte a Goku, ancora bambino, il quale la guardava sorridendo, mentre sette sfere arancioni ruotavano attorno a lui.
    “Nonno!” urlò lei. “Che cosa ti è successo? Come mai sei qui?!”
    “Sono venuto a salutarti.” Rispose lui, per poi porgerli la mano. “Sei diventata forte. Continua così!”
    “Cosa vuoi dire? Perché parli come se…”
    “Ti darò una mano per l’ultima volta.” La interruppe lui.
    Le sette sfere s’illuminarono, avvolgendo Pan di un’aurea dorata.
    “Affido a te le sorti dell’universo.” Disse Goku. “E cerca di tornare. I tuoi genitori e la nonna sono molto preoccupati per te.”
    “Ma nonno, tu cosa…?!” fece Pan, che aveva spostato lo sguardo su se stessa per capire che cos’era successo.
    Ma la Sayan s’interruppe vedendo che Goku era scomparso nel nulla.
    “Nonno…” cominciò, poco prima che la luce la coprisse completamente, facendole perdere conoscenza.


    “Maledizione… Perché è successo tutto questo…?”
    “Siamo stati tutti ingannanti da Dewey. Non potevamo immaginare che avesse previsto tutto questo…”
    Pan riaprì a fatica gli occhi, accorgendosi di trovarsi sulla Gekko Go, la quale era in volo.
    “Speriamo che Renton e i bambini riescano a contattarla…” disse Holland, mentre gli altri custodi erano tutti seduti per terra.
    “Ti sei svegliata finalmente.” Fece Inuyasha.
    “Che cos’è successo?” chiese la Sayan.
    I custodi, assieme ai membri della Gekko Go, abbassarono lo sguardo.
    “Pare… che Dewey avesse un altro piano, che non aveva rivelato a nessuno…” cominciò Shinji. “Non sappiamo come, ma ha manomesso il collare che Eureka indossava, provocando la sua esplosione. Ma sembra che Eureka in qualche modo sia riuscita a opporsi. E ora… sta diventando lei stessa il nuovo Cluster di comando…”
    “Che cosa?!”
    “Renton e i bambini stanno cercando di mettersi in contatto con lei usando un Compact Drive.”  Continuò Talho. “Ma le speranze sono poche…”
    Senza dire altro, i membri dell’equipaggio si allontanarono, lasciando soli i custodi.
    “Maledizione!” urlò Edward. “Non siamo riusciti a fare nulla!”
    Nessuno riuscì a controbattere.
    “Sentite…” fece dopo qualche minuto Asuka. “Non è il momento di arrendersi. Alchimista, tu saresti in grado di aggiustare quel robot, vero?”
    “Sì, ma perché?”
    “Sei stupido? Per far sì che Renton possa raggiungere subito Eureka!” rispose lei, uscendo dalla sala e dirigendosi direttamente verso il garage dove era stato depositato il Nirvash.
    I custodi la seguirono sorpresi.
    Ma quando raggiunsero la destinazione, si fermarono.
    Di fronte a loro c’era Renton, che stava fissando il Nirvash, parlando a bassa voce, in modo che nessuno potesse sentirlo.
    Solo Inuyasha, grazie al suo udito fino, riusciva a capire i suoi mormorii, anche mentre il ragazzo cominciò ad arrampicarsi sul robot, entrando dentro.
    “Però… quel ragazzo è piuttosto determinato…” disse.
    I custodi si girarono verso di lui, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo.
    “Io ho bisogno…” disse Renton, alzando la voce e attirando su di sé l’attenzione. “Io ho bisogno di Eureka al mio fianco!” urlò infine.
    Non appena ebbe detto ciò, il Nirvash s’illuminò.
    Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, cominciò a cambiare forma e le parti danneggiate si ricostruirono da sole.
    Senza che nessuno potesse fare qualcosa, sfondò il soffitto, uscendo e fermandosi sul tetto della nave.
    “Che cosa diamine…” fece Asuka, uscendo fuori seguita da tutti gli altri.
    Quando raggiunsero il Nirvash, videro che attorno a loro c’erano migliaia di creature volanti, dalla forma indefinita, i quali avevano completamente circondato la Gekko Go.
    “Oh, grandioso! E questi cosa sono?!” domandò Inuyasha, evocando il Keyblade, imitato subito dagli altri, mentre Shinji evocava la lancia.
    “Non preoccupatevi!” fece la voce di Renton da dentro il Nirvash. “Ci penso io a loro!”
    “Sei pazzo? Hai visto quanti sono?!” replicò Marco.
    “So cosa fare! Accetterò le conseguenze… se Eureka mi chiamerà assassino per questo, non m’importerà! Perché io devo salvarla, a ogni costo!”
    Prima che potessero fermarlo, il Nirvash s’alzò in volo, lasciando dietro di sé una scia color arcobaleno.
    Si fermò proprio al centro del cerchio formato dalle creature, puntando contro di loro un dito del robot.
    Pochi secondi dopo, dal suo petto uscì un raggio d’energia, che cominciò a colpire gli esseri, disintegrandoli.
    Sotto lo sguardo sorpreso dei custodi, il Nirvash si limitò a girare su se stesso, sterminando in pochi secondi l’intero esercito, per poi volare via, dirigendosi verso una sfera rossa che si ergeva nel cielo.
    “Però…” commentò stupito Marco. “Sarà un peccato non averlo dalla nostra parte…”
    “Possiamo andarcene.” Fece Inuyasha, aprendo un varco, sorridendo. “Non ha bisogno del nostro aiuto.”
    “Ne sei sicuro?”
    “Saremmo solo d’impiccio. Meglio per noi allontanarci da questo mondo. Chissà, magari in futuro lo rivedremo… Gli auguro solo di riuscire a salvarla.”
    Detto ciò, il mezzodemone attraversò il varco, seguito poco dopo dagli altri.
    Asuka si fermò poco prima di attraversarlo, assieme a Shinji.
    “Che succede?” chiese lui.
    “Stavo pensando a quella ragazza… Eureka… È fortunata. Avere qualcuno che rischia così tanto per lei…” rispose lei, senza girarsi.
    “Asuka…?”
    “Però questo dimostra anche la sua debolezza! Dovrebbe essere in grado di cavarsela da sola!” precisò subito la custode, correndo dentro il varco.
    Shinji la guardò sorpreso.
    “Cavoli… mai una volta che riesca a dire le cose come stanno…” commentò, seguendola, mentre sopra di loro la sfera rossa cominciava a dissolversi.

    Edited by darkroxas92 - 19/1/2012, 21:23
     
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    Complimenti per l'intero capitolo Darky, continua così =3
     
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    Uhm...è da un bel po che non commento eh ! Scusa ma purtroppo la mia pigrizia non ha limiti -___- cooooooomunque un capitolo Eccellente anche se Neo Genesis non mi va proprio giù. Dai con il prossimo capitolo !!!
     
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  14. francix94
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    che capitolo incasinato @__@
    gli yeerk, l'improvvisa comparsa di edward e co. tutto condito dal fatto che di Eureka ne so veramente poco (ma quanti anime mi sto perdendo!?)
    oh beh spero di capirci qualcosa nel prossimo capitolo ;)
     
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  15.     +1   -1
     
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    暗いロクサス92

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    E con vostra grande sorpresa, eccomi già con il nuovo capitolo!
    Prima di tutto, qualche piccolà novità: prima di tutto, come vedrete tra poco, questo capitolo sarà diviso in due parti, di conseguenza teoricamente diventa un doppio capitoolo... anche se manterrà lo stesso numero.
    Poi ringrazio ancora Liberty89 per aver fatto da betareader, e vi communico che sia lei che io ci siamo commossi leggendo questo capitolo, quindi probabilmente il mondo finirà tra pochi giorni, visto che io non mi ero mai commosso prima in vita mia (tanto che il riuscirci era la 13^ prova di Ercole, che ovviamente aveva fallito) XD.
    Infine, consiglio caldamente a tutti di premunirsi di un pezzo di ferro da tenere al proprio fianco durante la lettura della prima parte. Non mi riterrò responsabile di un treno che vi entra dalla finestra, di un alieno pluri-omicida o di qualsiasi altra cosa XD.
    E come P.S., ricordo a tutti che la seconda parte sarà di rating rosso per una scena abbastanza forte... E non potete nemmeno immaginare che cosa vi aspetta...
    E ora, alle recensioni!
    @ Liberty89: Contavo su quella frase XD. Ok, è vero che solo chi ha seguito l'intera saga di Evangelion può capirla, però rende parecchio il personaggio (o almeno lo spero XD). E ora, siamo giunti al capitolo tanto accognato XD
    @ Armitrael: Non preoccuparti. Comunque Evangelion qui è abbastanza marginale, sebbene abbia fatto un triplo cross-over XD
    @ francix94: questo credo sia un capitolo che a loro malgrado il 90% dei lettori può capire XD (ricordati il pezzo di ferro!). E ora, le cose cominciano a farsi serie.
     
    Ok, detto questo... buona apocal--- Ehm, Buona lettura!

    Capitolo 67 (Prima parte): Dichiarazione di guerra! La rottura dell’equilibrio! - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… che noia…” fece un bambino, mentre camminava per strada, sbadigliando e coprendosi la bocca con la mano.
    “Suvvia Shi… Conan. Non è poi così male. In fondo, sei sempre il primo della classe, no?” replicò una ragazza sui sedici anni al suo fianco.
    “Comincio a pentirmi di aver assunto nuovamente quel veleno per rimanere nascosto… Per fortuna Ai ne ha creato una nuova versione non nociva… oltre ad avere anche l’antidoto…”
    “Beh, è stata una tua idea. E almeno stavolta, non devi fingere con me.”
    “Anche perché non ho intenzione di ripetere l’esperienza… Mi hai quasi frantumato tutte le ossa, dopo che quei ragazzi se ne sono andati…”
    “Eh eh… però te lo meritavi. Io ero preoccupata per te, e tu invece mi hai mentito per un sacco di tempo!”
    “Bah, ormai è inutile guardare al passato. Pensiamo a trovare l’organizzazione, così potrò tornare normale definitivamente.”
    “Oh, interessante…” fece una voce alle loro spalle, che li costrinse a fermarsi. “Così, esiste qualcosa di simile all’alchimia in grado di alterare l’età delle persone… Strabiliante.”
    I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un giovane uomo dai lunghi capelli color oro, come i suoi occhi, che indossava una tunica bianca.
    “Però non mi risulta che l’organizzazione sia interessata a te… almeno, non la mia…” continuò l’uomo.
    “Tu chi sei?” chiese Ran.
    “Oh, domanda interessante… Volete sapere il mio nome, eh? Beh, io sono Homunculus… ma se volete, potete chiamarmi anche Padre, com’ero conosciuto nel mio mondo.”
    “Il tuo mondo?” ripeté Conan. “Vuoi dire che vieni da un altro pianeta?”
    “Già… Pianeta che ho distrutto io stesso. Tutte le anime dei suoi abitanti scorrono dentro di me… Milioni di persone che ora posso sfruttare come voglio!”
    “Che cos’hai detto?” esclamarono sorpresi i due.
    “Ah, ovviamente sono immortale. Volendo, potrei distruggere questa città in pochi secondi… Ma ho un’idea migliore…”
    Dicendo ciò, alzò una mano verso di loro, mentre dal suolo intorno a lui scaturivano diversi fulmini rossi, e sul suo volto appariva un ghigno divertito.
    “Credo proprio… che effettuerò una trasmutazione umana alternativa.”

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    “Okay… devo ammettere che i mondi sono decisamente simili tra di loro…” sbuffò Ichigo, osservando i palazzi che continuavano a superare.
    “Credo che la base alla fine sia la stessa, sviluppata poi in maniera diversa…” commentò Saiko. “Di certo però è sempre strano rivedere un mondo simile al tuo…”
    “Sinceramente, io ne farei volentieri a meno. Avrei voluto rimanere con gli altri, piuttosto di venire qui…” si lamentò Tsuna, sospirando.
    “Suvvia, magari siamo fortunati e non troviamo nessun problema…” fece Saiko, guadagnandosi due occhiatacce.
    “Con tutta la mia esperienza, ti posso garantire che ci saranno problemi, quant’è vero che io sono un mezzo Shinigami…”
    “Sempre positivo, neh?”
    Mentre parlavano, i tre custodi superarono due uomini, vestiti di nero e con un capello dello stesso colore che celava in parte il loro volto.
    “Se ci fosse Marco, direbbe che con tutto quello che abbiamo visto, ormai nessuno psicologo potrebbe aiutarci. E in fondo, tra Aqua, quell’ondata d’oscurità, Heartless, Nessuno e compagna bella… Ah, come mi manca la mia vita da mangaka… almeno lì rischiavo solo un esaurimento d’energie…”
    Sentendo ciò, i due uomini si fermarono.
    “Beh, consolati. Almeno avrai una storia esclusiva da raccontare, no? Dubito che lo stia già facendo qualcun altro…”
    “Solo che io mi occupo dei disegni. Per la storia sarebbe dovuto venire Shujin…”
    “Scusate…” fece uno dei due uomini, dai lunghi capelli bianchi, guardandoli freddamente, mentre il suo compagno lo guardava incuriosito, anche se si poteva capire solo dall’espressione, dato che i suoi occhi erano celati da un paio di occhiali scuri.
    “Ho sentito per caso i vostri discorsi… siete per caso quei famosi custodi di cui parlava quel messaggio?”
    I tre ragazzi si guardarono tra di loro, per poi annuire.
    “Però non lo racconti in giro. Preferiamo mantenere l’anonimato… anche solo per evitare di essere inseguiti da giornalisti o non so chi…”
    “Allora dovreste fare attenzione a come parlate. Potrebbe sentirvi qualcuno con cattive intenzioni…”
    “Come se avessimo paura.” Fece Ichigo. “Le pistole su di noi sono totalmente inefficaci.”
    “E i veleni?” chiese l’uomo.
    “Veleni?” ripeté Tsuna, tremando. “Non me ne parlare! Avevo in casa una maniaca di veleni, che continuava a prepararci il pranzo… Sono stati giorni da incubo… ed è ancora un eufemismo…”
    “Beh, se ben ricordo… avevi anche uno che girava con sì e no un centinaio di candelotti di dinamite addosso, uno che continuava a sfidare a pugni chiunque incontrava, un idiota perfetto, una ragazza che si era autoconvinta di dover essere la tua fidanzata, un pazzo che potrebbe essere scambiato per un pluriomicida, un bambino che tirava fuori di tutto e di più, armi comprese, dai capelli e poi quel tipo che se uno alzava un dito sulla sua scuola lo riduceva in fin di vita…”
    “Sapevo che non ve ne dovevo parlare…”
    “Comunque…” fece l’uomo, continuando a guardarli freddamente. “Forse v’interesserà sapere che da qualche parte, qui in Giappone, c’è una donna che è fuggita portandosi dietro la formula di un pericoloso veleno… La stiamo cercando per arrestarla, ma è come sparita nel nulla…”
    Mentre diceva ciò, l’uomo tirò fuori una foto, che mostrava una donna dai capelli biondi a caschetto e che indossava un camice bianco.
    “È una scienziata. La stiamo cercando perché se quel veleno cadesse in mani sbagliate, sarebbe una tragedia. Se la doveste vedere, chiamatemi su questo numero.” Continuò, prendendo dalla tasca un foglio di carta e scrivendo su di esso il numero, per poi consegnarlo a Saiko assieme alla foto.
    “D’accordo. Dubito che la incontreremo, però nel caso vi avvertiremo.”
    “Grazie mille.” Rispose l’uomo, allontanandosi assieme al compagno.
    Non appena si furono allontanati, l’altro cominciò a parlare.
    “Perché gli hai mostrato la foto e chiesto il loro aiuto?”
    “Se sono veramente custodi, la troveranno di sicuro. E in quel foglio c’è una microspia che ci permetterà di ritracciarli ovunque andranno… Se dovessero essere degli impostori, li elimineremo. Se invece ci porteranno da Sherry… non sapranno mai di aver condannato una persona.”

    “Che ne pensate?” chiese Ichigo. “Sarà vero quello che hanno detto?”
    “Sinceramente, credo proprio che ci abbiano preso in giro… Però è anche vero che spesso le persone più sospettabili risultano essere quelle innocenti…”
    “E altre ancora in cui sono proprio loro. Cavoli, qui ci vorrebbe un detective…”
    “Hai detto un detective?” disse Tsuna, mentre il suo sguardo cadeva dall’altra parte della strada.
    “Sì, perché?”
    Il decimo si limitò ad alzare una mano, indicando un edificio di fronte a loro.
    “Detective Goro Mori… Secondo voi potrebbe fare al caso nostro?”
    “E come lo paghiamo?” replicò Ichigo.
    “Vorrei non dirlo… ma una volta risolto il caso, scompariamo e fine… Tanto non credo che lo rivedremo nuovamente… Oppure non appena rivediamo Dark o Edward, gli chiediamo di venire qui e di creare qualcosa con l’alchimia per ripagarlo…”
    “Mi sento come quanto spiammo Hattori…” commentò Saiko, sospirando. “Va beh, ormai ci conviene andare fino in fondo…”

    I tre custodi raggiunsero la porta dello studio, per poi suonare il campanello.
    “Avanti!” disse una voce.
    Ichigo aprì la porta, ritrovandosi così nella sala di una casa, dove vicino alla finestra c’era una scrivania, dietro la quale c’era un uomo impegnato a leggere il giornale.
    “Salve.” Fece lui, chiudendo il giornale e guardandoli. “Siete per caso amici di Ran?”
    “Ran? No, ci spiace, non la conosciamo.” Rispose Saiko.
    “Ah, capisco… anche perché non l’avreste trovata. È partita improvvisamente qualche settimana fa, senza nemmeno salutarmi di persona e limitandosi a farmi una chiamata… Lei e la sua fissa per Shinichi… proprio adesso doveva decidersi di andare a cercarlo? E per di più è pure arrivata lei…”
    “Ci scusi se la interrompiamo… però abbiamo visto lo studio da fuori e avremmo un caso da proporle…”
    “Davvero? Allora siete capitati nel posto giusto! Io, il più grande detective del Giappone, risolverò qualsiasi caso!”
    “Il più grande detective?”
    “Già! Non c’è un caso che non abbia risolto!”
    “In questo caso…” fece Saiko, consegnandogli la foto. “Potrebbe ritracciare questa donna? Abbiamo scoperto che potrebbe avere qualcosa d’interessante per noi, ma abbiamo solo questa come indizio…”
    “Uhm… Che strano… C’è una somiglianza incredibile…” fece Goro, osservando la foto.
    “Significa che la conosce?”
    “No, ma assomiglia a una compagna del moccioso… Però temo che ci siano un po’ troppi anni di differenza per essere la stessa persona. È alle elementari, perciò dubito che sia lei.”
    “Già… Non può essere di certo lei…”
    “D’accordo, allora farò tutto il possibile per trovarla. Come posso rintracciarvi?”
    “Ecco… questo è un altro problema…” fece Tsuna. “Al momento, siamo senza dimora… siamo di passaggio, e l’abbiamo scoperto per caso…”
    “Uhm… capisco… E gli hotel che avete visto erano tutti pieni?”
    “Sfortunatamente sì.”
    “In questo caso, con un piccolo aumento sulla parcella, potrei ospitarvi qui.” Fece il detective. “Sempre che non vi diano fastidio i bambini.”
    “Se non sono serial killer professionisti o pazzi psicopatici, io non ho problemi.” commentò Tsuna.
    “Bambini serial killer? No, finora non mi è ancora capitato un caso simile…”
    “Siamo a casa!” dissero due voci, mentre la porta si apriva.
    Subito dopo, un bambino che indossava un completo elegante e un paio di occhiali, seguito da una bambina dai capelli castani a caschetto, entrarono nello studio.
    Entrambi avevano uno zainetto scolastico sulla schiena.
    “Uh? E loro chi sono?” chiese la bambina.
    “Clienti, Harumo…” rispose Goro. “Perciò tu e tuo fratello Conan filate in camera vostra a studiare, chiaro?!”
    “Cavoli, siete davvero giovani…” fece il bambino, ignorandolo. “Come mai vi siete rivolti a Goro?”
    “Se proprio lo volete sapere, mi hanno chiesto di trovare questa persona…” rispose il detective, sospirando e mostrandogli la foto.
    Non appena la videro, i due bambini si sorpresero.
    “Ma quella è…” cominciò Harumo, sbiancando.
    “La conosci?” chiese Tsuna, incuriosito da quella reazione.
    “N-No… Mai vista prima!” rispose Conan, per poi mettersi a ridere nervosamente.
    “Sarà come trovare un ago in un pagliaio…” fece Ichigo. “Non sappiamo nemmeno come si chiama. È Marco quello bravo a cercare informazioni… E Dark non è nemmeno qui per darci una mano…”
    Sentendo quel nome, i due bambini si voltarono verso i tre custodi.
    “Scusate… avete detto Dark?” chiese Harumo.
    “Uh? Sì, è un nome strano, lo so, ma lui e-”
    “E Hikari? Conoscete anche Hikari?” lo interruppe Conan.
    Saiko si fece serio.
    “Voi…” cominciò, per poi prendere Conan per le guance, tirandole. “Siete davvero curiosi! Venite, vi offriamo un gelato, va bene? Sempre se a lei non dispiace ovviamente.” Disse, rivolgendosi a Goro.
    “Se vi va di sopportarli, fate pure. Io e i mocciosi siamo nemici. Li mantengo solo perché mi pagan- AHIA!”
    Il discorso del detective fu interrotto da un calcio su uno stinco da parte di Harumo, che poi si girò arrabbiata.
    “Dovresti essere più buono con noi, zietto!” fece, per poi voltarsi sorridendo verso i tre custodi, che la guardavano leggermente sorpresi, alternando lo sguardo verso il detective, che continuava a saltare per il dolore.
    “Allora, questo gelato?” domandò Conan, lasciando giù la cartella e dirigendosi verso la porta.
    “Arriviamo.”
    Ma non appena ebbero chiuso la porta, i volti dei due bambini si fecero seri.
    “Seguiteci.” Disse la bambina, indicando le scale a fianco.
    Pochi minuti dopo, si ritrovarono in un altro appartamento.
    “Allora…” cominciò Ichigo. “Come fate a conoscere Dark e Hikari?”
    “Li abbiamo incontrati qualche tempo fa, prima del messaggio di Aqua. Voi invece dovete essere dei custodi, se li conoscete.”
    “Proprio così. Io e Tsuna abbiamo viaggiato per qualche tempo con loro, mentre Ichigo si è allenato proprio con loro due.”
    “E come mai state cercando quella donna?” chiese Harumo.
    “Abbiamo incontrato due uomini, che per sbaglio hanno sentito la nostra conversazione e scoperto che eravamo custodi. Ci hanno detto che quella donna è in possesso di un pericoloso veleno, e loro volevano solo trovarla per evitare pericoli. Non ci hanno convinto troppo, ma abbiamo pensato che fosse comunque il caso di incontrare quella donna.”
    Conan però aveva abbassato lo sguardo.
    “Per caso… erano vestiti di nero, e uno di loro aveva i capelli bianchi?” chiese.
    “Sì, esatto. Deduco che ci hai già avuto a che fare.”
    “Certo che ci ho già avuto a che fare! È per colpa loro che sono così!” urlò il bambino.
    “Così come, scusa?” domandò Tsuna.
    “Si riferisce al fatto che è un bambino.” Rispose Harumo.
    “E che cosa c’è di sbagliato in questo?”
    “Niente, se non il piccolo particolare che io ho sedici anni, e non nove.” Sbuffò Conan.
    “Come scusa? Vorresti dire che ti hanno fatto tornare bambino?!” esclamò sorpreso Ichigo.
    “Proprio così, e quel veleno, altro non è che quello che hanno usato per ridurmi in questo stato. Fortunatamente, loro sono convinti che io sia morto.”
    “Cavoli… Ma aspetta, il detective ci ha detto che questa donna somiglia a una vostra compagna… non sarà che…?”
    “Proprio così. Anche lei ha assunto quel veleno, tornando così bambina e facendo perdere le sue tracce.”
    “Ed io che credevo di aver visto di tutto…” commentò Tsuna. “Ma possibile che ovunque andiamo, non c’è un mondo normale?”
    “Consolati, almeno non sei in viaggio con Dark e Hikari. Non oso immaginare che razza di mondi hanno dovuto visitare… E speriamo che non siano rimasti coinvolti in qualcosa di grosso… Quell’onda d’oscurità continua a preoccuparmi…”
    “State dicendo che anche quella specie di vento forte era opera vostra?” chiese Harumo.
    “No, ma sappiamo solo che si trattava di oscurità pura.” Rispose Saiko, mentre prendeva il foglio con il numero di telefono dell’uomo, per poi fargli prendere fuoco.
    “Di sicuro era un numero che avrebbe distrutto subito dopo aver ricevuto la nostra chiamata.” disse.
    “Anche voi sapete usare la magia?” esclamò Conan. “A quanto pare, è una base per tutti i custodi…”
    “Non è stato facile, credimi… Ad ogni modo, credo sia il caso di dire a Goro che non abbiamo più bisogno di trovare quella donna… Gli diremo che per pura coincidenza, l’abbiamo incontrata mentre vi portavamo a prendere il gelato, okay?”
    “A proposito…” fece Ichigo, avvicinandosi a Harumo. “Da quel che ho capito, nessuno sa che Conan in realtà ha sedici anni… tu però sì. Come mai?”
    “Ecco… qui la questione è ancora più complicata… Ma ora che ci penso, forse voi potreste saperne qualcosa in più.”
    “Ovvero?”
    “Il mio vero nome non è Harumo.” Disse la bambina. “In realtà è Ran Mori.”
    I tre custodi la guardarono.
    “Vuoi dire la figlia del detective Goro?” chiese Tsuna. “Sei stata costretta anche tu a bere quel veleno?”
    “No. È stato uno strano tipo, usando non so quale diavoleria, a farla tornare bambina, oltre a farmi rimanere bloccato così anche a me, nonostante avessi finalmente un antidoto per tornare alla mia vera età.” Rispose Conan. “Aveva lunghi capelli dorati, come i suoi occhi, e indossava una tunica bianca. In più, ha detto di chiamarsi Homunculus, ma che nel suo mondo lo conoscevano con il nome di Padre.”
    Sentendo ciò, Saiko e Ichigo sbiancarono.
    “Hai detto che si faceva chiamare Padre? Oh, cavoli… ditemi che non è lui…”
    “Di chi stai parlando?” domandò Tsuna.
    “Dell’avversario di Edward, l’uomo artificiale che ha trasmutato un’intera nazione in una pietra filosofale, copiando il DNA del padre di Ed. Possiede poteri enormi, ovvero l’uso dell’alchimia in tutti i suoi rami.”
    “Già… Ed me ne ha parlato durante il nostro anno di allenamento. Era anche riuscito a trasmutare milioni di persone, salvo poi che grazie all’aiuto di Dark e Hikari sono riusciti a tornare se stessi, permettendo così di sconfiggerlo… Ma mi aveva detto che lo aveva eliminato. Si era disintegrato di fronte a loro.”
    “Temo ci possa essere Xehanort dietro a tutto ciò.” Disse Tsuna, aprendo un varco di fronte a sé. “Credo sia il caso di cercare Dark e di portarlo qui. Forse con i suoi poteri, potrebbe riuscire a riportarli alla normalità… E chissà che non ci sappia spiegare cos’è successo con l’oscurità…”
    “Buona idea. E poi, se questo tipo è così forte, ci servirà di sicuro il suo aiuto…”
    “Tornerò il prima possibile.” Fece il decimo, attraversando il varco, che si chiuse dietro di lui.
    “A quanto pare, quei varchi tra di voi sono di uso comune, eh?” commentò Ran.
    “Beh, una volta che s’impara ad usarli, tornano parecchio utili, questo è vero.”
    “Direi di tornare dal detective ora. Allora, per lui il nostro amico è rimasto a parlare con quella donna… a proposito, come si chiama? Nel caso dovesse chiedercelo…”
    “Non credo che mio padre lo farà, ma il suo nome è Shiho Miyano. Ora però rimane un problema da risolvere…” fece la bambina.
    “Cioè?”
    “Voi dove andrete a dormire? Immagino dobbiate rimanere qui per quella persona, però non essendo di questo mondo, non avete un posto dove stare, e immagino nemmeno i soldi…”
    “È vero… tuo padre si era offerto di farci dormire da voi, ma adesso che gli diremo che non ce n’è più bisogno…”
    “Non preoccupatevi.” Disse Conan, togliendosi il suo farfallino e consegnandolo a Ran. “Credo che basterà una chiamata da parte di Ran per convincerlo.”
    La bambina sorrise.
    “Già. Assieme a una bella minaccia nel caso non dovesse ascoltarmi.”
    “M-Minaccia?”
    “Sono cintura nera… e mio padre mi teme quando mi arrabbio…”
    “Tutti ti temono…” replicò Conan, guadagnandosi un’occhiataccia.
    “O-Ok, noi intanto scendiamo.” Disse, cercando di evitarla.
    “Ma come farà a chiamare? Non credo che possa usare la sua voce per convincerlo, no?”
    “Il mio papillon è un simulatore di voce. Le basterà usare quello per fargli credere che sia tutto a posto.” Rispose il bambino.
    “Che cosa?!” urlò Goro, proprio mentre loro stavano entrando. “Come sarebbe a dire che devo ospitarli lo stesso?!”
    Quando i ragazzi entrarono, trovarono il detective al telefono.
    “Ma perché?! E se dovessi avere qualche caso? Non posso di certo lasciarli da soli in casa mia!”
    “Beh, potranno venire con noi. Hanno detto che hanno già partecipato a parecchie indagini. Pensa, conoscono pure Shinichi.” Disse Conan, intervenendo.
    “Come? Conoscono Shinichi?” ripeté il detective, staccandosi dal ricevitore e guardando i due ragazzi.
    “Ehm… sì, lo abbiamo conosciuto qualche anno fa…” rispose Saiko, portandosi una mano dietro la testa. “Ma non pensavamo stesse parlando dello stesso Shinichi…”
    “Allora papà?! L’hai capito o no?!” urlò la voce di Ran dal telefono, a livello sufficientemente alto da essere sentita da tutti i presenti.
    “E va bene, e va bene! Li ospiterò. Però non mi riterrò responsabile anche per loro, chiaro?!”
    “Non si preoccupi.” Fece Ichigo. “Ormai è parecchio tempo che agiamo per conto nostro. E poi, io sono sempre stato un tipo indipendente. Con un padre che ogni mattina cerca di ucciderti fingendo di volerti tenere in forma…”
    “Ma da che razza di famiglie provenite voi?! E dov’è il vostro amico?”
    “È rimasto a parlare con quella donna, che abbiamo incontrato alla gelateria per un caso fortuito, e poi tornerà a casa. Noi invece preferiremo restare qui ancora qualche giorno al massimo… Sembra che succederà qualcosa d’interessante in questa città…”
    “Davvero?” fece il detective. “E di cosa si tratta?”
    I due si guardarono.
    “Beh, avrà di sicuro sentito parlare dei custodi, no?”
    “Custodi? Quelli di cui parlava quella ragazza che è misteriosamente apparsa di fronte a tutti, annunciando praticamente la guerra finale dell’universo?”
    “Girano voci che dovrebbero apparire da queste parti.” Continuò Saiko. “E noi saremmo interessati a vederli.”
    “Siete strani… credete a cose tanto assurde… Sarà sicuramente stata qualche nuovo tipo di pubblicità…” commentò Goro, mentre Harumo entrava anche lei nello studio.
    “Io non sottovaluterei quel messaggio.” Fece. “Ti ricordi quella misteriosa esplosione di poco tempo fa? La polizia non ha rivenuto nessun residuo di ordigni esplosivi… se non i pezzi di un oggetto fatto con un metallo che non sono riusciti a identificare.”
    “Bah, avranno sperimentato qualche nuovo tipo di esplosivo e dato che non è successo più nulla di simile, è probabile che chi se ne occupava sia rimasto coinvolto lui stesso nell’esplosione.”
    “Non c’è dubbio…” disse sottovoce Saiko a Ichigo. “È lo stile di Dark…”
    Ma prima che qualcuno potesse dire altro, il telefono squillò di nuovo.
    Il detective non perse un secondo e rispose subito.
    “Agenzia investigativa del detective Goro! Chi parla?”
    I due custodi e i bambini lo osservarono mentre prendeva un foglio di carta e cominciava a scriverci sopra qualcosa.
    “Sì, d’accordo. Sarò lì il prima possibile. Non vi spiace se porto con me alcuni ospiti, vero? La ringrazio.” Concluse, chiudendo la chiamata.
    “Sembra che dobbiate venire con me. Era il dirigente di una nota industria di videogiochi, che mi ha invitato a una festa della sua società. È preoccupato per una lettera minatoria ricevuta qualche ora fa, dove lo avvertivano di ritirare il suo ultimo prodotto, o l’avrebbe pagata cara…”
    “Bello… quasi a livelli di Trap… il mio manga giallo…” fece Saiko.
    “Il tuo manga?” chiese Conan. “Sei un mangaka?”
    “Lo ero. Ma per… cause di forza maggiore, sono stato costretto a prendermi una lunga pausa…”
    “Problemi di salute?” domandò Goro.
    “In un certo senso possiamo dire così…” rispose lui, sospirando. “Sono stato costretto ad andarmene in fretta e furia… lasciando il mio migliore amico e socio e la mia fidanzata… Tutto per colpa di una persona…”
    Mentre diceva ciò, chiuse le mani a pugno, cosa che non sfuggì ai presenti.
    “Se lo dovessi rivedere… non avrei alcuna pietà di lui…” continuò.
    “C-Cavoli… questo tipo deve aver fatto proprio qualcosa di grave per-” ma Harumo s’interruppe, vedendo una lacrima scivolare sul volto del custode.
    “O-Okay… spero solo che non decida di farsi vivo stasera…” fece Goro. “Per una volta, vorrei uscire senza avere un caso d’omicidio da risolvere.”
    “Come scusi?” domandò Ichigo.
    “Oh, niente di particolare.” Rispose Conan. “Solo che ovunque andiamo, solitamente muore qualcuno. Ormai ci siamo abituati.”
    I due custodi li guardarono, per poi girarsi uno verso l’altro.
    “Questi qui fanno paura…” dissero insieme.
    “Cavoli… nemmeno con Rukia avevo una simile media… anzi…”
    “Io poi… solitamente leggevo le morti, di certo non le vedevo in prima persona…”
    “Suvvia, non è detto che debba succedere per forza.” Fece Harumo, per poi guardare contrariata Conan, che sorrise imbarazzato.
    “Bah, basta chiacchere. Vediamo di andare. Per fortuna la sede è qui vicino.” Fece il detective, alzandosi. “Voi quattro, vedete di non farmi fare figuracce, chiaro?”
    “E chi ci pensa?” rispose il bambino. “Te ne occupi tranquillamente da solo…”
    “Brutto moccioso, come ti permetti?! Ti ricordo che sono io a sfamarti!”
    “A dir la verità usi i soldi che i miei ti hanno lasciato proprio per questo motivo.” Replicò Conan, zittendolo.
    “Ma tu guarda… odioso come sempre…”

    ------


    “Non so quante volte l’ho già detto, ma detesto queste feste…” fece Ichigo, osservando le decine di persone, tutte vestite elegantemente, che riempivano la sala.
    “Credo più o meno una ventina di volte.” rispose Saiko, sospirando. “Consolati, anch’io mi sono sempre sentito a disagio. Solo che ero obbligato ad andarci…”
    “E per il momento non ci sono stati problemi.” Disse Conan, guardando Goro impegnato a parlare con un uomo, che doveva essere il suo cliente.
    “E speriamo resti così.” Continuò Harumo.
    “Più che altro mi chiedo come mai Tsuna ci stia mettendo così tanto a trovare Dark… A me no che non si sia ritrovato coinvolto in qualche battaglia…”
    “Perché, anche lui è in grado di sostenere una battaglia?” fece sorpresa Ran. “Non l’avrei mai detto…”
    “Eccome se è in grado. È anche forte. Ci riesce perché perde tutta la sua… come si può dire… goffaggine…”
    “Ehilà Conan, Harumo!” fece una voce, facendo girare i quattro.
    Di fronte a loro c’era un signore decisamente robusto, accompagnato da una bambina dai capelli biondi scuri.
    “Dottor Agasa! Ai! Che piacere incontrarvi!” rispose la bambina, salutandoli imitata da Conan, che vide il cliente di Goro uscire dalla stanza.
    “Ehi!” esclamò Ichigo, indicando Ai. “Ma tu sei-”
    Ma prima che potesse finire, Saiko gli tappò la bocca.
    “Sta zitto!” gli disse, mentre la bambina cominciava a sbiancare.
    “Tranquilla!” gli disse subito Conan. “Sono amici. Ci possiamo fidare di loro.”
    “Chi sono?” domando Agasa, guardando incuriosito i due ragazzi, mentre il mangaka lasciava respirare nuovamente il sostituto Shinigami.
    “P-Piacere… il mio nome è Ichigo Kurosaki…” rispose quest’ultimo, continuando a riprendere fiato.
    “Mentre io sono Moritaka Mashiro, ma potete chiamarmi Saiko.”
    “E sono due custodi.” Fece a bassa voce Harumo.
    “C-Che cosa?!” esclamò Ai, guardando i due.
    “Eh già. Ve lo dimostreremmo volentieri, ma non possiamo evocare il Keyblade in mezzo a così tanta gente…”
    “Seminereste un pochino di panico in effetti…”
    “Ma come fate a conoscermi?” chiese Ai.
    “Stando a quanto abbiamo saputo da Conan, abbiamo avuto la sfortuna di incontrare due tipi che volevano usarci per trovarti, dicendoci che tu eri una specie di scienziata pazza…”
    “V-Volete dire…”
    “Sì, proprio loro.” Rispose Conan, incupendosi. “E inoltre, sembra che siano a conoscenza anche di quella persona che abbiamo incontrato noi due.”
    “Beh, non proprio… Ne abbiamo sentito parlare, ma abbiamo mandato un nostro amico a chiamare qualcuno che saprà risponderci e che potrà aiutarvi.”
    Ma prima che qualcuno potesse dire altro, un urlo squarciò il brusio della festa.
    Senza aspettare un secondo, Conan corse subito verso la fonte dell’urlo seguito a ruota dagli altri e da Goro.
    Uscirono dalla sala di corsa, attraversando il corridoio e fermandosi di fronte a una porta, dove c’era una donna che stava guardando con occhi spaventati un punto di fronte a sé.
    Conan la superò, entrando nella stanza e fermandosi come impietrito.
    I custodi e gli altri lo raggiunsero subito.
    Di fronte a loro c’era il dirigente dell’azienda, appeso al muro da una spada, con gli occhi che fissavano il vuoto.
    “C-Cosa?!” esclamò Ichigo. “Ma come…”
    “Presto, qualcuno chiami un’ambulanza e la polizia!” urlò Goro, rivolgendosi alle altre persone che li stavano raggiungendo.
    Nel frattempo Conan si avvicinò al corpo, cominciando ad esaminare la scena.
    “Non capisco… ho continuato a osservare la porta, ed era uscito solo lui dalla stanza…”
    Saiko si avvicinò alla spada, tendendo la mano, per poi ritrarla subito, senza nemmeno sfiorarla.
    “Questa spada… non è normale…” disse, in modo che solo Ichigo potesse sentirlo.

    I ragazzi rimasero fuori dalla stanza ad aspettare l’arrivo della polizia, che arrivò nel giro di pochi minuti.
    “Goro… come al solito ci sei anche tu…” sospirò un uomo abbastanza robusto, raggiungendoli.
    “Salve ispettore Megure.” Rispose il Detective.
    “Allora, cos’è successo stavolta?”
    “Ero stato chiamato per investigare su una lettera minatoria ricevuta dalla vittima… ma ad un certo punto, ha voluto a tutti i costi allontanarsi da solo, dicendo che aveva un impegno improrogabile. E dopo pochi minuti, è stato scoperto il suo cadavere.”
    “E chiunque l’abbia ucciso, non si è nemmeno preso la briga di portarsi via l’arma del delitto.” Disse l’ispettore, indossando dei guanti e avvicinandosi.
    “Fermo!” urlò Saiko, bloccandolo. “Non la tocchi!”
    “E tu chi sei? Ad ogni modo, perché non dovrei toccarla? Dobbiamo esaminarla.”
    “Se la tocca, morirà.” Rispose Ichigo. “Quella spada la troncherebbe immediatamente.”
    “Che cosa?!”
    “Si può sapere cosa state dicendo?” esclamò Goro.
    “Quella spada è piena fino all’ultimo millimetro di pura oscurità. Quell’uomo non è morto per la ferita, ma solo per aver toccato la lama.”
    “La domanda giusta però è chi può aver impugnato quella spada…” continuò Saiko.
    “Chi siete? E si può sapere di cosa state parlando?”
    Saiko e Ichigo si guardarono, per poi annuire.
    “Ispettore, potremmo chiederle di far uscire tutti tranne Goro, Conan, Harumo, Ai e il dottor Agasa?” fece il mangaka.
    “Perché?”
    “Perché dobbiamo dirvi alcune cose che è meglio che sentano solo pochi.”
    “E allora perché i mocciosi possono rimanere?”
    “Perché noi sappiamo già di cosa si tratta.” Rispose Conan. “Lo abbiamo scoperto per caso, e ci hanno chiesto di non riferire nulla.”
    “E va bene, ma sappiate che i miei uomini rimarranno qui fuori, pronti ad intervenire in qualunque momento.” Disse l’ispettore, facendo cenno ai poliziotti di uscire assieme alle altre persone, per poi andare a chiudere la porta.
    “Allora, cosa dovete dirci di così segreto?” domandò Goro.
    La risposta arrivò tramite l’apparizione dei Keyblade nelle mani dei due custodi.
    “C-Che cosa?!” esclamò sorpreso Megure. “Keyblade?!”
    “Ma allora voi due siete dei custodi!” aggiunse Goro, altrettanto sorpreso.
    “Scusaci per non avertelo rivelato subito, ma preferivamo rimanere nell’anonimato.”
    “Mossa abbastanza stupida, custodi della Luce.” Fece una voce, facendo congelare il sangue a tutti i presenti.
    “C-Chi ha parlato?!” domandò Ai, guardandosi attorno.
    Ma prima che qualcuno potesse rispondere, una forza misteriosa, simile al vento, li investì, facendoli retrocedere di qualche centimetro.
    “A che pro nascondervi… quando io posso trovarvi ovunque?” continuò la voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì un uomo vestito di nero, che guardava sorridendo i presenti.
    “E tu chi sei?” chiese Ichigo. “E come fai a gestire un’oscurità del genere?”
    “Vero, che maleducato, non vi ho detto subito il mio nome. Piacere, sono l’Oscurità.”
    Sentendo ciò, tutti i presenti sgranarono gli occhi.
    “L’Oscurità? Cos’è, ci prendi in giro?”
    “Ti sembra una presa in giro? L’hai detto tu prima, è difficile trovare qualcuno in grado di usare una simile energia negativa… E sì da il caso che quella spada possa essere toccata solo da me o da chi decido io.”
    “Allora sei tu il colpevole!” esclamò l’ispettore, senza però riuscire a muovere un solo muscolo.
    “Potrei dire di essere il mandante, però temo che un mio arresto sia fuori discussione… La disintegrerei prima ancora che abbia il tempo di tirare fuori le manette.”
    Senza aggiungere altro, si girò verso Conan e Harumo.
    “Vedo con piacere che l’idea che ho suggerito a Homunculus ha dato ottimi risultati. Sapevo che lui era in grado di gestire l’oscurità senza troppi problemi.”
    Sentendo ciò, i due cominciarono a guadarlo con rabbia.
    “Allora sei tu il vero responsabile!” esclamò Conan.
    L’Oscurità si limitò a sorridere.
    “Che cosa vuoi da noi?” chiese Saiko.
    “Due cose.” Rispose lui, per poi alzare una mano.
    Di fronte a loro, apparve un timer olografico, che segnava un’ora.
    “La prima è proporvi un gioco.”
    “Un gioco?” chiese Agasa.
    “Precisamente. Da quando lascerò questa stanza, avrete un’ora di tempo per trovare il vero colpevole.”
    “E se non ci riusciamo in tempo?” domandò Goro, deglutendo.
    “Oh, molto semplice. Distruggerò questo mondo.”
    “Che cosa?!” esclamarono tutti insieme.
    “Non puoi farlo!” ruggì Ichigo.
    “Non posso? Strano, credevo che l’Oscurità fosse libera di distruggere ciò che vuole... O voi custodi volete forse fermarmi? Vi avverto che nemmeno Dark e gli altri sono riusciti nell’impresa.”
    “Dark? Vuoi dire che hai affrontato anche lui?”
    “Affrontato? Oh, no… O meglio, lui mi ha attaccato, ma io l’ho steso in un istante.”
    “Che cosa? Quando ho visto Dark, non era di certo una persona che si faceva battere come se niente fosse!” esclamò Conan, mentre Harumo annuiva.
    “Diciamo che… i figli devono obbedire ai genitori. E Dark si era ribellato per troppo tempo.”
    “Figli?” ripete Saiko, per poi cominciare ad allargare gli occhi, imitato da Ichigo. “Cosa vuoi dire?!”
    “Che Dark è mio figlio. Sì, Moritaka Mashiro, hai sentito bene. Dark non è umano. È il frutto dell’unico giorno di tregua tra me e Luce. Lui è l’Equilibrio stesso. Ed è per questo che deve schierarsi dalla parte giusta.”
    “E immagino che tu per parte giusta intenda la tua, vero?” fece lo Shinigami, per poi tirare fuori dalla tasca uno strano oggetto, simile al pendaglio del suo Keyblade.
    “Che cosa vuoi fare?” chiese Saiko.
    “Contro di lui è meglio che combatta al mio meglio. E questo corpo potrebbe essermi d’impiccio!”
    “Aspettate, si può sapere di cosa state parlando?!” esclamò quasi arrabbiato Goro. “E chi sarebbe questo Dark?!”
    “Colui che ci ha salvati la notte in cui si è verificata quell’esplosione. Immagino ve lo ricordiate bene, no?” rispose Conan. “Anche se è arrivato solo alla fine…”
    “Purtroppo noi non conosciamo i dettagli, è avvenuto prima che diventassimo custodi.” Continuò Saiko, per poi rivolgersi nuovamente a Ichigo. “Ma sei sicuro di ciò che vuoi fare? Se esci, il tuo corpo rimarrà indifeso!”
    “Non avrà bisogno di essere difeso. Lo sconfiggerò prima che possa alzare un dito.”
    “Scusate, ma cosa intendete dire con corpo indifeso?” chiese Ai.
    “Non vi ho ancora detto qual era la mia precedente occupazione, prima di diventare un custode, vero?” rispose con un piccolo sorriso l’arancio.
    “E questo che importanza ha?” domandò l’ispettore.
    “Semplice…” cominciò il ragazzo, per poi sbattersi sul petto il ciondolo.
    Immediatamente dal suo corpo uscì una sua copia perfetta, che indossava un kimono nero e aveva già in mano il Keyblade, mentre l’altro Ichigo cadeva a terra, apparentemente privo di conoscenza.
    “Ero uno Shinigami.” Concluse, puntando subito il Keyblade contro l’Oscurità. “E dalle vostre facce sorprese, deduco che possiate vedermi…”
    “Sono stato io a permetterglielo.” Rispose l’avversario. “Voglio che tutti vedano la tua pazzia.”
    “U-Uno Shinigami?!” balbettò spaventato Goro, indietreggiando, imitato anche dall’ispettore e Agasa, mentre i tre bambini si limitarono a sgranare gli occhi.
    “Intendi proprio un dio della morte?!” esclamò Harumo.
    “Se intendi uno che va in giro e cerca di far riposare in pace le anime, sì, sono io, ma non vado di certo a uccidere persone ancora vive, se non per un buon motivo. Anche se finora mi è capitato solo contro persone che voi considerate già morte.”
    “M-Menomale…” fece l’ispettore. “Stavo già sospettando un qualche patto con Goro… visto che dove va, ci scappa sempre il morto…”
    “Però è strano… non c’è l’anima della vittima, e dubito che se ne sia andata così facilmente… Che cosa ne hai fatto?” chiese Ichigo all’Oscurità, che sorrise.
    “Mi sono limitato a spedirla nel mio regno. Come succederà presto anche a voi.”
    “Non ci contare!” urlò lo Shinigami, partendo all’attacco, mentre il suo Keyblade veniva avvolta da un’aurea nera.
    Ma l’avversario lo bloccò senza lo minimo sforzo usando un solo dito.
    “Tutto qui?” chiese lui, sbadigliando.
    “Come…”
    “Riprovaci!” replicò l’altro, per poi scagliarlo contro il muro, facendogli lasciare il solco.
    “Ichigo!” urlò Saiko, poco prima di ritrovarsi di fronte l’Oscurità, il quale aveva già in mano una sfera nera.
    “Tu sarai il primo.” Disse, lanciando la sfera.
    Prima che il mangaka potesse fare qualcosa, un oggetto volò attraversò la stanza, tagliando a metà la magia oscura, che scomparve nel nulla.
    “Come?” fece l’incarnazione delle tenebre, girandosi.
    “Pare… che continui a rovinare tutto.” Disse Dark, uscendo da un varco, seguito da Hikari, Black Star, Tsubaki, Tsuna e Edward. “Non è vero… padre?” concluse, pronunciando l’ultima parola con disgusto.
    “Oh, ma tu guarda chi si vede, il mio caro figliolo… con tutta la sua combriccola… Addirittura tre Master oltre a te? Vedo che non mi sottovaluti…”
    “Purtroppo per te, non ho più intenzione di farmi controllare… soprattutto dopo che sono entrato in pieno possesso dei miei reali poteri.” Rispose Dark, indicando l’oggetto che aveva salvato Saiko, che si rivelò essere uno shurinken di luce, che scomparve qualche secondo dopo.
    “Dunque, vuoi affrontarmi ancora?”
    “Umpf! Uno come te non potrà mai superare una stella come me! Io, Black Star, Master del Keyblade e miglior assassino dell’universo, ti eliminerò dall’esistenza!”
    “Black Star, non esagerare…” disse invano la sua arma, sospirando.
    “Assassino?!” ripeterono insieme Goro e Megure.
    “E così, è lui l’Oscurità…” fece Edward, evocando il Keyblade.
    Subito dopo, Tsubaki s’illuminò, trasformandosi e andando direttamente tra le mani di Black Star.
    Dark, Hikari e Tsuna li imitarono, preparandosi a combattere.
    “Hikari…” disse l’Oscurità. “Credevo che dopo quel che ti ha fatto mio figlio, saresti scappata via… Ma vedo che continui a rovinargli la vita…”
    “Rovinargli la vita?” ripeté la custode, guardandolo con odio. “Da quel che so, sei stato tu a farlo! Ed è per questo che non ti posso perdonare!”
    “Dura la tipa…” fece Ai, senza però nascondere un po’ di paura.
    “Umpf. E tu, Dark? Ti sono passati i rimorsi o le tue sono solo apparenze?”
    Il custode strinse con più forza il Keyblade.
    “No. Non mi sono passati, ma ho compreso che l’unico modo per farmi perdonare è quello di sconfiggerti!”
    “Dunque sei proprio deciso?”
    “Te lo dirò chiaro e tondo… Oscurità!” rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Ti dichiaro guerra! Spenderò ogni singolo grammo di forza che ho per farti sparire dalla faccia dell’universo! Altererò l’equilibrio se necessario, non m’importa! Perché comunque, finché tu esisterai, l’universo non conoscerà mai la pace!”
    L’avversario lo guardò truce.
    “Molto bene allora… Equilibrio… Come vuoi. Ti pentirai della tua scelta.”
    Detto ciò schioccò le dita.
    “Un’ora di tempo. Ricordatevelo. Se non troverete colui che ho inviato per eliminare quell’uomo, questo mondo verrà distrutto.” Ricordò, scomparendo nel nulla.
    Dark continuò a fissare il punto dov’era scomparso, per poi girarsi verso Conan.
    “Quindi sei di nuovo così…” disse infine.
    Il bambino rimase spiazzato per qualche secondo.
    “Beh… inizialmente per scelta personale, e poi nuovamente costretto…” rispose infine, per poi voltarsi verso Megure e Goro, che stavano guardando sorpresi i nuovi arrivati.
    “Immagino che se mi hai fatto venire insieme a voi, la situazione dev’essere piuttosto grave…” fece Edward a Dark, sospirando.
    “A dir la verità, quando Tsuna mi ha avvertito, credevo semplicemente che visto che c’entrava Homunculus, tu fossi in grado di risolvere la questione più facilmente, ma non avevo previsto l’arrivo di mio padre…”
    “Ehm… scusate se interrompo i vostri discorsi strampalati…” fece Goro. “Ma si può sapere chi diavolo siete voi?!”
    “Sono tutti custodi.” Rispose Conan, avanzando verso di loro, per poi guardare Ai, che sospirò.
    “Perderesti troppo tempo a nascondere la verità…” disse infine. “E pare che ne abbiamo ben poco… Fai pure.”
    “Verità?” ripeté Megure. “Che cosa significa?”
    “Significa che per tutto questo tempo, Conan vi ha mentito spudoratamente. Fin dal primo momento in cui è apparso.” Replicò Harumo. “Come dopotutto, abbiamo fatto anch’io e Ai.”
    “Mentito?! Come sarebbe a dire mentito?!” esclamò Goro.
    “Semplice…” cominciò il bambino, togliendosi gli occhiali e consegnandoli al Dottor Agasa. “Io non sono Conan Edogawa.”
    “Eh?! Cosa vuoi dire con ‘non sono Conan Edogawa’?!” urlò l’ispettore.
    “Ciò che vi stiamo per dire non deve uscire da questa stanza. Se dovesse succedere, saremo tutti in pericolo.” Disse Ai.
    “Ma se non sei Conan, allora lui dov’è? E tu chi sei?”
    “Conan Edogawa non è mai esistito.” Rispose il bambino, mentre si staccava il suo papillon. “Ho tratto il nome dai due autori Arthur Conan Doyle e Ranpo Edogawa, senza pensarci troppo.”
    “Ma allora tu…” fece Megure, sgranando gli occhi.
    “Esatto ispettore.” Rispose Conan, usando una voce diversa dalla sua. “Sono Shinichi Kudo.”
    Nella stanza scese il silenzio.
    “Tu… saresti Shinichi?!” ripeté Goro, per poi scoppiare a ridere. “Questa sì che è bella! Non credevo avessi così tanto senso dell’humor, Conan!”
    Il bambino non fece niente, limitandosi a puntargli contro l’orologio, dal quale si alzò una specie di mirino.
    “Perdonami Goro, ma al momento saresti solo d’intralcio.” Disse, prima di premere un bottone.
    Immediatamente, i presenti videro qualcosa sfrecciare in direzione del Detective, colpendolo al collo.
    Goro cominciò a barcollare, per poi cadere a terra addormentato.
    “C-Cosa?!” esclamò l’ispettore sorpreso.
    “È così che l’ho aiutato finora.” Continuò Conan, stavolta usando la voce di Goro, per poi tornare ad usare la sua. “Ispettore, lo so che è sconvolto, ma mi serve che mi dia tutto il suo supporto! Se abbiamo veramente una sola ora di tempo, dobbiamo sbrigarci!”
    “Cosa vuoi che faccia allora? Contro quel tipo non abbiamo alcuna possibilità!”
    “A lui ci penseremo noi.” Disse Dark. “Voi pensate a risolvere questo mistero in tempo.”
    “Fosse facile…” cominciò l’ispettore, prima di venire interrotto dal bussare alla porta.
    “Avanti!” ordinò.
    Pochi secondi dopo, un agente entrò in fretta nella stanza.
    “I-Ispettore… c’è un problema…”
    “Che cos’altro è successo stasera, Takagi?!”
    “Nel cielo… nel cielo è apparso un conto alla rovescia!”
    Tutti sgranarono gli occhi.
    “E quanto tempo segna?” chiese Conan.
    “Poco meno di un’ora.”
    “Allora quel tipo diceva la verità…” fece l’ispettore, guardando il bambino. “E va bene Kudo! Allora affido a te tutto quanto! Takagi, chiama la centrale e fai venire subito tutti gli agenti! Priorità assoluta!”
    “P-Perché?” chiese sorpreso l’uomo.
    “Se entro il tempo che ci rimane non troveremo il colpevole…” cominciò Ai. “Moriremo tutti quanti. Non solo noi. Non rimarrebbe nemmeno la Terra.”
    Takagi la guardò sorpreso, per poi fare una risata nervosa.
    “C-Che razza di scherzo è…?”
    “Non è uno scherzo, idiota! Vai, subito!!! E non farne parola con nessun altro!!!”
    “Agli ordini!” rispose spaventato il poliziotto, correndo fuori di corsa.
    “Noi intanto cercheremo di risolvere il problema di Ran. Se riusciamo con lei, con te sarà poi un giochetto.” Fece Edward, rivolgendosi a Conan.
    “Ran?” domandò Megure. “Perché, cosa le è successo?”
    “Ehm… diciamo che Shinichi non è l’unico a trovarsi più piccolo…” spiegò Harumo.
    “Tu?! Ma allora anche…” fece poi, girandosi verso Ai.
    “Esatto. Anzi, io sono la scienziata che ha creato il veleno che ha fatto tornare bambino Shinichi. Ma purtroppo, nemmeno io sono stata in grado di creare un vero e proprio antidoto. Il merito va a loro.” Spiegò Ai, indicando i custodi.
    “Dopo pretendo una spiegazione nei minimi dettagli, chiaro?” fece l’ispettore, per poi rivolgersi a Conan. “Ti prego, dimmi che hai già qualche indizio!”
    “Dovremmo riuscire a rimuovere quella spada per poter indagare meglio… Però se non si può toccare…”
    “Ci penso io.” Disse Dark, dirigendosi verso il cadavere.
    Alzò una mano, mentre con l’altra impugnò la spada, cominciando a estrarla.
    Quando riuscì a tirarla completamente fuori, il corpo rimase sospeso in aria, e lentamente atterrò.
    Dark osservò la spada, che scomparve nel nulla tra le sue mani.
    “Era veramente pericolosa… Nemmeno un custode delle tenebre l’avrebbe potuta impugnare senza problemi…” fece.
    “E tu come ci sei riuscito allora?” chiese Ran.
    “Sfortunatamente, come avete sentito prima, sono il figlio del responsabile di tutto questo…” rispose lui, sospirando. “Allora, credo sia meglio spostarci in un'altra stanza. Vero Edward?”
    “Credo di dover prima creare un cerchio alchemico per scoprire cosa gli ha fatto quel tipo. Non avevo mai sentito di una trasmutazione in grado di far ringiovanire… L’immortalità era possibile solo usando la pietra filosofale, ma non ti ringiovaniva…”
    “Trasmutazione? Scusa ragazzo, ma tu chi saresti? Uno scienziato?” chiese Megure.
    “In un certo senso direi di sì. Ma vede…” rispose Ed, battendo le mani e creando dal nulla una corda. “Io sono specializzato nell’alchimia.”
    “C-Come hai fatto?!”
    “Ispettore, non abbiamo tempo ora.” Lo interruppe Conan, mentre cominciava a controllare la ferita sul cadavere.
    “Allora noi andiamo.” Fece Saiko, aiutando Ichigo a rialzarsi, dopo che quest’ultimo era rientrato nel suo corpo.
    “Ehi, e non combattiamo?!” esclamò Black Star.
    “Non ancora, ma tranquillo. Conoscendo il nostro avversario, non ci mancherà un duello…” rispose Hikari, seguendo Dark e gli altri fuori, lasciando Conan e l’ispettore.
     
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