Equilibrio

la mia nuova fan fiction

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Yusei Trek
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    non troppo pesante, scorrevole, scritto bene, una buona conclusione della quarta saga (se ho contato bene) dunque aspetterò il seguito fai solo attenzione a non perderti per strada che leggendo la ff velocemente mi sono reso conto di alcune piccole zappate, ma nulla di che....

    comunque se mi concedi un altra critica generale sulla ff...
    in tutta la fic hai mostrato che gli heartless e i nessuno sono invulnerabili a qualsiasi arma a parte i Keyblade ma questo va in contrasto con quello che è narrato negli stessi videogiochi: nella battaglia dei 1000 heartless, poco prima dello scontro con demyx si vedono i personagi di final fantasy che combattono contro gli heartless e li sconfiggono e inoltre tutti personaggi dei vari mondi sono in grado di fare la stessa cosa... le uniche armi a cui sono invulnerabili sono quelle giocattolo come la spada di legno ( che peraltro alla fortezza oscura nel primo un minimo danno lo procurava) e la mazza struggle, quindi come cosa mi è sembrata un po' stonata, senza offesa....
    bene era l'ultima cosa che avevo da dire su tutta la fic...

    ah complimenti per gli esami :rox:
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Morning Player

    Group
    Member
    Posts
    1,835

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (darkroxas92 @ 14/7/2011, 13:29) 
    E finalmente, eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Ora che ho in mano un bel 80/100 (cosa di cui mi accontento, avendo la media del 6 XD)

    yeah !!! :candela: :sisi:


    Perchè hai fatto andare via Dark :gya: ???? ç_ç e Sora :gya: :gya: ? E Riku :gya: :gya: :gya: ? E Kairi :gya: :gya: :gya: :gya: ?
    Cattivo !!!!!

    Adesso mi aspetto almeno un capitolo intero incentrato solo su Dark e Hikari U_U

    Per il resto it's all Ok, solo che il saluto tra i custodi "inesperti" e sora, kairi, e riku è stato troppo veloce, mi sarei aspettato qualcosa di più commovente anzichè di un semplice Sayonara, only this.
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

    Group
    Member
    Posts
    8,279
    Location
    Il mio paesello marcondirondirondello

    Status
    Anonymous
    Sono contenta che alla fine quella canzone ti sia tornata utile ^^ E' una bella melodia e da un bell'effetto alla scena a cui l'hai accoppiata ^^
    Per il resto complimenti! Le cose iniziano a muoversi, ma sai bene cosa sto aspettando con trepidazione u.u e non parlo della morte di Kairi eh! xD Aggiorna presto!
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    暗いロクサス92

    Group
    Member
    Posts
    8,970
    Location
    Crepuscopoli

    Status
    Anonymous
    Eccomi qui! *si ritrova qualche centinaio di fucili puntati contro* G-Glom... lo sapevo io... scrivo una fiction (quasi) romantica (che ho postato poco fa XD) e prima mi capitano tutti gli incidenti che possono capitare, seguiti da crampi continui, dall'aparizione di Dark che voleva usare la mia testa per vericare la resistenza del Keyblade e ora anche le minacce... Un genere che io non dovevo proprio incontrare XD
    Ok, stupidate a parte, ecco qui il capitolo 58 della Fiction (che probabilmente sarà l'ultimo fino al mio ritorno dalle vacanze... cioè circa fine agosto... *maledice la mancanza di conessione internet*), perciò ho pensato di lasciarvi con un capitolo un po' diverso, anche se non è proprio una novità... Per questo vi invito a leggere la nota a fine capitolo.
    Ok, e ora passiamo alle recensioni (che pagano anche loro il fatto di essere in periodo estivo XD)
    @ Yusei Trek: purtroppo mi sono reso conto anch'io di alcuni miei errori... e sto cercando di pore in quale modo rimedio. Ad ogni modo, che quanto riguarda i Keyblade, non mi ricordo se l'ho accenato in qualche capitolo precedente o in quello che sto scrivendo, in pratica i Keyblade eliminano indipendetemente gli Heartless e Nessuno, mentre le altri armi possono riuscirci solo se sono forti, e se sono forti coloro che le impugnano...
    @ Armitrael: Umh... per il capitolo solo su Dark e Hikari... sinceramente non ce l'ho nemmeno in mente XD Almeno, non con solo loro due... Per quanto riguarda il saluto... ti sembro uno che riesce a immaginarsi un saluto commovente? (anche se devo ammettere che quella del finale di Digimon Tamers poteva anche esserlo XD)
    @ Liberty89: Eh, lo so, lo so cosa stai aspettando... tranquilla, work in process XD. E ora le cose potrebbero farsi realmente interessanti... E ovviamente grazie ancora per la canzone!
    Ok, e detto ciò... Buona lettura a tutti! (E buone vacanze a chi non è ancora partito!)

    Capitolo 58: Nuova Gummiship. L’ordine dei mondi comincia a collassare? - Torna all'indice dei capitoli
    “Uff… Certo che è dura procedere alla restaurazione da quando Leon se n’è andato…” fece Cid, rientrando in casa. “E ora anche quel mago da quattro soldi è scappato via…”
    “Ti riferisci forse a Merlino?” chiese Dark, uscendo da un varco dietro di lui, accompagnato da Hikari.
    “Ahh!!!” urlò il meccanico, girandosi di colpo e portandosi una mano sul cuore. “Ma si può sapere cosa ti salta in mente, Dark?! Volevi farmi morire d’infarto?!”.
    “Ehi, ehi, tranquillo Cid.” Disse Hikari sorridendo.
    “Uh? E tu chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo?” chiese lui.
    “Beh, in effetti è passato molto tempo dall’ultima volta che sono venuta qui… Ma credo che il nome Hikari ti dica qualcosa, vero?”
    “Hikari?” ripeté Cid, per poi lasciar cadere a terra la sigaretta che aveva in bocca. “QUELLA Hikari?!” urlò, cadendo all’indietro e allontanandosi.
    “Com’è che solo con te non reagiscono in quel modo?” chiese la custode a Dark.
    “Non saprei… qui è colpa mia, perché gli avevo detto io che eri morta...”
    “A-Aspetta… stai dicendo che è veramente la figlia di Ansem?!” esclamò sorpreso il meccanico. “Allora era riuscita a sopravvivere!”
    “Diciamo che la questione è più complicata…” fece Hikari, poco prima che la porta dell’appartamento venisse sfondata da una bomba di Yuffie, che entrò seguita da Aerith.
    “Che succede Cid?” chiesero assieme, impugnando la propria arma.
    “Ciao.” Le salutò Dark.
    “Uh? Ciao Dark. E tu chi sei?” chiese come se niente fosse alla custode.
    “Prima di dirvelo, promettetemi che non reagirete come lui…” rispose lei, indicando con il pollice Cid.
    “Suvvia, perché dovremmo spaventarci così? Non sarai mica la figlia di Ansem tornata dall’aldilà, no? Anche se una vaga somiglianza c’è ora che ci faccio caso…” disse la ninja, abbozzando un sorriso.
    “Togli la parte del ‘tornata dall’aldilà’ e avrai la tua risposta.”
    Yuffie rimase con il sorriso sul volto, assumendo però un’espressione da ebete, mentre indietreggiava di qualche passo.
    “Come hai detto, scusa?”
    Hikari per tutta risposta evocò il Keyblade.
    “Cos’è, devo fare una conferenza stampa per dire che sono ancora viva oppure posso evitare?!” disse, mentre Dark sospirava.
    Yuffie la guardò sorpresa, per poi scuotere la testa.
    “S-Scusami… Solo che ormai avevamo accettato il fatto che eri morta… anche perché il tuo ragazzo ci aveva detto così…”
    “Il mio… ragazzo…?” ripeté Hikari, guardando Dark, che scosse la testa.
    “Non stiamo assieme.” Disse lui. “Stiamo solo facendo lo stesso viaggio.”
    “Ah, giusto!” disse Cid, riprendendosi. “Come mai ci siete solo voi due? Sora e gli altri?”
    “Ci siamo separati dal gruppo. Immagino sappiate bene cosa significhi il messaggio di Aqua, no?”
    “Già… Quindi è tutto vero?”
    “Proprio così… Comunque non siamo qui per questo… Cid, puoi costruirci un’altra Gummiship per piacere?”
    “Cosa? E perché?”
    “Non possiamo di certo viaggiare di mondo in mondo a caso. Dobbiamo sapere quali sono in pericolo e quali no.”
    “Questo lo so, ma intendo dire: quella vecchia?”
    “L’abbiamo lasciata a Sora e agli altri. Per te non è un problema, no?”
    “No, no… e va bene, ma mi ci vorrà qualche giorno. Immagino non la vogliate grande come l’altra volta, vero?”
    “Infatti.”
     
     
    “Beh, direi che alla fine, non è troppo difficile guidarla.” Commentò Ryo, dopo aver impostato il pilota automatico.
    “Già… anche se quell’accelerata iniziale potevi evitarla…” fece Pan, andando ad osservare il panorama da un oblò.
    “Certo che è un po’ una noia il viaggio…” disse Saiko. “Come vorrei aver preso qualche manga da portare dietro… O almeno gli strumenti per poter disegnare…”
    “Ehi…” li interruppe Tsuna “Cos’è quella?”
    Di fronte a loro c’era una specie di cicatrice bianca, che apriva uno squarcio nello spazio.
    “Non saprei, non ne avevo mai vista una… Uffa!! Ma perché non c’è un indice degli imprevisti spaziali?”
    “Beh, cosa facciamo? Andiamo a dare un’occhiata? Potrebbe esserci qualche mondo in pericolo oltre quella cosa…” disse Ryo.
    “Immagino che non abbiamo scelta.”
    Ryo impostò nuovamente i comandi manuali e guidò la Gummiship verso la cicatrice, per poi attraversarla.
    Di fronte a loro apparve subito una luna rossa come il sangue.
    “Bello… E noi dovremmo andare lì?” chiese Saiko.
    “Beh… è il mondo più vicino, e magari sapranno dirci qualcosa…” disse Ryo, aprendo un varco e attraversandolo, seguito dagli altri.
     
     
    Non appena usciti dal varco, Marco fu costretto ad abbassarsi di colpo per evitare che una padella lo colpisse in faccia.
    “Che cavolo… Neanche il tempo di uscire…” disse, rialzandosi, per poi spalancare gli occhi, imitato dagli altri.
    Di fronte a loro c’era un vero e proprio esercito composto da suore e ragazzini, che affrontavano un altro esercito a colpi di cibo e padellami vari.
    “Okay… Alzi la mano chi vede questo spettacolo oltre a me…” fece Saiko, deglutendo.
    “Io invece suggerisco di usare quella porta dietro di noi per far finta di nulla e scappare da questo manicomio…” disse Pan.
    Ma prima che potessero girarsi, la porta si spalancò, lasciando entrare un essere tutto viola, che si diresse subito verso il centro della battaglia.
    “Insomma! Si può sapere cos’è successo stavolta?!” urlò.
    “La colpa è sempre di Paperone.” Rispose uno dei ragazzi. “Ci ha dato solo formaggio ultra stagionato assieme a un pezzo di pane secco!”
    “Quel papero… non vuole proprio capire che così facendo non mi crea altro che problemi? Se darkroxas92 dovesse tornare ora, ci userebbe tutti come manichini per migliorare la sua mira!”
    “darkroxas92?” ripeté Tsuna agli altri custodi. “E chi sarebbe?”
    “Non lo so, ma già il fatto che inizi per dark, non promette nulla di buono…”
    Prima che potessero dire altro, fece il suo ingresso in scena un aquilotto dalle sembianze umane, con in mano un computer portatile.
    “Oozi, abbiamo un problema.” Disse, avvicinandosi all’essere viola.
    “Che cos’altro c’è stavolta, Archimede?”
    “Ho rilevato una Gummiship nell’orbita di Orissa Phacap. E non è nessuna di quelle che abbiamo registrato. In più ho provato a contattarla, ma non risponde nessuno, sembra disabitata.”
    “Beh, almeno non è darkroxas92… non avrebbe reagito bene a questo spettacolo… uh?” fece, guardando oltre Archimede, vedendo così i custodi che cercavano di uscire dalla porta.
    “Ehi voi, dove state andando?” chiese, facendo così fermare la ‘guerra’ e facendo finire i custodi sotto lo sguardo di tutti.
    “Fuga anonima fallita…” disse Pan.
    Ma non appena si mise davanti agli altri custodi, un urlo riempi la sala.
    “Una tusa?!” urlarono molti ragazzi.
    “Cosa ci fa una tusa qui?!”
    “Vuoi vedere che darkroxas92 ha intenzione di estendere le sue torture anche a loro?”
    “No, impossibile, loro sono escluse!”
    “Ho come l’impressione che qui non vedano molto spesso delle ragazze…” mormorò Marco.
    “Certo che non le vedono spesso! Questo posto è pieno di soli tuss da riportare sulla dritta via!” disse Oozi.
    “Tuss? E cosa sarebbero?” chiese Marco.
    “Come scusa? Siete qui e non sapete nemmeno cosa significhi ‘tuss’?”
    “Ecco…”
    “Aspettate… voi da dove venite?” chiese Archimede.
    “Beh… siamo alcuni dei custodi in viaggio, come immagino sappiate…”
    “Custodi? E cosa sarebbero?”
    Marco lo guardò un po’ stranito.
    “Beh, coloro che possono impugnare il Keyblade ovviamente.”
    Per qualche secondo nessuno disse niente.
    Fu l’essere viola a interrompere il silenzio, scoppiando in una sonora risata.
    “Voi sapreste evocare… i Keyblade? Questa sì che è bella come battuta!”
    “Scusa, hai forse qualcosa da dire, mostro viola?” chiese Marco.
    Sentendo ciò, tutti i ragazzi della sala andarono a schiacciarsi contro il muro, come spaventati.
    “E le tue buone maniere dove sono finite? Il mio nome è Oozi, vedi di ricordartelo la prossima volta.”
    “Spiacente, ma non sono portato a ricordare il nome dei mostri.”
    “C-Credo ti convenga smetterla, o finirai male…” disse uno dei ragazzi.
    “Molto bene. Vorrà dire che ti ricorderò chi comanda. Passatemi un MOdT X-99!” ordinò alle guardie, che gli lanciarono una specie di bastone argentato.
    “Sei ancora in tempo a chiedere scusa, tuss.”
    “Il mio nome è Marco, non tuss. E cosa credi di farmi con quel pezzo di latta?”
    Come a rispondere, Oozi premette un bottone, facendo uscire un raggio laser, che prese la forma di una racchetta da ping pong.
    “Vorrà dire che passerò subito alle maniere forti!” disse, per poi caricare Marco, che evitò il colpo alzandosi in volo.
    “Dovrai fare di meglio. Ho affrontato un intero esercito di alieni, oltre ad aver visto svariati mondi. Tu non mi spaventi di certo.” Fece l’animorph, rimanendo in volo.
    “Tu… sai volare?!”
    “Certo, anche se da poco tempo. Ancora convinto che io non sia un custode?”
    “Tsk. Non prendermi in giro! Al momento di custodi ci sono solo Sora, Roxas, Vanitas, Ventus, Terra, Aqua, Eraqus e Xehanort.”
    “Cosa?” lo interruppe Saiko. “Li conosci?”
    “Uh? Beh, no… li ho solo sentiti nominare da darkroxas92… Perché?”
    “Come sarebbe a dire perché?!” esclamò Tsuna. “Scusa, ma tu come l’hai ascoltato il discorso di Aqua?”
    “Discorso? Di quale discorso state blaterando? Aqua si sta allenando con Eraqus, Terra e Ven.”
    I custodi si guardarono tra di loro.
    “Scusate, ma Dark non ci aveva detto che Eraqus era stato eliminato? E Aqua non ci ha parlato dal mondo delle tenebre?”
    A sentire ciò, un mormorio si alzò tra i ragazzi della sala.
    “Eraqus… eliminato?” ripeté Oozi. “Da quel che ne so, in questo universo non viene più eliminato nessuno da un bel po’…”
    “Confermo.” Disse un uomo incappucciato, entrando anche lui nella sala.
    “Sidious. Finalmente ti fai vedere anche tu! Si può sapere dov’eri finito?” fece Oozi.
    “Sono rimasto intrappolato da una delle parabole di Nausicaa… E poi ho dovuto salvare Paperone dal linciaggio da parte sua…”
    “E ora dove si trovano?”
    “In cucina, che stanno facendo bollire l’acqua per cuocerlo…” rispose Sidious, scuotendo la testa. “Ma perché il Maestro ci ha lasciato qui quella pazza di una su-”
    Ma prima che potesse finire, una chiave inglese attraversò la porta, andando a sbattere sulla testa del nuovo arrivato.
    “Strano, mi era sembrato di sentire qualcuno che si lamentava di me.” Disse una suora, entrando in quel momento.
    “Ahia…” fece Sidious, massaggiandosi la testa. “Sempre delicata, eh?”
    “Rispetto, ne’! Altrimenti vengo lì e ti faccio ingoiare il lato oscuro della forza, ‘Gnorante!”
    Marco stava per dire qualcosa, ma il suo istinto gli disse di rimanere in silenzio, perciò si limitò a rimettere i piedi per terra.
    “E a te cosa ti è preso? La sindrome di Peter Pan?” chiese la suora al custode.
    “Sindrome… di Peter Pan?” ripeté lui. “Ma qui nessuno di voi sa volare?”
    “Non senza usare la catapulta, ‘Gnorante!” rispose la suora, per poi girarsi verso gli altri custodi. “E voi chi siete? Non vi ho mai visti primi, e ormai conosco tutti i tuss presenti su questa luna.”
    “Ecco… noi siamo custodi… E siamo qui solo per dare un’occhiata…”
    “Custodi?” ripeté Nausicaa. “Oh, ma allora voi ‘Gnoranti dovete conoscere quello ‘Gnorante di Dark!”
    “Conosci Dark?” chiese sorpreso Saiko.
    “E certo che lo conosco! Quando l’ho incontrato gli ho dovuto costruire io il Navigummi a quell’Gnorante!”
    “Aspetta… vuoi dire che sei tu la pazza che ha assemblato un Navigummi con un fil di ferro, un tamagotchi e due pezzi di lego?!” chiese esterrefatto Marco.
    Non appena concluse la frase, vide tutti, ragazzi, suore, soldati e anche Oozi, Archimede e Sidious allontanarsi di colpo.
    “Come mi hai chiamato, scusa?” chiese la suora, con un tono che lasciava presagire ben poco di buono, mentre faceva scrocchiare il collo.
    “Beh, scusami, ma non sapevo che altro termine usare…”
    Prima che potesse continuare, un’altra chiave inglese volò nella sua direzione, costringendolo ad evocare il Keyblade per deviarla.
    “Ehi, sei ammattita del tutto?!” chiese, abbassando l’arma.
    “H-Ha veramente evocato un Keyblade!” fece stupito Oozi.
    “Tsk. Non male, per un ‘Gnorante come te!” disse Nausicaa, facendo scroccare le nocche delle mani. “Pare dovrò mostrarti cosa significa affrontare Suor Nausicaa del Convento delle Piccole Lucidatrici dei Bulloni Zincati del Carroarmato benedetto del Meccanico fedele cugino del Pastorello penitente con la pecorella bionica di Nostra Signora del Referendum Vinto dai Sì... del Bergamone!”
    Per qualche secondo nessuno fiatò.
    “CHE?! Chi l’ha inventato un nome così ridicolo?!” esclamò Marco.
    “Peggiori la tua situazione di minuto in minuto, ‘Gnorante d’un tuss!” disse Nausicaa, prendendo altre due chiavi inglesi, che fece girare tra le mani con noncuranza.
    “Non costringermi a combatterti… preferirei evitare se possibile…” fece il custode.
    “Tsk. Ho solo intenzione di mostrarti la strada per la pace… eterna ovviamente!”
    “Beh, buona fortuna allora. Ormai ho perso il conto di quante volte hanno provato a farmela percorrere, quella strada…”
    “Vedrai che io non fallirò!” rispose la suora, per poi lanciare una delle due chiavi nuovamente contro il custode, che la respinse come la prima.
    “Tutto qu-” cominciò, poco prima che un pugno da parte della suora lo facesse volare contro il muro, sopra gli altri ragazzi, lasciando la sua impronta stampata sopra esso, per poi cadere rovinosamente a terra.
    “Marco!” urlò Saiko, evocando anche lui il Keyblade, imitato anche dagli altri.
    “Cosa?!” esclamò Oozi, sorpreso assieme a tutti gli altri presenti. “Cos’è, la Migros ha fatto un corso su come ottenere i Keyblade?!”
    “Migros?” chiese Marco, rialzandosi da terra. “Non so cosa sia… Ma i custodi stanno aumentando rapidamente nel giro di poco tempo. Ne sta venendo scelto almeno uno per mondo…”
    “Tsk! Credete forse di potermi fermare?” chiese Nausicaa, recuperando la chiave inglese e girandosi verso gli altri custodi.
    “Mai voltare le spalle al tuo avversario!” la avvertì l’animorph, per poi puntarle contro il Keyblade.
    Dando giusto il tempo all’avversaria di girarsi, dall’arma uscì la figura di un gorilla, che si mise a correre verso Nausicaa, che lo scansò effettuando un salto in aria.
    “Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qu-” chiese un uomo dai capelli neri e con le basette, apparendo davanti alla porta, poco prima di ricevere in pieno il colpo di Marco e venendo scagliato lontano.
    Da dentro la sala si poté sentire chiaramente il rumore dell’uomo che andava a sbattere contro qualcosa di fragile, seguito da un tonfo sordo e dal rumore di un crollo.
    “Temo di aver colpito la persona sbagliata…” disse Marco.
    “H-Ha appena fatto volare via… Xaldin…” mormorò uno dei ragazzi.
    “Xaldin? Ecco perché mi sembrava di averlo già visto…” fece Saiko.
    “Tracagnotto, temo che tu ti sia appena fatto un altro nemico…” disse Nausicaa. “Il giamaicano non la prenderà bene…”
    “[CENSURA!] di un [CENSURA!] di [CENSURA!]!!!” urlò la voce della persona di prima.
    “Okay… chiunque sia, bisogna dire che almeno si censura da solo… Non voglio nemmeno sapere cosa volesse dire in origine…” fece Tsuna, deglutendo, mentre dalla porta riemergeva Xaldin, con un secchio di vernice rossa rovesciato sui capelli, mentre il resto del corpo era completamente ricoperto di fuliggine, rendendo così l’impermeabile nero quasi bianco.
    “Chi [CENSURA!] è stato a lanciarmi contro quel [CENSURA!] di un gorilla?!” urlò, evocando le sue sei lance, che si misero a volare attorno a lui.
    “Cavoli…” fece Marco. “Scusa, sono stato io, però non volevo colpire te! Ma quella suora!”
    Xaldin lo guardò con uno sguardo omicida, che mutò in sorpresa quando vide cosa impugnava.
    “E tu cosa ci fai con un Keyblade?!”
    “‘Gnorante d’un giamaicano! Non vedi che anche quei quattro ‘Gnoranti dietro di te ne tengono in mano uno?” disse la suora.
    Il membro dell’Organizzazione si girò, vedendo gli altri quattro custodi.
    “Ma che [CENSURA!]…”
    “Non avrei saputo dirlo meglio, Xaldin.” Disse una donna, apparendo dal nulla al suo fianco.
    “ARGH!!!” urlò lui, cadendo a terra e tenendosi la mano sul cuore. “OMA! Quante volte ti ho detto di non farmi morire d’infarto?!”
    Per un momento la donna lo guardò, per poi fare per parlare.
    “No, ti prego! Non un aforisma! Ti prego!” la supplicò Xaldin, inginocchiandosi di fronte a lei.
    “… stavo per dire ‘Sì’” rispose lei, per poi voltarsi verso i custodi, mentre Marco si ricongiungeva a loro.
    “Avevo avvertito una strana presenza, ma non pensavo appartenesse a ben cinque esseri viventi di un altro universo…”
    “Un altro universo?” ripeté Xaldin, guardandoli. “Aspetta, non mi direte forse che siete amici di Dark, vero?”
    “Pare che sia abbastanza famoso anche qui, eh?” disse Ryo.
    “Scherzi? Lui, quella ragazza e i cloni di Sora e company hanno causato non pochi problemi quando sono venuti qui l’ultima volta. Ci ho messo ore a far riprendere Vexen…”
    “Ad ogni modo, cosa ci fanno qui gli amici di quel semi signore della distruzione?” chiese il membro dell’Organizzazione.
    “Ne deduco che voi siete gli unici nell’universo a non aver ricevuto il messaggio di Aqua…”
    “Come ho detto prima…” disse Oma, interrompendo Saiko. “Questo non è il vostro stesso universo. E se voi siete qui, questo può significare una cosa sola…”
    “Vedo che non c’è bisogno di spiegazioni: il nostro universo è sull’orlo del collasso totale”
    “Come scusa?” chiese Oozi. “Potresti ripetere l’ultima frase?”
    “Lo Xehanort del nostro universo ha dato inizio alla fase finale del suo piano. Tutti i mondi si stanno dirigendo verso lo stesso punto, e presto ci sarà una guerra di proporzioni titaniche, che vedrà scontrarsi tutti i custodi del Keyblade. Da una parte quelli guidati da Xehanort e dall’altra quelli guidati da Dark.”
    “Dark? Vuoi dire che quell’Gnorante è il capo del vostro esercito?” fece sorpresa Nausicaa.
    “Già.”
    “Mi dispiace per voi.” Continuò la suora.
    “Oh beh, noi avremmo combattuto lo stesso. Il mio mondo è stato pietrificato per colpa di questa guerra, come quello di Saiko e Tsuna.” Rispose Marco.
    “Senza contare che oltre a Xehanort c’è un altro custode, il cui unico obiettivo è quello di seminare caos nell’universo, distruggendo tutto ciò che incontra…”
    “Dev’essere un parente del Maestro…” disse Sidious, poco prima che si sentisse una suoneria provenire dalla sua tasca.
    Sulla sala scese immediatamente il silenzio, mentre l’incappucciato tirò fuori una specie di disco, sul quale apparve l’ologramma di una persona anch’essa incappucciata.
    “M-Maestro! Qual buon vento la porta a chiamarci?” disse, mentre tutti i ragazzi della sala scappavano via, come terrorizzati da quella visione.
    “Tsk, solo normale amministrazione. Volevo giusto avvisarvi che sono riuscito a convincere Ottoperotto e Sora a fare una sosta sulla mia luna, per controllare che il lavoro proceda come sempre, e che i tuss non stiano scampando dalla loro più che meritata punizione.”
    I custodi notarono subito il volto di Oozi sbiancare di colpo, e se solo avessero potuto vederlo, anche quello di Sidious.
    “E-E quando pensate di arrivare?”
    “Direi nel giro di qualche minuto, siamo appena entrati nell’orbita. Sarò lì a breve, e sarà meglio per voi che sia tutto come l’avevo lasciato.” Disse darkroxas92, chiudendo la comunicazione.
    Sidious mise via l’apparecchio, per poi deglutire sonoramente.
    “Cosa facciamo?” chiese a Oozi. “Quando si accorgerà che per colpa di qualcuno che non posso nominare perché altrimenti mi tira in testa una chiave inglese, i tuss sono rimasti impuniti tutto questo tempo, ci farà fare il giro completo di tutti i suoi gironi, e non da visitatori!”
    “Su, non perdere la calma… vedrai che troveremo una soluzione…”
    “Ma questo darkroxas92 è così temibile?” chiese Tsuna.
    “Temibile? Direi che è un eufemismo! Ha distrutto sei mondi, mandati in rovina altri due ed è sinonimo di flagello in almeno 14 dialetti diversi!”
    “Però, non male come curriculum… anche se siamo abituati a ben peggio…”
    “Di chi state parlando?” chiese una voce alle loro spalle, anticipando l’entrata nella sala di due uomini sulla ventina d’anni, uguali come due gocce d’acqua.
    “Otto! Anche tu qui?” chiese sorpreso Xaldin.
    “Beh, dato che non potevo lasciare darkroxas92 libero di agire come meglio credesse, io e Loony abbiamo deciso di tenerlo sotto controllo. Ma a quanto vedo, abbiamo visite, giusto?”
    “Già. Amici di Dark.” Fece il membro dell’Organizzazione.
    “Uh? Novelli distruttori di mondi?”
    “Emh… l’altro Dark…” fece Marco, poco prima che un urlo li sovrastasse.
    Sidious e Oozi deglutirono immediatamente.
    “Cos’è successo alla mia statua?!” urlò darkroxas92, piombando nella sala, seguito da Sora.
    “Sora?” fece sorpresa Pan, per poi guardarlo meglio. “Ah, no… gli somigli, ma non sei lui…”
    “Emh… teoricamente sarei Sora… Ma qualcosa mi dice che voi siete amici dell’altro Sora, vero?”
    “Cosa?!” esclamò darkroxas92, girandosi verso i custodi. “Voi tuss sareste amici di quell’essere che ha osato ridicolizzarmi?!”
    “Dipende… prima di tutto, tu devi essere il famoso darkroxas92…”
    “In persona. E voi?”
    “Marco, Saiko, Tsuna, Pan e Ryo, detentori dei Keyblade della luce.” Rispose l’animorph.
    “Keyblade della luce?” chiese Ottoperotto. “Cosa intendete dire?”
    “Ma è ovvio!” intervenne il suo gemello. “Intendono dire che i loro Keyblade sono quelli scelti dalle forze della luce per contrastare quelle delle tenebre capitanate da uno Xehanort mille volte più malvagio di quello che conosciamo, affiancato da un vero signore della distruzione!”
    “Ehi! Io sono l’unico vero signore della distruzione!” lo interruppe offeso darkroxas92.
    “Oppure, cosa più probabile, hanno inventato delle torce a forma di Keyblade.” Continuò Loony.
    “Emh… no, la prima era giusta… almeno questo significa che una persona ha visto il messaggio di Aqua…”
    “Messaggio di Aqua?” chiese Ottoperotto. “Quale messaggio?”
    “Quello in cui averte della prossima fine dell’universo…”
    “Maledetta mummia! Lo sapevo che quel messaggio era importante…” fece Sora.
    “Sora!” lo riprese Xaldin.
    “Scusa, ma stavolta ho ragione io! Chissà cos’altro ci siamo persi!”
    “Beh, se avete un po’ di pazienza, ve lo spieghiamo noi… anche se farete fatica a crederci…”
     
     
    “Riepiloghiamo:” cominciò darkroxas92. “Il vostro Master Xehanort, dopo una messinscena degna di entrare nella storia da parte di Dark, suo fratello e un loro amico, assieme alla collaborazione di Sora, è entrato in possesso di questo X-Blade, con il quale ha dato inizio alla stessa guerra che in passato diede vita ai mondi come li conoscete. Come se non bastasse, stanno venendo scelti in ogni mondo nuovi custodi, sia della luce che delle tenebre. Oltre a Xehanort poi c’è questo Hakai, custode del caos, che si è impossessato del corpo di un ragazzo che non farebbe del male a una mosca per cominciare a spargere caos e distruzione nell’universo. Come se non bastasse Dark è scappato via con la sua ragazza, dopo averla nominata Master del Keyblade, mentre Sora, Riku e Kairi sono stati chiamati a sostenere lo stesso esame da Yen Sid… Ho dimenticato qualcosa?”
    “Direi solo che l’intero nostro universo sta collassando su se stesso come se fosse risucchiato in un tritarifiuti…” disse Marco.
    “Eh no!” fece Loony. “È imperdonabile! Non si può sprecare tutta quella materia per gettarla nel tritarifiuti! È imperdonabile!”
    “Loony… resta in silenzio per un po’…” disse Ottoperotto, schioccando le dita.
    Immediatamente il suo gemello si zittì.
    “Comunque stavolta sono d’accordo con lui, è imperdonabile…” continuò darkroxas92.
    “Darky, sicuro di stare bene?” chiese Sora.
    “Certo tuss.”
    “Allora perché hai detto…”
    “È imperdonabile che qualcuno stia distruggendo i mondi senza avermi consultato! Insomma, sono il signore della distruzione, un minimo di rispetto per il rango che porto! Non ho distrutto sei mondi così, perché mi andava.”
    I custodi videro gli sguardi di tutti puntati su di lui.
    “Beh, che c’è? È il mio dovere, no? Perché non dite mai nulla a Soruccio, quando ha i suoi attacchi?”
    “Beh, i suoi attacchi sono innocui per tutti… tranne forse per la banca del sangue…” disse riflettendo Sora.
    “Beh, quindi voi siete arrivati qui come se nulla fosse, attraverso quella strana cicatrice nello spazio che abbiamo visto prima… Ero convinto che fosse uno degli esperimenti di Archimede…”
    “Spiacente, stavolta non c’entro niente.” Rispose il diretto interessato.
    “Ma il vostro autore non ha niente di meglio da fare?” chiese Oozi, rivolgendosi ai custodi.
    “Autore? Di cosa parli?” chiese Saiko. “Io sono un disegnatore di manga, ma non credo sia rilevante…”
    “Aspettate… ora che ci penso… Possibile che voi non siate guidati da nessun autore?” chiese Ottoperotto.
    “Parli come se fossimo in un libro…” disse Pan.
    “Beh, non so da voi, ma qui è come se lo fosse. Le nostre azioni sono guidate dall’Autore, anche se solitamente ci lascia libero arbitrio. Sfortunatamente ora un’altra autrice vuole toglierci tale diritto…”
    “Ok… Dovrò cominciare a tenere il conto delle assurdità che vedo in giro…” commentò Marco.
    “Beh, se rimani qua, preparati un’intera fabbrica di quaderni per scriverne.” Rispose Sora. “Abbiamo visto di tutto e di più, compresa la creazione di un Kingdom Hearts artigianale.”
    “E qualcosa mi dice che c’entra quella semi-suora…”
    “Ehi, rispetto né? Altrimenti vengo lì e ti restituisco con gli interessi ciò che non ti ho dato prima!” rispose l’interpellata.
    “Ad ogni modo, questo Hakai sembra un tipo pericoloso… E sembra che le sue intenzioni siano più serie di quelle di darkroxas92…”
    “Ti ricordo che se non fosse per una certa ‘Grande Regola’, io a quest’ora sarei in giro a distruggere mondi, proprio come feci con la tua cara Atlandite…” rispose lui.
    “Grrrrazie per avermelo ricordato, Darky. E comunque ti ricordo che, tecnicamente, è ancora intera…”
    “Il mio più grande fallimento in effetti…”
    “Siete sicuri che non dobbiamo eliminarlo?” chiese la sayan.
    “Io ti risponderei volentieri, ma dato che devo ancora viaggiare con lui per salvare la nostra libertà, eviterò di rispondere…” fece Sora.
    “Vedo che qualcosa l’hai imparato, tuss.”
    “Farò finta di non cogliere il ben poco velato insulto…”
    I custodi guardarono sorpresi il gruppo di fronte a loro, che stava cominciando a litigare amichevolmente.
    “Cavoli…” disse Saiko. “E dire che dopo aver visto fondersi assieme Sora e Riku credevo di aver visto tutto…”
    A sentire ciò, le reazioni degli altri furono diverse: darkroxas92, che aveva preso un bicchiere d’acqua, sputò l’acqua per terra, tossendo forte; Sora si girò lentamente verso di loro, con gli occhi che sembravano due pezzi di ghiaccio; Nausicaa, assieme a diversi altri presenti, s’immaginò la scena, per poi scoppiare a ridere; Ottoperotto mormorò qualcosa sull’aver preso troppe botte in testa, mentre Loony tirò fuori un puzzle, cominciando a metterne insieme i pezzi.
    “Sigh… Certe notizie dovrebbero essere date con più delicatezza…” disse Oma Desala, indicando un armadietto da cui stava uscendo un fiume di sangue. “Credo che Soruccio, nella speranza di fare qualche foto, abbia appena perso il 90% del proprio sangue nell’immaginarsi tale fusione…”
    “Aspettateaspettateaspettate!” urlò Sora tutto d’un fiato. “Io mi sarei fuso con Riku?!”
    “Beh, sì… anche se solo per mezzora… È stato uno spettacolo interessante… Soku era inflessibile e potente. Molto potente. Ha eliminato senza troppi problemi un custode che ci aveva messo alle strette.”
    “E-Eliminato?” ripeté Ottoperotto. “Per eliminato intendete dire che lo ha sconfitto in un videogioco, vero?”
    “Dato che prima gli ha tagliato un braccio e poi lo ha tagliato a metà, direi proprio di no…”
    “Interessante…” fece darkroxas92, tirando fuori da una tasca un libro nero. “Questa la metto sotto la categoria ‘Colpe di Sora paralleli’.”
    “Emh… okay…” fece Marco. “Ripeto che quando questa storia finirà, manderò in panico anche il miglior psichiatra dell’universo…”
    “Al momento temo che non sia disponibile.” Rispose Ottoperotto.
    “Chi?”
    “Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud.”
    “Beh, lo immagino bene, dato che sono passati diversi anni dalla sua-”
    “Non qui. O meglio, nonostante sia morto, è ancora qui a fare il suo lavoro.” Lo interruppe Sora.
    “Ah… Bello…”
    “Tsk. Comunque mi chiedo come abbiano fatto gli altri custodi a lasciare a voi il compito di salvare l’universo…” fece darkroxas92. “Lo hanno praticamente condannato e io non sono nemmeno la causa principale!”
    “Quanto mi dispiace…” fece sottovoce Sora, guadagnandoci un’occhiataccia.
    “Beh, qui però siamo al sicuro. Non credo possa arrivare qui. Se è così potente, dovrebbe essere quasi una divinità, e qui non può agire.” Disse Loony.
    “Davvero?” fece una voce sopra di loro.
    I custodi non appena la sentirono evocarono immediatamente i Keyblade.
    “Fatemi indovinare…” disse Ottoperotto, portandosi una mano sulla tempia. “Quella voce era di Hakai, vero?”
    Prima che qualcuno potesse rispondergli, di fronte a loro si aprì un varco oscuro, dal quale uscì il custode del caos.
    “Così sei tu il famigerato Hakai…” disse Nausicaa, mettendosi di fronte a lui. “Beh, sei solo un altro ‘Gnorante qualunque!” detto questo, tirò fuori una delle sue chiavi, che poi lanciò contro l’avversario.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, essa si disintegrò completamente.
    “Cosa?!” fece Xaldin, evocando le sue lance, mentre Sora impugnava il Keyblade.
    “State indietro!” disse Saiko, mettendosi di fronte a loro. “Non è alla vostra altezza.”
    “Tsk. ‘Gnorante che non sei altro! Io vengo dal Bergamone! Con una chiave e una lampadina ti costruisco un Keyblade della luce!” disse la suora, per poi partire di corsa contro Hakai.
    Ma venne subito scagliata all’indietro da una forza invisibile, che la spedì contro il muro dall’altra parte della sala, facendola cadere a terra svenuta.
    “Nausicaa!!!” urlarono tutti gli altri.
    “Tsk. E dire che dalle informazioni che ho raccolto, doveva essere un avversario temibile…” fece Hakai. “A momenti è stato più difficile distruggere il mondo di Heidi…”
    “Cos’hai detto?” chiese Ottoperotto. “Tu avresti distrutto…”
    “Oh, sì… durante il messaggio di Aqua, ad essere precisi. Poverina, non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa stava succedendo.” Continuò il custode, per poi scoppiare a ridere sonoramente.
    “Otto…” chiese Sora, deglutendo. “C-Cerca di calmarti…”
    “Uh? Perché, era sua amica?” chiese Pan.
    “No… Ma è il luogo dove si trovava il suo mondo che sta particolarmente a cuore a Ottoperotto…” spiegò Xaldin.
    Prima che qualcuno potesse dire altro, Ottoperotto tirò fuori un bastone argentato, dal quale uscì una spada laser viola.
    “Tu… Preparati a pagarla cara!” urlò, partendo all’attacco, ignorando i custodi che cercarono di fermarlo.
    All’inizio sembrò che Hakai non avesse fatto niente, ma a pochi metri da lui, il detective andò a sbattere contro una barriera invisibile.
    “Dunque nemmeno il Magister riesce ad affrontarmi… una vera delusione…”
    “Cosa vuoi da noi?”
    “Quello che voglio ovunque: portare caos! I mondi collasseranno su se stessi, incapaci di mantenere il proprio ordine. Ma prima, diciamo che voglio qualche alleato. darkroxas92!” disse, rivolgendosi a lui.
    “Che c’è?”
    “Da ciò che ho sentito, tu sei molto temuto in questo universo. Anzi, pare tu sia la divinità che rappresenta la distruzione stessa, giusto?”
    “Esatto.”
    “Allora che ne dici? Unisciti alla mia causa! Insieme potremmo piegare questo universo sotto i nostri colpi, lasciandone solo un cumulo di macerie!”
    darkroxas92 sorrise.
    “Mi piacerebbe, ma purtroppo sono limitato dalla Grande Regola. Essa mi impedisce di usare i miei poteri per interferire.”
    “Tutto qui? Posso rimuovere io quel limite. Il mio potere può questo e ben altro!”
    “Povero illuso. Darky non si abbasserà mai a distruggere l’universo con qualcun altro!”
    “Ne sei sicuro tuss?” disse lui, avvicinandosi ad Hakai.
    “Fermati Lan!” lo richiamò Oma.
    darkroxas92 si fermò un secondo.
    “Non so di chi tu stia parlando.” Si limitò a rispondere, per poi proseguire.
    “Lan?” ripeté Saiko, per poi avere un’illuminazione.
    “Ma certo!” disse, battendo un pugno contro l’altra mano. “darkroxas92 non è il suo vero nome! È proprio come Dark! Non è altro che una maschera!”
    “Cosa? Ne sei sicuro?” chiese Marco, osservando il signore della distruzione raggiungere Hakai.
    “Allora confermi che puoi farmi aggirare senza problemi la grande regola?” domandò nuovamente.
    “Certo.” Rispose l’altro, per poi evocare il Keyblade e puntandolo contro darkroxas92. “Curioso… non sei un Nessuno, ma sei privo di cuore…” continuò, mentre dal Keyblade uscì un raggio nero, che entrò nel petto di darkroxas92, sparendo dopo pochi secondi.
    La divinità si guardò le mani, chiudendole più volte a pugno.
    “Allora, chi vuoi distruggere per primo?”
    darkroxas92 sorrise.
    “Direi… TE!” urlò, scagliando una sfera d’energia contro Hakai, spedendolo contro il muro, che crollò per il colpo subito.
    “Tsk. Per una volta il tuss aveva ragione. Non ho bisogno d’aiuto per distruggere questo universo. Mi serviva giusto qualcuno che mi liberasse da quelle condizioni…”
    Il custode del caos riemerse dalle macerie come se niente fosse.
    “Me l’aspettavo… Questo universo è proprio strano… Ma per fortuna, avevo già trovato un buon alleato… vagava per una giungla, ma la sua malvagità mi ha permesso di percepirlo subito.”
    “Giungla?” ripeté Ottoperotto, per poi sgranare gli occhi. “Oh, no!” disse, mentre si apriva un secondo varco.
    “Oh sì…” rispose Hakai, schioccando le dita e facendo aprire un varco.
    I custodi si misero in posizione, pronti a subire qualsiasi attacco.
    Ma dal varco uscì un uomo che indossava un impermeabile nero con il cappuccio alzato. Il volto era completamente bianco, come anche le sue mani, e i suoi occhi esprimevano tutta la sua follia.
    Non appena uscito dal varco mise una mano all’interno dell’impermeabile, tirando poi fuori un cucchiaio.
    “E ora chi è questo pazzoide?” chiese Marco. “Vuole combattere con un cucchiaio?”
    “Non fate l’errore di sottovalutarlo!” disse Ottoperotto. “Quello è il Ginosaji! Un essere indistruttibile, in grado di resistere a qualunque colpo, e con quei cucchiai rappresenta un essere molto temibile! Siamo riusciti a sconfiggerlo solo grazie a Loony…”
    “A lui?” domandò Saiko, osservando il soggetto interessato intento a fare parole crociate, incurante di ciò che stava succedendo.
    “So che può sembrare difficile crederlo, ma è così…”
    “Beh, alla peggio lo spediremo da qualche parte nello spazio aperto!” fece Pan, facendo girare nella mano l’elsa del Keyblade.
    “Oh, non credo ci possiate riuscire…” disse Hakai, per poi colpire il Ginosaji con una sfera rossa e nera. “Non con il Caos dalla sua parte!”
    Per qualche secondo, il Ginosaji rimase immobile.
    Poi sotto gli occhi sorpresi di tutti, da sotto il suo impermeabile cominciò a muoversi qualcosa.
    Pochi secondi dopo, tre paia di braccia spuntarono fuori dalla creatura, la quale aprì subito il suo vestito, rivelando così un’intera scorta di cucchiai.
    Ne prese uno a mano e cominciò ad avanzare contro i custodi.
    “Che diavolo…! Cos’ha combinato questa volta quel bastardo?!” fece Saiko, preparandosi a combattere.
    “Ginosaji, lascia perdere Saiko e Marco. A loro ci voglio pensare personalmente. Gli altri sono tuoi.” Disse Hakai, avvicinandosi ai due custodi appena nominati.
    “Non così in fretta.” Lo interruppe darkroxas92, mettendosi in mezzo e facendo scroccare il collo. “Non credere che ti lascerò fare i tuoi comodi sulla mia luna.”
    “Tu vorresti sconfiggermi?”
    “Non solo lui.” Disse Sora, raggiungendolo assieme a Ottoperotto. “Non so chi tu sia, ma se sei pericoloso, dovremo fermarti qui e ora!”
    “Per una volta sono d’accordo con il moccioso.” Fece il signore della distruzione, sorridendo, creando una sfera d’energia in mano.
    “Prendi questa!” urlò, scagliandogliela contro.
    La sfera raggiunse Hakai, esplodendo immediatamente.
    Tutti i presenti vennero scagliati letteralmente fuori dalla sala, che crollò su se stessa, mentre una piccola nuvola a forma di fungo si alzava verso il cielo.
    “U-U-Un’esplosione… nucleare!” fece spaventato Tsuna, rialzandosi e osservando lo spettacolo di fronte ai loro occhi.
    “Tsk, non mi è venuta bene, ma non potevo fare di più senza rischiare di distruggere la luna…” rispose darkroxas92.
    “Ma sei forse impazzito?!?!” urlarono in sincrono Sora e Ottoperotto, riemergendo dalle macerie.
    “Sempre a lamentarvi… l’ho sistemato, no?”
    “No, direi di no.” Rispose Hakai, poco prima che un raggio rosso colpisse in pieno petto darkroxas92, trapassandolo e spedendolo contro un’altra costruzione, che crollò su se stessa.
    “darkroxas92!” urlarono insieme tutti.
    “Tsk, tutto qui quello che può fare?” disse il custode del caos, uscendo indenne dalla nuvola di fumo, accompagnato dal Ginosaji.
    “Quei due sono dei veri mostri…” fece Marco, deglutendo. “Saiko… il pensiero raccapriccia anche me… ma temo che non ci rimanga scelta. Da soli, i nostri poteri sono insufficienti…”
    Saiko lo guardò con aria interrogativa.
    “Dobbiamo usare anche noi la fusione…”
    “Cosa?! Ma ne sei sicuro? Potrebbe non funzionare… in fondo, non è detto che abbiamo lo stesso livello di potenza… e poi non credo che siamo abbastanza simili, senza considerare che proveniamo da due mondi diversi…”
    “Dobbiamo almeno provarci!”
    “Cosa volete fare?” chiese Ottoperotto.
    “Vogliono usare una tecnica particolare che potrebbe aiutarci… Solo che gli serve un po’ di tempo…” spiegò Pan.
    “Capisco… Non preoccupatevi, ci penserà Loony a procurarvelo…”
    “Loony? Ne sei sicuro?”
    “Basterà impostarlo su qualcosa di pericoloso ma che sia utile per noi…”
    “Impostarlo?”
    “Basta dire cosa volete che diventi (come carattere) e schioccare le dita… E il gioco è fatto… Solo che avendo sconfitto darkroxas92, non so cosa possa fermare quei due…”
    Tsuna si mise un attimo a pensare.
    “Può diventare qualsiasi cosa?” chiese a conferma.
    “Sì, perché?”
    “Perché forse ho trovato qualcosa che potrebbe esserci utile. Loony!” urlò, rivolto al gemello di Ottoperotto.
    “Sì?” disse lui, smettendo di costruire un castello con le macerie.
    “Diventa un custode dell’equilibrio!” urlò, schioccando le dita.
    Pochi secondi dopo, una nuova esplosione sovrastò nuovamente i presenti.
    “C-Cavoli…” deglutì Sora. “Credo di non aver mai visto Loony così pericoloso…”
    “Io forse, ma solo perché era più sadico… Ok, ora tocca a voi tuss!” gridò Ottoperotto, girandosi verso i due custodi, che nel frattempo si erano messi in posizione.
    “D’accordo! Marco, sei pronto?” chiese Saiko.
    “No, ma non ha importanza. Spero solo che nessuno possa riprenderci a fare questa stupida tecnica…”
    “Con quella ‘gnorante di Soruccio ancora nascosta da queste parti, non ci giurerei troppo… Ma se siete fortunati, forse la telecamera si è rotta…”
    “Sigh… ma cosa lo chiedo a fare…” disse l’animorph, per poi cominciare ad eseguire la danza della fusione.
    “Emh… L’attacco consiste nel far morire il nemico dalle risate?” chiese Xaldin, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
    “Oh, no. Solitamente l’avversario che subisce questa tecnica, ben poche volte può raccontarlo in giro…” disse la Sayan.
    “Nel senso che gli viene cancellata la memoria?”
    “Nel senso che non può più parlare… e non perché ha perso la voce…” rispose acida Pan.
    “Ah… Così lettale quel bal-”
    Ma prima che Xaldin concludesse la frase, gli indici dei due custodi si toccarono, provocando una grande luce.
    Pochi secondi dopo, di fronte a loro c’era un nuovo ragazzo.
    Aveva mantenuto il volto di Saiko, mentre i capelli erano quelli di Marco.
    I vestiti invece erano un perfetto incrocio dei due originali.
    E in mano teneva entrambi i Keyblade.
    “…letto…” concluse Xaldin, rimanendo paralizzato.
    Tsuna, Pan e Ryo guardarono giusto un poco sorpresi il risultato della tecnica, mentre gli altri rimasero letteralmente con gli occhi fuori dalle orbite.
    “C-C-C-C-C-C-Cactus… Cosa cactus è successo?!?!” esclamò Sora.
    “[CENSURA!]…” si aggiunse Xaldin.
    “Devono essersi appannati gli occhiali… Ho appena visto due tuss ‘Gnoranti diventare uno solo…” fece Nausicaa, prendendo gli occhiali e pulendoli sulla veste.
    “Oh, Maestro…” disse Sidious.
    “Per tutta la famiglia Adams…” aggiunse Oozi, mentre dietro di lui tutti gli altri ragazzi della luna, che erano rimasti a debita distanza di sicurezza, guardarono con il loro stupore più grande il nuovo custode.
    “N-Non avrei saputo dire frasi più azzeccate…” disse Ottoperotto.
    “Concordo…” fece darkroxas92, riemergendo dalle macerie, con giusto qualche graffio. “In tanti millenni che sono all’opera, non avevo mai visto nulla del genere…”
    “E l’altro me avrebbe fatto questo con Riku?” chiese Sora a Pan.
    “Esattamente. Anche se devo dire che la sua aurea era decisamente più terrificante… Era nettamente superiore a quella di mio nonno…”
    “Che, per pura curiosità, sarebbe?” chiese Loony.
    “Beh, Goku ovviamente.”
    “L’hai capito il Sayan? Si è dato da fare, eh?”
    “Loony! Ma si può sapere cosa stai dicendo? Ci sono dei tuss in… Aspetta un secondo, perché sei qui?” chiese Ottoperotto.
    “Beh, perché mi ero stufato di giocare con quei due tipi. Perciò sono venuto qui.”
    Per qualche secondo nessuno disse nulla.
    “Emh… fusione di Marco-Saiko-”
    “Mi chiamo Marko.” Rispose lui, avanzando verso gli avversari.
    “Ma che fantasia…” mormorò a bassa voce darkroxas92.
    Ma prima che potesse direi altro, Marko cominciò a correre, risultando invisibile ai molti.
    Non appena fu vicino ad Hakai e al Ginosaji creò una sfera di fuoco, che scagliò contro i due.
    Li superò immediatamente, per poi girarsi verso di loro e puntando i propri Keyblade al loro indirizzo.
    Dal Keyblade di Marco uscì fuori la sagoma di Inuyasha, mentre quello di Saiko si trasformò in un pennello gigante, che imbrattò di nero la sagoma, che tornò al suo colore originale dopo pochi secondi.
    Gli occhi di Inuyasha sembrarono prendere vita, e tra le sue mani apparve la sua spada, con la quale corse all’attacco verso il Ginosaji, tagliandolo in due parti, che esplosero immediatamente.
    Inuyasha si girò dalla parte opposta, mettendosi l’arma in spalla.
    “Umph. Non era niente di ché.” Disse, per poi sparire nel nulla.
    Hakai si girò contro il nuovo custode, guardandolo divertito.
    “Interessante… Dunque anche se la base è composta da due mezze cartucce, la fusione è comunque potente…”
    “P-Pazzesco!” urlò Ottoperotto. “Ha eliminato il Ginosaji!”
    “Era prevedibile…” rispose Pan.
    “Non è questo il punto! Il fatto è che qui da noi, ormai sono millenni che non viene più ucciso nessuno!”
    “Davvero? Che universo strano…” fece la Sayan.
    “Credo che molti vorrebbero un universo del genere, sai?” disse Ryo.
    Ma prima che qualcun altro potesse parlare, Marko partì all’attacco, assestando ad Hakai un calcio nello stomaco, facendolo volare in aria.
    Senza perdere un secondo scomparve, per riapparire alle spalle del custode del caos, colpendolo con un fendente alla schiena, facendolo così schiantare a terra e lasciandolo privo di sensi.
    “E ora… pagherai per ciò che hai fatto!” disse Marko, per poi alzare in alto i Keyblade, dai quali cominciò a crearsi una sfera bianca.
    “Sparisci per sempre!” urlò, scagliando la sfera.
    Non appena l’ebbe lanciata, il suo corpo s’illuminò, dividendosi in quelli originali.
    “Cosa? Perché è già finita?” chiese Marco.
    “Probabilmente nell’ultimo attacco abbiamo usato tutte le nostre energie…” rispose l’altro, osservando la sfera continuare la corsa contro il custode nemico.
    Ma prima che essa potesse raggiungerlo, sotto di lui apparve un varco oscuro, che lo inghiotti assieme alla sfera, facendolo scomparire alla vista di tutti.
    “Cosa?!” esclamò Ryo, osservando il passaggio oscuro richiudersi. “Chi è stato ad aprirlo? Hakai era completamente privo di sensi!”
    “Non ne ho idea…” disse Marco, riatterrando a terra e cadendo in ginocchio per la stanchezza. “Ma lo scopriremo presto… ne sono sicuro…”
    “Ehi, tutto bene?” chiese Ottoperotto, raggiungendoli.
    “Sì… solo che quell’attacco ci ha tolto quasi tutte le forze…” rispose Saiko, che era nelle stesse condizioni del compagno.
    “Direi che ci conviene tornare sulla Gummiship.” Fece Ryo, apprendo un varco davanti a loro.
    “Beh… allora noi andiamo.” Disse Pan, rivolgendosi agli altri.
    “Un secondo! Per colpa vostra e di quell’Hakai, la mia luna è a pezzi! Chi mi pagherà i danni?” esclamò darkroxas92.
    “Emh… la prossima volta che vediamo Dark gli chiederemo di venire qui a riparare tutto, ok? Per lui sarà uno scherzo…” rispose Saiko, alzandosi in piedi assieme a Marco.
    “Vedete di non fallire tuss!” fece Ottoperotto. “O ci toccherà venire a soccorrervi!”
    “Se potete, evitatelo… La guerra che sta per cominciare va oltre la vostra immaginazione… come va oltre la nostra…”
    “Bah! Se ci fossi io, tutti quelli ‘gnoranti scapperebbero via in pochi secondi!” commentò Nausicaa.
    “Non ne dubito…” rispose Marco, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri.
    “Ogni volta che vengono qui, provocano solo danni!” disse Xaldin. “Sicuro che non siano una minaccia?”
    “No, non credo proprio… in fondo, stanno solo facendo il loro dovere…”
    “Però beati loro! Io salvo l’universo e rischio di subire una tortura coi controfiocchi, mentre loro ne causano la possibile fine e a momenti vengono considerati dei veri e proprio eroi…” fece Sora.
    “Il loro universo è diverso dal nostro. A quanto pare, mentre noi siamo in una fan fiction comico demenziale, loro sono in una fan fiction decisamente più seria… sempre se di fan fiction si tratta…”
    “Se è una fan fiction, spero di non incontrare mai il loro autore, [CENSURA!]…”
     
    Nota dell'autore:
    Ringrazio Ottoperotto per avermi concesso il permesso di usare i suoi personaggi originali e non per questo capitolo.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:20
     
    Top
    .
  5. Yusei Trek
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bella, ho fatto un po' di fatica a capire chi parlava(o proprio non l'ho capito), però mi sono divertito.

    Comunque ho trovato molto divertente la flash fic estiva nell'altro post, e tranquillo non ti lincio per un po' di romanticismo (ogni tanto ci sta bene, dai)





    ps. dimenticavo, ho goduto nel sapere che il mondo di heidi è stato distrutto, ora di ad hakai che può procedere con giorgie, piccoli problemi di cuore, elisa di rivombrosa e tuailait :asdfagg:

    Edited by Yusei Trek - 31/7/2011, 21:47
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

    Group
    Member
    Posts
    8,279
    Location
    Il mio paesello marcondirondirondello

    Status
    Anonymous
    Bellissimo capitolo Darky **
    Loony!!!! Io adoro quel folle ed assurdo soggetto **
    Bravissimo come sempre, ma io continuo a fare il conto alla rovescia per tu-sai-cosa u.u
    A presto :3
     
    Top
    .
  7. francix94
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    credo la mia mente non sappia formulare un opinione sui tre capitoli che mi sono saltato... oh beh comunque quando li ho letti mi sono piaciuti un sacco!
    keep up the good work! [cit.]
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    暗いロクサス92

    Group
    Member
    Posts
    8,970
    Location
    Crepuscopoli

    Status
    Anonymous
    E finalmente, ecco qui il nuovo capitolo!
    Lo so, lo so, sono in ritardo... ma consolatevi, sono pieno di idee XD.
    In teoria ci sarebbe anche la terza opening, ma purtroppo né youtube né megavideo sembrano disposti a farla vedere... sob...
    Ad ogni modo, questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, ed è l'inizio di qualcosa di molto grande, o almeno così spero XD.
    A questo proposito, avverto che molte frasi sono prese dalla versione doppiata in italiano dell'anime che ho scelto per questo mondo.
    E ringraziondo Liberty89 per la pazienza che dimostra nel farmi da beta reader, con tutte le idee strampalate che mi vengono in mente, ora è il momento di rispondere alle recensioni!
     
    @ Yusei Trek: credo lascerò Hakai a risponderti. Hakai: Tranquillo, sono tutti mondi che ho già distrutto, dato che sulla mia lista avevano la massima priorità, assieme a qualche altro che non si possono nominare...
    @ Liberty89: Allora direi che siamo a -1 XD
    @ francix94: consolati: la mia mente si è dichiarata in sciopero per ciò che ho in mente XD
     
    Ok, e ora... *batte le mani e le appoggia al foglio* buona lettura a tutti!

    Capitolo 59: Il ritorno. Il potere di colui che inghiottì la divinità - Torna all'indice dei capitoli
    “Allora, a che punto sei?” chiese Hikari, avvicinandosi a Cid.
    “Uff… Ho quasi finito…” rispose lui, appoggiando a terra una chiave inglese e prendendo un cacciavite. “Avete fretta di partire, vero?”
    “Già… Questa crisi non aspetterà di certo noi…”
    “E Dark dov’è?”
    “È andato in piazza… credo stia cercando qualche indizio su Aqua. In fondo, sembra sia sparita proprio in questo mondo…”
    “Capisco…”
     
    Dark si fermò al centro della piazza, che era stata ricostruita da poco tempo.
    ‘Qui è successo qualcosa d’importante, lo sento… Ma di cosa può trattarsi?’ si chiese, guardandosi attorno.
    “Che sia avvenuto qui… lo scontro tra Aqua e Xehanort?” disse, sapendo bene che nessuno poteva fornirgli una risposta.
    “Prima regola dell'assassino: nasconditi nell'ombra e cela il tuo respiro!” disse una voce.
    Il custode si girò subito, cercandone la fonte.
    “Seconda regola dell'assassino: osserva il tuo nemico e sfrutta le sue debolezze!” continuò la voce, anticipando una sfera di ghiaccio, che Dark evitò saltando all’indietro.
    “Terza regola dell'assassino: elimina il bersaglio prima che si accorga della tua presenza!”
    Non appena concluse quella frase, dalla cima delle scale di fronte alla piazza si alzò un polverone, che continuava a scendere in direzione del Keyblader, che evocò immediatamente la propria arma.
    Pochi secondi dopo, Balance si scontrò contro un Keyblade azzurro, impugnato da un ragazzo con i capelli dello stesso colore.
    “Black Star?!” chiese sorpreso Dark, riconoscendolo.
    “Ehilà! È da un po’ che non ci si vede, vero?” rispose lui, saltando all’indietro. “E vedo che riesci a prevedere le mie mosse senza difficoltà! Non male, ma non sei ancora ai livelli di una divinità come me!” urlò, facendo scomparire l’arma e alzando l’indice destro verso il cielo.
    Dark sospirò, per poi far sparire anche lui la sua arma.
    “Cosa ci fai qui? E soprattutto, da quando sei un custode?”
    “Alla prima domanda non ti so rispondere: mi sono ritrovato qui dopo che un bastardo di nome Hakai ha distrutto il mio mondo. La seconda, l’ho ottenuto poco prima di perdere i sensi e di risvegliarmi qui.”
    “Hakai… ha distrutto il tuo mondo?” ripeté Dark. “Dunque ha già cominciato a muoversi…”
    “Allora immaginavo bene: tu lo conosci.”
    “Ci ho già avuto a che fare un paio di volte, ma non credevo che avrebbe distrutto dei mondi senza la nostra presenza… Ma in fondo, se lui vuole portare caos, quello è un metodo rapido…”
    “Non so di cosa tu stia parlando, ma voglio mettere in chiaro una questione:” disse Black Star, guardandolo serio negli occhi. “Hakai lo eliminerò io personalmente.”
    “Non è così facile: Hakai non è un avversario alla tua portata. Io stesso fatico a tenergli testa.”
    “Ed è per questo che sta prendendo lezioni da me. In fondo, tra assassini ci si aiuta.” Disse un’altra voce.
    Dietro a Black Star arrivò un uomo dai capelli rossi, che Dark riconobbe subito.
    “Axel?” esclamò sorpreso, evocando il Keyblade. “Perché sei ancora vivo? Saresti dovuto essere eliminato da Rexenet!”
    “Non so di cosa tu stia parlando. Anche se sinceramente non so nemmeno io perché sono ancora vivo, dato che mi ricordo perfettamente di essermi sacrificato per aiutare Sora. Però c’è una novità in tutto questo…” fece, portandosi una mano sul petto. “Ora possiedo nuovamente un cuore, motivo per cui ho ripreso il mio vecchio nome.”
    “Che sarebbe?”
    “Lea. Got it memorized?” rispose lui, sorridendo.
    “Tsk. Vedo che quella frase non vuoi proprio smettere di usarla, vero?”
    “Che ci vuoi fare? Finché fa effetto… Piuttosto… tu devi essere Dark… il custode dai cento e passa cuori di cui mi ha parlato Black Star, giusto?”
    “In persona. Anche se sono conosciuto di più come custode dell’equilibrio.”
    “Custode dell’equilibrio? Credevo esistessero solo quelli della luce e delle tenebre…”
    “Purtroppo non è così. Esistono altre due categorie, entrambe composte da un solo membro: Equilibrio, il cui rappresentante sono io; e Caos, il cui rappresentante è Hakai. Però a differenza mia, Hakai usa un corpo non suo per combattere.”
    “Cosa intendi dire?” chiese Black Star.
    “Hakai sta usando il corpo di un altro ragazzo di nome Gadian, che in realtà non farebbe del male a una mosca.”
    “Dunque non posso eliminarlo direttamente, è questo il succo del discorso, giusto?” fece l’assassino.
    “Vorrei trovare un modo per separarli. Una volta che Hakai sarà da solo, potremmo eliminarlo senza problemi.”
    “E credi di riuscirci?” domandò Lea.
    “Non lo so… è colpa mia se ora Xehanort possiede il X-Blade… Perciò devo riuscire a risolvere anche quella questione… Nel frattempo, potrei chiedervi un favore?”
    “Di cosa si tratta?”
    “Poco più di dieci anni fa, su questo mondo si è disputato lo scontro tra Aqua e Xehanort… Potreste cercare informazioni in proposito? Aqua ha detto di essere scomparsa qui… Ma non credo sia passata inosservata…”
    “Umh… Xemnas si recava spesso in un posto che Xigbar chiamava ‘Stanza del sonno’… Dato che Xemnas era il Nessuno di Xehanort, forse lì potrei trovare qualche indizio… Mentre mi ha mandato nel Castello dell’Oblio alla ricerca di un’altra stanza che ha chiamato ‘Stanza del risveglio’…”
    “Il luogo dove riposava Ventus fino al suo risveglio.” Spiegò Dark. “Quindi è probabile che ci sia veramente un legame tra le due stanze… Solo che non abbiamo la più pallida idea di dove si trovi… E non possiamo nemmeno chiederlo a Terra, dato che non so come ritracciarlo…”
    “Cosa c’entra Terra?”
    “Xehanort ha usato il suo corpo per diventare Heartless e Nessuno. Perciò dovrebbe essere a conoscenza di tutto ciò che hanno fatto questi ultimi.”
    “Xehanort aveva proprio pensato a tutto, eh? Va bene, ci metteremo alla ricerca di informazioni. In fondo, è lo stesso lavoro che facevo per l’Organizzazione. Come facciamo ad aggiornarti su eventuali novità?”
    “Andate da Cid e chiedetegli di mettervi in comunicazione con la nostra Gummiship. Poi c’è un’altra questione da sistemare.” Continuò Dark, guardando Black Star.
    “Ora che sei stato scelto come custode, dovrai partecipare anche tu alla guerra, lo sai vero?”
    “Diciamo che lo immaginavo. Come ho detto prima, mi basta eliminare Hakai. Se questo significa partecipare a una guerra, non ha importanza.”
    “Perfetto. Allora io vado. Ci sentiamo.” Disse il custode dell’equilibrio, avviandosi verso la casa di Cid.
    ‘Dunque Lea è ancora vivo… com’è possibile?’ si chiese. ‘E soprattutto… sarà l’unico o anche gli altri membri hanno avuto lo stesso destino?’
     
     
    “Ecco qui!” fece Cid, pulendosi le mani sporche d’olio su un panno, e mostrando una Gummiship alle sue spalle. “Come promesso l’ho costruita nel minor tempo possibile. Certo, non avrà tutte le comodità della precedente, ma può portare lo stesso fino a cinque persone, e ovviamente ha sempre la sala comandi, la cucina e tutte le stanze separate.”
    “Grazie mille Cid!” esclamò Hikari. “Mio padre lo diceva sempre che tu eri il miglior meccanico del mondo!”
    “Solo di questo mondo? Potrei offendermi, sai?” rispose lui ridendo e accedendosi una sigaretta. “Allora, immagino partirete subito, vero?”
    “Già, però devo avvisarti che potresti ricevere la visita da parte di due persone.” Disse Dark.
    “Uh? E chi sarebbero?”
    “Due assassini di professione, di cui uno custode, ai quali ho chiesto di fare una piccola indagine. Se troveranno qualcosa, verranno da te per comunicarmi eventuali novità.”
    “Aspetta… uno di loro ha per caso i capelli azzurri e una stella tatuala sulla spalla?”
    “Deduco che l’hai già incontrato…”
    “E chi non l’ha fatto? Sbuca fuori dal nulla urlando a squarciagola che un assassino deve agire in silenzio…”
    “Black Star, vero?” chiese Hikari a Dark, che annuì.
    “Il suo mondo è stato distrutto da Hakai, e qui è stato soccorso da Lea.”
    “Lea? Aspetta… Non è il vero nome di Axel?”
    “Precisamente. Non lo sa nemmeno lui come, ma è tornato com’era in origine, con tanto di cuore. Questo significa che probabilmente anche gli altri membri saranno in giro da qualche parte… anche se non possiamo esserne certi…”
    “Speriamo di no!” lo interruppe Cid. “Direi che ne abbiamo già abbastanza di guai!”
    “Già… D’accordo, allora noi andiamo!” fece Hikari, per poi cominciare a entrare nella navicella. “Grazie ancora!”
    “Ci mancherebbe! Se posso aiutare in qualche modo in questa guerra, lo faccio volentieri. Non ci tengo a vedere l’universo sparire. Perciò vedete di non perdere, o ve la dovrete vedere con me!”
    “D’accordo, messaggio ricevuto.” Commentò Dark, per poi seguire Hikari.
    Pochi minuti dopo la Gummiship si alzò in volo, per poi sparire nel cielo.
     
     
    Dark e Hikari uscirono dal varco.
    “Incredibile…” disse il custode. “Proprio come l’ultima volta che sono stato a Radiant Garden, il primo mondo che incontro in pericolo è questo…”
    “Ma cosa potrebbe essere successo di così grave? Dopotutto, non avevi già aiutato Edward e Alphonse?”
    “Già… ma a quanto pare, non è bastato…” continuò Dark, per poi osservare la grande voragine che c’era di fronte a loro.
    I due custodi si avvicinarono, per poterla osservare meglio.
    “È stata creata da una reazione alchemica… Ci sono ancora i segni…”
    “Dici una battaglia?”
    “Non lo so… purtroppo non ho il potere di vedere nel passato…”
    Ma prima che potessero dire altro, sentirono un tonfo dietro di loro.
    Si girarono immediatamente, vedendo solo allora un bambino, privo di sensi, che doveva essere appena caduto per terra.
    Lo raggiunsero di corsa, notando così che era pieno di ferite e di tagli, anche profondi.
    “Cosa gli è successo? È ridotto malissimo!” esclamò Hikari, mentre Dark lanciava una magia curativa, che cicatrizzò all’instante le ferite.
    Pochi secondi dopo, il bambino aprì gli occhi.
    “Ehi, tutto bene?” chiese subito la custode.
    “S-Sì…” rispose lui, per poi alzarsi in piedi.
    “Chi sei?” chiese Dark.
    “Il mio nome è Selim, e sono il figlio del Comandante Supremo.”
    “Comandante Supremo?” ripeté Hikari, mentre recuperava i ricordi che aveva su Fullmetal Alchemist. “Quindi ti chiami Selim, esatto?”
    Il bambino annuì.
    “Come mai eri ridotto in quello stato?”
    “È tutta colpa dei fratelli Elric e dei loro amici!” urlò Selim.
    “I fratelli Elric? Cosa vuoi dire?”
    “Stanno organizzando un colpo di stato, e hanno già ucciso mio padre in un attentato!”
    “Impossibile.” Fece Dark. “Conosciamo bene Ed e Al, non lo farebbero mai… A meno che…”
    “Stai pensando che ci possa essere lo zampino di Hakai?”
    “Era riuscito a corrompere anche Goku… Non vedo perché non possa aver fatto lo stesso anche con altri…”
    “E voi chi siete? Non vi ho mai visto prima…”
    “Siamo vecchie conoscenze dell’Alchimista d’Acciaio. Veniamo da un paese lontano. Siamo venuti qui per incontrare proprio i due fratelli, ma non eravamo a conoscenza di questa situazio-”
    Ma Dark fu interrotto dal rumore di un’esplosione, proveniente da poco lontano.
    “Hanno già cominciato l’attacco!” urlò Selim. “Stanno attaccando Central City!”
    Dark si voltò verso la direzione da cui era provenuto il suono.
    “Cosa facciamo? Come custodi, non possiamo ignorare la situazione…” domandò Hikari.
    A sentire ciò, il bambino s’irrigidì.
    “C-Custodi?” ripeté. “Voi sareste due dei famosi custodi?”
    “Proprio così. Io sono Dark, custode dell’equilibrio, mentre lei è Hikari, custode della luce.”
    Per un momento sul volto di Selim apparve un piccolo sorriso.
    “Wow! Davvero!” esclamò poi, esordendo in un sorriso completo a trentadue denti. “Fantastico! Non credevo ne avrei mai incontrato uno, figuriamoci due!”
    “Beh, come immagino saprai, la nostra presenza non è mai un buon segno…”
    “Invece capita a proposito! Voi sarete di sicuro in grado di sedare la rivolta senza troppe difficolta! Solo a nominarvi, sono sicuro che molti scapperanno via! E sono sicuro che se mio padre fosse ancora vivo, vi sarebbe molto grato!”
    Hikari guardò Dark, in attesa di sapere cosa fare.
    “Umh… purtroppo non ho seguito troppo il manga… perciò non so se quest’evento dipende dall’attuale situazione dell’universo o no…” spiegò lui, per poi guardare Selim. “Se però è vero che Ed e Al stanno attaccando, un motivo ci deve pur essere… sperando che non siano stati veramente corrotti dalla tenebre o dal caos…”
    Hikari abbassò la testa, mentre Selim si spostava alle loro spalle.
    “Speriamo…”
    “Però c’è una cosa che mi ricordo della storia…” continuò Dark, guardando Hikari. “Ed è…”
    Prima di continuare, Dark evocò il Keyblade, parando un colpo proveniente dall’ombra di Selim. “…che il Comandante Supremo in realtà è un Homunculus!”
    La custode evocò subito anche lei il Keyblade.
    “Non male.” Disse Selim, usando una voce più profonda rispetto a quella di prima. “Ma in fondo dovevo aspettarmelo da colui che ha sconfitto Envy…”
    “E a te andrebbe un oscar per la recitazione… inscenare un bambino quando in realtà sei un essere immortale dotato di poteri… Non male…”
    “Sai che questa frase volendo la si potrebbe usare anche con te, vero?” commentò Hikari, sorridendo.
    “Lo so perfettamente… Però devi ammettere che quella recita mi è venuta bene…” rispose l’altro, per poi allontanare l’ombra di Selim.
    “Come hai fatto a capirlo? A quanto ho sentito, sapevi di Wrath, ma non di me…”
    “Semplice: le tue ferite. Sai, ti ho solo fatto rimarginare la pelle, non la carne. Ma stranamente, ti sei ripreso lo stesso… Strano, per un bambino che era messo decisamente male… Immagino tu ci abbia visto arrivare e te le sia auto inflitte per cercare poi di scoprire le nostre intenzioni.”
    “Complimenti, custode dell’equilibrio. Sai, non vedevo l’ora di incontrarti… Envy ha continuato a sbraitarti contro, non appena il Padre è riuscito a farlo tornare tra noi…”
    “Cosa?” fece Hikari sorpresa. “Credevo che una volta tolta la pietra filosofale, per voi Homunculus fosse la fine…”
    “Beh, si da il caso che il tuo compagno ne abbia presa solo un pezzo. La restante è stata recuperata e restituita a nostro Padre, che è riuscito così a riportarlo in vita. E sai, è molto impaziente di conoscere l’essere umano che ha sconfitto uno dei suoi figli…”
    “Grazie, ma credo che ne farò a meno. Immagino che Ed e Al stiano combattendo contro gli altri Homunculus, vero?”
    “Non proprio… stanno realmente affrontando l’esercito dello stato, ma questo solo perché i loro ufficiali sono sotto il nostro diretto comando.”
    “Come immaginavo… Allora dovremo eliminare te per primo.”
    “Credi che sia così facile? Io sono il primo Homunculus. Avrò l’aspetto di un bambino, ma sono quello con più esperienza, l’Homunculus più importante. Lasciate che mi presenti di nuovo: il mio nome è Pride.”
    “Pride, eh? Beh, l’orgoglio in effetti non ti manca…”
    “Purtroppo per te, non ti basterà per sconfiggerci!” aggiunse Hikari, preparandosi a combattere.
    “Tsk. Non sono così stupido da battervi adesso che sono debole. Un conto sarebbe stato cogliervi di sorpresa, ma così consumerei tutta la mia pietra… Tanto tra poco, anche voi diventerete parte del Padre, assieme a tutti gli abitanti di questa nazione!”
    “Cos’hai detto?” esclamò Dark, per poi vedere l’ombra degli alberi aumentare.
    “Dark… il Sole!” disse Hikari, indicando la stella sopra di loro.
    Il custode si voltò subito, vedendo un piccolo spicchio nero comparire a lato del Sole.
    “Quando l’eclissi sarà al suo massimo… Si attiverà un cerchio alchemico, che trasformerà in una pietra filosofale tutti gli abitanti di questo paese. Pietra che permetterà al Padre di ottenere i poteri del Fondatore!” spiegò Selim, cominciando a scomparire nella propria ombra. “Chissà se voi custodi riuscirete a impedirlo… o se raggiungerete Edward e gli altri quattro sacrifici…”
    I Keyblader osservarono sparire l’Homunculus, per poi far svanire le proprie armi.
    “Ma perché non incontriamo mai un cattivo il cui piano segreto consiste nel battere a scacchi il proprio acerrimo nemico?” chiese Hikari, sospirando, mentre Dark apriva un varco.
    “Perché in quel caso non sarebbe un cattivo. Su, ora sbrighiamoci a raggiungere Ed e gli altri!”
     
    Quando uscirono dal varco, si ritrovarono dietro ad una decina di soldati che indossavano uniformi bianche, tranne uno, che indossava un impermeabile blu, che aveva i capelli da moicano e al posto del braccio destro aveva una specie di tenaglia di acciaio.
    Attorno a loro c’erano diversi corpi di altri soldati, mentre tutti gli altri erano girati verso un uomo che indossava una camicia bianca e un paio di jeans, con una benda nera che gli copriva l’occhio sinistro e che teneva una spada nella mano destra.
    Prima che potessero fare qualcosa, il moicano partì all’attacco verso l’uomo, cercando di colpirlo con il braccio d’acciaio, ma con una velocità incredibile, l’altro lo colpì in pieno con la spada, provocandogli una ferita lungo tutto il torace e costringendolo a cadere a terra, apparentemente privo di sensi.
    “E voi chi siete?” chiese l’uomo, rivolgendosi ai due custodi, facendo così accorgere della loro presenza i soldati.
    Dark osservò per qualche secondo il militare a terra.
    “Sei piuttosto veloce… Ho fatto fatica a vedere quel fendente…”
    “Non hai risposto alla mia domanda.”
    “Presentati prima tu.”
    “Tsk. Si vede che non siete di queste parti. Sono il comandante supremo King Bradley, e vi ordinò di dirmi i vostri nomi.”
    “Comandante supremo?” ripeté Hikari. “Il padre di Pride dunque…”
    A sentire ciò, l’occhio di Bradley divenne più sottile.
    “Come fate a saperlo?”
    “Oh, vero, scusa.” Disse Dark. “Io sono Dark, mentre lei è Hikari. E siamo due custodi del Keyblade.”
    Non appena ebbero pronunciato quella parola, i soldati alzarono lo sguardo sorpresi.
    “Capisco… Quindi voi siete i famosi custodi…” rispose Bradley, per poi girarsi pochi instanti prima che il moicano riuscisse a colpirlo, stavolta distruggendogli completamente il braccio artificiale, che finì a pezzi lungo tutto il pavimento.
    “Tu invece dovresti essere il capo di questa nazione. Fatico a credere che tutti abbiano fiducia in te…” fece Dark, evocando il Keyblade e putandoglielo contro. “Non metterti contro di noi e ritirati, o non avrò nessuna pietà.”
    “Un umano come te vorrebbe sconfiggermi? Non prendermi in giro.” Disse il comandante, per poi togliersi la benda, rivelando un tatuaggio rosso al posto dell’iride dell’occhio. “La mia vista perfetta mi permetterà di sconfiggerti, e non saranno quei tuoi strani occhi a salvarti!”
    “Questi? O, ma sono solo i miei occhi normali…” rispose il custode, chiudendo gli occhi, mentre attorno ad essi cominciavano a vedersi i nervi.
    Quando li riaprì, avevano attivati sia il Byagukan che lo Sharingan.
    “Vuoi usarli entrambi?” chiese sorpresa Hikari.
    “Voglio chiudere questa situazione il prima possibile. È vero che contro di lui basterebbe ben poco, ma non vorrei che avesse qualche asso nella manica… Tu resta qui e aiuta i soldati feriti, okay?”
    La custode annuì, dopodiché vide Dark avvicinarsi a Bradley.
    “Dunque sei proprio intenzionato a sfidarmi?”
    “Non sarà uno stupido Homunculus a fermarmi. E poi, se non riuscissi a battere te, non avrei nessuna speranza di poter vincere la guerra.”
    “Giusto, come ha detto quell’Aqua, voi custodi vi state preparando a una guerra di dimensioni enormi… Beh, non m’importa… Il Padre presto avrà un potere tale da poter sconfiggere chiunque.”
    “Ma davvero? Questo vostro Padre dev’essere davvero forte… o veramente stupido…”
    “Tsk.” Fece Bradley, per poi partire all’attacco, cercando di colpire Dark, che parò senza problemi il fendente.
    “È inutile, Bradley!” disse una voce sopra di loro.
    Tutti si girarono verso la fonte.
    Di fronte a loro c’era Ling, che indossava un impermeabile nero con una manica strappata.
    “Quell’umano non è lontanamente alla tua portata, come non lo è alla mia. E forse nemmeno a quella del nostro amato Padre…” disse, pronunciando con sarcasmo le ultime parole, per poi saltare giù e mettersi al fianco del custode.
    “Ling. Vedo che alla fine, hai rinunciato alla pietra filosofale…”
    “Spiacente, ma non sono Ling. Il mio nome è Greed, e per quanto riguarda Ling… pur di ottenere la pietra, ha rinunciato al suo corpo.”
    Dark girò lo sguardo verso di lui.
    “Capisco… Quindi sei anche tu un Homunculus…”
    “Se ti può consolare, abbiamo lo stesso obiettivo. Sbaglio, o mi sembri intenzionato a sconfiggere Wrath?”
    “Così pare…” rispose il custode, osservando con la coda dell’occhio Hikari guarire le ferite del militare con un braccio solo.
    “Due contro uno, eh?” fece Bradley, per poi sparire alla loro vista.
    “Dov’è andato?” esclamò Greed, poco prima che il comandante riapparisse di fronte a lui, tagliandogli un braccio come se nulla fosse.
    “Ling!” urlò Dark, per poi correre verso l’avversario, fermando un secondo colpo, questa volta destinato a decapitare l’altro Homunculus, che nel frattempo stava facendo ricrescere il braccio.
    “Non male… sei riuscito a parare il mio colpo… Ma questo ti fa forse credere di potermi sconfiggere?” chiese Bradley.
    “Lui forse da solo non ci riuscirà…” disse il soldato rimasto ferito, mentre finiva di legarsi attorno al braccio rimasto una corda simile a quella di una motosega, proveniente dal suo automail.
    “Capitano Buccaneer!” urlarono gli altri militari, sorpresi quanto i custodi per la sua tenacia.
    “Dovresti capire…” fece il Comandante Supremo, girandosi e correndo verso di lui. “…quando è il momento di arrendersi!”
    Detto ciò, prima che chiunque potesse fermarlo, trapassò allo stomaco Buccaneer, prendendolo di sorpresa.
    Il capitano rimase qualche secondo fermo, per poi rigettare una grossa quantità di sangue dalla bocca, che si aggiunse a quella che stava già uscendo dalle sue ferite.
    “M-Maledetto…” disse, per poi cercare di colpire Bradley con il braccio, costringendolo ad allontanarsi, lasciando la spada nel corpo del soldato, che cadde in ginocchio.
    Hikari si avvicinò subito, ma lui la fermò.
    “Non preoccuparti per me… Va bene così, sto bene…”
    “Non dire stupidaggini! Morirai sicuramente di questo passo!”
    “Non importa… Se sei veramente una custode, sconfiggi Bradley… Aiuta il tuo amico…”
    Hikari lo guardò sorpresa, per poi annuire.
    “D’accordo, come vuoi.” Fece, per poi raggiungere Dark ed evocare il Keyblade.
    “Ci siete solo voi due su questo mondo?” chiese Greed. “Secondo Ling, dovrebbero esserci altri custodi, senza considerare che non si ricorda minimamente di lei.”
    “Ci siamo separati dal gruppo principale. Ci siamo solo noi qui.” Rispose Dark, preparandosi a combattere.
    “Davvero? Peccato… speravo di poterlo eliminare subito, in modo da raggiungere il prima possibile il mio caro Padre e prendere il suo potere…”
    “Vorresti rubare il potere al Padre?” domandò Bradley, recuperando due pugnali da uno dei cadaveri a terra.
    “Non posso permettertelo. Ti ho già ucciso una volta Greed, posso farlo una seconda.”
    “Provaci… Wrath…” rispose l’homunculus, partendo all’attacco, mentre le sue braccia diventavano più scure, fino a raggiungere un grigio molto scuro, e le sue mani si allungavano in artigli.
    Senza aspettare i custodi, Greed attaccò Bradley usando le mani, che si scontrarono contro i due pugnali come se fossero anch’esse delle armi.
    Ma il Comandante Supremo lo respinse con un calcio, per poi cercare di colpirlo a sua volta.
    Prima che ciò potesse accadere, un’ombra si mise in mezzo ai due, parando il colpo di Wrath.
    Era un vecchio vestito come lo era Lan Fan quando si era intrufolata sulla Gummiship assieme a Ling.
    “Grazie vecchio. Mi hai salvato.” Disse Greed.
    “Non ho salvato te. Ho salvato il corpo di Sua Altezza.” Rispose l’uomo, per poi guardare King Bradley. “E lui chi sarebbe?”
    “Non lo conosci? È il Comandante Supremo.” Fece l’homunculus.
    L’uomo spalancò gli occhi.
    “Capisco…” disse, alzando la spada. “Quindi è lui l’uomo che ha tagliato il braccio a mia nipote…”
    Detto ciò, partì all’attacco, cercando di colpire Wrath, che si scansò in tempo, per poi rispondere con un fendente, che venne parato.
    “Presto, diamogli una mano!” disse Dark.
    Ma prima che i due custodi potessero muoversi, vennero circondati da decine di Heartless e Nessuno, che ostruirono tutte le vie di fuga.
    “E questi cosi cosa sono?!” chiese Greed sorpreso.
    “L’esercito di cui parlava Aqua. Creature oscure che nascono dall’oscurità degli esseri viventi, e ciò che resta di loro dopo aver ceduto a essa… Creature che possono essere sconfitte solo dai Keyblade o individui decisamente potenti… Heartless e Nessuno, questi sono i loro nomi…” spiegò Dark, per poi alzarsi in volo. “Hikari, alza una barriera attorno ai soldati, potrebbero farsi male.”
    “Quel ragazzo… sta volando!” fece uno dei soldati, poco prima che attorno a lui comparisse dal nulla un campo di forza, cosa che avvenne anche per gli altri.
    “E ora cosa vuole fare?” domandò Greed, per poi girarsi verso il vecchio, che stava riuscendo a tenere testa all’avversario, anche se con evidente fatica.
    Nel frattempo, Dark creò una sfera di fuoco nella mano, che divenne di colpo gigantesca.
    “Prendete questo!” urlò, scagliandola contro i nemici.
    L’esplosione fu devastante.
    Hikari e i soldati riuscirono a rimanere al loro posto grazie alle barriere, mentre Greed, assieme a Wrath e all’uomo vennero sbalzati via dall’onda d’urto.
    Anche l’edificio su cui si trovavano subì diversi danni, riempiendosi di crepe.
    Dark vide un corridoio chiuso che collegava il campo di battaglia a un punto più basso della città collassare su se stesso.
    Per quanto riguardava gli Heartless e i Nessuno invece, essi scomparvero completamente, avvolti dalle fiamme.
    Il custode creò subito una sfera d’acqua, che poi scagliò in cielo, facendo così cominciare a piovere, spegnendo così le fiamme, dopodiché atterrò di fronte a Bradley.
    “Tu… cosa sei? Un alchimista non è in grado di fare cose del genere…” disse lui, senza però mostrare troppa sorpresa.
    “Mi sembrava fosse chiaro: sono un custode. A essere precisi, il custode dell’equilibrio, ma non credo che a te possa interessare troppo, vero?”
    “Custode dell’equilibrio? Non è altro che un titolo… Come il tuo nome suppongo.”
    “I miei complimenti, anche se non era così difficile capire che Dark non è il mio vero nome. Purtroppo, il mio vero nome è stato cancellato assieme alla morte del vecchio me.”
    “Interessante… la stessa cosa che è successa a me… Sarebbe dunque una battaglia tra due persone che hanno ripudiato il proprio nome, ma temo dovrò rimandare. Se perdessi tempo con te, i soldati di Briggs s’impadronirebbero del Quartier Generale… e non posso permetterlo!”
    “Mi spiace deluderti, ma non ti lascerò fermarli. Sono molto più potente di quanto hai visto… A occhio e croce, direi che quello era il 5% del mio potenziale effettivo… Volendo, potrei cancellare questo mondo in pochi secondi.”
    “Ma non lo farai, vero? Altrimenti non cercheresti di sconfiggermi normalmente.”
    “Aspetta un secondo!” li interruppe Greed. “Stai parlando sul serio? Tu possiedi davvero un potere del genere?”
    Dark lo guardò senza spostare la testa.
    “Certo, anche se l’ho usato una sola volta e su un mondo fittizio. Quando si è in grado di combinare la luce alle tenebre, diventi potenzialmente invincibile. Anche se preferisco evitare.”
    Greed rimase con lo sguardo stupito per qualche secondo, per poi sorridere.
    “Interessante… Hai un potere davvero interessante, custode! Potresti anche sconfiggere il Padre senza troppe difficoltà!”
    “Sconfiggere il Padre? Non dire stupidaggini, Greed!” fece Bradley, preparandosi a colpire. “Nessuno può sconfiggerlo, e tu lo sai bene.”
    “Non so chi sia questo Padre…” disse il vecchio, rialzandosi e aprendo la giacca, rivelando così diversi esplosivi. “Ma se è colui che ti comanda, e quel ragazzo è in grado di sconfiggerlo, è mio dovere fargli risparmiare più forze possibili. E in questo modo, anche il principe sarà salvo!”
    Detto ciò, accese tutte le candele di esplosivo, e si lanciò contro Bradley, che non si mosse di un millimetro.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, si limitò a muovere uno dei pugnali, tagliando di netto tutte le micce.
    Per qualche secondo l’uomo rimase fermo, per poi vedere apparire di colpo un taglio lungo tutta la vita.
    Bradley abbassò la guardia, ormai sicuro che non il vecchio non potesse fargli più nulla.
    Ma proprio in quel momento, un dolore dalla pancia lo costrinse a spalancare gli occhi.
    Buccaneer, dopo essersi estratto la spada dal corpo, aveva superato di corsa i custodi e Greed, trafiggendo il vecchio assieme a Bradley.
    “Anche se hai gli occhi di un essere superiore… non hai modo di evitare un attacco… che non vedi arrivare…” disse a fatica.
    “Sono qui vecchio…” continuò. “Ti accompagno all’inferno… non ti lascio andare da solo… vengo anch’io con te!”
    L’uomo sorrise.
    “A-Allora… hai tutta… la mia gratitudine…” rispose, per poi smettere di respirare.
    Wrath spalancò ulteriormente gli occhi, per poi dare un calcio a entrambi, allontanandoli assieme alla spada che lo aveva ferito.
    Bradley non fece nemmeno in tempo a riprendersi che dietro di lui Greed e Dark arrivarono a tutta velocità, il primo con la mano pronta a colpire, il secondo con il Keyblade.
    Il Comandante Supremo cercò di difendersi con il pugnale, ma esso fu spezzato a metà dall’homunculus dell’avarizia, che lo colpì all’occhio, mentre il custode lo colpì nello stesso punto in cui era già stato ferito grazie al sacrificio del vecchio e di Buccaneer.
    L’onda d’urto dei due colpi fu sufficiente a spedire Bradley contro il muro, che crollò, facendolo cadere giù.
    Dark si diresse subito verso quel punto, per verificare che fine avesse fatto l’avversario.
    Ma quando lo raggiunse, vide che oltre il muro si trovava un canale artificiale molto vasto e profondo, e in un punto di esso, si poteva vedere una chiazza di sangue.
    “È morto?” chiese Hikari, raggiungendolo.
    “Ne dubito. Ma credo che sia ferito. Non era in grado di rigenerarsi, altrimenti sarebbe guarito subito non appena colpito. E in quello stato, non potrà andare molto lontano. Ora occupiamoci di loro.” Disse, girandosi verso i due feriti, ormai entrambi in un lago di sangue.
    “Foo! Lispondimi Foo!” urlò Greed, usando la voce di Ling, scuotendo il corpo del vecchio, che però non dava risposta.
    Dark lanciò subito la magia curativa sia su di lui che su Buccaneer.
    Ma non ebbe nessun effetto.
    “È troppo tardi…” ammise il custode, per poi girarsi verso il capitano, che ancora respirava, sebbene a fatica.
    “S-Sembra… che nemmeno la vostra… strana alchimia possa salvarmi…” disse, accennando a un sorriso.
    “Capitano!” fecero i suoi uomini, mettendosi attorno a lui.
    “L’aria di città… è troppo pesante per me…” continuò l’uomo, per poi portarsi la mano sulla fronte, eseguendo un saluto militare. “Vado oltre le cime di Briggs… Vi precedo…”
    Detto ciò, la mano cade esanime a terra.
    Dark osservò i due cadaveri, per poi aprire un varco.
    “Greed… dove posso trovare questo Padre?”
    “Ora sono di nuovo Ling…” rispose lui. “Ad ogni modo, lo puoi tlovale nei sottellanei… Attenzione, è molto potente.”
    “Grazie per l’avvertimento.” Fece Hikari, per poi attraversare il varco assieme a Dark.
     
    Quando i due uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala sotterranea, piena di tubature.
    “Oh, mi stavo appunto chiedendo quando sareste arrivati.” Li accolse una voce.
    Di fronte a loro c’era un essere completamente nero, il cui intero corpo era pieno di occhi disposti in maniera completamente caotica, con un occhio al centro di quel che doveva essere il volto, sotto il quale c’era una bocca priva di labbra, che mostrava solo i denti acuminati.
    Dark e Hikari evocarono immediatamente i Keyblade.
    “Tu devi essere il fantomatico Padre, giusto?” chiese il Keyblader dell’equilibrio.
    “Risposta esatta, Dark.” Disse un’altra voce dietro di loro, che gli fece spalancare gli occhi.
    “Xehanort!” urlò Hikari, voltandosi verso il Master caduto, che sorrise.
    “Era da un po’ che non ci vedevamo, eh?” rispose lui, muovendosi verso di loro, per poi superarli e affiancarsi al Padre.
    “Immaginavo sareste arrivati qua, così ho deciso di dare una mano. Se il piano di questo Homunculus andrà in porto, tutte le persone di questa nazione diventeranno Heartless, che aumenteranno il mio esercito. E dai cuori più forti, nasceranno ottimi Nessuno!”
    “Folli! Non ve lo permetteremo mai!”
    “Davvero? Allora lasciate che vi faccia incontrare una vostra vecchia conoscenza…” rispose l’ex Master, schioccando le dita e aprendo un varco dietro di lui.
    Immediatamente un piede fuoriuscì, seguito subito dal resto del corpo.
    Dark guardò con un misto di rabbia e sorpresa l’individuo uscito dal varco.
    “David… dunque sei ancora in giro…” si limitò a dire alla fine.
    “Non è completamente esatto… Sfortunatamente, Soku era riuscito realmente a eliminarmi, ma la mia sete di vendetta era troppa. Perciò sono tornato da Kingdom Hearts… come Nessuno: Xadvid!” disse, urlando l’ultima parola.
    “Vedo che il tuo ego non ha subito danni, anche se ora stai solo fingendo di averlo…” commentò Hikari, mentre Xehanort spariva in un varco.
    “Come anche la codardia del suo maestro è sempre la stessa.”
    “I miei poteri ora sono aumentati. Avrei voluto sistemare Marco e Soku prima di voi, ma posso accontentarmi.”
    “Provaci!” fece Dark, impugnando il Keyblade.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, un piccolo terremoto percorse il pavimento.
    “E ora cosa succede?” domandò Hikari, alzandosi in volo per non subire le vibrazioni.
    “Stanno arrivando gli altri sacrifici.” Rispose il Padre, mentre la sua bocca si apriva in un’enorme sorriso.
    Mentre diceva ciò, dalla sua pancia sbucava fuori una testa, appartenente a un uomo, dai capelli e occhi dorati.
    “Scappate! Non potete affrontarlo!” urlò ai custodi.
    “Hohenheim. Così turbato dall’imminente arrivo dei tuoi figli?” commentò divertito l’essere nero.
    “Cosa vuoi dire?” chiese Dark, per poi sentire un rumore sopra di sé.
    Lui e Hikari alzarono subito lo sguardo, vedendo tre occhi giganteschi apparire dal nulla e spalancarsi.
    Dalla pupilla al loro centro uscirono tre figure umane, di cui due ben note ai custodi.
    Edward e Alphonse Elric atterrarono di fronte a loro, mentre poco lontano cadde una donna vestita di bianco, dai capelli neri divisi in trecce.
    “D-Dove siamo?” chiese l’Alchimista d’Acciaio, rialzandosi, ritrovandosi così di fronte a Dark.
    Per qualche secondo rimase in silenzio.
    “Al, temo proprio che stavolta siamo morti.” Disse infine, rivolgendosi al fratello, che era rimasto anche lui a fissare il custode.
    “Ah, menomale.” Fece Hikari. “Stavolta non sono io quella che passa per un fantasma…”
    “Hikari! Sei morta anche tu?” chiese Ed.
    “Certo che no! E nemmeno voi lo siete!” rispose lei.
    “Quindi è Dark a essere un fantasma, giusto?”
    “Non proprio, diciamo che nemmeno il disintegrarmi mi ha eliminato…”
    “Ma cos’è? Sei più immortale tu di un Homunculus!” esclamò arrabbiato Edward.
    “Intendi quello alle tue spalle?”
    A sentire ciò, i due fratelli Elric si voltarono, vedendo così l’Homunculus nero.
    “Papà!” esclamò Al, rivolta alla testa che sbucava dalla pancia dell’essere.
    “Mi dispiace, credevo di riuscire a sconfiggerlo…” disse, prima di venire inglobato nuovamente dall’essere.
    “Ohi… Si può sapere che diavolo sta succedendo?” chiese la donna, alzandosi anche lei.
    “Maestra! Tutto bene?” fece Ed, andando ad aiutarla.
    “Sì, anche se sono stata meglio… cos’è successo?”
    “Semplice, miei sacrifici.” Rispose l’Homunculus. “Ho radunato qui nel mio castello quattro dei cinque sacrifici. Il quinto vi raggiungerà presto, tranquilli.”
    “Il quinto? Vuoi dire che non è ancora pronto?” fece Edward, per poi battere le mani e trasformare il suo automail in una lama.
    “Ci stanno pensando i miei figli. Lo convinceranno a effettuare la trasmutazione umana, proprio prima dell’eclissi.”
    “Non sei noi abbiamo qualcosa in contrario ovviamente.” Lo interruppe Dark, mettendosi assieme a Hikari davanti ai tre alchimisti.
    “E voi chi siete?” chiese la maestra.
    “Oh, solo due custodi in viaggio per l’universo.” Spiegò la Keyblader.
    “Custodi? Quei custodi?!” ripeté sorpresa.
    “Credete davvero di potermi tenere testa?”
    “Oh, non lo crediamo…” rispose Dark, battendo le mani e appoggiandole a terra, creando così attorno all’essere nero una gabbia, che lasciava scoperto solo il lato di fronte.
    Senza perdere un secondo, il custode creò tra le mani una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che fuse e lanciò contro l’avversario, provocando un’esplosione che disintegrò completamente la gabbia.
    “Che cavolo… Chi è quel ragazzo?” chiese la maestra.
    “Si fidi, quello è il minimo che sa fare, lo abbiamo visto fare di peggio… E poi abbiamo saputo che ha distrutto un intero pianeta in pochi secondi…” spiegò Edward, abbassando la voce mentre finiva la frase.
    “Incredibile…” disse una voce proveniente dal fumo, pochi instanti prima che il Padre riemergesse da esso. “Puoi usare anche tu l’alchimia senza cerchio alchemico e a livelli avanzati.”
    “Ha usato l’alchimia assieme a semplice magia.” Spiegò Xadvid.
    “E lui chi è?!” urlarono in contemporanea i fratelli Elric.
    “Oh, è vero, che scortese che sono. Piacere, Xadvid, custode delle tenebre.” Si presentò lui, sorridendo.
    “Homunculus!” continuò lui. “Credi di potergli tenere testa al momento?”
    “Potrei, mai gli altri potrebbero essermi d’intralcio. Non avevo messo in preventivo che potesse essere così potente…”
    “Quanto tempo ci metterà Pride?”
    “Dipende se Mustang decide di collaborare o no. Comunque non credo più di qualche minuto.”
    “Perfetto!” rispose il Nessuno, schioccando le dita.
    Attorno ai custodi e agli alchimisti si aprirono centinaia di varchi oscuri, dai quali uscirono un corrispondente numero di Heartless.
    “E questi cosa sono?” chiese l’Alchimista d’Acciaio.
    “Heartless. L’esercito di Xehanort.” Spiegò Hikari. “Maledizione, hanno proprio intenzione di tenerci occupati più tempo possibile…”
    “Ci penso io!” disse la maestra, battendo le mani e appoggiandole a terra.
    Il pavimento s’illuminò, per poi modificarsi in un cannone gigante.
    “Spostatevi!” urlò, per poi sparare.
    Il colpo esplose proprio contro il gruppo di Heartless, che però ne uscirono indenni.
    “Cosa? Sono immortali anche loro?”
    “No, semplicemente non possono essere colpiti da armi normali.” Rispose Dark, creando una sfera di vento, che scagliò contro i nemici, provocando un piccolo tornado che risucchiò al suo interno più della metà delle creature d’oscurità, che svanirono in essa.
    “Ci pensiamo noi due a loro. Voi occupatevi del Padre!” fece Hikari, preparando e lanciando una sfera di fuoco contro gli Heartless.
    “D’accordo!” rispose Edward, per poi dirigersi verso l’Homunculus grazie ad un passaggio creatosi tra i nemici.
    “Dunque sarete voi ad affrontarmi?” chiese la creatura nera, sorridendo, per poi girare lo sguardo verso il soffitto, sul quale era apparsa una luce rossa.
    “Sembra sia arrivato anche il quinto.” Disse, mentre un nuovo occhio si apriva, lasciando cadere un uomo che indossava una divisa militare blu.
    “Colonello!” urlò Alphonse, andando a soccorrerlo
    “Urgh… Al, sei tu?” chiese lui, mettendosi seduto. “Come hai fatto a trovarmi in questo buio?”
    “Eccomi Padre.” Disse una voce, mentre delle ombre scendevano giù dal soffitto, per poi prendere le sembianze di Selim, che si portò subito una mano sul volto, come a voler nascondere qualcosa.
    “Ottimo lavoro, Pride.”
    “Buio?” ripeté l’Elric più giovane, ignorando l’arrivo dell’Homunculus.
    “Mi stai dicendo che tu non riesci a vedere quest’oscurità?” chiese Mustang.
    Edward spalancò gli occhi, capendo cos’era successo.
    “Pride… cos’è successo là sopra?”
    “Semplice. Ho costretto Mustang ad aprire il portale e a incontrare la verità.”
    “E la verità gli ha dato la giusta disperazione.” Continuò il Padre, avvicinandosi a un tavolo là vicino.
    “Non dire stupidate!” urlò. “Posso capire me, Al, la maestra, che abbiamo violato volontariamente il tabù… ma lui no!”
    “Beh, caro Alchimista d’Acciaio, ora non c’è molto tempo per parlare… ormai l’eclissi è quasi al suo punto massimo. Presto voi sacrifici adempierete al vostro scopo.”
    Ma prima che qualcuno potesse replicare, il soffitto esplose, costringendo i presenti a mettersi al riparo, tranne i due Homunculus.
    Dal buco creatosi saltò giù una bambina, che atterò proprio di fronte al Padre.
    “May!” urlò Alphonse.
    “Al! Ci sei anche tu?” fece la bambina, girandosi verso di lui, mentre un piccolo panda la raggiungeva, mettendosi sulle sue spalle.
    “Cielo.” Fece il Padre, guardando in alto. “Hai distrutto di nuovo la mia casa.”
    “Anche se hai un altlo aspetto ti liconosco. Tu sei l’Immoltale!” disse la bambina, usando lo stesso accento di Ling, indicandolo. “Livelami il tuo segleto!”
    “May, stai attenta! Non è un nemico alla tua portata!” urlò Edward.
    “Dimenticate che io ho dalla mia parte Alkahestry! Posso usare senza problemi l’alchimia!”
    “Vedo che ne hai di nemici, eh?” fece Xadvid, sorridendo. “Beh, immagino che il voler sacrificare un’intera nazione non sia visto da tutti come una cosa positiva…”
    Proprio in quel momento, sopra di loro, grazia all’esplosione, era possibile vedere il cielo, che ormai era quasi completamente buio.
    Dark girò lo sguardo verso l’alto, vedendo così l’ultimo spicchio di sole scomparire dietro la luna.
    “Ci siamo!” urlò l’Homunculus principale, aprendo le braccia.
    Dal suo corpo sbucarono fuori altre quattro braccia, che si allungarono fino a catturare i quattro alchimisti, intrappolandoli.
    “E ora cosa…?” fece Hikari, mentre l’essere nero faceva uscire dalla pancia la sagoma intera di Hohenheim, che girò la testa verso di lui.
    “Avete mai pensato al mondo come un essere vivente? O meglio, ad un sistema? Che cosa succederebbe se io potessi aprire la porta che mi permetterebbe di ottenere tutto il suo potere?” chiese l’Homunculus, mentre Pride sorrideva divertito.
    Dark e Hikari lo guardarono con aria interrogativa, per poi spalancare gli occhi.
    “Aspetta… Tu per fondatore cosa intendi?” chiese il custode dell’equilibrio.
    “Semplice. Intendo l’essere che sovrasta tutti. La divinità che ci tiene legati!”
    “In poche parole… tu vorresti acquisire un dio?” chiese sorpresa Hikari.
    “Proprio così.” Rispose Xadvid, mettendosi in mezzo, e creando una barriera attorno a lui e ai due Homunculus. “Puoi procedere.”
    “Grazie.” Rispose l’essere, avvicinandosi ad una scacchiera e togliendo i pezzi, rivelando così un cerchio alchemico.
    “E ola cosa vuole fale?” chiese May, affiancandosi ai due custodi.
    “Attiverà il cerchio di trasmutazione per creare una nuova pietra filosofale, per poi poter ottenere i poteri del fondatore.” Spiegò Greed, saltando giù e raggiungendoli.
    “Bastardo! Non puoi farlo!” urlò Edward, cercando di liberarsi.
    “Troppo tardi!” disse il Padre, appoggiando con forza una mano sul cerchio, dal quale uscirono subito diverse luci rosse.
    Immediatamente sulla pancia dei cinque sacrifici si aprì un occhio, dai quali uscirono decine di braccia nere, che cercarono di afferrare l’Homunculus, che sorrise.
    “Così! Bravi portali! Affrontatevi! E aprite per me la porta verso il fondatore!”
    Dicendo ciò, attorno a lui si creò una sfera nera, che cominciò ad aumentare drasticamente di dimensioni, inghiottendo l’intera sala e uscendo dalla struttura, lasciando intatte le pareti.
    Dark e Hikari volarono subito verso l’alto, riuscendo a superare la velocità d’espansione della sfera e uscirono, ritrovandosi nel cielo aperto.
    Sotto di loro, i raggi rossi partiti dal cerchio alchemico si stavano diffondendo, seguiti da delle scosse di terremoto.
    Con lo sguardo inorridito, i due custodi videro i raggi prendere forma lungo tutta la città, andando anche oltre.
    Poi, tutte le persone che c’erano per le strade, che si guardavano attorno spaventante, improvvisamente cominciarono a cadere a terra.
    “S-Sta… Sta veramente… uccidendo tutti…” disse Hikari, non riuscendo a credere ai suoi occhi.
    Dark continuò a fissare l’orribile spettacolo che si stava svolgendo sotto di loro.
    “Xehanort non è l’unico pazzo a quanto pare e la cosa mi preoccupa…”
    “Aspetta un secondo! Se prenderà le anime di tutti… Significa che nemmeno Winry, i soldati e tutti gli altri che abbiamo visto…”
    Prima che Dark potesse rispondere, sopra di loro cominciò a materializzarsi una porta gigantesca, che percorreva come lunghezza ben oltre il diametro della città.
    La porta poi si aprì, rivelando nuovamente il cielo, con l’eclissi che si stagliava sopra di loro, come ad osservare lo spettacolo.
    Dalla città cominciarono ad uscire centinaia di braccia nere, che puntavano verso essa.
    “Presto, via da qui!” urlò Dark, volando il più velocemente possibile oltre la porta, seguito a ruota da Hikari.
    Mentre i due si mettevano al sicuro, di fronte al sole oscurato cominciò ad apparire una seconda porta, che si aprì lentamente.
    Al suo interno si trovava un occhio, che fissava la terra.
    “Fondatore!!!” urlò una voce.
    I due Keyblader abbassarono lo sguardo, vedendo che la sfera nera stava cominciando a cambiare forma, assumendone una umana, sempre nera, ma gigantesca, con un solo occhio e una bocca.
    Essa si alzò in piedi, mentre le braccia della città si allungavano, e nello stesso instante anche dall’occhio sbucarono uno stesso numero di arti, che andarono a scontrarsi con le altre, creando così un collegamento.
    “Fondatore! Rispondi al grido della mia anima! Vieni!” urlò l’Homunculus, cominciando a tirare giù le braccia.
    L’occhio iniziò a scendere, non riuscendo a rimanere al proprio posto.
    “Sì, vieni! Sì! Da adesso, non dovrò più essere legato a te!” continuò l’essere, senza smettere di portare verso sé l’occhio. “Perché io ti tirerò giù e ti renderò parte di me!
    Prima che i due custodi potessero reagire alla sorpresa, l’Homunculus raggiunse l’occhio, prendendolo.
    Immediatamente una fortissima luce li avvolse, oscurandogli la vista.
    “Che diavolo… E ora cosa sta succedendo?” chiese Hikari, coprendosi gli occhi.
    “Dobbiamo tornare da Ed e gli altri! Subito!” disse Dark, aprendo vicino a loro un varco, che attraversarono subito, mentre la luce avvolgeva tutto.
     
    Quando i custodi uscirono dal varco trovarono Ed e tutti gli altri a terra, privi di sensi.
    “Ben tornati.” Disse una voce.
    Di fronte a loro, comodamente seduto su un trono di pietra, c’era un giovane uomo dai capelli e occhi dorati. Indossava un abito vecchio stile, che gli lasciava scoperta la parte superiore del corpo, e guardava annoiato i custodi, mentre al suo fianco Pride continuava a osservarli con aria di superiorità.
    “Tu… sei sempre il Padre, vero?” chiese Dark. “Che fine ha fatto Xadvid?”
    “È scappato poco fa. Diciamo che non ha apprezzato il mio tentativo di impadronirmi anche di lui, e così se n’è andato dicendo che non avrei più contato sul suo aiuto. Ma che importa?”
    “T-Tu…” fece Edward, rialzandosi a fatica assieme agli altri. “Bastardo… Tu… hai preso la vita di tutti…”
    “Già. E grazie alle oltre cinquanta milioni di anime degli abitanti di Amestris, sono entrato in possesso di tutti i poteri del fondatore… Tanto che ora…” spiegò l’uomo, per poi creare sopra la mano una sfera gialla. “…posso creare anche dei soli in miniatura. È inutile che vi dica che ora voi non mi servite più.”
    Detto ciò, scagliò il sole contro di loro.
    Hohenheim si alzò subito in piedi, pronto a parare il colpo, ma di fronte a lui si mise Dark, che prese il sole a mani nude.
    Il custode cominciò subito ad urlare, mentre le mani cominciavano a riempirsi di scottature.
    “Dark!” urlò Hikari.
    “Spostatevi immediatamente! Non potrò trattenere questo sole ancora per molto!” urlò il Keyblader.
    “Incredibile… sei un comune essere umano, eppure riesci ad opporti al mio potere…” disse l’Homunculus, creando un secondo sole, che lanciò contro Dark, che fu costretto a reggere l’altro con una mano sola, utilizzando l’altra per evitare di essere colpito.
    Sotto di lui il pavimento cominciò a rompersi.
    “I-Io… non sono un… comune essere umano…” rispose a fatica, cercando di non cedere all’attacco nemico. “Io sono… Master Dark, il custode dell’equilibrio!” urlò, per poi cominciare ad avvolgere i due soli con dell’oscurità, facendoli scomparire.
    “Tu… hai ucciso tutte quelle persone… per ottenere questo potere… Tu… sei imperdonabile!” tuonò, mentre cadeva a terra, ansimando per la fatica.
    “Davvero? Trovi imperdonabile che io abbia commesso un piccolo sacrificio per poter acquisire una conoscenza infinita? No, non direi.”
    “Piccolo sacrificio?!” ripeté Hikari, mentre lanciava su Dark una magia curativa. “Il tuo piccolo sacrificio ha privato un’intera nazione di tutti i suoi abitanti! Tu non meriti nemmeno la più piccola briciola di pietà!”
    L’Homunculus la guardò con indifferenza.
    “Basta, mi avete annoiato.” Disse, creando un altro sole, questa volta più grande di circa dieci volte dei precedenti. “Ora vedete di raggiungere l’altro mondo definitivamente!”
    Ma mentre diceva ciò, il suo corpo fu pervaso da un tremore.
    “Cosa?” fece sorpreso.
    “Mi dispiace, nano nell’ampolla…” disse Hohenheim, guardandolo. “Ma avevo previsto quest’eventualità. E ho adottato delle misure per contrastarla.”
    “Tu cosa?!” urlò l’altro, cominciando a sudare vistosamente, come se stesse sostenendo un grande sforzo, mentre faceva scomparire la piccola stella.
    “Vedi… ho disseminato per tutta la nazione diverse parti della mia pietra filosofale. In questo modo, si sarebbero attivate subito dopo l’avviamento della tua trasmutazione, innescando così una reazione.”
    “E quindi?!”
    “In questo momento, sopra Amestris si sta formando un secondo cerchio alchemico, che farà tornare al proprio corpo tutte le anime che hai preso! Hai perso Homunculus. Le tue cinquecento anime di Xerxes non sono sufficienti per trattenere il fondatore!”
    L’Homunculus lo guardò con odio, mentre cadeva in ginocchio, portandosi una mano sul volto.
    Poi, improvvisamente, dalla sua bocca uscì un tornado rosso, dal quale si potevano sentire urla di disperazione e di dolore, che poi si diresse verso il cielo, disperdendosi in esso.
    Dark si girò verso il padre dei fratelli Elric, sorpreso.
    “Poteva anche dircelo in qualche modo…” fece, per poi accennare ad un sorriso e rialzandosi, evocando il Keyblade.
    “Ora ci pensiamo noi a sistemarlo definitivamente.” Disse Hikari.
    “Non ve lo permetterò!” s’intromise Pride, mettendosi in mezzo.
    Dietro di lui il Padre fu circondato dalla classica luce rossa, che anticipò una trasmutazione, che creò una piccola torre sotto di lui, portandolo verso l’alto.
    “Maledizione!” urlò Greed, cominciando a saltare per raggiungerlo.
    “Presto, dobbiamo fermarlo! Cercherà di creare un’altra pietra filosofale!” fece Hohenheim, creando sotto di loro un’altra torre.
    Solo Dark, Hikari e Edward rimasero fuori.
    “Voi andate avanti. Noi ci occupiamo di Pride!” fece l’alchimista, rivolto principalmente a suo fratello, che annuì.
    “D’accordo! Vi aspettiamo!” disse, per poi partire assieme agli altri verso l’uscita.
    I custodi osservarono il gruppo sparire, per poi voltarsi verso l’Homunculus della superbia.
    “Umpf. Quindi voi sperate di potermi tenere testa? Anche ammesso, non avete nessuna speranza contro il Padre.”
    “Sono riuscito a tenergli testa prima. Ora che è più debole non dovrei avere difficoltà.” Rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade.
    “Mentre per quanto riguarda te, guardati: il tuo corpo non riesce più a restare integro. Immagino che sia perché hai forzato una trasmutazione.” Fece Edward, preparandosi a colpirlo con il suo braccio modificato.
    “Purtroppo è vero… questo contenitore non potrà reggere ancora a lungo… ed è per questo che mi prenderò il tuo corpo!”
    “Non sarà facile per te. Se sei veramente messo così male, non potrai di certo tenere testa a tutti e tre.”
    “Non sottovalutarmi, umano. Io sono superiore a voi.”
    “Ma davvero?” domandò Dark, sorridendo. “Quella frase porta sfortuna, sai? Ho sentito di decine, se non centinaia di persone, che dopo averla detta sono state puntualmente eliminate da altrettanti umani.”
    “Saranno stati degli incapaci.” Disse, mentre le ombre dietro di lui diventavano più grandi, per poi cambiare forma, creando un’enorme bocca, che si aprì. “Grazie alla pietra di Gluttony, posso mangiarvi tutti e tre. Ma lascerò fuori l’alchimista d’acciaio, che diventerà il mio nuovo contenitore. In fondo, siamo una sorta di fratellastri…”
    “Fratellastri?” chiese Hikari.
    “Sfortunatamente, quell’essere dalle manie d’onnipotenza è nato dal sangue di Hohenheim. Ed essendo io suo figlio…”
    “Ora basta parlare, Edward Elric! Dammi il tuo corpo!” urlò Pride, mentre metà del suo volto si disgregava, rivelando così un occhio nero, molto simile a quello del Padre.
    Dalle ombre partirono una serie di raggi neri, che superarono i custodi e raggiunsero Edward, conficcandosi nella sua pelle, facendolo urlare di dolore.
    “Ed!” urlò Dark, creando subito una sfera di fuoco e preparandosi a colpire l’Homunculus.
    “NO!” tuonò l’alchimista. “A lui ci penso io!”
    Detto ciò, batté le mani, per poi toccare l’ombra che lo stava attaccando.
    Immediatamente una serie di scosse percorsero l’intero essere, che cadde in ginocchio.
    “Tu… Cosa vuoi fare?” chiese, rialzando lo sguardo.
    L’ultima cosa che vide fu Edward avvicinarsi, preparandosi a colpirlo con un pugno del braccio reale, che si conficcò nella testa dell’Homunculus.
    L’alchimista rimase in quella posizione per qualche secondo.
    Improvvisamente il corpo di Pride cominciò a sgretolarsi come polvere, sparendo nel nulla e lasciando libera la mano di Ed, che quando l’aprì, rivelò un neonato minuscolo, che non occupava nemmeno il suo intero palmo.
    “Questo è il suo vero aspetto…” disse, per poi togliersi il mantello e piegarlo, appoggiandoci sopra la creatura. “Dopo chiederò scusa alla signora Bradley.”
    “Complimenti.” Fece Dark. “Come hai fatto?”
    L’alchimista fece un sorriso.
    “Mi sono dovuto temporaneamente trasmutare in una pietra filosofale, entrando così nel suo corpo e colpendolo direttamente.”
    “Certo che l’alchimia ti torna proprio utile, eh?” commentò Hikari, per poi farsi seria. “Ma ora dovrai usarla fino al limite delle tue possibilità. L’ultimo nemico che ci rimane avrà perso quasi tutta la sua forza, ma a quanto ho capito, il Fondatore è ancora dentro di lui.”
    “Lo so. Dobbiamo solo raggiungerlo.” Disse, prima di venire circondato da una barriera. “Ehi, cosa…?”
    “Tranquillo. Ti porteremo su noi volando. Ma immagino tu preferisca così piuttosto che farti sollevare di peso, no?”
    “In effetti…” fece Ed, mentre la barriera che lo circondava si alzava in aria trasportandolo con sé, assieme ai custodi, per poi decollare a tutta velocità.
    “Come si fa a rallentare questo coso?!” urlò l’alchimista, schiacciato dalla velocità.
    Il gruppo superò diversi piani, vedendo in uno di essi Greed, che si era fermato a vedere qualcosa a terra, assieme ad altre persone, che guardarono i due custodi e l’alchimista con crescente stupore, sparire sopra di loro.
    Quando raggiunsero l’uscita, lo spettacolo che si presentò ai loro occhi li sorprese.
    C’erano decine di soldati feriti, mentre di fronte agli altri alchimisti c’era un vero e proprio esercito di uomini, privi di vestiti, che avanzavano verso di loro.
    Dietro loro c’era il Padre, che non appena vide Edward sorrise, mentre attorno a lui apparvero delle piccole saette.
    Dark spalancò gli occhi capendo cosa stava per fare, e lasciando indietro Hikari e Edward, corse di fronte all’Homunculus, evocando il Keyblade e mettendosi a fare da scudo.
    Pochi secondi dopo, dal Padre partì un raggiò che investì in pieno il gruppo di alchimisti, nonostante Dark si fosse messo davanti, e disintegrando l’esercito di uomini che li stava fronteggiando.
    Hikari cercò di alzare una barriera che proteggesse lei e i presenti, ma non fece in tempo e fu investita anche lei dal raggio, mentre la magia che circondava Edward si disintegrava sotto la potenza del colpo, e l’automail del braccio faceva la medesima fine sotto gli occhi stupiti del proprietario, prima che la vista fosse completamente oscurata dalla luce.
     
     
    Quando Edward riaprì gli occhi, si accorse di essere in un luogo buio, illuminato appena da una luce lontana.
    “Cosa… è successo…?” chiese, alzandosi in piedi, ma cadendo immediatamente, provando dolore alla gamba sinistra.
    “Ma cos-!” fece, guardando la gamba e spalancando gli occhi, per poi portarli subito verso il braccio destro.
    I suoi automail erano scomparsi, lasciando spazio a un braccio e a una gamba reali. Entrambi gli arti sembravano non essere stati curati da anni, come dimostravano le lunghe unghie.
    “Com’è possibile? Come ho fatto a riottenere i miei arti?!” urlò sorpreso l’alchimista.
    “Sono stata io a farteli restituire.” Disse una voce.
    “Chi sei?”
    “Sono colei che tu potresti chiamare Verità, dato che il mio ruolo è molto simile al suo. Sono colei che mostra la via ai custodi della luce. Sono colei che sceglie i guerrieri della luce.”
    Di fronte ad Ed apparve una fortissima luce, che poi si compresse, prendendo la forma di una Catena Regale bianca.
    “Questo è… un Keyblade!” disse lui sorpreso, ammirando l’arma.
    “Esatto. Edward Elric, Alchimista d’Acciaio! Sei disposto a viaggiare e a combattere per la luce? Non sarà un viaggio facile, ma ti permetterà di salvare coloro che ami, coloro a cui vuoi bene.”
    “Uno scambio equivalente in poche parole. Io ti offro la mia disponibilità a combattere e tu in cambio mi dai il potere di salvare chi voglio, giusto?”
    “Sì. Se accetti, ti basterà prendere in mano il Keyblade. Da quel momento, diventerai anche tu un custode. Dovrai viaggiare con gli altri prescelti e sostenere lo scontro finale durante la guerra. Non posso garantirti che la battaglia volgerà in nostro favore. L’oscurità è molto forte, come hai potuto vedere tu stesso. L’Homunculus che si fa chiamare Padre ne è la prova.”
    “Con questo potere potrei affrontarlo ad armi pari?”
    La voce rimase in silenzio.
    “Rispondimi!”
    “Posso far sì che il Keyblade amplifichi la tua alchimia, producendo gli stessi effetti di una pietra filosofale, questa volta però, infiniti e senza un sacrificio di sangue. Tuttavia, non potrai comunque violare i tabù che conosci, dato che essi sono uguali in tutto l’universo.”
    “Addirittura? Però, vedo che sei decisamente più generosa di quella Verità bastarda che conosco io.” Rispose l’alchimista con un ghigno, per poi afferrare il Keyblade. “E va bene. Ti chiedo solo di darmi il tempo di salutare una mia conoscenza prima di partire.”
    Mentre diceva ciò, il Keyblade cominciò a cambiare colore, diventando rosso come la mantella che Ed era solito indossare, mentre il simbolo che era dipinto sulla schiena divenne il ciondolo dell’arma.
    “Ma immagino che dessi già per scontata questa mia risposta, vero?” chiese, mentre il pavimento sotto di lui s’illuminava, e l’oscurità spariva lentamente come se fosse composta da piume che vengono trascinate via dal vento.
    La voce non rispose.
    “È già andata via!” esclamò un’altra voce, ben nota all’alchimista, costringendolo a girarsi.
    Di fronte a lui c’era una creatura bianca, alta come Edward, che come un pupazzo ancora sterile era priva di qualsiasi segno fisico, fatta eccezione per la larga bocca che spiccava sul suo viso.
    “E tu che ci fai qui?”
    “Come? Ti ho restituito il tuo braccio e la tua gamba e tu mi tratti così?”
    “Cos’hai preso al posto di questi?” chiese l’alchimista, indicando i suoi ritrovati arti, mentre sia lui che la creatura cominciavano a sparire nella luce.
    “Oh, diciamo che anch’io devo sottostare al volere di un’entità superiore… E ricordati di sconfiggere quello stolto che crede di potermi controllare, Edward Elric!” esclamò l’essere, mostrando un ghigno, che scomparve assieme a lui.
    Edward sgranò gli occhi.
    “Un’entità… superiore alla Verità?” si domandò, prima di scomparire.
     
     
    Edward sbatté le palpebre, rendendosi conto di trovarsi in mezzo a delle macerie.
    Porto subito lo sguardò verso il braccio destro, vedendo che era il suo vero braccio.
    Sorrise, alzando lo sguardo.
    E il sorriso si congelò sulle labbra.
    Di fronte a lui c’era Hikari, che gli aveva fatto da scudo usando se stessa.
    Lo sguardo era basso, mentre la schiena era completamente ustionata.
    “M-Maledizione…” fece a fatica, cadendo a terra e venendo presa al volo dall’alchimista. “Che razza di potere… ha usato…” concluse, perdendo i sensi.
    Edward l’appoggiò a terra, spostando lo sguardo verso il punto da cui era partito il raggio.
    Vide che suo fratello e gli altri erano volati decisamente lontani dal punto in cui si trovavano, ma che tranne per qualche ferita superficiale, stavano bene.
    Poi voltò lo sguardo verso il Padre, vedendo che di fronte a lui c’era ancora Dark, in piedi e con il Keyblade stretto tra le dita.
    Edward all’iniziò pensò che fosse riuscito ad uscire indenne dall’attacco, ma poi vide che il suo corpo stava fumando, e che, insieme al cappotto che lo copriva, gran parte della pelle sul corpo del custode praticamente non esisteva più.
    “Che stupidi che siete, voi custodi. Avete preferito usare tutto il vostro potere per impedire che io colpissi qualcun altro…” disse l’Homunculus, avvicinandosi a Dark, che aveva ancora lo sguardo rivolto verso il basso.
    “Ora posso eliminarvi senza troppe difficoltà. I miei complimenti per essere riusciti a sopravvivere fino a questo punto, lodevole. Immagino tu avessi capito che quel colpo avrebbe potuto annientare questo pianeta come se niente fosse… ma non avevi fatto anche tu qualcosa del genere? O forse…” continuò, per poi dare un pugno in pieno stomaco a Dark, che incapace di reagire, volò all’indietro per la forza del colpo, atterrando poco lontano da Edward, che andò subito a soccorrerlo.
    “Dark, tutto bene?” chiese senza osare toccarlo, per evitare di procurargli altri danni.
    Il custode tossì sangue.
    “S-Stanno tutti bene?” chiese, respirando a fatica.
    “Sì. Hikari mi ha fatto da scudo, ma non è ridotta male come te, mentre gli altri hanno solo qualche ferita superficiale…”
    “Perfetto… E tu sei diventato un custode…”
    “Come fai a-”
    “Riesco… a percepire la presenza dei Keyblade… Ora va. Quel tipo… non ha di certo la forza… per usare ancora… un colpo del genere…”
    Edward si girò verso il Padre, evocando il Keyblade.
    “Oh, quindi anche tu ti sei unito a loro? E cos’hai sacrificato per ottenere quel Keyblade e riavere indietro il tuo corpo?” chiese lui.
    “Il prezzo che ho pagato? Semplice…” rispose l’alchimista, per poi puntargli contro il Keyblade. “È la tua sconfitta!”
    L’uomo lo guardò, per poi scoppiare a ridere.
    “La mia sconfitta?” ripeté, per poi creare di fronte a sé una torre di pietra, che si diresse velocemente verso Edward.
    L’alchimista non si mosse di un millimetro.
    Di fronte a lui si alzò dal nulla un muro, che gli evitò di venire colpito.
    “Cosa?” fece Alphonse, che stava guardando lo scontro. “Come ha fatto mio fratello… a usare l’alchimia senza le mani?”
    Altrettanta sorpresa apparve sul volto dell’Homunculus.
    “Sorpreso?” chiese Edward, sorridendo. “Era compreso nel pacchetto da custode: Keyblade, braccio e gamba, e il potere di usare l’alchimia come se fossi in possesso di una pietra filosofale!”
    Prima che l’avversario potesse rendersene conto, al suo fianco si crearono due colonne di pietra, che lo schiacciarono sul volto.
    “Com’è possibile? Non puoi avere un potere pari a quello della pietra!” urlò, distruggendo le due colonne.
    “È inutile, sono più potente di te. Questo mio nuovo potere è infinito: non è basato sulla vita delle persone, e non si consuma con l’uso. Se dovessimo combattere, la tua pietra si esaurirebbe prima della fine dello scontro.”
    L’Homunculus guardò con odio l’alchimista.
    “Hai capito, Padre?” fece Greed, spuntando fuori dal nulla e cercando di colpirlo. “Per te è finita!”
    “Greed!” urlò lui, girandosi e colpendo l’incarnazione dell’avidità, infilzandolo con il braccio. “Giusto in tempo: restituiscimi la tua pietra filosofale!”
    “Greed!” urlò Edward, creando subito dei mitragliatori dal terreno, i cui proiettili però s’infransero su una barriera attorno all’Homunculus, sul cui braccio erano in bella vista tutte le vene, che si erano gonfiate, come se stessero cercando di portare più sangue di quanto potessero.
    Improvvisamente però il braccio cominciò a diventare nero.
    “Adesso, Lan Fan!” urlò Greed.
    Sorprendendo tutti, la guardia del corpo di Ling arrivò, tagliando il braccio del Padre e la parte rimasta dentro il corpo di Greed scomparve nell’aria.
    “Greed!” urlò lui, usando la voce di Ling, rivolto all’Homunculus, che stava diventando completamente nero.
    “G-Greed! Perché ti rivolti contro tuo padre?” gridò lui, spalancando la bocca.
    Al suo interno era possibile vedere una maschera rossa dotata di occhi e bocca.
    “Considerala come una tardiva fase di ribellione.” Fece l’essere. “Con la capacità di carbonizzare che mi hai donato, trasformerò entrambi nel più debole e fragile carbone che esista!”
    “Demone che non sei altro!” urlò il Padre, spalancando la bocca per infilarci la mano ancora integra e strappare ciò che rimaneva di Greed dall'interno del suo corpo.
    Tuttavia, l'homunculus dell'avidità, ormai inserito a fondo nel caotico interno del Padre, vi rimase attaccato anche dopo essere stato tirato fuori oltre la bocca e i denti.
    “Ora vattene, idiota!” continuò lui, prima di recidere il contatto, chiudendo i denti con forza.
    Greed volò verso l’alto, mentre la mano del Padre scomparve come polvere.
    Lentamente, l’Homunculus dell’avarizia cominciò a dissolversi.
    Rivolse un’ultima occhiata a Edward e a Ling, sorridendo, per poi sparire definitivamente.
    Il Padre rimase a guardarlo, non accorgendosi subito che l’Alchimista d’Acciaio si era messo a correre contro di lui.
    Fece giusto in tempo a girarsi prima di venire trafitto dal suo braccio sinistro, in pieno petto.
    Il punto colpito si era infranto con estrema facilità, poiché, come detto da Greed, era ormai fragile e composto da legami deboli.
    Edward ritrasse il braccio, per poi fare qualche passo indietro.
    L’Homunculus barcollò per qualche instante.
    Poi, dal buco creato da Ed, uscì un secondo tornado rosso, e proprio come il primo, anch’esso si disperse nel cielo.
    “No…” fece lui, guardandosi il petto. “La pietra… La mia pietra filosofale…”
    Mentre diceva ciò, all’interno del punto colpito cominciarono ad apparire delle mani nere, che uscirono, prendendolo per diverse parti del corpo.
    “Ma… Che cosa…? Che cosa succede?!” chiese lui, guardando le mani che lo afferrarono.
    Edward guardò sorpreso la scena, per poi farsi serio.
    “Torna pure da dove sei venuto, Nano nell’ampolla, o meglio, Homunculus!” gridò infine.
    Lui lo guardo sorpreso, per poi venire afferrato alla testa dalle mani, che la portarono a forza verso il petto, mentre le sue braccia e gambe sparirono, chiudendosi su se stesse.
    “No, perché? Volevo soltanto conoscere tutto di questo mondo senza… senza essere vincolato da nulla! Essere libero, nella vastità dell’universo!” urlò, mentre cercava di resistere alla presa. “Era questo che-”
    Nessuno sentì mai l’ultima parola. Le mani gli entrarono nella bocca e lo trascinarono al centro del suo corpo, che sempre più velocemente implose su se stesso, lasciando un piccolo cratere nel terreno come una traccia della sua esistenza.
    Edward sospirò, per poi correre in soccorso dei due custodi, raggiunto subito da Alphonse.
    “Fratellone, ce l’hai fatta!” esclamò lui, contento, per poi fermarsi vedendo le condizioni di Dark.
    “Ma cosa…?”
    “Ha parato buona parte di quel corpo…” disse Hikari, raggiungendoli a fatica, aiutandosi con il Keyblade. “Senza di lui, probabilmente saremmo stati sbalzati via tutti quanti… Nemmeno la mia barriera attorno a Ed è riuscita a resistere a dovere… anche se vedo, che qualcuno è intervenuto in tuo aiuto…”
    Detto ciò, Hikari alzò la sua arma, avvolgendo se stessa e Dark con un’aurea verde.
    Lentamente, la pelle di Dark cominciò a riformarsi, come la scottatura della custode cominciò a diminuire, fino a sparire completamente.
    Il respiro dei due custodi tornò regolare, e Dark riaprì gli occhi.
    “Vedo che ce l’hai fatta…” disse.
    “Ehi, sono l’Alchimista d’Acciaio! Non il primo che passa per la strada!”
    “E ora sei anche un custode! E hai riottenuto anche il tuo corpo!” gli ricordò suo fratello. “Fantastico!”
    “Già… Ecco, a proposito Al… Prima ho detto che il prezzo da pagare era la sconfitta del Padre… In realtà, il prezzo è un altro…”
    L’Elric minore si fece serio.
    “Di cosa si tratta?”
    “Una voce, che la Verità ha definito superiore anche a lei, ha detto che avrei dovuto viaggiare con gli altri custodi, e combattere nella guerra che si svolgerà…”
    “Cosa? E tu hai accettato?!” chiese sorpreso e arrabbiato il fratello.
    “Non avevo altra scelta! Era l’unico modo per poterlo sconfiggere…” rispose, per poi girarsi verso Dark, che si stava rialzando. “Immagino dunque di dover venire con voi…”
    “Solo per un po’. Ti insegnerò le basi dell’essere custode, dopodiché potrai decidere se raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra oppure se andare dagli altri custodi in viaggio.”
    “Capisco… Beh, prima avrei un favore da chiedervi: quei vostri varchi posso portare ovunque, giusto?”
    “Sì, perché?” chiese Hikari.
    “Ci sarebbe una persona che vorrei incontrare prima di partire! L’ho chiesto anche alla voce, ma non mi ha risposto…”
    “Lasciami indovinare…” fece il fratello. “Si tratta di una ragazza dai capelli biondi, il cui nome inizia per “W” e finisce con “y”?”
    L’Alchimista d’Acciaio divenne subito rosso.
    “D’accordo.” Disse Dark, aprendo un varco.
    “Aspettate!” li chiamò Hohenheim, raggiungendoli.
    Dark notò subito che qualcosa non andava in lui.
    “Fatemi venire con voi… Devo raggiungere Resembool…” disse.
    “E perché devi venire proprio con noi?” chiese Edward.
    “Perché sono vostro padre, e in quanto tale, ho un ultimo compito da svolgere.”
    Quella frase la disse con determinazione.
    Edward stava per replicare, ma Dark parlò prima di lui.
    “Va bene. Dimmi, c’è un posto in particolare dove vuoi andare in quella città? Se sì, entra nel varco. Ti porterà automaticamente dove desideri.”
    L’uomo guardò Dark sorpreso.
    “Sei disposto ad aiutarmi anche se non mi conosci?”
    “Sei il padre di Ed e Al, e hai riportato in vita tutti gli abitanti di questo paese. È il mio modo per ringraziarti.”
    Hohenheim lo raggiunse.
    “Grazie.” Disse.
    “Di nulla. E buon riposo…” rispose il custode, mentre lui attraversava il varco.
    “Perché l’hai fatto? Poteva anche andare per conto suo!” fece Edward.
    “È tuo padre e non l’hai capito…” disse Hikari. “Questa è stata l’ultima volta che lo avete visto.”
    “Come?”
    “È giunto alla fine. Non credo che gli rimanga più di qualche minuto.”
    Edward li guardo sorpresi, come anche Al.
    “Stupido d’un padre… se ne va di nuovo senza dirci niente…” disse, reprimendo le lacrime.
    “Voi invece immagino non vogliate andare alla sua stessa destinazione. Su, attraversate il varco, noi vi seguiremo.”
    Edward si asciugò gli occhi, per poi correre dentro il varco, seguito subito dagli altri.
     
     
    Una piccola creatura nera dalla forma sferica, da cui spuntavano due braccia corte, con un occhio solo e una bocca, si ritrovò a dar le spalle ad un’enorme porta grigia, isolata in un infinito mare di terra bianca.
    “Per quale ragione…” disse girandosi verso essa. “Perché non sei voluto diventare mio? Fondatore, cosa di me non ti piace?”
    “Il fatto è che non hai creduto in te stesso.” Disse una voce alle sue spalle.
    L’essere si girò, ritrovandosi di fronte ad un suo gemello, solo che esso era bianco e privo dell’occhio.
    “Tu hai rubato i poteri che possiedi agli altri, eppure essendo nato da una persona, non hai fatto altro che appoggiarti al Fondatore. Perciò è come se non fossi mai cresciuto! Pensavi che separandoti dai tuoi sette desideri, avresti potuto superare gli essere umani? Che idea ridicola!” sputò l’essere bianco.
    “Non hai capito che io volevo diventare l’essere perfetto! Volevo conoscere tutto il mondo! Che c’è di male in questo? Che c’è di male nel mio desiderio? Perché non posso sperare che si avveri?!”
    L’essere bianco rimase in silenzio, continuando a mostrare il suo inquietante sorriso.
    “Avanti, dimmi: tu che cosa saresti? Che razza di nome ti hanno dato? Insomma, chi credi di essere?”
    Il sorriso dell’essere scomparve.
    “Io sono… quello che chiamano Mondo! O forse, Universo! O magari, Fondatore! Oppure Verità! O tutte queste cose insieme! O nessuna di queste! E comunque sia… io sono anche te! La Verità dà agli umani giusta disperazione, così che non diventino troppo vanitosi!”
    La creatura nera spalancò l’occhio.
    “E quindi adesso, farò provare quella disperazione anche a te!”
    Non appena ebbe detto questa frase, la gigantesca porta si aprì, rivelando un occhio, da cui uscirono decine di braccia, decise ad afferrare Homunculus.
    “Non voglio tornare là… Non lo fare!” disse, supplicandolo. “Fermati! Non sopporto di essere confinato laggiù! NOOOOO!!!” urlò, venendo afferrato dalle braccia, che cominciarono a trascinarlo verso l’occhio.
    “No! No! No!”
    “Disperazione per chi diventa troppo superbo!” Continuò l’altro essere.
    “Che cosa avrei dovuto fare, me lo spieghi?!” domandò Homunculus, continuando inutilmente a dimenarsi.
    “Questo è il risultato che hai desiderato!”
    “Dimmi, che cosa avrei dovuto fare!” urlò Homunculus, prima che la porta si chiudesse, confinandolo al suo interno.
    “Eppure devi aver visto per forza la risposta…” disse l’essere.
    “Oh, ma che discorso interessante…” fece una voce alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa.
    “Chi sei?” chiese, girandosi, ritrovandosi così di fronte a Xadvid.
    “Oh, solo uno che è venuto a recuperare una persona… E così, tu saresti il famoso fondatore… Mi aspettavo qualcos’altro…”
    “Cosa vuoi da-”
    Ma l’essere fu preso dalla mano del custode, mentre con l’altra evocava il Keyblade, puntandolo contro la porta.
    Un raggio oscuro partì dalla chiave, colpendo l’obiettivo, che cominciò ad aprirsi nuovamente, lasciando uscire Homunculus.
    “Tu… qui?” chiese lui sorpreso.
    “Se fosse stato per me, ti avrei lasciato marcire lì dentro. Ma Xehanort ti vuole dalla sua parte…”
    Poi, sotto l’occhio spalancato della creatura, distrusse il suo gemello bianco, che lasciò spazio ad una piccola gemma nera.
    “Se la prendi, riotterai i tuoi poteri e il tuo corpo, assieme ad un Keyblade oscuro. Ma se la prendi, dovrai seguirmi e obbedire a tutti gli ordini che io e Xehanort ti daremo. Altrimenti, ti richiuderò io stesso in quella porta, e la sigillerò con il Keyblade. E in quel caso, niente la potrà riaprire.”
    L’Homunculus guardò la gemma.
    “E va bene… Mi basta la prospettiva di potermi vendicare del figlio di Van Hohenheim! Sento che il mio caro donatore di sangue se n’è andato… perciò potrò vendicarmi solo sull’altro che ha la colpa di tutto ciò!”
    Xadvid sorrise.
    “Perfetto.” Disse, consegnando all’Homunculus il cristallo, che prese subito la forma di un Keyblade nero.
     
     
    Dark e Hikari rimasero da parte, mentre Ed e Al entravano in casa.
    Pochi minuti dopo ai due parve di riconoscere il rumore di una chiave inglese che andava a sbattere contro una testa.
    “Ma veramente credi di poter fare a meno di tutto ciò?” chiese Hikari.
    “Certo. E continuerò a farne a meno, per quanto tu ti ostini a non volerlo capire.”
    “Però oggi sembravi sul serio arrabbiato contro quel tipo…”
    “Non ho mai sopportato chi sacrifica gli altri per i propri scopi. Soprattutto se si parla di milioni di persone…”
    “In effetti non credevo ci potesse essere qualcuno tanto egoista… Attento!” urlò Hikari, evitando di poco una chiave inglese.
    “Voi!” urlò Winry, raggiungendoli, seguita a ruota da Al e Ed.
    Sulla testa di quest’ultimo era possibile vedere diversi bernoccoli pulsanti.
    “Deduco che non hai preso bene la notizia di Ed, vero?” domandò Dark.
    “C-Cosa te lo fa pensare?” rispose quasi ironico Edward, per poi mettersi al sicuro dietro al fratello, nascondendosi allo sguardo omicida dell’amica.
    “Maledizione… che giornataccia… prima finisco in un posto pieno di disperazione, poi ritorno qui, poi perdo uno dei pochi clienti fissi che avevo e infine… vedo un mio amico partire per chissà dove e che tornerà chissà quando…”
    “Tranquilla Winry. Tornerò presto.” Le disse Ed, uscendo dal ‘nascondiglio’.
    “Ti conviene, o verrò a cercarti di persona!” rispose lei, puntandogli contro una chiave inglese.
    “C-Capito!” disse lui, per poi sorridere.
    “Perfetto. Allora per noi è il momento di andare…” disse Dark, aprendo il varco.
    “Dove andremo?”
    “Come primo posto, sulla Gummiship. Non è la stessa che hai visto l’ultima volta, è un po’ più piccola... Ma dovremmo starci lo stesso…”
    “D’accordo.” Fece l’alchimista, per poi girarsi verso il fratello e l’amica. “Allora ci vediamo presto!”
    “Certo! E vedi di batterli tutti, fratellone!”
    “Ovvio! Sono pur sempre l’Alchimista di Stato più giovane che sia mai esistito! Non troverò di certo troppi nemici potenti come quel vech-”
    Ma il discorso di Ed venne interrotto da una forte scossa di terremoto.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Winry, mentre il cielo diventava nuovamente nero, questa volta senza che il sole si oscurasse.
    “Questo…” fece Hikari, spalancando gli occhi.
    “Cosa significa questo?” domando Edward.
    “È impossibile… Abbiamo sigillato la serratura, non può essere successo!” esclamò Dark.
    “Insomma, cos’è successo?”
    “Qualcuno… ha distrutto il cuore di questo mondo… Presto, attraversate tutti il varco, non c’è tempo da perdere!”
    Ma proprio com’era successo nel mondo di Saiko, Winry e Al non riuscirono ad attraversare il varco.
    “Maledizione…” disse Dark, mentre una goccia di sudore freddo scivolava giù dalla testa. “Proviamo così!”
    Aprì un secondo varco, questa volta dietro i due.
    Al provò ad avvicinarsi, vedendo che poteva attraversarlo.
    “Meno male… Allora significa che non potete seguire direttamente noi… Sentite, quel varco vi porterà in un mondo composto da una sola città: La città di Mezzo. È probabile che non troverete nessuno, era un mondo usato da coloro che riuscivano a scampare alla distruzione del loro, ma che è stato abbandonato dopo il ripristino di tutti i mondi. Lì sarete al sicuro!”
    “E gli altri? La nonna, il colonello…”
    Dark abbassò lo sguardo.
    “Non possiamo aprire un varco per tutti gli abitanti di questo mondo… Ci dispiace…” spiegò Hikari. “Ma se dovessimo vincere la guerra, è probabile che i mondi distrutti, assieme ai loro abitanti, tornino in vita.”
    “Capisco… Allora ora ho un motivo in più per combattere.” Disse Ed. “Voi andate. Ci rivedremo presto, ne sono sicuro” continuò, senza girarsi.
    “Va bene. Tu vedi di non strafare e di ricordarti che non hai più un automail al posto del braccio.” Gli raccomandò Winry, per poi attraversare il varco assieme ad Al.
    “Ora sbrighiamoci!” disse Dark, oltrepassando l’altro assieme ai due custodi.
    Non appena arrivarono sulla Gummiship, girarono tutti lo sguardo verso il vetro che dava sul mondo di Ed, giusto in tempo per vederlo esplodere, sparendo alla vista di tutti.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:21
     
    Top
    .
  9. Yusei Trek
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ottimo, mi è piaciuto come hai reinterpretato la fine di Fullmetal Alchemist, posso dire che mi questo capitolo mi ha appassionato parecchio, e sinceramente, qualcuno che non era custode ha finalmente sconfitto Dark....Scusa ma ci voleva qualcosa che gli tagliasse le ali.

    Comunque, ho una richiesta, se il capitolo è molto lungo come questo potresti dividerlo in due post uno appena dopo l'altro?
    Almeno se lo devo interrompere a metà non faccio fatica a ritrovare il punto in cui sono arrivato e la lettura è psicologicamente più facile (per la skin chiara non per il tuo modo di scrivere)

    Aspetto il seguito per sapere cos'è quel -1.

    X Hakai: Grazie, hai la mia piena stima :rox:

     
    Top
    .
  10. francix94
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    che megafigacicciadicapitolo che hai scritto!
    aspettavo da un sacco l'entrata di edward nella squadra spero che la guerra non venga mai mi piancciono un casino i tui capitoli :D
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

    Group
    Member
    Posts
    8,279
    Location
    Il mio paesello marcondirondirondello

    Status
    Anonymous
    Oh yeah!!!! -1!!!!! ** Sono in trepidante attesa, ma devo mettermi al lavoro anch'io xD
    Qualcuno si sta dimostrando curioso per il nostro "-1" :asd: vediamo di accontentarlo u.u
    Complimenti Darky, il capitolo è stato molto avvincente e altro non dico perché i miei commenti già li sai xD
    A presto! :3
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    暗いロクサス92

    Group
    Member
    Posts
    8,970
    Location
    Crepuscopoli

    Status
    Anonymous
    Ed ecco qui il capitolo 60!
    Wow... non pensavo avrei raggiunto tale numero con i capitoli. E ormai il mio documento viaggia verso le 600 pagine... *Alla Burns* Perfetto!
    Ok, direi che prima di lasciarvi alla lettura, sia il caso di precisare alcune cose: prima di tutto, ringrazio infinitivamente Liberty89, sia per avermi fatto da Beta Reader sia per avermi permesso di scrivere questo capitolo (capirete presto cosa intendo dire XD).
    Come per il precedente capitolo, anche qui ho preso parecchi spunti dall'opera originale.
    Poi comincio ad avvisare: uno dei prossimi capitoli sarà a rating rosso. Sì, non arancione, ma rosso. Quando faccio qualcosa, lo faccio per bene XD.
    E dopo aver incuriositò, dire che è ora di rispondere alle recensioni!
    @ Yusei Trek: Oh, tranquillo... presto arriverà colui che taglierà Dark... ops, volevo dire le ali di Dark, piccolo lapsus XD. Purtroppo per il capitolo non posso fare nulla, perché forumcommunity mi attacca automaticamente due post fatti uno dietro l'altro, e dovrei aspettare circa un'ora prima di poter lasciare staccata la seconda parte, mi spiace. Non appena tornerano ad una skin più scura, dovrebbe risolversi il tutto (spero). E per il -1... ci siamo!
    @ francix94: Guarda, ho ancora un po' di mondi a disposizione prima della guerra... e anche lei non durerà poco, credimi. E per alcuni di essi le mie idee sadiche sono al massimo... come può testimoniare Hannibal Lecter, seduto all'angolo della stanza terrorizzato dopo aver visto ciò che ho in mente XD
    @ Liberty89: E finalmente siamo giunti al punto 0! E spero (dimenticando che so già la risposta XD) che il capitolo sia risultato di tuo gradimento. E ancora grazie!
     
    E ora, direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!

    Capitolo 60: Luce e Oscurità: la decisione di una custode - Torna all'indice dei capitoli
    Un Heartless stava per attaccare la porta di una casa, ma un Keyblade lo tagliò a metà, facendolo tornare nelle tenebre.
    “Uff… Da quando c’è stato quell’annuncio, sembra che gli Heartless e i Nessuno siano aumentati…” disse Jessie, facendo scomparire i Keyblade e lasciandosi cadere seduta a terra. “E faccio sempre più fatica a mantenere l’anonimato… Ci manca solo che si venga a sapere che sono una custode e genererei il panico totale…”
    La ragazza rimase seduta per qualche minuto, per poi sospirare e alzarsi.
    “Va beh, meglio tornare a casa ora. L’alba è vicina, e non voglio far preoccupare nessuno…”
    Stava per alzarsi in volo quando un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione.
    La custode si girò subito, vedendo così un varco oscuro aperto e davanti a esso, c’era il pupazzo di un leoncino arancione.
    “È lo stesso varco che aveva usato Hikari… Ma come mai si è aperto così all’improvviso?” si chiese, evocando la Via del Tramonto nella mano destra e avvicinandosi con cautela.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, il varco si richiuse, lasciandola sola con il pupazzo.
    La custode fece scomparire l’arma, per poi avvicinarsi al pupazzo e prendendolo in mano.
    Aveva gli occhi chiusi e, se fosse stato una creatura viva, dall’espressione avrebbe detto che fosse stato tramortito.
    “Che strano…” disse, cercando di scoprire se nascondeva qualche trucco.
    Quando a un certo punto schiacciò con più forza il pupazzo, esso spalancò gli occhi, per poi cacciare un urlo di dolore.
    La custode lo lasciò andare subito, saltando all’indietro ed evocando entrambi i Keyblade.
    “Ahia…” fece il pupazzo, per poi alzarsi sulle zampe posteriori e mettersi in posizione eretta. “Insomma, si può sapere che razza di modi usi, Ichi-” ma si fermò quando vide chi aveva di fronte.
    “Cosa sei?” chiese la Keyblader, senza abbassare la guardia. “Parla, o mi assicurerò di ridurti a brandelli!”
    “EH?! Calma, calma!” esclamò spaventato il pupazzo, alzando le zampe anteriori in segno di resa. “Piuttosto, dovrei essere io a chiedere chi sei! Come hai fatto a prendermi? E dov’è Ichigo?” poi si guardò intorno. “E perché non siamo a Karakura?!”
    “Karakura?” ripeté la custode. “Non ho mai sentito nominare nessun posto che avesse tale nome. E tantomeno ho mai sentito parlare di questo Ichigo…”
    “Vuoi dire che non siamo a Karakura? È impossibile! Dovrei essere nella Soul Society…”
    “Soul Society? Certo che per essere un Heartless ne hai di fantasia…”
    “Heartless?” chiese il pupazzo. “Non so nemmeno cosa siano. Io sono Kon, un’anima modificata! E ti consiglio di fare attenzione, so essere molto pericoloso!”
    “Fatico a crederlo… Cos’è, stendi gli avversari a suon di pugni e calci magari?” domandò scettica la castana.
    “Ehm… Quando non sono in questo corpo, sì…” rispose l’altro, per poi notare solo in quel momento le armi della ragazza.
    “A-Aspetta… Quelli sono… Keyblade!” disse sorpreso.
    “Quindi anche tu hai visto il messaggio di Aqua…”
    “Certo! Mi ricordo anche il panico che si è creato… Ichigo continuava a dire che c’entravano alcuni ragazzi che aveva incontrato tempo fa…”
    Jessie sospirò.
    “Scommetto che c’entrano i custodi che ho conosciuto… Beh, non importa. Kon, giusto?”
    “Esatto!”
    “Allora dimmi: come hai fatto ad aprire un varco oscuro e ad arrivare qui? Ormai ti sarà chiaro che questo non è il tuo mondo…”
    “L’avevo immaginato…” sospirò. “Beh, ecco, io non saprei… so che stavo vigilando sulla città come mi avevano richiesto, quando all’improvviso ho perso conoscenza… e mi sono risvegliato quando tu mi stavi schiacciando!”
    “Capisco… in poche parole, qualcuno ti ha preso e ti ha buttato qui… Ma perché hanno mandato un pupazzo?”
    “Ho detto che sono un’anima modificata!!!” urlò l’altro, prima di fermarsi e spalancare gli occhi.
    “Che succede ora?” chiese la ragazza, evocando nuovamente l’arma nella mano destra.
    “D-Dietro di te…”
    La custode si girò, vedendo un secondo varco oscuro.
     
     
    Edward continuava a fissare lo spazio fuori dall’oblò della gummiship.
    “Quindi è così che stanno le cose…” disse senza girarsi.
    “Esatto. Xehanort ha ottenuto quel potere per colpa mia…”
    “L’uomo che cerca di avvicinarsi al Sole, finisce per scottarsi…” fece l’alchimista. “Non posso dirti niente… Ho provato su me stesso, cosa significhi pretendere troppo…”
    “Ma come ti abbiamo detto, è probabile che una volta finita la guerra, se riusciremo a vincere, tutti i mondi distrutti siano ripristinati, assieme ai loro abitanti.” Cercò di consolarlo Hikari.
    “Temo di non aver ancora realizzato il tutto, è successo troppo in fretta… Ma se questo Xehanort è il responsabile della fine del mio pianeta, allora gli farò fare la stessa fine di Homunculus!” affermò l’alchimista, chiudendo le mani a pugno.
    “Ahia!” esclamò, riaprendo di colpo la mano destra, che stava sanguinando. “Cavoli! Mi ero dimenticato che questo braccio è rimasto per diverso tempo da tutt’altra parte… devo proprio prendermene cura adesso…”
    “Beh, se tuo fratello è riuscito a recuperare senza problemi l’uso completo del suo corpo, non credo tu avrai troppe difficoltà per un braccio e una gamba, no?”
    “Già, hai ragione. E poi, almeno non dovrò coinvolgere troppo Winry per via degli automail… E non rischierò più di ricevere una chiave inglese in testa ogni due per tre…” ridacchiò, passandosi una mano sulla nuca.
    “Bene. Ora però parliamo del tuo addestramento…”
    “Addestramento?”
    “Immagino che tu voglia apprendere più cose possibili sul Keyblade, no? O vuoi continuare a usare solo l’alchimia?”
    “Credo di doverlo fare, eh?”
    “Già… Ma purtroppo, questa Gummiship è sprovvista di una sala d’addestramento, perciò ci penseremo nel prossimo mondo.”
    “Sperando che nemmeno quello sia attaccato da un pazzo assettato di potere o preda di manie distruttive…” fece Hikari.
    “Io ormai ho perso la speranza in proposito. Credo che molto presto, vedremo tutti i mondi andare in crisi… e non possiamo di certo salvarli tutti…”
    Edward sbatté un pugno contro la parete.
    “Maledizione… ovunque vada è sempre la stessa storia… non è possibile salvare chiunque…”
    “Questo è il destino di noi custodi.” Disse Dark. “Siamo sempre chiamati a scegliere… è meglio che tu ti ci abitui presto.”
    Edward stava per replicare, quando l’allarme risuonò nella Gummiship.
    “Cos’è questo suono? Un telefono?” chiese lui, per poi osservare sorpreso i monitor accendersi uno dopo l’altro, che visualizzarono un mondo. “E che razza di alchimia è questa?!”
    “Nessuna alchimia, solo tecnologia.” Rispose un po’ divertita Hikari, mentre Dark andava a controllare. “Dimenticavo che nel tuo mondo non era ancora stato nemmeno inventato il cinema.”
    “Cos’è? Da come ne parli, sembra quasi che sia una cosa importante…”
    “Beh, non proprio importante… ma diciamo che sul mondo di Dark molti ti conoscono anche grazie a quello…”
    “Ah già, dimenticavo che secondo voi, io sono conosciuto in diversi mondi perché credono che io sia un personaggio inventato.”
    “Non solo tu. Molti mondi fino a poco fa erano considerati solo un frutto della fantasia, ma ora questa guerra farà ricredere tutti…” continuò Hikari, per poi girarsi anche lei verso i monitor.
    “Aspetta…” disse. “Io quel mondo lo conosco! Ci siamo già stati mentre tu eri… temporaneamente non disponibile.”
    “Uh? Quindi nel periodo in cui Lan mi ha sostituito… Beh, eviteremo una presentazione e risparmieremo tempo. Meglio così.” Rispose Dark, aprendo un varco.
    “Cosa? Andiamo subito?” chiese l’alchimista.
    “Vuoi aspettare di vederlo esplodere o vuoi almeno tentare di impedirlo?” replicò Dark, attraversando il varco.
    “Messa così, non ho molta scelta…” sospirò Ed, per poi seguirlo assieme a Hikari.
     
     
    Jessie uscì dal varco, ritrovandosi in una città deserta.
    “Dove siamo?” chiese al pupazzo, che la raggiunse pochi secondi dopo.
    “Questa è Karakura. O meglio, credo sia la finta Karakura…” rispose Kon, affiancando la ragazza.
    “Finta?”
    “Beh, per farla breve, la vera città si trova all’altro mondo, conosciuto come Soul Society. E questo perché-”
    Ma Kon fu interrotto dal boato di un’esplosione non molto lontana, seguito da una colonna di luce, che si alzò verso il cielo.
    La custode si girò subito verso essa, con gli occhi spalancati.
    “Come temevo, la battaglia non è ancora finita…” fece l’anima modificata. “Ed io che avevo fatto di tutto per rimanere nella vera Karakura…”
    “Dove infatti mi sembrava di averti spedito…” disse una voce alle loro spalle.
    I due si girarono, trovandosi di fronte ad un uomo dai corti capelli color paglia, coperti da un cappello da pescatore a righe bianche e verdi, che indossava un kimono marrone e teneva in mano un bastone da passeggio.
    “S-Signor Urahara!” fece Kon, indietreggiando.
    “E tu chi sei?” chiese l’uomo alla custode, mostrando un sorriso. “Credevo che tutti gli umani fossero rimasti nell’altra città.”
    “Ecco, non saprei come spiegarlo… A dire la verità, non so nemmeno dove sono…” rispose la custode, cominciando a spiegare.
     
    “Davvero?” fece l’uomo sorpreso, una volta finito di ascoltare. “Quindi tu sei una custode. Beh, sembra che per una volta Kon ne abbia fatta una giusta…”
    “Come sarebbe a dire ‘per una volta’?!”
    “Tu invece chi sei?” chiese Jessie.
    “Io? Oh, nessuno di speciale… solo il proprietario di un negozio…”
    “Davvero? Non mi sembra proprio…” replicò la giovane, squadrando Urahara da capo a piedi, ben poco convinta delle sue parole.
    L’uomo rimase in silenzio per qualche secondo, senza sfuggire all’esame della ragazza, per poi farsi serio.
    “Immagino che questo non sia il momento più adatto per fingere di essere qualcuno che non sono…” ammise. “Sono uno Shinigami, anche se non svolgo più questa funzione da molto tempo.”
    “Shinigami? Aspetta… non significa dio della morte?”
    “Precisamente, ma ora non è il momento di parlarne. Non ho idea di chi abbia aperto quei passaggi che ti hanno portata qui, ma il tuo aiuto a questo punto potrebbe essere fondamentale.”
    “Anche perché oramai sono sulla barca e non mi resta che remare… Cosa sta succedendo qui?”
    “Detto velocemente, posso dirti che gli Shinigami di grado più alto stanno cercando di fermare un traditore: Aizen, il cui obiettivo è sacrificare tutti gli abitanti di questa città per poter formare una chiave. Lo abbiamo rallentato trasportando la vera citta e tutti coloro che erano al suo interno nel nostro mondo, e abbiamo fermato Aizen in questa città fasulla. Purtroppo noi non siamo in grado di sconfiggerlo definitivamente… e l’unico in grado di farlo al momento non è qui, e non abbiamo idea di quando tornerà. Tu credi di poter essere in grado di tenere testa ad Aizen fino ad allora?”
    “Tutto qui?” domandò con sarcasmo. “Devo solo tenere testa a uno che voi non riuscite a sconfiggere? Pensavo qualcosa del tipo affrontare un esercito e simili…”
    “A quello ci abbiamo già pensato noi. Un avvertimento però: non guardare direttamente la sua spada, chi la guarda può cadere vittima delle illusioni di Aizen. È per questo che noi non possiamo affrontarlo.”
    “Ricevuto!” rispose Jessie, alzandosi in volo. “Immagino che lo troverò nello stesso punto in cui si era alzata quella colonna di luce, vero?”
    “Direi che è ovvio. Io ti raggiungerò al più presto. Devo prima portare a termine una certa questione…”
    “D’accordo. E come farò a capire se arriverà la vostra… speranza?”
    “Si chiama Ichigo, e lo riconoscerai per i suoi capelli arancioni.”
    “Ichigo, capelli arancioni. Ok!”
    Detto ciò, partì a tutta velocità verso il punto dove si trovava Aizen.
    Pochi minuti dopo riuscì ad avvistare un uomo vestito di bianco, che si trovava sospeso in aria.
    Poco lontano c’era una ragazzina, che si stava avvicinando a tutta velocità contro di lui, pronta a colpirlo con una spada.
    “Immagino sia lui Aizen…” fece la custode, evocando i Keyblade.
    Ma prima che potesse avvicinarsi, con la coda dell’occhio vide un altro uomo vestito di bianco, a diversi metri di distanza dalla ragazzina, estrarre la spada dal fodero.
    Sotto gli occhi sorpresi della custode, la spada si allungò, fino a raggiungere la ragazza, per poi tagliarla a metà lungo tutta la vita.
    La metà inferiore cadde immediatamente a terra, mentre quella superiore si girò stupita verso colui che l’aveva colpita, per poi cominciare a precipitare anch’essa.
    Ma prima che potesse toccare terra, fu presa al volo da un altro uomo, che la appoggiò delicatamente a terra, rivolgendosi subito a un altro, piuttosto grosso, che aveva una mano mozzata avvolta da una specie di barriera.
    Jessie ripartì immediatamente, mettendosi in mezzo ai due gruppi e lasciando di stucco tutti, tranne Aizen e il suo alleato.
    “Oh… E tu chi saresti?” chiese quest’ultimo, avvicinandosi ad Aizen.
    “Una che è stata chiamata da questo mondo per salvarlo.” Rispose, mettendo i Keyblade in posizione offensiva.
    “Una custode.” Commentò Aizen. “Interessante… Devo ammettere che questo non era previsto, ma non importa.”
    Jessie rimase in silenzio, mentre al suo fianco apparve l’uomo che aveva soccorso la ragazzina.
    “Così ora è arrivata anche una custode… Beh, se quel che ha detto quell’Aqua corrisponde a verità, allora dovremmo riuscire a resistere finché non torna Ichigo.”
    “Finché non torna Ichigo?” ripeté Aizen, atono. “Hai parecchia fiducia in quel ragazzino.”
    “Non riesci a capirlo, vero?” replicò l’altro. “Tu che non ti fidi nemmeno dei tuoi compagni.”
    “Fidarsi di qualcuno significa dipendere da lui. È un’azione da deboli.”
    “Sai…” disse una voce, poco prima che uno dei palazzi di sotto cominciasse ad aumentare di numero di piani, fino a colpire con violenza Aizen, spedendolo in aria, sotto gli occhi stupiti di tutti. “Concordo in pieno, però vedi… dovresti capire la differenza tra fidarsi e dipendere.” Concluse Edward, raggiungendo la stessa altezza di Jessie grazie ad una colonna di pietra.
    “E tu chi sei?” chiese la custode.
    “È con noi, tranquilla Jessie!” avvertì Hikari, affiancandoli assieme a Dark.
    “Hikari? Cosa ci fai qui?”
    “Questo lo dovremmo chiedere noi. Non credevo avessi una Gummiship…”
    “È una lunga storia…”
    “Quindi quel tipo sarebbe il pericolo di questo mondo? Patetico… non è lontanamente paragonabile al Padre.” Commentò l’alchimista.
    “Attento. Non credere che solo perché sei riuscito a colpirlo tu sia superiore a lui.” Disse l’uomo al loro fianco. “E poi… come hai fatto a far crescere un palazzo?”
    “Oh, i vantaggi di essere un alchimista custode.” Rispose il biondo. “Meglio conosciuto come Edward Elric!”
    “Cos’è? David ti ha contagiato con il suo ego?” chiese ridendo Hikari.
    “E lui chi è?” Chiese Jessie, indicando Dark con un cenno.
    “Oh, è vero. Tu hai conosciuto il sostituto… Ti ricordi di Dark, vero? Beh, lui è quello vero.”
    La custode lo osservò.
    “Beh, in effetti hai qualche tratto in comune con quel tipo… Piacere di conoscerti, sono Jessie.”
    “Piacere mio, anche se sembra che il mio nome tu lo sappia già.”
    “Beh, se dobbiamo presentarci, allora io sono Shinji Hirako.” Disse l’uomo. “Mentre quello che Edward ha colpito si chiama Aizen, e il suo compare è Gin.”
    Aizen tornò nuovamente alla loro stessa altezza, mostrando così di non aver riportato nessuna ferita.
    “Un potere davvero interessante, manipolazione pressoché totale… Non credevo che un semplice essere umano potesse arrivare a tanto.” Disse, senza mostrare alcuna sorpresa.
    Dark lo osservò.
    “Cavoli… perché la maggior parte dei nostri avversari hanno dei caratteri simili al mio?” disse, mostrando per un secondo un sorriso arrendevole, che sparì sotto uno sguardo serio. “Così fate sembrare anche me malvagio… Anche se in fondo, non posso di certo essere definito il migliore dei buoni.”
    Detto ciò Dark sparì alla vista di tutti, riapparendo alle spalle di Aizen, con in mano una sfera di fuoco. Lo Shinigami fu colpito in pieno, andando a schiantarsi a terra, creando attorno a sé una nuvola di polvere.
    “Se questa città è falsa… Posso anche trattenermi un po’ meno del solito!” fece il custode dell’Equilibrio, creando attorno a sé cinque piccole sfere, ognuna di un elemento diverso, che scagliò nello stesso punto in cui era precipitato Aizen, provocando un’ulteriore esplosione, che investì tutti quanti, distruggendo completamente i palazzi più vicini.
    Hirako si coprì gli occhi con un braccio, osservando stupito lo spettacolo.
    “Oh, non male come colpo.” Disse Gin, rivolgendosi verso Dark, mostrando un sorriso.
    Il custode rispose con uno sguardo duro, che non lasciava presagire un minimo di pietà.
    “S-Siamo sicuri che quello sia ancora Dark?” chiese Edward. “Nemmeno al torneo lo avevo visto in quello stato…”
    “Temo stia usando buona parte del suo reale potere… anche se credo sia appena sopra il 50%...”
    “Cosa?!” fece lo Shinigami al loro fianco. “E cosa diavolo succederebbe se usasse tutto il suo potere?”
    “Probabilmente, questo pianeta scomparirebbe senza lasciare nessuna traccia.”
    “Beh, se le cose stanno così…” disse Jessie con un ghigno, per poi volare verso Dark, fermandosi al suo fianco. “Direi che posso divertirmi anch’io.” concluse, portando il braccio sinistro dietro la schiena e il destro avanti a sé.
    “Oh, due contro uno? Non mi sembra leale…” commentò Gin, con un tono tra il divertito e lo strafottente. “Non concorda, capitano?”
    “In effetti è sleale.” Rispose Aizen, ricomparendo alle spalle dei custodi, senza un graffio. “Temo tu mi abbia mancato prima.”
    Dark lo osservò per qualche secondo, per poi sorridere divertito.
    “Davvero? Vorrà dire che dovrò fare di meglio… Jessie, ti lascio Gin. Io mi occuperò di Aizen.”
    “Ti prendi il divertimento migliore, eh? Va bene… vedi di sistemarlo per bene però.” Rispose la custode.
    “Hikari!” chiamò Dark. “Tu e Ed occupatevi dei feriti. Da qui vedo che ce ne sono parecchi.”
    “Va bene. Basta solo che non esageri con la distruzione!”
    “Esagerare? Cercherò di evitarlo, ma non garantisco niente…” rispose lui, spostando il Keyblade, pronto ad attaccare. “Estrai la tua spada. Non voglio che si dica che non ti ho lasciato difesa.”
    “Non ne ho alcun bisogno.” Affermò tranquillo lo Shinigami traditore.
    “Come vuoi!” disse Dark, partendo a tutta velocità contro di lui, pronto a colpirlo.
    Ma pochi instanti prima di riuscirci, Aizen scomparve, riapparendo dietro di lui.
    “È inutile. Non puoi colpirmi.”
    Dark si girò verso di lui, chiudendo gli occhi.
    Li riaprì attivando lo Sharingan, che prese subito a cambiare forma, assumendo la stessa del suo ciondolo.
    “Non sottovalutarmi, Shinigami. Abbiamo affrontato nemici ben più forti di te!”
    Quella frase fece calare appena il tono di superiorità del suo avversario.
    “Abbiamo?” ripeté. “Qui mi sembra che sia tu a sopravvalutarti, se arrivi a parlare al plurale.”
    “Credi che lo abbia detto solo per far effetto? In parte è così, vero… ma vedi… dentro di me, ci sono i cuori di centinaia di altri custodi, e io ho ereditato tutte le loro conoscenze e abilità!”
    “Dunque tu possiedi conoscenze e poteri maggiori di quelle che dimostri? Beh, posso dirmi sorpreso. Credevo di essere l’unico.”
    Dark stava per replicare, quando vide il cielo dietro Aizen spaccarsi come un vetro.
    Dalla crepa creatosi uscì un ragazzo dai capelli arancioni, che indossava un kimono nero, e brandiva una katana nera.
    Aizen girò appena lo sguardo, mentre la spada di Ichigo veniva avvolta da un’aurea color pece, che divenne sempre più grande.
    Lo Shinigami alzò la spada, colpendo alle spalle il traditore, ma alle spalle di Aizen apparve uno scudo, che deviò il colpo, facendo spalancare gli occhi ad Ichigo.
    “È parecchio tempo che non ci vediamo, eh? Fanciullo ryoka.” Fece Aizen, continuando a guardarlo senza girare la testa.
    Ichigo saltò all’indietro, continuando a guardare sorpreso l’avversario.
    “Un bel colpo, ma nel posto sbagliato. La nuca è il peggiore punto cieco di qualsiasi essere vivente. Pensi forse che affronterei un combattimento… senza premunirmi di proteggerlo?” continuò, mentre la barriera alle sue spalle ritornava ad essere invisibile.
    “Giusto… Dietro è il punto che tutti cercano di proteggere, ma spesso finiscono col dimenticarsi del davanti!” urlò Dark, fondendo assieme una sfera di ghiaccio e una di tuono.
    Per la prima volta lo Shinigami parve realmente interessato all’attacco.
    “Due elementi assieme?” chiese, poco prima di venire investito dalla magia, che provocò un’altra esplosione.
    “E tu chi sei?” chiese Ichigo.
    “Il vero Dark… tu hai conosciuto il mio sostituto, Lan.”
    “Lan? Il ragazzo privo di memoria?” domandò sorpreso.
    “Proprio lui. Ora, però, non mi sembra il momento adatto per parlarne. Vediamo di sconfiggere Aizen il prima possibile.” Rispose il custode, osservando il fumo dissolversi, rivelando lo Shinigami nuovamente incolume.
    “Sono qui per questo!” replicò Ichigo, portandosi una mano sul volto, facendo comparire una maschera simile a quella di un Hollow.
     
    Jessie parò il fendente di Gin, allontanandosi solo di qualche centimetro.
    “Sei più forte di quanto credessi.” Fece lo Shinigami, facendo accorciare nuovamente la propria spada.
    “Sorpreso?” rispose la custode, sorridendo.
    Gin continuò a mostrare il suo ghigno divertito.
    “Dimmi: quei Keyblade hanno qualche potere speciale?” chiese.
    La ragazza sussultò.
    ‘Se lui e Aizen vogliono creare una chiave per accedere ad un altro mondo… non posso rivelargli che il Keyblade può aprire qualsiasi passaggio…’ pensò.
    “No. Nessuno.” Disse infine.
    “Davvero? Peccato. Ero convinto che vi donasse qualche potere, o che avesse qualche caratteristica simile alle Zampakuto…”
    “Zampakuto?”
    “Sono le spade di noi Shinigami e ognuna ha un potere nascosto. Come hai visto, quello della mia è di allungarsi, e lo può fare fino a raggiungere la somma di cento spade.”
    “Cosa?” domandò, sgranando gli occhi.
    “Ma vedi, c’è un altro potere… esclusivamente dei migliori Shinigami. Ci permette di aumentare i nostri poteri e di aggiungerne altri… nel mio caso… permette alla mia katana di raggiungere la lunghezza di tredici chilometri.”
    Jessie spalancò gli occhi.
    “T-Tredici… chilometri?” ripeté, mentre lo Shinigami le puntava contro la spada.
    “Bankai. Kamishininoyari.” Disse infine.
    La sua spada si allungò all’improvviso con una rapidità impressionante.
    “Protect!” urlò la custode, un secondo prima che la spada la raggiungesse, andando così a sbattere contro una piccola barriera dai riflessi azzurri, che fece sembrare la custode come chiusa in una scatola, mentre la spada la spostava con la sua forza ad un’incredibile velocità.
    Quando finalmente la lama fermò la sua avanzata, la custode infranse la magia, per poi volare in direzione di Gin.
    Puntò contro di lui entrambi i Keyblade.
    “Flare!” gridò, facendo scaturire dalle due chiavi una fiammata, che investì lo Shinigami, che spalancò gli occhi per la sorpresa.
    “Tornado!” continuò la custode, creando stavolta un piccolo ciclone, che scagliò in mezzo alla sua precedente magia, provocando così un terribile vortice di fuoco.
    Jessie vide la spada ritirarsi, fino a sparire per far compagna al suo padrone.
    “Credevo durasse di più.” Disse, mettendosi comunque in posizione difensiva.
    “Ma dai…” disse una voce, pochi instanti prima che la magia si disperdesse.
    “Sei davvero…” fece Gin, riemergendo dalle fiamme con diverse bruciature in corrispondenza ai punti dove si era bruciato il suo vestito, mostrando nuovamente il suo sorriso “…una ragazzina che mette i brividi.”
     
    Dark osservò la maschera sul volto di Ichigo.
    “Interessante… La tua energia è aumentata…” fece, per poi tornare ad osservare Aizen, che continuava a rimanere immobile di fronte a loro.
    “Credi di poter arrivare al mio stesso livello?” chiese il sostituto Shinigami.
    Dark sorrise.
    “Ho creato e distrutto un mondo intero… Dici che può bastare?” replicò, mentre avvolgeva il Keyblade con un’aura bianca.
    “Davvero? Un potere impressionante, custode. Permettimi una domanda allora:” lo interruppe Aizen. “Perché usi il tuo potere per gli altri e non per te stesso?”
    Il detentore dell’Equilibrio lo guardò con occhi gelidi.
    “Il mio potere ha un solo scopo e mi ha già aiutato più che a sufficienza. È il mio modo per ringraziarlo.”
    “Da come parli, sembra quasi che il tuo potere sia una persona.”
    “Il fatto che non abbia un aspetto preciso, non implica che non sia un’entità consenziente. Anzi, è di gran lunga più intelligente di noi umani.”
    Aizen sorrise.
    “Capisco… In fondo, lo immaginavo. Tu sei proprio come me. Con la differenza che tu ambisci alla salvezza dell’universo tramite il tuo potere, mentre io voglio solo soddisfare i miei desideri.”
    “Ora basta con le chiacchere!” si mise in mezzo Ichigo, alzando la spada, che venne nuovamente avvolta da un’aura nera. “Getsuga… Tensho!” urlò, scagliando un colpo contro Aizen.
    “Patetico…!” disse lui, facendo per muoversi ma senza riuscirci.
    Attorno al suo corpo erano apparse centinaia di catene nere e bianche, che lo tenevano fermo.
    “Sei caduto in pieno nella mia trappola!” disse Dark, senza distogliere lo sguardo. “Il mio occhio è in grado di creare illusioni talmente realistiche da ferire chi le subisce.”
    “Maledizione!” esclamò lo Shinigami, spalancando per la prima volta gli occhi, poco prima che il colpo di Ichigo andasse a termine, scoppiando sul suo corpo.
    Quando la nube scomparve, videro Aizen con un grosso taglio, che partiva dal centro del busto e terminava sulla spalla sinistra.
    Poi, sorprendendo tutti, si mise a ridere, sebbene in maniera decisamente contenuta.
    “Che hai da ridere?” chiese Dark.
    “Non siete riusciti a uccidermi… Ichigo Kurosaki e custode. Questa è stata l’ultima occasione di potermi cogliere alla sprovvista.”
    Ichigo e Dark guardarono il taglio, da cui continuava a uscire sangue.
    “Però ti abbiamo ferito. Basta e avanza.” Replicò lo Shinigami dai capelli arancioni.
    “Ferito…?” ripeté Aizen, mentre un rumore sinistro si alzava dal suo corpo e la ferita iniziava a rimarginarsi da sola ad una velocità sorprendente.
    “Una cosa simile… voi la chiamate ferita?”
    “Rigenerazione?” domandò Dark.
    “Non è… rigenerazione superveloce.” Rispose l’avversario. “Pensate forse che io ricorrerei a qualcosa come… l’Hollowificazione?”
    “Hollowificazione?” ripeté il custode, osservando la ferita chiudersi e scomparire, per poi guardare Ichigo. “È ciò a cui sei ricorso tu?”
    “Sì…” rispose lo Shinigami, senza nascondere la sorpresa. “Ma mi chiedo come abbia fatto senza…” Ma le parole gli morirono in bocca.
    Aizen aveva alzato la parte superiore del vestito, mostrando una pietra incastonata al centro del petto.
    “Ma nel tuo corpo c’è…” esclamò stupefatto il ragazzo.
    “L’Hogyoku. La gemma della distruzione.” Completò per lui l’avversario, mentre si toccava la spalla, prendendo in mano un rimasuglio del potere del colpo.
    “Questo… è il tuo Reiatsu?” chiese, per poi continuare senza attendere la risposta. “Meraviglioso. Sei maturato, bravo. Proprio… come volevo.”
    Ichigo alzò la testa sorpreso, mentre anche Dark prestava attenzione.
    “Cosa?!” chiese lo Shinigami.
    “Tu hai incontrato Rukia Kuchiki… poi la battaglia contro Uryu Ishida ha risvegliato i tuoi poteri di Shinigami… Combattendo contro Renji Abarai sei entrato a conoscenza della forma della tua Zampakuto… Nello scontro con Kenpachi Zaraki hai colto le basi del bankai… e quando hai affrontato Byakuya Kuchiki sei progredito verso la trasformazione in Hollow.”
    Ichigo continuava a guardarlo sorpreso e sempre più incredulo.
    “Durante il combattimento contro Grimmjow ne hai acquisito la padronanza… e grazie al duello con Ulquiorra, a quanto pare hai conquistato poteri ancora superiori.”
    Detto ciò allargò la mano verso lo Shinigami.
    “Ichigo Kurosaki… Le battaglie che hai combattuto finora sono avvenute tutte sul palmo della mia mano.”
    “Davvero?” chiese Dark. “Allora devi essere decisamente stupido, a dispetto delle apparenze. Pensi veramente che tutto ciò che hai fatto possa aver guidato completamente le sue scelte?”
    Aizen spostò lo sguardo su di lui.
    “Sembra che tu ne sappia qualcosa in proposito… o mi sbaglio?”
    Dark mostro un sorriso nervoso.
    “Ho imparato per esperienza personale… che quando si cerca di manovrare qualcuno, la cosa ti si ritorce contro… il mio risultato è stata l’imminente guerra del Keyblade…”
    “Cosa?!” esclamò sorpreso Ichigo. “Cosa vuoi dire?”
    “Il mio piano prevedeva l’eliminazione di Xehanort, ma per riuscire a ingannarlo, ho finto di aver macchinato un piano che andava avanti da anni, e che il mio scopo fosse realmente quello di gettare caos nell’universo… Invece, proprio alla fine, è andato tutto storto e per colpa mia Xehanort ha ottenuto un potere ancora maggiore. La mia ammenda sarà quella di eliminarlo di persona, ponendo fine alla guerra.”
    “Quindi cerchi di porre rimedio al danno da te commesso… Ironica come situazione, no?”
    “Non mi sembri la persona giusta per rimproverarmi. Tu non hai cercato di manovrare Ichigo?”
    “Manovrare? Oh, no… semplicemente, lo ritengo un ottimo materiale di studio per le mie ricerche…”
    “Sei disgustoso. Per te la vita degli altri non ha la minima importanza.”
    “Tu sei diverso? Lo percepisco… tu non hai mai provato amore… il tuo Reiatsu è potente, non c’è dubbio, ma è impregnato di sentimenti negativi…”
    “Reiatsu? Se intendi dire energia, allora sì, lo ammetto. Ma vedi… il motivo per cui sono così è che mi sono estratto l’amore dal cuore. Con le mie mani. E l’ho fatto per diventare più forte. Non ha importanza se è stato sostituito da sentimenti negativi… prima o poi riuscirò a rimuovere anche quelli.”
    “Ambisci a diventare privo di sentimenti?”
    “Può darsi, ma riconosco che probabilmente sarà impossibile, a meno che non perda il cuore… ma non ho problemi ad ammettere che sono un codardo a cui manca il coraggio di divenire un Nessuno.”
    “Sei interessante, custode… Dark. Potresti essere il soggetto della mia prossima ricerca.”
    Dark lo guardò, senza rispondere.
    Alzò il Keyblade, puntandolo contro di lui.
    “Quella tua pietra ti avrà donato poteri maggiori… ma saprà resistere al colpo dei due elementi più potenti?”
    “Vorresti farmi credere di poter usare la luce e l’oscurità assieme?”
    Dark sorrise.
    “Secondo te perché sono il custode dell’Equilibrio?” chiese, avvolgendo il Keyblade con una luce nera e una bianca.
    “Aspetta…” lo interruppe Ichigo, mentre la sua maschera cominciava a cadere a pezzi. “C’è una cosa che voglio chiedergli.”
    Aizen lo fissò, mentre Dark annuì.
    “Tu prima hai detto che… hai avuto… la certezza che io fossi ottimo materiale di studio per le tue ricerche… Perché? Su cos’è basata questa convinzione? Se mi hai osservato dal momento in cui ho incontrato Rukia… Prova a dirlo… Quando cavolo hai avuto quella certezza?!”
    “Fin dall’inizio.” Rispose semplicemente Aizen.
    “Non rispondere a caso!” urlò Ichigo.
    “Non lo capisci? Ho detto fin dall’inizio.” Fece lo Shinigami, osservandolo serio. “Io ti conosco… da quando sei nato.”
     
    “Una ragazzina che mette i brividi, eh?” ripeté Jessie, non troppo sorpresa.
    “Hai un’enorme potere dentro di te, ma lo sento chiaramente… lo temi.” Fece Gin, sorprendendo la custode.
    “E ti stai chiedendo come ho fatto a capirlo, vero? Semplice… si vede lontano un miglio che stai lottando con te stessa.”
    La ragazza sorrise.
    “Davvero? Strano, perché non lo sapevo nemmeno io.” Disse, prima di portare i Keyblade in posizione d’attacco.
    “Tu non sai da che parte combattere.” Dichiarò lo Shinigami.
    Jessie spalancò gli occhi.
    “Il tuo Reiatsu… la tua energia… è particolare. Simile a quella del ragazzo che sta combattendo contro il Capitano Aizen… e allo stesso tempo, molto diversa.”
    “Non ti seguo.” ammise la castana, temendo ciò che lo Shinigami intendeva dire.
    “Per farla breve, tutti e due sembrate avere al vostro interno due tipi diversi di Reiatsu. Quello del custode è equilibrato e immobile. Il tuo invece è agitato, come se si stesse muovendo su se stesso… o meglio… se stesse combattendo contro se stesso.”
    La custode aumentò la presa attorno ai Keyblade.
    “Se cerchi di distrarmi con i tuoi discorsi, sappi che non attacca… Sono abituata a combattere senza avere distrazioni, e tu non riuscirai a disturbare il mio equilibrio!”
    “Equilibrio?” ripeté Gin, per poi levarsi quel sorriso dal volto. “Se tu definisci quello una cosa equilibrata, allora devi avere le idee parecchio confuse, ragazzina custode.”
    “Sta zitto!” urlò Jessie, preparando attorno ai Keyblade un altro Flare, che scagliò contro l’avversario.
    Ma stavolta allo Shinigami bastò colpirlo con la spada per distruggerlo.
    “Rispetto al colpo di prima… questo era niente.” Disse. “Come vedi, basta poco per disturbare quel tuo ‘equilibrio’…”
    La ragazza ringhiò a denti stretti.
    “Oh, cos’è, ti sei arrabbiata per così poco?”
    “Taci… se non ci tieni a vedermi veramente infuriata…”
    “Ma davvero? Non credo tu possa farmi più del male…”
    Gli occhiali della custode cominciarono a incrinarsi, come se fossero sottoposti ad una forte pressione, nascondendo così dietro le crepe i suoi occhi marroni.
    “Non sottovalutarmi… è l’ultimo avvertimento che ti do…” disse, usando un tono di voce leggermente più profondo.
    Gin la fissò incuriosito.
    “Come immaginavo…” disse, mentre gli occhiali si rompevano a metà, cadendo a terra e finendo così in mille pezzi. “…avevi davvero due tipi diversi di Reiatsu, ma non perché tu fossi in grado di controllarli entrambi…” continuò, mentre una goccia di sudore freddo gli scendeva lentamente dalla tempia, mentre osservava gli occhi della custode passare dal loro caldo marrone ad un freddo viola.
    La Via del Tramonto scomparve dalla mano destra di Jessie, lasciando l’Artiglio della Notte come unico protagonista.
    La custode alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.
    “Già…” riprese Gin, senza riuscite ad evitare di deglutire. “Una ragazzina che mette veramente i brividi…”
     
    “Co… sa…?!” chiese Ichigo, spalancando gli occhi.
    “Dall’instante in cui sei nato, sei sempre stato un individuo speciale.” Spiegò Aizen. “Perché tu sei in parte essere umano e in parte…”
    Ma il discorso dello Shinigami venne interrotto da una figura che si frappose tra di loro.
    Dark rimase sorpreso per la velocità con cui era arrivato: se ne era accorto solo all’ultimo.
    “Tu parli troppo… Aizen.” Disse un uomo, che indossava il kimono di uno Shinigami e che impugnava una katana.
    Dark notò che Ichigo stava guardando sorpreso l’uomo di fronte a loro.
    “V… Vecchio… sei tu…?” chiese incredulo.
    Aizen invece sorrise, per poi sparire dalla loro vista, e riapparendo al fianco di Gin.
    “Problemi?” chiese, mentre dal punto del petto in cui si trovava la pietra cominciò ad uscire un liquido bianco, che lo avvolse completamente, creando così una tuta integrale attorno a lui.
    “Capitano… no, nessun problema. Volevo solo testare la sua forza e devo dire che sono rimasto sorpreso…”
    “Capisco…” fece, osservando Jessie, che continuava a fissarli con freddezza, finché alzò il Keyblade e scomparve alla loro vista.
    Pochi secondi dopo, la nera lama dell’Artiglio della Notte emerse dal petto di Aizen, mentre la proprietaria continuava a mettere sempre più forza nel tentativo di tagliare a metà l’avversario.
    La tuta bianca si riempi di crepe, ma gli occhi, che erano rimasti l’unica parte visibile, non esprimevano nessuna emozione o segno di sofferenza.
    “Quindi i custodi sono veramente tanto potenti… Capisco…” disse, prima di allontanare la ragazza usando la sua energia, costringendola ad abbandonare il Keyblade.
    Aizen si girò verso di lei.
    “Però…” disse, estraendo dal fodera la spada. “Non sei ancora al mio livello.”
    Prima che Dark, Ichigo e gli altri custodi che osservavano da terra la scena potessero intervenire, Aizen superò velocemente Jessie.
    Per qualche secondo non successe niente, poi sul corpo della custode apparvero dal nulla decine di ferite, dalle quali uscì parecchio sangue.
    Gli occhi della custode tornarono normali e rimasero fissi nel vuoto, mentre lei perdeva gradualmente conoscenza e iniziava a precipitare al suolo, mentre il suo Keyblade scomparve dal petto di Aizen nella consueta scia di luci.
    “Maledizione!” urlò Edward, generando dal terreno una mano che prese al volo la custode, per poi portarla a terra con delicatezza.
    Aizen e Gin atterrarono poco lontano, ignorando sia i custodi sia gli Shinigami, che andarono subito a vedere le condizioni di Jessie.
    “Apri il Senkaimon.” Disse Aizen al suo sottoposto. “Andiamo nella Soul Society a invadere Karakura.”
    “Sissignore.” Rispose Gin, impugnando la spada, per poi colpire l’aria.
    Dal nulla apparve una porta, che si aprì da sola.
    Mentre i due Shinigami stavano per attraversarla, la ferita provocata da Jessie cominciò a rimarginarsi, mentre il pezzo di tuta che copriva la testa di Aizen si spaccò, rivelando nuovamente il suo volto, ma questa volta la parte bianca dei suoi occhi era stata sostituita dal nero.
    Ichigo lo guardò sorpreso, incapace di agire, mentre spariva aldilà della porta, che si richiuse sparendo.
    “D-Dobbiamo inseguirli…” fece Jessie, riprendendo i sensi e mettendosi seduta con qualche difficoltà, mentre Hikari terminava di curarla.
    “È oltre la nostra portata…” rispose Ichigo. “Sarebbe inutile…”
    Ma prima che potesse continuare a parlare, suo padre lo colpì con un calcio, facendolo volare per diversi metri.
    “Che cosa ti prende, Ichigo?! Ti arrendi per così poco?” chiese urlando.
    “Cavoli…” fece Edward, notando i resti degli occhiali di Jessie che recuperò e riparò, per poi consegnarli alla proprietaria. “Strano modo per dire al figlio di non arrendersi…”
    L’uomo si voltò verso di loro.
    “Così voi siete i famosi custodi, eh?” chiese. “Beh, in questo caso avrei un favore da chiedervi.”
    “Fammi indovinare: vuoi che vi diamo una mano con Aizen, vero?”
    “Precisamente. Vi posso condure alla Soul Society. Forse con il vostro aiuto, potremmo riuscire a batterlo…”
    “Tsk. Abbiamo sconfitto uno che aveva acquisito il potere di un dio… quel tipo non sarà di certo un problema…”
    “Sì, ma ti ricordo che l’aveva anche perso, quel potere… Non credere che i custodi siano poi così potenti.” Lo ribeccò Hikari.
    “Già…” fece Jessie, guardando le proprie mani con amarezza, per poi alzarsi in piedi.
    “Quindi ora andremmo a salvare la vera Karakura?” chiese Ichigo.
    “Esatto.” Rispose suo padre, colpendo anche lui l’aria con la spada, facendo riapparire la porta. “Su, non c’è tempo da perdere.”
    I custodi li seguirono subito, vedendo la porta chiudersi alle loro spalle.
    Si ritrovarono in un luogo buio, dove l’unica cosa visibile era il percorso da seguire, ai cui lati c’erano due alti muri.
    “Aspettate.” Fece l’uomo, guardandosi attorno. “Non percepisco il Kototsu…”
    “Intendi quella creatura fatta solo da Reiatsu?” chiese Ichigo.
    “Già… Di solito è una roba contro la quale gli Shinigami non possono nulla… A giudicare dalle tracce di Reiatsu direi che qualsiasi cosa sia successa è stata opera di Aizen…”
    “È un problema se questa… cosa o quel che è non c’è più?” chiese Edward.
    “Alla lunga sì. Però… ora va a nostro vantaggio.”
    “Come mai?” chiese Jessie.
    “Questo posto si chiama Dangai, il mondo proibito… è un luogo il cui tempo e spazio sono… separati sia da quelli del mondo terreno che della Soul Society.”
    “Mondo terreno?” ripeté Ed, dubbioso. “Perché parli come se stessimo andando verso l’altro mondo?”
    “Scusa Edward, ma tu dove pensavi stessimo andando?” chiese Hikari, guardando l’alchimista come se fosse caduto dalle nuvole.
    “Mi stai dicendo che stiamo veramente andando all’altro mondo?!” esclamò lui spaventato.
    “Tranquillo. Non dovrai morire.” lo tranquillizzò il padre di Ichigo. “Però… vi chiedo un po’ di tempo. Ho intenzione di insegnare una tecnica a Ichigo, ma ci vuole parecchio tempo…”
    “Tempo che puoi trovare solo qui, dato che hai detto che scorre in maniera diversa, giusto?”
    “Esatto. Potremmo rimanere qui anche per mesi se necessario… Ma fuori saranno passati solo pochi minuti.”
    Dark annuì.
    “Perfetto. Allora ne approfitteremo per allenarci anche noi.” Disse il custode.
    “Cosa? Vuoi allenarti qui?!” urlò Ed.
    “No, ho intenzione di allenare te e Jessie qui.”
    “Uh? Perché anche me?” chiese la custode.
    “Credi che non me ne sia accorto?” rispose lui. “Prima qualcosa si è impossessato di te…”
    Mentre diceva ciò Jessie strinse il braccio sinistro e se lo portò al petto.
    “Qualcosa di malvagio. Ti aiuterò ad affrontarla, ma non potrò intervenire in prima persona. Sei disposta a seguire quest’allenamento? Ti avverto che potrebbe costarti l’esistenza.”
    Jessie lo guardo sorpresa, per poi chiudere gli occhi.
    “È l’unico modo per capire da che parte devo combattere…” disse infine. “Se puoi farmi affrontare la mia parte oscura, per piacere, fallo! Devo scoprire chi delle due è più forte.”
    “Va bene.” Rispose Dark. “Hikari, mi servirà anche il tuo aiuto.”
    “Certo. Immagino tu voglia farla entrare nel suo cuore, vero?”
    Il custode annuì.
    “Edward, tu rimani da parte. Se vuoi, nel frattempo puoi allenarti per conto tuo.”
    “Come sarebbe a dire?!” domandò scioccato.
    “Perdonaci, ma la priorità al momento è un'altra.” Rispose, mentre superava Jessie, allontanandosi di una decina di metri, mentre Hikari faceva altrettanto nella direzione opposta.
    “Purtroppo non siamo nella stanza del risveglio, perciò dovremmo simularla noi. Ascolta bene Jessie: tra poco noi alzeremo una barriera speciale attorno a te. Devi concentrarti, pensando con tutta te stessa di voler entrare nel tuo cuore.”
    “Come faccio?”
    “Immagino che ricordi il luogo dove hai ottenuto i tuoi Keyblade. Quello era il tuo cuore. Devi tornare in quel luogo. È probabile che lì troverai la tua parte oscura.”
    “Ma non rischio di danneggiare il mio cuore in questo modo?” chiese con una nota di timore.
    “Se agirai in maniera sconsiderata sì, ma sono sicura che riuscirai a controllarti.” La tranquillizzò Hikari.
    La castana annuì, per poi sedersi a gambe incrociate.
    I due custodi evocarono il Keyblade, per poi infilzarlo nel terreno.
    Attorno a loro si creò una barriera, che cominciò ad aumentare di dimensioni, fino a coprire l’intera distanza tra i due, fondendosi al centro.
    Jessie prese un profondo e lungo respiro, dopodiché chiuse gli occhi, pronta ad affrontare l’altro lato di se stessa.
     
     
    Quando li riaprì si accorse che stava galleggiando nel buio.
    Volse subito lo sguardo sotto di lei, vedendo così che si stava avvicinando ad un pavimento circolare, sul quale c’era un mosaico diviso in due parti. Il tramonto del giorno da una parte e l’alba della notte dall’altra. Al centro, il fuoco del sole abbracciava il manto gelido della luna, come se non volessero separarsi.
    La custode appoggiò i piedi sul mosaico, guardandosi attorno.
    “Di nuovo qui…” disse, ricordando il giorno in cui aveva ricevuto i Keyblade.
    “Già. Era da tanto che volevo incontrarti.” Fece una voce alle sue spalle.
    Jessie si girò subito, per poi spalancare gli occhi.
    Di fronte a lei c’era una sua copia esatta, tranne che per qualche particolare. La sua controparte aveva una lunga chioma nera come la pece e gli occhi dalle iridi viola, non si trovavano oltre un paio di lenti.
    “Tu chi sei?” chiese, facendo per evocare i Keyblade, ma riuscendo a richiamare solo la Via del Tramonto.
    “Cosa?!”
    “Cerchi questo?” chiese la sua gemella, evocando l’Artiglio della Notte.
    “Come hai fatto?”
    “È semplice, mia cara… io sono te.”
    Jessie la guardò sorpresa, per poi sorridere, annuendo.
    “Capisco… in effetti, dovevo arrivarci subito… tu sei la mia parte malvagia, vero?”
    “Esatto. Complimenti per averlo capito subito…” rispose lei ironica. “Il mio nome è Jyassmie. Inutile dirti che è il tuo stesso nome, con in aggiunta la parola ‘yami’.”
    “Oscurità… Un nome appropriato direi…”
    “Ho gusto, vero?” domandò, portandosi una ciocca scura dietro l’orecchio.
    “Smettila di perdere tempo. Sai perché sono qui, no?”
    “Certo. Perché t’illudi di potermi vincere, ma sei sicura di essere la più forte tra noi due?”
    “Ne sono certa.” Affermò, stringendo la presa sulla Via del Tramonto.
    “Molto bene.” Fece la sua parte oscura. “Allora preparati… proprio perché tu sei la mia parte luminosa, ti eliminerò con enorme piacere!”
    “Tsk! Non sarai tu a vincere!” urlò Jessie, partendo all’attacco. “Flare!” urlò, scagliando la fiammata contro l’avversaria.
    “Reflex!” replicò lei, creando una barriera che rispedì al mittente la magia, che dovette evitarla saltando in alto.
    “Thundaga!” urlò la custode della luce, facendo precipitare sulla sua controparte una raffica di fulmini, che fu facilmente evitata.
    “Tutto qui?” chiese lei, sbadigliando.
    “Certo che no!” rispose l’altra, apparendo alle sue spalle e colpendola in pieno con il Keyblade, lanciandola lontano.
    “Tornado!” urlò, scagliandole subito dietro la magia del vento, che trascinò in aria l’avversaria, per poi farla schiantare velocemente a terra.
    “Allora, ancora convinta di essermi superiore?”
    L’incarnazione della sua oscurità si rialzò, ghignando.
    “Sì… perché io ho poteri che tu non immagini nemmeno…” disse, per poi alzare le mani.
    Immediatamente attorno a loro scese il buio completo.
    “Io so cosa si nasconde nel tuo cuore…” fece Jyassmie.
    Jessie fece per replicare, ma al suo fianco apparve per un secondo la figura di una donna dalla pelle bianca come la neve, con i capelli blu e gli occhi scuri, simili a quelli di un gatto.
    “Cosa…?!” esclamò sorpresa la custode, chiedendosi se fosse stata la sua immaginazione.
    Tuttavia, non fece nemmeno in tempo a pensarlo che di fronte a lei apparve un uomo in nero, dai lunghi capelli rosa che brandiva una lunga falce.
    “In un altro tempo, in un'altra dimensione, questi volti per te sono importanti…” continuò la sua controparte.
    Senza dare a Jessie la possibilità di controbattere l’incantesimo di Jyassmie continuò e apparve l’immagine di un ragazzo dai capelli argentati, che riconobbe essere Riku, abbracciato ad una sua copia. Subito dopo apparvero anche Sora e Kairi, che si tenevano per mano, seguiti da un topo, un papero e un cane, tutti e tre dalle caratteristiche vagamente umane. Infine dietro di loro apparvero undici persone vestite di bianco, ognuna con in mano un’arma diversa. Poi, ad un tratto, tutti coloro che erano apparsi in precedenza riapparvero assieme, ma questa volta tutti erano feriti gravemente.
    Le persone vestite di bianco erano diminuite di numero, e gli altri avevano riportato ferite profonde.
    Sora e Kairi giacevano a terra, e i loro corpi erano privi del soffio della vita.
    L’uomo dai capelli rosa era sfigurato, ma stava ridendo assieme alla donna dai capelli blu, che invece era l’unica a non essere stata ferita.
    Dietro di loro Jessie poté vedere se stessa, inginocchiata per terra, che teneva tra le braccia una persona che non riuscì ad indentificare.
    Così com’erano venute, le visioni sparirono, lasciandola di nuovo nella luce del mosaico e costringendola a cadere in ginocchio.
    “Allora, che ne dici? Se continui ad affidarti alla luce, lo stesso destino ti attenderà anche qui. Abbandonati all’oscurità, lascia che sia io a comandare!” fece Jyassmie, sorridendo e allungando la mano sinistra verso di lei.
    Jessie continuava ad ansimare, ma si rimise in piedi.
    “Non… Non ho idea… di come tu abbia fatto a creare simili illusioni… Come non so perché mi abbiano scosso in questo modo… dato che la maggior parte di quelle persone non le conosco… Ma se credi che basterà così poco… per farmi abbandonare all’oscurità… ti sbagli di grosso!” sentenziò la castana, fissando la sua parte oscura con determinazione.
    Il sorriso sparì dal volto di Jyassmie.
    “Capisco. E va bene! Ho provato con le buone, ora mi costringi ad usare le cattive maniere!”
    “Non te lo permetterò!” urlò Jessie, puntandole il Keyblade contro, e cominciando a caricare sulla sua punta una sfera di luce.
    La sua controparte la imitò, creando una sfera di oscurità.
    Le due Keyblader lanciarono la sfera in contemporanea, facendole così scontrare.
    Entrambe rimasero nella loro posizione, senza alcuna intenzione di arrendersi.
    “Maledetta… dove trovi tutta questa forza?!” chiese Jyassmie.
    “È la mia volontà di non volermi arrendere all’oscurità! Non ti lascerò prendere possesso del mio corpo!”
    La parte oscura sorrise.
    “Tu credi che l’unico modo che possa liberarmi sia quello di prendere possesso del tuo corpo, vero?”
    Quella domanda spiazzò la custode.
    “Cosa vuoi dire?”
    “Che c’è un altro modo per me di diventare reale… ma vedi, serve una grande quantità d’energia… un’energia che i cinque elementi magici non sono in grado di fornire… ma la luce e l’oscurità sì…”
    Jessie spalancò gli occhi.
    “Vedo che hai capito.” Fece Jyassmie, per poi lasciar cadere il Keyblade e buttarsi in mezzo alle due sfere, provocando un’esplosione che investì l’intero campo di battaglia.
     
     
    Dark e Hikari si erano seduti, sempre tenendo con le mani il proprio Keyblade, in attesa del ritorno della custode. Jessie era come addormentata, con il capo lievemente piegato in avanti e i lunghi capelli castani ai lati del viso, che non mostrava alcuna espressione sofferente.
    Ad un tratto la barriera sembrò sussultare dall’interno.
    “Cosa succede?” chiese Edward, notando anche lui il fenomeno.
    “Qualcosa non va…” rispose Dark, alzandosi in piedi.
    Pochi instanti dopo, la barriera s’infranse in mille pezzi.
    Il corpo di Jessie cominciò a pulsare, per poi sdoppiarsi.
    Una delle due aprì gli occhi, rivelando due iridi rosse, per poi cadere a terra priva di sensi, mentre l’altra si alzò in volo, con un sorriso inquietante dipinto in viso.
    I suoi capelli divennero neri, dopodiché aprì gli occhi, rivelando due iridi viola.
    Jyassmie prese a ridere, facendo gelare il sangue ai presenti, per poi scomparire nel buio di un varco.
     
     
    Aizen fissò sorpreso la spada di Gin, che lo aveva appena trafitto al cuore.
    “L’unico modo di evitare l’abilità della sua spada… è toccare la lama prima che l’ipnosi totale abbia inizio.” Spiegò Gin. “Quanti decenni ci sono voluti per sentire questa frase? Anche se nessuno nel Gotei Tredici conosceva questa cosa. Tutti avevano intenzione di ucciderla… perciò osservarli mi dava un po’ d’angoscia.”
    Gin alzò lo sguardo verso di lui, divertito.
    “Visto che l’unico in grado di uccidere il capitano Aizen… Sono io!” urlò, per poi ritrarre la spada, lasciando lo Shinigami in piedi, che si portò subito una mano a coprire la ferita.
    “Lo sapevo… e ti ho portato qui conoscendo le tue intenzioni…” disse. “Perché volevo vedere come avresti cercato di uccidermi… Ma che peccato, Gin. Credi di potermi uccidere solo-”
    “Nah, non credo.” lo interruppe lui, per poi mostrargli la spada, al centro della quale era possibile vedere che mancava una piccola scheggia.
    “La vede questa piccola frattura?” chiese, per poi indicare la ferita di Aizen. “Ho messo il pezzo mancante dentro di lei… Capitano Aizen.”
    Lui spalancò gli occhi.
    “…Cosa…?”
    “Le ho parlato dell’abilità del mio bankai, tempo fa? Mi perdoni… Ma quella era una bugia.” Continuò a spiegare Gin. “Non si estende per la lunghezza che le ho detto. E non si muove nemmeno coì velocemente. Semplicemente… si trasforma in polvere per un attimo mentre si estende e mentre si contrae. E poi… all’interno della lama… è nascosto un veleno mortale capace di annientare le cellule.”
    Il capitano continuò a guardarlo sorpreso.
    “Sembra che ora abbia capito… Mentre ho trafitto il suo cuore e ho ritirato la spada, ho lasciato un pizzico di quella polvere nel suo cuore.”
    Aizen continuò a tenersi la mano sulla ferita.
    “…GIN!” urlò.
    “Se vuole parlare si affretti a farlo. Comunque sia, non importa quanto sarà veloce. Morirà lo stesso.”
    Mentre diceva ciò, Gin si avvicinò a lui, per poi appoggiarli la mano sulla ferita.
    “Uccidi, Kamishini no yari.” Disse.
    Il foro della ferita cominciò subito ad allargarsi.
    “Gin... Bastardo...!!” gridò Aizen.
    “Morirà con un bel foro nel petto. Non era questa la sua preziosa ambizione?”
    La ferità si allargò sempre di più, fino a separare una delle braccia dalla spalla, e lasciando la pietra libera.
    Gin la afferrò al volo, per poi coprirsi subito il braccio con l’altro e saltare via, mentre Aizen cadeva all’indietro.
    “…Gin…” mormorò, mentre lo Shinigami si allontanava.
    Poi il suo mormorio si trasformò in un urlo di rabbia, che lo fece avvolgere da un raggio di luce, che si elevò fino al cielo.
    Gin nel frattempo andò a ripararsi dietro ad un palazzo, lasciandosi cadere a terra e osservando il braccio che aveva usato per prendere la pietra, il quale sembra essere stato in parte mangiato.
    ‘È finita… Con questo è finita…’ pensò, permettendosi un sospiro di sollievo.
    Sollievo che scomparve quando sentì l’energia del raggio.
    Gin si girò verso esso, guardandolo verso la sommità.
    Al suo interno era possibile vedere Aizen, nuovamente intero, con dodici ali che gli permettevano di rimanere sospeso nel cielo, sebbene non ne avesse bisogno.
    “Ho vinto io, Gin...” disse. “L'Hogyoku che hai rubato, che sia dentro di me o meno... È già mio.”
    La sfera nella mano dello Shinigami cominciò a brillare, come se stesse rispondendo a quelle parole.”
    “Cosa… sta…” fece lui, non accorgendosi subito che Aizen si era teletrasportato al suo fianco.
    Gin si girò lentamente, vedendo la spada dell’avversario alzarsi, per poi scendere su di lui, provocando un profondo taglio per tutto il suo corpo.
    Lo Shinigami perse la presa sulla pietra, che volò verso il petto di Aizen.
    Gin tentò di afferrarla nuovamente, ma prima di poterci riuscire, il braccio gli fu reciso dall’avversario, che poi ricambiò il favore, infilzandolo al petto.
    “...La paura è necessaria all'evoluzione. La paura di poter essere annientati... in qualsiasi istante.” disse Aizen. “Grazie, Gin. Grazie ai tuoi sforzi, ho raggiunto un'esistenza che è superiore sia agli Shinigami sia agli Hollow.”
    Detto ciò, lo scagliò contro il palazzo, demolendolo e facendolo finire oltre, in mezzo ad altre macerie.
    Gin rimase fermo a osservare il cielo.
    “GIN!!!” urlò una voce femminile, anticipando l’arrivo di una Shinigami, che scese velocemente verso di lui.
    Lo Shinigami la osservò, incapace di sentire le sue urla.
    ‘Rangiku... non ha funzionato.’ Pensò, mentre lei lo raggiungeva. ‘Non sono riuscito a restituirti quello che ti era stato tolto. Ahhh, lo sapevo. Sono felice... di aver detto che mi dispiace.’
    Aizen si avvicinò camminando ai due, senza mostrare alcuna emozione.
    Ma prima che potesse fare altro, dalle sue spalle si alzò una folata di vento provocata dall’arrivo improvviso di sei persone.
    Ichigo era davanti a tutti.
    Era diventato più alto, e i suoi capelli erano diventati più lunghi. In più, nei suoi occhi era sparita ogni traccia di dubbio e paura.
    Sulle spalle teneva suo padre, privo di sensi.
    Dietro di lui invece c’erano i custodi.
    Per Hikari, Dark e Jessie gli unici cambiamenti erano stati quelli dovuti ai capelli, i quali erano diventati ancora più lunghi, tanto che a Dark ormai superavano le spalle, mentre alle due custodi avevano raggiunto quasi la metà della schiena.
    Il cambiamento più evidente era però quello di Edward.
    Il suo braccio e la gamba recuperati da poco avevano ritrovato tutta la forza persa. Inoltre era diventato ancora più alto, mentre i suoi capelli non erano più raccolti in una coda, ma erano liberi, superando anche nel suo caso le spalle.
    Ichigo ignorò gli sguardi di Aizen e di Rangiku, e appoggiò delicatamente a terra il Padre.
    “Grazie… Papà…” disse, per poi girarsi verso il suo nemico.
    “...Kurosaki Ichigo. Sei davvero... Kurosaki Ichigo?” chiese Aizen, incerto.
    Il ragazzo lo ignorò, spostando lo sguardo verso Gin, rimanendo impassibile.
    “Cosa vuoi dire?” chiese infine.
    “Se sei davvero Kurosaki Ichigo, allora sono deluso.” Rispose. “Non percepisco una briciola di Reiatsu da parte tua. Anche se lo stessi sopprimendo, percepire niente è assolutamente impossibile. Hai fallito l'evoluzione. Hai fallito nell'afferrare l'ultima possibilità che ho elargito su di te.”
    Ichigo non disse nulla, accorgendosi che Gin lo stava guardando.
    Lo sguardo dello Shinigami ferito si poso su di lui, per poi spostarsi sugli altri e infine fermandosi su Jessie e sulle sue determinate iridi rosse come il fuoco.
    ‘Ne sono sicuro… I loro occhi sono forti…’ pensò, mentre il buio lo avvolgeva definitivamente. ‘Bene… in questo caso… posso affidare a voi questo…’
    E lo sguardo di Gin si spense.
    “Sembra… che siamo arrivati troppo tardi.” Fece Dark.
    “Già! Anche stavolta non avete fatto in tempo!” esclamò la voce di Xadvid, mentre un varco oscuro si apriva di fronte a loro, lasciando così che il Nessuno facesse la sua apparizione.
    “Oh, questa sì che è una sorpresa. Sono venuto qui attirato da una forte oscurità… non pensavo che però poteste crescere così tanto in pochi giorni…”
    “Quello è lo stesso tipo che ha aiutato Homunculus, giusto?” chiese Edward, facendo mente locale.
    Dark annuì.
    “Perfetto. A lui ci penso io se non vi dispiace.” Continuò, facendo scrocchiare le dita.
    “Resterò a darti una mano. Così alla peggio, potremmo tentare la tecnica che abbiamo provato.”
    “Vi aiuterò anch’io.” Aggiunse Hikari.
    “Bene. Allora vorrà dire che io aiuterò Ichigo. In fondo, ha eliminato lo Shinigami con cui volevo chiarire qualche punto rimasto in sospeso.” Fece Jessie.
    Aizen sorrise.
    “Che sfortunato. Kurosa-”
    “Aizen!” lo interruppe lui. “Cambiamo posto. Non voglio combattere qui.”
    “Che proposta inutile. Sono parole che possono essere pronunciate solo da coloro che possono affrontarmi. Non aver paura. Non puoi arrecarmi nessun dan-”
    Ma le sue parole furono soffocate da due mani.
    Ichigo e Jessie avevano afferrato per il volto lo Shinigami, volando subito via, trascinandolo con loro, sparendo subito alla vista di tutti gli altri.
    “Cosa… Come hanno fatto? Quel tipo emanava energia pura…” fece sorpreso Xadvid, per poi girarsi verso i custodi rimasti.
    “Xadvid, giusto?” chiese Ed, puntandogli contro il Keyblade. “Ho un messaggio per te da parte di qualche milione di persone… Muori!”
    Prima che il Nessuno se ne rendesse conto, l’alchimista scomparve dal suo raggio visivo, riapparendo alle sue spalle.
    “Come…” fece in tempo a dire, prima di girarsi e parare il fendente, che fu forte abbastanza da farlo schiantare a terra, provocando una voragine attorno a lui.
    “Maledizione…” mormorò, emergendo dalle macerie, ritrovandosi così di fronte a Dark, che lo guardava con occhi privi di qualsiasi espressione.
    Alzò la mano verso di lui, facendo comparire una sfera bianca.
    Alle spalle del Senza Cuore apparve Hikari, che imitò il compagno, mentre sopra di loro anche Edward si apprestava a compiere la stessa magia.
    “Sigillo dei varchi.” Dissero assieme.
    Dalle loro sfere uscirono decine di raggi, che li circondarono, creando attorno a loro una gabbia di luce, che si chiuse imprigionandoli al suo interno.
    “Che razza di diavoleria è questa?!” chiese il custode oscuro, vedendo i tre Keyblader atterrare di fronte a lui.
    “Abbiamo creato una barriera particolare. In questo modo è impossibile lasciare questo posto. I varchi sono bloccati…” spiegò Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Marco non sa ancora che tu sei vivo, perciò non gli dispiacerà se ti eliminiamo.”
    Xadvid sentì una goccia di sudore freddo che scivolava dalla sua tempia, fino a raggiungere il collo, ma la ignorò e sorrise.
    “Voi dite che per me non ci sono speranze, vero?” domandò.
    “Direi di sì. Non puoi contrastarci da solo.”
    Il Nessuno si alzò, evocando il Keyblade.
    “Questo è da vedere!”
     
     
    Ichigo e Jessie lanciarono Aizen al suolo non appena si furono allontanati di qualche chilometro dalla città.
    “Impossibile…” fece il traditore, rialzandosi e guardandoli increduli. “Sono stato… dalla forza bruta…”
    “Cominciamo, Aizen.” Disse Ichigo, mentre lui e la custode si preparavano a colpirlo. “Porremo fine a tutto. In un solo instante.”
    “Farla finita in un istante…?” ripeté lo Shinigami, per poi sorridere. “Capisco… hai gettato via il tuo Reiatsu per sostituirlo con la forza fisica… Ma non credere che ciò sia sufficiente. Non puoi competere con la mia nuova potenza.”
    “Sai una cosa?” lo interruppe Jessie, con voce seccata. “Ogni minuto che passa, ti trovo sempre più insopportabile.”
    Mentre diceva ciò, creò in mano una sfera di fuoco. “Vediamo come te la cavi ora…” disse, lanciando la sfera, per poi puntargli subito contro il Keyblade.
    “Flare!” urlò, creando una fiammata che investì la sua precedente magia.
    Facendo ciò, provocò un’esplosione che li investì completamente, provocando una voragine attorno a loro.
    Aizen si alzò in volo, giusto in tempo per parare la spada di Ichigo.
    Non appena le due lame si scontrarono, il terreno sotto di loro si alzò per l’onda d’urto, creando attorno a loro delle piccole montagne.
    “Sei sorpreso?” chiese Aizen. “Con un solo fendente della mia spada, posso cambiare la forma della terra. Questo è il mio attuale potere. Se posso essere onesto, nemmeno io credevo che il mio potere potesse aumentare fino a tal punto.” Continuò, allontanandosi. “Sono felice, Kurosaki Ichigo. Grazie a te… potrò mettere alla prova il mio potere che trascende gli Hollow e gli Shinigami, finché avrò voglia.”
    Detto ciò, partì all’attacco, ma venne intercettato da Jessie, che lo fermò senza troppa fatica.
    “Umpf. Vedo che anche tu vuoi sperimentare il mio potere…”
    “Jessie.” La chiamò Ichigo. “Lascialo andare.”
    La custode si girò verso di lui, per poi annuire.
    “Come vuoi.” Disse, per poi allontanarsi velocemente dallo Shinigami.
    Mentre Aizen la guardava allontanarsi, attorno alla mano che teneva la spada apparve un’aura nera, che l’avvolse per qualche secondo.
    Quando sparì, la mano dello Shinigami si era fusa alla sua arma.
    Sorridendo, ripartì all’attacco, facendo scontrare nuovamente le due lame.
    “Stranamente sembra che l’aspetto simile ad un assembramento del mio braccio destro e della Zampakuto abbia portato alla luce una scoperta evolutiva. Forse è questa la forma giusta che tutte le Zampakuto dovrebbero avere… Ma ora capisco… Le dimensioni della tua evoluzione e della mia sono davvero differenti.”
    Aizen ritirò la spada, preparandosi a colpire nuovamente.
    “Se lo volessi davvero, potrei rompere la tua spada con un solo colpo!” urlò, facendo partire l’attacco.
    Jessie sorrise, scuotendo la testa. “Certa gente non impara finché non ci sbatte il muso.”
    La spada era stata fermata dalla semplice mano di Ichigo, che la tratteneva senza fatica, facendo innalzare ulteriormente le neonate montagne.
    “È ridicolo…” disse Aizen, con gli occhi sgranati.
    “Perché sei così sorpreso?” chiese Ichigo. “È così difficile credere che io sia riuscito a fermare la tua spada? Hai paura… di ciò che hai davanti agli occhi? E che accada qualcosa che non puoi capire?”
    Aizen si allontanò di colpo.
    “Non cantare vittoria… la tua forza fisica per un momento ha superato la mia, niente di più.”
    “Ne sei sicuro? A me è sembrato proprio… che la tua forza fosse insignificante rispetto alla sua.” Lo provocò Jessie.
    “Davvero? Bene, allora vediamo subito se accadrà di nuovo un simile miracolo! Vi ridurrò in atomi usando il Kido!!”
    “Kido? È la vostra magia, giusto?” chiese la custode a Ichigo, che annuì, senza scomporsi.
    “Il simbolo della torbidezza si assopisce. Un insolente recipiente di follia. Ribolle, nega l’intorpidimento, batte le palpebre, ostruisce il sonno. La principessa dell’acciaio che striscia. La bambola di fango che sempre si disintegra. Unione! Opposizione! Riempiendo la terra, conosci la tua impotenza!”
    L’aria intorno ai tre divenne nera, oscurando la vista di tutto ciò che li circondava.
    “Hadou 90! Bara nera!” urlò Aizen.
    Attorno a Ichigo e a Jessie apparve dal nulla una gabbia nera, che man mano diveniva sempre più piccola, nel tentativo di schiacciarli.
    “L’intero incantesimo della Bara Nera recitato da me, colui che ha sorpassato sia Hollow che Shinigami!!! Un torrente di gravità capace di distorcere lo spazio-tempo!! Esseri come voi non possono nemmeno lontanamente comprenderlo!!” urlò come un pazzo, rivolto ai due, mentre sparivano all’interno della magia.
    Aizen sorrise sodisfatto.
    Quando però, l’incantesimo si disintegrò sotto i suoi occhi, rivelando Ichigo e Jessie integri e incolumi, entrambi con in mano la propria arma, il suo sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.
    “Sembra che tu non te ne sia accorto.” Fece Ichigo.
    “Ora… siamo più forti di te.” Continuò la custode.
    “Ciò che ha spazzato via quella montagna… non era la tua spada. Era la mia.”
    Aizen fece appena in tempo a spalancare gli occhi prima di venire colpito dalla spada di Ichigo, seguita a ruota dal Keyblade di Jessie.
    L’avversario volò via, atterrando sulla cima di una montagna.
    “Perché hai preso le distanze?” chiese la custode.
    “…Capisco. Siete felici di aver fermato la mia spada? Siete felici di aver evitato il mio Kido? Siete felici di aver ferito il mio corpo…?” chiese lui, mentre la ferita si rimarginava.
    “ABBANDONATE LA VOSTRA ARROGANZA, UMANI!!!” urlò arrabbiato, con tutto il fiato che aveva in corpo, senza destare nessuna preoccupazione nei due.
    Il suo corpo cominciò a venire avvolto da un’aura oscura, per poi spaccarsi in più parti, come se fosse stata la buccia di un frutto, rivelando un mostro con tre buchi sul petto, che si avvicinò alla velocità della luce a Ichigo, afferrandolo per la gola.
    “Riesci a sentirmi, Ichigo Kurosaki?” chiese “È vero che una volta hai distrutto la barriera che separa gli Shinigami dagli Hollow e sei diventato un essere trascendentale, ma ora hai perso il potere che una volta possedevi, sei soltanto l’ombra di ciò che eri un tempo. Nella forma in cui sei ora non sei nemmeno in grado di comprenderlo. Troverai la morte per la mia mano trascendentale, e il mio ucciderti invocherà la completa separazione da quelle esistenze inferiori chiamate Shinigami e Hollow. Sei finito! Kurosaki Ichigo!!”
    “Finito?” ripeté lui, lasciando sorpreso il mostro. “È tutto qui quello che sai fare?” chiese.
    Senza fare niente, allontanò di qualche metro Aizen.
    “Poniamo fine a tutto questo, Aizen… sono stanco della tua logica. Jessie, rimani fuori da tutto questo. Lascia che li mostri… il Getsuga Tenshou finale.”
     
     
    Xadvid cadde per terra, lasciando andare il Keyblade.
    Prima che potesse fare altro, tutti e tre i Keyblader erano scesi su di lui, colpendolo assieme e lasciando tre profondi tagli sul petto del Nessuno.
    “M-Maledizione… non posso… perdere così…” disse, mentre Edward gli puntava il Keyblade alla gola.
    “Invece è finita.”
    “Non mi prendere in giro! Mi sono informato sul tuo conto, tu detesti uccidere!” urlò Xadvid, dando fondo a gran parte delle sue ultime energie.
    “Negli anni si cambia.”
    “Anni? Ma se sono passati solo pochi-! Capisco… Dovevo arrivarci!”
    “Ci siamo allenati in un posto dove mesi corrispondevano a pochi minuti di questo mondo.” Rispose Dark. “Non sei più nemmeno lontanamente al nostro livello.”
    “B-Bastardi… Così non vale…”
    “Cos’è? Credi forse che questa guerra sia roba da bambini? Credi davvero che ci faremo scrupoli per vincerla?” chiese Hikari.
    “E ora, se credi in qualcuno, dì le tue ultime preghiere.”
    Xadvid deglutì, per poi sorridere.
    “Sapete… dimenticate un particolare…” disse, cominciando a diventare più piccolo. “Posso diventare qualsiasi creatura abbia toccato, compreso un insetto.”
    Mentre diceva ciò, il suo corpo cominciò a perdere le caratteristiche umane, diventando sempre più simile a quello di una zanzara, fino a diventarne una, che volò via attraverso le sbarre, scomparendo alla loro vista.
    “Tsk. Non ha nemmeno il coraggio di affrontare il proprio destino.” Commentò Edward, facendo sparire il Keyblade.
    Ma i tre custodi furono distratti da una colonna di luce nera che si alzò verso il cielo, facendo tremare la terra.
    “Quindi alla fine ha deciso di usarlo…” fece Dark.
     
     
    Ichigo fu avvolto da quella sua oscurità, per riapparire pochi secondi dopo.
    “Il Getsuga Tenshou Finale è quando io…” disse, ignorando le bende che gli coprivano la bocca, mentre i suoi nuovi e lunghi capelli neri, volavano disordinati da soli assieme al suo vestito, che non aveva più una forma definita. “…divento Getsuga.”
    Aizen rimase ad osservarlo.
    “Se uso questa tecnica, perderò tutti i miei poteri di Shinigami. Ecco perché è chiamata Finale.”
    Il suo avversario continuò a guardarlo, incredulo e chiuso nei suoi pensieri.
    Di colpo digrignò i denti.
    “IMPOSSIBILE!! Come può essere una cosa del genere?! Come può superarmi un piccolo essere umano!? È-”
    Ma fu interrotto dalla mano di Ichigo, che la mise davanti a lui.
    Dal nulla apparve una piccola lama, che Ichigo prese con la mano.
    “Mugetsu.” Disse infine.
    Immediatamente una colonna di pura oscurità si alzò da quel punto.
    Jessie trovò riparo dietro a una sua barriera, finendo presto con il non riuscire a vedere più nulla.
     
     
    Quando la vista tornò, Ichigo si ritrovò sospeso nell’oscurità.
    Il suo aspetto era tornato normale.
    “I miei poteri stanno svanendo…” disse rassegnato. “Ma dove mi trovo ora? Cos’è successo ad Aizen?”
    Mentre diceva ciò, i suoi piedi toccarono un suolo solido, che rimase sempre celato ai suoi occhi.
    “Aizen non è ancora sconfitto.” Disse una voce. “Il suo potere rigenerativo è potente…”
    “Sei tu, Zangetsu?” chiese lo Shinigami.
    “No, sono un'altra entità. Forse Dark te ne ha parlato… sono colei che sceglie i custodi della luce.”
    Ichigo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi annuire.
    “Capisco… quindi ho fallito…”
    “Non completamente. Il tuo colpo ha indebolito parecchio Aizen, e non basterà la sua rigenerazione per riprendersi completamente. Io però posso donarti un nuovo potere, che ti permetterà di mantenere il tuo di Shinigami, integrandosi ad esso.”
    “Di cosa stai parlando?”
    La voce non rispose, facendo apparire di fronte a lui una spada nera.
    “Ho forgiato questo Keyblade particolare per te. Come vedi, ha lo stesso aspetto della tua Zampakuto, ed è in grado di ereditare tutti i suoi poteri. In più, è come tutti gli Keyblade, con i medesimi poteri. Se l’accetti, sarai sì in grado di sconfiggere Aizen, ma dovrai dirigerti su un altro mondo, il mondo dove si svolgerà la guerra.”
    Ichigo osservò l’arma di fronte a sé, per poi afferrarla.
    “Va bene.” Disse, mentre il pavimento s’illuminava, mostrando un mosaico dove c’era lui, con diversi aspetti. “Accetto.”
     
     
    Quando l’oscurità scomparve, Ichigo era sospeso a mezz’aria.
    Il suo aspetto era tornato come in origine, e ora teneva in mano una spada nera, simile a quella di prima, ma con un ciondolo raffigurante un disegno.
    Di fronte a lui c’era Aizen, caduto a terra e seriamente ferito, che si stava rigenerando, recuperando anche lui il suo aspetto originario.
    “Così sei diventato un custode.” Fece Jessie, raggiungendolo. “Beh, non so dirti se complimenti o no. Aizen è ancora vivo…”
    “Lo so… Jessie, te la senti di usare quella tecnica che ti ha insegnato Dark? L’ho vista da lontano, ma mi è sembrato alquanto potente. Io cercherò di imitarti.”
    “Ne sei sicuro? Io ci ho messo settimane per apprenderla.”
    “Sento di potercela fare. Ogni tanto osservavo i vostri allenamenti, mentre tentavo di controllare perfettamente il Getsuga Tenshou Finale…”
    “Molto bene allora.” Disse la custode, per poi alzare verso l’alto il Keyblade.
    Lentamente, da esso cominciò a fuoriuscire dell’acqua bianca, che ricoprì completamente la custode, creando un’armatura bianca, che lasciava comunque vedere la custode.
    Ichigo la guardò leggermente sorpreso, per poi imitarla.
    “Cosa credete di fare, umani?” chiese Aizen, rialzandosi.
    “Questa tecnica è simile al Getsuga Tenshou Finale… Con la differenza che non elimina l’avversario e non fa perdere i poteri…”
    “E cosa farà allora? Sentiamo!”
    “Ti sigillerà nella luce.” Rispose Jessie. “Raito no shiru.”
    Non appena ebbe nominato il nome della tecnica, lei e Ichigo diventarono due sfere di luce, che volarono rapidamente contro Aizen, trafiggendolo al petto, riprendendo il loro aspetto alle sue spalle, mentre l’armatura si dissolveva.
    Il nemico rimase fermo per qualche secondo, per poi girarsi verso di loro.
    “Voi…” disse, prima di venire distrutto da centinaia di raggi di luce, che sbucarono fuori dal suo corpo.
    Ichigo guardò la luce scomparire in quella del sole, mentre Dark, Hikari e Edward li raggiungevano in volo.
    “È finita.” Rispose Jessie, anticipando la domanda. “Aizen è sparito nella luce.”
    “Perfetto. Starà a lui resistere o arrendersi ad essa.” Fece Dark, per poi guardare Ichigo. “Vedo che anche tu hai ottenuto un Keyblade… anche se diverso dai tradizionali.”
    “Già… Una voce ha detto che avrebbe integrato i miei poteri da Shinigami a quelli da custode… e in più, mi ha detto di dirigermi nel mondo dove si svolgerà la guerra.”
    “Capisco…” rispose il custode dell’Equilibrio, aprendo un varco dietro lo Shinigami. “Quel passaggio ti condurrà su quel mondo. Chiedi di Rexenet e Light. Rimani con loro ad allenarti e eventualmente ad addestrare i nuovi custodi che arriveranno in futuro. Hai assistito ai nostri allenamenti, e ti sei già dimostrato in grado di gestire tutti i poteri del Keyblade. Ce la farai.”
    Ichigo annuì, per poi attraversare il varco, che si richiuse dietro di lui.
    “Voi invece?” chiese Hikari, guardando Ed e Jessie. “Avete deciso?”
    La custode annuì.
    “Io tornerò al mio mondo. Temo che possa essere preso di mira da Jyassmie, ed è mio dovere proteggerlo. Ora che mi avete insegnato ad usare i varchi, avrò meno difficoltà.”
    “Io invece raggiungerò gli altri custodi in viaggio.” Fece Edward. “A questo punto, sembra sia io quello con maggiore esperienza tra i nuovi custodi, no?”
    “Già. Cerca solo di non farli spaventare con il tuo arrivo… Non vorrai ritrovarti con diversi Keyblade puntati sul collo, vero?”
    “Nah, tranquillo! Non farò nulla d’avventato!” disse, aprendo il varco e sparendo al suo interno.
    Jessie lo imitò, ma si fermò prima di mettere un passo al suo interno.
    “Sapete… Credo che ci possano essere diverse possibilità. Non è detto che tutto vada come crediamo.”
    “Cosa vuoi dire?” chiese Dark.
    “Tu dici che il tuo destino è di scomparire con la fine della guerra. Non è detto che ciò accada.”
    “E tu come fai a dirlo?”
    Jessie sorrise.
    “Quando ho affrontato Jyassmie, lei mi ha mostrato delle visioni. Non so se fossero false o meno, ma anche se alla mia mente non dicevano nulla, il mio cuore ne ha sofferto. In quelle visioni, io avevo avuto un destino parecchio diverso, perciò penso che esso non sia scritto in modo indelebile. Lo stesso potrebbe valere anche per te.” Concluse, sparendo nel varco, lasciando il custode a riflettere sulle sue parole.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

    Group
    Member
    Posts
    8,279
    Location
    Il mio paesello marcondirondirondello

    Status
    Anonymous
    Com'è saggia la mia Jessie ù.ù *risata malvagia* E ha combattuto con Ichigo *w* Figooooo <3 *si ricompone* Dicevo...
    Non ringraziarmi Darky, è stato un piacere aiutarti e fornirti gli elementi necessari per questo cross-over ^^ Da parte mia, io mi darò da fare per continuare la mia fic e arrivare al punto che sappiamo per poter pubblicare ciò che sai u.u
    Tralasciando i nostri progetti megagalattici, ti faccio tanti complimenti! Davvero un bel capitolo :3
     
    Top
    .
  14. francix94
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    bel capitolo come sempre :D
    CITAZIONE
    Io invece raggiungerò gli altri custodi in viaggio.” Fece Edward. “A questo punto, sembra sia io quello con maggiore esperienza tra i nuovi custodi, no?”
    “Già. Cerca solo di non farli spaventare con il tuo arrivo… Non vorrai ritrovarti con diversi Keyblade puntati sul collo, vero?”
    “Nah, tranquillo! Non farò nulla d’avventato!” disse, aprendo il varco e sparendo al suo interno.

    lo spero, visto che quando lo avevano visto l'ultima era ancora un nano con ancora due arti robotici attaccati al corpo xD
     
    Top
    .
  15. Yusei Trek
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Troppi, veramente troppi nomi giapponesi e mi sono perso a metà strada...
    Sarà che non conosco Bleach ne ho letto la fic di Liberty ma non sono riuscito ad apprezzare questo capitolo....

    Ad ogni modo, continuo a voler volere il seguito, vai alla grande
     
    Top
    .
364 replies since 17/10/2009, 20:00   6693 views
  Share  
.
Top