Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Darky, il mio commento già lo conosci, ma non smetterò mai di dirtelo u.u sei pazzo!!! xD Scherzo xD
    Dunque, come sempre ci lasci col fiato sospeso, a mangiarci le poche unghie che ci sono ricresciute dal precedente capitolo, e con un mucchio di domande in testa. In goni caso, il capitolo ti è venuto benissimo ed è bellissimo come sempre u.u Cerca solo di non fare confusione con tutti i cross che hai messo xD
     
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    暗いロクサス92

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    (mettendo davanti a se un manichino di se stesso, che viene subito trafitto da qualche migliaio di armi diverse) O-Ok, credo di aver fatto un leggero ritardo...
    Perciò, per prima cosa, vi chiedo scusa per questo mese di sospensione della fiction, ma non è stato un capitolo facile da scrivere (anche se non difficile quanto il 55...)
    Beh, anticipo ringraziando infinitivamente Liberty89 per aver pazientemente rivisto il capitolo, stando alzata fino all'uno di notte XD.
    Poi, immaginando che vi stiate facendo un test per verificare di non essere impazziti... No, il titolo del capitolo è proprio quello... E non chiedetemi cosa mi sono preso, sarà lo stress pre-esami XD
    Perciò, dopo il crossover di 75 anime/manga/libri/film/etc che ho fatto nel precedente capitolo (sto ancora aspettando il premio per il record del mondo XD) vi lasciò ad un'altra mia follia... che potrebbe avere conseguenze permanenti sulla vostra psiche (perciò non accetto reclami di alcun tipo, chiaro? XD)
    Ok, detto ciò... passiamo alle recensioni!


    @ Yusei Trek: Emh... ci credi se ti dico che non ho mai visto una puntata di nessuno dei due? Cmq mi fa piacere che nonostante la lunghezza, sia riuscito a prenderti. E preparati alla sua apparizione, al mio nuovo mostro! (dietro di lui cadono dei fulmini)
    @ francix94: Suvvia, sono solo 75 crossover XD (osserva il fucile puntato contro) Emh... ok, forse sono un po' tantini... ma è un capitolo che avevo in mente da molto tempo... prima ancora di cominciare la fic XD.
    @ Armitrael: Beh, non credo che qualcuno non abbia trovato almeno un mondo di suo gradimento, li ho messi tutti XD (cmq la sesta serie dei digimon per me promette bene... staremo a vedere XD)
    @ Liberty89: Oh, ma io sono pazzo! MUAHAHAHAHAHAHAH!!! XD E lo sai che è la mia specialità lasciare con il fiato sospeso (anche se con questo capitolo, credo priverò molti del respiro XD). E tranquilla, è tutto scritto nella mia mente (l'unico motivo per cui voi lettori non mi avete ancora trucidato probabilmente XD). E grazie ancora per l'aiuto!
     
    Ok... E ora, preparatevi alla follia pura, sperando che Toriyama mi perdoni XD
     
     
    Capitolo 54: Nuovo potere e dipartita. Tu… mi ami? - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari si avvicinò alla porta di Dark, alzando il braccio per bussare.
    Ma pochi secondi prima di farlo, si fermò.
    “Perché non ti sfoghi mai? Ti farebbe bene, sai?”
    “Non ne ho bisogno. Ho già versato troppe lacrime in passato, e il mio corpo ormai le rifiuta. Inoltre… quei sentimenti non mi appartengono più…”
    Quelle parole riecheggiarono nella sua mente, mentre la mano tornava al suo posto.
    “Hikari, che succede?” chiese Tsuna, passando lì vicino e notandola.
    La custode saltò per lo spavento.
    “N-Niente, non preoccuparti…” rispose lei, allontanandosi.
    Tsuna la guardò, per poi sospirare e guardare la porta di Dark.
    “Cavoli… certo che l’amore colpisce proprio le persone sbagliate…” commentò, per poi andarsene.
     
    “Grazie Kairi, non li sopportavo più i capelli così lunghi!” esclamò Sora, passandosi le mani tra le ciocche castane, ritornate alla loro consueta misura e forma.
    “Di niente Sora, anche a me faceva strano vederti così!” rise la rossa.
    “Allora, novità?” chiese il castano avvicinandosi a Riku.
    “Nessuna… Nessun mondo incontrato finora risultava essere in pericolo… Forse l’annuncio di Aqua ha sortito il suo effetto…”
    “Non sperateci troppo.” Intervenne Dark, entrando in quel momento nella sala.
    “Perché dici così?” domandò Marco.
    “Se quel messaggio è stato ricevuto da tutto l’universo, come credi l’abbia preso la maggior parte della gente?”
    “Beh… Non bene immagino…”
    “Già. Purtroppo Aqua ha gettato nel panico l’intero universo, nella speranza di poterlo salvare…”
    “Ma forse è meglio così.” Intervenne Rexenet. “Ora non dobbiamo più nasconderci. Ormai tutti sono a conoscenza di noi, sebbene non possano riconoscerci istantaneamente.”
    “Ad ogni modo, non mi sarei mai aspettato un simile risvolto…” commentò Riku. “Credevo che questa guerra sarebbe passata inosservata ai più…”
    “Questa guerra coinvolgerà l’universo intero.” Disse Hikari, entrando nella sala assieme agli altri custodi. “Nessun mondo può considerarsi al sicuro, proprio come ha detto Aqua. È meglio che lo sappiano fin d’ora e combattano per proteggerlo.”
    “Non so… Ma di sicuro, ora saremo noi a pagare le conseguenze di questa scelta…” rispose l’albino, mentre l’allarme cominciava a suonare.
    “Ci siamo.” Disse, facendo apparire sui monitor il mondo individuato.
    “Bene. Vediamo di non perdere tempo.” Fece il custode dell’equilibrio, aprendo un varco.
     
     
    Quando Dark e gli altri uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una strada.
    Prima che potessero realizzarlo, il suono di un clacson dietro di loro li costrinse a volare subito in alto, portando chi non era in grado di farlo.
    “Cominciamo bene… tanti cari saluti ad una misera possibilità di anonimato…”fece Light, atterrando sul marciapiede assieme ai compagni, mentre i passanti cominciavano ad indicarli.
    “E quelli chi sono?”
    “Possibile che siano quei famosi custodi?”
    “No, non può essere… Perché dovrebbero essere venuti qui da noi?”
    “Perfetto…” sospirò Sora. “Quest’esperienza mi mancava…”
    “Voi… Siete i famosi custodi?” chiese una ragazza, avvicinandosi assieme ad altre due.
    “Ormai sarebbe inutile negarlo.” Rispose Dark, girandosi verso di loro.
    Per qualche secondo nessuno parlò.
    “Fantastico!” urlò infine una delle tre ragazze. “Dovete venire assolutamente con noi, vogliamo sapere tutto quanto!”
    Questa reazione lasciò di stucco tutti i custodi.
    “Ehm… Niente panico per via della nostra presenza?” domandò esterrefatto Marco.
    “Scherzi? Potremo vantarci di aver parlato con i salvatori dell’universo! Chi se la lascia sfuggire un'occasione del genere?”
    “Ah, ecco, mi pareva strano…” fece sottovoce Rexenet a Light.
    “Cosa facciamo?” chiese Riku.
    “Beh, forse in questo modo potremo scoprire cosa mette in pericolo questo mondo. Va bene, risponderemo alle vostre domande. Solo… non qui in mezzo alla strada.” Disse Hikari.
    “D’accordo! Allora seguiteci!” dissero insieme le tre ragazze, per poi avviarsi, mentre le altre persone aprivano letteralmente il passaggio ai custodi.
    “Ehi, se tutti i mondi dove andiamo ci accolgono così, a me va più che bene!” commentò Marco.
     
    “Umh… Questa è la prima volta che vedo un fast food pieno zeppo di persone svuotarsi così di colpo…” fece Rexenet, non appena si fu seduto ad un tavolo assieme agli altri.
    “Sembra che voi tre siate le uniche persone che non ci temono.” Osservò Kairi.
    “Beh, diciamo che mettiamo da parte la paura. E se ci fosse stata una nostra amica, lei di sicuro non avrebbe fatto il benché minimo cenno. Purtroppo è nuovamente malata… Non l’abbiamo ancora vista da quando c’è stato il messaggio di quell’Aqua…”
    “Ci confermate quindi che qui tutti l’hanno visto, vero?”
    “Certo. La notizia sta ancora riempiendo tutte le testate giornalistiche della Terra.”
    “A proposito… Dark, temo che quel nuvolone sia per noi.” Disse Light, indicando un polverone che si avvicinava velocemente.
    “Ehm… Temo siano giornalisti…” fece Saiko.
    Dark non rispose e si limitò a battere le mani, per poi appoggiarle a terra.
    Istantaneamente, di fronte al ristorante si alzò una barriera di cemento, che li chiuse all’interno.
    “Ecco fatto, così non verremo disturbati.” Disse come se niente fosse.
    Le tre ragazze fissarono il nuovo muro con occhi spalancati.
    “C-Come hai fatto…?”
    “Semplice alchimia, niente di che.” Rispose il custode. “Allora, diteci: oltre ad Aqua, è successo qualcosa di strano in questo mondo?”
    “B-Beh, oltre alla nostra amica che continua a prendersi tutte le malattie esistenti al mondo, direi di no…” esclamò una delle tre.
    “Come sarebbe a dire tutte le malattie?” domandò Tsuna.
    “Beh, ormai è da poco più di un anno che è così. Continua ad ammalarsi e ad assentarsi da scuola. Suo nonno non ci permette nemmeno di vederla… E dire che abita pure in un tempio.”
    “Questo è strano.” Commentò Riku. “Non sono molto esperto, ma difficilmente una malattia dura così a lungo… e poi voi avete parlato di più malattie, giusto?”
    “Già. Dopo qualche giorno ritorna a scuola sana come un pesce e preoccupata per lo studio che ha perso.”
    “È fin troppo palese che non sta realmente male.” Disse Dark. “Sta solo nascondendo qualcosa.”
    “Lo sapevo! C’entra quel suo fidanzato!” esclamò una delle tre.
    “Parli di Inuyasha?” chiese una delle due rimanenti. “Non credo, ogni volta che lo vediamo è sempre preoccupato per Kagome, dubito fortemente che le faccia qualcosa…”
    “Però devi ammettere che non è uno normale. Insomma, va bene odiare le scarpe, ma andare in giro per la città a piedi scalzi e portare la propria ragazza per tutto il tragitto sulle spalle è leggermente strano, no? Senza contare quello che sembra il fodero di una spada che ha sempre dietro. Poi avete notato le sue unghie? Non se le taglierà da almeno qualche anno…”
    “Scusate se vi interrompo… ma potremmo evitare di cadere nel pettegolezzo, per piacere?” chiese Rexenet.
    “Oh, sì, scusateci. È che ogni volta che ci pensiamo, rimaniamo sempre sorpresi dal fatto che la nostra amica si sia innamorata di un tipo del genere.”
    “Potreste portarci da questa vostra amica?” domandò Dark, attirando su di sé lo sguardo degli altri custodi.
    “Pensi che abbia a che fare in qualche modo col destino di questo mondo?” azzardò Pan.
    “È probabile. Come ho detto, nasconde qualcosa.”
    “Beh, lo faremo volentieri, ma tu hai chiuso l’unica uscita…”
    “Mi basterà far sparire il muro. Ma non andremo a piedi.”
    “Ci porterete via volando?”
    “No, con un altro mezzo di trasporto, decisamente più veloce e comodo.” Rispose il custode, facendo aprire un varco accanto a loro.
    “E questo cos’è?!” chiesero le tre ragazze assieme.
    “Potete vederlo come una specie di teletrasporto. Vi basterà entrare e pensare a dove andare, e arriverete in quel luogo.”
    “Aqua aveva proprio ragione. Voi custodi superate l’umana immaginazione!”
    “E fortuna che non hanno visto il tuo potere, Marco.” Fece sottovoce Saiko all’animorph, ridendo.
    “Spiritoso…” rispose lui, mentre entravano nel varco, guardando con la coda dell’occhio Dark che faceva sparire il muro, rivelando decine di giornalisti che fecero subito irruzione del fast food, ma senza riuscire a raggiungerli in tempo.
     
    Il varco si riaprì di fronte ad un grosso albero, che era circondato da una piccola recinzione.
    “Fantastico!” urlò una delle tre ragazze. “Siamo veramente arrivati subito al tempio di Kagome!”
    Dark non prestò ascolto alle loro parole e si guardò attorno.
    C’erano diversi edifici, tutti uniti tra di loro da un giardino, al centro del quale c’era un signore anziano, intento a pulire il terreno dalle foglie.
    “Ehilà!” lo salutarono le tre ragazze.
    “Salve!” rispose lui, girandosi. “Mi spiace, ma Kagome sta di nuovo male. Stavolta le è venuta la varicella.”
    “Di nuovo? Ma è già la terza volta!”
    “Si tratta di una forma particolare e rarissima. Purtroppo è anche altamente contagiosa. Mi spiace, ma non potete salutarla.”
    “Ehi, vecchio!” fece Pan, interrompendolo. “Perché stai mentendo?”
    Il signore smise di pulire.
    “Come ha detto, scusi? E poi, lei chi sarebbe?”
    “Siamo i famosi custodi.” Disse Light, raggiungendo Pan assieme agli altri.
    “E io sono in grado di sentire le auree delle persone. E in nessuno di questi edifici c’è qualcuno. Quindi o è morta, o non c’è.”
    “E-Ecco… In verità è in ospedale…” rispose lui, mentre una goccia di sudore scivolava lungo la testa.
    “Davvero? Allora ci dica dove, che l’andiamo a trovare.”
    “Vi ho detto che non può ricevere visite, è contagiosa.”
    “Siamo immuni a qualsiasi virus o batterio. Non abbiamo paura.” Fece Rexenet.
    “Basta così! Vi ho detto che sta male e che non può vedere nessuno! Ora andatevene!” disse il signore, cercando di mandarli via.
    “È chiaro che la vostra amica non è in casa. E nemmeno in ospedale.” Osservò Dark, parlando alle tre ragazze.
    “Ma non è che vi state intestardendo sulla questione?” chiese una delle tre.
    “C’è un solo modo per verificarlo…” disse il custode, chiudendo gli occhi. “Scoprire la verità!” esclamò, riaprendoli e rivelando lo Sharingan.
    “Vuoi… scavare nella sua memoria?” domandò sorpreso Sora.
    “Solo quel che basta per vedere dove si trova sua nipote. Non gli farò del male.” Rispose lui, avvicinandosi al signore, fissandolo negli occhi e impedendogli così una probabile fuga.
    Qualche secondo dopo, egli cade a terra, svenuto.
    “Ehi, tutto bene?” chiesero le tre ragazze, soccorrendolo.
    “Venite.” Fece Dark, avviandosi verso uno degli edifici laterali e aprendone la porta.
    Era completamente vuoto, tranne che per una scala che portava di fronte ad un vecchio pozzo.
    “E questo cosa significa?” chiese Pan. “Non sento nessuna aura nemmeno qui.”
    “Da quel che ho visto, la famosa Kagome scompare in questo pozzo. Purtroppo non ho potuto scavare ulteriormente nella sua memoria, o avrei finito col danneggiarla.”
    Detto ciò, il custode dell’equilibrio si avvicinò al pozzo, per poi evocare il Keyblade.
    “Vediamo se nasconde qualcosa…” fece, puntando la punta dell’arma verso il fondo.
    Immediatamente, una luce illuminò il pozzo intero, dall’interno del quale cominciò ad uscire una folata di vento, accompagnato da alcune foglie.
    “Cosa?” disse Sora sorpreso.
    “Dobbiamo buttarci qui dentro.” Rispose Dark, per poi saltare dentro il pozzo.
    “Come sarebbe a dire?” domandò Tsuna, osservando i compagni imitarlo.
    “Dobbiamo… davvero scendere là dentro?” disse infine sconsolato, per poi fare come gli altri.
     
     
    “Quanto tempo pensi di stare via?” chiese un ragazzo dai capelli bianchi, con un paio di orecchie da cane e un kimono rosso, rivolgendosi ad una ragazza dai capelli neri che indossava un completo scolastico e che sulla schiena portava un arco assieme a delle frecce, mentre si avvicinavano ad un pozzo.
    “Non lo so. Devo recuperare diverse materie, e in più voglio scoprire se anche nel mio tempo è stato ricevuto quello strano messaggio.”
    “Capisco… quindi non più di tre giorni.”
    “Ti ho appena detto che non ne ho idea!” rispose lei urlando, per poi interrompersi, distratta dal pozzo, che s’illuminò di colpo.
    “Cosa sta succedendo?” chiese il ragazzo, tirando fuori da un fodero una spada piuttosto rovinata, che però cambiò subito aspetto, diventando più grande e spessa. “Perché il pozzo si è attivato prima che tu lo raggiungessi?”
    “N-Non lo so… Ma sembra stia per arrivare qualcuno…” rispose la ragazza, impugnando l’arco e preparando una freccia.
    Pochi secondi dopo, dal pozzo uscì Dark, seguito a ruota dagli altri custodi, ad esclusione di Saiko, Marco e Tsuna, che non sapendo volare, rimasero sul fondo.
    “Cavoli… Dobbiamo proprio farci spiegare come fanno…” fece l’animorph, per poi cominciare a scalare i rampicanti che c’erano sulle pareti del pozzo, insieme agli altri due.
    Il resto del gruppo nel frattempo atterrò di fronte ai due abitanti di quel mondo, che non posarono le armi, anzi, si prepararono a colpire.
    “Cavoli, bell’accoglienza…” commentò Rexenet, osservandoli.
    “Chi siete?” domandò la ragazza.
    “Lascia perdere, Kagome! Due di loro hanno un odore simile a Naraku, devono essere delle sue emanazioni!” urlò l’altro, partendo all’attacco brandendo la spada. “Siete finiti!”
    Ma Dark, senza neppure evocare il Keyblade, si mise di fronte a lui e fermò la lama con la mano, arretrando di qualche centimetro.
    “Non male… Hai una forza notevole e la tua spada è piuttosto affilata. Sono pochi coloro che riescono a tagliarmi…” disse, mentre dal palmo della mano scendeva del sangue.
    “Cosa?” fece l’uomo cane, saltando all’indietro. “Ha fermato Tessaiga a mani nude, facendosi solo un taglietto?!”
    “Inuyasha, lascia fare a me!” urlò Kagome, scoccando la freccia, verso Rexenet, che la fermò con due dita.
    Tuttavia, dovette immediatamente lasciarla cadere a terra, coprendosi le dita con l’altra mano.
    “Cavoli, è bollente!” fece, osservando la scottatura che era apparsa sulla sua pelle.
    “Impossibile… Ha fermato la mia freccia sacra con due dita…”
    “Freccia sacra?” chiese Rexenet. “Ah, ora capisco tutto. Dev’essere piena di luce… E per un essere di tenebre come me, può essere nociva…”
    “Inuyasha! Kagome!” urlò una voce sopra di loro, anticipando l’arrivo di un grosso gatto bianco volante, che somigliava ad una volpe con tre code.
    Sulla sua schiena si trovava una ragazza in armatura accompagnata da un uomo vestito da monaco, sulle cui spalle c’era un bambino con una coda da volpe.
    I tre saltarono giù, atterrando a fianco dei due.
    “E questi chi sono?” chiese il monaco, cominciandosi a togliere una specie di collana che aveva attorno ad un pezzo di stoffa sul palmo della mano destra.
    “Non ne abbiamo idea… sono sbucati fuori dal pozzo Mangiaossa, e sono incredibilmente forti… Hanno fermato sia Tessaiga che una freccia sacra, rimanendo solo leggermente feriti.”
    “Allora proviamo con questo!” fece il monaco, puntando verso i custodi il palmo della mano destra e togliendo la collana, facendo così cadere la stoffa.
    Immediatamente, si creò un forte vortice, che cominciò a risucchiare verso di sé tutto quanto, con un'incredibile forza.
    “Che razza di tecnica è?!” urlò Pan, cercando di resistere alla furia del vento.
    Dark non si scompose e creò una sfera nera, che lanciò verso il monaco, ma prima che essa potesse raggiungerlo, venne risucchiata dallo strano vortice che aveva sul palmo della mano.
    “È inutile! Il mio vortice risucchia tutto senza distinzioni e-”
    Il monaco, però, fu fermato da una fitta proveniente dal suo corpo, che lo costrinse a cadere sulle ginocchia e a chiudere la mano, annullando così il vortice.
    “Argh! C-Cosa mi hai fatto?” chiese con rabbia, rivolgendosi al custode.
    “Non preoccuparti, non dovrebbe succederti niente di grave. Ti ho dovuto fermare, visto che ci avete attaccato senza motivo.”
    “Già! Si può sapere cosa vi passava per la testa? Attaccate chiunque vi si presenti davanti?” chiese Kairi.
    “Beh, voi non siete chiunque. Che razza di demoni siete?” chiese Inuyasha.
    I custodi si guardarono tra di loro.
    “Demoni?” chiese Marco, uscendo finalmente dal pozzo assieme agli altri. “Non sappiamo di cosa tu stia parlando…”
    A vederlo, gli occhi di Inuyasha si ridussero a due fessure.
    “E allora perché tu hai addosso l’odore di non so quanti animali? Anzi, sembra che sia tu stesso ad emanare quegli odori!”
    “Aspetta un momento, cosa stai dicendo?” chiese l’animorph, non capendo il senso della frase.
    “Il mio olfatto è molto sviluppato e nessuno di voi è un comune umano! Senza considerare quelli che hanno fermato la freccia di Kagome e Tessaiga, che sembrano veri e propri demoni!”
    “Ok, questa nomea credo di meritarmela…” fece Rexenet. “Certo, non mi aspettavo di finire in un mondo dove qualcuno scoprisse così facilmente la mia oscurità…”
    “Mondo?” ripeté Kagome, mentre nella sua mente tornava il discorso di Aqua. “Voi siete dei custodi?”
    A sentire quella parola, i suoi amici si girarono verso di lei.
    “Cosa stai dicendo, Kagome?” chiese Inuyasha. “Non possono essere custodi, non hanno nemmeno quel coso, come si chiamava…”
    “Ti riferisci per caso…” fece Dark, evocando la sua arma. “…al Keyblade?”
    Subito dopo, anche gli altri custodi lo imitarono.
    A quel punto, l'uomo che aveva scatenato il vortice cominciò a contarli. “Undici… Proprio come diceva Aqua…” disse, rialzandosi con l’aiuto della ragazza in armatura. “Quindi voi dovete essere i custodi che stanno viaggiando per l’universo…”
    “Temo che quel numero includa anche altri custodi, che in questo momento non sono con noi.” Esclamò Sora, sorridendo. “Il nostro numero aumenta di giorno in giorno. Come ha detto Aqua, ogni mondo sta scegliendo i propri custodi.”
    “E cosa vi porta su questo?” chiese Inuyasha, alzandosi e preparando nuovamente la spada per attaccare.
    “A cuccia!” urlò Kagome, per poi sentire il tonfò di Inuyasha che cadeva a terra di colpo, come se fosse stato tirato giù a forza.
    “Si può sapere cosa ti prende?!” urlò, rialzandosi a fatica.
    “Cosa mi prende? Cosa prende a TE piuttosto! Prima abbiamo sbagliato, ma ora direi che come minimo dobbiamo ascoltarli, no?”
    “Umph.” Rispose l’altro, mettendosi poi seduto per terra, voltando il capo dalla parte opposta.
    “Scusateci ancora.” Disse il monaco, avvicinandosi a Hikari e Kairi e inchinando la testa.
    “Di nient-” Ma Hikari fu interrotta dal rumore del Keyblade di Sora, che era andato a sbattere sulla testa del monaco, il quale aveva la mano sinistra tesa in avanti, verso la parte bassa del fianco destro della custode.
    “E tu cosa credevi di fare?” chiese indignato.
    “Uh?” fece Kairi, non capendo cosa fosse successo.
    “Perdonatelo.” Disse la ragazza in armatura, prendendo per un orecchio il monaco e trascinandolo via. “È un pessimo vizio di Miroku.”
    “Ma di cosa state-”
    “Non preoccuparti, Kairi. Non è nulla che tu debba sapere.”
    “Insomma Sango, che modi! Sono pur sempre un monaco!” fece Miroku.
    “Sì, un monaco pervertito!” replicò lei.
    “Allora…” intervenne Kagome, troncando il discorso dei compagni. “...potreste spiegarci con chiarezza cosa sta succedendo? Fino a poco fa credevamo che l’unico altro mondo esistente fosse l’aldilà, mentre ora sembra che ce ne siamo molti di più. È vero?” chiese la mora.
    “Come potete vedere voi stessi, non siamo di questo mondo.” Rispose Dark. “Io, Light e Rexenet proveniamo dallo stesso luogo; Sora e Riku da un altro; mentre i rimanenti ognuno da un mondo diverso. Hikari e Kairi invece provengono dallo stesso mondo, ma hanno vissuto su due mondi diversi: Kairi in quello di Sora e Riku, e Hikari nel nostro.”
    Inuyasha però prestava poco ascolto, poiché sembrava più interessato ad osservare Marco.
    “Ehm… Si può sapere che c’è?” chiese lui, notando l'insistenza del suo sguardo.
    “Non riesco proprio a capire. Emani l’odore di diversi animali, come se tu stesso fossi tutti loro.” Rispose l’altro.
    “Ah… Beh, diciamo che il motivo è semplice… anche se preferisco non dirlo così facilmente. Almeno, non ora che siamo conosciuti ovunque.”
    “Parla o ti farò a pezzi!” esclamò Inuyasha, puntandogli contro la spada.
    “Inuyasha, smettila!” urlò Kagome.
    “Vorresti sfidarmi pur di conoscere il mio segreto?” fece Marco. “E va bene, ti accontenterò… Ma prima, che ne dici di stringerci la mano? Ah, per curiosità, tu cosa saresti per l’esattezza?”
    Il ragazzo lo guardò stranito, per poi porgergli la mano destra.
    “Un mezzo demone.” Disse.
    “Davvero? Devo dire che mi mancava nella mia collezione…” commentò l’animorph, stringendogli la mano.
    Immediatamente il ragazzo cane cadde a terra, con gli occhi spenti.
    “Inuyasha!” urlarono i suoi amici, tirando nuovamente fuori le loro armi.
    “Non preoccupatevi, non gli ho fatto nulla.” Fece Marco, lasciando andare la mano dell'altro.
    Come se niente fosse, il mezzo demone si risvegliò da quell'improvviso stato di trance.
    “C-Cos’è successo?” chiese.
    “Diciamo che ho intenzione di combattere ad armi pari… Fortunatamente, come corporatura siamo simili.” Rispose il custode, allontanandosi di qualche passo.
    “Cosa intendi dire?” chiese Kagome.
    “È il suo potere.” Disse Dark. “Non notate niente di strano in lui?”
    “Cosa dovremmo not-” Miroku però s'interruppe, vedendo i capelli di Marco cominciare a crescere, fino a raggiungere la stessa lunghezza di quelli di Inuyasha.
    “Cosa?!” fece lui, brandendo meglio la spada.
    “Incredibile… Certo che sei piuttosto forte…” disse l’animorph, mentre i capelli cambiavano colore, diventando bianchi. In contemporanea anche le unghie delle sue mani cominciarono ad allungarsi, come anche i denti.
    In breve tempo, di fronte a loro c’era un altro Inuyasha, con l’unica differenza dall’originale che indossava i vestiti di Marco.
    “Credo di star male… Sto vedendo due Inuyasha!” fece il bambino volpe.
    “Non sei l’unico Shippo… e la cosa non so perché, non credo sarà positiva…” commentò Sango.
    “Interessante…” disse il mezzo demone, sorridendo. “Quindi il tuo potere consiste nel trasformarti in chi tocchi…”
    “Più precisamente, dopo aver toccato un qualsiasi essere vivente, posso trasformarmi in esso ogni volta che voglio, anche se con un piccolo limite, che ovviamente non ti dirò.”
    “Allora non mi resta che scoprirlo!”
    Ma prima che potessero partire all’attacco, una nuvola nera apparve sopra di loro.
    “Mai visto un temporale scatenarsi così velocemente…” fece Sora, scrutando il cielo.
    “No… Quella nuvola non è di un temporale…” rispose Sango, prendendo il grosso boomerang che aveva sulla schiena, mentre Kagome preparava l’arco e Miroku cominciava a togliere la collana dalla mano.
    “Deduco che voi sappiate cosa significhi quella nube, vero?” chiese Dark.
    “Beh, considerando che solitamente quando questa nube appare, arriva sempre lui… Non è nulla di buono, credetemi!”
    “E hanno ragione a crederlo.” affermò una voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì David.
    “Ehilà! E da un po’ che non ci si vede, vero?”
    A sentire quella voce, Marco si girò subito verso di lui.
    “DAVID!!!” urlò, correndogli contro, evocando il Keyblade, che venne parato da quello dell’avversario.
    “Uh, vedo che anche tu stai collezionando nuove metamorfosi, eh?”
    “Taci! Devo ancora fartela pagare per ciò che è successo agli altri!”
    “Tsk. Pare che tu non abbia preso solo l’aspetto, ma anche il carattere di Inuyasha…” disse una voce proveniente dalla nuvola.
    Un uomo dai capelli neri, con addosso una strana armatura, apparve di fronte a loro, rimanendo circondato dalla nube.
    “Naraku!” urlò Inuyasha. “Ora pagherai per ciò che hai fatto a Kikyo!”
    Detto ciò, comincio a correre verso di lui, per poi saltare e prepararsi a colpirlo con Tessaiga.
    Ma prima che potesse raggiungerlo, sopra Naraku si aprì un varco oscuro, dal quale uscì uno Shadow, che venne colpito al suo posto, dissolvendosi.
    “Cosa?” fece il mezzo demone, saltando all’indietro. “E quello cos’era? Un'altra delle tue emanazioni?”
    “Sbagliato.” Rispose Dark, mettendosi in mezzo ai due. “Quello era un Heartless, un componente di quell’esercito di cui parlava Aqua. Uno dei membri più deboli, ad ogni modo.”
    “Immagino tu sia il famoso Dark.” Fece Naraku. “David mi ha parlato di te. Se ho ben capito, devo ringraziare te se ora l’universo è nel caos più totale, giusto?”
    “Io non parlerei al tuo posto. È vero, la colpa è mia, ma ciò non significa che non farò niente per impedire che ciò avvenga!” rispose il custode, evocando il Keyblade.
    “Cosa? Come sarebbe a dire che è grazie a lui se l’universo è nel caos?” chiese Kagome agli altri custodi.
    “Dark, io e Light avevamo ideato un piano per poter sconfiggere definitivamente Xehanort…” cominciò a spiegare Rexenet. “Sfortunatamente, proprio nella parte finale, Xehanort si è rivelato più furbo di quanto credessimo, e si è impadronito dell’arma che avrebbe dovuto eliminarlo, ed è stata con quella che ha dato il via alla guerra… Per questo è colpa nostra…”
    “La colpa è anche mia. Ero l’unico a poter evocare quell’arma, anche se non volontariamente. Ma non sono stato in grado di evitare che la prendesse…” aggiunse Sora.
    “Tsk. E dire che Master Xehanort vi è così grato per questo.” Fece David. “Anche se non ha preso bene il messaggio di Aqua. Per questo, abbiamo deciso di accelerare tutto il nostro piano. Faremo cadere nelle tenebre tutti i mondi, in modo tale che la guerra volga a nostro favore!”
    “E tu credi che te lo permetteremo?” chiese Marco, cominciando a riprendere il suo aspetto originale. “Ti fermeremo, qui e ora!”
    “Non se io ve lo impedirò.” Disse Naraku, avvolgendo tutti con la nube. “Vi imprigionerò in un’illusione, in modo tale che non possiate combattere insieme! Affronterete i vostri incubi peggiori, e farò sì che siano ancora più terribili degli originali!”
    Dark si coprì gli occhi, cercando di rimanere cosciente.
    Ma in pochi secondi, la sua vista si oscurò completamente, assieme alla sua mente.
     
     
    “Ugh…” fece Sora, rialzandosi.
    “Sora, tutto bene?” chiesero insieme Kairi e Riku.
    “S-Sì… Ma cos’è successo?”
    “Non ne abbiamo idea…” disse Pan, raggiungendoli con Marco e Saiko. “Ma gli altri sembrano spariti nel nulla… senza considerare che non è possibile uscire da questa nebbia… Ho provato anche con l’onda energetica, ma niente…”
    “Naraku vi ha separati su mia richiesta.” Fece la voce di David, poco prima che egli apparisse di fronte a loro.
    “Naraku si occuperà personalmente di Dark e Hikari, mentre gli altri in questo momento stanno dormendo profondamente, circondati da una nube di veleno.”
    “Cosa?” chiese Sora.
    “Avete capito bene. E direi che gli rimane circa un’ora, o poco più… Tempo sufficiente per me di eliminarvi… definitivamente!” urlò l’ultima parola, creando attorno a lui centinai di sfere di fuoco, che partirono contro i custodi, colpendoli in pieno.
    “Grrr…” fece Riku, per poi volare contro l’avversario, assieme a Sora, impugnando il Keyblade.
    “È inutile!” replicò David, allontanandoli con due sfere di ghiaccio e facendoli precipitare a terra.
    “Non cantare vittoria troppo presto!” gridò Marco, per poi puntarli contro il Keyblade, dal quale uscì un gorilla, che caricò il custode delle tenebre.
    “Speri davvero che lo stesso trucco funzioni due volte?”
    Detto ciò, il custode tagliò a metà il gorilla, che scomparve nel nulla.
    “Maledizione…”
    “Tutti insieme!” ordinò Sora, rialzandosi. “Dobbiamo attaccarlo tutti insieme!”
    “Okay!” risposero gli altri, per poi correre tutti contro l’avversario, che si limitò a sorridere.
    “Poveri stolti.” Disse, per poi creare attorno a lui una barriera, che rispedì indietro tutti i Keyblader.
    “Cavoli… è diventato ancora più forte dall’ultima volta…” commentò Marco, rialzandosi a fatica con l’aiuto del Keyblade.
    “Se solo ci fossero Trunks e zio Goten… Con la fusione avrebbero risolto tutto quanto…”
    A sentire quella parola, il volto di Saiko s’illuminò.
    “Hai detto fusione?” chiese a Pan.
    “Sì, perché?”
    “La fusione non ci tornerebbe utile. In più, la posso effettuare solo in presenza di Pippo o di Paperino.” Fece Sora.
    “No, non si tratta di quella fusione!” replicò Saiko eccitato. “È una fusione migliore, in grado di unire mente e corpo!”
    “Di cosa stai parlando?” chiese Kairi.
    “È una tecnica che mio nonno ha appresso mentre era nell’aldilà.” Rispose Pan. “Permette a due persone di rimanere per mezzora fuse, come se fossero la stessa cosa. Ma è una tecnica difficile… e io non l’ho mai vista in pratica…”
    “Kairi!” la chiamò Marco.
    “Che c’è?”
    “Credo di aver capito dove voglia arrivare Saiko. Vuoi far fondere due di noi, vero?”
    “Sì… ma mi serve almeno un'altra persona oltre a me in grado di sapere come funziona.”
    “Sei fortunato: anch’io sono un fan di Dragon Ball. Posso darti una mano a spiegare come funziona, ma non t’aspettare che la effettui. Kairi, pensi di riuscire a distrarre David per qualche minuto?”
    “Certo!” rispose la custode.
    “Ci pensiamo noi a distrarlo, voi pensate a questa tecnica!” la interruppe Riku.
    “Mi spiace Riku, ma tu ci servi, come Sora.” Disse Saiko. “Perché sarete proprio voi due ad effettuare la fusione!”
    Per qualche secondo nessuno parlò.
    “COSA?!?!” urlarono i due custodi in contemporanea.
    “Siete forse impazziti?!” disse Riku.
    “No, è che voi due siete gli unici simili tra di loro. La vostra corporatura è simile, come anche la vostra forza…” disse Marco, mentre Kairi, guardandoli come due pazzi, prendeva il suo posto e andava contro David.
    “Ora, ascoltateci bene: vi mostreremo cosa dovete fare per effettuare la fusione. Non dovete sbagliare, o il risultato sarà disastroso.”
    “Ah, perfetto. Qualche altra cosa poco rassicurante?” chiese ironico Sora.
    “Non preoccuparti, al massimo verrebbe fuori una creatura infinitamente più debole degli originali. “Ma se invece andrà tutto bene, il risultato sarebbe qualcosa che va oltre ogni immaginazione. La vostra forza e le vostre capacità aumenterebbero a dismisura.”
    “Okay, okay, basta che ci sbrighiamo.” Lo interruppe Riku.
    “Ok, allora guardate attentamente.” Disse Marco, affiancandosi a Saiko. “Dovete allontanarvi di sei passi, così.” iniziò, compiendo tre passi lateralmente, imitato dal compagno. “Poi dovete tenere le braccia distese in modo che non siano puntate verso l’altro, con i palmi aperti e orientati in avanti.”
    “A questo punto dovete dire FU, e in contemporanea dovete spostarvi di lato verso l’altro di tre passi, spostando le braccia al di sopra della testa in modo tale che finiscano per essere orientate contro le altre.” Spiegò Saiko, facendo vedere come funzionava, lasciando con gli occhi spalancati Sora e Riku.
    “Dopodiché dovete dire SIO, spostando le braccia dall'altra parte del corpo, girandole in modo che il palmo sia orientato verso il basso e chiudendo i pugni. Contemporaneamente, muovete la gamba più esterna in modo tale che sia ad angolo retto, cosicché il piede alzato sia a livello del ginocchio.”
    “Infine, dovete gridare NE!! e inclinare il torace in modo che sia rivolto verso il compagno. Portate in alto le braccia al di sopra della testa, in modo che le punte degli indici si tocchino. Se farete tutto giusto, eseguendo tutti i movimenti in maniera perfettamente simmetrica, la fusione sarà riuscita!”
    “E noi dovremmo eseguire quella specie di balletto?!?!” urlò Sora, mentre l'argenteo si sbatteva la mano in faccia.
    “Esatto. È l’unico modo. L’altro, che al momento non è possibile, sarebbe quello di usare un paio di orecchini speciali, che però rendono permanente la fusione.”
    Sora e Riku deglutirono, per poi girarsi uno verso l’altro con un sospiro rassegnato.
    “Badate bene che se non funziona, David non avrà il privilegio di eliminarvi perché ci penserò io a farlo!” ammonì Riku, affiancandosi a Sora e allontanandosi di tre passi, come fece anche il suo amico.
    “FU…” dissero, cominciando ad avvicinarsi.
    “SIO…”
    “NE!” urlarono infine, portando a termine la danza.
    Non appena i loro indici si toccarono, furono avvolti da una luce talmente intensa che costrinse i presenti a coprirsi gli occhi per non restarne accecati.
     
    “Cosa sta succedendo?” chiese David, respingendo un attacco di Kairi.
    “Pare… che ci siano riusciti…” disse lei, guardando l'avversario con un sorriso. “Sembra che Pan avesse ragione. Temo proprio che per te sia finita!”
    “Pan? Cosa inten-” Ma il custode delle tenebre s'interruppe, capendo cos’era appena successo.
    “No… no! Voi state bluffando!” urlò. “La fusione non può funzionare anche fuori dal suo mondo!”
    “Sembra che con lo sconvolgimento dell’equilibrio, questa regola non sia più valida.”
     
    Quando la luce scomparve, di fronte ai tre custodi c’era un nuovo ragazzo.
    I vestiti erano gli stessi di Sora, ma in mano aveva sia la Catena Regale che la Via per l’Alba.
    I lineamenti del viso erano pressoché identici a quelli di Riku, solo gli occhi erano diversi, perché erano azzurri come quelli di Sora, ma fermi e determinati come quelli dell’albino.
    Infine i suoi capelli, che al centro erano argentati come quelli di Riku, mentre ai lati le ciocche erano castane.
    “I-Incredibile… Ci sono riusciti al primo tentativo!” fece Saiko, ammirando sorpreso il nuovo custode.
    “Quindi è così che funziona la fusione…” esclamò Pan. “Come ti senti, ehm… come dobbiamo chiamarti?”
    “Soku.” Rispose lui, usando sia la voce di entrambi i keybladers. “Il mio nome è Soku.”
    “Beh, direi che rispetta le regole della fusione…” disse Marco, poco prima che i suoi capelli si appiattissero all’indietro, come conseguenza dello spostamento del custode, che apparve immediatamente di fronte a David.
    “Mettiti al sicuro, Kairi.” Disse, per poi puntare la Catena Regale contro l’avversario. “A lui ora ci penso io.”
    Per qualche secondo la ragazza rimase ferma ad ammirare il risultato della fusione, per poi annuire e raggiungere gli altri.
    “Ultime preghiere?” chiese Soku.
    “Non credere… di potermi battere così facilmente!” rispose l’altro, cercando di colpirlo con il Keyblade, che il custode evitò facilmente, compiendo un piccolo balzo all'indietro.
    “Tutto qui?”
    “Maledetto!” urlò David, lanciandogli contro una sfera di fuoco, che colpì anche lui per la vicinanza, seppure con pochi danni.
    Il custode delle tenebre ansimò, sperando di essere riuscito almeno a ferirlo.
    Ma la risposta non si fece attendere a lungo.
    Dalla nube creatasi in seguito all’esplosione uscì un raggio bianco, che si legò attorno a David, stritolandolo come le spire di un serpente.
    “ARGH!!!”
    L’urlò di dolore di David risuonò per tutta l’area circostante.
    “Fantastico… Lo ha già messo alle strette…” disse Marco.
    “R-Ridicolo… Se non fosse stato per quella mocciosa… Non vi sarebbe nemmeno lontanamente venuta in mente una cosa del genere…” fece David, cercando di liberarsi. “Ma… non ho… nessuna intenzione… di morire qui!” urlò mentre i suoi occhi diventavano completamente neri.
    La fune di luce si spezzò, mentre attorno a David l’oscurità diventava sempre più fitta.
    “Non vi permetterò di intralciare i miei piani! Conquisterò il nuovo universo, e lo piegherò ai miei voleri!”
    “Provaci.” Disse Soku, preparando i due Keyblade per colpirlo.
    La nube fu assorbita dal corpo del custode, che poi schizzò a tutta velocità contro Pan, pronto ad affondare il Keyblade.
    “È tutta colpa tua!!!” gridò con voce colma d'ira e follia.
    Ma prima che riuscisse a raggiungerla, il braccio che teneva il Keyblade si staccò di netto dal suo corpo, cadendo a terra, mentre David portava il moncone sanguinante al petto e si guardava attorno come una bestia braccata dal cacciatore.
    Soku l’aveva raggiunto e superato, tagliandogli l’arto prima che potesse anche solo accorgersene.
    “M-Maledetto…” disse lui.
    “Addio.” Disse il custode, per poi affondare entrambi i Keyblade nel suo petto e, infine, tagliarlo a metà.
    “Impossibile… Io… non posso… morire… così…”
    David cominciò a scomparire nella sua stessa oscurità.
    “Tornerò! State tranquilli… che tornerò… e la mia… vendetta… vi farà cadere… nella più totale… disperazione…” concluse, sparendo definitivamente.
    Marco osservò la dipartita del suo nemico con gli occhi sbarrati.
    “Amici…” disse infine, mentre alcune lacrime cominciavano a scendere dal suo volto. “Siete… stati vendicati…”
    Soku atterrò davanti a lui.
    “Mi dispiace. So che avresti voluto dargli tu il colpo di grazia, ma non potevo farmi sfuggire quest'occasione.”
    “No… Hai fatto bene… Probabilmente io non avrei avuto il coraggio di dargli il colpo di grazia…” rispose l’animorph, lasciandosi cadere a terra.
    “Quando durerà ancora la fusione?” chiese Kairi.
    “Direi poco più di venti minuti.” Fece Saiko. “Non mi aspettavo che potessero diventare così forti una volta uniti… Con un potere del genere, non mi meraviglierei se riusciste a tenere testa a Dark stesso…”
    “Sperando che nemmeno Dark ricorra a tale tecnica… altrimenti ho paura di conoscere le conseguenze!”
    “Beh, come ho detto, bisogna essere simili in tutti gli aspetti per poter fare la fusione. Dark non ha nessuno al suo stesso livello di potenza, ad esclusione di Hikari, con la quale però la fusione è impossibile, essendo fisicamente troppo diversi.”
    “A proposito… Dite che se la stanno cavando bene?” chiese Pan. “Io non riesco a sentire le auree di nessun altro oltre a noi…”
    “Finché non riusciamo a lasciare questa specie di dimensione alternativa, significa che quel Naraku è ancora vivo. Nel momento stesso in cui verrà sconfitto da Dark e Hikari, saremo liberi.”
     
     
    Hikari camminava in quell’oscurità completa, senza riuscire a trovare una via d’uscita.
    “Dove… sono finita?” si chiese, fermandosi.
    “Nel tuo incubo peggiore.” Rispose la voce di Naraku, che risuonò nell’aria come il rimbombo di un tuono.
    “Cosa vuoi da me?”
    “Niente in particolare. Diciamo solo che la tua eliminazione mi tornerà utile. E poi, detesto chi cerca qualcuno con qui vivere per sempre.”
    “Cosa?”
    “Non sei un mistero per me. Sono in grado di capire qualcuno che cerca un amore non corrisposto. Dark proprio non si è accorto di te, vero?”
    “Sta’ zitto!” urlò la custode, evocando il Keyblade.
    “Sembra proprio che io abbia toccato il tasto sbagliato, eh?” rise Naraku, apparendo di fronte a Hikari, che lo tagliò subito a metà.
    “È inutile.” Disse lui, rigenerandosi. “Puoi anche farmi a pezzi, ma non morirò.”
    “Maledizione…”
    “Però proprio non capisco cosa ci trovi in un tipo come lui. Freddo, insensibile…”
    “Dalle mie parti, si diceva che sono proprio i tipi così ad attirare di più le donne…” replicò Hikari, facendo un sorrisetto. “Ma questa non è una questione di tuo interesse.”
    “Davvero? Che strano… Secondo me, invece, mi riguarda eccome... Io potrei mostrarti la verità. Che ne dici di unirti a me? Potrei farti diventare più forte…”
    “Spiacente, ma non ne ho bisogno. Sono sufficientemente forte per eliminarti, senza considerare che alla peggio, Dark ti sistemerà personalmente!”
    “Dark, eh? Mi dispiace doverti dare questa notizia… ma Dark è prossimo alla morte.”
    Hikari spalancò gli occhi.
    “Cos’hai detto?”
    “Se vuoi saperne di più, prosegui per questa strada…” disse il demone con voce melliflua, scomparendo nella nebbia, mentre davanti alla custode appariva una nuova strada.
    “Dark… È una trappola o è la verità?” si chiese, per poi cominciare a correre lungo la strada.
    Diversi minuti dopo raggiunse uno spazio più grande, simile ad una piazza, ma sempre avvolta dalle tenebre.
    Al centro si trovava Dark, a terra e ricoperto di un liquido viola, da cui usciva del fumo.
    “Dark!” urlò Hikari, correndogli incontro e creando un colpo di vento, che spazzò via il veleno.
    “Curaga!” disse, avvolgendo Dark con la magia curativa.
    Pochi secondi dopo, il custode riaprì gli occhi, sbattendoli più volte.
    “C-Cos’è successo?” chiese, mettendosi seduto.
    “Non ne sono sicura… probabilmente ci troviamo in una specie di illusione creata da quel Naraku…”
    “Vero, ora ricordo… mi ha colto alle spalle, coprendomi con quello strano veleno, che mi ha subito fatto perdere i sensi…”
    “Dici che gli altri saranno qui da qualche parte?”
    “Non lo so…” disse lui, alzandosi. “Ma direi che non ci resta che cercarli…”
    “Sicuro di farcela?”
    “Tranquilla, sono abituato a ben peggio. Andiamo.”
    Hikari seguì Dark in silenzio, assicurandosi che si fosse realmente rimesso.
    Andarono avanti per qualche ora, senza che nessuno dicesse niente o che trovassero qualcun altro dei loro compagni.
    “Allora, come mai così silenziosa?” chiese Dark all’improvviso. “Di recente mi era parso che fossi piuttosto curiosa su ciò che sto passando…”
    Hikari lo guardò sorpresa.
    “Beh… Ho capito che è inutile… Il dolore che porti dentro di te è troppo grande perché tu possa rivelarlo ad altri… E non ho intenzione di finire col venire scambiata con una che non sa quando arrendersi…”
    “Capisco… Quindi preferisci arrenderti…”
    “Non era ciò che volevi?”
    “Sì…”
    I due continuarono a camminare.
    “Però… forse di recente sono stato un po’ troppo duro…” riprese Dark.
    “Sbaglio, o Dark, l’essere freddo per eccellenza, sta chiedendo scusa?” chiese ironica l’altra.
    A sentir ciò, Dark si fermò.
    “Che succede?” gli chiese stupita.
    “Io… non ce la faccio più…” rispose Dark, mentre dal suo volto cadevano alcune gocce d’acqua salata.
    Hikari lo guardò sorpresa e incredula.
    “Sono stufo di dover mostrare questa stupida maschera!” urlò il custode, cadendo sulle ginocchia, e portandosi le mani alla testa.
    “Dark, che ti prende?” domandò preoccupata la custode, portando una mano sulla spalla dell'altro.
    “BASTA; ESCI DALLA MIA TESTA!!!!” urlò ancora più forte Dark, facendola indietreggiare di un passo. “Non voglio più sentirti, vattene!”
    A quel punto, Hikari fece la prima cosa che le venne in mente.
    Si mise davanti a Dark e lo abbracciò.
    Il custode sembrò calmarsi.
    “Hikari…” disse sorpreso.
    “Non so cosa ti sia preso, ma sappi che se devi sfogarti, io sono qui.” rispose la custode.
    “Hikari… Sei più stupida di quanto pensassi!” continuò Dark, sorridendo ed evocando il Keyblade.
    Ma prima che potesse colpire Hikari, venne trapassato al petto da un Keyblade.
    “Lo stupido sei tu, razza di copia mal riuscita.” Disse un altro Dark, facendo scomparire l’arma.
    “N-Non è possibile…” disse l’altro, mentre il suo aspetto cambiava, prendendo quello di una volpe dalla forma umanoide. “N-Naraku mi aveva assicurato… che ti aveva sistemato…”
    “Quel sonnifero mi ha fatto dormire solo per qualche minuto, mi spiace.” Rispose il custode, per poi creare una sfera di fuoco, con la quale colpì il demone, facendolo sparire nel nulla.
    Nel frattempo Hikari era caduta all’indietro per lo spavento.
    “Si può sapere che ti è preso?” gli chiese Dark. “Credevo fosse più difficile farti cadere in trappola!”
    “I-Io… Ero sicura che fossi tu…”
    “Tsk. Quel Naraku mi ha addormentato usando un gas soporifero. Probabilmente ci troviamo in una sua illusione, grazie alla quale è riuscito ad accedere ai miei ricordi, riuscendo così a farmi emulare da quel tipo… Qualunque cosa fosse…”
    Hikari si rialzò, guardandolo.
    “Capisco…”
    “Beh, muoviamoci. Dobbiamo uscire da qui al più presto. Poco fa ho sentito una strana energia, il che non mi fa stare tranquillo…”
    “Una strana energia?”
    “Non ho idea di cosa significhi… Ma non possiamo perdere tempo…” disse, avviandosi.
    Hikari lo segui.
    “Quindi quella creatura aveva copiato i tuoi ricordi?”
    “Così pare.”
    “Perciò… quello che diceva lo diceva in base a ciò che pensavi…”
    Dark si fermò.
    “Non ho idea di cosa ti abbia detto, ma dubito che possa avermi compreso a pieno per potermi copiare.”
    Dark fece per riprendere la camminata, ma fu fermato da Hikari, che lo prese alle spalle, abbracciandolo.
    Dark non fece niente.
    “Cosa stai facendo?” si limitò a chiedere.
    “Dark…” fece la custode, cominciando a piangere. “Tu… mi ami?”
    Dark spalancò gli occhi, sorpreso.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese, sempre atono.
    “Ti ho chiesto se mi ami!”
    Dark sospirò.
    “No.” Rispose infine. “Mi spiace, ma ti sei decisa troppo tardi. Io… ho rinunciato per sempre all’amore. È un sentimento per deboli, che ti rende incapace di ragionare…”
    “No! Non è quello che stai pensando. Te l’ho già detto: non sei bravo se devi mentire all’instante!”
    Dark sorrise.
    “È vero… in passato, anch’io ho provato quel sentimento… Ma alla fine, si è rivelato troppo potente per me. Non mi è stato possibile gestirlo… e così l’ho eliminato!” disse, evocando il Keyblade. “L’ho sigillato, facendo sì che non possa più tornare, sebbene di recente ci abbia provato tramite un’emanazione, che però, avendo preso spunto da me, non è comunque riuscita a riportare fuori quel sentimento.”
    Detto ciò, Dark si liberò delle mani di Hikari, per poi girarsi verso di lei, abbassando la maglietta dal colletto, facendole così vedere una cicatrice a forma di chiave in prossimità del cuore.
    “Questo è tutto ciò che rimane del mio amore. L’ho rimosso anni fa, quando mi stava consumando dall’interno. Mi fa ribrezzo ammetterlo, ma il mio amore era così grande che non sono mai riuscito a perdonarmi per quella notte… E quel sentimento che tutti voi continuate a decantare come la forza che vi manda avanti… Mi stava uccidendo. Ero arrivato ad un punto in cui il dolore era diventato fisico e mi piegava letteralmente in due.”
    Hikari si accasciò a terra.
    “No… Non posso crederci…” disse lei, mentre dai suo occhi continuavano a scendere lacrime.
    “Eppure è così.” Rispose il custode, rimettendosi a posto la maglietta.
    “Quindi… è tutta colpa mia…?”
    “Non direttamente. Non credo proprio tu volessi diventare un Nessuno quella notte.”
    “Però… Se solo mi fossi ripresentata da te… Se solo ti avessi fatto sapere che ero ancora viva… Ti ho sempre tenuto sotto controllo, mi sono iscritta sempre alle tue stesse scuole solo per poterti vedere…”
    “Allora perché non ti sei mai fatta viva?” chiese Dark, girandosi. “Eri un Nessuno. Non avevi nessun sentimento che ti intrappolasse.”
    “Io… credevo ti avrei potuto sconvolgere ulteriormente… Credevo… che ti avrei fatto impazzire…”
    “Impazzire?” ripeté il custode. “Impazzire?!” urlò, girandosi nuovamente verso di lei.
    “Hai la minima idea di come mi sia sentito in tutti questi anni?! Ho vissuto convinto di essere stato la causa della tua morte! Ero convinto che per colpa mia tu te n'eri andata per sempre! Tu, la prima mia coetanea che non mi aveva allontanato! Sono nato muto e questo mi ha sempre escluso dalla compagnia degli altri! Ricevetti la voce assieme al Keyblade grazie ad un patto scellerato, che mi prometteva solo sofferenza! Sono sempre stato emarginato da tutti!”
    Hikari non seppe cosa dire.
    Non si sarebbe mai aspettata quello sfogo.
    “Sono arrivato ad odiarmi! A rifiutarmi! A disprezzarmi con tutto me stesso! E questo non ha fatto altro che danneggiarmi il cuore! Tanto che alla fine ero arrivato a desiderare di essere un Nessuno! Ma la mia codardia ha avuto la meglio e invece di togliermi tutto il cuore, ho solo rimosso il sentimento più odioso, il più pericoloso, e allo stesso tempo… il più potente…”
    Dark gli mostrò il Keyblade.
    “L’ho sigillato qui dentro, in modo tale da poterlo usare come arma, e sapendo perfettamente che era impossibile recuperarlo, dato che i Keyblade sono l’unica arma indistruttibile! E anche se andasse distrutto, quel sentimento farebbe la sua stessa fine!”
    Hikari tremò.
    Solo in quel momento si rese conto del suo errore.
    “Oh, ma che duro che sei stato…” disse la voce di Naraku, anticipando il suo arrivo. “A quanto pare sei proprio come me. Un essere che odia l’amore più di ogni altra cosa. Allora non capisco… perché combatti per proteggere coloro che invece seguono quell’insulso sentimento?”
    Dark si girò verso di lui.
    “Hai ragione… Odio l’amore più di ogni altra cosa… E non riuscirò mai a capire perché gli altri continuino a seguire un sentimento così futile. Tuttavia, non sono così stupido da non riconoscere che per molti, l’amore è la loro forza.”
    “Cosa intendi dire?”
    “Per esempio Saiko: ha cominciato questo viaggio nella speranza di poter salvare la persona che ama. Lo trovo ancora ridicolo, è vero, ma questo gli ha permesso di fare passi da gigante in poco tempo.”
    “Capisco… Dunque nonostante il tuo odio non puoi fare a meno di riconoscerne i meriti… In questo caso, allora permettimi di mostrarti cosa significa odiare realmente l’amore!”
    Dark gli puntò contro il Keyblade.
    “Io farei attenzione al tuo posto. Ho visto che sei in grado di rigenerarti, ma questo non significa che per te sia impossibile morire.”
    “Davvero? Proviamo allora!” rispose il demone, facendo partire dal suo braccio destro una serie di schegge di diamante, tutte dirette verso Hikari, ancora incapace di rialzarsi.
    Ma il colpo non arrivò a destinazione.
    Dark si mise in mezzo e deviò i proiettili con il Keyblade.
    Hikari alzò lo sguardo verso di lui, per poi spalancare gli occhi a quella vista.
    Dal Keyblade di Dark stava scendendo dell’acqua.
    “Sembra… stia piangendo…” mormorò la custode.
    Dark non se ne accorse e partì all’attacco, rivolgendo la punta del Keyblade contro la testa di Naraku.
    “Addio.” Disse, per poi lanciare una sfera di fuoco che lo colpì in pieno.
    Nello stesso instante in cui la sfera andò a segno, le mura di tenebre che li avvolgevano si infransero, rivelandogli così il cielo azzurro sopra di loro.
    “M-Maledetto…” fece Naraku, avvolto dalle fiamme, volando via. “Non mi scorderò di te, custode dell’equilibrio!”
    Dark fece sparire il Keyblade, per poi guardarsi attorno.
    Poco lontano da loro c’erano Rexenet e Light, assieme a Tsuna e al gruppo di Inuyasha.
    “Ehi, tutto bene?” chiese suo fratello, raggiungendolo e vedendo Hikari.
    “Sì…” rispose lui, allontanandosi. “Gli altri dove sono?”
    “Non lo sappiamo… Credevamo fossero con te…” fece Rexenet, raggiungendo Hikari e aiutandola ad alzarsi.
    “Capisco… Allora devono essere qui vicino. Quanto tempo è passato realmente? Temo che in quell’illusione il tempo sia stato alterato.”
    “Credo poco meno di mezzora… Ma si può sapere cos’è successo?”
    “Niente di grave. Ha solo avuto le risposte che cercava.”
    “Le risposte che cercava? Cosa int-” ma Rexenet venne interrotto dalle urla di Pan, che li stava raggiungendo in volo assieme agli altri.
    “Uh? Sora e Riku dove sono?” chiese Tsuna, accorgendosi della loro mancanza.
    Ma Light, Rexenet e perfino Dark guardarono sorpresi il custode a loro sconosciuto, che atterrò di fronte a loro.
    “No… Ditemi che non è chi penso…” disse Rexenet, con un tic all’occhio.
    “Beh, credo possiate chiamarmi Soku, anche se ancora per pochi minuti!” rispose il custode, mettendosi una mano dietro la testa.
    “Ok… Cos’è successo?” chiese Inuyasha. “E perché questo qui ha lo stesso odore di quei due ragazzi che sono spariti?”
    “Perché questo ragazzo è la fusione di loro due.” Rispose Dark.
    Per qualche secondo nessuno disse niente.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese Miroku. “Temo di non aver capito bene…”
    “Si chiama ‘Fusione’. È una tecnica particolare che permette di fondersi con un'altra persona, anche se solo per un tempo limitato. In questo momento, Sora e Riku è come se non esistessero, e al loro posto c’è Soku.”
    “COSA?!?!?” urlarono infine gli altri.
    “Ma è impossibile!” urlò Kagome. “Potrei capire se uno dei due avesse assimilato l’altro… ma fondersi… mi sembra eccessivo…”
    “Eppure è co-” fece Soku, prima di illuminarsi.
    Pochi secondi dopo, al suo posto riapparvero Sora e Riku, che caddero subito a terra.
    “Ahi!” si lamentò Sora.
    “Uff… è finita…” disse Riku, rialzandosi e facendo girare le braccia per sgranchirle.
    “Siete stati fantastici!” urlò Saiko. “E dire che fino a poco fa non credevo nemmeno possibile una fusione reale, mentre oggi l’ho vista di persona!”
    “Già… Anche se quel balletto spero di non doverlo rifare…” scherzò Sora.
    “E… David che fine ha fatto?” chiese Light.
    “Eliminato.” Rispose Marco. “Grazie a Soku non ci darà più fastidio.”
    “Beh, almeno una buona notizia…” disse Dark, aprendo un varco davanti a loro.
    “Aspetta… Quel varco vi farà andare via, giusto?” chiese Kagome.
    “Sì, perché?”
    “Beh… Perché al momento vi trovate circa 400 anni prima del vostro tempo d’origine…” rispose lei.
    I custodi si girarono tutti verso la ragazza.
    “Ah… quindi quel pozzo era un passaggio temporale…” fece Dark impassibile come sempre, per poi alzare una mano verso il varco, che s’illuminò. “Grazie per l’informazione. Ho fatto sì che il varco ci riporti nel nostro tempo.”
    “Aspetta… Vuoi dire che puoi manipolare anche il tempo?!” chiese sorpreso Marco.
    “È un potere che ho acquisito nel mondo di Tsuna. Mi sembrava interessante come potere e l’ho copiato, ma preferisco non usarlo troppo spesso… meglio non interferire troppo con il tempo…” rispose il custode, girandosi verso Kagome e gli altri.
    “Beh, per me è l’unico modo per venire qui ad aiutarli, e sono l’unica in grado di farlo.” Disse la ragazza.
    “D’accordo… Solo, fai attenzione al tuo ritorno. Temo… troverai qualche centinaio di giornalisti…”
    “Giornalisti?” ripeté Kagome, sbiancando. “Come sarebbe a dire, giornalisti?!”
    “Beh… Diciamo che il nostro arrivo non è passato inosservato…” rispose Dark, entrando nel varco, seguito dagli altri.
    Hikari rimase indietro, camminando più lentamente rispetto agli altri.
    Continuava a pensare a ciò che gli aveva detto Dark, e non riusciva a farsene una ragione. A causa sua, il ragazzo che amava aveva perso per sempre quel sentimento che avrebbe potuto legarli ben oltre la semplice amicizia, ma che l'aveva portato sull'orlo della follia.
    “Che cosa ho fatto?” domandò a se stessa la custode, mentre il varco si richiudeva alle sue spalle e un enorme peso cadeva sul suo cuore, da poco tornato al suo legittimo posto.
     
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  3. Raven`
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    Ti sollecito a visionare la discussione attinente alla creazione dell'elenco degli scritti in completamento continuo, e di consegnare il modulo assieme al genere che ritieni copra il tuo testo. Scusami per il disturbo.
     
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    Morning Player

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    S-Soku ?????? LOL, troppo figo adesso voglio solo vedere la fusione tra kairi e hikari e sono a posto. Riguardo a Dark, neanche io c'ero cascato, ho capito subito che era una copia tsé xD va beh, adesso voglio assolutamente Dexter !!!!
     
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  5. Yusei Trek
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    ah.. la nuova skin mi ha reso la lettura alquanto pesante.... :onan:

    Non posso dire nulla sul capitolo, non ho idea di come sia strutturato Inuyasha quindi non poso fare comenti al riguardo.
    Comunque è stato interessante vedere la fusione tra Sora e Riku anche se sarebbe stato divertente se avessero sbagliato una volta o due...

    L'unica cosa, se fai capitoli sempre così lunghi da quì in poi rischiano di essere un po' pesanti, ti direi di non esagerare ma non sono nessuno per giudicare.

    Complimenti in ogni caso, aspetto il prossimo :tulrox:
     
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  6. francix94
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    oh LOL la fusione tra sora e riku è stata esilarante e mi è piaciuto un sacco la parte dello sfogo!

    come sempre aspetto il contiuo

    see ya!
     
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    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Ok, anticipo che a causa di un fenomeno paranormale più comunemente chiamato "esami", questo capitolo potrebbe essere l'ultimo per un po', dato che poi dovrò recuperare le forze e la fantasia per scrivere il prossimo XD.
    Detto ciò, ringrazio nuovamente Liberty89 per avermi fatto da betareader e per avermi suggerito la canzone che trovate ad un certo punto del capitolo.
    Infine non mi resta che augura un "in bocca al lupo" a tutti i lettori che come me si apprestano all'esame, per poi passare subito a rispondere alle recensioni:
     
    @ Armitrael: *scioccando le dita* maledizione, e io che speravo che il falso Dark inganasse XD. Per la fusione tra Kairi e Hikari... al momento non è prevista, mi dispiace. Invece Dexter... ammeto che sto pensando a qualcosina... *fa cadere qualche fulmine alle sue spalle*
    @ Yusei Trek: Purtroppo non si può scegliere la skin... altrimenti tornerei anch'io a quella di prima XD Si, avrei voluto fargli sbagliare la fusione, ma per motivi di fantasia, ho dovuto rinunciarvi fin dall'inizio XD Per i capitoli... purtroppo non posso tagliarli a metà, altrimenti rovinerei la storia...
    @ francix94: Beh, la fusione, come ho detto, è stata una mia invenzione, usata per la prima volta con quei due personaggi solo nel precedente capitolo di Equilibrio XD. Lo sfogo... non potevo farne a meno XD
     
    E ora, vi lascio al capitolo! Buona lettura a tutti!
    P.S.:
    Non odiatemi per la frase finale, ma ditemi voi se non ci stava bene XD
     
     
    Capitolo 55: Procedere con l’evacuazione. Dark… sarai in grado di sconfiggermi? - Torna all'indice dei capitoli

    “Allora, cosa succede?” chiese Rexenet, raggiungendo Dark assieme a Light in una delle stanze vuote della gummiship.
    “È stato emesso il verdetto.” Rispose atono il custode.
    “Quindi?”
    “È come pensavamo. Sarà quel mondo il campo di battaglia.”
    “Merda!” esclamò Rexenet, dando un pugno alla parete.
    “In fondo, era la cosa più prevedibile…”
    “Già… Ora però dobbiamo occuparci del problema più grave…”
    “Fammi indovinare… l’evacuazione di miliardi di persone?” chiese ironico Rexenet.
    “Una bazzecola…” fece Light.
    “Mi spiace, ma dovrete occuparvene voi due da soli… Gli altri custodi non sono ancora pronti ad affrontare questa questione… e temo che per un po’ Hikari non sarà nel pieno delle sue forze…”
    “A proposito… non credi di essere stato un po’ troppo duro? L’hai letteralmente demolita psicologicamente… Non è uscita dalla sua stanza nemmeno per mangiare, e non fa entrare nessuno a parte Kairi…”
    “Era inutile farle avere illusioni. Almeno in questo modo, soffrirà subito e poi dopo starà meglio. Altrimenti, avrebbe continuato a tormentarsi inutilmente per chissà quanto tempo.”
    “Io proprio non ti capisco… Hai fatto tutto questo per lei, per rispettare la promessa che le hai fatto anni fa… e quando finalmente potrebbe andare tutto bene, la tratti in quel modo?!”
    “Non era solo per la sua promessa… ci sono altri fattori in mezzo di cui non mi è possibile parlare…”
    “Come sarebbe a dire?!” urlò Rexenet, prendendo per la maglietta Dark. “Ora cominci a non dire più niente anche a noi? Passi per l’entità che ti rivela il campo di battaglia e che ti dà le istruzioni su cosa fare, ma per il resto credevo non ci fossero segreti fra noi tre!”
    “Mi spiace, ma non posso proprio. Se ve lo dovessi rivelare… sarebbe la fine…”
    Il custode delle tenebre lo spinse a terra, per poi aprire un varco.
    “Tsk. Quando fai così, sei insopportabile… Va beh, allora noi cominceremo con l’evacuazione… Light, da chi dici di iniziare?”
    “Direi che ci conviene con il Presidente…”
    “Era ciò che temevo… Nuovamente circondati da decine di pistole senza alcun motivo…”
    “Potremmo considerarci fortunati se non useranno il nucleare…”
    “Bella consolazione…” detto ciò, Rexenet tornò serio. “Beh, allora questa sarà l’ultima volta per un bel po’ che ci salutiamo, eh?”
    “Già… Ci rivedremo quando inizierà la guerra. Conto su di voi.”
    “Tranquillo. Non abbiamo intenzione di vedere il nostro universo finire. Costi quel che costi, lo salveremo! E tu vedi di non distruggerlo prima, chiaro?” chiese ironicamente.
    “Farò il possibile.” Rispose il custode, accennando a un sorriso divertito, mentre gli altri due scomparivano dentro il varco.
     
    Dark si ridestò dal suo breve sonno a causa di qualcuno che stava bussando insistentemente sulla porta.
    Il custode sospirò, per poi andare ad aprire, ritrovandosi di fronte Kairi.
    “Posso entrare?” chiese lei.
    Dark si tolse da davanti alla porta, lasciandola entrare.
    “Sei qui per Hikari, vero?”
    La custode annui.
    “Sì… Sono preoccupata. Da quando siete usciti da quell’illusione, è caduta in depressione, e non mi vuole dire il perché. Continua solo a ripetere che è colpa sua… Tu sai di cosa sta parlando?”
    Dark sbuffò.
    “Temo sia colpa mia… Diciamo che ho perso in controllo e le ho spiattellato in faccia la verità, senza usare un minimo di tatto…”
    “Verità? Quale verità?”
    “Il perché sono così. Il perché disprezzo con tutto me stesso l’amore. Il perché preferisco rimanere da solo. In poche parole, gran parte di ciò che sono diventato è per via di Hikari. Perché non mi ha fatto sapere che era sopravvissuta, sebbene fosse diventata un Nessuno. Immagino si possa definire come trauma infantile…”
    “Quindi tu le hai detto…”
    “Hikari mi si è dichiarata.” La interruppe lui. “Mi ha chiesto se l’amavo, ed io le ho detto che era troppo tardi, e che è stata colpa sua…”
    Il silenzio che avrebbe dovuto prendere posto in quella triste discussione fu anticipato dal rumore dello schiaffo che Kairi rifilò a Dark, il cui suono riecheggiò nel vuoto della stanza.
    Il custode rimase in silenzio, col viso girato per la forza della principessa della Luce.
    “Io… Io… Io non riesco proprio a capirti!” urlò la custode. “Credevo che ci tenessi a Hikari! Credevo che nonostante tutto le volessi bene! E tu… tu…”
    “Non ho scusanti, lo riconosco. Come riconosco che sono stato un emerito bastardo. Definirmi senza cuore sarebbe un complimento… Credi forse che non ne sia consapevole? Sbagli, lo so perfettamente… ho sempre saputo tutto…”
    La custode si diresse a passi pesanti verso la porta.
    “Non so i particolari… Ma mi rifiuto di credere che il tuo amore possa essere sparito così nel nulla. Nemmeno un Nessuno dimentica completamente quel sentimento, sebbene non possa provarlo… E tu che sei ancora un umano completo dovresti provarlo senza problemi. Come disse Sora tempo fa, anche nell’oscurità più profonda si trova la luce… e lo stesso vale per il tuo cuore.”
    “No, credimi. È impossibile per il mio amore ritornare.”
    “Nulla è impossibile. Sono sicura che Hikari farà riemergere quel sentimento che tu tanto disprezzi… E non te ne pentirai…” disse Kairi, andandosene e chiudendo la porta.
    “Nel momento stesso in cui quel sentimento dovesse tornare da me… Quello che ho fatto adesso a Hikari mi ucciderebbe… il mio cuore collasserebbe su se stesso, incapace di sopportarlo.” Disse il custode, guardandosi le mani, per poi chiuderle a pugno.
     
    I custodi erano tutti riuniti attorno al tavolo, intenti a finire la colazione, quando Dark entrò nella stanza.
    Noto subito l’assenza sia di Hikari sia di Kairi.
    “Light e Rexenet se ne sono andati.” Disse, sorprendendo tutti.
    “Andati? Cosa intendi?” chiese Riku.
    “Abbiamo scoperto quale sarà il campo di battaglia per la guerra, ma è abitato. Sono andati a evacuarlo, ma potrebbero volerci settimane, se non mesi. Probabilmente li rivedremo solo all’inizio dello scontro.”
    “Vuoi dire che sapete già una cosa così importante?” domandò Saiko, saltando in piedi. “Allora perché non andiamo subito laggiù, e ci prepariamo ad accogliere il nemico?”
    “Stupido! Se non troviamo altri custodi, finiremo in una situazione di minoranza rispetto al nemico… e non possiamo permettercelo. Poi come vi ho detto, Light e Rexenet dovranno prima convincere e poi far evacuare miliardi di persone… e questo nel minor tempo possibile. Nel frattempo, noi ci occuperemo di fare altre due cose, altrettanto fondamentali.”
    “Che sarebbero?”
    “La prima, come ho già detto, consiste nel riunire più custodi possibili dispersi nell’universo, per poterli così guidare al campo di battaglia. Secondo… l’addestramento di quelli nuovi, cosa di cui mi occuperò io stesso, a partire da oggi.”
    “Perché ho come un brutto, ma proprio brutto presentimento?” chiese Marco, mentre assieme a Tsuna e Saiko deglutiva.
    “Finalmente! Cominciavo ad annoiarmi! Allora, di cosa si tratta? Fare il giro di un mondo in 5 minuti? Migliorare la mira?” chiese Pan.
    “Per il momento, dobbiamo compensare il fatto che Marco, Saiko e Tsuna non sono capaci di volare. Poi Pan, avrò bisogno del tuo aiuto per insegnare a tutti ad individuare l’aurea di altre persone, in modo da non rischiare di cadere in agguati.”
    “Ci insegnerai veramente a volare?” chiese Saiko sorpreso.
    “Beh, tu dovresti aver già avuto modo di seguire il corso… Siccome userò lo stesso metodo di Gohan…”
    “Intendi mio padre?” chiese la Sayan.
    Dark annuì.
    “Diciamo che ho avuto modo di osservare le lezioni di volo che ha dato a tua madre.”
    “Come? Ma è successo anni fa, è impossibile che tu possa averci assistito!”
    “Questo è un segreto, che per il momento è meglio non rivelarti, mi spiace. Ma quando arriverai sul campo di battaglia, temo ti sarà tutto chiaro.”
    Il custode poi si rivolse agli altri tre neo custodi. “Su, seguitemi. Andremmo nella stanza d’addestramento.”
    “Stanza d’addestramento? C’è una cosa del genere qui sopra?” chiese Tsuna.
    “Non è stata praticamente mai usata dopo la prima prova ma credo che per noi vada più che bene.” Disse Dark, per poi avviarsi, seguito dai quattro.
     
    “Allora… direi che prima di tutto, debba spiegarvi per bene cosa significa essere un custode. Per cui dovrai ascoltare anche tu, Pan.” Cominciò il custode dell’equilibrio.
    “Beh, a preservare la pace nell’universo, no?” rispose lei.
    “Questa è la versione corta e facile. Come tutti voi avete potuto costatare, il Keyblade vi permette di ottenere poteri solitamente inaccessibili. Ne sono la prova Sora e Riku, che sono riusciti ad usare la fusione sebbene non appartenessero al mondo di Pan. In poche parole, il Keyblade vi rende potenzialmente in grado di usare qualsiasi tecnica, ma sempre a condizione che abbiate il Keyblade. E questa è la differenza tra i custodi normali e i custodi dell’equilibrio. Io infatti sono in grado di acquisire i poteri degli altri mondi indipendentemente dal fatto che usi o meno il Keyblade.”
    “Immagino sia per questo che tu sia in grado di usare lo Sharingan, il Byagukan e l’alchimia, vero?” chiese Saiko.
    “Esatto. Tuttavia, anche per gli altri custodi ci sono possibilità di apprendere diverse arti di altri mondi. Un esempio è proprio il volo, che nel caso di Sora, Riku e Kairi, proviene dal mondo di Peter Pan.”
    “Peter Pan? Vuoi dire che in giro per l’universo c’è anche lui?”
    “E Sora ci ha avuto a che fare un paio di volte. Ed è stato grazie a lui e ovviamente a Trilli che hanno appreso la capacità di volare.”
    “E tu?” chiese Pan. “Da quanto ho capito, non sei stato in viaggio con loro fin dall’inizio.”
    “Io sono custode praticamente da quando sono nato. Saiko, Marco e Tsuna lo hanno visto quando sono stati costretti ad entrare nel mio cuore. E nel mio caso, è stata la mia volontà a farmi imparare a volare… oltre che allenamenti massacranti, che consistevano anche dal buttarsi giù da un palazzo.”
    “Cavoli… A momenti rimpiango Reborn…” deglutì Tsuna.
    “Oh, credimi. Nemmeno Reborn arriverebbe a far fare allenamenti come quelli a cui mi sottoponevo io. Mi circondavo da tornado di fuoco, mi facevo colpire ripetutamente da fulmini, mi scagliavo contro tempeste di neve… A volte tutto questo assieme…”
    “Altro che allenamenti, i tuoi erano tentativi di suicidio!” fece Marco. “Nemmeno noi con gli Yeerk siamo arrivati a tal punto!”
    “Punti di vista. Ad ogni modo, non dobbiamo parlare di me. I Keyblade sono una chiave e non solo per la loro forma. Sono in grado di aprire e chiudere i mondi. E, come è successo in passato, sono anche lo strumento con cui è possibile distruggerli…”
    “D-Distruggerli? I Keyblade sono così potenti?”
    “Sono un’arma leggendaria. In condizioni normali, solo una persona all’universo dovrebbe esserne in possesso. Ma dato che per condizioni normali intendo un periodo di pace assoluta, capite bene che è un’utopia.”
    “Quindi ci sono sempre stati diversi custodi?”
    “Beh, mai come adesso. Prima erano un numero ridotto, e erano individuati e addestrati in apposite scuole. Una si trovava a Radiant Garden, mentre quella principale aveva un mondo tutto suo, ora inagibile e conosciuto come Castello dell’Oblio.”
    “Cosa?” fece Saiko. “Vuoi dire che il Castello dell’Oblio altri non è che la vecchia scuola per custodi?”
    “È il suo nuovo aspetto, ma non ha più quella funzione. Come ben sai, chi entra in quel castello si perde nella propria memoria o, com’è successo con Sora, perde gradualmente i ricordi, man mano che ci si addentra.”
    “Quindi alla fine è inutilizzabile…”
    “Non proprio. Aqua è l’unica in grado di riportarlo al suo aspetto originario, ma per farlo, deve prima uscire dalle tenebre in cui si trova ora. Ad ogni modo, la scuola sarebbe inutile in questo momento.”
    “Perché?”
    “Provaci tu a riunire migliaia di custodi, se non di più, e addestrali. Io stesso mi limiterò a voi quattro. Gli altri se la dovranno cavare da soli.”
    “Ok, abbiamo capito. Ora puoi mostrargli il tuo metodo per volare, così passiamo alla pratica e lasciamo perdere questa noiosissima teoria?” lo interruppe Pan.
    Dark sospirò.
    “Come vuoi. Beh, allora la questione è molto semplice. Il Keyblade ha sbloccato i vostri poteri nascosti, quindi in teoria sapete già volare. L’unico problema è che non ne siete consci, come non lo siete per la magia.”
    “Perciò?”
    “Vi basterà pensare di voler volare. Ma dovrete concentrarvi, almeno all’inizio.”
    I tre custodi lo guardarono straniti.
    “Tutto qui?” chiese Marco.
    “Certo, credevi fosse più complicato?” rispose Pan. “Anzi, a quanto ho capito, voi potete pure saltare la parte del riunire le energie… che è la parte più difficile. Perciò vedete di non lamentarvi!”
    “Okay… Allora proviamoci.” Disse Saiko, chiudendo gli occhi, imitato anche dagli altri.
    “Dovete pensarci intensamente, o non ci riuscirete. Pensate di poter volare, e succederà davvero!”
    Per qualche minuto i tre custodi rimasero fermi a terra.
    Poi Saiko riuscì a sollevarsi da terra di qualche centimetro, rimanendo sospeso in aria.
    “W-Wow!” esclamò, riaprendo gli occhi. “Ci sono riuscito!”
    “Ben fatto, Saiko.” Disse Dark, per poi osservare gli altri due, che come se fossero nel bel mezzo di una sfida, cercarono di concentrarsi meglio.
    Qualche minuto dopo, anche Tsuna si alzò in volo, seguito subito dopo da Marco.
    “Cavoli…” fece il decimo. “Pensavo fosse più facile… come quando uso le fiamme…”
    “Beh, le fiamme ti spingono in alto, e non puoi usarle sempre. In questo modo invece puoi volare quando desideri. Su, ora atterrate e riprovateci.”
     
    Nel frattempo, Sora e Riku osservavano gli schermi, nel caso fosse apparso un nuovo mondo in pericolo.
    “Kairi ti ha detto niente?” chiese l’albino.
    Sora scosse la testa.
    “No. L’ultima volta che l’ho vista stava rientrando nella stanza di Hikari e sembrava arrabbiata…”
    “Chissà cos’è successo in quell’illusione… Non credevo che Hikari potesse ridursi in un simile stato…”
    “Qualcosa di grave. E temo che solo Dark e Hikari possano rispondere a questa domanda, ma dubito che qualcuno dei due voglia farlo…”
    “Già…”
    Il discorso dei due fu interrotto dall’allarme, che risuonò per l’intera Gummiship.
    “Come sempre, quando meno te lo aspetti…” sospirò Riku, girandosi verso gli schermi.
    “Io vado a dire a Kairi di rimanere qui con Hikari. Sarebbe inutile costringerla a venire.”
    “Buona idea.”
     
     
    “L’avevo detto io che ci saremmo ritrovati subito circondati da decine di pistole…” fece Rexenet, sbuffando.
    “Beh, credevi forse di poter apparire di fronte al presidente allo stesso modo di come appari davanti a qualsiasi altra persona?” rispose Light, guardando l’uomo seduto dietro la scrivania, che si trovava al centro di una grande stanza circolare, in quel momento piena di soldati che gli stavano puntando contro sia pistole che fucili.
    “Chi siete?” chiese l’uomo, alzandosi.
    “Credo che l’unico modo per dirglielo senza venire presi per pazzi sia questo…” disse Light, evocando il Keyblade.
    A vedere l’arma, tutti gli uomini sussultarono, mentre quello di fronte a loro sbiancò.
    “Quello è…”
    “Un Keyblade. E dalla vostra reazione deduco che il messaggio di Aqua sia arrivato anche qui.”
    “Già… e potrei sapere voi due da che parte state?”
    “Da quella della luce. In più, siamo entrambi di questo mondo. Possiamo dire che è una delle eccezioni che conferma la regola, dato che può vantare ben tre custodi.” Rispose Rexenet.
    “E cosa vi porta ad apparire dal nulla di fronte a me?”
    “Ci serve il suo aiuto. Lei è l’uomo più potente del pianeta, perciò a lei daranno più ascolto che a due ragazzi.”
    “Cosa dovrei fare?”
    “Dichiarare l’evacuazione dell’intero pianeta.” Rispose senza problemi Light.
    Per qualche secondo il silenzio scese nella stanza.
    “Cosa dovrei fare, scusate?”
    “Purtroppo questo pianeta è stato scelto come campo di battaglia della guerra. Se gli abitanti non lo abbandonano il prima possibile, rischiano di venire uccisi tutti quanti.”
    “Ridicolo! Non abbandoneremo la Terra! Parteciperemo anche noi alla guerra! Tutti gli eserciti del pianeta saranno più che disposti a farlo!”
    “Sarebbe inutile. Solo noi due volendo potremmo distruggere questo mondo come se niente fosse, e resistere tranquillamente all’esercito.”
    A quelle parole, i soldati attorno a loro alzarono la propria arma, preparandosi a far fuoco.
    “E presto arriveranno migliaia, se non milioni o peggio, di custodi coi nostri stessi poteri, se non superiori. Questo mondo diventerà un vero e proprio inferno.”
    “E dove dovremmo andare allora? E in più, come facciamo ad andarcene tutti?”
    “Abbiamo trovato un mondo in grado di ospitarvi tutti, che è disabitato. È molto simile al nostro, e un nostro amico ha già provveduto a riempirlo di città simili, se non uguali, a quelle della Terra.”
    “Rimane il ‘come’.”
    “Per quello… ci siamo noi.” Disse Light, aprendo un varco al suo fianco. “Ci vorrà molto tempo, ma con questi varchi possiamo far lasciare la Terra a tutti quanti in un tempo relativamente veloce. Ma come ben immagina, non possiamo andare di casa in casa.”
    “Lasciatemi indovinare… Dovrei fare un annuncio dicendo a tutti di radunarsi nello stesso posto per lasciare il pianeta, probabilmente per sempre?”
    “Proprio così. Ci rendiamo conto che sia una scelta difficile, ma così facendo possiamo salvare la vita a miliardi di persone.”
    L’uomo si sedette.
    “Capisco… Abbassate le armi.” Ordinò ai soldati, che obbedirono subito.
    “E va bene!” disse, rialzandosi e osservando i due custodi. “Farò come volete, a condizione che voi due siate al mio fianco durante la conferenza e che spieghiate voi la situazione. Ma ditemi… questa guerra… sarà così gravosa?”
    “Come ha detto Aqua, è una guerra che la mente umana non può nemmeno immaginare… Basti pensare che la prima ha creato l’universo come lo conosciamo ora. In un certo senso, è stata il Big Bang.”
    “Quindi questo pianeta…”
    “Potrebbe non sopravvivere alla guerra, esatto. E questo in caso di vittoria. Se dovessimo perdere, questo e tutti gli altri mondi sparirebbero. Può ben comprendere la gravità della situazione.”
    L’uomo sospirò, per poi fare il giro della scrivania e dirigersi verso la porta.
    “Vi farò sapere a breve quando ci sarà il comunicato per l’evacuazione. Vi avverto che però non ci crederanno tutti…”
    “Porteremo come prova il fatto che le stelle si stanno spegnendo una dopo l’altra.” Disse Light. “È inutile fingere che sia colpa dell’inquinamento. Sapete bene che ogni giorno spariscono delle stelle. Ogni stella corrisponde ad un mondo, perciò quando una di esse si spegne… Significa che un mondo è appena sparito nell’oscurità.”
     
     
    Quando i custodi uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una città, circondati da grattacieli, ma senza neanche una persona che girasse là attorno.
    “Umh… Ho visto più persone durante gli scontri quasi apocalittici di mio nonno…” fece Pan, guardandosi attorno.
    “Però… questa città non mi sembra abbandonata… almeno, non da troppo tempo…” disse Riku, notando una tazza fumante all’interno di un bar.
    “E cos’è successo allora? Si sono vaporizzati tutti quanti?” chiese Marco.
    “No…” rispose Dark, girandosi. “Solo… credo che possa centrare quello.”
    I custodi si girarono istantaneamente, ritrovandosi di fronte ad un Neo Shadow gigante, grande quanto i grattacieli.
    “Ah, perfetto! Aspettare qualche altro secondo per dirlo no, vero?” domandò Saiko, evocando il Keyblade.
    “Beh, cosa volete farci, me ne sono accorto anch’io poco prima di dirvelo…”
    Ma prima che qualcuno potesse rispondere, un raggio laser colpì in pieno l’Heartless, senza però sortire alcun effetto.
    “E quello da dove veniva?” chiese Sora, alzandosi in volo e superando la cima dei palazzi.
    “È meglio se venite qua anche voi… Perché non credo di potervi descrivere quel che vedo…” disse pochi secondi dopo.
    Uno ad uno, gli altri lo raggiunsero, con Marco, Saiko e Tsuna che arrivarono per ultimi, data la difficoltà nel volo.
    “Cavoli… cominciamo subito con le grandi altezze…” disse il decimo deglutendo, guardando giù, per poi girare lo sguardo.
    Di fronte a loro c’erano tre robot alti quanti i palazzi.
    Uno era blu, quello al centro viola e il terzo rosso.
    Tutti e tre tenevano in mano un fucile, puntato contro l’Heartless.
    “Sperano davvero di distruggere un Heartless in quel modo?” chiese Sora. “Più grandi sono, più è difficile che armi che non siano i Keyblade siano efficaci…”
    “Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark. “Li avvisiamo?”
    “No.” Rispose il custode, per poi volare verso l’Heartless. “Lo eliminiamo subito, così la questione finirà subito.”
    “Sapevo che avrebbe detto così…” disse sconsolato Marco, raggiungendolo assieme agli altri.
    Tutti i custodi tranne Dark evocarono il Keyblade e partirono all’attacco.
    Dark invece si girò verso i tre robot, che avevano cominciato a camminare verso di loro.
    “Tsk.” Disse, per poi voltarsi verso l’Heartless e fare per evocare il Keyblade.
    Ma nella sua mano non apparve niente, nemmeno una piccola luce.
    “Cosa?” fece sorpreso, riprovandoci. “E questo cosa significa?”
    Ma prima che potesse trovare una risposta, il robot rosso alzò il fucile, cominciando a sparare una serie di proiettili, diretti sia contro l’Heartless che contro i custodi.
    Dark lasciò perdere il Keyblade e alzò le mani, facendo apparire di fronte a se una barriera di fuoco, che impedì ai proiettili di raggiungerli.
    Dietro di lui intanto Sora e Riku, aiutati anche se di poco dagli altri, riuscirono a colpire l’Heartless, che scomparì nell’oscurità.
    “Beh, non è stato troppo difficile…” disse Sora sorridendo.
    “Ormai gli Heartless sono insignificanti per noi. Sono altri i nemici che dobbiamo temere…”
    “Ad esempio un attacco militare di ingenti proporzioni?” chiese Marco preoccupato.
    “Perché dici questo?”
    “Perché è ciò che ci sta per colpire!” rispose Saiko, indicando decine di proiettili che stavano cadendo sopra di loro.
    “Maledizione!” urlò Pan, lanciando una raffica di onde d’energia che distrussero i proiettili.
    “Temo che l’Heartless non fosse l’unico obiettivo di quei robot e di chi li comanda…” disse Tsuna, voltandosi verso Dark, che stava facendo sparire la barriera.
    “Già.” Rispose lui. “Direi che ora siamo noi il loro nuovo obiettivo…”
    Mentre parlavano, i tre robot si misero a correre verso di loro, puntandogli contro i fucili.
    “Ok, capisco che noi custodi non siamo certo messaggeri di pace, però questo mi sembra esagerato!” commentò Sora, per poi osservare i proiettili uscire dai fucili, diretti contro di loro.
    “Cosa facciamo?” chiese Marco. “È probabile che ci siano degli esseri umani là dentro, non possiamo distruggerli!”
    “Allora basterà danneggiarli agli arti. In questo modo non potranno attaccarci.” Rispose il custode dell’equilibrio, creando in mano una sfera di fuoco e nell’altra una di ghiaccio, per poi volare dritto contro il robot viola.
    “Bene… E noi quale robot affrontiamo?” chiese Saiko, impugnando il Keyblade.
    “Direi che va bene il primo che capita… Perciò spero nessuno…” rispose Marco, imitandolo.
    “Allora mi spiace deludervi ragazzi… Ma temo che quello blu stia mirando proprio a noi!” esclamò Pan, indicando il robot che correva contro loro quattro, mentre quello rosso puntava contro Sora e Riku.
    “Siete sicuri di farcela?” chiese l’albino.
    “Ma certo che sì! Sono solo degli stupidi robot, cosa possono mai far-” cominciò Pan, poco prima che un pugno improvviso del robot la colpisse in pieno, spedendola contro un palazzo che crollò su se stesso, seppellendo la ragazza.
    “Pan!” urlò Saiko, per poi riuscire a evitare giusto in tempo un altro pugno.
    Senza perdere tempo, fece girare tra le mani il Keyblade, per poi tagliare la mano al robot.
    Non appena la mano si staccò dal braccio, cominciò ad uscire un vero e proprio fiume di liquido rosso, che bagnò sia Saiko che Marco.
    “Q-Questo è…”
    “Sangue!” urlò spaventato Marco, cercando di pulirsi.
    “Cosa?” chiese Sora. “Come fa ad essere sangue? Non dovrebbero essere robot?”
    “Non lo so… a questo punto non ne sono più tanto sicuro…”
     
    Pan fece volare via un pezzo di muro che la schiacciava, riuscendo finalmente ad uscire dalle macerie del palazzo, con solo qualche taglio.
    “Coff, coff… Maledetto robot… Colpire in questo modo una ragazzina…”
    “Ehi, tu, fai più attenzione!” disse una voce poco lontana.
    Pan si girò verso la fonte, vedendo un signore sui trent’anni, con i capelli legati indietro in una coda, intendo ad annaffiare delle piante.
    “Tu… riesci a rimanere lì tranquillo in mezzo a tutto questo caos?” chiese sorpresa la sayan.
    “Beh, se proprio devo morire, preferisco che succeda mentre faccio qualcosa che mi piace, piuttosto che chiuso in un rifugio sottoterra… Tu piuttosto… sei un Angelo?”
    Pan lo guardò come se fosse un pazzo.
    “Angelo? Ho forse l’aureola? Certo che no, non sono mica morta!”
    “Capisco… però temo tu non sia aggiornata sul termine ‘Angelo’… io non intendo la visione classica. Ma se hai reagito così, immagino tu non sappia nemmeno di cosa stia parlando…”
    “Proprio così. E ora scusami, ma ho degli amici da aiutare. Se non lo avessi notato, quei tre robot giganti non sono proprio pacifici.”
    “Parli degli Eva? E dire che qui molti li considerano come portatori di pace…”
    “Non mi pare proprio.” Disse Pan, alzandosi in volo ma fermandosi, dopo che l’uomo le puntò contro una pistola.
    “Spiacente. Ma una ragazza in grado di volare e di sopravvivere ad un colpo diretto di un EVA e alla conseguente caduta, non mi sembra una ragazza che si diverte facendo shopping. Per come la vedo io, voi tutti potreste essere il dodicesimo Angelo.”
    “Ascoltami bene: primo, non voglio farti del male; secondo, puoi anche colpirmi con tutti i proiettili che vuoi, non mi farai nemmeno un graffio; terzo, non ho la più pallida idea di chi siano questi Angeli di cui continui a parlare e quarto… hai ragione, detesto fare shopping!”
    “E allora cosa sei se non un Angelo?”
    Pan sospirò, per poi evocare il Keyblade.
    “Immagino sia inutile spiegarti cos’è quest’arma, vero?” chiese.
    L’uomo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi abbassare la pistola.
    “Cavoli… Quindi siete i famosi custodi che hanno gettato nel panico l’universo… Beh, temo di non poter far molto allora.”
    “Finalmente!” esclamò Pan, volando via verso gli altri.
    L’uomo si girò a guardarla volare via.
    “Dunque questo scontro è già perso… Sarebbe inutile chiamare la base, non cesserebbero l’attacco…”
     
    Dark si fermò di fronte alla testa del robot.
    “Allora, cosa vuoi fare?” chiese, mostrando le due sfere. “Volendo potrei distruggerti con enorme facilità…”
    Detto ciò, fece sparire le due magie.
    “Ma dato che sono sicuro che tu sia un umano nascosto qui dentro, preferirei evitarlo.”
    Per qualche secondo il robot rimase immobile, per poi puntargli contro il fucile.
    Ma Dark non perse tempo e creò subito una sfera di ghiaccio, che scaglio contro l’arma, congelandola.
    Subito dopo ne creò una di fuoco, che lanciò contro il fucile, riducendolo in mille pezzi.
    Il robot però rispose subito, chiudendo le due mani attorno al custode.
    “Niente male. Ma con così poca forza, non hai speranza di potermi anche solo ferire…” disse il custode.
    “Chi siete?” chiese una voce proveniente dal robot, appartenente ad una donna.
    “Non l’avete ancora capito? E dire che ormai tutti dovrebbero conoscerci…”
    “Non hai risposto alla domanda!” disse la voce, mentre la stretta attorno a Dark aumentava.
    “Non vedo perché dovrei rispondere. Sbaglio, o siete voi che state cercando invano di uccidermi?”
    “Noi siamo la NERV, ed è nostro dovere eliminare tutti gli Angeli che ci minacciano!”
    Dark guardò il robot, per poi scoppiare a ridere.
    “Angeli?” ripeté, per poi tornare serio. “Credetemi, di recente temo che nessuno ci chiami in quel modo, dato che ormai siamo visti come i salvatori dell’universo o come i suoi distruttori. Nel mio caso… si può dire che sono colui che ha dato inizio alla fine…”
    Probabilmente la voce avrebbe risposto subito, ma furono tutti distratti dal robot blu, che dovette arretrare assieme a quello rosso dopo essere stati danneggiati dai Keyblader.
    “Cosa siete allora?” chiese la voce.
    “La parola ‘Custodi’ ti dice qualcosa?” rispose Dark, mentre gli altri lo raggiungevano, pronti ad attaccare anche il terzo robot.
    Per qualche secondo la voce rimase in silenzio.
    “Custodi?” chiese infine. “Quei custodi? Quelli del Keyblade?”
    “Cosa?!” chiese una seconda voce, sovrastando la prima. “Questi mocciosi sarebbero le uniche persone in grado di salvarci? Allora possiamo pure metterci l’anima in pace, siamo spacciati!”
    “Silenzio, Asuka!” disse la prima.
    “Ok, un litigio tra voci mi mancava…” commentò Sora, mentre il robot viola lasciava andare Dark.
    “Molto bene.” Riprese la voce. “Allora vi chiediamo di seguire gli EVA. Vi condurranno nella nostra base.”
    Non appena concluse la frase, tutti e tre i robot si girarono, dirigendosi verso dei palazzi, che si aprirono come degli ascensori, facendoli entrare.
    “Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark.
    “Direi di seguirli. Per il momento, ci conviene.”
     
    Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono dentro l’ascensore del robot viola, e stavano scendendo velocemente.
    “Cavoli, chi avrebbe mai pensato che sotto quella città ci fosse una simile struttura?” esclamò Saiko, quando ad un tratto fu possibile vedere fuori dall’ascensore.
    Si ritrovarono di fronte a diversi palazzi, di cui alcuni sbucavano dall’alto.
    “Però… Quasi da far invidia agli Yeerk… Ma immagino non sia una città normale…” disse Marco, guardando il robot.
    Quando finalmente l’ascensore si fermò, uscirono, ritrovandosi di fronte ad una donna dai capelli viola, che indossava una tuta rossa.
    “Shinji, ci vediamo quando esci dall’EVA. Voi invece dovreste seguirmi.” Disse.
    I custodi obbedirono, seguendola in un labirinto di corridoi.
    “Così siete voi i famosi custodi… Sinceramente, mi aspettavo qualcuno più grande…”
    “Beh, che importanza ha l’età, se volendo puoi distruggere mezzo pianeta con un colpo?” chiese Pan.
    “Capisco… Ma immagino che voi non siate quei tipi che distruggono tutto… almeno, non completamente…”
    “Beh, giusto per farlo notare, non siamo stati noi ad attaccare, ma sono stati quei tre robot. E dire che vi stavamo solo aiutando.”
    “Credevamo foste degli Angeli… Angeli dalla forma umana…”
    “Senti, non per criticare, ma la mia idea di angeli non è quella di esseri che distruggono tutto quanto…” disse Marco.
    “Non qui.” rispose la donna, fermandosi di fronte ad una porta e facendo passare una carta in un lettore al suo fianco.
    La porta si aprì da sola, rivelando così una sala piena di computer, al cui interno c’erano diverse persone intente a battere le dita sulle tastiere.
    In fondo ad essa c’era un panello di vetro, dal quale era possibile vedere i tre robot, ora fermi.
    “Ho portato qui i custodi, come avevate chiesto.” Disse la donna, facendo un saluto militare ad un uomo di fronte a loro.
    Aveva i capelli e la barba color castano scuro, e indossava un paio di occhiali da sole.
    “Grazie Capitano Katsuragi. Può andare dai Children. Immagino avranno molte domande da fare.”
    “Alle quali non potrò rispondere per il semplice fatto che non conosco la risposta…” disse la donna, uscendo e lasciando i custodi.
    “Da come si comporta, deduco che lei sia il capo di tutto questo, giusto?” chiese Dark.
    “Esatto. Il mio nome è Gendo Ikari, e sono il capo operativo della NERV.”
    “Piacere. Io sono Dark, mentre loro sono Sora, Riku, Marco, Saiko, Tsuna e Pan.”
    “Dunque siete voi i famosi custodi…”
    “Già. Immagino sappiate già che la nostra visita non è un bel segno.”
    “Bel segno o no, per colpa vostra i nostri EVA sono stati danneggiati. Nel caso dovesse arrivare un vero Angelo, non saremmo in grado di fronteggiarlo.”
    “Tutto qui?” chiese Dark. “Se le cose stanno così, posso riparare quei robot in pochi secondi.”
    “Impossibile!” Disse una voce femminile, anticipando l’arrivo di una donna dai capelli biondi, in camice bianco.
    “Gli EVA non sono robot qualunque. Sono il miglior ritrovato della tecnologia e della scienza umana. È impossibile che tu possa ripararli, figuriamoci in pochi secondi!”
    “Non si preoccupi. Dark è un esperto in riparazioni e costruzioni, non importa di cosa si tratta.” Disse Sora.
    “Lascia perdere. È meglio se glielo dimostro direttamente.” Rispose il custode, battendo le mani e appoggiandole a terra.
    In pochi secondi, da sotto la sua mano cominciò ad uscire dal pavimento una lancia, che infine fece girare tra le mani, per poi trasformarla in una sfera, che lasciò cadere a terra.
    “Posso manipolare a mio piacimento qualsiasi materiale, per crearne di nuovi o per riparare oggetti. Ho ricostruito città intere, perciò quei robot non possono di certo essere un problema.”
    “Ma-”
    “Va bene, accettiamo.” Disse Gendo, interrompendo la donna.
    “Chi ci garantisce che riuscirà a ripararli realmente? E poi-”
    “Ho detto che accettiamo, dottoressa Akagi.” Ripeté l’uomo, con tono che non ammetteva repliche.
    La donna fece per rispondere, ma scelse di rimanere in silenzio.
    Silenzio che venne infranto da una ragazza dai capelli color rame, che indossava una tuta rossa, sul cui petto c’era scritto 02, che entrò sbraitando nella stanza.
    “VOI!” urlò rivolta ai custodi. “Come avete osato rovinarmi la scena?!”
    I custodi la guardarono straniti.
    “E tu chi saresti?” chiese Sora.
    “Come sarebbe a dire chi sono?! Sono la ragazza contro la quale avete combattuto pochi minuti fa!”
    “Aspetta… Vuoi dire che c’eri tu dentro quel robot?” domandò Riku.
    “Wow, che intelligenza acuta, genietto…” rispose ironica lei. “Sono Asuka Sōryū Langley, vedete di ricordarvelo bene!”
    “Beh, nome facile…” commentò Marco.
    “Hai qualche obiezione?” chiese Asuka, mostrandoli un pugno.
    “Non mi sfidare, volendo potrei darti un pugno sufficiente a cambiarti definitivamente i connotati!”
    “Davvero? E dire che sembri proprio debole… Mi chiedo come sia possibile che il destino dell’universo gravi su tipi come voi… Sarebbe più sicuro se ci pensassi io!”
    “Ma davvero?” intervenne Pan. “Beh, si da caso che io sia la nipote dell’uomo più forte dell’universo, e che sono stata scelta per salvare l’universo!”
    “Che strano… io avrei detto che tu fossi solo una bambina capricciosa!”
    “Come osi…”
    “Basta!” disse Dark. “Non ho voglia di sentire stupidi litigi.”
    “E tu chi ti credi di essere, eh?” chiese Asuka.
    “Una persona che volendo può distruggere questo mondo nel giro di pochi secondi, perciò vedi di non farmi arrabbiare, per quanto difficile possa essere.”
    A sentire ciò, la ragazza rimase in silenzio.
    “Distruggere questo mondo… in pochi secondi…?” chiese la voce di un ragazzo, proveniente dall’ingresso.
    Di fronte a loro c’era un ragazzo che indossava una camicia a maniche corte bianca e un paio di pantaloni neri.
    “Ah, finalmente sei arrivato, stupiShinji!” fece Asuka, guardandolo quasi con disprezzo.
    Ma il ragazzo non l’ascoltò, e rivolse lo sguardo al capo della NERV.
    “Papà… Perché mi hai fatto chiamare?” chiese.
    “Shinji, desidero che tu accompagni quel ragazzo dagli EVA. Dice di poterli riparare, facendoci così risparmiare le spese.”
    “D’accordo…” rispose lui, per poi uscire, attendendo che Dark lo seguisse.
    “Allora io vado… Ci vediamo dopo.” Disse il custode, per poi uscire e andarsene assieme al ragazzo.
    “Grr… Quello stupido di Shinji! Come al solito subisce e obbedisce senza fare nessuna storia!” protestò Asuka.
    “Asuka, tu invece porterai a casa vostra gli altri custodi e li terrai sotto controllo.”
    “Cosa?!” fece lei. “Non se ne parla nemmeno! Non voglio avere niente a che fare con quel gruppo di smidollati!”
    “Certo… che potevano parlarne dopo averci fatto uscire…” commentò Saiko.
    “Sono in momenti come questi che mi chiedo a che pro ho salvato per due volte l’universo…” aggiunse Sora, sospirando.
     
    Dark segui Shinji in silenzio.
    “Così… tu sei un custode…” fece lui.
    “Già. Immagino che vi aspettaste qualcun altro dalla descrizione di Aqua, vero?”
    “No… non mi ero fatto nessuna idea su di voi… Semplicemente speravo di non incontrarvi…”
    “Credimi, non scegliamo noi i mondi. Quell’essere che avete cercato di affrontare, più comunemente chiamato Heartless, è il segno che il vostro mondo è in pericolo.”
    “Ma tu… Hai detto che volendo potresti distruggerlo facilmente… e io poco fa ti ho quasi stritolato…”
    Dark guardò il ragazzo.
    “Stai dicendo che c’eri tu dentro quel robot viola?”
    Shinji si limitò ad annuire.
    “Capisco… Comunque tranquillo, ci vuole molto di più per farmi del male. Sono stato ridotto in mille pezzi, eppure come vedi sono ancora qui.”
    “Quanto è vero?” chiese l’altro.
    “Cosa?”
    “Quello che ha detto Aqua. Quanto è vero?”
    Dark sospirò.
    “Tutto. Non so come facesse ad essere così informata, ma ha detto la verità. L’unica cosa che non sapeva, è la causa che ha permesso a Xehanort di cominciare la seconda guerra del Keyblade.”
    “Causa che immagino tu conosca invece.”
    “Sì, la conosco… Ma non ho intenzione di rivelarla.”
    “Come vuoi…”
    Dark guardò il ragazzo.
    “Dimmi… sei sempre così arrendevole?”
    “Sono fatto così. Non mi piace mettermi a discutere, perciò faccio ciò che mi dicono…”
    Dark non rispose subito.
    “Farai meglio a liberarti di questo modo di pensare, o non finirai bene. Te lo dice uno che ci è già passato…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Devi eliminare la tua debolezza, o essa diventerà sempre più forte, fino a quando non comincerà a consumarti. E a quel punto, per te sarà finita.”
    Sul volto del ragazzo apparve un sorriso arrendevole.
    “Come se mi potesse importare… In fondo, io sono solo uno strumento che serve per combattere… Nulla di più…”
    “Siamo tutti pedine del destino… ma non per questo, non possiamo fare nulla per evitare che accada qualcosa. Il destino si può cambiare e, allo stesso modo, tu potresti cambiare questa tua condizione.”
    Shinji non rispose, e si limitò a far passare una tessera in un lettore vicino ad una porta, che si aprì immediatamente.
    “Eccoci arrivati.” Disse, indicando i tre robot. “Con cosa li vuoi riparare?”
    “Mi basterà toccarli con le mani.” Disse, alzandosi in volo e atterrando sulla testa del robot blu.
    Shinji osservò in silenzio il custode battere le mani e appoggiarle sull’EVA.
    Esso fu investito come da un’onda elettrica, che convogliò nel suo braccio danneggiato, dal quale in pochi secondi uscì una nuova mano.
    In contemporanea, anche gli altri danni si rigenerarono, lasciando un robot praticamente nuovo.
    “E uno è fatto.” Disse Dark.
    ‘Però che strano… Ho avuto una strana sensazione… Come se fosse… vivo…’ pensò, rialzandosi in volo.
    Qualche minuto dopo atterrò di fronte a Shinji.
    “Ecco fatto. Tutti e tre i vostri EVA sono riparati.”
    “Grazie… Ma come hai fatto?”
    “Oh, una piccola eredità di uno dei miei precedenti viaggi. Si chiama Alchimia, e mi permette di manipolare tutta la materia esistente.”
    “Capisco… quindi è questo che significa essere un custode…”
    “Oh no, no… Io sono un caso a parte. Gli altri custodi non hanno questa capacità. Diciamo che… io sono unico.”
    “Unico?”
    “L’unico custode dell’equilibrio all’universo… Colui che ha dato il via alla guerra… e colui che metterà la parola fine ad essa!” rispose Dark, per poi aprire un varco. “Io torno dagli altri… Immagino siano ancora con tuo padre di là, ma non ho voglia di fare nuovamente tutta quella strada… Vuoi un passaggio?”
    “Cos’è?”
    “Potrei definirlo una specie di buco nero. Passandoci attraverso, posso andare ovunque io desideri.”
    “Capisco… No grazie, preferisco tornare a casa.” Disse Shinji, allontanandosi, mentre il custode attraversava il varco.
     
     
    “Ok… avrò affrontato Heartless, Nessuno, mostri e cose del genere, ma quasi quasi preferisco loro a questo…” commentò Rexenet, mentre di fronte a loro il presidente stava annunciando a centinaia di persone sedute di fronte a lui che aveva un’importante comunicazione, rivolta a tutti gli abitanti del pianeta.
    “Come sapete…” continuò. “Qualche settimana fa tutti noi abbiamo ricevuto il messaggio di Aqua, che annunciava che presto si sarebbe svolta una guerra che avrebbe deciso le sorti dell’universo. Ebbene, oggi ho ricevuto la visita di due custodi.”
    Non appena ebbe pronunciato quella parola, un mormorio generale si alzò nella sala.
    “Sì, avete capito bene. Da quanto hanno detto, sono i custodi del nostro pianeta, sebbene lo abbiano lasciato tempo fa per cercare di impedire questa crisi. Ma credo sia meglio che lasci direttamente a loro la parola.” Disse il presidente, per poi far cenno a Rexenet e Light di superare le tende che li celavano al mondo.
    “Ripeto: avrei preferito affrontare qualche milione di Heartless…” fece Rexenet sottovoce mentre, assieme all’amico, raggiungeva il centro del palco, dove il presidente lasciò loro il posto.
    Per qualche secondo il silenzio calò sulla platea.
    Tutte le persone presenti, giornalisti e fotografi compresi, rimasero stupiti nel vedere due semplici ragazzi.
    “Sì, lo so cosa state pensando.” Disse Light, interrompendo il silenzio. “Ma è la verità: noi siamo due dei tre custodi di questo mondo!”
    Detto ciò, mise davanti a sé la mano destra, nella quale apparve in una scia di luce il Keyblade.
    Subito dopo Rexenet lo imitò.
    “Come potete vedere, questi sono i famosi Keyblade. Un’arma leggendaria, in grado di portare sia pace che caos nell’universo. L’unica arma in grado di poter affrontare gli Heartless e i Nessuno, le creature che compongono l’esercito di Xehanort.”
    “Come mai vi fate vedere solo ora?” lo interruppe un giornalista, alzandosi in piedi.
    “Come ha detto anche Aqua, fino a poco fa per noi custodi era assolutamente vietato rivelare la nostra esistenza. Tant’è che noi abbiamo salvato questo mondo per più di dieci anni, e senza che nessuno di voi lo sapesse!” rispose Rexenet. “Ma non siamo qui solo per farvi vedere che la Terra ha i suoi custodi. Siamo qui per un motivo più grave. Molto più grave.”
    “Siamo venuti a conoscenza di quale mondo sarà il campo di battaglia della seconda Guerra del Keyblade. E purtroppo… è proprio questo pianeta!”
    Non appena finì la frase, tutte le persone presenti si alzarono in piedi.
    “State scherzando, vero?”
    “Non è possibile!”
    “Perché proprio questo pianeta?”
    “Non hanno detto che esistono tanti mondi quante stelle?”
    “Insomma!” urlò Rexenet. “Possibile che basta una misera frase per farvi cadere nel panico? Ho visto bambini più coraggiosi di voi!”
    “Voi la fate facile, con i vostri Keyblade. E poi, come potete provarci che esistono altri mondi? E che questi siano tutti in pericolo?”
    “Le stelle” rispose Light. “Credo sia arrivato il momento di rivelarvi ciò che i governi di tutto il mondo stanno nascondendo. Avrete notato anche voi che ogni notte ci sono sempre meno stelle nel cielo. Ogni stella che scompare, corrisponde ad un mondo che ha perso la sua luce, un mondo inghiottito dalle tenebre, un mondo… che ha visto la sua fine.”
    “E non è tutto! In questo momento, tutti i mondi, sebbene lentamente, si stanno dirigendo in questa direzione. In poche parole, l’universo sta collassando proprio sulla Terra! È questo il piano di Xehanort: cancellare il vecchio universo per crearne uno nuovo. Usare la luce di Kingdom Hearts per ricreare una nuova esistenza, che sottostia ai suoi ordini!”
    “Ma Kingdom Hearts non è solo un videogioco?”
    “No! La Terra è un mondo particolare: tutti ciò che noi inventiamo come storia, in qualunque forma essa sia, altro non è che un ricordo che riceviamo da un altro mondo. In poche parole, ogni fumetto, ogni film, ogni manga, ogni romanzo, ogni anime, ogni videogioco, ogni misera fantasia, altro non è che ciò che è successo, che sta avvenendo, o che potrebbe succedere in un altro mondo!”
    “Ci state dicendo che tutti i personaggi che crediamo inventati in realtà esistono veramente?”
    “Precisamente. Noi stessi abbiamo viaggiato a lungo con Sora, Riku e Kairi, i protagonisti di Kingdom Hearts. E loro hanno realmente vissuto le avventure che noi abbiamo riprodotto e che la maggior parte dei ragazzi conoscono!”
    “E non solo loro. Naruto Uzumaki, Son Goku, Paperino, Pippo, Topolino, Edward Elric, Harry Potter… Ne abbiamo incontrati a decine, e i nostri compagni in viaggio stanno continuando a incontrarne altri!”
    “E allora cosa possiamo fare per salvarci?” chiese un altro giornalista.
    “Bisogna evacuare la Terra.” Rispose Light.
    A quella frase, non solo la sala, ma tutte le persone che in quel momento stavano guardando la conferenza nel mondo s’immobilizzarono.
    Anche all’estero, i cronisti che stavano traducendo in tempo reale la conferenza non riuscirono a tradure quella frase.
    Frase che rimbalzò a tempo di record per tutto il web, venendo tradotta in tutte le lingue.
    “E-Evacuare… la Terra…” ripeté il cronista, barcollando all’indietro.
    “Se rimarrete qui, non appena i due eserciti arriveranno, per voi sarà la fine. Questo mondo rischia di scomparire anche nel caso dovessimo vincere. Come ha detto Aqua, questa guerra va oltre ogni immaginazione. La prima ha creato l’universo per come lo conosciamo oggi. Una seconda non sarà da meno, anzi, potrebbe essere peggiore, perché stavolta l’oggetto per il quale si scatenò la prima, il X-Blade, è già in mano a Xehanort! Ed è l’arma più potente di tutte. Più potente anche dei nostri Keyblade.”
    “E… come faremmo ad abbandonare il pianeta? Ci sono miliardi di persone, e non abbiamo la più pallida idea di dove andare!”
    “Il terzo custode della Terra ha già provveduto a risolvere il problema. Abbiamo trovato un mondo simile a questo, dove vi sarà possibile continuare a vivere normalmente. Il nostro amico ha già costruito città in grado di ospitarvi, e ha anche fatto sì che ci sia corrente elettrica e altre comodità di cui ormai la maggior parte di voi non può fare a meno. Per quanto riguardo il trasporto…”
    Light non concluse la frase.
    Si limitò ad alzare un braccio e a far apparire dietro di lui un varco bianco, mentre dietro a Rexenet ne appariva uno Nero.
    “Questi varchi vi condurranno in quel nuovo mondo. Saremo noi stessi a tenerli aperti. Ma come potete ben immaginare, essendo soltanto in due e non potendo aprire un varco per persona, potremo trasferire le persone una alla volta, con un totale di venti varchi, il massimo che possiamo tenere aperti per molto tempo…”
    “Quindi ci state dicendo di abbandonare il nostro pianeta natale, per farlo diventare il campo di battaglia di una guerra? E credete davvero che accetteremo? Se riusciamo a far combattere assieme tutti gli eserciti della Terra, noi-”
    “Non basterebbe usare l’intero armamento atomico contro quei nemici!” lo interruppe Rexenet. “È questa la realtà: i comuni esseri viventi non possono nulla contro Xehanort e il suo esercito! Solo noi e gli altri custodi della luce possiamo fermarli! E ora vedete di decidere! O rimanete qui e vi fate eliminare, diventando così parte dell’esercito nemico, che è composto solo dai resti di esseri viventi che si sono lasciati sopraffare dall’oscurità, oppure vi mettete in salvo, con la speranza di poter tornare un giorno sulla Terra!”
    A quel punto intervenne il presidente.
    “Io ho già dato il mio permesso per questa evacuazione, rendendomi conto che è la nostra unica speranza di sopravvivenza. Ora mi rivolgo a tutti i capi di stato e a tutti i cittadini: come hanno detto i custodi, questa è la nostra sola possibilità. Io ho deciso di credere in loro, confidando che possano risolvere questa crisi, per poterci far così tornare a casa alla fine di tutto.”
    “Ed è inutile che ve lo teniamo nascosto: se dovessimo perdere questa guerra, tutti voi, assieme a tutti gli altri abitanti dell’universo, verreste letteralmente cancellati dall’esistenza. Per questo non vogliamo interferenze: se qualcuno di voi restasse qui, ci impedirebbe di combattere al pieno delle nostre potenzialità, perché penseremo a proteggerlo. Per questo vi supplichiamo di accettare questa nostra offerta! Faremo andare via tutti, fino all’ultimo, senza nessuna distinzione. Noi da adesso in poi cambieremo ogni giorno città, passando per tutte le capitali di stato: chi desidera andarsene, attenda lì. L’unica cosa che vi chiediamo è di non cadere nel panico. È l’ultima cosa che deve succedere.”
     
     
    Quando Dark uscì dal varco, si ritrovo in una sala, dove gli altri custodi erano tutti seduti per terra, mentre di fronte a loro c’erano Asuka e la donna dai capelli viola, assieme ad una ragazza dai capelli blu, che indossava un completo dello stesso colore con sotto una camicia bianca.
    “Ehilà!” lo salutò il capitano Katsuragi, appoggiando sul tavolo una latina di birra. “Non ci siamo ancora presentati! Io sono Misato Katsuragi! Piacere!”
    “Dark, piacere” rispose il keyblader, osservando la donna. Ora indossava dei vestiti più corti, e a Dark dava l’impressione che avesse bevuto un po’ troppo.
    “Allora, li hai riparati?” chiese Sora.
    “Sì. Sono tornati come nuovi. Anche se…” e mentre diceva ciò, spostò lo sguardo verso i due membri del NERV. “…ho avuto l’impressione che non fossero semplici robot… ma qualcosa di più elaborato…”
    “Cosa intendi dire?” fece Riku.
    “In qualche modo… non so il perché, ma ho pensato a degli esseri umani…”
    Sentendo ciò, la donna dai capelli viola rimase in silenzio.
    “In che senso?” chiese.
    “Non saprei… ma ho consumato più energie di quanto avessi previsto…”
    “Questo perché gli EVA non sono robot qualunque.” Lo interruppe la ragazza dai capelli blu.
    “E allora cosa sono?” chiese Marco. “Io ho combattuto a lungo contro degli alieni, ma non avevo mai visto un robot perdere sangue!”
    “Non so spiegarvelo… Lo so e basta.”
    “E figuriamoci se la bambola parlava di sua spontanea volontà!” esclamò Asuka, sbattendo arrabbiata le mani sul tavolo. “Tra te e stupiShinji, non so chi sia il peggiore!”
    “Bambola?” chiese Dark. “Perché ti chiama così?”
    “Perché mi limito a fare ciò che mi dicono, tutto qui.”
    Ma prima che qualcuno potesse replicare, un allarme risuonò per la casa.
    “E ora cosa succede?” chiese Saiko.
    La donna si alzò di colpo in piedi.
    “Un Angelo.” Disse, uscendo di casa e sporgendosi dal balcone, seguita dagli altri.
    Di fronte a loro, sebbene ancora a diversi chilometri di distanza, c’era un’enorme sfera nera, ricoperta di righe bianche, che si stava avvicinando alla città.
    “E quello cosa diavolo sarebbe?!” esclamò spaventato Tsuna.
    “Quello è un Angelo.” Rispose Misato. “Asuka, Rei, andiamo!”
    “Dove state andando?” chiese Sora.
    “Ma che domande sono? A combatterlo, ovvio! Io e il mio 02 lo faremo fuori subito, perciò state a guardare!” fece Asuka, correndo via assieme agli altri due membri della NERV.
    “Immagino sia ovvio anche il fatto che noi combatteremo contro quell’essere, vero?” domandò Riku.
    “Già.” Rispose Dark, alzandosi in volo. “Andiamo.”
    I custodi decollarono, dirigendosi subito verso la creatura e fermandosi a pochi metri di distanza.
    Non molti minuti dopo, furono raggiunti dai tre robot, che impugnarono subito un fucile a testa, pronti a far fuoco.
    “Però… veloci…” commentò Sora, evocando il Keyblade, imitato da tutti ad esclusione di Dark.
    “Come mai niente Keyblade?” chiese Riku.
    “Non ne ho bisogno.” Rispose lui, preparando una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che poi fuse assieme.
    Ma prima che potesse lanciare l’attacco, una serie di proiettili provenienti dal robot viola lo superarono, diretti verso l’Angelo.
    Ma proprio quando furono in procinto di colpirlo, l’essere scomparve nel nulla.
    “Cosa? Come ha fatto?” esclamò Pan. “Anche la sua aurea è sparita.”
    Dark si guardò in giro, cercandolo con lo sguardo.
    I suoi occhi si soffermarono ad una specie di ombra che stava apparendo sotto i piedi degli Eva viola e rosso.
    Il custode spalancò gli occhi per la sorpresa.
    “Attenti!” urlò ai due robot, che però non riuscirono ad accorgersene in tempo.
    L’ombra divenne completamente nera, inghiottendo al suo interno i due robot, e cominciando ad aumentare di dimensioni.
    L’EVA blu riuscì a saltare all’indietro, evitando così di venire inghiottito anche lui dall’oscurità.
    “Voi rimanete qui!” ordinò Dark, per poi volare verso l’ombra e buttandosi al suo interno.
    “Dark!” urlarono gli altri custodi.
     
     
    Hikari aprì gli occhi.
    “Ti sei svegliata finalmente.” Disse Kairi, che era seduta accanto a lei. “Ti sei addormentata di colpo e hai dormito per ore…”
    La custode non rispose, limitandosi a mettersi seduta sul letto.
    “Dark… mi ha raccontato ciò che è successo…” continuò la rossa, facendo spalancare gli occhi alla sorella.
    “Io… Io non posso perdonarmi… è tutta colpa mia… è colpa mia se ora è diventato così…” disse lei, mentre le sue mani tremavano.
    “Hikari…”
    “Sono stata un vero mostro. Avrei preferito non riavere indietro il cuore se avessi saputo di soffrire così tanto!”
    “Non devi dire così!” rispose Kairi, alzandosi in piedi. “Tu non hai nessuna colpa.”
    “Invece sì! Se io non avessi tenuto all’oscuro Dark, forse lui ora… forse ora…”
    Dagli occhi di Hikari cominciarono a scendere nuovamente delle lacrime.
    “Lui… mi ha in parte rivelato come ha ottenuto il Keyblade… Ha parlato di un patto scellerato che gli prometteva solo dolore… E io non ho fatto altro che alimentare questo dolore! Sarei dovuta scomparire nell’oscurità, sarebbe stato meglio per tutti!”
    A sentire ciò, Kairi perse il controllo e le diede uno schiaffo.
    “Ma perché dovete sempre reagire così?” chiese, mentre anche lei cominciava a piangere. “Tu e Dark… siete proprio uguali! Vi fate carico di tutto ciò che succede. Ma lo volete capire che non siete da soli?”
    Hikari non rispose, limitandosi a portare una mano a coprire la parte arrossata del viso.
    “Io…” disse lei, senza però trovare le parole per continuare.
     
     
    Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovò a galleggiare nell’oscurità.
    “Dove… sono…” si chiese, cercando di vedere qualcosa attorno a sé, ma senza risultato.
    “Dentro l’Angelo.” Rispose una voce.
    Dark spalancò gli occhi.
    “Chi c’è?”
    “Presto lo scoprirai… anche se la cosa non ti farà per niente piacere…”
    “Vieni fuori!” disse Dark.
    Ma la voce non diede nessuna risposta.
    Pochi secondi dopo, di fronte al custode apparvero due sfere di luce, all’interno del quale cominciarono ad apparire le sagome di Shinji e Asuka.
    Quando la luce scomparve, i due vennero lasciati galleggiare nell’oscurità.
    Dark si diresse subito verso di loro, creando una sfera di luce per illuminare la zona.
    “Ehi, voi due, tutto bene?” chiese quando li raggiunse.
    “C-Cos’è successo?” chiese Asuka, riprendendo i sensi.
    “Siete stati inghiottiti da un’ombra gigante, e io vi ho seguiti nel tentativo di salvarvi.”
    “Cos’hai detto? E dov’è lo 02?”
    “Non ne ho idea… Siete apparsi dal nulla, circondati dalla luce.” Continuò il custode, mentre anche Shinji riprendeva conoscenza.
    “E come facciamo ad andarcene?” chiese lui.
    “Non lo so ancora… Ad essere sincero, questa è la prima volta che mi ritrovo nell’oscurità assoluta…”
    “Da come parli, sembra quasi che per te sia normale.” Fece Asuka.
    “Io sono un essere che sopporta sia la luce che le tenebre… Per me sono la stessa cosa. Non sono diverse e nessuna delle due ha la meglio. Per questo io sono il custode dell’equilibrio…”
    “Già. Tu sei il custode dell’equilibrio…” disse la voce di prima, mentre sotto di loro cominciava ad apparire una luce, che venne rapidamente sostituita da un pavimento, sul quale era disegnato il simbolo dello Yin e Yang.
    “E questo che posto è?” chiese Shinji, mentre tutti e tre atterravano lentamente.
    “Questo è un campo di battaglia…” continuò la voce, mentre di fronte ai custodi appariva una sfera metà bianca e metà nera.
    “Chi sei?” chiese Dark.
    “Non mi hai ancora riconosciuto?” disse la voce, mentre la sfera aumentava di dimensioni e cambiava forma, prendendo delle sembianze umane.
    Rapidamente, attorno ad essa apparvero dei pantaloni e una maglietta bianca, mentre i suoi capelli divennero castani.
    Il colore originario della sfera cominciò a venire sostituito da una pelle molto chiara, prossima al bianco, mentre le palpebre della figura si alzavano, rivelando due occhi azzurri.
    “Balance?” chiese Dark.
    “No.” Rispose lui, usando lo stesso tono di voce del custode. “Questa volta nessuna emanazione.”
    “Che storia è questa? Perché ha la tua stessa voce?” domandò Asuka.
    Ma Dark aveva gli occhi spalancati, fissi sul ragazzo di fronte a loro.
    “Dunque non ti vuoi ancora arrendere… vero Giovanni?”
    “Lo hai detto tu stesso: l’amore è comunque la più grande forza dell’universo. Non puoi eliminarmi.”
    Il custode chiuse le mani a pugno, stringendole con forza.
    “Tu… Come osi farti rivedere? Quando ti ho tolto a forza dal mio cuore, credevo ti sarebbe stato chiaro che non avevo più intenzione di riaverti tra i piedi!”
    “E tu credevi davvero che il tuo amore potesse rimanere seduto a far niente? Soprattutto dopo ciò che hai fatto a Hikari?”
    “Tu sei solo l’incarnazione della mia più grande debolezza! Tu non dovresti nemmeno esistere!”
    “Emh… Asuka, tu hai capito cosa sta succedendo?” chiese Shinji.
    “No… non ne ho la più pallida idea… E questo mi manda sui nervi!”
    Giovanni sorrise.
    “Davvero la pensi così? Strano… quando hai conosciuto Hikari, non mi sembravi dello stesso parere.”
    “Tu… Devi solo stare zitto!” urlò Dark, facendo per evocare il Keyblade, ma senza riuscirci.
    “Vuoi questo?” chiese l’altro, evocando il Keyblade.
    “Cosa?”
    “Ho bloccato il Keyblade. Mi serviva che tu arrivassi qui. E quell’Angelo mi è stato di infinito aiuto.”
    “Come sarebbe a dire? Vuoi dire che hai collaborato con l’Angelo?” chiese Asuka.
    “In un certo senso. Ho fatto in modo che inghiottisse qualcuno di voi, in modo che Dark lo inseguisse per salvarlo. Io posso prendere forma solo in questo mondo di tenebre, perciò era l’unica soluzione.”
    “Ci stai dicendo di averci usato come esche?”
    “Precisamente, e me ne scuso. Ma era l’unica soluzione.”
    “Come mai proprio noi? Potevi usare qualcuno dei suoi amici.”
    “Questo perché… voi due siete i potenziali custodi della luce di questo mondo.” Rispose Giovanni, per poi lanciare il Keyblade a Dark, che lo prese al volo.
    “E ora? Vuoi metterli alla prova per vedere chi riuscirà ad evocarlo?” chiese lui.
    “Proprio così.” Rispose l’altro, per poi schioccare le dita.
    Sotto i due piloti degli EVA apparve una nuova ombra, che li inghiottì.
    “Chi di loro riuscirà ad affrontare l’oscurità e ad uscirne, sarà il nuovo custode. E così, non saranno un tuo limite.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Non ti è ancora chiaro?” chiese Giovanni, mentre tra le sue mani prendeva forma un Keyblade.
    Un Keyblade che Dark ricordava bene.
    Il X-Blade dell’equilibrio.
    Kuroshitsuji II Ost - Dance Macabre - (Black Sound Selection Vol.2) 
    “Dark… sarai in grado di sconfiggermi? Sarai in grado di annientare il tuo stesso amore?”
    Il custode lo guardò di traverso, per poi puntargli contro il Keyblade.
    “Se questa sarà la battaglia per eliminarti definitivamente, accetto volentieri la sfida. Tu non entrerai più nella mia vita!”
    “Davvero? Allora forza, affrontami. Chi vincerà: Giovanni, l’incarnazione del tuo amore, o Dark, il custode dell’equilibrio che ha rifiutato tale sentimento?”
    “La risposta mi sembra ovvia…” rispose Dark, per poi partire all’attacco contro l’altro. “L’amore non può vincere!”
    Come se fosse d’accordo, dal Keyblade del custode partì un raggio oscuro, che si diresse verso Giovanni, il quale lo infranse semplicemente muovendo il X-Blade.
    “Tutto qui?” chiese, per poi imitarlo, colpendolo in pieno stomaco con un calcio e spedendolo diversi metri indietro, facendogli sputare sangue.
    “Ho la tua stessa forza, i tuoi stessi poteri… L’unica differenza tra noi due è che io ho tutti i tuoi sentimenti, con l’aggiunta dell’amore, mentre tu sei privo di quest’ultimo.”
    Il custode si rialzò con l’aiuto del Keyblade.
    “Interessante… Dunque se hai i miei stessi punti di forza…” disse, creandosi due piccole barriere attorno alle orecchie. “…hai anche i miei punti deboli!”
    Detto ciò, appoggiò il Keyblade a terra e cominciò a muoverlo, facendo pressione e provocando così uno stridio.
    Giovanni lasciò cadere il X-Blade, portandosi le mani alle orecchie per attutire il rumore.
    Pochi secondi furono sufficienti a Dark per restituire il calcio ricevuto, assieme ad un pugno sul naso.
    “Urgh… non male…” fece l’incarnazione, rialzandosi e pulendosi con la mano il sangue che colava dal naso.
    Dark fece scomparire le barriere.
    “Ho sempre avuto un udito fino, e non ho mai sopportato simili rumori. Perciò anche per te doveva essere la stessa cosa.”
    “E… Perché non mi hai eliminato subito?” chiese Giovanni, sorridendo divertito.
    Il custode si girò.
    “Non vale la pena darmi da fare contro un avversario di così poco valore.”
    “Forse non ti è chiaro un concetto…” disse l’altro, per poi corrergli incontro, con il X-Blade pronto a colpire Dark, che parò l’attacco.
    “Solo uno di noi uscirà vivo da qui, e chiunque sarà avrà il controllo completo del tuo corpo!”
    “Quindi vorresti riprenderti ciò che hai perso?”
    “Proprio così. Tu… Non hai la benché minima idea di come mi sia sentito l’altro giorno!” fece Giovanni, cominciando a piangere. “Tu… Hai mandato tutto all’aria. Ti devo forse ricordare cos’hai fatto quanto hanno ferito a morte Hikari?”
    “Non ne ho bisogno, grazie.” Disse Dark respingendo l’attacco, per poi battere velocemente le mani a appoggiandole a terra.
    Immediatamente dal pavimento sbucarono fuori un centinaio di spilli giganti, tutti diretti verso Giovanni, che si limitò ad imitare la sua controparte, creando una barriera che contrastò l’attacco avversario.
    “Ottima idea, ma non sufficiente.” Disse, per poi alzare il X-Blade, facendo partire un raggio rosso verso il cielo nero.
    Dark spostò lo sguardo verso l’alto, sgranando gli occhi quando vide migliaia di sfere infuocate cadere giù, come le gocce di pioggia di un improvviso temporale.
    Fece per creare una barriera ma Giovanni lo attaccò prima che potesse crearla, costringendolo ad uno scambio continuo di affondi e parate, mentre attorno a loro le sfere toccavano il suolo ed esplodevano.
    “Sei solo uno stolto Dark. Tu non potrai mai vincere. Non adesso. Il tuo gesto non ha fatto altro che fortificarmi. Sei riuscito a farmi provare il desiderio di vendetta!”
    “Quanto mi dispiace.” Rispose ironico l’altro. “Purtroppo per te, non ho intenzione di cedere facilmente!”
    Detto ciò, diede una ginocchiata in pieno volto all’altro, che però lo imitò.
    I due si allontanarono, tenendosi entrambi il naso.
    “Te l’ho già detto: tu non sei più forte di me, come io non lo sono di te. Arrenditi e lascia che io torni al mio posto.” disse l’incarnazione dell’amore.
    Dark si pulì il sangue con la mano, per poi scoppiare a ridere.
    “Credi davvero che rinuncerò a tutto ciò che ho fatto per diventare così? Sei tu lo stolto, ma in fondo, lo sei sempre stato.”
    “Io almeno non cerco di fingere di essere privo di sentimenti!”
    “E io non mi faccio rodere il cuore per uno di essi! L’ho detto e lo ripeto… i sentimenti sono per i deboli!”
    “E allora perché l’Organizzazione XIII è stata sconfitta?”
    “Perché loro cercavano di riottenere i loro cuori! Loro volevano dei sentimenti! Per me è il contrario!”
    Il Keyblade di Dark si illuminò.
    “Ti eliminerò qui, ora! Tu la smetterai di interferire con le mie decisioni!”
    “Come vuoi. Vorrà dire che sarò io ad eliminare te. Nel tuo stato attuale non vinceresti la guerra. Non puoi affrontare Xehanort. Ti sconfiggerò e ti acquisirò, diventando così completo a tutti gli effetti e ricreando il me stesso originale!”
    “Non credo succederà! Se non riuscirò ad eliminarti, allora ti farò tornare nel Keyblade, e lì resterai per sempre!”
    “In questo caso, allora non ci resta che mettere la parola fine a questa storia.” Disse Giovanni, impugnando meglio il X-Blade.
    “Per una volta, sono d’accordo!” rispose Dark, per poi partire all’attacco in contemporanea al suo sentimento mancante.
    I Keyblade dei due custodi si sfiorarono l’uno contro l’altro, trapassando ad entrambi il petto.
    I due sputarono in contemporanea del sangue, che andò a sporcare ulteriormente il volto di ambe due.
    Giovanni sorrise.
    “M-Maledizioe… Per… pochi… centi… metri…” disse, mentre su Balance scendeva il suo sangue. “Non ci… sono… riuscito…” concluse, per poi dissolversi come polvere al vento, assieme al X-Blade.
    Dark si accasciò a terra, tenendosi coperta la ferita al petto.
    “E cerca di non tornare… più…” fece, mentre rimarginava la ferita con la magia.
    Dopo essersi assicurato di aver fermato l’emorragia, si sdraiò a terra, con il volto rivolto verso l’alto e gli occhi chiusi, cadendo poi nel sonno.
    Senza che se ne accorgesse, il pavimento su cui riposava cominciò a dissolversi nell’oscurità, facendolo così precipitare nuovamente dentro essa.
     
     
    “Si può sapere dove diavolo siamo finiti?” esclamò arrabbiata Asuka, cercando una via di fuga da quelle tenebre complete.
    “È inutile. Non c’è via di scampo. Non siamo custodi, non abbiamo i nostri EVA… Siamo inutili…” fece Shinji.
    “Ottimista come sempre, eh? Io non ho intenzione di morire qui, senza essere vista da nessuno. Preferirei venire spazzata via mentre piloto l’EVA, sotto gli occhi di tutti!”
    “Davvero desideri ciò?” chiese una voce.
    “Questa voce… non è la stessa di prima…” disse Shinji, guardandosi attorno.
    “Che sia… l’Angelo?”
    “No. Non sono l’Angelo…”
    Mentre diceva ciò, sotto i loro piedi apparve un nuovo pavimento, completamente bianco.
    Al centro di esso si trovava una Catena Regale bianca, sospesa nel vuoto.
    “La scelta è vostra. Purtroppo non posso concedere ad entrambi il Keyblade… Ma voi due siete gli unici su questo mondo in grado di usarlo, se solo lo desiderate. Il destino per voi ha comunque grandi progetti. Sia che accettiate o no.” Disse la voce.
    “Cos’è, sei in contatto con chi controlla il destino? O sei proprio tu a controllarlo?”
    “Il destino non è alla mia portata. Posso solo fare delle previsioni. Shinji Ikari. Asuka Sōryū Langley. Chi di voi due accetterò, si farà carico di un grande onere. Dovrà lasciare questo mondo, e dovrà combattere nella guerra che presto avrà luogo.”
    “Dobbiamo proprio?” chiese Shinji. “In fondo, a noi cosa può importare? Non siamo in grado di fare qualcosa…”
    “Tsk. Immagino che chi parteciperà a questa guerra, diventerà famoso in tutto l’universo, vero?”
    “Non è detto. Forse se riuscisse a distinguersi, e solo nel caso in cui i custodi della luce dovessero vincere.”
    “Tutto qui? Ok, allora non ci sono problemi!” disse Asuka, dirigendosi verso il centro del pavimento e prendendo in mano il Keyblade, che divenne subito rosso.
    “Io, Asuka Sōryū Langley, diventerò famosa in tutto l’universo. Tutti mi riconosceranno come colei che ha collaborato al suo salvataggio!”
    “Asuka…” fece Shinji, guardandola sorpresa.
    “Come vuoi.” Disse la voce. “Allora se lo desideri, posso mandarti subito sul mondo in cui avrà luogo la guerra.”
    “Puoi davvero farlo?”
    “Sì. Lì troverai altri due custodi, che in questo momento stanno evacuando quel mondo. Potresti anche venire riconosciuta da molti, dato che in quel mondo una buona parte della popolazione è a conoscenza di ciò che avviene su questo e altri mondi.”
    Detto ciò, di fronte ad Asuka apparve un varco di luce.
    “Davvero? Ottimo, eviterò inutili presentazioni!” disse, attraversando il varco senza degnare di uno sguardo Shinji.
    “E io, ora cosa dovrei fare?”
    “Ti farò tornare a bordo dell’EVA. Tu devi continuare a difendere questo mondo dai suoi eventi interni. Asuka un giorno potrebbe tornare e in quel caso deve trovare un mondo in vivere.”
    Di fronte a Shinji apparve una fortissima luce.
    Il ragazzo, sebbene a fatica, riuscì a vedere cosa c’era di fronte a lui.
    Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi.
    “Ora devi andare.” Disse la figura di fronte a lui. “Dark è già in salvo. Distruggi quest’Angelo e fai attenzione a ciò che succederà da questo momento in avanti.”
    Shinji provò a dire qualcosa, senza però riuscirci.
    La luce lo illuminò, facendolo scomparire nel nulla.
     
     
    “Dark! Dark, riesci a sentirmi?”
    La voce di Sora risuonò nelle orecchie del custode, mentre finalmente apriva gli occhi.
    “Menomale, stai bene.” Disse il custode.
    Dark era sdraiato a terra, e attorno a lui c’erano tutti i Keyblader.
    “Cos’è successo là dentro?” chiese Riku. “Eri pieno di ferite, quasi allo stesso livello dell’altra volta.”
    Dark sorrise.
    “Ho… sistemato un vecchio conto in sospeso… Shinji e Asuka?”
    “Hanno provato a tirarli fuori, ma hanno recuperato solo l’EVA di Asuka e… lei non c’era… Hanno trovato solo la tuta che indossava.”
    “Tuta? Ma non indossava una tuta quando l’ho vista lì dentro.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Era vestita come l’avevamo vista oggi e non era dentro l’EVA, e lo stesso valeva per Shinji. Ma li ho persi di vista…”
    Prima che qualcuno potesse replicare, la terra cominciò a tremare.
    “Ehi, guardate l’ombra!” esclamò Marco.
    I custodi si girarono verso essa, vedendo che si stava crepando. Dalle crepe in continua formazione prese a uscire una grande quantità sangue, come se l’ombra nera stesse venendo ferita.
    “L’Angelo…” disse Riku, osservando la sfera nel cielo, che divenne completamente nera.
    Improvvisamente cominciò ad agitarsi dall’interno, fino a quando una mano gigante non lo trafisse da dentro, per poi spaccarlo a metà, riversando sulla città una vera e propria cascata di sangue, che i custodi evitarono alzandosi in volo.
    Dall’Angelo uscì l’EVA viola, completamente ricoperto di sangue.
    Solo che ora, a differenza di prima, aveva una bocca, completamente spalancata, e stava urlando versi incomprensibili.
    “Cosa… Cos’è successo a quel robot?” domandò Saiko, mentre le due parti dell’Angelo cadevano a terra, prive di vita.
     
    I membri della NERV tirarono fuori Shinji che era privo di conoscenza.
    “Ci penso io.” Disse Dark, per poi far avvolgere il ragazzo da un’aurea verde.
    Pochi secondi dopo, egli aprì gli occhi, mettendosi seduto.
    “Dove… sono?”
    “Fuori dall’Angelo. Non ricordi niente?” chiese Sora.
    “Io… Mi ricordo solo…” poi si fermò, spalancando gli occhi. “È vero! Asuka!”
    “Sai cosa le è successo?” chiese Dark.
    “Una voce ci ha offerto un Keyblade. Asuka l’ha preso, e la voce ha detto che l’avrebbe spedita sul mondo dove si svolgerà la guerra… ed è sparita in un varco di luce!”
    “Davvero? Allora puoi stare tranquillo. Là ci sono due nostri compagni, ci penseranno loro ad accoglierla.” Lo calmò Dark, per poi girarsi verso gli altri custodi.
    “Okay, direi che qui abbiamo finito. Possiamo andarcene.”
    “Sicuro?”
    “Sì. Siamo finiti qui solo per soddisfare il desiderio di un ragazzino viziato, che ha avuto ciò che meritava.”
    “Aspetta… vuoi dire che hai incontrato Hakai?” chiese Saiko.
    “No. Si trattava di un altro ragazzo, molto più temibile… almeno per me…” concluse il custode dell’equilibrio, enigmatico come sempre, aprendo un varco e sparendo al suo interno.
    “Ma ora te ne starai buono per sempre…” mormorò, poco prima di arrivare sulla Gummiship.
     
     
    “Argh!” urlò Asuka, cadendo fuori dal varco e finendo per terra.
    “Che modi…” disse, rialzandosi.
    Cioè che vide la lasciò di stucco.
    Di fronte a lei c’erano centinaia di persone, distribuite in venti file, al cui capo c’erano sia varchi uguali a quello che l’aveva portata lì, sia neri.
    “Cosa sta succedendo qui?” domandò ad alta voce.
    “E tu chi sei?” chiese una voce dietro di lei.
    Asuka si girò, ritrovandosi di fronte a Rexenet e Light, entrambi con il Keyblade in mano.
    “Oh, allora siete voi i custodi di cui parlava quella voce!” esclamò. “Beh, ho il piacere di presentarvi la nuova custode che salverà l’universo! Il mio nome è-”
    “Impossibile! Quella è Asuka Sōryū Langley!” disse una voce proveniente da una delle file.
    “Ma allora è vero che quei personaggi esistono realmente!”
    “Wow, non pensavo avrei mai visto nulla del genere!”
    Asuka sorrise.
    “Non pensavo di essere così famosa…”
     
     
    Un ragazzo dai capelli azzurri si svegliò lentamente.
    La prima cosa di cui si accorse era di essere sdraiato su un letto, e che quella non era camera sua.
    “Dove sono finito…” si chiese, mettendosi seduto.
    “Oh, finalmente ti sei svegliato.” Fece una voce proveniente dalla porta.
    Un ragazzo di circa vent’anni, coi capelli rossi tutti all’insù, si avvicinò a lui.
    “Ti ho trovato privo di sensi per la strada, e la cosa più ovvia che ho pensato è stata quella di aiutarti. Dopotutto, non sia mai detto che voglia essere ricordato solo per essere stato un membro dell’Organizzazione XIII.”
    “Chi sei…?”
    “Il mio nome è Lea, piacere. E il tuo?”
    “Il mio è Black Star.”
    “Allora dimmi Black Star, da dove vieni?”
    “Beh, è ovvio, io vengo dalla-”
    Ma si interruppe, mentre finalmente nella sua mente tornavano i ricordi di ciò che era successo.
    Nei suoi occhi rivisse le scene a cui aveva assistito.
    “Il mio mondo… è stato distrutto…”
    A sentire ciò, Lea si fece serio.
    “Cos’hai detto?” chiese.
    “Un certo Hakai… è arrivato e ha cominciato a distruggere tutto… Io l’ho attaccato per primo, ma… Mi ha steso come se niente fosse e ha distrutto… Ha distrutto…”
    Senza alcun preavviso, diete un pugno alla parete, lasciandolo il segno.
    “MERDA! NON SONO RIUSCITO A SALVARLA!” urlò arrabbiato.
    “Ehi, cerca di calmarti!” fece Lea.
    “Tsubaki… Ha ucciso per prima Tsubaki, distruggendola… Poi ha fatto lo stesso con tutti i miei amici… e poi…”
    Mentre pensava ciò, nella sua mano destra apparve un Keyblade azzurro, che aveva come ciondolo una stella gialla. “Mi sono ritrovato con questo in mano e non ho pensato due volte prima di attaccare. Non mi ricordo altro…”
    “Quello è un Keyblade.” Disse Lea. “Era da parecchio che non ne vedevo uno di persona…”
    “Io l’ho visto la prima volta quando quei ragazzi sono arrivati tempo fa… e poi durante il messaggio di Aqua…”
    “Cosa vuoi fare allora?” chiese l’ex membro dell’Organizzazione.
    “E ovvio, no?” disse Black Star, alzandosi in piedi sul letto. “Io, Black Star, l’uomo più grande di una divinità, vendicherò i miei amici e il mio mondo, trovando ed uccidendo con le mie mani Hakai!”
    Lea sorrise.
    “E poi… scusa, potresti ripetermi come ti chiami per piacere?” chiese Black.
    “Lea. Got it memorized?” disse lui, evocando due Chakram avvolti dalle fiamme.
     
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    per me va bene la frase finale (adesso m'ammazzano °_°), solo volevo kid, non black star, cattivo U_U. Allora: mi sono dimenticato ke keyblade ha dark, lontano ricordo e portafortuna o altro ? I forget it .-.
    Per il resto capitolo più che figo, ma vorrei vedere anche che cosa sta facenedo Xehanort con il suo esercito é_é
     
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  9. Yusei Trek
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    non essere così crudele con te stesso per l'ultima frase..... insomma dopo 55 capitoli in cui axel (o lea, come volete) non compare neanche di striscio ci sta bene...

    Cambiando argomento secondo me con giovanni non è ancora finita, non può finire semplicemente così, dai...

    In bocca al lupo per gli esami, sperando che non ti facciano passare la voglia di andare avanti
     
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  10. francix94
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    bello anche se non lo potuto godere appieno perch non conosco l'anime :/
    btw il combattimento tra dark vs giovanni, devo dire che tifavo per giovanni (non dirlo a dark ti prego!!)
    come sempre aspetto il seguito!
     
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    E dopo aver finalmente concluso gli esami, eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Beh, questo capitolo è un po' lunghetto, ma tranquilli, il prossimi sarà più corto rispetto al solito.
    Detto ciò, ora la fic potrebbe andare più a rilento, perché esauritosi lo stress da esami, la mia creatività è andata in vacanza XD
    Ringrazio Fly89 per avermi rivisto il capitolo.
    Beh, detto ciò, è ora di rispondere alle recensioni:
    @ Armitrael: Allora: inizialmente Dark possiede sia il Porta fortuna che il Lontano ricordo. In seguito li fonde, creando Balance. in più, sebbene non lo possa usare quando vuole, possiede anche un X-Blade composto dai suoi primi due Keyblade. Per Xehanort... MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH *Si prega di richiamare, l'utente da voi richiesto è in preda ad una serie di risata malvagie*
    @ Yusei Trek: Anche se in ritardo, Crepi! Per fortuna è andato tutto bene, perciò si, dopo una piccola pausa (anche se ho già altri due capitoli XD) riprenderò, con nuove idee che vi scovolgerano e vi mostreranno tutta la mia parte malvagia e sadica! MUAHAHAH- coff, coff, no, non devo cadere di nuovo preda delle risate. Per l'amore di Dark... chissà...
    @ francix94: Emh... sul non dirlo a Dark ci sarebbe qualche problema, dato che siamo la stessa cosa XD Per l'anime, ti consiglio vivamente di guardarlo. Evangelion è un opera difficile da comprendere, ma una volta fatto ti soddisfa completamente, credimi. Anch'io all'inizio ero titubante nel vederlo... (poi, detto tra parentesi, la dynit l'ha messo gratuitamente su internet doppiato in italiano e non censurato XD)
     
    Ok, e ora che ho risposto alle recensioni, buona lettura!

    Capitolo 56: La storia si ripete. Che cosa vuoi? - Torna all'indice dei capitoli
    Hikari uscì dalla stanza nel bel mezzo della notte.
    Facendo attenzione a non produrre alcun rumore, si diresse verso la cucina, dove prese del pane e qualche affettato.
    “Sapevo che non avresti potuto resistere a lungo.” Disse la voce di Dark, facendola trasalire.
    “Come mai sei qui?” chiese lei.
    “Non stavo dormendo e il mio udito è piuttosto fino.”
    Hikari non disse altro e si limitò a mangiare silenziosamente il panino, che aveva preparato nel frattempo.
    Il custode non commentò, limitandosi a prendere un bicchiere d’acqua e a sedersi dalla parte opposta del tavolo rispetto a Hikari.
    “In quale mondo sono andati Light e Rexenet?” chiese infine lei, non appena ebbe terminato il panino.
    “Sulla Terra. Sarà quello il mondo dove si svolgerà la guerra.”
    “Capisco… in fondo, era prevedibile…”
    Dark appoggiò il bicchiere sul tavolo, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
    “Ora stai meglio?” chiese, bloccandosi sulla porta, mentre le tenebre della notte celavano i suoi occhi.
    “Sì…”
    “Bene, meglio così.” Concluse lui, uscendo dalla stanza.
    Hikari rimase ferma qualche minuto a osservare la porta.
    “Riuscirò a rimediare ai miei errori?” disse infine a bassa voce.
     
     
    “Maestro…” fece Xanxus. “Cosa facciamo ora?”
    Xehanort si girò verso di lui.
    “David è stato sconfitto… proprio come previsto. Direi che è il momento di cercare nuovi alleati…”
    “Ha già in mente qualcuno?”
    “Sfortunatamente no. I migliori canditati di cui ero a conoscenza purtroppo sono già stati sconfitti tutti… Perciò ho intenzione di contattare lui…”
    “Chi, Maestro?”
    “Il custode del caos… Hakai…”
    Xanxus spalancò gli occhi.
    “Cos’ha detto?! Ma è una mina vagante! Distrugge tutti i mondi dove mette piede, senza farsi scrupoli! Anche gli altri custodi hanno problemi nell’affrontarlo!”
    “Proprio per questo dobbiamo allearci con lui. Insieme, l’universo sarà alla nostra mercé. Distruggeremo tutti i nuovi custodi della luce prima che possano ricevere il Keyblade, dopodiché elimineremo tutti i custodi ancora in giro… E per prima, Master Aqua.” Disse, pronunciando con disgusto il nome della ragazza.
    “Non le bastava avermi costretto a rimandare di dieci anni il mio piano… doveva cercare di mandare a monte anche questo! Ho sbagliato a non eliminarla subito, ma rimedierò presto… E lo farò di fronte a Terra e Ventus!”
     
     
    Hakai uscì dal varco, ritrovandosi in uno spazio circolare viola, al centro del quale si trovava un uovo gigante dello stesso colore.
    “Chi sei?” chiese una voce dall’interno di esso.
    “Oh, bene. Temevo di aver sbagliato posto.”
    “Non hai risposto alla mia domanda.”
    “Giusto, che maleducato. Piacere, io sono Hakai, custode del caos. Piacere di conoscerti… Lucemon…” rispose il ragazzo, facendo un piccolo inchino.
    “Come fai a conoscermi?”
    “Le tue gesta sono famose in tutto l’universo. Un essere angelico che si è venduto alle tenebre e ha reso schiavo un mondo intero… Un ottimo curriculum.”
    “Umph. Non cercare di nascondere l’ironia con cui parli. Se sei qui, immagino tu sappia bene che sono sigillato qua dentro, e finché i miei cavalieri non acquisiscono l’ultimo codice, non potrò liberarmi.”
    “Lo so, lo so… Come so anche che al momento ci sono sei guastafeste che vogliono impedire che ciò accada… Come si chiamano… ah sì, i Leggendari Guerrieri…”
    A quelle parole, Hakai sentì la voce reprimere un piccolo moto di rabbia.
    “Non sono un problema.” Disse il proprietario di quest’ultima. “Il mio potere è sufficiente per annientarli definitivamente.”
    “Non lo metto in dubbio, ma diciamo che voglio esserne sicuro… Per questo, ho portato una persona che ti potrebbe aiutare in quest’impresa, e che i tuoi nemici avranno qualche difficoltà a sconfiggere. E non intendo per via della forza…”
    Il custode schioccò le dita, facendo aprire un varco oscuro al suo fianco.
    Poco dopo, una persona uscì da esso.
    Per qualche secondo la voce non disse nulla.
    “Interessante…” disse infine, con un tono divertito.
     
     
    Dark era sdraiato sul letto, tenendo gli occhi chiusi.
    “Quindi… ora cosa dovrei fare?” chiese a bassa voce.
    La domanda cadde nel vuoto.
    “Immagino… di dover aspettare un qualche segnale…” continuò, alzando le palpebre e sollevando il braccio destro, portando la mano a coprire la sua visuale.
    Poi lentamente la chiuse a pugno.
    “Riuscirò a portare a termine la mia missione, o la codardia avrà la meglio?”
    “Cosa succede Dark?” chiese Sora, entrando a sorpresa nella stanza. “Cominci ad avere ripensamenti?”
    “E tu da quando entri nelle stanze altrui senza bussare?” chiese il custode dell’equilibrio, abbassando la mano e mettendosi seduto.
    “Da quando sento qualcuno parlare da solo al suo interno.”
    “Non fare troppi giri di parole, Sora.” Disse Dark. “So benissimo che anche tu sei qui per Hikari, o per sapere come facevo a sapere che sarebbe stata la Terra il campo di battaglia.”
    “No. Non sono qui per nessuno di questi motivi.” Rispose il custode. “Sono qui per sapere se tu sei sicuro di ciò che stai facendo.”
    Dark lo guardò stranito.
    “Credi forse che mi potrei tirare indietro all’improvviso?”
    “No, ma credo tu possa cedere. Non puoi continuare a tenere su quella maschera. Tu sei pur sempre un uomo, un essere in grado di provare emozioni! Come puoi desiderare il contrario?”
    “Non credo tu abbia bisogno di saperlo.”
    “Davvero? Cos’è, hai forse paura dei tuoi sentimenti?”
    “E se anche fosse? C’è qualcosa di male?”
    Ma prima che potesse dire altro, Sora li corse contro, tenendo alzato un pugno e pronto a colpirlo in piena faccia.
    Dark si sdraiò velocemente sul letto, evitando così il diretto e rispondendo con un calcio, che colpì Sora allo stomaco e lo fece indietreggiare.
    “Ecco, questo è uno dei motivi per cui voglio liberarmi dei sentimenti.” Continuò, mentre il castano sputava a terra del sangue.
    “Davvero? Strano, il calcio che mi hai dato sembrava spinto anche dalla rabbia, oltre che dall’autodifesa…”
    “Disgraziatamente, l’unico sentimento di cui sono riuscito realmente a liberarmi è l’amore… Gli altri sono rimasti, anche se decisamente sopiti.”
    “Un cuore non può vivere senza un sentimento, qualunque esso sia. Un cuore deve provare i piaceri e i dispiaceri! Deve saper superare le difficoltà!”
    “E rispondimi: un cuore che ha fatto tutto questo, come dovrebbe essere?”
    Quella domanda fece spalancare gli occhi a Sora.
    “Un cuore come fa a superare il dolore? Come fa a provare piacere, se prima non ha provato il dispiacere? Come fa a riconoscere cos’è il bene e cos’è il male? Come fa a capire cos’è l’amore? Come credi possa essere un cuore che è riuscito a fare tutto questo? Su, rispondi, Sora!”
    “I-Io…”
    “Rispondo io per te: non può. Non esiste un cuore in grado di fare tutto questo. Il tuo stesso cuore ha provato cosa significhi avere a che fare con l’oscurità. Ti ricordo che il tuo cuore è stato plasmato da quello di Ventus e di conseguenza anche da Vanitas. Il tuo corpo è la copia di quello di Vanitas per questo motivo! Proprio perché tu, non appena sei venuto all’esistenza, hai offerto una parte di te al cuore danneggiato di Ventus!”
    Sora rimase in silenzio.
    “Allora, riesci a trovare ancora qualcosa da dirmi?”
    “Io… Non capisco… So che hai passato momenti molto dolorosi… ma perché odi così tanto ciò che stai proteggendo con tutto te stesso?”
    “Perché è la mia missione. In fondo, non sono tanto diverso da Shinji… Sto solo portando a compimento ciò per cui sono nato…”
    “Ciò per cui sei nato?” ripeté Sora, evocando il Keyblade. “Ma mi prendi in giro?!” urlò, puntandogli contro l’arma. “Cos’è, credi forse di essere nato solo per questa stupida guerra?!”
    “Proprio così.” Rispose Dark, senza fare nulla. “Il mio unico scopo è questo. Rexenet e Light ve l’hanno detto, no? Io sono destinato a sparire alla fine di questa guerra, sia che vinca o che perda.”
    “E tu sei disposto ad accettarlo così?” chiese la voce di Hikari, anticipando il suo ingresso, mentre lei entrava barcollando.
    “Hikari…” fece Sora, sconvolto nel vederla in quello stato.
    Dark invece si limitò a osservarla avvicinarsi.
    “Davvero non vuoi fare nulla per cambiare il tuo destino?!” urlò lei, per poi colpire Dark con un pugno sulla guancia, senza però sufficiente forza da spostarlo.
    Il custode dell’equilibrio non rispose, e non si pulì nemmeno il piccolo rivolo di sangue che scendeva dalle labbra, che erano state in parte colpite.
    “Perché…” continuò lei, abbracciandolo e piangendo. “Perché sei così arrendevole?”
    “L’ho già detto. Il mio destino è questo, non si può cambiare. Posso solo variare la via, ma la fine è sempre la stessa.” Rispose, senza guardare negli occhi né Hikari né Sora.
    “Dark…” fece Sora, facendo sparire il Keyblade e avvicinandosi ai due.
    “Hikari… Devi riprenderti. Devi dimenticarmi. Devi considerarmi come un qualunque custode.” Disse Dark.
    “Ma io non…”
    “Se continui così, finirai proprio come me. L’amore è un sentimento potente… ma se non controllato, finirà per consumarti. Io non sono la persona giusta per te.”
    Hikari sciolse l’abbraccio, senza dire nulla.
    “Non posso farlo… Non posso fare finta di nulla… Aspetterò, anche per tutta la vita se necessario, e sopporterò il dolore. Combatterò, mi riprenderò… ma non dimenticherò.”
    “Questa storia non avrà un lieto fine. Cerca di capirlo.”
    “Non lo avrà solo se tutti vorremo che sia così. Ma finché io lo desidererò, andrà tutto bene.”
    Dark sorrise, abbassando la testa.
    “Fa come ti pare. Io ho fatto quello che potevo…” disse, mentre Sora accompagnava fuori Hikari, chiudendo la porta.
    “…ho fatto tutto quello che ho potuto per non farti soffrire ulteriormente… razza di stupida…”
    Ma prima che potesse continuare il monologo, una fitta alla testa lo colpì in pieno, pochi secondi prima che l’allarme risuonasse per la Gummyship.
    “Cosa… Cosa significa questo…” disse, portandosi la mano alla testa. “Per un momento… mi è sembrato… di avvertire un potere simile al mio…”
    Lentamente, si avvicinò all’oblò, osservando così il mondo individuato.
    Quando lo vide spalancò gli occhi.
    Di fronte alla Gummyship c’era un mondo composto solo da rotaie sospese nel vuoto, che davano al pianeta una forma sferica.
    C’era un unico pezzo di terra tra questi binari, e al centro di quel mondo c’era un alone d’oscurità, che sembrava avvolgere qualcosa.
     
     
    “Ehi, Taiki!” fece un draghetto rosso, rivolgendosi a un ragazzo dai capelli castani spettinati circondati da degli occhiali da aviatore, che indossava un paio di bermuda beige e una maglietta metà blu e metà rossa, con inciso sulla parte sinistra uno stemma bianco vagamente simile alla testa del drago, mentre, assieme ad un ragazzo dai capelli biondi che indossava una tuta blu e una ragazza vestita con un completo rosa e bianco, anch’essa dai capelli castani, sebbene più chiari, che terminavano in due code che salivano verso l’alto, per poi ricadere giù ai lati, percorrevano un tunnel colorato, volando al suo interno.
    “Che c’è Shoutmon?”
    “Dici che il prossimo Generale della Morte sarà un osso duro o no?”
    “Che razza di domanda è?” chiese sprezzante, il ragazzo biondo. “Se sono i membri più forti di Bagura, nessuno di loro può essere debole.”
    “Su, su, Kiriha, non c’è bisogno di agitarsi tanto.” Rispose Taiki. “In fondo, potrebbe essere anche più debole di quelli che abbiamo già sconfitto, no?”
    “Non dovresti essere così ottimista, Taiki-kun…” fece la ragazza.
    “Ahhh, non ti ci mettere anche tu, Nene…” si lamentò il drago, girandosi dall’altra parte, fingendosi offeso.
    Per un secondo, ai suoi occhi sembrò di scorgere qualcosa passare velocemente al loro fianco.
    “E quello cos’era?” chiese, cercando di riprendere l’oggetto con lo sguardo, senza però riuscirci.
    “Di cosa stai parlando?”
    “Qualcosa ci ha appena superato!”
    “Impossibile.” Disse Kiriha. “Siamo gli unici oltre all’esercito di Bagura a poter viaggiare qui. E dubito che loro si sarebbero limitati a superarci…”
    “Ad ogni modo, teniamo gli occhi aperti.” Continuò Nene, mentre davanti a loro appariva una luce. “Siamo giunti all’uscita.”
     
     
    “C-Che razza di mondo è questo?!” esclamò Tsuna, guardando giù dal dirupo che c’era al confine di quell’unico pezzo di terra, che era completamente ricoperto di fiori bianchi, e al centro del quale c’era un castello.
    “Non lo so… è la prima volta che vedo qualcosa del genere…” fece Sora. “Ho visto mondi cadere nell’oscurità… ma non in questo modo…”
    “Non ha nulla a che fare con gli Heartless e simili.” Disse Dark. “Questa situazione è interna a questo mondo. Però…” continuò, avvicinandosi al confine e guardando giù. “Là sotto c’è qualcosa di poco positivo… Un potere tremendo…”
    “Ok… Se non l’avesse detto Dark, non l’avrei preso troppo sul serio…” commentò Marco. “Perfetto, e ora cos’altro ci sarà? Un’invasione di formiche giganti? Uno scontro tra titani? No, ora voglio proprio sap-”
    Ma prima che potesse concludere la frase, dietro di lui l’aria si spaccò letteralmente, finendo in frantumi come vetro e lasciando uno spazio verde a forma di imbuto.
    “…erlo…” terminò l’animorph, per poi indietreggiare di colpo ed evocare il Keyblade.
    “Allora Generale della Morte, vieni subito fuori! Il futuro re è qui per eliminarti!” disse una voce proveniente dal suo interno, poco prima che un piccolo drago rosso saltasse fuori, impugnando un’asta che terminava con una specie di microfono.
    Ma quando vide chi aveva di fronte, s’immobilizzò.
    “Shoutmon, potresti anche aspettare prima di attaccare…” disse un ragazzo, uscendo dal varco, seguito da un altro ragazzo e da una ragazza. “Altrimenti rischi di… Eh? Umani?” esclamò, vedendo i custodi.
    “Com’è possibile? Credevo ci fossimo solo noi!” disse Nene.
    “Qualcosa mi dice che siamo capitati in un mondo dove gli esseri umani sono poco popolari…” fece Tsuna.
    “Mondo? Perché, non sapete di essere nel Mondo Digitale?” domandò Shoutmon.
    “Mondo Digitale? Aspetta… tu sei un Digimon?” chiese Sora.
    “Uh? Certo! Perché, non si vede?”
    “Di nuovo…” commentò Riku. “Ma cos’è? Ci sono così tanti mondi abitati da Digimon? Quello di Takato, quello dei leggendari guerrieri…”
    “Beh, so che ci sono diverse versioni… a quanto pare, ognuna corrisponde a un mondo a parte…” rispose Dark.
    “Aspettate un secondo…” fece Nene, indicando Marco. “Ma quello… non è un Keyblade?”
    “Questo?” fece lui, alzando l’arma. “Vediamo… forma a chiave, poteri inimmaginabili… sì, direi che è un Keyblade…”
    “Cosa?!” esclamò il Digimon. “Voi siete custodi?!”
    “Non mi abituerò mai a questa reazione… dall’anonimato totale siamo passati all’esatto opposto…”
    “Taiki.” fece Kiriha, dopo essersi avvicinato al burrone. “C’è qualcosa che non torna…”
    “Che cosa?”
    “La bandiera… Non c’è la bandiera di Bagura e, in più, c’è solo questo pezzo di terra e nient’altro… solo vuoto…”
    “Cos’hai detto?” ripeté Taiki, raggiungendolo, per poi guardare in alto, alla ricerca di qualcosa.
    “È vero…” disse Nene. “Non ci sono nemmeno i passaggi… Dove siamo finiti?”
    “Cos’ha architettato Baguramon?” esclamò Shoutmon.
    Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, si sentì un treno fischiare.
    Tutti si girarono verso il binario più vicino, sul quale c’era un treno che stava arrivando a tutta velocità.
    “Ehi! Sora, Riku, Kairi!” urlò una voce, mentre da uno dei finestrini di esso si sporgeva fuori una ragazza dai lunghi capelli biondi.
    “Ma quella è…” fece Sora, riconoscendo la guerriera leggendaria. “Zoe!”
    “Quindi se c’è lei, ci devono essere anche gli altri guerrieri…” disse Riku. “Ehi, Dark, dici che reagiranno male vedendoti? Dopotutto, l’ultima volta che ti hanno visto, tu ti sei sgretolato sotto i loro occhi…”
    “Bah, nulla di grave… Anche Marco era nella loro stessa situazione…”
    “E infatti mi hai avvicinato ulteriormente a richiedere una visita da uno psichiatra…” rispose lui ironico.
    Pochi minuti dopo, il treno si fermò di fronte a loro.
    “Lo sapevo che Aqua parlava di voi!” disse Takuya, scendendo dal treno, seguito dagli altri cinque. “Dopotutto, siete gli unici custodi che conosciamo.”
    “Già… Anche se ce ne sono altri disseminati per i mondi, oltre a noi.” Intervenne Dark, lasciando di stucco i sei ragazzi.
    “Dark?” fece JP. “Com’è possibile? Credevamo tu fossi…”
    “Morto? Oh, no, non è così facile eliminarmi, tranquilli.”
    “Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qui?!” urlò Shoutmon. “Come mai di punto in bianco appaiono tutti questi umani? E dov’è il Generale della Morte?!”
    “Generale della Morte?” chiese Koichi. “E chi sarebbe?”
    “State dicendo che non ne sapete niente? Allora chi è che tiene questo Regno sotto il suo controllo?” domandò Kiriha.
    “Regno? Di cosa state parlando? Questo è l’ultimo luogo rimasto del Mondo Digitale. L’ultimo barlume di speranza rimasto ai Digimon…”
    “Comincio a temere che non siamo finiti in uno dei sette regni…” disse Nene.
    “Ok… Dichiaro ufficialmente che non ci sto capendo niente!” esclamò Saiko.
    “Credo sia meglio se tutti quanti spieghiamo dall’inizio la nostra situazione…” fece Taiki. “Beh, noi siamo i team Xros Heart e Blue Flare, gli unici che si stanno opponendo all’esercito di Bagura, che ha conquistato l’intero Mondo Digitale… almeno, quello dov’eravamo finora. Io, Kiriha e Nene siamo Generali, coloro che guidano i Digimon che si ribellano all’imperatore Baguramon. Stavamo viaggiando per liberare il Mondo Digitale, e l’unico modo che conosciamo è quello di eliminare i sette Generali della Morte, che sono a comando dei sette regni in cui è stato diviso il mondo. Lui invece e Shoutmon.”
    “Il futuro re dei Digimon!” precisò quest’ultimo.
    “Capisco…” fece Koji. “Noi invece siamo i guerrieri leggendari, umani che hanno ricevuto in eredità il potere dei dieci guerrieri che molto tempo fa portarono la pace, sigillando a costo della loro stessa vita un Digimon che era riuscito a rendere suo schiavo tutto il mondo. Purtroppo, come potete vedere voi stessi, quel Digimon, grazie a due suoi tirapiedi, è riuscito ad acquisire quasi l’intero Mondo Digitale. L’unico pezzo rimasto è questo, e il nostro compito è quello di proteggerlo, costi quel che costi.”
    “Chi era quel Digimon?” chiese Taiki.
    “Il suo nome era Lucemon. Un Digimon angelo che aveva il compito di far regnare la pace, ma che è stato corrotto dal suo stesso potere, diventando un tiranno.”
    “Lucemon?” fece Shoutmon. “Tutte queste storie per un Digimon come quello? Lo abbiamo sconfitto senza grandi difficoltà un po’ di tempo fa.”
    A sentire questa frase, tutti e sei i guerrieri leggendari spalancarono gli occhi.
    “COS’HAI DETTO?!” chiesero urlando tutti assieme.
    “È la verità. Lo abbiamo eliminato tempo addietro, dopo che ci aveva fatto credere di essere buono. Invece era tutta una messinscena per ottenere potere, e dopo qualche scontro, Shoutmon e gli altri l’hanno cancellato.”
    “Quindi in poche parole loro hanno fatto ciò che voi state facendo con una fatica senza precedenti?” chiese Marco, senza però ottenere risposta.
    “Oh, ma questo Lucemon è ben diverso da quello che avete affrontato voi.” Disse una voce dietro di loro.
    Tutti si girarono verso la sua fonte, vedendo un ragazzino dai capelli biondi, al cui fianco c’erano due armature, una rosa, con uno scudo giallo sul quale era incisa una croce dello stesso colore dell’armatura; e l’altra bianca, e il cavaliere somigliava vagamente ad un drago, grazie anche alle ali viola dietro di lui.
    “I cavalieri reali!” esclamarono i guerrieri leggendari.
    Invece il gruppo di Taiki guardava il ragazzo.
    “Yuu… Quindi anche tu sei qui…” fece Nene, abbassando lo sguardo.
    “Ciao sorellona!” lo salutò lui. “Hai visto? Si è sbloccato un livello nascosto di questo gioco! Ora per superarlo non mi resta che aiutare Lucemon ad acquisire quest’ultimo pezzo di mondo!”
    “Cosa? Stai dalla parte di Lucemon?” chiese Takuya.
    “Il sommo Lucemon ci ha ordinato di seguire gli ordini di questo umano. Dice che è in grado di sconfiggervi senza problemi.” Disse uno dei due cavalieri.
    “Yuu… Perché non riesci a capire che questo non è un gioco?” chiese Nene, poco prima che Dark si mettese in mezzo ai due.
    “Dunque voi vorreste distruggere questo mondo e consegnarlo alle tenebre? In questo caso non posso lasciarvi liberi di agire.” Disse, evocando il Keyblade.
    “Wow! Ci sono anche i custodi allora! Questo gioco migliora di livello in livello!”
    “Gioco?” domandò Koichi. “Questo non è un gioco, è la realtà! Se aiuti quei due nel loro obiettivo, per tutti noi sarà la fine!”
    “E allora? Vi basterà ricominciare il gioco, no?” disse Yuu, per poi tirare fuori dalla tasca un cellulare nero.
    “Crusadermon! Dynasmon! DigiXros!” urlò.
    Non appena concluse la frase, i due cavalieri s’illuminarono, per poi sparire all’interno di una sfera di luce.
    “Maledizione! Taiki, tocca a noi!” fece Shoutmon.
    “Ok!” rispose il ragazzo, mentre sia lui che Kiriha prendevano in mano un cellulare identico a quello di Yuu, solo rispettivamente di colore rosso e blu.
    “Shoutmon! Ballistamon! Dorulumon! Starmons! Beelzebumon! Sparrowmon! DigiXros!” urlò Taiki, mentre dall’apparecchio uscivano fuori quattro luci, assieme ad un’altra proveniente da una tasca di Nene, confluendo nel corpo di Shoutmon, che s’illuminò.
    “Greymon! MailBirdramon! DigiXros!” urlò Kiriha, mentre anche dal suo cellulare uscivano due luci, che si unirono di fronte a lui.
    Pochi secondi dopo, di fronte a Taiki apparve una creatura a quattro zampe, due nere e due bianche e arancio. Come un centauro, un busto robotico sostituiva la testa, con due braccia, una delle quali impugnava una spada infuocata e l’altra aveva attaccato due fucili.
    La testa era simile a quella di un robot, e le due spalle avevano la forma di una testa di lupo arancione e l’altra della testa di un coleottero blu. Sulla schiena aveva dei propulsori gialli.
    “Shoutmon X5B!” urlò la creatura ad alta voce.
    Nello stesso instante, al suo fianco apparve un grosso dinosauro blu, il quale aveva attaccate alle spalle un paio di ali metalliche, simile a quelli degli aerei, anch’essere di colore blu.
    “MetalGreymon!” urlò lui.
    Di fronte a loro invece, dalla sfera dietro a Yuu era uscito un essere che aveva lo stesso corpo del cavaliere bianco, ma che teneva in mano lo scudo dell’altro e i colori delle loro armature si erano fusi.
    “Impossibile… ha fuso assieme i due Cavalieri Reali…” disse Tommy.
    “Non abbiamo tempo per rimanere sorpresi!” urlò Takuya, mentre assieme agli altri cinque faceva apparire attorno alla mano destra una sfera azzurra, che poi fece passare attraverso il loro Digivice.
    Immediatamente furono tutti avvolti da un gigantesco uovo azzurro.
    “E ora cosa sta succedendo?” chiese Nene, osservando il luogo dove si trovavano i sei ragazzi.
    “Si stanno preparando a combattere.” Rispose Dark. “Se ho capito bene, quel ragazzo è tuo fratello, giusto?”
    “Sì…” rispose lei triste. “Non so cosa gli sia successo… non era così…”
    “Attorno e dentro di lui c’è una grande oscurità… Non so se sia possibile salvarlo…”
    Nel frattempo, al posto dei sei guerrieri, erano apparsi sei Digimon diversi: il primo era un grosso drago rosso; il secondo era un lupo bianco robotico; il terzo era un robot blu a forma di coleottero, con due mitra al posto delle mani; il quarto era una specie di angelo dal corpo di donna, ricoperto da un’armatura leggera e con due ali sia sulla schiena che al posto delle orecchie; il quinto era una specie di orso bianco, che stava in piedi su due zampe e che impugnava due asce; l’ultimo invece era un leone robotico, di colore marrone con striature d’oro.
    “Cosa? Sono diventati dei Digimon?” fece sorpreso Taiki.
    “Ci penserete dopo! Ora pensiamo a sconfiggerli!” urlò Dark, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro la fusione dei due cavalieri, che però la distrussero senza troppe difficoltà.
    “Fantastico!” disse lui. “Questo potere è impressionante! Sento di poter sconfiggere chiunque!”
    “Non te lo permetteremo!” urlarono i sei guerrieri leggendari, per poi usare ognuno il proprio attacco, in contemporanea agli altri due Digimon.
    Non appena gli attacchi colpirono l’obiettivo, la zona fu ricoperta da un’ampia nube di fumo.
    Ma quando sparì, il cavaliere era ancora al suo posto.
    “È tutto inutile! E ora osservate questo mondo sparire per sempre!” disse, per poi alzare il braccio, pronto a colpire il terreno.
    “Non così presto!” urlò una voce sopra di loro. “Energia Addominale!”
    Un raggio blu colpì in pieno il cavaliere.
    “Ben detto! Insect Lord!” urlò un’altra voce, poco prima che uno sciame di insetti lo colpisse in pieno.
    “E non è ancora finita! Anelli Esplosivi!” proseguì una terza voce, anticipando questa volta una serie di cerchi rossi, che esplosero contro l’obiettivo.
    “Coda Spaccatutto!” disse un grosso essere giallo, cadendo dal cielo e colpendo con la coda chiodata il cavaliere, che dovette arretrare per il colpo ricevuto.
    “Raggio Celestiale!” disse un’altra voce ancora, mentre un raggio arancione colpiva in pieno il nemico.
    “Freccia Sacra!” una freccia di luce cadde dal cielo, colpendo in pieno l’essere.
    “MegaMeteora!” disse una voce, mentre una sfera di fuoco cadeva contro il cavaliere.
    “Turbine Rovente!” disse un’altra, anticipando un raggio blu.
    Pochi secondi dopo, dal cielo atterrarono altri otto Digimon.
    Il primo era completamente blu, con una X bianca sul petto e ricordava anch’egli un drago, sulle cui spalle era seduto un ragazzo dai capelli rossi. Il secondo era verde e sembrava un insetto umanoide, e anch’egli teneva sulle spalle un ragazzo, dai capelli neri. Il terzo era una grossa aquila rossa, che portava sulla schiena una ragazza che indossava un casco arancione e un paio di occhiali. Il quarto ricordava un dinosauro, ed era di colore giallo con una grossa coda che terminava con una sfera chiodata, che accompagnava un ragazzino dai capelli castani. Il quinto era un angelo, con un elmo che copriva gli occhi, e che teneva in mano un bastone dorato, mentre sull’altro braccio era seduto un ragazzo dai capelli biondi, coperti da un cappello da pescatore. Il sesto era anch’esso un angelo, quasi identico al primo, solo dalle linee femminili, e anch’essa teneva su un braccio una ragazza, dai capelli castani. Gli ultimi due invece erano un tirannosauro arancione e un lupo dal pelo blu.
    Sul primo c’era un ragazzo dai capelli castani, mentre sul secondo uno dai capelli biondi.
    “Ehi, voi, tutto bene?” chiese quest’ultimo. “Io sono Yamato, mentre lui e Garurumon. Loro invece sono Daisuke e ExVeemon, Ken e Stingmon, Yolei e Aquilamon, Cody e Ankylomon, Takeru e Angemon, Hikari e Angewomon e infine Taichi e Greymon. Scusateci, ma ci presenteremo meglio dopo!”
    “Argh!!!” urlò Tsuna, cominciando a sbattere la testa a terra. “Ma cos’ho fatto di male per ritrovarmi circondato da così tanti mostri?!”
    “Okay… sembra che Tsuna abbia ceduto per primo…” fece Marco.
    “Tsk. Se basta così poco, non ha speranza.” Disse Pan, per poi alzarsi in volo e posizionarsi di fronte al cavaliere che non sembrava aver subito troppi danni dai colpi appena ricevuti.
    “Vediamo se resisti anche a questa! Kame…” disse, mettendosi in posa e pronta a colpirlo. “…hame… ha!”
    Non appena concluse la frase, dalle sue mani partì un raggio d’energia, che investì in pieno l’avversario, facendolo volare qualche metro indietro.
    “Ben fatto Pan!” disse Dark, per poi cominciare a lanciare una serie di sfere di fuoco.
    Pochi secondi dopo, anche tutti gli altri custodi, assieme ai Digimon, cominciarono a lanciare una serie di attacchi, tutti diretti verso il cavaliere, che alla fine, s’illuminò nuovamente, scomponendosi nei due esseri originali.
    “Wow! Sono riusciti a sconfiggerlo!” disse Yuu sorridendo, per poi puntare il suo cellulare verso la terra. “Peccato che loro siano inutili.” Disse, mentre dallo schermo usciva un raggio, che colpì in pieno il terreno.
    Immediatamente esso divenne azzurro, e una specie di codice a barre riempì completamente lo spazio che componeva ogni oggetto.
    Pochi secondi dopo, tutto scomparve, lasciando sia i ragazzi che i Digimon sospesi nel vuoto.
    Gli unici che scomparvero assieme al terreno furono i due Cavalieri Reali, che assieme al codice creatosi dalle terra, divennero una sfera azzurra, che rimase sospesa nel vuoto qualche secondo, prima di volare verso il centro dell’oscurità sotto di loro.
    “Oh no!” fece Takuya, poco prima che la sfera venisse inglobata dallo spazio viola.
    Per qualche secondo non successe nulla.
    Poi come una folata d’aria, una potente onda d’energia investì tutti, costringendoli ad arretrare di qualche passo.
    Solo Dark rimase al suo posto, con il Keyblade in mano.
    “Sta arrivando qualcuno.” Disse, mentre una luce sotto di loro cominciava ad illuminarli.
    Pochi secondi dopo, dall’oscurità uscì una persona.
    Indossava un’armatura, aveva i capelli biondi dai quali spuntavano due piccole ali, a destra dalle piume angeliche, e a sinistra demoniache.
    Sequenza che si ripeteva anche per le ali più grosse che spuntavano dalla schiena.
    “Lucemon!” fece Shoutmon X5B.
    “Dunque è proprio lui Lucemon…” disse Koji.
    “Evvai, ci sono riuscito!” esultò Yuu, raggiungendo l’essere e mettendosi al suo fianco.
    “Così siete voi i famosi guerrieri leggendari e custodi…” disse il Digimon. “Proprio come mi ha detto quell’umano… Deduco quindi che tra di voi ci sia anche il custode dell’equilibrio…”
    “Sono io.” Rispose Dark. “Tu invece non hai bisogno di presentazioni a quanto pare…”
    “Esatto. Io sono il grande Lucemon, colui che conquisterà questo mondo e tutti gli altri!”
    “Quale mondo?! L’hai appena distrutto!” gli urlò contro Takeru.
    “Oh, no, ti sbagli umano. In questo momento è al mio interno. Ora possiedo il potere di tutto il Mondo Digitale… Di conseguenza, sono invincibile. E ve lo dimostrerò subito!”
    Lucemon alzò una mano, e solo questo gesto fu sufficiente ad alzare una potente folata di vento che fece volare indietro tutti i presenti.
    “Tutti voi…” disse Dark. “Andatevene.”
    Quella frase lasciò di stucco tutti.
    “Come sarebbe a dire?!” chiese Takuya. “Non vorrai affrontarlo da solo, vero?”
    “Non è alla vostra portata… lui ha il mio stesso potere…”
    “Cosa intendi dire?” domandò Riku.
    “Non ve ne siete accorti? Quell’essere emana sia luce che tenebre!”
    “Aspetta… stai dicendo che quel tipo ha poteri simili ai tuoi?” esclamò Marco.
    “Precisamente… Perciò andatevene tutti. Questa volta non posso garantire la vostra incolumità.”
    “Perché, l’ha mai fatto?” mormorò a bassa voce Tsuna a Saiko, che scosse la testa.
    “Povero stupido. Credi davvero che li lascerò scappare?” disse Lucemon, per poi creare in una mano una sfera bianca, mentre nell’altra una nera, che poi fece scontrare tra di loro.
    Immediatamente, di fronte agli occhi sorpresi di tutti, si creò una sfera divisa a quadrati, che giravano tra di loro, e su ogni quadrato era inciso un quadrato, un cerchio, un triangolo e una x.
    “Evitate questa!” urlò il Digimon, per poi scagliare la sfera.
    Dark si mise subito davanti, pronto a deviare il colpo.
    Ma quando fece per colpirla con il Keyblade, la sfera gli passò attraverso.
    “Cosa?” fece lui, girandosi verso gli altri. “Spostatevi!” urlò.
    Ma purtroppo, solo Ken, Taichi, Koichi, Koji e Taiki riuscirono a spostarsi in tempo.
    I custodi si misero attorno agli altri ragazzi, creando una barriera che li avvolse tutti.
    Ma quando la sfera li raggiunse, inglobò completamente la barriera, per poi sparire nel nulla assieme ad essa.
    Per qualche secondo i sopravvissuti guardarono con occhi spalancati il punto dove i loro amici erano scomparsi, per poi girarsi verso Lucemon e Yuu.
    “Wow! Che colpo! Ha fatto fare Game Over a quasi tutti loro!” fece quest’ultimo.
    “Game Over?” fece Ken, chiudendo le mani a pugno. “Ti rendi minimamente conto di ciò che l’essere che hai liberato ha fatto? Ha ucciso tutti i nostri amici!”
    Dark non disse niente.
    Si limitò a fissare Lucemon, con gli occhi nascosti dal cappuccio.
    “Ragazzi… andatevene subito da qui…” disse a bassa voce.
    “Te lo puoi scordare!” disse Koichi. “Noi resteremmo qui e combatteremo!”
    “No… Andatevene… O rischierete di venire cancellati…”
    “Oh, quindi anche tu te ne sei reso conto, eh? Il mio potere supera la vostra immaginazione!” rise Lucemon.
    “No…” rispose Dark, togliendosi il cappuccio, e rivelando i suoi occhi ridotti a due fessure. “Intendo dire che dopo il mio attacco, di questo mondo potrebbero non rimanere nemmeno gli atomi!”
    Non appena ebbe finito di parlare, attorno a lui lo spazio cominciò a deformarsi.
    “E ora cosa succede?” chiese Taiki.
    “Di nuovo quel potere…” fece Koji.
    “Quale potere?” domandò Taichi.
    “Un potere che va oltre la nostra immaginazione, credimi… Probabilmente, potrebbe annientare chiunque… e senza fare il minimo sforzo… Voi non lo avete visto combattere… e la cosa che mi preoccupa è che allora non era arrabbiato…”
    Dark non disse niente.
    Fece sparire il Keyblade e alzò le mani, per poi chiuderle come se volesse afferrare l’aria. Poi, quasi senza essere visto da nessuno, volò contro Lucemon, tenendo le mani di fronte a sé.
    Il Digimon all’inizio rimase al suo posto, con un ghigno stampato sul volto, ma quando gli fu quasi addosso, la sua espressione mutò di colpo, e si tuffò lateralmente, evitando per un soffio il colpo, che lasciò dietro di sé una scia nera.
    “Urca, questo sì che è un attacco speciale!” fece Yuu, arretrando di qualche passo. “Temo proprio che qui ci vorrà un piccolo aiuto. Reload, DarkKnightmon!” urlò, puntando il cellulare di fronte a sé.
    Immediatamente una luce illuminò lo schermo, per poi uscire fuori, prendendo la forma di un grosso cavaliere nero, che impugnava una lancia e una falce.
    “Eccomi, Yuu.” Disse lui.
    “Cosa? Ha fatto uscire un Digimon dal proprio Digivice?!” urlò sorpreso Taichi.
    “Digivice?” chiese Taiki. “Non so di cosa tu stia parlando, ma quello è un Xros Loader. Proprio come questo.” Disse, indicando il suo. “Purtroppo, tutti i membri più potenti del mio esercito erano fusi assieme a Shoutmon… Se chiamassi gli altri li metterei solo in pericolo…”
    “Esercito? Scusa, ma tu quanti Digimon hai?”
    “Ne porto con me circa una trentina, poi ce ne sono molti altri sparpagliati per il Mondo Digitale.” Rispose lui. “Ma purtroppo, in questo momento non posso fare molto… E ciò mi manda sui nervi. Detesto dover voltare le spalle a qualcuno…”
    Dark però non ascoltò una sola parola di ciò che stavano dicendo gli altri e si limitò a girarsi nuovamente verso Lucemon.
    “Capisco… quindi anche uno come te può perdere il controllo di se stesso… Fammi indovinare… ho eliminato una persona a cui tenevi in particolar modo?”
    “Taci… Non peggiorare ulteriormente la tua situazione…” rispose il custode, evocando il Keyblade e creando sulla sua punta una sfera bianca e nera, circondata dal fuoco.
    “Prendi questo!” urlò, alzando l’arma e scagliando la sfera contro l’avversario, che rispose con una sfera di luce.
    Ma questa fu letteralmente cancellata dalla prima, che proseguì la sua avanzata contro l’avversario, che chiuse le ali attorno a sé come scudo.
    L’esplosione che scaturì dall’impatto scaraventò all’indietro tutti, ad eccezione di Dark e Yuu, che fu protetto dal cavaliere nero.
    Il contraccolpo fu tale da far tornare normali Koji e Koichi.
    “Cosa?!” fece sorpreso Ken. “Siete umani?”
    “Già…” rispose il primo, sistemandosi la bandana.
    “Presto Koji, dobbiamo attaccarlo subito. Forse c’è ancora una speranza di salvare i nostri amici!” disse il fratello.
    “Mi spiace, ma temo di non potervelo lasciar fare.” Disse DarkKnightmon, avanzando verso di loro assieme al biondo. “Yuu, sei pronto?”
    “Sì! Xros-”
    Ma Yuu fu distratto da un raggio rosso, simile ad una frusta, che lo mancò di pochi centimetri.
    “Tsk, tsk.” Disse una voce sopra di loro, proveniente da un ragazzo dai capelli castani, tutti all’insù, che stava facendo il segno di no con un dito.
    “Non si fa. Dovresti combattere lealmente, senza usare trucchi.” Continuò, scendendo alla loro stessa altezza. “Altrimenti potresti pentirtene.”
    “E tu chi sei?” chiese Taiki, per poi accorgersi del volto terrorizzato che aveva assunto Taichi.
    “N-Non è possibile…” disse lui, guardando meravigliato il nuovo arrivato.
    “Che c’è, Taichi?” Fece lui, guardandolo con freddezza. “Vuoi fingerti nuovamente mio amico?”
    “R-Ryo… allora sei ancora vivo!” continuò il primo.
    “Ovvio. Non potevo di certo farmi sconfiggere tanto facilmente, come invece tutti voi avete fatto. Sbaglio, o mi avete completamente abbandonato?”
    “No, non è vero! Lo sai bene che abbiamo fatto tutto quello solo per aiutarti!”
    “Già, è vero… Io ero l’unico in grado di batterlo, bla, bla, bla… Beh, sappi che non ci sono riuscito, ma che alla fine è diventato parte del mio Digimon… che ora ho perso…” detto ciò, voltò lo sguardo verso Ken, che lo guardava con aria interrogativa.
    “L’unico per cui mi dispiace veramente è Ken. È stata colpa mia se è diventato l’Imperatore Digimon… E io non ho potuto fare niente per impedirlo, ma solo assistere a tutto ciò da un televisore…” concluse, per poi girarsi verso Yuu. “Ma va beh, non sono qui per lanciare accuse o chiedere scusa… Non so chi, ma una voce mi ha chiamato, dicendomi di attraversare un varco… e io ho obbedito.”
    Detto ciò tirò fuori il suo Digivice, dal quale uscì una frusta rossa. “Non avrò più il mio Digimon, ma sono ancora un domatore. Ho affrontato esseri ben peggiori di te, cavaliere nero. Fatti sotto!”
    “Divertente… Tu vorresti affrontare un Digimon con una semplice frusta?”
    “Il mio Digimon aveva un pessimo carattere… Ti consiglio di non sottovalutarmi!” disse, per poi lanciare la corda alla gamba del cavaliere, riuscendo ad avvolgerla.
    Immediatamente tirò con forza, sorprendendo DarkKnightmon e facendogli fare un giro della morte sul posto.
    “Allora, ancora sicuro che io sia inutile? Non sono stato soprannominato il Domatore Leggendario senza un motivo specifico!”
    “Tsk…” fece l’avversario, rialzandosi. “Non male, lo ammetto… Ma per quanto forte, rimani sempre un essere umano!”
    “Forse lo è…” intervenne Koichi.
    “Ma noi invece non siamo comuni umani!” continuò Koji, per poi tirare fuori il Digivice assieme al fratello, per poi farsi avvolgere nuovamente dal codice blu.
    Pochi secondi dopo, c’erano due cavalieri: uno di colore bianco con l’armatura a forma di lupo, mentre l’altro nero e con l’armatura a forma di leone.
    “Umph. Qui la situazione comincia a diventare bollente…” fece DarkKnightmon, per poi girarsi. “Beh, direi che quell’Hakai potrà fare a meno di noi. E poi, Lucemon ha già eliminato Nene, Kiriha e gran parte di Xros Heart. Anche se Taiki dovesse tornare nel nostro mondo, io vincerei lo stesso. Andiamocene Yuu.” Disse, per poi avvolgere il ragazzo e se stesso con il proprio mantello, sparendo alla vista di tutti.
    “Che codardo.” Fece il lupo, per poi volarsi verso il punto in cui Lucemon era stato colpito qualche minuto prima.
    Il fumo non era ancora scomparso, ma si sentivano chiaramente i rumori dovuti al combattimento tra i due detentori dei due poteri opposti.
    Dark lanciò una sfera di ghiaccio contro l’avversario, che la deviò usandone una fatta di oscurità.
    “Non male, custode…” disse, allontanandosi di qualche metro.
    “Dove li hai mandati?” chiese Dark. “So perfettamente che non li hai uccisi, ora voglio sapere dove sono finiti.”
    “Oh, mi hai scoperto subito. Peccato…”
    “I tuoi colpi non sono sufficientemente potenti per sconfiggere noi custodi. Non in quel modo almeno.”
    Sul volto di Lucemon apparve un piccolo ghigno.
    “Davvero?” fece lui, per poi creare un’altra sfera uguale a quella che aveva lanciato contro i custodi.
    “Allora vediamo con questa!” disse, per poi lanciare la sfera verso Koji.
    Dark volò subito verso essa, nel tentativo di fermarla, ma la distanza tra i due era troppo diversa.
    “Koji, attento!” urlò Koichi, spingendo via il fratello.
    Pochi secondi dopo, sotto gli occhi di tutti, la sfera colpì in pieno il cavaliere leone, inglobandolo al suo interno.
    Ma a differenza di prima, questa volta la sfera rimase al suo posto, e all’interno si poteva vedere Koichi, tornato nuovamente umano, soffrire in maniera pazzesca, colpito di continuo da centinaia di fulmini.
    “Koichi!” urlò il fratello, cercando di colpire la sfera ma venendo respinto immediatamente, tornando anche lui umano.
    “Maledizione!” disse Dark, lanciando una serie di sfere di luce e d’oscurità, nel tentativo di annullarne l’effetto, ma purtroppo senza sortire risultato.
    “N-Non… preoccupatevi… per me…” disse Koichi, cercando di aprire gli occhi e di guardare il fratello.
    “I-Io… in realtà… sono già morto…”
    “Cosa?” esclamò Taiki. “Come sarebbe a dire che sei già morto?”
    “Sono arrivato… Argh!” si dovette interrompere per una scarica più forte di fulmini. “C-Come fantasma… sono morto… nel tentativo di raggiungere Koji…”
    “Koichi…” fece lui, guardando con terrore la sfera.
    “Ma sono contento… di essere riuscito a incontrarlo e di avergli detto la verità… Ora posso andarmene… in pace…”
    Detto ciò, la sfera s’infranse, lasciando il corpo di Koichi sospeso nel vuoto, avvolto da un alone azzurro.
    Il guerriero leggendario fece apparire tra le sue mani due piccole statue, che ricordavano le sue due trasformazioni.
    “Koji, prendi i miei Spirit delle Tenebre… E sconfiggi Lucemon anche da parte mia!” disse, per poi far volare le due statue verso il fratello, che le assorbì nel proprio petto.
    “Sono felice di averti potuto incontrare…” continuò, mentre sul suo corpo cominciavano ad apparire delle interferenze.
    “Addio…” disse, per poi trasformarsi in codice blu, che volò verso il palmo della mano di Lucemon, che lo assorbì al suo interno.
    “Che sciocco. Ha solo anticipato la sua ora.” Disse lui, ammirando il codice digitale nella sua mano.
    “Che bastardo…” disse Ken, stringendo i pugni.
    “Koichi…” ripeté Koji, piangendo e portandosi le mani al petto.
    “Te la faremo pagare!” urlò Taichi, muovendosi direttamente contro Lucemon, seguito dagli altri ad esclusione di Dark e Koji.
    Gli occhi del custode stavano rivivendo ciò che era successo con Hikari.
    “Lucemon…” disse, mentre attorno a lui cominciava ad apparire un’aurea nera e bianca. “Non puoi giocare così con la vita delle persone… E io… sono solo un debole… non ho potuto evitare che la storia si ripetesse…” continuò, per poi girarsi verso Koji, notando che dal suo petto stava uscendo un alone nero.
     
    “Maledetto!” urlò Ryo, cercando di colpire Lucemon con la frusta ma venendo respinto.
    Taiki e Taichi provarono a colpirlo insieme con i pugni, ma anche loro vennero allontanati solo dal potere del Digimon.
    “È troppo potente… e senza i nostri Digimon non possiamo niente…” fece Ken.
    Lucemon a sentire quelle parole si mise a ridere.
    “Finalmente lo avete capito! E ora assorbirò anche voi!”
    “Non se noi abbiamo qualcosa in contrario!” disse Dark, che portava su una spalla Koji, che si teneva ancora il petto con una mano, e che sembrava stesse soffrendo atrocemente.
    “Voi? E cosa sperate di fare? Guardalo, non riesce nemmeno a contenere le tenebre di suo fratello. Tra non molto verrà inghiottito da esse!”
    “No…” disse lui, alzando la testa. “Le tenebre di mio fratello… non mi sconfiggeranno!” disse, staccandosi la mano dal petto e portandola avanti.
    Sotto gli occhi meravigliati di tutti, lentamente prese forma un Keyblade completamente bianco, che aveva come ciondolo una riproduzione delle due statue di Koichi.
    “Finché avrò vita, farò di tutto per esaudire l’ultimo desiderio di mio fratello!” urlò, per poi volare verso di lui non appena Dark lo lasciò andare.
    “Questo è per il Mondo Digitale!” urlò, creando una sfera di luce che lanciò contro il Digimon, colpendolo in pieno.
    “Questo è per i miei amici!” continuò, creandone una di fuoco che segui il destino della prima.
    “E questo… è per mio fratello!” concluse, facendo avvolgere il Keyblade da un’aura bianca e colpendo in pieno Lucemon, tagliandolo a metà.
    “I-Impossibile…” fece l’essere, cominciando anche lui ad avere dei disturbi. “Io… non posso venire sconfitto… da un umano!”
    “Lucemon, preparati a venire acquisito!” disse il neo custode, tirando fuori il Digivice, puntandolo contro l’avversario. “Code Scan!” urlò.
    Lucemon lanciò un urlo di dolore, mentre dal suo corpo cominciava ad uscire una stringa di codice, che entrò nel Digivice.
    Nel giro di pochi minuti, il Digimon fu completamente assorbito, sparendo così dalla vista di tutti.
    Koji fece sparire il Keyblade, per poi accasciarsi privo di sensi.
    “Incredibile… è riuscito a sconfiggerlo da solo…” disse Ken, soccorrendolo.
    “No…” lo interruppe Dark. “Non è ancora finita…”
    “Cosa te lo fa pensare?” chiese Taiki.
    “Quello…” rispose il custode, indicando un uovo nero, che stava crescendo rapidamente dietro di loro.
    “Un Digiuovo?!” fece sorpreso Ryo, saltando all’indietro. “Com’è possibile?”
    Pochi secondi dopo, l’uovo cominciò a mutare aspetto, prendendo le sembianze di un enorme drago viola, con un elmo dorato che gli copriva gli occhi e una sfera di tenebre che teneva tra le zampe.
    “E questo ora chi è?” esclamò Taichi, indietreggiando.
    Dark osservò il mostro di fronte a sé, notando di sfuggita un varco oscuro richiudersi.
    “Hakai…” mormorò, impugnando il Keyblade e rivolgendo uno sguardo a Koji, ancora privo di sensi.
    “Pare proprio… che dovrò usare quel potere…” disse, per poi portare il proprio Keyblade in posizione orizzontale di fronte a sé, avvolgendolo nell’aurea dei suoi due elementi.
    “Aspetta!” lo interruppe Ryo.
    “Che succede?” chiese lui.
    “Guarda quella sfera. È piuttosto grossa… forse dentro ci sono gli altri di cui parlavate prima.”
    Dark la osservò, facendo sparire l’energia attorno al Keyblade.
    “Verifico subito.” Disse, facendo apparire il Byagukan.
    “Hai ragione…” fece. “Non posso attaccarlo liberamente… Distruggerei anche gli altri…”
    “Sono lì dentro? E come stanno?” chiese Taiki.
    “La barriera dei miei amici li sta proteggendo dalle tenebre, ma non so quanto durerà ancora… Certo, se solo gli venisse in mente di fondersi, potrebbero aumentare almeno per mezzora la resistenza, ma non credo lo faranno…”
    “Che cosa facciamo?”
    Dark osservò l’essere di fronte a loro.
    “Bisogna eliminarlo senza attaccare la sfera.”
    “D’accordo.” Fece Ryo. “Io nel frattempo cercherò di creare un passaggio al suo interno, in modo da farli scappare.”
    “Ottima idea!” rispose Taiki.
    Dark sorrise.
    “Mi spiace, ma voi ora tornerete subito nel vostro mondo…”
    Detto ciò, fece apparire sotto tutti loro dei varchi, che li inghiottirono.
    “Ehi, aspetta, non puoi far-” ma le parole di Taichi sparirono assieme a lui.
    Solo Ryo fu abbastanza svelto da evitarlo, saltando all’indietro, mentre Koji fu lasciato galleggiare nel vuoto.
    “Immagino di non potermi liberare di te…” fece il custode.
    “Ho una certa dimestichezza con i passaggi inter-dimensionali. E poi, io non appartengo più a nessun mondo. All’inizio vivevo nello stesso di Taichi e Ken, poi dopo un po’ di vagabondaggio, mi sono ritrovato in quello di Rika e i suoi amici.”
    Voltò lo sguardo verso il custode.
    “Per questo sapevo anche prima del messaggio di Aqua dell’esistenza dei custodi. Rika non ha aperto bocca, ma Takato e Henry mi hanno parlato di voi senza problemi. Anche se immagino, che la parte del custode potente che si disintegrava non fosse esatta…”
    “In un certo senso è vero… io mi sono effettivamente disintegrato… Ma poi sono tornato.”
    “Capisco… Beh, allora che ne dici? Sistemiamo questo Lucemon definitivamente?”
    “Concordo!” disse Dark, partendo subito all’attacco, mentre Ryo si dirigeva verso la sfera.
    Non appena la raggiunse, cominciò a prenderla a pugni, nella speranza di poterla infrangere.
    “Urgh… In momenti come questi, vorrei ancora poter diventare Justimon… Avrei il potere di infrangere questa sfera…” fece, cercando di ignorare il dolore che si stava infliggendo.
    “Lo vuoi davvero?” chiese una voce.
    Ryo tutto d’un tratto si ritrovò in un altro posto, sebbene ancora sospeso nel vuoto.
    Si accorse che lentamente stava scendendo verso il basso, per poi infine toccare un suolo nero.
    “Dove sono finito?” chiese, guardandosi attorno.
    “Ti trovi nel luogo che ti appartiene, il posto dove solo tu puoi avere accesso.”
    “Oltre a te immagino.” Disse con un tono leggermente divertito il Digimon Tamer.
    “Io sono un caso a parte. Posso apparire in questo luogo solo per questa occasione.”
    Dal nulla, di fronte a Ryo apparve una Catena Regale bianca.
    “Questo è… un Keyblade…”
    “Esatto. Se lo desideri, è tuo. Ma dovrai intraprendere un altro viaggio, che ti condurrà ancora più lontano di dove ti sei spinto finora.”
    Il ragazzo osservò l’arma.
    “Dimmi, hai parlato anche con quell’altro custode nuovo prima?”
    “Sì. Ma lui ha deciso che sarebbe rimasto qui fino a quando la guerra non avrebbe avuto inizio. Ma in te non vedo il desiderio di rimanere fermo in un luogo. Tu, che hai sofferto molto quando sei stato costretto a cambiare mondo... Ora non desideri altro che vederne di nuovi, e accrescere così le tue conoscenze… Nella speranza di poter recuperare il tuo amico.”
    “Come fai a sapere tutte queste cose?”
    “Io vedo tutto…”
    “Sei una divinità?”
    La voce rise.
    “No, non sono una divinità… anche se molti mi scambiano per una di esse…”
    Ryo osservò nuovamente il candido Keyblade che restava in immobile attesa.
    “Se accetto… dovrò viaggiare con gli altri custodi, vero?”
    “Sì.”
    “E va bene…” disse, afferrando il Keyblade, che divenne subito viola, mentre il ciondolo prendeva la forma del suo Digivice.
    Immediatamente, il pavimento s’illuminò, per poi far apparire una serie di figure, che il neo custode riconobbe.
    “Capisco… Quindi in fondo… devo comunque ringraziare anche loro…” disse, per poi scomparire nella luce.
     
    Ryo evocò il Keyblade, riuscendo così finalmente ad infrangere la sfera.
    Usando tutte le sue forze, cominciò a muovere il Keyblade verso il basso, allargando così la crepa creatosi.
    “Ehi, voi là dentro, mi sentite?” urlò. “Se sì, sbrigatevi ad uscire da qui, non resisterò ancora a lungo!”
    Senza farsi attendere, la barriera che circondava i ragazzi e i custodi cominciò a muoversi verso l’uscita, per poi scontrarsi con essa.
    Ryo venne sbalzato indietro per il colpo ricevuto, per poi osservare il gruppo uscire finalmente dalla sua prigione.
    “Menomale.” Fece Sora, facendo sparire la barriera. “Cominciavo a temere che non saremmo più usciti da lì.”
    “E tu chi sei?” chiese Kairi.
    “Un nuovo custode, ma ora allontaniamoci da qui. Dark, sono tutti liberi!” urlò Ryo al custode sopra di loro, che stava distraendo il mostro con una serie di attacchi magici.
    “D’accordo! Hikari, fai tornare subito nel loro mondo i ragazzi e i Digimon che non appartengono a questo!” urlò di risposta il custode dell’equilibrio.
    La custode annuì, per poi aprire i varchi.
    “Andate.” Disse rivolta agli altri.
    “No! Dov’è finito mio fratello? E Ken?” fece la sua omonima.
    “Dark li ha già spediti a casa.” Rispose Ryo, avvicinandosi a loro. “E voi ora dovreste raggiungerlo.”
    A vederlo, Hikari e Takeru spalancarono gli occhi.
    “Aspetta, ma tu sei…”
    Ma Ryo non gli diede tempo di finire la frase, spingendoli dentro il varco.
    “Mi dispiace, ma non ho ancora dimenticato. Se mai dovessi tornare, allora forse ne riparleremo. Portate le mie scuse a Ken.”
    “Perché l’hai fatto?” chiese Daisuke.
    “Sei ancora troppo giovane per capirlo. Ora andate anche voi!”
    Il gruppo di Daisuke lo guardò storto, per poi obbedire e sparire dentro il varco.
    “E Taiki invece dov’è? Non ci avrebbe mai voltato le spalle!” fece Shoutmon.
    “Infatti non l’ha fatto. È stato spedito via con la forza.”
    “E Yuu?” chiese Nene.
    “Se ti riferisci a quel ragazzino biondo, è scappato con il cavaliere. Probabilmente sono tornati anche loro nel vostro mondo.”
    La ragazza annui.
    “Grazie.” Disse, prima di sparire assieme agli altri nel varco.
    “E Koji e Koichi?” chiese Takuya.
    A quella domanda, Ryo abbassò lo sguardo.
    “Koji è svenuto dopo aver sconfitto la forma precedente di Lucemon, ed è diventato anche lui un custode…”
    “Davvero? Fantastico!” fece JP.
    “E… Koichi?” domandò Tommy.
    Ryo non rispose subito.
    “Che fine ha fatto Koichi?” richiese Zoe.
    “Koichi… è stato acquisito da Lucemon…”
    A quella notizia, non solo i guerrieri leggendari, ma anche gli altri custodi sussultarono per la sorpresa.
    “Cos’hai detto?” chiese incredulo Takuya, prendendo per il colletto Ryo. “Ripetilo se hai coraggio!”
    “Mi dispiace… Non siamo riusciti ad impedirlo…”
    Il guerriero leggendario lo lasciò cadere a terra, per poi voltarsi verso Dark.
    “Non ci resta che sperare che riesca a vendicarlo…”
     
    Dark scansò una sfera oscura che il mostro gli lanciò contro dalla bocca.
    “Beh, dato che ora sono tutti in salvo…” disse, puntando il Keyblade contro il mostro. “Posso anche farti sparire definitivamente. Non posso perdonarti per quel che hai fatto… Sparirai dentro Kingdom Hearts, per l’eternità!”
    Detto ciò, caricò sulla punta dell’arma una sfera bianca, al cui interno si poteva vedere una sfera più piccola di colore nero.
    “Addio, Lucemon!” urlò, per poi prendere la sfera e lanciarla contro il mostro, che la inghiottì.
    Pochi secondi dopo, l’avversario cominciò ad agitarsi, e dal suo interno il corpo iniziò a deformarsi.
    Sotto gli occhi di tutti, il Digimon esplose, rilasciando centinaia di codici blu che tornarono verso il nucleo del mondo.
    Lentamente, le terre e gli oceani cominciarono a ricomparire.
    “Ci sei… riuscito…” fece Koji, riprendendo i sensi e osservando lo spettacolo.
    “Già, ma il tuo intervento è stato fondamentale. L’hai colto di sorpresa, e questo ti ha permesso di sconfiggerlo.” Rispose il custode, mentre tutti loro cominciavano ad atterrare sul mondo rinato.
    “Finalmente il Mondo Digitale è tornato al suo antico splendore!” esultò JP.
    “Però… Koichi non potrà vederlo…” mormorò Koji.
    “Non è detto.” Disse Dark. “Lucemon aveva acquisito tutto il mondo, ma ora che è stato sconfitto, esso sta tornando al suo aspetto originario, quindi è probabile che anche a tuo fratello sia stato riservato lo stesso destino.”
    Gli occhi di Koji si illuminarono.
    “Probabilmente vi starà aspettando da qualche parte.” Continuò il custode. “Tu rimani pure qui a cercarlo. Quando la guerra avrà inizio, verrai chiamato. Purtroppo non puoi tirarti indietro.”
    “Lo so. Me l’ha detto anche quella voce… ma non importa. L’importante è che Lucemon sia stato eliminato e che ci sia ancora una speranza di poter riabbracciare mio fratello.”
    Dark annuì, per poi girarsi verso Ryo.
    “Tu invece cosa vuoi fare?”
    “Mi sembra ovvio, no?” rispose lui, portandosi il Keyblade sulla spalla. “Avete un posto libero, vero?”
    “Non so il perché, ma ho l’impressione che abbiamo appena trovato un altro pazzo come noi.” Disse ridendo Marco, facendo scoppiare l’ilarità nell’intero, meno che Dark e Hikari.
     
     
    Hikari era nuovamente sdraiata sul letto, senza alcuna volontà di fare qualcosa.
    Fu il bussare alla porta a distrarla leggermente, anche se non sufficientemente per rispondere.
    “Sono Dark. Posso entrare?”
    Quella frase però fu abbastanza per riportarla alla realtà.
    “Dark? Che cosa vuoi?” chiese sorpresa, mentre la porta si apriva, lasciando entrare il custode.
    “Hikari… devo parlarti di una cosa. Ti chiedo solo di ascoltare fino alla fine.” Disse Dark, lasciando che la custode lo guardasse con aria interrogativa.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:17
     
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    Yeeeeeeeeeeee digimon ! Digimon ! Digimon ! Digimon !!!!!
    Ammetto che non conosco la serie Xros Wars....Ma gli altri personaggi *_* fantastico, adesso aspetto solo il dialogo tra Dark e Hikari
     
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  13. Yusei Trek
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    Non credo di avere capito nulla a parte il fatto che Hakai abbia fatto un patto di qualche tipo con Lucemon e che Dark deve fare un discorsetto a Hikari (oscurità deve parlare con luce :goccia: )

    Comunque, ci avevo fatto caso prima ma adesso leggendo la risposta alle recensioni mi è tornato in mente: con hai un po' esagerato con la gente che può usare Portafortuna e Lontano Ricordo?
    In fondo Portafortuna è il Keyblade generato usando come Keyholder il portafortuna di conchiglie di Kairi mentre lontano ricordo usa come Keyholder il ciondolo che porta al collo Sora(osservatelo bene) e a quanto mi sembrava erano entrambi unici (roxas è il caso particolare ma essendo il nessuno di sora).

    in ogni caso non vedo l'ora di sapere come va avanti
     
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    Bravo Darky, continui a stupirmi ad ogni capitolo u.u *batte zampine* Con tutti questi Digimon io ho capito ben poco xD Però sono riuscita comunque a leggere, aiutarti e commentare u.u Mi raccomando continua così! ;3
     
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    E finalmente, eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Ora che ho in mano un bel 80/100 (cosa di cui mi accontento, avendo la media del 6 XD), finalmente posso riprendere con la fiction!
    Perciò parto subito con questo capitolo, che credo vi getterà ulteriomente in confusione e aumenterà la vostra rabbia omicida nei miei confronti XD.
    Con questo, dichiaro conclusa anche quest'altra saga della fiction, per poi cominciare dal prossimo capitolo quella nuova, che secondo i miei calcoli attuali, ci accompagnerà fino all'inizio della Seconda guerra del Keyblade!
    Ok, perciò prima di rispondere alle recensioni, ringrazio Liberty89 sia per avermi fatto da betareader sia per la canzone che mi ha consigliato per questo capitolo (trovate il link durante la lettura).
    D'accordo, e ora... le recensioni!
     
    @ Armitrael: Male, male... e dire che la sto pure traducendo io in italiano Xros Wars... corri a vederla subito! XD (ovviamente scherzo, non ti obbligo di certo). Cmq mi fa piacere sapere che ti sia piaciuto come cross over
    @ Yusei Trek: beh... diciamo che sono i miei Keyblade preferiti XD Cmq per farla breve, buona parte dei digiprescelti di 5 serie su 6 sono stati richiamati da qualcuno sul mondo di Digimon Frontier per combattere assieme ai custodi, tutto qui. (la storia di Koichi è originale, nell'anime perde realmente la vita).
    @ Liberty89: Tranquilla, credo che i prossimi capitoli saranno in mondi a te ben conosciuti XD E grazie ancora per l'aiuto e per la canzone!
     
    Ok, e ora che ho risposto a tutti... è il momento della verità!

    Capitolo 57: L’ultimo addestramento. Per il momento… Sayonara. - Torna all'indice dei capitoli
    Ryo osservava lo spazio scorrere davanti ai suoi occhi.
    “Ehi, ma qui è sempre così silenzioso?” chiese a Tsuna.
    “Beh, diciamo che non c’è molto da dire… solitamente, viaggiamo per giorni prima di trovare un mondo in pericolo…”
    “Capisco… beh, di certo un bel cambio di stile rispetto a quando viaggiavo per il mondo…”
    “Facevi il vagabondo?”
    “In un certo senso… diciamo solo che desideravo conoscere e aiutare. Feci il viaggio con un mio amico, che ora è stato costretto ad andarsene… anche se spero sempre di poterlo rivedere un giorno…”
    “Ah… immagino tu non l’abbia presa bene…”
    “La mia vita è sempre stata piena di abbandoni. Tu invece? Cosa facevi nel tuo mondo?”
    “Beh, ecco… in teoria sarei dovuto essere un semplice studente… ma per un pessimo gioco del destino, mi hanno scelto come decimo boss di una famiglia mafiosa… eh eh…”
    “Uh? Tu saresti a capo di una famiglia mafiosa?”
    “Non ancora, e sinceramente non ardo dal desiderio di diventarlo… ma purtroppo, il mio predecessore mi aveva mandato un tutor che mi preparasse… credimi, con lui l’inferno diventa reale…”
    “Addirittura?”
    “Già… senza contare che mi uccideva di continuo…”
    “Nel senso che ti faceva stancare in continuazione?”
    “No, nel senso che mi sparava alla testa quasi ogni giorno.” Rispose Tsuna ridendo.
    “Come sarebbe a dire?”
    “Era il suo modo per risvegliare i miei poteri nascosti… Poi ho trovato un metodo meno doloroso.” Disse, mostrando il sacchetto di caramelle.
    “Di cosa state parlando?” chiese Sora, entrando in quel momento nella sala.
    “Oh, niente di specifico. Era solo per passare un po’ di tempo… ma voi non vi annoiate mai?”
    “Dopo un po’ ci si fa l’abitudine…” rispose il custode. “Anche se quando ho cominciato, solo l’idea di poter viaggiare per più mondi mi entusiasmava… in più, volevo ritrovare a tutti i costi Riku e Kairi… Non avrei mai immaginato sarebbe successo tutto questo…” continuò sorridendo.
    “E Dark e Hikari invece?” chiese Ryo.
    “Loro sono custodi da più tempo rispetto a me, ma hanno cominciato questo viaggio solo poco più di un anno fa…”
    “Non era questo che volevo sapere.” Lo interruppe il neo custode. “Intendo dire: qual è il rapporto tra di loro?”
    “Come mai così diretto?”
    “Non so il perché, ma Dark mi ha ricordato in maniera impressionante una mia amica, che fingeva di disprezzare ogni cosa positiva.”
    “Qui la situazione è più drastica.” Intervenne Riku, raggiungendoli.
    “In che senso?” domandò Ryo, notando Tsuna abbassare la testa.
    “Dark prova un vero e proprio odio verso l’amore. Arriva addirittura a dire che ha eliminato quel sentimento…”
    “Certo, come no… Scommetto che sta facendo di tutto per cercare di reprimerlo, senza riuscirci. Vedrete che prima o poi dimostrerà che non è vero.”
    “Purtroppo… ha già dimostrato che è la verità. Hikari qualche settimana fa li ha confessato il suo amore. Ma lui l’ha trattata con freddezza, per poi rinfacciarle che era colpa sua se aveva rinunciato all’amore…”
    Sentendo ciò, Ryo spalancò gli occhi.
    “Cosa?”
    “Vedi… Dark e Hikari si sono conosciuti quando erano bambini. Ma Hikari venne ferita a morte da un custode delle tenebre, in seguito eliminato da Dark. È morta tra le sue braccia. Questo ha lasciato un segno dentro il suo cuore, che probabilmente lo porta ad avere questo atteggiamento. E il fatto che Hikari, tornata in vita sotto forma di Nessuno, un essere privo di cuore, non li abbia detto di essere sopravvissuta, ha contribuito.”
    “No.” Fece Tsuna, sorprendendo tutti. “Non è il solo motivo…”
    “Aspetta… Vuoi dire che tu sai qualcosa in più di noi?” chiese Sora.
    “Io… non posso dirvelo, mi dispiace. L’ho giurato a Dark…”
    “Cerca di capire Tsuna, potrebbe servirci per aiutare Hikari!” esclamò Riku.
    “No, servirebbe solo ad aumentare il suo dolore, credetemi.”
    “È qualcosa che avete visto nel cuore di Dark, vero?”
    “Proprio così.” Disse Marco, entrando assieme a Saiko, seguiti da Pan e Kairi. “Tsuna, direi che a questo punto, è il caso di raccontargli quel che è successo là dentro…”
    “Ma Dark ci ha detto di-”
    “Lasciamo perdere quello che ci ha detto!” esclamò Saiko. “È giusto che anche loro sappiano la verità!”
     
    “Quindi è così…” disse Sora, finendo di ascoltare il racconto.
    “Non pensavo che un sentimento potesse arrivare a tanto… ma comunque non riesco proprio a capire Dark… perché rimuovere l’intero sentimento, piuttosto che trovare un modo per diminuire il dolore?”
    “Non ne abbiamo idea… Sappiamo solo che-”
    Ma Saiko venne interrotto dal rumore di un’esplosione, seguito subito dopo da un tremore del pavimento.
    “Un terremoto… nello spazio?!” esclamò Marco, cercando di rimanere in piedi.
    “Cosa succede? Stiamo venendo attaccati?” chiese Sora, mentre Riku si dirigeva ai monitor.
    “No!” rispose lui. “Proveniva dalla stanza di Hikari!”
    “Cosa?!” urlò Kairi, per poi correre subito verso la stanza della sorella, seguita dagli altri.
    Ma prima che potessero raggiungerla, videro Dark volare contro di loro, come se avesse ricevuto un colpo in pieno.
    “Spostatevi da lì, non riuscirò a fermarmi in tempo!” urlò il custode, facendo sì che gli altri si buttassero a terra, evitando così di venire colpito dal compagno, che andò a schiantarsi contro un muro.
    “Si può sapere cosa diavolo sta succedendo?!” esclamò Tsuna, girandosi prima verso Dark e poi dal punto da cui era sbucato fuori.
    “Niente di grave… stiamo solo sistemando un conto in sospeso…” rispose il custode dell’equilibrio, rialzandosi e mettendosi a correre verso la stanza di Hikari, la quale uscì fuori, impugnando in una mano il Keyblade e nell’altra una sfera di fuoco, che scagliò contro Dark.
    Il custode evocò anch’egli la sua arma, tagliando a metà la sfera, facendola così esplodere dietro di sé.
    “E questo cosa significa?” chiese Pan. “Si può sapere cosa gli ha detto stavolta Dark per farla infuriare così?”
    “Ho paura di scoprirlo…” rispose Marco, deglutendo.
    Nel frattempo i due custodi fecero scontrare i loro Keyblade, facendo uscire scintille da essi.
    “Fermatevi!” urlò Sora. “O di questo passo farete saltare in aria la Gummiship!”
    “Non preoccuparti… l’ho protetta con una barriera, non rischia nulla.” Rispose Dark, per poi creare una sfera di fuoco, mentre Hikari una di ghiaccio, che si scontrarono pochi secondi dopo tra le mani dei due custodi, provocando uno spostamento d’aria che fece volare all’indietro tutti gli altri.
    Nonostante le due magie si fossero scontrate, esse erano ancora ognuna nella mano del suo proprietario, e nessuno di loro sembrava voler cedere.
    “Non… mi arrenderò…” disse Hikari, aumentando la forza della sua magia.
    “E io non sarò da meno!” rispose l’avversario, imitandola.
    Gli altri custodi nel frattempo cercarono di avvicinarsi, senza però riuscirci a causa del campo di forza creatosi tra i due.
    “Dobbiamo fermarli, in qualsiasi modo!” urlò Sora, guardando le crepe riempire i muri attorno a loro.
    “Ottimo! Allora vai e fermali, perché io non riesco a fare un passo!” rispose di rimando Saiko, con il Keyblade di fronte a se, per coprirsi dal vento provocato dallo scontro.
    D’improvviso, i due custodi si staccarono, facendo qualche salto all’indietro.
    Senza perdere un secondo, Hikari creò due sfere di tuono, che lanciò contro Dark, che rispose con due di vento.
    La nuova esplosione stavolta spezzò in due la Gummiship, lasciando da una parte Dark e gli altri custodi e dall’altra Hikari.
    “La Gummiship… si è spezzata a metà!” urlò Kairi, tenendosi ad una porta per attutire il tremore dovuto a ciò che stava succedendo.
    Ma tutto d’un tratto, le due parti smisero di allontanarsi, come se qualcosa le stesse trattenendo.
    “Vi ho già detto di non preoccuparvi, la barriera impedirà ai detriti di andarsene a zonzo per lo spazio, come impedirà la fuoriuscita di ossigeno.” Spiegò Dark, per poi partire nuovamente contro Hikari, che fece lo stesso, alzando il Keyblade.
    Quando le due armi si scontrarono nuovamente, l’intera Gummiship venne nuovamente travolta da un piccolo terremoto.
    “Smettetela!” urlò Kairi.
    “No.” Rispose Hikari, cercando di non deconcentrarsi. “Finirà solo quando uno di noi due non potrà più combattere! E non sarò io!”
    “Mi hai tolto le parole di bocca!” fece Dark, per poi creare una sfera di terra che scagliò a sorpresa contro l’avversaria, che precipitò all’indietro, andando a sbattere contro il muro.
    Fece per rialzarsi, ma si ritrova la lama di Balance puntata sul collo.
    “Maledizione…” disse, facendo sparire il Keyblade. “Ho fallito…”
    “No, direi di no… Master Hikari…” rispose Dark, facendo sparire anche lui l’arma e tendendoli la mano. “Hai superato la prova. Mi hai messo in seria difficoltà.”
    Hikari lo guardò sorpresa. “Ma avevi detto che…”
    “Sì, lo avevo detto, ma sapevo che non ci saresti riuscita. Perciò ti ho tenuta all’oscuro del vero obiettivo.”
    La ragazza sorrise, per poi prendere la mano.
    “Capisco… In fondo l’esame non è mai qualcosa di ovvio…”
    “Stop! Fermi! Un attimo!” esclamò Marco, raggiungendoli. “Si può sapere cosa sta succedendo qui?! Fino a un minuto fa stavate cercando di ammazzarvi e ora siete lì a parlare tranquillamente di non so cosa?!” urlò, mostrando un tic nervoso all’occhio.
    “Beh… Era un esame…” rispose Dark, aiutando Hikari ad alzarsi.
    “Esame?” ripeté Sora. “Cosa intendi dire?”
    “Questo era l’esame che ho scelto di far sostenere a Hikari il rango di Master del Keyblade.” Spiegò il custode. “Un esame che può essere indetto solo da un altro Master.”
    “Aspetta, ho perso un passaggio…” lo interruppe Saiko. “Tu saresti un Master del Keyblade?”
    “Diciamo che ho acquisito tutte le conoscenze e abilità del mio predecessore, e assieme ad esse anche il rango di Master.”
    “Quindi tu saresti un pari di Aqua?!” domandò Tsuna.
    “Di Aqua, Yen Sid e ora anche di Hikari.” Rispose Dark.
    “E in cosa consisteva quest’esame?” chiese Riku.
    “Dark mi aveva detto che sarei diventata Master se fossi riuscita a batterlo qui, sulla Gummiship.”
    “In realtà mi bastava che riuscisse a mettermi in difficoltà.”
    “E perché non sottoponi anche noi a quest’esame?” fece Pan. “Siamo abbastanza forti anche noi!”
    Dark non rispose subito.
    “Non siete ancora pronti. Per quanto forti possiate essere, vi manca l’esperienza. Ma vedrete che prima o poi anche a voi capiterà l’occasione di poter sostenere l’esame.” Rispose infine, per poi battere le mani e appoggiarle a terra, riparando la Gummiship.
    “Non sapevo che ci fosse un esame per diventare Master…” disse Sora. “Credevo fosse un rango che si guadagnasse per esperienza…”
    Dark si avviò verso un’altra stanza, seguito da Hikari.
    “Ci sono molte vie per diventare Master.” Disse. “Ora però, è arrivato il momento per voi di imparare ad usare i varchi.”
    “Ehi, cos’è questo cambio improvviso d’argomento?” chiese Pan.
    Dark non rispose e si limitò ad avviarsi verso la sala principale.
    Hikari invece lo guardò andare via, per poi tornare nella sua stanza, senza rivolgere lo sguardo a nessuno dei presenti.
    “Cos’è successo in realtà?” chiese a bassa voce Kairi. “Ci stanno tenendo nascosto qualcosa, ne sono certa…”
    “Vuoi vedere che sotto sotto se la sono spassata prima del duello quasi all’ultimo sangue…” disse con un sorriso divertito Saiko.
    “Sì, certo… Solo un mankaga può pensare certe cose… Adesso magari mi verrai a dire che faranno una fuga d’amore, eh?” lo prese in giro Marco.
    “Tu sottovaluti il potere dell’amore!” rispose l’altro, per poi scoppiare a ridere.
    Gli unici a non ridere furono Sora, Riku e Kairi.
     
     
    “Molto bene.” Disse Dark. “Come vi ho detto prima, ora vi insegnerò ad usare i varchi. Non potete sempre contare su me o Hikari per usarli. E vedrete che è molto più facile di quel che pensate.”
    “Immagino funzioni tipo il teletrasporto del nonno, vero?” chiese Pan.
    “Molto simile, vero. Solo che come hai potuto vedere, il varco consiste nel creare una specie di buco nero, che permette di attraversare anche l’intero universo in poco tempo.”
    “E come facciamo ad usarlo?” fece Marco.
    “Il metodo è lo stesso che avete usato per volare. Vi basterà pensare al varco ed esso apparirà.”
    “Allora perché io non sono più riuscito ad aprirlo?” domandò Riku.
    “Tu usavi il varco usando un potere non tuo. Era l’oscurità di Xehanort a permetterti il suo utilizzo. Ora dovrete tutti usare un varco della luce, come quello che usava Light.”
    “E perché quello di Hikari è nero?”
    “Perché io ho imparato ad usarlo mentre ero un nessuno, e ho continuato anche dopo aver recuperato il cuore.” Spiegò lei, raggiungendoli.
    Kairi notò delle macchie nere sulla mano destra, ma non ci fece troppo caso, mentre non notò il lieve movimento che la custode fece con la testa rivolta a Dark, che annuì.
    “Su, ora provateci.” Disse lui.
    “Sì, maestro.” Disse ridendo Marco, zittendosi all’instante quando Dark evocò il Keyblade.
    “Scusa, cos’hai detto?” chiese lui, facendo sbattere il Keyblade sulla mano libera.
    “C-Che ci p-provo subito!” si affrettò a correggersi l’animorph, tirando un sospiro di sollievo vedendo l’arma sparire.
     
    [www.youtube.com/watch?v=VlvBHJAdQF0]
     
    “Bene… e anche questa è fatta…” disse Dark, sedendosi sul suo letto.
    Silenziosamente, prese in mano il suo ciondolo, riguardandolo.
    “Avrò preso la decisione giusta?” si chiese, abbassando il capo, lasciando che i suoi capelli, ormai non tagliati da un bel po’ di tempo, scivolassero davanti ai suoi occhi.
    I suoi pensieri vennero interrotti dal bussare alla porta.
    “Vieni pure.” Rispose il custode, sapendo già chi era.
    La porta si aprì, lasciando entrare Hikari, con in mano uno zaino.
    “Eccomi.” Disse, guardando Dark, che portò indietro i capelli.
    “D’accordo… Allora ne sei sicura? Ti ho già detto a cosa vai incontro…”
    “Non importa. Sono pronta a sopportarlo. E riuscirò ad impedire quell’epilogo…”
    Dark sorrise, scuotendo la testa.
    “Si vede che abbiamo avuto lo stesso maestro. Entrambi testardi…” disse, alzandosi in piedi, e prendendo anche lui uno zaino lì vicino.
     
     
    “Sora, hai visto Dark?” chiese Riku, avvicinandosi all’amico.
    “No. Perché?”
    “Non lo vedo da nessuna parte… Dopo l’allenamento è sparito nel nulla…”
    “E lo stesso anche Hikari. Ho provato a bussare alla sua porta, ma non mi risponde.” Intervenne Kairi, raggiungendoli.
    “Strano…” fece il castano, portandosi un pugno al mento. “Non possono di certo essere spariti nel nulla così, senza dire niente…”
    “O forse sì…” lo interruppe Riku. “Non vi è sembrato strano che abbia voluto insegnarci ad usare i varchi così, all’improvviso?”
    “Suvvia, non starai davvero pensando che se ne siano andati via da soli, vero?” lo riprese l’amico. “Ti sei forse lasciato contagiare da Saiko?”
    “E io cosa centro?” chiese il diretto interessato, arrivando assieme agli altri.
    “Voi avete visto Dark e Hikari?” fece Kairi.
    “Io no… non li vedo da quando è finita la lezione…” rispose Pan.
    “Ma allora dove…” cominciò la rossa, per poi vedere Sora passarli davanti.
    “Non ci resta che andare a vedere direttamente se sono nelle loro stanze o no.” Disse lui, avviandosi verso la stanza di Dark.
    Gli altri rimasero al loro posto per qualche secondo, per poi seguirlo.
    Quando raggiunsero la porta di Dark, Sora bussò subito forte.
    “Dark, sono Sora!” disse ad alta voce.
    Ma non arrivò nessuna risposta.
    Il custode girò la maniglia, che però non fece scattare la serratura.
    “L’ha chiusa a chiava… ma ci prende per scemi?” chiese, evocando il Keyblade e puntandolo contro la porta, che si aprì subito.
    “Wow…” fece Ryo. “Può essere usato anche per cose del genere?”
    “Sì, ma diciamo che non lo usiamo quasi mai per delle comuni porte…” rispose Riku, mentre l’amico apriva la porta.
    Dentro era tutto vuoto.
    “E questo cosa significa?” chiese Marco. “Non è che abbiamo sbagliato stanza? In fondo sono tutte uguali…”
    “No…” rispose il custode. “La stanza è giusta… è Dark che non c’è…”
    Prima che potesse fare altro, vide Kairi correre via, diretta verso la camera della sorella.
    Senza nemmeno provare a vedere se era chiusa a chiave, la custode evocò il Keyblade, puntandolo sulla serratura, che scattò subito.
    Kairi spalancò la porta.
    Come temeva, anche la stanza di Hikari era completamente vuota.
    Tranne che per una busta bianca, appoggiata sul letto.
    Kairi si avvicinò ad essa, mentre gli altri custodi la raggiungevano, rimanendo però sull’uscio.
    La custode prese in mano la lettera, sulla quale c’era scritto il suo nome.
    Lentamente, la aprì, cominciandola a leggere.
     
    A Kairi:

    prima di tutto, perdonami per essermene andata senza dirti niente ma per me sarebbe stato troppo difficile dirtelo in faccia.

    In fondo, per queste cose sono sempre stata una codarda.

    Se stai leggendo questa lettera, significa che sicuramente io me ne sono già andata via.

    Scusami per questa decisione improvvisa, ma ho preso questa decisione assieme a Dark solo stamattina.

    Abbiamo deciso di viaggiare per conto nostro.

    Dark dice che la sua presenza potrebbe costituire a lungo andare un pericolo per tutti voi.

    Ma ha detto che l’unica persona che era disposto a portasi dietro ero io.

    Mi ha detto fin dall’inizio che la questione non cambierà, ma io sono l’unica in cui abbia completamente fiducia, nonostante mi abbia fatto soffrire molto, soprattutto nell’ultimo periodo.

    Ti chiedo di non cercarci, e di riferirlo anche agli altri.

    Ci rivedremo di sicuro sulla Terra, quando avrà inizio la guerra.

    Perdonami.

    Hikari
     
    Kairi appoggiò delicatamente la lettera sul letto, per poi lasciarsi cadere a terra sulle ginocchia.
    Riku e Sora corsero subito ad aiutarla, mentre Ryo prendeva la lettera e la leggeva anche lui, per poi passarla a Sora.
    Il custode la lesse velocemente.
    “E ora cosa facciamo?” chiese Riku, dopo aver letto anche lui la lettera.
    “Dobbiamo cercarli!” esclamò Saiko. “Non possiamo fare finta di nie-”
    “No.” Disse Kairi. “Hanno detto di non cercarli… e non lo faremo…” disse, per poi alzarsi e uscire, seguita dai due amici.
    “Pare… che anche questo gruppo abbia cominciato a disfarsi…” commentò Ryo.
    “Sembra che tu abbia scelto un pessimo momento per unirti a noi…” rispose Marco.
     
     
    Sora, Riku e Kairi erano al monitor.
    “Ed è per questo che dovete raggiungerci il prima possibile.” Disse Re Topolino, parlando attraverso lo schermo.
    “Capisco…” rispose Sora. “Dunque è arrivato anche per noi il momento di andarcene…”
    “Mi spiace… Soprattutto dopo ciò che mi avete raccontato…”
    “Non si preoccupi.” Fece Riku. “E poi, oramai Marco e gli altri sono più che in grado di viaggiare da soli. E poi, quando abbiamo cominciato noi, non avevamo la loro esperienza. Eravamo semplici ragazzini.”
    “Passerò a prendervi con la mia Gummiship, così potrete lasciare la vostra agli altri custodi.”
    “Non c’è ne bisogno. Dark ci ha insegnato ad usare i varchi della luce, vi raggiungeremo direttamente da Yen Sid.”
    “Molto bene. Vi aspetto laggiù. E portate le mie scuse ai nuovi custodi.” Concluse il re, interrompendo la comunicazione.
    “Così anche voi ve ne andate…” fece Marco, facendoli sobbalzare.
    L’animorph era appoggiato alla porta dietro di loro.
    “Hai sentito tutto, vero?” chiese Kairi.
    “Già. E non solo lui.” Disse Saiko, apparendo di fronte a loro assieme agli altri neo custodi.
    “Allora non c’è bisogno che vi diamo ulteriori spiegazioni.” Rispose Riku. “La Gummiship ormai dovreste sapere come funziona, dato che la maggior parte di voi non ha fatto altro che osservarmi mentre impostavo il computer ogni volta.”
    “E alla peggio, è pur sempre una macchina, non sarà difficile capire come funziona.” Fece Ryo sorridendo.
    “Attento a ciò che dici: in fondo, il pezzo principale del computer è stato costruito con un tamagotchi, un fil di ferro e due pezzi di lego!” disse ridendo Sora.
    “Non male come battuta!” replicò Marco.
    “Battuta? Quale battuta?” chiese Sora.
    “Quella sui materiali del computer…”
    “Guarda che non stava scherzando, è stato veramente costruito così.” Disse Riku serio. “Anche se mi sto ancora chiedendo come sia possibile…”
    “No, aspettate… vuoi dire che finora abbiamo viaggiato nell’universo… grazie ad un tamagotchi?!” urlò Marco.
    “Già…” disse Sora, per poi aprire un varco dietro di loro.
    “Allora noi andiamo. Lasciamo qui quel poco che ci siamo portati dietro. Ricordatevi di fare attenzione. Ora che tutti sono a conoscenza dei custodi, il vostro lavoro potrebbe essere più facile, come anche più difficile.”
    “Amo le buone notizie…” ironizzò Marco, per poi farsi serio.
    “Non preoccupatevi. Siamo custodi, e adempiremo al nostro dovere. In fondo, c’è una guerra che ci sta aspettando, no? Non ho intenzione di viaggiare per tutto l’universo per poi farmi eliminare alla fine. Diventeremo più forti, in modo tale da poter superare qualsiasi difficoltà!”
    I tre custodi più anziani li guardarono.
    “Beh, allora per il momento… Sayonara.” Disse Sora, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri due.
     
     
    Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre di Yen Sid.
    “Allora, pronti?” chiese Riku.
    Gli altri due annuirono.
    “Certo. Ormai siamo stati superati sia da Dark che da Hikari. Dobbiamo raggiungerli!” rispose Sora.
    “Giusto! E poi, neanch’io voglio vedere l’universo scomparire!” aggiunse la custode.
    L’albino fece un sorrisetto, per poi cominciare a salire le scale che portavano all’ingresso, affiancato dai suoi due amici.
     
     
    “Bene… Allora, dove si va?” fece Ryo, sedendosi di fronte a computer.
    “Ehi, chi ti ha detto che sarai tu a pilotare la Gummiship?” chiese Pan.
    “Io, mi sembra ovvio. Ho avuto a che fare con cose elettroniche più di quanto voi possiate immaginare, credetemi. Sarà uno scherzo imparare a guidare questo coso!” disse, per poi schiacciare forte il pedale dell’acceleratore.
    La Gummiship aumentò drasticamente velocità, facendo volare all’indietro gli altri custodi, che non avevano fatto in tempo ad aggrapparsi da nessuna parte.
    “Ops… Scusate, troppa foga!” fece Ryo, con un sorrisetto nervoso.
    “Io lo ammazzo…” commentò Pan, rialzandosi.
     
     
    Dark osservò il crepuscolo di fronte ai suoi occhi.
    Lui e Hikari erano seduti sullo stesso posto dove in passato Roxas, Axel e Xion passavano i loro pomeriggi a chiacchierare, con il sottofondo della campane che suonavano.
    Dark appoggiò al bordone del campanile la stecca del ghiacciolo che aveva appena finito.
    “Cavoli… Era veramente sia dolce che salato…” commentò.
    “Già… Era da molto che non ne mangiavo più uno…” rispose Hikari.
    “Sai, mi sono sempre chiesto come sia possibile che qui ci sia sempre il tramonto… Almeno, nei videogiochi era sempre così…”
    “Credo che nel nostro caso, oggi sia stata solo una coincidenza.”
    “Probabile…” disse Dark, alzandosi in piedi.
    “Ormai a quest’ora avranno già letto la lettera…” fece la custode.
    “Già. E se non sono qui, vuol dire che hanno accettato la nostra decisione. Tu piuttosto, sei ancora convinta di voler venire con me?”
    “Certo! E poi, sono sicura che troverò un modo per salvarti e per farti tornare quel che eri prima!”
    Il Keyblader sorrise.
    “Non ti arrendi, eh?” aggiunse, volgendo nuovamente gli occhi al crepuscolo.
    “No! E preparati, perché non lo farò mai!” replicò la compagna.
    “Molto bene allora. Chissà chi dei due avrà ragione alla fine. Sono proprio curioso di vedere se riuscirai dove io stesso ho fallito.” Concluse Dark, per poi aprire di fronte a loro un varco.
    “Non illuderti. L’allievo alla fine supera sempre il maestro!” rispose la custode, per poi correre nel varco.
    “Già… Ma dipende da chi è il maestro…” disse il ragazzo, seguendola.

    Edited by darkroxas92 - 5/9/2011, 22:19
     
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