Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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  1. darkroxas92
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    暗いロクサス92

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    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Scusate per il ritardo, ma questi capitoli non sono così facili da scrivere come può sembrare XD. Perciò mi portano via un po' più di tempo (senza considerare un piccolo aggiornamento culturale che ho fatto, di cui vedrete presto i frutti ù.ù XD).
    Allora... nel precedente capitolo abbiamo assistito all'ultima disperata azione che Sora può fare, e questi capitoli rappresentano il passaggio verso la sua fase finale. Ormai è inutile che vi dice che in ogni capitolo di flashback ci sarà un indizio che tornerà utile, vero? XD
    Senza contare che pare che ogni manga/anime inedito che scelgo di mettere in questa fiction viene acquistato in Italia... Rosario+Vampire, Fullmetal Panic (novel), Digimon Xros Wars e adesso anche Sword Art Online... *guarda in alto* speriamo non arrivi pure Xehanort... XD
    Allora, direi di passare alle recensioni, ma non prima di ringraziare Liberty89 sia per avermi fatto da betareader sia per avermi fatto conoscere i personaggi che userò in questo capitolo *prende cellulare e legge messaggio* che credo proprio risulterà di vostro gradimento. O almeno, così dicono...

    @ Liberty89: Lib-sensei! Tranquilla, renderò questi "falsi filler" dei capitoli degni dei veri capitoli ù.ù.
    E già... Sora, Roxas e Xion in una scena da tenere testa alle più commuoventi della saga di Kingdom Hearts ù.ù.
    Beh, Kairi è stata sottoposta a un delicato e totale intervento di ricostruzione del personaggio... quindi ha detto addio al suo lato Nomurico XD. Anche se questo purtroppo non riesce a salvarla da ciò che era in origine XD.
    Il mondo di SAO lo trovo molto interessante... sinceramente non mi sarebbe dispiaciuto restarci bloccato XD (continuo a sperare che un giorno anche noi avremo una simile tecnologia XD). Però per Kairi è una cosa già vista XD (considerando che qui ha già salvato Aqua, quindi è reduce dal viaggio nel mondo dell'oscurità XD).
    Beh, dopo tutto quello che ha passato, mi pare giusto che Hikari torturi lentamente e atrocemente chiunque tenti di portarli via Dark, no? XD.
    E Naruto fa di nuovo la sua entrata in scena, salvando da una non minaccia la nostra custode di turno XD.
    Per l'Heartless, ammetto che mi sono ispirato a quello per crearlo XD. Mentre il Keyblade di Naruto è stato spontanea come idea XD. (va beh... rimedieremo in futuro XD).
    Beh, l'incubo di Kairi per noi è chiaro, ma per lei all'epoca era ben più che misterioso e orribile... MUAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!
    E la battaglia... beh, credo che il Rasenshuriken avrebbe fatto andare in corto il sistema di SAO XD.
    Per i filler... beh, temo di averne ancora un po' in cantiere XD. Ma vedrai, non saranno noiosi ù.ù

    Bene, e ora... Buona lettura a tutti!

    Capitolo 82: Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulari - Torna all'indice dei capitoli
    “Okay… secondo te dove siamo finiti?” chiese Marco, guardando giù dal tetto dove si erano ritrovati non appena usciti dal varco, osservando il cortile interno dell’edificio, composto da due fabbricati collegati tra loro da un corridoio di tre piani.
    “Tu non guardavi molti anime, vero?” replicò Saiko.
    “Direi proprio di no… Sai, preferivo i videogiochi e poi mi sono ritrovato a combattere contro un intero esercito di alieni…”
    “Siamo in un'altra versione del Giappone, e al novantanove per cento siamo sul tetto di una scuola.”
    “Ah…” fece l’Animorph, per poi sospirare.
    “Però come facciamo a scendere senza farci vedere? Se usiamo il varco rischiamo che ci veda qualcuno da una finestra. Se scendiamo volando ci vedrebbero tutti e non vedo scale.”
    “Restiamo qui ad aspettare, semplice no?”
    “Non sappiamo che ore sono, potremmo dover aspettare anche tutto il giorno.”
    “Se vuoi posso trasformarmi in un falco o gabbiano per vedere un po’ come stanno le cose. O chissà, magari qui sono tutti capaci di volare.”
    “Muori Primo!” urlò una voce femminile.
    I due custodi guardarono subito verso il cortile, dove videro una donna dai capelli viola legati in due codini, che indossava un abito rosa da cameriera in cui era compresa anche una cuffia.
    La suddetta donna si era appena lanciata da una finestra per poi guardarne l’interno con un sorriso sinistro dipinto sul viso.
    “E ora che cosa-” cominciò il mangaka, poco prima che il tetto, a pochi metri di distanza da loro, esplodesse, dando il via a una catena stile domino. “Scappiamo!” urlò poi, cominciando a correre verso l’altra parte del tetto, seguito da Marco.
    “Fra tutte le scuole dell’universo dovevamo beccare l’unica presa di mira da una pazza psicopatica?!” sbraitò arrabbiato l’Animorph, correndo il più velocemente possibile per evitare le esplosioni, al cui rumore si aggiungevano le urla degli studenti all’interno dell’edificio.
    Dopo quasi un minuto, le deflagrazioni si fermarono, permettendo ai due custodi di interrompere la loro corsa e di riprendere fiato.
    “È… È stata una cosa troppo improvvisa…” fece Saiko, ansimando. “Quegli studenti…”
    “Già… Non siamo riusciti a fare niente… e la cosa peggiore, è che non è stata per colpa di Heartless o Nessuno… Ma di quella donna.”
    I due voltarono lo sguardo verso il cortile, trovando la donna, posta esattamente al centro dello spiazzo. Aveva tirato fuori da chissà dove una tastiera che era collegata a un sostegno metallico che spariva sotto la gonna, probabilmente allacciato a una gamba, mentre in una mano teneva un megafono e nell’altra stringeva quello che sembrava a tutti gli effetti un detonatore.
    “Attenzione, miserabili studenti e insegnanti di questa scuola!” disse attraverso il megafono, riempiendo l’aria con la sua voce. “Io, Uryuu Minene, ho preso il controllo della scuola.”
    “Ne ho viste di persone che odiavano la scuola, ma questa le supera tutte…” commentò Marco.
    “Ho piazzato in tutto l’istituto delle bombe con sensore di movimento. Non lasciate le aule se avete cara la vita. L’intero corpo studentesco è mio ostaggio!”
    “Marco?” fece Saiko, ricevendo un assenso da parte dell’Animorph, il quale si buttò subito giù dal tetto, seguito dal compagno.
    La donna si voltò subito verso di loro attirata dal movimento, guardandoli cadere giù, per poi fermarsi a pochi centimetri da terra, atterrando dolcemente. Allo stesso modo, gli studenti, tutti affacciati alle finestre delle aule lasciate indenne, li osservavano curiosi e increduli.
    “Allora, ricapitoliamo…” cominciò il mangaka. “Tu, senza motivo apparente, decidi di prendere in ostaggio una scuola e di farne saltare metà, uccidendo non so quanti studenti. Senza contare che noi eravamo proprio sul tetto dell’ala che hai fatto esplodere, e ora ti aspetti che tutti collaborino con te per avere salva la vita?”
    “E voi chi siete?”
    “I nostri nomi non hanno importanza. L’unica cosa che devi tenere in conto è che noi ti fermeremo. Non c’è neanche bisogno di cercare la causa dell’oscurità di questo mondo.”
    “Questo mondo? Non mi direte che siete anche voi degli aspiranti dei.” Replicò la donna, abbassando il megafono e parlando direttamente con i due custodi.
    “Nah, non abbiamo simili aspirazioni. Sinceramente, ne passo già fin troppe per voler diventare qualcuno di più importante.” Replicò Marco.
    “Capisco… Quindi siete solo due studentelli da quattro soldi che avranno usato qualche trucco per scendere dal tetto. Allora… che ne dite di esplodere?”
    Detto questo premette il detonatore che aveva in mano, facendo così esplodere una bomba che era nascosta sotto i piedi dei custodi.
    “Ho disseminato l’intero giardino con delle bombe! Avete visto tutti, che nessuno osi avvicinarsi!” urlò rivolta agli studenti della scuola.
    “Un campo minato, eh?” commentò Saiko, mentre il fumo si dissipava, rivelando entrambi sani e salvi. “Come ci aspettavamo. Se hai avuto il tempo di riempire la scuola di bombe, il cortile non poteva essere un’eccezione.”
    Minene li guardò con gli occhi sgranati. “C-Come avete fatto? La bomba era proprio sotto di voi!”
    “Come se una bomba come questa ci potesse realmente fare del male. Certo, forse se ci coglieva di sorpresa, ma così no di certo.” Fece l’Animorph, per poi alzare la mano.
    Immediatamente l’intero spiazzo fu invaso dalle esplosioni delle bombe nascoste, che s’innescarono una dopo l’altra, lasciando illeso per puro miracolo l’edificio scolastico.
    “Che cosa? Ma io non le ho fatte esplodere!” urlò Minene preda dell’ira, guardando tutto il suo lavoro andare in fumo.
    “Basta una piccola scintilla per farle esplodere. Ci ho messo un po’ per controllare il fuoco in questo modo, ma alla fine ci sono riuscito.” Spiegò il ragazzo. “E se ti chiedi come mai la scuola non è stata danneggiata dalle esplosioni, ti consiglio di osservarla meglio.”
    La donna si voltò immediatamente verso uno dei muri, sgranando gli occhi.
    Quasi invisibile, c’era una barriera che la avvolgeva completamente.
    “Chi diavolo siete voi due? Dei maghi?”
    “Anche. E ora, dove eravamo rimasti?”
    Uryuu non rispose, prendendo il suo cellulare e mettendosi subito a leggere qualcosa.
    “Perché… Perché non vi vedo?!” gli sbraitò contro, furente, distogliendo lo sguardo dal telefono.
    “Di solito non appariamo nei telegiornali.” Rispose Marco. “Almeno, io finora ho fatto di tutto per evitarlo. Sai, quando si combatte contro un esercito alieno che vuole conquistare il tuo mondo, sei costretto ad agire nell’ombra, ma direi che non è il tuo stile, vero? Oh, non fraintendere. Anch’io ho sulla coscienza diverse persone. Però non le ho eliminate per piacere personale.”
    “Parli come se non fossi di questo pianeta.”
    “E se fosse?” intervenne Saiko, portandosi le mani in tasca.
    “Allora significa che gli alieni sono più stupidi di quanto si credeva. Vi ricordo che la scuola è ancora piena di bombe. Gli studenti non potranno andarsene se non per mia volontà!”
    Un rumore dietro i due custodi li distrasse, costringendoli a voltarsi.
    Si ritrovarono di fronte a due ragazzi, che tenevano bloccato un terzo, dai capelli neri che indossava pantaloncini color ocra e un maglioncino nero, da cui uscivano in basso i bordi di una maglietta bianca, in quel momento costretto a terra, piangente.
    “Perché…” fece, guardando uno dei due ragazzi che lo tenevano bloccato. “Pensavo fossimo amici! Perché?!”
    Saiko e Marco sgranarono gli occhi, vedendo come i due ragazzi avevano lo sguardo triste, consapevoli che quanto stavano facendo non era giusto.
    “Capisco… Avevi già detto ad alcuni studenti cosa fare, e li hai minacciati per costringerli a obbedire. Ma cosa vuoi da quel ragazzo?!” esclamò il mangaka.
    Uno dei due studenti si allontanò, superando i due custodi e poggiando a terra un cellulare.
    “Che cosa voglio da lui?” ripeté Minene, sorridendo. “Solo quel cellulare e che lui se ne stia fermo.”
    “Tu… Tu hai ucciso degli studenti… solo per uno stupido cellulare?!” esclamò incredulo l’Animorph.
    “Sono una terrorista. Dovevo forse chiedergli con un biglietto di ucciderlo?”
    “E lo ucciderai usando il suo cellulare?”
    “Se distruggo il suo telefonino, lui morirà. O meglio, scomparirà come se non fosse mai esistito. In questo modo, nessuno potrà più impedirmi di diventare il nuovo dio!”
    I custodi fecero per replicare, ma una nuova esplosione attirò la loro attenzione, come anche quella della donna. All’interno della scuola era cominciata una nuova catena di esplosioni, che stava distruggendo una a una tutte le aule.
    “Che cosa? Io non le ho attivate!” fece sorpresa la viola.
    I due studenti che tenevano fermo il ragazzo corsero via spaventati, mentre lui si mise seduto sulle ginocchia, guardando incredulo lo spettacolo.
    “Fermati…” mormorò, attirando su di sé gli sguardi dei due custodi. “Così moriranno tutti… Yuno…”
    Dicendo ciò si chinò a terra, chiudendosi su se stesso come un riccio.
    “Tu sai chi è il responsabile di queste nuove esplosioni?” gli chiese Marco, senza però ottenere risposta.
    “Non preoccuparti, Primo. Non sarai l’unico a morire oggi.” disse Minene, sorridendo.
    “Primo… Senti, non è che hai a che fare con la mafia, vero?” domandò Saiko, ripensando a Tsuna e al suo soprannome.
    “Ma certo che no!” replicò il ragazzo, alzando la testa di colpo.
    “È inutile che tentiate di fermarmi. Tutte le bombe esploderanno tra dieci minuti.” Continuò incurante la terrorista. “Moriranno tutti, e voi non potrete impedirlo!”
    “Abbiamo salvato interi mondi, e tu in pochi minuti sei riuscita a fare più vittime di tutti i nostri viaggi messi insieme… Se solo un nostro amico fosse qui, tu a quest’ora saresti già cenere. E credimi, lui è più potente di chiunque tu possa immaginare. Può distruggere un pianeta in pochi secondi senza dover usare alcun ordigno esplosivo.”
    “Davvero? Peccato che ora non sia qui. Ed io, come gran finale, farò saltare tutto quanto in aria!” urlò Minene, scoppiando a ridere.
    Tuttavia, uno sparo la interruppe e l’istante seguente, uno dei suoi codini fu sfiorato da un proiettile.
    “Non esaltarti tanto.” Disse una voce maschile, sicura di sé. “Come hai osato mettere a soqquadro il mio territorio?”
    I due custodi si girarono, ritrovandosi a guardare quello che doveva essere un poliziotto, che teneva puntata contro la donna una pistola.
    “Finalmente ci incontriamo, Primo.” Proseguì l’uomo, guardando il ragazzo a terra, sorridendogli. “Te l’avevo detto che ti avrei protetto, no?”
    “Ti piace prendertela comoda, eh, Quarto?” replicò Minene, guardandolo con sufficienza.
    “Non posso certo dire che m’impressiona vedere che te la prendi con un ragazzino, Nona.” Fece lui.
    “Primo, Quarto e Nona…” ripeté Saiko. “In che cosa siamo capitati…?”
    Il poliziotto tirò fuori da una tasca un cellulare, mostrandolo al ragazzo.
    “Io ho il Diario delle Investigazioni.” spiegò. “È un Diario del Futuro che mi rivela i crimini che devono ancora avvenire.”
    I keybladers sgranarono gli occhi.
    “Comincio a capire… Non è l’unico cellulare con questa caratteristica, vero?” chiese il mangaka.
    “Indovinato, ragazzo.” Rispose Minene. “Siamo tutti e tre in possesso di un Diario del Futuro. In totale ce ne sono dodici, e l’ultimo rimasto diventerà un dio!”
    “Ne ho sentite di cose assurde, ma questa le batte tutte…” commentò Marco, sbadigliando. “Me ne occupo io Saiko, non ti preoccupare. Un bel pugno e sarà fuori gioco.”
    “Oh, davvero? Non mi sembri tanto forte, sai?” fece divertita la donna, ridendo.
    “State lontani da lei. Non posso lasciare che ci siano altre vittime.” Ordinò Quarto.
    “Ho affrontato esseri più pericolosi di lei. Basterà che non possa usare le bombe e sarà totalmente innocua.”
    Ma prima che potesse fare qualcosa, una delle finestre ancora intere si ruppe, lasciando uscire una ragazza dai capelli rosa tenuti in due lunghi codini bassi, con addosso una maglietta e dei pantaloncini per l’attività fisica, che si buttò sulla terrorista con un pezzo di vetro in mano. Giratasi troppo tardi e bloccata dalla sorpresa, Uryuu non riuscì a schivare quell’attacco e si ritrovò il frammento conficcato nella spalla, mentre la ragazza dopo aver mollato la presa sull’arma improvvisata le atterrava accanto. Nona la guardò furente e la scagliò lontano da sé con un calcio, facendola rotolare sul terreno fino ai piedi dei custodi.
    Saiko non perse tempo e corse verso il cellulare del ragazzo, prendendolo e mettendolo in una delle sue tasche. “E questo ora è al sicuro.”
    “Maledetti… Come osate interferire?! Chi vi credete di essere?!” chiese la donna.
    “Oh, finalmente! Mi chiedevo quando lo avrebbe chiesto!” esclamò Marco, portando la mano di fronte a sé, evocando il Keyblade. “Non siamo custodi del Keyblade, ma dalla tua faccia, ne deduco che non hai mai sentito parlare di noi.”
    “Custodi?” ripeté la ragazza dai capelli rosa, guardandoli incredula.
    “Alcuni ci chiamano la maledizione dell’universo. Altri ci definiscono dei salvatori. Altri semplicemente, urlano contro di noi.”
    “E questa da dove ti è uscita, Saiko?”
    “Beh, ero pur sempre un mangaka, lasciami fare un po’ di teatralità.” Replicò lui con fare ovvio.
    “Hanno fatto apparire dal nulla quelle strane spade… Com’è possibile?” chiese Nona, incapace di accettare quanto appena visto.
    “Ora… tu sei della polizia, vero?” chiese Marco, guardando Quarto.
    “Esatto. Devo dire che siete una bella sorpresa. Non siete apparsi sul mio diario.”
    “N-Nemmeno sul mio…” fece la rosa, rialzandosi. “Quindi significa che non faranno del male a Yukki.”
    “Probabilmente è perché non siamo di questo mondo. Può darsi che il potere dei vostri cellulari non ci riconosca per questo.” Rifletté il mangaka.
    “Custodi o no, non potrete impedirmi di far saltare in aria questa misera scuola!” urlò Minene, riprendendo in mano il detonatore.
    “Abbassatevi!” urlò Primo.
    I due custodi si voltarono, giusto in tempo per evitare una freccetta lanciata dal ragazzo, diretta verso il cellulare che la viola teneva in mano.
    Lei sgranò gli occhi, per poi spostare l’oggetto, lasciando esposto il proprio viso. Sotto lo sguardo disgustato dei presenti, la freccetta si conficcò nell’occhio sinistro di Minene, che cacciò immediatamente un urlo di dolore. Pochi istanti dopo, la terrorista portò la mano all’occhio per rimuovere la freccetta e gettarla via, dopodiché tornò a coprire con il palmo l’organo leso, che aveva iniziato a buttare denso sangue scuro, che le imbrattò il viso e colò fino all’abito.
    “Arrenditi, Nona!” ordinò il poliziotto, puntandole contro la pistola. “Non puoi andare lontano con una ferita del genere.”
    “Non sottovalutatemi!” ribatté lei, lasciando uscire da sotto la gonna una serie di razzi, che crearono una fitta coltre di nebbia.
    Pochi secondi dopo il rumore di un motore riempì l’aria, anticipando Minene a cavallo di una moto che li superò, dirigendosi verso l’uscita.
    “Il mio Diario del Futuro… è il Diario di Fuga!” rivelò sotto lo sguardo sorpreso dei presenti, per poi allontanarsi a tutta velocità.
    “Maledizione… è fuggita.” Fece la rosa, per poi girarsi verso Primo. “Stai bene, Yukki?”
    “S-Sì… grazie Yuno…” rispose lui, sebbene sembrasse quasi spaventato dalla ragazza.
    Tuttavia la sua attenzione fu attirata da Marco, che si avvicinò a lui, per poi afferrarlo per il collo della maglietta.
    “Di’ un po’ tu, che cosa pensavi di fare?! Avresti potuto ucciderla!” gli urlò contro.
    “E allora? Avete visto anche voi che cos’ha fatto, no?”
    “È un essere umano! Anzi, è un essere vivente! Qualunque cosa abbia fatto non merita la morte!”
    “Ha cercato di uccidere Yukki…” fece Yuno, avvicinandosi minacciosa. “E questa è una colpa sufficiente per meritare la morte. Cosa che spetterà anche te se non lo metti giù.”
    Saiko le puntò contro il Keyblade. “Non vi conviene mettervi contro di noi. I proiettili sono inutili e oltretutto non potreste mai stare al nostro passo.”
    La rosa digrignò i denti, mostrando due occhi folli, mentre Marco lasciava andare il ragazzo chiamato Primo. “Direi di andarcene. Quella donna di sicurò attirerà qualcuno di nostra conoscenza o un suo alleato.”
    “Temo di non potervi lasciare andare via.” Disse il poliziotto. “Avete detto che non siete di questo mondo, esatto?”
    “E se fosse? Vuoi fermarci?”
    “Io forse non ci riuscirò, ma qui fuori ci sono decine di poliziotti. Volete combattere contro tutti loro?”
    L’Animorph ridacchiò. “Di bene in meglio… Prima rischiamo di saltare in aria, poi incontriamo un branco di psicopatici… e ora questo. Yeerk, quanto mi mancano. Almeno loro erano un solo tipo di pericolo…”
    “Yeerk, eh? Era tanto che non li sentivo nominare.” Fece una voce.
    Saiko e Marco spalancarono gli occhi, mentre attorno a loro il cortile e la scuola scomparivano, lasciando posto a una strana costruzione: una circonferenza, che ospitava dodici piattaforme circolari, con segnati i numeri romani da uno a dodici sul bordo, grandi a sufficienza per un paio di persone, infatti su ognuno di essi comparve una figura, ma solamente Yukki, Yuno, che aveva preso il secondo posto, Quarto e Minene erano visibili, le altre erano completamente nere per celarne l’identità. Solo una piattaforma si rivelò vuota a parte un’inquietante scritta rossa che riportava ‘DEAD END’.
    “Così, voi siete due custodi, eh?” continuò la voce, mentre sopra di loro, esattamente al centro del cerchio, appariva dal nulla un trono, sul quale era seduto un essere gigantesco vagamente simile a uno scheletro, con addosso una tunica viola e una corona sul teschio.
    I due evocarono subito il Keyblade.
    “E tu chi sei?” chiese Marco.
    “La domanda giusta sarebbe chi siete voi.” Chiese la figura che occupava il dodicesimo posto, la cui testa sembrava avvolta da un grosso pallone.
    “Deus, perché sono qui anche loro?” domandò Yukki. “Non sapevano nemmeno dei Diari!”
    “Calmo Primo. Avete di fronte a voi due delle persone da cui, al momento, dipende il destino di questo e di altri mondi.”
    “Quei due bastardi… per colpa loro Primo mi ha portato via un occhio!” esclamò Nona.
    “Mi sento molto al centro di un processo… Dobbiamo dedurne che sei tu il creatore di quei cellulari del futuro, vero?”
    “Esatto. Io sono Deus Ex Machina, il dio del tempo e dello spazio.” Rispose l’essere.
    “Un dio, eh? Non sei il primo che incontriamo, però sei decisamente il più minaccioso.”
    “Che maleducati che siete. Dovreste mostrare almeno un po’ di rispetto.” S’intromise una bambina dai lunghi capelli bianchi e la pelle scura, seduta su un bracciolo del trono.
    “Per quale motivo hai creato dei diari che prevedono il futuro?” domandò Saiko, ignorandola. “E perché quella donna stava cercando di uccidere quello che chiamate Primo?!”
    “Perché Primo è il più pericoloso.” Rispose la persona che stava alla decima posizione.
    “È l’unico in grado di cambiare il proprio futuro.” Proseguì la quinta, che dalle dimensioni pareva essere un bambino.
    “Inoltre, è l’unico che è già riuscito a eliminare uno di noi, ovvero Terzo.” Intervenne ancora il Dodicesimo.
    I due custodi portarono il loro sguardo sulla scritta volante che si trovava sopra la terza piattaforma.
    “Quindi abbiamo salvato un assassino da una terrorista, eh? Ma mi sfugge ancora il perché di tutto questo.” Asserì Marco.
    “Chi resterà in vita alla fine prenderà il mio posto. È un gioco.” Spiegò semplicemente Deus.
    “Sai, in passato c’era un’altra persona… un altro umano che ha fatto un gioco simile.” Disse Saiko. “Ha ucciso migliaia di persone seguendo la sua giustizia, dicendo di voler diventare il dio del suo mondo. Ed è morto.”
    “E allora? L’importante è riuscire nel proprio obiettivo. Diventando dio, avremo il controllo sullo spazio e sul tempo. Niente potrebbe fermarci.” Affermò Minene.
    “Voi siete disposti a giocare a questa follia?” esclamò Marco. “Ma vi rendete conto del valore di una vita?! Non potete uccidere per motivi così egoistici!”
    “E i normali serial killer? Loro hanno un motivo non egoistico?” domandò la persona che stava all’undicesimo posto.
    “Gli umani sanno solo usarsi a vicenda. Se voi due provenite da un altro mondo, dovreste saperlo bene.” S’intromise il sesto possessore, che al contrario degli altri sembrava stare in ginocchio.
    I due custodi aumentarono la stretta attorno al Keyblade.
    “Questo non significa nulla!” urlò l’Animorph. “Tutti sbagliamo, ma nessuno può considerarsi superiore agli altri!”
    “E voi allora? Vi siete presentati come custodi, non come umani.” Fece Nona.
    “Forse non sono proprio umano al cento per cento… Però lo sono stato in passato! Ho perso la mia umanità per aiutare il mio mondo!”
    “La maggior parte dei custodi è umana, una buona parte è quasi umana e una minoranza non lo è. La persona che ci ha aiutato… La persona grazie alla quale siamo stati riconosciuti come custodi… lui è umano, eppure probabilmente riuscirebbe a sconfiggere questo vostro dio!”
    Tutti guardarono Saiko, per poi spostare lo sguardo su Deus, che sorrise.
    “Interessante… Quindi è ancora in giro, eh?”
    I due custodi sgranarono gli occhi, tornando a fissare la divinità.
    “Sì, ho incontrato uno dei vecchi Dark. Non ho ancora avuto il piacere d’incontrare quello attuale, ma confermo che il suo potere probabilmente va oltre il mio.”
    “Ehi, che storia è questa? Non dovresti essere tu l’essere più potente di tutti?!” sbottò Minene.
    “Di questo mondo. Ce ne sono molti altri che mi superano in potenza. I custodi del Keyblade sono i rappresentanti di due di questi. Anzi, i due più forti in assoluto.”
    “Luce e Oscurità… Ne abbiamo sentito parlare. Anzi, probabilmente sia io sia Marco abbiamo ricevuto i Keyblade dalla Luce stessa.”
    “Allora che cosa volete fare? Interrompere il gioco?”
    “Questo non possiamo farlo… abbiamo già interferito in questo mondo più di quanto avremmo dovuto. Il nostro obiettivo purtroppo non è salvare il mondo dai suoi problemi interni, ma da quelli esterni. Tuttavia, se questo gioco dovesse attirare l’oscurità su questo mondo…”
    Mentre diceva ciò, Marco puntò il Keyblade in alto, creando un fascio di luce che attraversò l’aria, finendo nel vuoto del cielo che li sovrastava.
    “Non esiteremo a porvi fine con la forza.” Sentenziò.
    In quel momento sopra tutti e undici i partecipanti apparve la scritta ‘DEAD END’, che restò sospesa nel vuoto.
    “Ehi, e questo che cosa significa?! Perché c’è una linea di morte per tutti noi?!” esclamò Minene, osservando spaventata la scritta.
    “Pare che la sfida del custode sia stata rilevata come una minaccia.” Rispose Deus, alzandosi in piedi, mostrandosi in tutta la sua altezza.
    “Che cos’ho fatto?” chiese l’Animorph, confuso.
    “Hai appena emesso una sentenza contro di loro. Ora per ognuno di loro è cominciato un conto alla rovescia che li condurrà all’annientamento.”
    Il keyblader sgranò gli occhi. “Tu… Sospendi subito questo folle gioco!” urlò, volando contro di lui, creando una sfera di fuoco.
    Tuttavia la divinità lo respinse alzando semplicemente la mano, rimandandolo al centro del cerchio.
    “La nuova missione dei possessori dei Diari è quella di eliminarvi per poter sopravvivere.”
    “Tutto qui?” fece la voce del bambino. “Sarà uno scherzo da ragazzi.”
    “Non me lo farò ripetere due volte.” Aggiunse Nona, scomparendo, seguita in pochi secondi da tutti gli altri.
    Alla fine restarono solo Yukki, Yuno e Quarto, oltre ovviamente a Deus Ex Machina e alla bambina al suo fianco.
    “Così hai pensato di liberarti di noi mandandoci contro i tuoi giocattoli, eh?” fece Saiko, guardando la divinità.
    “Siete stati voi a fare in modo che accadesse questo. Tuttavia, dubito che qualcuno riuscirà ad avvicinarsi a voi. Voglio divertirmi, perciò non vi lascerò in svantaggio. Murmur?”
    “Subito!” rispose la bambina dai capelli bianchi, saltando giù e atterrando di fronte ai due custodi.
    “Siete di un altro mondo ma ora vi trovate qui, perciò dovrete sottostare alle sue regole.” Continuò Deus, mentre la bambina tirava fuori due cellulari, consegnandoli a Saiko e Marco, che li presero in mano, osservandoli.
    “Non male… Quindi ci costringi a partecipare, eh?”
    “Esatto. Ricordatevi che se i vostri Diari del Futuro dovessero andare distrutti, voi sparirete con essi. Come se non foste mai esistiti.”
    “Tutto qui?” replicò Marco, ancora arrabbiato. “Diventare un dio come te… preferirei sì sparire piuttosto di avere un simile destino!”
    Deus sorrise, per poi sparire assieme a tutto quanto, lasciando tornare i ragazzi nel cortile della scuola.
    “Pazzesco… Forse ci conviene andarcene da questo mondo e-” cominciò Saiko, poco prima di vedere Yuno correre verso di lui, con un coltellino svizzero in mano.
    “Muori!” urlò, poco prima di essere colpita in pieno stomaco da Marco.
    La ragazza restò a bocca aperta per qualche secondo, lasciando cadere l’arma, per poi scivolare a terra, venendo presa dal custode.
    “Cavoli… Non dovrei parlare, ma questa qui non sa proprio aspettare…” sospirò, poggiandola con delicatezza a terra.
    “E così ci sono due nuovi partecipanti, eh?” fece Quarto, sorridendoli. “Beh, io personalmente non ho nessuna intenzione di diventare un dio. Che ne dite di un’alleanza? Volevo proporla solo a Primo e Seconda, ma a questo punto credo convenga aggiungere anche voi due.”
    “Mi sembra incredibile che Deus vi conosca.” Disse Yukki.
    Saiko sospirò. “In teoria tutto l’universo ora dovrebbe conoscerci, ma a quanto pare, alcuni mondi non hanno ricevuto il messaggio di… credo possiamo definirla una nostra superiore, che metteva allerta tutti quanti.”
    “Che ne dite di spiegarci tutto quanto?” chiese Quarto. “Ah, a proposito, io sono Kurusu Keigo.”
    “Io Yukiteru Amano, mentre lei è Yuno Gasai.” Si aggiunse il ragazzo, indicando anche la ragazza a terra.
    “Il mio nome è Mashiro Moritaka, ma potete chiamarmi Saiko.”
    “Io sono solo Marco. Per abitudine non dico mai il cognome.”
    “Allora, che cos’è che sta succedendo all’universo? Non mi risulta che gli alieni siano soliti viaggiare così facilmente.”
    “In teoria veniamo anche noi dalla Terra. Vedete…”

    Dopo che Saiko e Marco ebbero spiegato tutta la situazione, i due rimasero in silenzio per qualche minuto.
    “Quindi… l’Universo sta realmente rischiando di sparire… Questo gioco potrebbe essere inutile…” fece Yukiteru, guardando Yuno ancora priva di sensi. “Siete fortunati che non abbia sentito tutto quanto. Non avrebbe reagito bene. Ha un’attenzione morbosa nei miei confronti, anche se ignoro il perché.”
    “L’avevo immaginato…” disse Saiko, per poi lanciargli il suo cellulare. “Ad ogni modo, questo ti appartiene.”
    “Ancora non capisco perché ci abbia dato questi affari… Da dove vengo io non erano ancora andati così avanti con la tecnologia, eravamo agli inizi dell’era di internet…” commentò Marco, prendendo il telefonino che Murmur gli aveva consegnato, leggendo lo schermo. “Anche se queste note sul futuro… non sembrano molto affidabili.”
    “Dici?”
    “Ci sono solo degli orari, seguiti da delle frase tipo ‘Ho eliminato un Heartless.’ o ‘Forse dovremmo chiamare Dark.’… Insomma, cose banali. Mi sembra strano che non ci siano note tipo ‘Forse è proprio il caso che vada da uno psicologo’… Ah, no, ecco qui.”
    “In pratica il vostro diario è come il mio. Vi dice quello che vi succederà intorno.” Spiegò Primo, mentre Yuno riapriva gli occhi.
    “Y-Yukki…” mormorò. “Stai bene?”
    “Sì, tranquilla. Non sono ferito.”
    “Come mai loro sono ancora qui?”
    “Prima mi sono espresso male. Non abbiamo alcuna intenzione di eliminarvi. Vogliamo solo salvare questo mondo.”
    “Quindi non farete alcun male a Yukki?”
    “No, puoi starne certa. Anche se non abbiamo gradito come abbia colpito a tradimento quella donna.”
    “Non avevo altra scelta. Avrebbe fatto saltare in aria il resto della scuola.”
    Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, un rumore proveniente dai cellulari attirò la loro attenzione.
    Yukiteru fu il più veloce a prenderlo e a leggere il messaggio.
    “No… Impossibile…” fece, deglutendo.
    “E questo che cosa significa?!” esclamò Marco.
    Su tutti i cellulari era apparsa la stessa scritta:
    ‘Hakai ha appena colpito il terreno con una sfera d’oscurità, dando il via alla fine’
    “Gadian…” mormorò Saiko.
    “Qui c’è scritto Hakai… Significa Distruzione.” Commentò Yukiteru.
    “Un tempo era uno dei miei assistenti.” Spiegò il mangaka. “Ma all’improvviso, si è trasformato in un essere che aspira al caos. Il mio mondo in questo momento è diventato di pietra… Io sono l’unico superstite.”
    “Lo stesso vale per il mio mondo. Anch’io avevo un nemico che mi ha seguito nello spazio, ma alla fine, è stato eliminato. Hakai, invece, assieme a Xehanort, è uno dei nostri nemici più pericolosi. Se quella sfera colpisse questo mondo… Noi non potremmo fare nulla per salvarlo. In pochi secondi, sparirà tutto quanto.”
    “Allora ci basterà fermarlo prima. Sapreste descrivermelo?”
    “Cosa può fare un poliziotto come te?”
    “Dato che sono il capo della polizia, direi molto.”
    “Sarebbe inutile.” Fece Saiko. “Manderesti solo al macello i tuoi uomini. Contro di lui è impossibile avere la meglio. Potreste usare anche l’esercito, lui vi annienterebbe in pochi instanti. La bomba atomica stessa probabilmente sarebbe inutile con lui.”
    “Non può esistere un essere così potente!” esclamò Yukiteru.
    “Eppure è così! Stando così le cose… dobbiamo come minimo far evacuare la città.”
    “Capisco… Darò l’ordine, dicendo che abbiamo ricevuto la soffiata di una bomba. Se dovessi dire la verità, mi prenderebbero per pazzo.”
    “Sì, credo anch’io che sia la cosa migliore da fare…” rispose Marco, mettendo via il cellulare. “Anche perché non ci rimane molto tempo… non è vero, Hakai?” continuò, girandosi per incontrare lo sguardo del custode del Caos, seduto sul bordo del tetto della scuola.
    “Oh, così mi avete scoperto, eh?” fece lui, sorridendo e mettendosi in piedi, per poi alzarsi in volo.
    “S-Sta volando!” esclamò Primo.
    “Non ti eri accorto che anche noi stavamo volando prima? Per i custodi non è troppo difficile, dopo aver fatto un po’ di pratica.” Rispose Marco, evocando il Keyblade. “Ora scappate via il più velocemente possibile. Vedo che gli altri studenti non hanno perso tempo e sono spariti… questo posto probabilmente durerà solo pochi minuti.”
    “Marco, così mi fai sembrare un cattivo di terza categoria… Pensi davvero che vi attaccherò subito?”
    “Perché, hai in mente qualcos’altro? Ti abbiamo già affrontato altre volte, e sappiamo che non ti fai troppi scrupoli.”
    “Nemmeno voi ve ne siete fatti troppi l’ultima volta. Vi siete addirittura fusi per affrontarmi.”
    “Fusi? Come sarebbe e a dire fusi?” chiese Yuno, guardando i due custodi.
    “È una tecnica di un altro mondo. Se due persone sono simili fisicamente e hanno la stessa forza, possono diventare un unico essere con le caratteristiche di entrambi. È una soluzione temporanea, ma in quello stato si guadagna un potere incredibile.”
    “Ma questa volta non abbiamo nessuno a tenerlo occupato.”
    Kurusu alzò la pistola contro il custode del Caos. “Non ho ben capito che cos’avete intenzione di fare, ma se è tempo che vi serve posso procurarvelo io!”
    “Tu, umano?” domandò Hakai, per poi alzare una mano.
    Immediatamente dietro di lui si alzò dal nulla una colonna di fuoco, il cui diametro era di circa dieci metri, mentre la sua altezza raggiungeva il cielo, tanto da non riuscirne a vedere la fine.
    “Va bene, prova pure ad affrontarmi. Sono curioso di vedere… che cosa può fare una banale pistola contro di me.”
    “Yukki… scappiamo e lasciamoli qui!” disse Yuno, stringendo il braccio del ragazzo.
    “N-No… Non possiamo… inoltre, non c’è un posto dove saremmo al sicuro…”
    “Hakai!” urlò Saiko, volando contro di lui, con il Keyblade pronto a colpire. “Lascia subito andare Gadian!”
    “Ancora con questa storia? Gadian ormai non esiste più, fa parte di me. Io sono lui e lui è me. Semplice, no?” replicò lui, evocando la chiave leggendaria e respingendo l’attacco del mangaka, che restò anche lui sospeso in aria.
    “Ha la vostra stessa arma! Vuol dire che era un vostro compagno?” domandò Yukiteru a Marco, che scosse la testa.
    “Ci siamo dimenticati di dirvelo. Esistono quattro categorie di custodi: quelli della Luce, come me e Saiko e quelli dell’Oscurità. Le altre due categorie sono particolari, perché composte da un solo individuo ciascuno: dell’Equilibrio, ovvero Dark, e del Caos, ovvero Hakai.”
    “Un’intera categoria… solo per una persona?”
    “Già… Il che vi dovrebbe far capire la loro potenza. Equilibrio e Caos… entrambi il miscuglio della Luce e dell’Oscurità, ma uno opposto all’altro.”
    “Ottima spiegazione, Marco.” Fece Hakai, per poi far scomparire il Keyblade, andando ancora più in alto. “Ora, però, voglio vedere che cosa sapete fare… Difendete questa città da soli.”
    Non appena ebbe detto ciò, schioccò le dita.
    Immediatamente centinaia di varchi oscuri si aprirono nel cielo, lasciando uscire da ciascuno di essi una decina di Heartless volanti.
    “Che cosa?! Heartless? Da quando li può usare?!” esclamò l’Animorph incredulo, osservando gli esseri oscuri disperdersi nell’etere.
    “Ci rivedremo quando la città sarà distrutta… o quando tutti gli Heartless saranno stati eliminati.” Concluse Hakai, scomparendo nel nulla.
    “No… questa non ci voleva!” urlò Saiko, creando subito una decina di sfere di fuoco che scagliò contro alcuni Heartless, disintegrandoli
    “Qui la situazione è critica. Forse sarebbe il caso di chiamare davvero Dark…”

    “Che cosa facciamo?” domandò Murmur a Deus, guardando preoccupata uno schermo di fronte a loro, dentro il quale era possibile vedere gli Heartless che attaccavano la città. “Rischiamo di perdere tutti i canditati in un solo colpo!”
    “Non devi preoccuparti. Ci sono due custodi, e nessuno dei canditati è così sprovveduto. Inoltre… avverto che c’è qualcun altro non previsto.”
    “Qualcun altro? Di chi si tratta?”
    “Non ne sono sicuro… ma credo sia anche lui un viaggiatore, sebbene sembri provenire da molto più lontano.”

    Un ragazzo dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli rossi legati in una coda bassa, con addosso un kimono, dalla giacca viola e i pantaloni bianchi, e una katana assicurata al fianco sinistro, si fece largo tra la folla di persone, che lo guardava con somma incredulità.
    “Ma tu guarda un po’ che razza di posto…” fece lui, alzando lo sguardo verso uno dei diversi palazzi. “Non ho mai visto una città come questa… e mi chiedo come abbia fatto a finire qui.”
    “Ehi tu!” urlò una voce, anticipando un poliziotto, che lo raggiunse in pochi secondi.
    “Eh?” domandò il rosso, voltandosi. “Dice a me?” aggiunse, indicandosi.
    “Sì, proprio tu! Lo sai che è vietato andare in giro con una spada?”
    “Sì.” Si limitò a rispondere lui. “E allora?”
    La risposta schietta lasciò sorpreso l’agente, che tuttavia scosse la testa per riprendersi.
    “Ragazzo, devo chiederti di seguirmi in centrale e di consegnarmi la spada.”
    “Spiacente, non posso.” Rispose lui, mentre i suoi occhi si facevano seri, abbandonando l’aria quieta che li aveva illuminati fino a quel momento.
    “Questa è resistenza a pub-”
    “Si abbassi!” ordinò il ragazzo, sguainando la spada e saltando oltre l’agente.
    Con grande sorpresa di quest’ultimo, come delle altre persone presenti in strada, la spada andò a scontrarsi contro un Heartless, tagliandolo a metà, facendolo così scomparire nel nulla.
    “Che cosa?!” esclamò sorpreso il rosso, atterrando dietro il poliziotto, tenendo la spada in mano.
    “C-Che cos’era quella cosa?” chiese l’uomo, spaventato.
    “Qualcosa che per qualche misterioso motivo sembrava avercela con noi.”
    “Cosa vuoi di-” Ma l’agente non completò mai la frase.
    Dietro di lui era apparso dal nulla uno Shadow, che l’aveva colpito alle spalle.
    Sotto gli occhi sgranati del ragazzo, egli cadde a terra, lasciando poi uscire dal proprio corpo una sfera di luce, che scomparve nel cielo.
    Un urlo appartenente a una donna riempì il silenzio creatosi, dando il via a un’ondata di panico parallela all’apparizione di decine di altri Shadow, che accerchiarono il samurai, mentre dal cielo un’orda di Invisibili scendeva in picchiata, con la loro lama stretta in mano.
    “Che cosa diavolo sta succedendo?” si chiese il ragazzo, stringendo con maggiore forza la propria spada, per poi partire all’attacco, colpendo in pochi secondi tutti gli Heartless che lo circondavano, i quali scomparvero subito.
    “Oh, questa sì che è una sorpresa.” Fece una voce, sentendo la quale le creature si fermarono subito.
    Il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Braig, che sorrideva divertito.
    “È raro riuscire a trovare un’arma in grado di sconfiggere gli Heartless. O forse sei tu a essere speciale?”
    “Chi sei?” chiese il rosso. “Sei tu a controllare questi mostri?”
    “Bingo! E per rispondere alla tua prima domanda, io sono Braig.” Rispose, evocando i suoi fucili e puntandoli contro il ragazzo.
    “Vedo che ti piace usare trucchi. Che cosa sono queste creature? Come mai scompaiono nel nulla non appena colpite? Senza contare che la loro resistenza… è molto bassa. Mi sembra quasi di non toccarli.”
    “Quelli sono Heartless. Esseri fatti d’oscurità in cerca di cuori forti. E sembra che tu corrisponda proprio al loro ideale.”
    “Cuori?”
    “Oh, non i cuori che credi tu. I cuori come quello uscito da quell’uomo. L’essenza stessa di una persona! Senza di quello, si è destinati a diventare come loro.”
    “Quindi devo fermare te per salvare tutte le persone qui presenti, vero?”
    Braig scoppiò a ridere. “Anche ammesso che tu riesca a sconfiggermi, non sono io a controllarli. Una volta mandati all’attacco, si fermano solo se distrutti. E ora, l’intera città ne è invasa.”
    Il ragazzo sgranò gli occhi. “Se le cose stanno così… allora è mio dovere fermarli. Non ho combattuto una guerra solo per vedere andare in fumo tutti i sacrifici compiuti.”
    “Non preoccuparti. Non si limiteranno a questa città. Questo mondo ormai è condannato! Gli Heartless aumenteranno sempre più di numero, finché non troveranno la serratura. E a quel punto… il mondo sparirà.”
    “Il mondo…? Vuoi dire che-”
    “Esatto! Nessuno resterà in vita. Tutti voi siete destinati a diventare Heartless!”
    “E tu? Ti sacrificherai per questa tua folle idea?”
    “Sono uno di quelli che comanda gli Heartless. E poi, posso andarmene da questo mondo quando voglio. Ce ne sono molti altri da colpire.”
    Il ragazzo chiuse gli occhi. “Capisco… allora immagino che questo non sia il mio mondo. Ora mi spiego perché è tutto così diverso. A quanto pare, qualcuno si è divertito a mandarmi qui.” Disse, alzando la spada contro Braig. “Ma se quello che dici è vero, allora ti fermerò. Non ti lascerò raggiungere altri mondi!”
    L’ex Nessuno ghignò. “Divertente… un ragazzo con una misera spada contro un essere in grado di controllare l’oscurità…” Detto ciò scomparve, riapparendo a testa in giù alle spalle dell’avversario. “Peccato che tu ti stia sopravvalutando, moccioso.” Continuò, per poi far fuoco.
    Il rosso portò la spada dietro la schiena, riuscendo a deviare il colpo laser, che colpì il muro di un edificio.
    “Non credere che sia così facile colpirmi. Non sono nuovo a giochi sporchi durante una battaglia. Inoltre, giusto per precisare, ho ventotto anni.”
    Braig tornò dritto, atterrando come se niente fosse. “Immortale?”
    “Non direi. Gli immortali non esistono.”
    “Capisco…” continuò Braig, sorridendo ancora. “Però c’è qualcosa che non mi torna… Perché una spada qualsiasi è riuscita a respingere il mio attacco? Senza contare che è in grado di eliminare gli Heartless…”
    “Un samurai, eh? Quindi c’è ancora qualcuno che si veste in quel modo…” intervenne una voce, attirando l’attenzione dei due su Minene, che mise in tasca il suo cellulare. “E l’altro mi ricorda la mia fin troppo recente ferita.” Continuò, alzando la testa e tenendo chiuso l’occhio sinistro, ancora sporco di sangue.
    “E tu chi saresti?” domandò l’ex Nessuno.
    “Una candidata a diventare il dio di questo mondo. Non credevo che Deus avesse ragione, come anche quei due ragazzini… Ma tu in questo momento rappresenti un ostacolo per questo mio obiettivo.” Dicendo ciò portò una mano in tasca, tirando fuori una granata, che innescò subito. “Perciò mi farai il gentile piacere di scomparire!” urlò, lanciandogliela contro.
    Il ragazzo saltò all’indietro, lasciando Xigbar da solo, proprio mentre la granata lo raggiungeva, illuminandosi. Pochi secondi dopo un’esplosione investì i due, facendo volare il rosso a terra per l’onda d’urto.
    “E con questo è sistemato!”
    Il samurai la guardò incredulo, e aprì bocca per dire qualcosa. Ma prima che riuscisse a proferire parola, la risata di Braig riempì ancora l’aria, mentre il fumo provocato dall’esplosione si dissipava, rivelandolo perfettamente incolume.
    “Non male!” esclamò divertito. “Se fossi stato un uomo qualunque a quest’ora sarei a pezzi! Ma purtroppo per te, non lo sono.”
    “Che diamine… Non può essere rimasto illeso!”
    “Però devo dire che mi sono stufato di giocare con voi. Ci sono due custodi con i quali preferirei non avere troppo a che fare. Inoltre, temo che Hakai si sia fatto prendere la mano.”
    “Hakai… è il nome di colui che distruggerà il mondo!” rifletté Minene, riprendendo in mano il cellulare e guardando lo schermo. “Allora non si può proprio cambiare il futuro?”
    Braig la guardò incuriosito. “Non vorrai farmi credere di poter vedere nel futuro, vero?” domandò, avvicinandosi, tenendole puntato contro una delle sue armi. “Se le cose stanno così, credo proprio di doverti eliminare subito. Non posso rischiare che tu te ne vada in un altro mondo.”
    “Fermo!” urlò il rosso, mettendosi in mezzo ai due. “Non posso permetterti di fare del male ad altre persone! Ho giurato che non avrei mai più visto morire qualcuno di fronte ai miei occhi. E allo stesso modo, di non uccidere più nessuno.”
    “È questo il motivo per cui la tua spada non è affilata?” domandò Braig, guardando la katana dalla lama girata al contrario, mentre puntava entrambi i fucili contro i due. “Voglio proprio vedere… quanti colpi può respingere la tua spada prima di cedere!”
    Detto questo cominciò a far fuoco, lanciando contro lo spadaccino una decina di proiettili laser.
    Tuttavia questi s’infransero contro una barriera.
    “Che cosa?” fece sorpreso il membro dell’organizzazione, poco prima di essere raggiunto da una sfera di fuoco, che lo fece volare a qualche metro di distanza.
    “Giusto in tempo… Fortuna che gli Heartless si sono concentrati maggiormente qui.” Fece Saiko, atterrando, mentre poco lontano Yukiteru, Yuno e Kurusu lo raggiungevano correndo. “Anche se non mi aspettavo di incontrare di nuovo lui.”
    “Il mangaka, eh? Solo soletto ad affrontarmi?” lo prese in giro Braig
    ‘Direi di no!’ urlò telepaticamente Marco, anticipando un elefante che colpì in pieno l’ex Nessuno, facendolo schiantare contro una casa.
    Poi, sotto gli occhi sorpresi di tutti tranne Saiko, tornò ad avere l’aspetto dell’Animorph, che sorrise soddisfatto del proprio operato. “Allora, che cosa fai? Te ne torni da dove sei venuto o ti ci rispediamo noi?”
    L’ex Nessuno ghignò divertito, ignorando il rivolo di sangue che gli cadeva dalla bocca. “Se credete di averla vinta così facilmente, vi sbagliate. Cosa possono fare due custodi… contro questo esercito di Heartless?” chiese, poco prima di sparire in un varco oscuro.
    “Tutti codardi. Ecco che cosa sono.”
    “Il moccioso… si è trasformato in un elefante!” esclamò Nona, incredula.
    “Lo avevo detto io che potevo tranquillamente stenderti senza troppe difficoltà.” Replicò lui, per poi evocare il Keyblade. “Allora… abbiamo degli Heartless da eliminare, no?”
    Non appena ebbe detto ciò, le creature oscure li circondarono.
    “Pare proprio di sì.”
    “Anche voi conoscete queste creature?” chiese lo spadaccino, alzando di nuovo la katana.
    “È inutile cercare di affrontarli. Le spade normali non funzionano contro di loro.” Lo mise in guardia Saiko, poco prima di sgranare gli occhi quando lo vide tagliare in due uno Shadow.
    “Dicevi?”
    “Quasi tutte le spade normali a quanto pare.” Ridacchiò Marco, per poi alzare la mano libera, creando una raffica di sfere di fuoco che colpirono alcuni Invisibili sopra di loro, che scomparvero.
    “Tutti voi, presto, venite qui dietro!” ordinò Saiko ai quattro possessori dei Diari, i quali obbedirono.
    “Diteci che avete un’idea su come salvarci!” esclamò Yukiteru, guardando spaventato l’orda di creature oscure.
    “Sinceramente, non so. Ho sentito che Sora in passato ha sconfitto da solo mille Heartless, perciò non dovrebbe essere impossibile… Però ne avremo la conferma solo una volta che ci saremo riusciti!”
    “Non gli lascerò toccare Yukki, a nessun costo.” Fece Seconda, tirando fuori un altro coltello.
    “Ma quante armi hai con te?!” chiese incredulo Primo, zittendosi quando vide gli Invisibili sopra di loro cominciare a scendere a tutta velocità, alzando la loro spada.
    “Kuzu Ryu Sen!” urlò il samurai, saltando in alto e colpendo un Invisibile con la spada, usando una velocità che la rese quasi invisibile per tutti.
    L’Heartless rimase fermo per qualche instante, per poi scoppiare e svanire nel nulla. “Queste creature non sono umane, e neanche animali.” Disse il ragazzo, riponendo la katana nel fodero, mentre i suoi capelli si spostavano dal viso, mostrando una cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra. “Perciò non devo farmi problemi nel colpirli, vero?”
    “E-Esatto…” rispose Marco, ancora sorpreso dalla performance del rosso. “Senti… so che non è il momento più adatto… ma tu chi sei?”
    “Ho avuto diversi nomi… ma adesso sono semplicemente Kenshin Himura, ex samurai vagabondo.” Rispose lui, portando di nuovo la mano sull’elsa della spada, per poi estrarla e generando uno spostamento d’aria tale da far scomparire decine di Shadow, oltre che provocare diverse crepe nell’asfalto.
    “S-Samurai?”
    “A quanto pare, qualcuno mi ha portato qui dal mio mondo.” Spiegò Kenshin. “Forse proprio per affrontare queste creature.”
    Saiko lanciò il Keyblade sopra di lui, colpendo in pieno un Wyvern, che cacciò un grido prima di scomparire.
    “Si chiamano Heartless.” Rispose il mangaka, mentre l’Animorph tagliava in due un Soldato. “Sono creature oscure che in passato erano umani, ma come vedi, ora non hanno più niente del loro essere originale. Pensano solo a prendere i cuori delle proprie vittime.”
    “E non si possono affrontare normalmente?!” domandò Nona, mentre lei e gli altri restavano a guardare i tre combattere.
    “Le armi normali sono inutili. Solo i custodi e pochi altri eletti possono ferirli ed eliminarli.”
    Yuno restò in silenzio a guardarli, mentre un sorriso appariva sul suo viso.
    “Sono deboli, ma il loro numero è davvero alto…” commentò il rosso, colpendo un altro Heartless, che scomparve. “Sembrano non finire più…”

    Sopra un palazzo, una persona ammantata di bianco con il viso celato dal cappuccio, stava osservando la scena.
    “Forse è il caso che intervenga…” mormorò, spostando il mantello e prendendo una spada priva di fodero anch’essa bianca che teneva appesa alla cintura. “Dopotutto, non posso lasciare due custodi a se stessi… soprattutto se sono due dei leggendari custodi.”
    Detto questo, fece un passo oltre il bordo del tetto, per poi lanciarsi giù, girando su se stesso e ritrovandosi così a guardare il marciapiede avvicinarsi sempre di più.
    A pochi metri dal suolo sorrise, per poi girarsi di nuovo e atterrare in piedi, provocando un’onda d’urto che spaccò il cemento sotto di lui, creando una voragine, le cui crepe si estesero per diversi metri attorno.
    I custodi e i possessori dei Diari si girarono nella sua direzione, restando a guardarlo stupefatti, come anche gli Heartless.
    “Ahi, ahi… dovrei smetterla con simili azioni spettacolari. Dimentico sempre che quando sono da solo il mio potere è dimezzato…” si lamentò il tale che rivelò una voce maschile, alzandosi apparentemente illeso e spolverandosi il mantello, per poi recuperare la spada, che si era conficcata accanto a lui.
    “E ora chi è questo tipo?” chiese Kurusu.
    “Potete chiamarmi Eiyu.” Rispose lui, avvicinandosi al gruppo dei presenti, tenendo il braccio con la spada lungo il fianco, fermandosi di fronte ai keybladers.
    Poi, con sorpresa di tutti, si mise in ginocchio di fronte ai due custodi, che lo guardarono increduli.
    “C-Che cosa stai facendo?!” chiese Marco, mentre Eiyu si rialzava.
    “È un onore per me conoscervi di persona, Marco e Saiko. Le vostre gesta come custodi si sono diffuse per tutto l’universo.” Disse, per poi girarsi verso gli Heartless, che sembravano essere nuovamente in procinto ad attaccare. “Permettetemi di aiutarvi.”
    “Ehm… Okay, credo che una mano in più non possa farci male, ma-”
    Prima che il mangaka potesse concludere la frase, il nuovo arrivato era scomparso dalla loro vista, riapparendo alle spalle di un Heartless e trafiggendolo subito con la spada.
    Senza aspettare un secondo, la estrasse per lanciarsi a tutta velocità contro un mucchio di Shadow, tagliandoli tutti quanti a metà senza essere visto da nessuno.
    “E questi sarebbero i temibili Heartless? Ed io che speravo in qualcosa di meglio!” esclamò, poco prima che un varco oscuro si aprisse dietro di lui, lasciando uscire un Blu Ciccio.
    Eiyu sorrise. “Così va meglio!” gridò, lanciando la spada in alto per colpire un Invisibile.
    Nello stesso momento si scagliò contro l’Heartless appena apparso, colpendolo con un pugno e facendolo volare contro un palazzo, facendolo così tornare nell’oscurità, per poi alzare il braccio e recuperare con nonchalance la propria arma.
    Gli astanti rimasero a fissarlo con gli occhi sgranati.
    “Ha… Ha appena preso a pugni un Heartless?!” esclamò Marco. “E non si è nemmeno fatto male!”
    “Ma chi diavolo è quel tipo?”
    Solo Yuno guardava con serietà il nuovo arrivato, stringendo con maggiore forza il coltello nella sua mano.
    Eiyu si girò di colpo, trafiggendo alla testa un Neo Shadow, apparso all’improvviso, che si contorse per qualche secondo prima di sparire.
    “E ora, il colpo finale!” urlò, alzando verso l’alto la spada.
    Immediatamente questa cominciò a irradiare luce, per poi restare sospesa in aria, mentre il proprietario univa i palmi delle mani. Il suo mantello cominciò a muoversi da solo, come sospinto da un vento generatosi dal nulla, che sembrava colpire solo lui. Il cappuccio si levò, lasciando libera la corta capigliatura bianca del ragazzo, che stava tenendo le palpebre serrate e stava mormorando parole che nessuno era in grado di udire. Poi spalancò gli occhi, rivelando due iridi nere come la pece. Istantaneamente dalla spada partirono centinaia di raggi di luce, ognuno dei quali colpì un Heartless, facendolo dissolvere all’instante.
    In pochi secondi, dell’intero esercito non era rimasto niente, se non i rimasugli della polvere nera che una volta rappresentava le creature oscure, che fu spazzata via da una lieve brezza.
    Eiyu recuperò la spada, che cadde verso di lui, per poi rimetterla al suo posto sotto il mantello.
    “E con questo, è finita.” Disse, poco prima di cadere in ginocchio, cercando di riprendere fiato.
    “Wow…” fece semplicemente Nona, guardando incredula il ragazzo.
    “Ma è il figlio di Dark? No, insomma, non è possibile che una persona sia così forte!” esclamò Marco.
    “Oh, no, no… Non ho nulla a che fare con Dark. Anche se ho avuto un’istruzione molto simile alla sua.” Rispose Eiyu, rialzandosi e asciugandosi con il mantello un po’ di sudore che gli scendeva dalla fronte. “Ma purtroppo non sono lontanamente resistente come lui. E per un attacco simile, ho consumato quasi tutte le mie energie. Sono abituato a ben altri nemici, gli Heartless per me sono nuovi.”
    “Ecco… scusa la domanda, ma da come parli, sembri non aver mai avuto a che fare né con i custodi né con gli Heartless, eppure sai un sacco di cose sul nostro conto. Com’è possibile?”
    L’albino si portò una mano dietro la testa, ridacchiando. “Ecco… non sono molto bravo nelle spiegazioni, di solito non parlo io, ma dato che mi hanno preso da solo, direi che mi tocca provare. Io vengo-”
    “Da un altro tempo, non è vero?” domandò Seconda, avvicinandosi a lui con il coltello in mano.
    Lo sguardo di Eiyu si fece di colpo serio. “E tu come hai fatto a capirlo?”
    Yuno sorrise, per poi scoppiare a ridere. “Patetico. Sono arrivati a prelevare persone anche da altre epoche pur di fermarmi! Prima il samurai, e ora questo tipo… Esilarante!” urlò, facendo allontanare tutti da lei.
    “Yuno, che cosa stai-”
    Ma Yukiteru s’interruppe quando la ragazza lanciò il proprio coltello, che si conficcò nel braccio del ragazzo, impregnando il mantello di sangue.
    “Chi sei tu?” domandò questo, liberandosi dell’arma e gettandola a terra.
    “Chi sono io?” ripeté Seconda, mostrando un folle sorriso. “Io sono l’incarnazione del Caos. E il cuore di questa ragazza è uno dei pochi in grado di potermi ospitare.”
    A quell’affermazione, Saiko e Marco rievocarono subito il Keyblade.
    “Hakai!” esclamarono, assieme a Eiyu.
    “Risposta corretta, custodi.” Continuò la ragazza, portando la mano di fronte a sé, evocando il Keyblade del custode del Caos. “E ora, porterò a termine la nota del futuro!”
    “Yuno!” urlò Primo, guardando impaurito la compagna, mentre anche Quarto e Nona si allontanavano ulteriormente.
    “Che diamine… Non credevo sarebbe stato necessario anche un esorcista oggi!” fece Minene.
    Hakai scoppiò ancora a ridere, mantenendo sempre la voce di Yuno.
    “Ora, custodi… mi affronterete ferendo questa ragazza o resterete lì fermi a guardarmi distruggere questo mondo?”
    “Hakai… maledetto…” mormorò Marco, poco prima che Eiyu poggiasse una mano sulla sua spalla.
    “Lo terrò occupato io. Purtroppo non posso sconfiggerlo, ma voi due sì.” Asserì, prendendo di nuovo in mano la spada.
    “Come?”
    “Non vi serve qualche minuto per quella tecnica? Dovete richiamare il guerriero che già in passato è riuscito a tenergli testa.”
    “Stai parlando di Marko? Ma non-”
    “Nessuno di noi può affrontarlo individualmente!” replicò l’albino, alzando la spada di fronte a sé. “E anche se lo attaccassimo tutti insieme, probabilmente non riusciremmo nemmeno a ferirlo. Sbrigatevi!”
    Detto questo, spiccò un salto verso l’avversario, che si limitò ad alzare il Keyblade, parando l’affondo e creando un’onda d’aria che investì tutti.
    “Fantastico… questa ragazza è più forte di quanto sembra! La sua follia la rende perfetta per me!” esclamò entusiasta il rappresentante del Caos, ghignando, per poi respingere Eiyu, che atterrò in piedi a un paio di metri di distanza.
    Marco e Saiko lo guardarono, per poi scambiarsi un cenno d’intesa.
    “Che cosa volete fare?” domandò Kenshin, vedendoli allontanarsi uno dall’altro.
    “Una tecnica che speravamo di non dover più usare. Se tu vieni dal passato, questa cosa potrebbe sconvolgerti non poco, ma probabilmente avrà lo stesso effetto anche sugli altri.”
    “Volete… eliminare Yuno?” chiese Yukiteru, guardandoli.
    Saiko sospirò. “Cercheremo di costringere Hakai a lasciarla andare. Non so come abbia fatto a controllarla, però non dovrebbe essere impossibile. Tuttavia, se non ci dovessimo riuscire… non avremo altra scelta.”
    “Ora basta chiacchere!” fece l’Animorph, stendendo le braccia verso sinistra. “È sempre imbarazzante questa parte…”
    “Da noi molti la imitavano, anche se ovviamente non funzionava.” Replicò il mangaka, stendendole verso destra, sotto lo sguardo attento dei presenti.
    “Fu…” dissero, cominciando ad avvicinarsi camminando a lato, spostando le braccia verso l’altro. “sio…” continuarono, portando nuovamente le braccia dalla parte opposta, per poi piegarsi uno contro l’altro, unendo gli indici delle mani. “ne!” urlarono, venendo avvolti da un’aura di luce, che costrinse tutti a chiudere gli occhi.
    Quando riuscirono a riaprirli, a posto dei due custodi c’era Marko, con in mano i Keyblade di entrambi.
    “Che cosa… dove sono finiti quei due?” domandò Kurusu.
    “Sono qui. Marco e Saiko sono diventati un'unica cosa, ovvero me.” Rispose il custode, usando la voce di entrambi i ragazzi, per poi voltare lo sguardo verso il combattimento.
    Eiyu sorrise, per poi saltare all’indietro. “Direi che per me è il momento di riposare. Ti lascio al tuo vero avversario!” esclamò, mentre Marko lo superava in volo, colpendo in pieno Hakai con entrambi i Keyblade, scagliandolo contro un palazzo, il quale si riempì di crepe per la forza d’urto.
    “È da tanto che non ci vediamo, Hakai.” Disse, restando fermo al suo posto, mentre l’avversario si rialzava, sputando sangue.
    “Ma tu guarda… siete di nuovo ricorsi a quella stupida tecnica, eh?” fece, sorridendo.
    “S-Stupida?” ripeté Kenshin, ancora incredulo per ciò che aveva appena visto. “Io direi impossibile!”
    Marko si lasciò sfuggire un ghigno, per poi puntare le chiavi leggendarie contro Hakai.
    “Ti darò una possibilità. Lascia andare Yuno, o non esiteremo ad attaccarti lo stesso. Siamo disposti a lasciarti andare via se non toccherai questo mondo e i suoi abitanti.”
    “Lasciarla andare?” ribatté Hakai, per poi scoppiare a ridere. “Stai scherzando! L’ho già detto prima: questa ragazza è completamente folle. La sua follia supera la vostra immaginazione. Il Caos regna sovrano dentro di lei, e questo mi rende ancora più forte!”
    Il custode annuì. “Come vuoi… Mi dispiace, Yukiteru. Non potrò mantenere la promessa che ti hanno fatto.”
    “Aspetta, non-” cominciò lui, per poi vedere Marko incrociare i Keyblade, partendo subito all’attacco.
    Tuttavia, con sua sorpresa, Hakai riuscì a parare il doppio fendente e a respingerlo.
    “Credevi che non mi fossi preparato a un nuovo incontro con te?” chiese lui, sorridendo, per poi creare con la mano libera una sfera rossa, con cui colpì in pieno la fusione, che si ritrovò a volare verso gli altri, rovinando a terra e lasciando un solco nell’asfalto.
    “Che cosa? Non dovrebbe essere così forte!” esclamò Eiyu, andando subito a soccorrere Marko, che si rialzò usando i Keyblade come appoggio.
    “È molto più forte di prima. Mi sembra impossibile…”
    “Ho solo risvegliato i miei veri poteri. Vedete, l’universo sta cambiando radicalmente. La terza forza si è risvegliata, ed io con lei.” Spiegò Hakai, avvicinandosi.
    “La terza forza? Che cosa vuoi dire?!”
    “Non l’hai ancora capito? Mi riferisco a-”
    “In fin dei conti, contro di te credo sarà necessario combattere tutti quanti.” Lo interruppe Eiyu, alzando la spada contro l’avversario, imitato da Kenshin.
    “Oh, e credete di riuscirci? Fatevi sotto allora.”
    “No… Voi non siete custodi. È troppo pericoloso affrontarlo! Ho visto persone che si definivano divinità non riuscire a tenergli testa.” Fece Marko.
    “Non è un buon motivo per arrendersi. La mia spada non può uccidere, perciò sono l’unico a poterlo colpire senza fare del male alla ragazza!” esclamò il samurai.
    “Io non posso dire lo stesso. Solitamente, i miei avversari non riescono a raccontare di avermi affrontato. Dopotutto, non godo proprio di una buona fama nel mio mondo.” Aggiunse Eiyu, preparandosi a combattere. “Sono fra le dieci persone più ricercate del globo.”
    “Credo di poterti capire. Io dopotutto ho ancora addosso la fama di assassino.”
    Marko guardò entrambi, per poi sospirare. “Allora temo proprio di non potervi dire nulla.” commentò. “Se non… all’attacco!”
    Non appena urlò l’ultima parola, tutti e tre scattarono contro Hakai, pronti a colpirlo con le loro armi. Tuttavia, questi alzò la mano libera, facendo partire da essa una serie di liane nere, che colpirono i tre, per poi attorcigliarcisi intorno, tenendoli sospesi in alto, stretti e incapaci di muoversi.
    “Poveri stolti. Dimenticate che io…” e mentre diceva ciò abbassò di colpo le liane, facendo schiantare a terra i tre. “Sono il Caos!”
    I tre urlarono di dolore, aumentando il volume delle urla quando attraverso le liane gli arrivò una scossa elettrica.
    “Adesso basta, Yuno!” urlò Primo, attirando l’attenzione del custode del Caos su di sé.
    “S-Scappa…” ansimò Marko. “Andatevene via!”
    “Non posso… non posso lasciarla così… Yuno, torna in te!”
    “Patetico tentativo, ragazzo.” Disse Hakai, facendo scomparire il Keyblade e alzando la mano.
    Immediatamente Yukiteru sentì una forza misteriosa attirarlo verso di lui, per poi bloccarlo a un metro di distanza, incapace di muoversi.
    “Ora… questa ragazza aveva un attaccamento morboso nei tuoi confronti, vero?” continuò il keyblader, creando una sfera di fuoco nella mano. “Vediamo come reagisce il suo cuore… se sarà proprio lei a eliminarti!”
    Il ragazzo chiuse gli occhi, pronto a ricevere il colpo.
    Ma con sua sorpresa, la sfera rimase al suo posto.
    “C-Cosa?” fece incredulo Hakai, guardandosi il palmo. “Perché non riesco a lanciare la magia?”
    “Non farai del male a Yukki!” esclamò una voce proveniente da dentro di lui, mentre la sua mano cambiava direzione, puntando la sfera contro se stesso.
    Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, il globo scoppiò, causando la sparizione delle liane e facendo volare indietro Hakai, che rimase a terra.
    Poi il vero corpo del custode del Caos apparve come dal nulla dietro Yuno, ansimando per il colpo ricevuto.
    “M-Maledizione… non pensavo che la sua volontà fosse così forte…” esordì, per poi aprire un varco oscuro alle sue spalle, che cominciò ad avvolgerlo. “Tuttavia…” continuò, sorridendo e osservando i ragazzi di fronte a lui rialzarsi. “Il momento finale arriverà presto… e voi non potrete far nulla per evitarlo… Ho visto la verità dentro di lei… e non posso fare altro che gioire.”
    Dicendo ciò, scomparve nell’oscurità, senza lasciare alcuna traccia di sé.
    Marko lo guardò andare via, per poi voltarsi verso Yuno, ancora priva di sensi a terra.
    “Non credevo sarebbe riuscita a ribellarsi e a liberarsi da sola. La sua forza di volontà dev’essere a dir poco incredibile.” disse, per poi illuminarsi e dividersi in Saiko e Marco.
    “Già finita?” domandò quest’ultimo, guardandosi per verificare che fosse tutto a posto.
    “Yuno!” urlò Primo, correndo dalla ragazza per vedere le sue condizioni.
    Subito dopo un rumore proveniente dai cellulari attirò la loro attenzione, costringendo i due custodi a prenderlo e guardare di nuovo lo schermo, che ora riportava solo ‘Mission Exceeded’.
    “La nota di morte è scomparsa. Significa che quel tipo non rischia più di distruggere il mondo.” spiegò Nona, per poi allontanarsi. “Non seguitemi. Non credo che tutti voi siate immuni ai miei esplosivi.”
    “Tanto presto ti prenderò. Non puoi sfuggire al mio diario.” Replicò Quarto, per poi girarsi verso Yukiteru. “Primo, ti contatterò nei prossimi giorni per farti sapere le tue misure di sicurezza. Ora ho una città da tranquillizzare. Per fortuna, ho una terrorista da accusare.”
    Tutti lo guardarono allontanarsi in silenzio.
    “Quello è un poliziotto, vero?” chiese Kenshin, per poi girarsi verso i due custodi. “Mentre voi siete…? Non ho mai visto prima quel tipo di spada.”
    “Questo si chiama Keyblade. Non è una spada comune: infatti non è possibile forgiarla, ma viene consegnata solo a persone ben definite. Solitamente una persona per ogni mondo.”
    “Capisco. Allora… voi sapreste rimandarmi nel mio mondo?”
    “Spiacente, ma loro non hanno questo potere.” Rispose la voce di una bambina, anticipando Murmur, che si avvicinò al gruppo tranquilla, con il sorriso stampato sul volto.
    “Una bambina?” fece Eiyu, guardandola curioso. “O forse no?”
    “Chissà.”
    “Murmur, che cosa ci fai qui?” chiese Yukiteru.
    “Mi manda Deus. Mi ha incaricato di riportare al proprio tempo questi due. Oltre a recuperare i diari consegnati ai custodi. Avete vinto il vostro gioco, complimenti! E avete anche salvato il nostro mondo da fine certa.”
    “Beh, ormai ci stiamo facendo l’abitudine.” Replicò Saiko, consegnandole il cellulare assieme a Marco.
    “E questo è ancora niente.” Disse Eiyu, sorridendo. “Vi aspettano ben altre avventure.” Tuttavia, dopo aver detto questo, tornò serio. “Le difficoltà non mancheranno. Non posso dirvi di più, e non dovete dare per scontato che la mia presenza significhi che vincerete la guerra. Semplicemente vengo dal futuro, ma non potete sapere se sarà un futuro positivo o no.”
    “In pratica non ci vuoi aiutare ulteriormente, vero?”
    “Voi avreste vinto comunque questa battaglia. Io ho solo accelerato i tempi.” Continuò. “Ma ricordatevi questo: non arrendetevi mai.”
    “Tranquillo!” esclamò l’Animorph. “Ho affrontato assieme a quattro amici un esercito di alieni che ha colonizzato centinaia di mondi. Lo psichiatra può aspettare la fine della guerra.”
    “Allora come farai a farci tornare da dove veniamo?” domandò il samurai a Murmur, che sorrise.
    “Così!” rispose, alzando l’indice della mano destra, facendo scomparire all’instante i due.
    “Ecco fatto. Allora custodi, alla prossima volta, se ci sarà!” continuò, per poi svanire anche lei.
    “Non è una che perde tempo, eh?” commentò il mangaka, per poi voltarsi verso Yukiteru e Yuno. “Come sta?”
    “Sembra che quella strana sfera non le abbia provocato gravi danni. Sono sicuro che si risveglierà tra poco.” Rispose Primo.
    “Vediamo se così possiamo aiutarla.” Disse Marco, alzando una mano e avvolgendo la ragazza con un’aura verde, facendo sparire la bruciatura provocata dalla magia.
    “Questo è il massimo che possiamo fare. Ora direi che è il caso di andare. La serratura non l’abbiamo trovata, ma credo che non ci sarà più alcun rischio. Hakai non tornerà più qui.”
    “Ma cosa succederà se qualcuno ci attaccherà di nuovo?”
    “Quello non possiamo impedirlo in alcun modo. Tutto dipenderà dall’esito della guerra: se vinceremo, i mondi distrutti verranno ripristinati con tutti i loro abitanti. In caso contrario… tutto sparirà.” Rispose Saiko, per poi aprire un varco avanti a sé. “Voi cercate di resistere fino a quel momento.”
    Yukiteru annuì, per poi vederli scomparire dentro il passaggio, che si richiuse dietro di loro.

    “Eccomi di ritorno!” esclamò Murmur, avvicinandosi al trono di Deus.
    “Hai fatto presto.”
    “Come avevate chiesto. In fondo, una volta scoperto chi li aveva richiamati qui…”
    Lo sguardo di Murmur si spostò verso una persona nascosta nell’ombra del trono di Deus, la quale sorrise.
    “Ti ringrazio per la tua disponibilità.”
    “Ma perché richiamarli da epoche così lontane?” domandò Deus, curioso.
    “Dovevano incontrare i custodi. Per il momento non posso dire di più. Passato, presente e futuro. Ovvero il tempo. È questo ciò che devo esaminare.”
    “Ma perché?”
    La figura si voltò, allontanandosi.
    “È l’ultima promessa che ho fatto a loro. Una volta portato a termine questo mio ultimo compito, potrò fare ciò che voglio.” Concluse, scomparendo nel nulla.

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