Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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  1. darkroxas92
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    暗いロクサス92

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    Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Dunque, è finita! La Saga dell'Esame dell'Equilibrio ha visto la sua conclusione con il precedente capitolo, e le conseguenze sono state ben peggiori di quanto fosse possibile immaginare.
    Sora, il primo dei nuovi eroi del Keyblade, è caduto, e ora il suo corpo è in possesso di Nigrae, che si prepara alla guerra!
    Ma prima di passare alla saga finale di questa storia, diciamo che mentre continuo a radunare le idee, vi lascerò qualche capitolo "filler". O meglio, questi capitoli (non so ancora quanti saranno esattamente) rivelerrano alcuni punti oscuri nella trama, oltre che rivelare qualche dettaglio per la guerra. Perciò sono a tutti gli effetti dei capitoli, anche se si tornerà un po' indietro con gli eventi XD.
    Ordunque, ringrazio Liberty89 (sempre Fly89) per avermi fatto da beta reader e passo alle recensioni!

    @ Liberty89: *fa scoppiare una bomba* Eh già, il botto è stato un Signor Botto! XD
    Ti chiedo scusa, so che questo capitolo, con i suoi continui cambi di punti di vista, ti ha fatto impazzire nel betaggio XD
    Devo dire che come prova finale, l'idea di rendere oscuri i nostri eroi è stata magistrale (quanta modestia, vero? XD). E si sa, i cattivi sono sempre migliori dei buoni ù.ù. E Sora, essendo forse la rappresentazione stessa della bontà e ingenuità, e giustamente diventato uno dei cattivi peggiori di sempre ù.ù XD
    Topolino, Paperinika e Superpippo che usano le armi del re e dei suoi due amici era necessaria per non renderli ancora più inutili. Inoltre, a parte Paperina, era praticamente sempre loro a combattere XD.
    E già... questa battaglia non finale ha visto l'arrivo di un sacco di personaggi più e meno importanti... tranne Kuzko, che sinceramente è caduto quasi per sbaglio dentro il varco XD.
    Ammettilo, non avresti mai pensato ad Azuki come Blue Ranger, vero? XD. E Reborn... in fondo non poteva essere davvero cattivo XD (o meglio, non poteva essere cattivo tra i cattivi XD).
    Xadhoom... inizialmente pensavo di mantenerla in vita, ma la sua fine anche nella storia originale era troppo ben fatta per rovinarla definitivamente... perciò a malincuore ho dovuto fare tale scelta ù.ù. E se non avessi fatto così, Pikappa non avrebbe fatto paura a nessuno XD.
    Ormai mi conosci... la mia mente malata può generare idee talmente assurde da risultare perfette e inaspettate XD.
    E già, Sora è diventato il nuovo contenitore di Nigrae... tranquilla, Riku ha già dato con Ansem, non potevo usarlo nuovamente nello stesso ruolo XD. E io non ho limiti nella cattiveria ù.ù
    Anche Kairi ha i suoi limiti di tolleranza, e distruggere il cuore di Sora temo sia oltre a codesti limiti XD. E comunque, la Kairi di Equilibrio è ben diversa dall'originale XD.
    Per Sora... temo proprio che questo sia un addio... anche se forse, qualcosa riuscirà ancora a combinarla... chissà XD
    E concordo... ora un vero cattivo ha preso il comando di tutto, mettendo in secondo piano uno che alla fine, non vuole fare altro che studiare XD.
    La vera identità di Hakai è stata sì una bomba, lo ammetto... e vedrai, quando spiegherò il tutto, la bomba sarà niente in confronto XD (o almeno, lo spero XD).
    No... nemmeno io farei una cosa del genere XD. (Ansem e Malefica... brrr...)

    Bene, e ora... direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!


    Torna all'indice dei capitoli


    Sora aprì lentamente gli occhi, portandosi immediatamente una mano al viso per coprirsi dalla luce intensa che lo stava colpendo.
    Il rumore delle onde del mare giunse alle sue orecchie, mentre la vista diventava più chiara, rivelando al suo sguardo un tramonto conosciuto.
    “Queste… sono le Isole del Destino…” mormorò, alzandosi da terra e guardandosi attorno.
    Si trovava sulla piazzetta su cui sorgeva l’albero dei frutti di paopou dov’era solito guardare l’orizzonte assieme a Kairi e Riku, ma ora era da solo. Non c’erano neanche uccelli in cielo, e nessun pesce che guizzava fuori dall’acqua. Era da solo, con il mare che pareva estendersi all’infinito.
    “Che cos’è successo…? Stavo parlando con Dark e-”
    “E hai perso.” Rispose una voce, che fece girare di colpo il custode, trovandosi a fissare Xion, che lo guardava con occhi tristi.
    “Nigrae si è impossessato del tuo corpo. Probabilmente questi saranno i tuoi ultimi minuti. Ti sei rifugiato nel tuo cuore per salvarti, ma l’Oscurità lo distruggerà presto.”
    Sora la osservò per un istante, dopodiché annuì silenziosamente.
    “Capisco… Quindi questa è la mia fine?”
    “Mi dispiace.” Disse Roxas, raggiungendoli dal ponte. “Ma non possiamo fare niente per evitarlo.”
    Il castano guardò entrambi, per poi sorprendersi quando il suo Nessuno gli offrì un gelato al Sale Marino.
    “Non l’abbiamo mai preso insieme.” Spiegò lui, dandone uno anche a Xion, per poi dirigersi sul tronco che tagliava in due la piazza, sedendosi e imitato subito dalla compagna.
    Il keyblader fissò il gelato, sfoggiando un sorriso amaro, poi raggiunse i due, mettendosi nel mezzo e cominciando a mangiare.
    I tre rimasero in silenzio per diversi minuti.
    “Sapete… Forse c’è ancora qualcosa che posso fare.” Disse Sora, alzando lo sguardo.
    “Che cosa?”
    “Se mi trovo dentro Nigrae… Vuol dire che posso accedere ai suoi ricordi, come lui può fare lo stesso con me. Potrei trovare una soluzione per uscire da questa situazione, o almeno, un modo per permettere a Dark e agli altri di vincere.”
    “Dubito che potrai accedere ai suoi ricordi così facilmente.” Fece notare Roxas.
    “Non lo saprò finché non ci proverò.” Replicò Sora, saltando giù dal tronco, per poi dirigersi verso il confine della piazza, evocando il Keyblade.
    “È la mia ultima possibilità. Devo tentare il tutto e per tutto!”
    Xion e Roxas sorrisero di fronte alla sua tenacia e lo raggiunsero, evocando anche loro la Catena Regale.
    “Allora ti aiuteremo.” Risposero all’unisono, poi puntarono i tre Keyblade nella stessa direzione, facendo apparire una serratura, da cui cominciò a uscire una luce che li investì.

    Capitolo 81: Flashback Kairi: gioco mortale?


    Quando Kairi uscì dal varco, si ritrovò in mezzo a un enorme prato pieno di fiori.
    “Uao…” fece meravigliata, guardandosi attorno mentre avanzava. “Questo posto è davvero bello!”
    Pochi minuti dopo, raggiunse quello che sembrava il bordo della strada, oltre il quale c’era un dirupo, di cui non si vedeva il fondo. Anzi, sembrava esserci un cielo anche sotto.
    “Che strano…” commentò, girandosi. “Però sembra tutto a posto. Non vedo né Heartless né Nessuno… né nessun altro nemico.”
    “Ehi, tu!” urlò una voce.
    La custode si girò, vedendo un ragazzo dai capelli castani tendenti al rosso, con addosso un’armatura scarlatta e una spada in mano, correre verso di lei. “Scappa!!!”
    Kairi lo guardò, non sicura di aver sentito bene.
    Ma quando, qualche secondo più tardi, alle spalle del ragazzo apparve una creatura vagamente simile a un rinoceronte, solo che questa era cinque volte più grande e ricoperta per tutta la schiena da corna, fu costretta a confermare quanto aveva capito.
    “E quello che razza di Heartless è?” esclamò la principessa, mentre il ragazzo era in procinto di raggiungerla.
    “Che cosa ci fai lì impalata? Quel mostro è almeno di livello 60, non possiamo competere contro di lui da soli!”
    “Livello 60?” ripeté Kairi, inclinando la testa da un lato, mentre sul suo volto appariva un’espressione interrogativa. “Che cosa significa?”
    Il ragazzo, che in quel momento la stava superando, cadde a terra per lo stupore.
    “Che cosa?!” esclamò, rialzandosi subito. “Non mi pare il momento adatto per scherzare!”
    Ma s’interruppe quando il mostro si fermò di fronte a loro, ruggendogli contro.
    “Maledizione…” continuò lo sconosciuto, brandendo la propria spada. “Non ho altra scelta…”
    “Come mai ti sta inseguendo?” chiese la rossa.
    “Che razza di domanda è?! M’insegue perché vuole eliminarmi, no?”
    “Questo l’avevo capito anch’io… ma perché vuole eliminarti?”
    “È un mostro! Cosa dovrebbe fare? Invitarmi a bere un tè?”
    “E perché no? Sora mi ha raccontato di una bestia che ha invitato una donna a ballare.” Ridacchiò lei.
    “Come scusa?” chiese lui, per poi scuotere la testa. “Ah, non importa! Sbrigati a sguainare la tua spada!”
    “La mia spada? Io non ho una spada.” Rispose tranquilla Kairi.
    “Beh, se vuoi morire per fare queste battute, fai pure, io venderò cara la pelle!”
    La ragazza sorrise, per poi alzare la mano.
    “Temo tu abbia frainteso. Non ho detto che non combatterò. Ho solo detto che non ho una spada.”
    “E allora che cosa userai? Degli spilli?! Non vedo nessuna arma con te!”
    “Certo che no. Hai mai sentito parlare…” replicò lei, creando una sfera di fuoco. “di magia?”
    Il ragazzo spalancò gli occhi increduli, osservando Kairi colpire in pieno il mostro con il fuoco, che lo avvolse, fino a disintegrarlo in migliaia di pezzi, che si dissolsero nel nulla l’attimo seguente.
    “Uh? Che strano… perché è scomparso così?” fece lei, abbassando la mano.
    “Come… Come hai fatto?” chiese il ragazzo.
    “Oh, ti riferisci alla magia? So che può sembrare strano, ma io posso usarla e-”
    “Come hai fatto a usarla qui, intendo!” urlò lui.
    “Come?”
    “Dovrebbe essere impossibile usare qui la magia! Non è stata programmata!”
    “Programmata? Ma perché parli come se fossimo in un computer?”
    Il castano la guardò male.
    “Senti ragazza, non so che cosa ti passa per la testa, ma…”
    Tuttavia il ragazzo si fermò, guardando la testa della custode.
    “Che succede?”
    “Il tuo indicatore… dov’è il tuo indicatore?!” esclamò in preda al panico lui, puntandogli contro la spada.
    “Il mio indicatore? Di che cosa stai parlando?”
    “Tutti i giocatori ne hanno uno! E se tu non ce l’hai… significa che sei un nemico!” urlò, partendo all’attacco.
    Kairi si buttò di lato, riuscendo ad evitare il colpo di spada.
    “Ehi, che ti prende?! Vuoi uccidermi?!”
    “Se non lo faccio io, lo farai tu. Non mi aspettavo avessero programmato nemici in grado di interagire con noi giocatori fino a questo punto. Spero almeno di riuscire a droppare un po’ di oggetti utili dalla tua sconfitta!”
    Senza dire altro, si lanciò ancora all’attacco.
    Questa volta, però, Kairi alzò la mano, evocando il Keyblade e parando l’offesa.
    “Cosa? E quella che razza di spada è?”
    “Non è una spada. È un Keyblade. Dovresti sapere che cos’è, no?”
    “Keyblade? Mai sentito nominare! Né in questo mondo… né nel mio!”
    Kairi spalancò gli occhi.
    “Aspetta…” disse, saltando indietro. “Stai dicendo che non sei di questo mondo?”
    “Certo che no, come tutti gli altri giocatori. Cos’è, voi programmi non lo sapete?”
    “Temo che qui ci sia un grosso equivoco…” mormorò la custode, facendo scomparire l’arma. “Io non sono un programma. Sono una custode del Keyblade.”
    “Uh? E con ciò?”
    La ragazza sospirò.
    “I custodi del Keyblade sono persone che vanno in giro per l’universo. Ne esistono diverse categorie, ma principalmente si dividono in custodi della Luce e dell’Oscurità. Il mio caso è un po’ speciale. Oltre a essere una custode della Luce, sono anche una principessa della Luce, ovvero una delle sette donne con il cuore privo di oscurità. E in più, di recente, sono diventata una Master del Keyblade.”
    Il ragazzo la guardò in silenzio per qualche secondo.
    “Luce? Oscurità? Ma di che cosa stai parlando? E come sarebbe a dire che vai in giro per l’universo? Non esistono astronavi così potenti.”
    Kairi alzò una mano, aprendo il varco.
    “Non abbiamo più bisogno di un mezzo di trasporto, se non per riposarci.” Spiegò. “Attraverso questi varchi, possiamo cambiare mondo liberalmente. È così che sono giunta qui.”
    “Vuoi dire che tu puoi andartene da questo mondo liberamente?! E potresti far passare anche altre persone attraverso quel varco?”
    “Sì, è così, ma dobbiamo seguire delle regole.” Rispose lei, chiudendo il passaggio. “Mi dispiace, ma non posso farti lasciare questo mondo. Nemmeno se tu non sei originario di questo.”
    “Come sarebbe a dire?! Questo mondo è pericoloso, l’hai visto anche tu! È pieno di mostri come quello, anche più pericolosi! Non puoi lasciarci qui!”
    “Credimi… Il mostro più pericoloso che puoi incontrare qui, è meno potente di quelli che potresti trovare nel tuo mondo.”
    “Cosa? Nel mio mondo non esistono mostri!”
    “Mi dispiace doverti dare questa notizia, ma il tuo mondo potrebbe anche non esistere più.” Disse schietta Kairi.
    Il ragazzo sgranò gli occhi.
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Non so perché qui il messaggio di Aqua non è arrivato… ma l’universo è in guerra totale. Molti mondi sono stati distrutti, molti altri sono caduti sotto l’oscurità… Noi custodi stiamo facendo il possibile per salvarli, ma sfortunatamente, le nostre controparti sono forti quanto noi… Senza considerare la presenza delle tre entità.”
    “Le tre entità?”
    “Luce, Oscurità ed Equilibrio. Sono reali. Io stessa ho viaggiato con l’Equilibrio per diverso tempo, assieme ad altri custodi.”
    “Tu sei pazza… Sì, non c’è altra spiegazione… Non è possibile distruggere un mondo reale… Insomma, solo Goku e pochi altri-”
    “Oh, conosci anche tu Goku?” fece Kairi, leggermente sorpresa. “Noi abbiamo viaggiato per un po’ di tempo anche con sua nipote, Pan…”
    “Non vorrai farmi credere che esistono realmente?!”
    “Certo che sì. E dalla tua reazione, ne deduco che anche da voi sia arrivato come un fumetto, giusto? Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda… l’Equilibrio ha distrutto un mondo sotto i nostri occhi. Disabitato, ma pur sempre un mondo. E l’ha fatto in pochi istanti.”
    “Però… sono sicuro che il nostro mondo esiste ancora! Altrimenti io sarei morto!”
    “Come sarebbe a dire?”
    Il castano sospirò. “Immagino di doverti spiegare esattamente dove ti trovi, anche se fatico ancora a crederti… Ti trovi dentro un videogioco, ‘Sword Art Online’. Io, insieme ad altri diecimila giocatori circa, l’ho iniziato ormai più di un anno e mezzo fa.”
    “Un videogioco? Ma questo mondo sembra reale!”
    “Infatti è stato progettato proprio per essere così. Noi giocatori siamo entrati grazie a dei caschi speciali, che hanno digitalizzato la nostra mente. Doveva essere un gioco come tanti altri, ma… non appena tutti i giocatori si sono connessi, il creatore del gioco, Akihiko Kayaba, è apparso di fronte a noi, rivelandoci che non saremmo potuti tornare nei nostri veri corpi finché il gioco non sarebbe stato completato. In poche parole, il nostro vero corpo in questo momento probabilmente si trova in un letto di una stanza d’ospedale, incapace di muoversi.”
    “E non possono richiamarvi dal vostro mondo? Si tratta pur sempre di un programma, no?”
    “Purtroppo non è così. Kayaba ha fatto in modo che se qualcuno tentasse di disconnetterci forzatamente, il casco che indossiamo ci friggerebbe il cervello con delle microonde, uccidendoci. E lo stesso succede se moriamo nel gioco.” Spiegò lui, con un sorriso amaro.
    “È orribile…” commentò incredula Kairi.
    “Adesso, dei diecimila giocatori, siamo rimasti intorno ai settemila. Molti di noi si sono arresi, decidendo di passare qui il resto della loro vita, come se fosse il loro vero mondo… Ma io no!” urlò. “Io aiuterò a completare questo gioco, in modo da poter tornare nel nostro vero mondo! Senza contare che c’è una pizza che mi aspetta da quando mi sono connesso.” Concluse, ridendo.
    “Dove posso trovare questo Kayaba?”
    “Ah, se lo sapessimo avremmo cercato di fare qualcosa… ma ignoriamo se si trova in questo o nell’altro mondo.”
    “Come si conclude questo gioco?”
    Il ragazzo indicò una torre che si trovava a qualche chilometro di distanza.
    “Dobbiamo superare i Dungeon, livelli pieni di mostri, per arrivare alla stanza del boss. Una volta sconfitto lui, possiamo accedere al piano successivo. In totale ci sono cento piani. Ora siamo arrivati intorno al sessantesimo, non ne sono sicuro. In questo momento ci troviamo al ventiduesimo piano, ma è possibile teletrasportarsi su qualsiasi piano raggiunto grazie al Teleport che si trova in ogni città.”
    “Dov’è la città più vicina?”
    “Alla base di quella torre. Ma perché? Hai forse intenzione di aiutarci a completare il gioco?”
    “No. Andrebbe contro i miei doveri. Sono venuta qui perché potrebbe esserci una forza oscura. E sono sicura che quella forza si troverà sicuramente all’ultimo piano. Probabilmente si è impossessata del boss finale.”
    “I tuoi doveri?”
    “Come custode della Luce, devo eliminare l’oscurità prima che questa s’impossessi di un mondo. Inoltre, più nemici elimino ora, meno nemici ci saranno nella guerra finale dell’universo, la seconda guerra del Keyblade.”
    “Guerra del Keyblade? E ce n’è già stata una?!”
    “La prima ha provocato la creazione dell’universo così come lo conosciamo oggi. La seconda è stata iniziata dall’Oscurità… o meglio, da Master Xehanort, il cui obiettivo è riscrivere l’universo, cancellando quello attuale.”
    “Vuoi dire che… tutto quello che conosciamo…”
    “Sparirebbe. Sì, purtroppo è così, ma noi non ci arrendiamo. Un mio amico ha già salvato due volte l’universo. Adesso che siamo tutti insieme, lo salveremo senza ombra di dubbio.”
    Il ragazzo la guardò incredulo, per poi sospirare.
    “Cavoli, e io sono rinchiuso in questo gioco mentre fuori c’è letteralmente la fine del mondo. Beh, allora permettimi di lasciarti una raccomandazione: all’ultimo piano raggiunto, incontrerai sicuramente un ragazzo che combatte da solo. Si chiama Kirito. Digli che ti manda Klein! Saprà aiutarti nella tua missione.” le disse, sorridendole.
    La custode annuì, per poi girarsi.
    “Aspetta… non mi hai ancora detto come ti chiami!”
    Lei si alzò in volo.
    “Mi chiamo Kairi.” Rispose, per poi volare via, diretta verso la torre, lasciando un incredulo Klein dietro di lei.
    “S-Sa anche volare?!”

    La keyblader volò il più velocemente possibile, finché i prati che scorrevano sotto di lei non si trasformarono prima in sentieri e poi in case.
    Atterrò in quella che doveva essere una piazza, sotto gli sguardi increduli di decine di persone.
    Ignorandoli, cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca del Teleport di cui gli aveva parlato Klein.
    “Mi sarei dovuta far dire che aspetto ha…” mormorò, poco prima di ritrovarsi una spada puntata sul collo.
    “Non fare un passo.” Disse una voce, appartenente a un uomo che indossava un’armatura integrale. “Chi sei? Come hai fatto a entrare in città senza essere un giocatore?”
    Kairi non rispose, limitandosi a buttarsi di lato ed evocare il Keyblade per parare l’affondo che il cavaliere eseguì l’attimo dopo aver posto al domanda.
    “Il mio nome è Kairi, è sono una custode del Keyblade.” Rispose, allontanando la spada dell’avversario e mostrando la sua arma. “Sono qui solo di passaggio, sto cercando il Teleport.”
    “E perché un programma come te dovrebbe usare il Teleport?”
    “Non sono un programma. Vengo, come voi, da un altro mondo. Solo, non il vostro.”
    “Come sarebbe a dire?”
    “Non ho voglia di spiegare di nuovo tutto quanto. Vi basti sapere che sono qui solo per una mia missione, dopodiché me ne andrò. Ma per portarla a termine, devo raggiungere l’ultimo piano.”
    “Qual è la tua missione?” chiese uno di loro.
    La ragazza alzò il Keyblade.
    “Eliminare l’oscurità prima che anche questo mondo venga distrutto, com’è purtroppo successo a molti altri. Vi consiglio di tenervi pronti, perché presto potreste ritrovarvi a combattere contro nemici di cui non immaginate nemmeno il potere. Esseri incapaci di provare pietà, il cui scopo è unicamente quello di prendere il vostro cuore, trasformandovi in loro compagni.”
    “Come sarebbe a dire che i mondi sono stati distrutti?”
    “Ho saputo che voi siete bloccati qui da più di un anno. Probabilmente è per questo che non ne sapete nulla. L’universo è entrato in guerra, e rischia di venire distrutto. Io, assieme ad altre persone come me, stiamo cercando di impedirlo.”
    “Tu? Non mi sembri tanto forte, sai?” disse un uomo altro in armatura, avvicinandosi con la spada sguainata. “Non hai nemmeno un elemento protettivo addosso!”
    Kairi alzò la mano, creando una sfera di fuoco.
    “Non ne ho alcun bisogno. Anche perché contro i nemici che affronto, qualunque protezione è inutile. Solo il Keyblade e la magia possono colpirli, oltre a qualche particolare arma. Ma per il resto, sono immuni a tutto.”
    “Quella… Quella è magia?!” esclamarono diversi di loro.
    “Impossibile, non esiste la magia in questo gioco!”
    “Vi ho già detto che non appartengo a questo gioco.” Continuò la rossa. “Ora, se mi dite dove posso trovare il Teleport e raggiungere così l’ultimo piano disponibile, me ne vado.”
    “Ti accompagno io.” Disse una voce femminile, appartenente a una ragazza dai capelli rosa, che indossava un abito rosso.
    Kairi la guardo leggermente sorpresa.
    “Sakura?” fece, associandola per un istante alla ninja.
    “No, il mio nome è Liz.” Rispose lei, sorridendo.
    La custode scosse la testa, ricambiando il sorriso. “Scusami… solo che somigli incredibilmente a un’altra persona che ho incontrato un po’ di tempo fa. Il mio nome è Kairi.”
    La ragazza continuò a sorridere.
    “Allora, il Teleport è laggiù.” Disse, indicando una piattaforma al confine della piazza. “Devi andarci sopra e nominare il numero del piano. Se vuoi posso accompagnarti. Sono tornata da poco dall’ultimo piano raggiunto, perciò se vuoi posso farti da guida.”
    “Ti ringrazio. Però in caso di pericolo, dovrai tornare indietro, abbandonandomi, chiaro?”
    “Mi sembra di sentir parlare Kirito.” Ridacchiò Liz.
    “Di nuovo quel nome…” fece Kairi. “È così famoso?”
    “Oh, sai già di lui?”
    “La prima persona che ho incontrato qui mi ha detto di andare a incontrarlo. Tu lo conosci?”
    “Direi di sì, visto che ho forgiato una delle sue spade. A proposito, non ho mai visto la tua. È davvero strana, con quella forma a chiave.”
    “Questo si chiama Keyblade, un’arma leggendaria impossibile da copiare. Solo coloro che si dimostrano degni a Lucis o all’Oscurità possono usarla.”
    “Lucis?” chiese Liz, mentre si avviavano al Teleport.
    “La Luce stessa.”
    “Vuoi dire che esiste qualcosa che rappresenta la Luce?!”
    “Non che la rappresenta… è proprio l’essenza stessa della luce. E suo figlio è un mio amico.”
    “Amico… come amico, o come ragazzo?” chiese l’altra, guardandola con sguardo malandrino.
    A sentir ciò, Kairi scoppiò a ridere, attirandosi di nuovo gli sguardi di tutti addosso.
    “Dark non è nemmeno lontanamente il mio ragazzo. Anzi, credo che mia sorella potrebbe torturarti per quello che hai appena detto. Dark è suo, e di nessun’altra. In fondo, è anche l’unica disposta a sopportare il suo carattere.”
    “Così difficile?”
    “Aveva rinunciato all’amore.” Disse Kairi, facendosi seria. “Ci aveva rinunciato, rimanendone privo. Ha dovuto torturare quasi a morte mia sorella per poterlo recuperare parzialmente.”
    “Torturare?!” disse rabbrividendo Liz.
    “Non era in sé. Suo padre lo controllava. Quando si è reso conto di quel che ha fatto, non è stato in grado di riprendersi facilmente.”
    “Oh…”
    Le due raggiunsero il Teleport, salendoci sopra.
    “Livello Sessantatré!” urlò Liz.
    Intorno alle due comparve una forte luce, che impedì loro di vedere qualsiasi cosa. Quando scomparve, la città attorno a loro era cambiata, come anche le persone.
    Kairi si mosse per far sparire il Keyblade, ma Liz la fermò.
    “Tienilo in mano.” Le sussurrò. “Darai meno nell’occhio. Qui non è normale viaggiare disarmati, a meno che, come me, non fai qualche lavoro. Ma dubito che qui qualcuno ti conosca, a differenza di me.”
    “Va bene.” Rispose la custode, tenendo la sua arma in mano, allontanandosi dal Teleport.
    “Allora, dove si trova Kirito?”
    “Se lo conosco sufficientemente bene, adesso sarà in un Dungeon a livellare. Non pensa ad altro se non a diventare più forte.”
    “Livellare?”
    “Tu non sai proprio come funziona questo videogioco, vero?” chiese Liz, guardandola leggermente storta.
    “A dir la verità non ho mai nemmeno visto un videogioco. Da dove vengo io, la cosa più tecnologica è la lampadina.”
    “EH?!?!” esclamò incredula la ragazza, facendo un passo indietro e guardandola come se fosse una pazza.
    “Poi quando il mio mondo è stato distrutto, mi sono ritrovata catapultata in molti mondi diversi, ognuno con persone e oggetti unici. Anche se a essere sincera, il mio primo viaggio è stato un po’ particolare, visto che non ero nel mio corpo.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Non è una cosa che si sa nei mondi… ma la nostra anima risiede nei nostri cuori. Non intendo il cuore fisico, un altro cuore. È quello che decide se sei vivo o no, se sei della luce o dell’oscurità. Il mio cuore è stato scacciato dal mio corpo, venendo preso involontariamente in custodia da uno dei miei primi amici, Sora. È stato lui a viaggiare tra i mondi, e io con lui. Il mio corpo, invece, rimase in balia delle tenebre.”
    “E come ha fatto a tornare tutto a posto?”
    “Sora, a un certo punto, scoprì la verità. Dopo aver creduto di aver sconfitto il nemico, si è trafitto al cuore, liberandomi.”
    “V-Vuoi dire che è mo-”
    Kairi scosse la testa. “Il suo cuore è molto forte. È riuscito a tornare indietro.”
    “V-Vuoi dire che è tornato in vita?!” esclamò incredula Liz. “È possibile?!”
    “Non era proprio morto. Semplicemente, il suo cuore l’ha abbandonato per qualche minuto, ma non essendo puro, si era trasformato in Heartless, mantenendo tuttavia la sua coscienza. E infine, è riuscito a riprendere le sue vere sembianze.”
    “Mi sembra di capire che tu e questo Sora siate più che amici, eh?” dedusse la ragazza, facendo leggermente arrossire la custode.
    “Beh, siamo molto amici… ma al momento nulla di più, credimi! Anzi, lui adesso si trova in un altro mondo.”
    “Ma come fate a viaggiare? Insomma, non credo voliate anche nello spazio…”
    “Abbiamo dei passaggi speciali che ci permettono di raggiungere qualsiasi mondo.”
    “Uao… Dev’essere fantastico…”
    “Non è tutto rosa e fiori. Vedere distruggere un mondo… è una cosa che non auguro a nessuno.”
    “Liz!” urlò una voce, attirando l’attenzione delle due.
    Si trattava di una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro, con addosso una veste bianca e rossa e una spada simile a un fioretto riposta nel fodero appeso al vestito, che stava correndo verso di loro.
    “Asuna!” rispose Liz, salutandola con la mano.
    “Come mai di nuovo qui? Credevo saresti tornata al tuo negozio.”
    “Ho voluto accompagnare Kairi.” Rispose lei, indicando la custode, che le porse la mano.
    “Piacere di conoscerti.” Disse.
    Ma Asuna restò ferma al suo posto, guardandola dubbiosa.
    “Chi sei?” chiese, portando la mano all’elsa della spada. “Non hai né indicatore né barra degli HP.”
    “Non sono una nemica, ti basti sapere questo, ma preferirei non dover spiegare di nuovo il tutto a una folla. Andiamo in un posto più isolato. Se può farti stare più tranquilla, puoi tenere tu il mio Keyblade. Se tenterai di attaccarmi, non ne avrò bisogno per difendermi.” Fece la custode, porgendole la sua arma.
    “Keyblade?” ripeté Asuna, osservando la strana spada di fronte a lei, per poi scuotere la testa. “Non ce n’è bisogno. Lo stesso vale per me: se mi attaccherai, non esiterò a rispondere.”
    “Allora direi che siamo a posto!” cercò di intervenire Liz.
    Kairi sbuffò, per poi abbassare il Keyblade.
    “Per quanto ancora devo tenerlo così?” si lamentò, guardando la rosa.
    “Uhm… forse posso aiutarti.” Rispose lei, per poi muovere la mano davanti, facendo apparire uno schermo olografico, che cominciò a far scorrere muovendo le dita. “Ecco, prova questo.” Disse, premendo un’icona.
    Pochi secondi dopo tra le sue mani apparve un piccolo oggetto rotondo, provvisto di diverse spille.
    “Girati un attimo per piacere…” continuò Liz, per poi mettere l’oggetto sulla schiena della custode. “Fatto. Ora dovresti poter appoggiare il tuo Keyblade sulla schiena senza che cada.”
    Kairi la guardò sorpresa, per poi alzare il Keyblade velocemente, facendolo ruotare a mezz’aria e lasciandolo scivolare sulla schiena, dove rimase fermo.
    “Ehi, funziona!” Disse lei, sorridendo, per poi guardare le due ragazze.
    “Non sei una principiante con la spada, eh?” fece Asuna. “Insomma, riuscire a padroneggiarla così facilmente…”
    “Oh, quello? Sinceramente, ho copiato la posa da un altro guerriero, che credo sia molto più bravo di me. E poi, solitamente non ho bisogno di mettere al suo posto il Keyblade.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Meglio se ne parliamo fuori dalla città.”

    “Capisco…” fece Asuna, seduta su una roccia. “Così vieni dal mondo esterno.”
    “Non il vostro però. A essere sincera, non so nemmeno dove si trovi. Ho già sentito e visto mondi digitali collegati ad altri, ma nemmeno noi custodi potevamo farci qualcosa. Forse giusto Dark. Beh, ora che ci penso, se non ci riesce lui…”
    “Ma è così potente questo Dark? Prima dicevi che ha distrutto un mondo…”
    “Un mondo che lui stesso aveva creato.” Aggiunse la custode.
    “Che?! Ma è impossibile! Dovrebbe essere… una divinità!” esclamarono incredule le due ragazze.
    “Beh, credo si possa considerare quasi tale.” Ridacchiò lei. “Anche se è cambiato molto da quando l’abbiamo conosciuto. Inizialmente era molto freddo, e ci trattava tutti con sufficienza. Ci abbiamo messo un po’ per capire perché si comportava così.”
    “E ora?”
    Kairi continuò a sorridere.
    “Beh, ora direi che è tornato in sé. Ce n’è voluto di tempo, ma almeno ha abbandonato quella sua superiorità… anche se per ironia della sorte, l’ha abbandonata proprio quando ha capito di essere realmente superiore a tutti noi.”
    “Ah, gli uomini… Tutti uguali. Più sono forti, più diventano vulnerabili. Non ti ricorda qualcuno, Asuna?”
    “Come?” chiese l’altra ragazza, arrossendo di colpo.
    “Non crederai forse di potermelo nascondere, vero? Credi che non abbia visto che cos’hai al dito?” continuò maliziosa Liz, anche se con un velo di tristezza che solo Kairi parve vedere.
    “E-Ecco… è stato tutto improvviso e… insomma, che c’è di male?!”
    “Ehm… scusate se vi interrompo, ma di cosa state parlando?” chiese la custode.
    “Diciamo che se vorrai provarci con Kirito, prima dovrai passare sul corpo della sua dolce mogliettina.” Rispose ridendo Liz, facendo diventare ancora più rossa Asuna.
    “Liz!” la richiamò lei, cercando di nascondere l’imbarazzo.
    “M-Moglie?!” ripeté la keyblader, spalancando la bocca dalla sorpresa. “Ma sei appena una ragazza! Insomma, non è un po’ presto?”
    “Siamo in un videogioco. Qui certe cose non hanno importanza.” Rispose la ragazza, sorridendo. “E comunque, l’importante è che ci vogliamo bene, no?”
    “Sì… credo tu abbia ragione.”
    “E te? Non c’è nessuno a cui tieni in maniera particolare?”
    “Beh… diciamo che con questa guerra sulle spalle, non c’è molto tempo per pensare a ciò che proviamo. Chissà, forse dopo…”
    “Scusa se mi intrometto… ma non sarebbe meglio sfruttare proprio quest’occasione?” fece Liz. “Non voglio portare sfortuna, ma se questa guerra è così pericolosa, non è meglio non perdere nemmeno un minuto?”
    “Il nostro nemico sfrutterebbe questo legame contro di noi. Basta pensare a Dark. Lui e mia sorella sono legati dal destino da molto tempo, ma entrambi hanno cercato di ignorare i propri sentimenti. Mia sorella si è addirittura finta morta per oltre dieci anni, tanto che io non ero nemmeno a conoscenza della sua esistenza. Dark, invece, si è privato di tutti i suoi sentimenti per andare avanti… E nonostante tutto questo… il nostro vero nemico li ha trovati e torturati, fisicamente e psicologicamente.”
    “E ora? Come stanno?”
    Kairi ridacchiò.
    “Ironia della sorte, ora stanno ufficialmente insieme, ancora più legati di prima. Ma Dark ha perso la sua umanità… Non è più un comune essere umano.”
    “E con questo?” chiese Asuna. “Che cosa cambia?”
    “Fondamentalmente niente. Hikari ha deciso di restare comunque al suo fianco, e-”
    Ma la custode si interruppe, portandosi una mano sulla testa.
    Davanti a lei, per un momento, apparve l’immagine di sua sorella, tenuta sospesa in aria da una persona, che la stava stringendo al collo.
    “Kairi, tutto bene?” chiese preoccupata Liz.
    “H-Hikari…” fece lei, con gli occhi spalancati, mentre nella sua visione vedeva la testa della sorella abbassarsi, senza più dare alcun segno di vita.
    “Che cosa succede? Kairi!” la chiamò Asuna, scuotendola per le spalle, ma senza ottenere alcun risultato.
    “L’Oscurità… No, non può essere… Hikari…” mormorò la custode, mentre la sua visione si offuscava, lasciando spazio a un’altra scena, dove vide Dark in lacrime, in ginocchio, con il corpo della sorella tra le mani.
    “Dark… salvala…” mormorò, prima di cadere a terra priva di sensi, mentre Asuna e Liz continuavano a chiamarla, preoccupate.

    “Hikari… tu non sei più una custode della Luce: sei stata privata del tuo potere. Tuttavia, sono anch’io un’entità superiore… posso farti diventare la nuova custode dell’Equilibrio.”
    La ragazza spalancò gli occhi.
    “Ma se lo dovessi fare… andresti incontro al mio stesso destino… e non posso permetterlo! Maledizione! È tutta colpa m-”
    Ma Dark fu interrotto da Hikari, che lo baciò.
    “Stupido. Per stare al tuo fianco, sono pronta a tutto.”
    Dark alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi determinati.
    “Va bene allora… Hikari, sei pronta a diventare la mia custode? In tutti i sensi?”
    Lei sorrise, annuendo.
    “Certo che sì… Dark.”

    Kairi si alzò di colpo.
    “Dark… Hikari…” mormorò, ancora non del tutto in sé.
    “Si è svegliata!” urlò una voce, che fece tornare la custode alla realtà.
    Prima che potesse rendersene conto, tre persone entrarono nella stanza in cui si trovava. Solo in quel momento si accorse di essere seduta su un letto.
    “Tutto bene?” chiese Asuna, avvicinandosi.
    “Sì… credo di sì… ma cos’è successo?”
    “Sei svenuta, ma hai continuato a parlare, chiamando in continuazione Dark e Hikari.” Spiegò una voce che non aveva mai sentito prima.
    La principessa della Luce mise a fuoco un ragazzo dai capelli neri, come lo erano i suoi vestiti, che consistevano in una strana tunica, che copriva una semplice maglietta e dei pantaloni.
    La custode notò le else di una coppia di spade spuntare da dietro la sua schiena.
    “Ho… avuto un incubo… spero…” fece Kairi, portandosi una mano sulla testa. “Ho visto… mia sorella morire…”
    “Era solo un sogno.” Cercò di tranquillizzarla Liz.
    “Ma era così reale… e non c’era solo lei… c’era anche Dark… e stava piangendo…”
    “Io non credo nei sogni premonitori. Tanto più da quando siamo qui.” Disse il ragazzo, sospirando. “Ho sentito che mi stavi cercando. Piacere, io sono Kirito.”
    Kairi si sbatté le mani sulle guance, cercando di tornare totalmente in sé.
    “Avrei preferito incontrarti in una maniera migliore. Piacere, io sono Kairi. È stato Klein a indirizzarmi da te.”
    “Klein? È da un po’ che non lo vedo.” Rifletté Kirito. “Ma cosa vuoi da me? Asuna e Liz mi hanno raccontato che ti fai chiamare custode del Keyblade, ma che cosa significa? E come mai la tua spada non riesce a essere impugnata da nessuno. Non appena cerchiamo di usarla, scompare, riapparendo al tuo fianco. E non esiste nessuna abilità in grado di fare una cosa del genere.”
    “Perché io non appartengo a questo videogioco. O meglio, sono al suo interno, ma non come giocatrice. Vengo da un altro mondo, che non è nemmeno il vostro.”
    “Com’è possibile?”
    Kairi sospirò, alzando la mano e aprendo un varco.
    “Con quelli, posso andare dove voglio in tutto l’universo. Sono capitata qui perché abbiamo percepito dell’oscurità, e il mio compito è affrontarla. E questo mi porta al motivo per cui volevo parlarti. Hai sentito o visto qualcosa di strano? Qualcosa che qui non è normale?”
    “Uhm… Direi di no… anche perché ogni livello ha qualcosa di nuovo dai precedenti.”
    “Avete un foglio di carta?” chiese la custode.
    “Sì, un secondo…” rispose Asuna, facendo apparire di fronte a lei lo schermo, per poi selezionare un’icona.
    Pochi secondi dopo, tra le sue mani apparve un foglio di carta assieme a una penna.
    “Non pensavo che a qualcuno potesse interessare, visto che qui ci scambiamo i messaggi direttamente senza aver bisogno di alcun supporto.” Disse, consegnando i due oggetti a Kairi.
    “Beh, mi spiace, ma io non ho nessun schermo olografico da usare in quel modo. Anche se devo ammettere che è parecchio comodo, anche più delle capsule che ci ha mostrato Pan.” Fece lei, per poi cominciare a disegnare.
    “Pan?” ripeté Kirito. “Quale Pan?”
    “La nipote di Son Goku. Lo conoscete anche voi, no?”
    “Non ci dirai che-”
    “Sì, l’ho incontrato qualche tempo fa, e Pan si è unita al nostro gruppo. Anche lei è una custode della Luce. Ad ogni modo… avete visto qualcosa con uno di questi simboli?” continuò Kairi, ignorando gli sguardi sorpresi dei tre, e mostrando a loro i disegni dei simboli dei Heartless e Nessuno.
    “Che cosa sono?” domandò Kirito, prendendo in mano il foglio.
    “Solitamente i miei nemici hanno uno di quei due simboli inciso sul corpo. Il primo corrisponde agli Heartless. Il secondo ai Nessuno. I primi sono quasi sempre mostri. Sinceramente, credo che ne esista uno solo dall’aspetto umano, ed è stato eliminato tempo fa. I secondi, invece, possono avere aspetto umano, e in questo caso hanno anche una coscienza propria. Tuttavia, non possono provare sentimenti. Sono come gusci vuoti.”
    “Esistono simili creature?”
    Kairi annuì. “Io stessa, come Sora, ho generato un Nessuno quando ho perso il mio cuore, ma nel nostro caso, ha continuato a vivere anche se non eravamo scomparsi. Mia sorella, invece, ha perso il cuore, e ha vissuto per oltre dieci anni come Nessuno.”
    “Quindi erano malvagi?” chiese Asuna.
    “Non necessariamente. Naminé non combatteva nemmeno. Roxas sì, ma non aveva memoria, e alla fine ha deciso di affrontare i suoi simili, sacrificandosi. Per quanto riguarda mia sorella, lei ha continuato a vegliare su Dark, finché non è rientrata in possesso del suo cuore, tornando così a essere un vero essere umano.”
    “Mando subito una copia dell’immagine a tutti i giocatori.” Fece il moro, cominciando a digitare qualcosa sul suo schermo. “Se qualcuno ha visto questi simboli, ci avvertirà subito. Inoltre, gli dirò di non attaccare per nessun motivo. Non dovrebbero dare nessun punto esperienza o premio, se non sono creature di questo gioco, no?”
    “Immagino di no. Tra l’altro, io sono l’unica a poterle eliminare. Senza il Keyblade o la magia, o armi straordinarie, non possono morire.”
    “Questo è da vedere. Sono uno degli spadaccini più forti di questo mondo, dubito che possano resistermi.”
    “Davvero? A vederti non si direbbe.”
    “Potrei dire lo stesso di te. Inoltre la tua spada non è nemmeno affilata. Come può eliminare qualcuno o tagliare qualcosa?”
    Kairi sorrise, alzando la mano verso il ragazzo.
    Il Keyblade che era appoggiato lì vicino scomparve, per poi riapparire nella sua mano.
    “Vuoi testare la mia forza? Sappi che ho affrontato nemici ben più minacciosi di te.”
    Kirito sospirò, per poi sorridere.
    “In teoria sarei in luna di miele… Però credo che quest’occasione non mi capiterà più, vero?”
    “A meno che qualche altro custode non giunga qui, credo proprio di no.”
    “Kirito, ne sei sicuro?” chiese Asuna.
    “Tranquilla, non la colpirò in maniera grave. Anche se dubito che ce ne sarà bisogno.”
    “Allora vorrà dire che anch’io mi limiterò a usare il Keyblade senza rincorrere alla magia.”
    “Magia? Puoi usare anche quella?”
    “Diciamo che me la cavo.”
    “Qui l’aria è sempre più pesante…” commentò Liz, mentre i due uscivano fuori.
    Solo allora Kairi si rese conto di non trovarsi più in città.
    “Ti abbiamo portato a casa nostra. Siamo un po’ di livelli più in giù, ma qui nessuno avrebbe fatto troppe domande su di te.”
    “Capisco.” Rispose la custode, per poi puntare il Keyblade contro Kirito. “Sei pronto?”
    “Quando vuoi.” Rispose lui, prendendo le else delle sue spade ed estraendole entrambe.
    Kairi sorrise, per poi scomparire alla loro vista.
    Il ragazzo restò sorpreso per un secondo, per poi imitarla.
    Pochi istanti dopo i due fecero scontrare il Keyblade e le spade tra di loro, provocando una lieve onda d’urto.
    “Che strano… credevo che l’impatto sarebbe stato maggiore.” Commentò la keyblader, per poi imprimere maggiore forza e saltando all’indietro, cosa che fece anche Kirito.
    “Incredibile… una simile forza di resistenza… E la mia barra HP ne ha in parte risentito…” commentò lui, guardando una barra verde visibile solo a lui in alto a sinistra, che era leggermente diminuita.
    “Non preoccuparti, se ti farò troppo male, posso sempre guarirti. Conosco anche quel tipo di magia.”
    “Non sei una principiante nello scontro con altre persone. Tu hai già ucciso qualcuno?”
    “No.” Rispose subito Kairi. “Ma ho affrontato molte persone malvage. Per questo sono abituata a confrontarmi con altri umani.”
    “Capisco… Beh, almeno non ti sei macchiata di un omicidio…”
    “Cosa che temo capiterà presto. Nella guerra non dovrò affrontare solo Heartless o Nessuno, ma anche custodi oscuri. Altri umani. E possibili varianti.”
    “Possibili varianti?”
    “Beh, nel nostro gruppo abbiamo Sayan, divinità, demoni, esseri superiori, persone che mangiano il fuoco… diciamo che non siamo proprio tutti umani al cento per cento.”
    “Ma davvero? Sarebbe interessante come videogioco.”
    “Però è la realtà. Ma ora cosa vuoi fare? Restare a parlare o combattere?”
    Kirito sorrise, per poi sparire e riapparire alle spalle della custode.
    “Io ti consiglio di lasciarti prendere di meno dalle chiacchere. Può essere un modo per distrarti!”
    Kairi si girò di colpo, alzando il Keyblade per parare i due fendenti, ma venendo comunque allontanata di qualche metro dalla forza d’urto.
    “Ugh… vero, colpa mia. Anche se è difficile trovare qualcuno che riesce a spostarsi così velocemente… e devo ammettere che senza magia è un po’ più dura.” Rispose, portando di nuovo il Keyblade di fronte a sé, pronta ad attaccare o a difendersi.
    Kirito non disse nulla, partendo di nuovo all’attacco.
    Ma questa volta una macchia arancione e nera si mise in mezzo, deviando verso l’alto le due spade prima che raggiungessero la ragazza.
    “Eh?” fecero i due combattenti, mentre tra di loro un ragazzo dai folti capelli biondi e con addosso una tuta arancione e nera portava di fronte a sé un kunai, pronto ad attaccare.
    “Non te l’ha mai detto nessuno che non bisogna attaccare le ragazze senza un buon motivo?” disse il nuovo arrivato, mentre i presenti lo guardavano increduli.
    “N-Naruto?!” esclamò Kairi, facendo scomparire il Keyblade. “Che cosa ci fai qui? Credevo fossi in missione su un altro mondo.”
    “Ho finito prima del previsto, così ho deciso di venire a dare un’occhiata qui. Non sapevo ci fossi già tu, ma pare sia arrivato in tempo.”
    “Non è possibile…” fece Kirito, arretrando, senza abbassare le spade. “Non può essere reale!”
    “Di cosa stai parlando?” chiese il ninja. “Certo che sono reale! Io sono Naruto Uzumaki, il futuro-”
    “Hokage, lo sappiamo.” Completò Asuna, facendo girare verso di lei il ragazzo.
    “Questa sì che è bella! Come fai a saperlo? Non mi sembra di averti mai visto prima.”
    “Che razza di scherzo è questo?!” urlò Kirito. “Kayaba è arrivato a programmare personaggi creati nel passato?!”
    “Programmati nel passato? Ma cosa diamine stai dicendo?”
    “Naruto…” intervenne Kairi. “Temo che questo sia uno di quei casi di cui ti avevamo avvertito.”
    Il biondo la guardò per qualche secondo, per poi chinare la testa di lato, con aria interrogativa.
    La rossa sospirò.
    “In alcuni mondi noi siamo personaggi inventati, esistenti su carta o nei televisori.” Spiegò.
    “Oh, giusto, quello!” esclamò il biondo, battendo un pugno contro il palmo dell’altra mano. “Quindi è per questo che mi conoscono, eh?”
    “V-Vuoi dire che è reale? Non è un programma?!” fece Liz, incredula.
    “No, no. Lui è reale quanto me. Lo abbiamo incontrato agli inizi del nostro viaggio, e poi ha partecipato a un torneo assieme ai guerrieri più forti. Goku però non era presente.”
    “Lui no, ma Vegeta ha provveduto a farmi pentire di non aver mai affrontato un Sayan prima… cavoli, anche se era un semplice allenamento, c’è andato giù pensante e non poco. In confronto i pugni di nonna Tsunade e di Sakura sono dei massaggi!” esclamò Naruto. “Senza parlare di quando si trasforma, diventando anche lui biondo e centuplicando la sua forza. Cavoli, da quando ho lasciato il mio mondo, non ho fatto altro che incontrare personaggi strambi! Proprio adesso sto tornando da un mondo dove pensate un po’, le persone vivono come se fossero in un fumetto. E c’era una ragazza che non era niente male come forza…”
    “Quindi è vero? Tutti i personaggi che crediamo finti… sono reali?” chiese Asuna, interrompendolo.
    “Temo di sì. Io stessa, nel mondo di Dark e di qualcun altro, non ero che il personaggio di un videogioco.” Rispose Kairi, sorridendo. “E voi dovreste saperlo bene, visto la vostra situazione.”
    “Aspetta, ma non stavate combattendo?” fece Naruto.
    “No, stavo solo verificando la sua forza, prima che tu intervenissi.” Disse Kirito, rimettendo a posto le spade. “Anche se ho visto abbastanza. Considerando che può anche usare la magia, non sono lontanamente al suo livello.”
    “Allora adesso ci accompagnerai da questo boss?” domandò Kairi.
    “Prima dobbiamo tornare al Teleport. Da lì, raggiungeremo l’ultimo livello conquistato. Nessuno al momento è ancora riuscito a trovare il nemico.”
    “Tutto qui? Ci basta sconfiggere questo nemico per liberare il mondo dall’oscurità? Sarà una passeggiata allora!” Commentò Naruto. “Ma come mai prima eravate convinti che fossi stato programmato? Mica siamo in un computer.”
    La rossa sospirò nuovamente, mentre il gruppo si allontanava dalla casa.
    “Temo di doverti spiegare per bene la situazione.”


    Quando il gruppo uscì dalla luce del Teleport, si ritrovarono nella stessa città dove Kairi aveva incontrato Asuna.
    “Vi avverto.” Cominciò Kirito, estraendo le spade. “Non abbassate mai la guardia da quando metteremo piede fuori dalla città. I nemici possono attaccarci in qualsiasi momento.”
    “Non c’è problema. Dopotutto sono un ninja, è difficile prendermi di sorpresa. Anche se trovo ancora pazzesca la storia che tutto questo non è reale.”
    “Pensa a noi, che siamo qui da quasi due anni.” Fece Asuna, per poi voltarsi a guardare Liz. “Tu ci aspetti qui, vero?”
    “A dir la verità credo ci vedremo direttamente nel prossimo livello. Dubito fortemente che non sconfiggerete il boss.” Rispose lei, sorridendo.
    “Certo! Conta su di noi! Sconfiggeremo questo nemico e troveremo la fonte dell’oscurità!” esclamò Naruto, battendosi un pugno sul petto, mentre gli altri annuivano.
    “Quanto riuscite ad andare veloci?” chiese Kirito.
    “Io posso volare, perciò posso accorciare le distanze evitando gli ostacoli.” Disse la custode.
    “Io posso fare decine di chilometri al giorno senza alcuna difficoltà, risultando quasi invisibile all’occhio umano.” Fece invece il biondo.
    “Perfetto allora. Il nostro obiettivo è quella specie di montagna.” Spiegò la castana, indicandola. “Non perdete tempo con i mostri che incontrate nel frattempo, risparmiate le forze per dopo. Le vere difficoltà cominceranno nel Dungeon.”
    “Ricevuto.” Disse Kairi, alzandosi in volo. “Andiamo?”
    “Dopo ricordarmi di chiederti come fai a volare, ok?” scherzò Kirito.
    “Basta un po’ di pratica. Un bel po’ di persone del nostro gruppo non erano capaci all’inizio.”
    “Davvero può imparare chiunque?”
    “Certo.” Rispose Naruto. “Basta giusto esercitarsi un bel po’.”
    “Tu sai volare?” chiese Kirito.
    “Ecco… diciamo che ho preferito diventare più forte. E poi, ho altri metodi per raggiungere grandi altezze.”
    “Ora basta parlare. Andiamo.” Disse la custode, per poi volare via.
    “Andiamo Kirito!” esclamò Asuna, per poi partire assieme al marito a tutta velocità, seguiti a ruota da Naruto.
    “Cavoli, ma come fatte?” chiese, affiancandoli. “Non siete neppure ninja!”
    “Abbiamo aumentato al massimo la skill di velocità. Ecco perché possiamo andare così veloci.” Spiegò Asuna.
    “Skill?”
    “È inutile Naruto, per due come noi che non hanno mai avuto nulla a che fare con i videogiochi, simili termini sono incomprensibili.” fece Kairi, in volo sopra di loro.
    Il gruppo si avvicinò velocemente alla montagna, raggiungendo l’entrata di una grotta in meno di mezz’ora.
    Ma proprio lì, a sbarrare l’entrata, c’erano una decina di Shadow.
    “E quelli che cosa sono? Non ho mai visto nessun mostro del genere prima d’ora.” Disse il moro, fermandosi.
    “Heartless!” esclamarono insieme i due guerrieri della Luce.
    “Sono quelli?”
    “Fortunatamente, sono il tipo più debole. Per eliminarli basta ben poco.” Rispose Naruto, tirando fuori dalla tuta un paio di kunai, con un foglio attaccato sopra. “Anche le armi più deboli sono efficaci!”
    Detto ciò, lanciò le due armi contro gli avversari, che fecero giusto in tempo a voltare la testa verso di loro prima di essere raggiunti dai pugnali, che esplosero contro di loro, provocando uno spostamento d’aria.
    “Armi più deboli?!” esclamò incredula Asuna. “Non mi parevano affatto!”
    “Aspettate di vedere il Rasengan e poi ne riparliamo.” Disse il ninja, per poi entrare di corsa nella grotta, seguito dagli altri.
    Proseguirono senza mai fermarsi, incontrando di tanto in tanto altri Shadow, che però furono tutti sconfitti da Naruto o Kairi.
    Dopo un paio d’ore, il gruppo si fermò di fronte a un’enorme soglia, alta una decina di metri, completamente nera.
    “Questa dovrebbe essere la porta del boss.” esordì Kirito, esaminandola, come se stesse cercando qualcosa. “Però perché non si apre?”
    “Kairi, credo sia il momento di usare il Keyblade.” Fece il custode, sorridendo.
    “Credo proprio di sì.” Rispose lei, alzando la chiave leggendaria verso la porta.
    “Che cosa vuoi fare?” domandò Asuna.
    “Suvvia, non ditemi che credevate che l’aspetto da chiave fosse solo una cosa estetica. Il Keyblade è un’arma in grado di aprire e chiudere i mondi. Una porta è una cosa ben misera da aprire. Chiusa a chiave, sigillata o altro, il Keyblade apre qualsiasi tipo di serratura.”
    Mentre diceva ciò, al centro esatto dei due battenti, apparve una serratura luminosa, che cominciò a emanare un lieve vento.
    “Ammirate il potere del Keyblade!” esclamò la principessa della Luce, per poi puntare l’arma di fronte a sé, come se stesse schiacciando qualcosa.
    La serratura brillò ulteriormente, per poi scomparire, lasciando che la porta si aprisse da sola.
    “Incredibile… Con quell’arma non c’è di certo il pericolo di rimanere chiusi fuori casa.” Commentò ammirata Asuna, portando la spada in avanti.
    Allo stesso modo, anche Kirito e Naruto si prepararono a combattere, mentre entravano lentamente nella nuova stanza, completamente circolare, delimitata da decine di torce spente.
    “Okay… questo posto mi ricorda un po’ troppo un certo posto… anche se qui almeno non c’è nessuna gabbia.” Fece il keyblader, raggiungendo il centro della stanza.
    Non appena appoggiò il piede al centro esatto del locale, tutto il perimetro della stanza fu investito da dei tuoni, che formarono un muro di elettricità che gli impediva di tornare indietro.
    “Che cosa? Ma questa è magia!” esclamò Kirito, guardandosi velocemente intorno.
    “Questo significa che qualunque cosa si trovava qui, è stata eliminata da qualcuno, visto che nessuno può usare la magia, giusto?”
    “Ma chi può essere stato? Un boss di livello è praticamente impossibile da battere da soli e richiede quasi sempre dei sacrifici!”
    Un rumore proveniente dal soffitto li fece zittire tutti.
    Lentamente alzarono lo sguardo, vedendo una sfera bianca scendere verso di loro. Il globo fece un giro completo su di sé, rivelando l’emblema degli Heartless, mentre una bocca si apriva sotto di esso, cacciando un urlo che costrinse i quattro a coprirsi le orecchie.
    “E quello che cos’è?!” domandò Asuna.
    “Quello è un Heartless, ma è diverso dagli Shadow. Questo è molto più potente e pericoloso!” rispose Naruto, per poi cominciare a muovere velocemente le mani, facendo strani gesti.
    Pochi secondi dopo al suo fianco apparvero una decina di sue copie.
    “All’attacco!” urlarono tutti insieme, saltando contro la sfera e cominciando a prenderla a pugni.
    “S-Sì è davvero moltiplicato…” fece la castana, guardando il biondo continuare a colpire ripetutamente l’Heartless.
    Tuttavia, questi emise un nuovo ruggito, che fece sparire in nuvole di fumo tutti i cloni di Naruto, per poi scagliare l’originale contro il muro di elettricità. Il biondo cacciò un urlo non appena entrò in contatto con esso, per poi cadere fumante a terra un paio di secondi dopo.
    “Naruto!” urlò Kairi, alzando il Keyblade verso l’alto e avvolgendo il compagno con la magia curativa.
    “Quell’Heartless… è più forte degli altri affrontati finora…” fece il ninja, rialzandosi. “La sua corazza è praticamente invulnerabile. Non ha minimamente risentito dei miei colpi.”
    “Che cosa possiamo fare allora?”
    Naruto portò di fronte a sé la mano destra, per poi far apparire un Keyblade arancione, con una foglia stilizzata come pendaglio.
    “Temo che dovremo usare tutte le nostre capacità…”
    “Anche tu hai un Keyblade?!” esclamò incredula Asuna.
    “Non mi piace usarlo. Il mio Keyblade è particolare… sfrutta l’energia del Kyuubi, perciò quando lo evoco non posso mai abbassare la guardia…”
    “La volpe a nove code, giusto?” fece Kirito, portando le spade di fronte a sé, pronto a difendersi. “Il suo potere non sarebbe male… ma ho troppa paura di chiederti di usarlo, sapendo quanto può essere distruttivo.”
    “Eh… Hai ragione… ma stavolta almeno in parte dovrò usarlo…” disse il ninja, mentre veniva avvolto da un’aura arancione.
    Le sue pupille divennero simili a quelle di una volpe, mentre le sue unghie si allungarono.
    “State indietro!” ordinò con voce rauca, prima di saltare e colpire con il Keyblade la sfera, riuscendo a scagliarla contro la parete.
    Ma con loro sorpresa, l’elettricità non ebbe alcun effetto, anzi. Perse la forma di muro, per poi cominciare a vorticare attorno alla sfera, fino ad essere completamente assorbita. Ora l’Heartless era circondato da dei fulmini, che scorrevano attorno a lui, creando una barriera.
    “Oh, cavoli… Questa non ci voleva…” commentò Kairi, deglutendo, portando dietro la schiena il Keyblade. “Preparatevi, probabilmente questa sarà una delle vostre battaglie più difficili!”
    “Non è ancora al livello del nostro primo nemico.” Rispose Kirito, per poi saltare verso l’alto, brandendo entrambe le spade. “Prendi questo!” urlò, colpendo la barriera con le armi, che la superarono, riuscendo a conficcarsi nella creatura. “Purtroppo per te, i miei guanti mi proteggono dalla tua elettricità!”
    Tuttavia, con orrore dello spadaccino, sopra la bocca della sfera apparve anche un gigantesco occhio, che si spostò fino a ritrovarsi davanti a lui.
    Poi, senza alcun preavviso, i fulmini scomparvero, venendo subito sostituiti da un’onda di fuoco, che investì in pieno il moro, costringendolo a lasciare la presa sulle spade, per poi cadere a terra. Il ragazzo cacciò un piccolo urlo, mentre visibile solo a lui e ad Asuna, la sua barra HP scendeva quasi a metà.
    “Kirito!” urlò preoccupata la ragazza, raggiungendolo subito e facendo apparire una fiala tra le mani, facendone bere subito il contenuto al marito, che sembrò riprendersi.
    “Ha cambiato elemento… Come facciamo ad affrontarlo se non ha un elemento fisso?!” esclamò, rialzandosi. “E per di più, non posso più usare le mie spade…”
    L’Heartless si mosse, puntando contro di loro l’occhio.
    “Incubi…” mormorò una voce, che risuonò tra le mura.
    Kairi spalancò gli occhi.
    “H-Ha… Ha parlato…”
    “Deduco che solitamente non possono farlo, vero?” domandò Asuna.
    “Un solo Heartless poteva parlare… ed era l’Heartless di Xehanort! Gli altri non dovrebbero esserne capaci.”
    “Allora siamo di fronte all’eccezione che conferma la regola!” esclamò Kirito, guardando il mostro di fronte a loro.
    “Ti ringrazio…” disse una seconda voce, questa volta femminile.
    Lo spadaccino si fermò all’istante, sgranando gli occhi.
    “Addio.” Continuò la voce.
    “Kirito…?” fece Naruto, tornando normale e guardando il ragazzo, che aveva cominciato a tremare.
    “Sa… Sachi…” mormorò il ragazzo, indietreggiando, come spaventato da qualcosa che solo lui poteva vedere.
    Di fronte a lui c’era una ragazzina dai capelli blu a caschetto, con addosso un’armatura leggera, che lo guardava sorridendo.
    “Che cosa succede, Kirito?!” esclamò Asuna, scuotendolo per le spalle, ma senza ottenere alcun risultato.
    “È vittima di un’illusione.” Disse Naruto, avvicinandosi. “Quell’Heartless è in grado di farci cadere in una sua illusione… probabilmente semplicemente guardandoci.”
    “Questo significa che…” cominciò la custode, poco prima di accasciarsi sul pavimento, assieme agli altri due.
    “Significa che siamo già tutti vittime della sua illusione.” Completò Naruto, deglutendo. “E da soli è quasi impossibile uscirne…”

    Kairi riaprì gli occhi, accorgendosi di essere caduta a terra.
    “Dove… Dove sono finita?” domandò, alzandosi e guardandosi attorno, vedendo solo una distesa enorme di macerie. “Naruto! Kirito! Asuna!” urlò, ottenendo solo la sua eco come risposta. “Dove siete finiti?” mormorò, girandosi non appena sentì un rumore secco alle sue spalle.
    Come apparso dal nulla, di fronte a lei c’era un grattacielo completamente nero, privo di finestre o porte, che arrivava fino al cielo.
    Ai suoi piedi si trovava Sora, che teneva lo sguardo verso terra.
    “Sora…?” fece la rossa, per poi correre verso di lui. “Sora!”
    Lo raggiunse in pochi secondi, fermandosi di fronte a lui. Tuttavia il ragazzo non alzò la testa.
    “Sora… che succede? Dove siamo?”
    “Kairi…” disse lui, a bassa voce. “Che cos’hai fatto?”
    Non appena ebbe detto ciò, attorno a loro apparvero centinaia di corpi, alcuni tagliati a pezzi, altri bruciati, e altri ancora parzialmente distrutti.
    La custode si portò subito le mani sulla bocca per l’orrore, ma le tolse subito, sentendo un sapore ferroso. Si guardò le mani, vedendole completamente ricoperte di sangue, come anche i suoi vestiti.
    “N-No… No…” mormorò, indietreggiando, andando a sbattere con un piede su una pietra, che la fece cadere a terra.
    “Perché li hai uccisi?” continuò il castano, alzando lo sguardo, mostrando due occhi spenti. “Perché?”
    “I-Io non ho fatto niente… Devi credermi, Sora!” urlò la ragazza, spaventata.
    “Hai il loro sangue su di te. Come puoi anche solo pensare di discolparti?” continuò lui, evocando il Keyblade. “Non sei più una custode della Luce… sei una custode delle tenebre!”
    “No… io non lo sono… Sora, mi conosci, sai che non potrei mai fare nulla del genere!”
    Sora le puntò contro il Keyblade, per poi restare fermo. Kairi tornò a guardarsi le mani, spalancando gli occhi quando vide che erano nuovamente pulite, come i suoi vestiti.
    “Hai ragione… tu no… ma io sì.” Disse Sora, sorridendo, per poi partire all’attacco.
    Kairi si buttò di lato, riuscendo a evitare il colpo per pochi istanti.
    “Sora!” urlò incredula, mentre il ragazzo si voltava di nuovo verso di lei.
    “Sei un pericolo per i miei piani. Ti eliminerò qui, in questo mondo… per sempre!” sentenziò, alzando la Catena Regale, pronto a colpire di nuovo.
    Stavolta però Kairi reagì, evocando anche lei la chiave leggendaria e riuscendo a respingere il secondo affondo.
    “Dove ci troviamo? E chi sei tu?!” esclamò, puntandogli contro l’arma.
    “Ma come, non mi riconosci? Sono io, Sora. Il portatore del caos.”
    “Quello è Hakai, non Sora! La prossima volta che vuoi impersonare qualcuno, vedi di informarti meglio!”
    Sora sorrise. “Attenta a ciò che temi, principessa del cuore.” Disse, per poi alzarsi in volo.
    Per un istante la sua immagine scomparve, lasciando il posto prima a Roxas e poi a Vanitas, per poi tornare come prima.
    “Presto potresti trovarti ad affrontare una scelta che potrebbe distruggerti il cuore.”
    “Qualunque cosa dovrò affrontare, la supererò! Non ho viaggiato fino ad adesso per cadere facilmente! Venderò cara la pelle!”
    “La tua forse. Ma quella degli altri?”
    “Che cosa vuoi di-”
    Ma Kairi non completò la frase.
    Senza che se ne rendesse conto, Sora era scomparso, riapparendo alle sue spalle.
    “Osserva, e cadi vittima della disperazione.” asserì, per poi trafiggerla alla schiena.
    Kairi vide la lama del Keyblade uscirle dalla pancia, sgranando gli occhi. Poi, come se avesse aspettato solo che lo vedesse, il dolore la raggiunse immediatamente, costringendola a cacciare un forte urlo.
    Sora fece sparire il Keyblade, lasciando che la rossa crollasse sul terreno. Poi, senza dire altro, si girò, allontanandosi, per poi scomparire.
    Kairi restò sdraiata a terra, guardando di fronte a sé, incapace di rialzarsi. Mentre perdeva i sensi, vide di fronte a sé due sagome comparire dal nulla, restando lontane da lei. Con la vista ormai sfocata, riuscì a intravedere sei colonne di luce circondare una delle due persone.
    Poi il buio vinse, oscurandole completamente la vista.

    “Dannazione…” ringhiò Naruto, circondando le mani con una luce azzurra e appoggiandole sulla fronte di Kirito. “Perché non riesco a sciogliere la loro illusione? Di solito basta usare il chakra…”
    “È inutile…” disse l’Heartless. “Non puoi risvegliarli. Non sono finiti sotto un’illusione provocata da chakra.”
    “Allora perché mi hai lasciato fuori? Potevi eliminarci tutti, e invece hai lasciato libero me.”
    “Sono riuscito a infiltrarmi nei dati di questo gioco. Ho il controllo completo su tutto quanto. Volendo, potrei cancellare ogni singola persona che in questo momento si trova in questo mondo.”
    Il biondo chiuse le mani a pugno.
    “È così che hai imparato a parlare, vero? Stai usando le informazioni di questo gigantesco computer per comunicare con noi.”
    “Esatto.”
    “Che cosa gli hai fatto?”
    “Stanno vivendo i loro incubi peggiori. E l’unico modo per liberarli è quello di sconfiggermi, ma se mi attaccherai, cancellerò tutti quanti. Più di seimila persone saranno sulla tua coscienza.”
    “Maledetto bastardo…”
    “È tutto qui?” fece una voce, anticipando il rumore di numerosi passi.
    Il ninja si voltò, vedendo avvicinarsi un uomo dai capelli di un caldo marrone misto a grigio, con addosso un’armatura rossa e con uno scudo in una mano e una spada nell’altra.
    “Tu chi sei?” chiese Naruto.
    “Il controllo di cui ti vanti ti è stato negato pochi secondi fa. Non puoi più manipolare questo mondo virtuale.”
    “Che cosa? Come hai fatto a bloccarmi?” domandò l’Heartless.
    “Io non ho fatto nulla. Ho solo ricevuto un messaggio che chiedeva a Heathcliff, il capo dei Cavalieri del Sangue, la gilda più forte del gioco, di venire qui. E questo ovviamente significa che io sono il giocatore più forte di Sword Art Online.”
    “Il più forte…” ripeté il custode, guardandolo.
    “Ragazzo, dov’è la tua spada? Non puoi combattere senza.” Continuò Heathcliff, guardando il ninja. “O devo dedurre che non ne hai una, visto che le due spade incastonate in quel mostro sono quelle di Kirito?”
    “Conosci Kirito?”
    “Certo. Lo conosco bene. Come anche Asuna. Mentre non ho mai visto né te né quella ragazza dai capelli rossi.”
    “È una lunga storia. Prima però devo occuparmi di quell’Heartless!” rispose il biondo, evocando nuovamente il Keyblade.
    “Un Keyblade?” fece sorpreso l’uomo. “Questo sì che è inaspettato. Un custode qui… non credevo perdessero tempo a giocare in un videogioco.”
    Naruto lo guardò con la coda dell’occhio.
    “Beh, ogni tanto dobbiamo distrarci. Sai, battaglie su battaglie… pensavamo che un videogioco potesse faci staccare un po’ la spina. Di certo non ci aspettavamo di restare bloccati qui.”
    “Tuttavia dovete essere degli abili hacker, visto che non riesco a vedere nessuna barra o indicatore su voi due.”
    “E tu devi essere un veggente, per sapere di noi custodi. Kirito e Asuna hanno detto che qui non è arrivato il messaggio di Aqua.”
    L’uomo sorrise, per poi raggiungerlo e affiancarlo, puntando la sua spada contro l’Heartless.
    “Uno pari.”
    “Non potete sconfiggermi. Ho analizzato ogni singolo giocatore, conosco tutte le abilità esistenti di questo mondo.”
    “Davvero? Allora dovremmo dimostrarti che ti sbagli.” ribatté Heathcliff, facendo apparire di fronte a sé lo schermo, per poi cominciare a digitare velocemente qualcosa.
    “Ora basta perdere tempo! Devo salvare i miei amici!” urlò Naruto, saltando verso la sfera, pronto a colpirlo di nuovo con il Keyblade.
    Tuttavia da questa partì un fulmine, che lo colpì in pieno.
    Naruto restò fermo a mezz’aria, per poi scomparire in una nuvola di fumo.
    “Da questa parte!” urlò, sbucando come dal nulla dietro la sfera, colpendola con un calcio, riuscendo a lasciarci sopra una piccola crepa.
    “Impossibile!” esclamò l’Heartless, mentre il suo occhio cominciava a girare per tutto il perimetro della creatura, come impazzito.
    “Ora tocca a me.” Fece l’uomo in armatura, saltando anche lui verso la sfera, colpendola in pieno con la spada e lasciando un profondo taglio sulla sua superficie.
    “Dovrebbe restare fermo per il tempo necessario.” Disse Naruto, tornando con i piedi per terra e facendo subito dei segni con le mani.
    Al suo fianco apparve una sua copia, mentre lui fece scomparire il Keyblade, portando la mano di fronte a sé. Il clone si mosse immediatamente, portando entrambe le mani sopra quella del suo originale. Immediatamente, una sfera azzurra si creò dal nulla, cominciando a ruotare su sé stessa.
    “Questa… è la tua fine!” esclamò Naruto, mentre il suo clone scompariva in una nuvola di fumo.
    “Che cos’è quello?” chiese Heathcliff.
    “Questa è una tecnica di mio padre…” rispose il ninja, saltando verso l’Heartless. “Rasengan!” urlò, colpendolo in pieno.
    La sfera spalancò l’occhio, che si fermò di colpo, mentre il suo corpo cominciava a riempirsi di crepe.
    “No… Non ora… Non ora che il momento è così vicino…” disse, per poi rompersi in centinaia di pezzi, che caddero verso il pavimento, scomparendo nel nulla prima di raggiungerlo, destino che invece toccò alle spade di Kirito, il cui rumore si estese nel silenzio della stanza.
    “È finita.” Decretò Naruto, cadendo in piedi a terra, mentre alle sue spalle il muro s’illuminava, per poi aprirsi in due, rivelando una scala.
    “Hai sconfitto il boss di questo livello.” Disse Heathcliff, avvicinandosi. “I miei complimenti. Non avevo idea che esistesse una tecnica simile.”
    “A essere sincero, avevo paura che non fosse sufficiente, ma non avevo il tempo di entrare in modalità eremitica. Inoltre, dubito che qui ci sia molta energia naturale, visto che questo mondo, tecnicamente, non esiste.”
    “Noi siamo qui, e ciò lo rende reale.”
    Naruto sorrise, per poi voltarsi verso i tre amici.
    “Direi di sì. Ora, prima che Kirito e Asuna riprendano i sensi… tu puoi uscire da questo mondo, non è vero?”
    L’uomo lo guardò serio.
    “Cosa te lo fa pensare?”
    “Te l’ho già detto: qui il messaggio di Aqua non è arrivato. Kairi mi ha detto che nessuno dei giocatori che ha incontrato era a conoscenza dei custodi e del Keyblade. Tu invece sì.”
    Heathcliff sorrise, per poi avviarsi verso la porta.
    “Non posso disconnettermi. Tuttavia, ho i miei modi per sapere cosa succede nel mondo reale.”
    “Che cosa gli succederà? Che cosa succederà a Kirito, Asuna e tutti gli altri?”
    “Se il gioco verrà completato e se loro resisteranno fino ad allora, torneranno alle loro vite di sempre. Altrimenti moriranno. Questo è il destino di noi giocatori.”
    “E dove si trovano nella realtà?”
    “Quasi tutti si trovano senza dubbio in un ospedale, ma essendo disseminati per tutto lo stato, non sono di certo tutti insieme.”
    Naruto fece per chiedere altro, ma un gemito proveniente da Kairi lo costrinse a zittirsi. Senza guardare Heathcliff sparire lungo la scala, raggiunse la custode, che aprì lentamente gli occhi.
    “Cosa… Cos’è successo?” chiese intontita.
    Naruto sorrise. “Sei caduta vittima di un’illusione. Ma non preoccuparti, è tutto finito.” Rispose, mentre anche i due giocatori riaprivano gli occhi.

    “Quindi quel mostro ci ha praticamente ipnotizzati… Ora capisco…” fece Kirito, sospirando. “Questi Heartless sono esseri proprio spietati, eh? Usare così i nostri ricordi e pensieri…”
    “Il loro obiettivo è rendere tutti come loro, oltre che far cadere i mondi nell’oscurità.” Rispose Kairi, tenendo lo sguardo basso. “E resistergli è piuttosto difficile.”
    “Qualunque cosa abbiate visto, non era altro che una finzione. Una pura invenzione di quell’essere. Per quanto realistica, non era la realtà. Ve lo dice uno che è caduto più volte nelle illusioni, credetemi.”
    I tre annuirono.
    “Voi… adesso ve ne andrete, vero?” domandò Asuna, guardando i due custodi.
    “Temo proprio di sì. Quell’Heartless era la causa dell’oscurità che avvolgeva questo mondo. Ora che è stato distrutto, il nostro compito è finito.”
    “Potreste restare e aiutarci con i piani restanti. Con voi due sarà una passeggiata.” Disse speranzosa la ragazza.
    Ma si arrese vedendo il loro sguardo.
    “Mi spiace.” negò Kairi. “Non possiamo interferire con i mondi se non per un buon motivo. Credetemi, vi aiuterei volentieri, ma non possiamo. È contro le regole.”
    “E questo mi fa una rabbia!” esclamò Naruto stizzito, sbattendo un pugno contro il muro, lasciando un solco su di esso.
    “Non importa. In fondo, questa è la nostra battaglia. Farci aiutare da voi sarebbe come usare dei codici.” fece il moro, sorridendo, per poi andare a recuperare le sue spade, che erano rimaste a terra. “Però dovete prometterci che ci garantirete la sopravvivenza del nostro mondo almeno fino a quando non potremo combattere anche noi per difenderlo.”
    I due annuirono.
    “Tranquillo, non permetteremo all’Oscurità di vincere.” assicurò Naruto.
    “Aspettateci dove si svolgerà la guerra. Vi raggiungeremo sicuramente, e daremo il nostro contributo.” Aggiunse Asuna.
    “Vi auguro di arrivare quando sarà tutto finito. Non sappiamo quanto sarà orribile la battaglia.” Disse Kairi, per poi aprire il varco.
    “Aspetta.” Intervenne il biondo, andando avanti. “Prima c’è un posto dove vorrei andare. E credo debba venire anche tu.”
    La rossa lo guardò sorpresa, per poi annuire. “Va bene. Allora, Kirito, Asuna, spero di rivedervi! Salutateci Liz!”
    “Contateci! E buona fortuna!”
    “Anche a voi!” urlò Naruto, per poi gettarsi nel varco, seguito dalla compagna.

    “Questo è…” fece la ragazza, non appena uscita dal varco.
    “Già…” rispose il ninja, cominciando a percorrere il corridoio bianco in cui erano sbucati.
    La rossa osservò il ninja continuare a leggere dei cartellini appesi accanto a ogni porta, finché non si fermò di fronte a una di esse.
    “Il nome è diverso, però direi che è decisamente simile…” mormorò il biondo, aprendo la porta.
    Kairi lo seguì, leggendo sul cartello ‘Kirigaya Kazuto’.
    Non appena furono entrambi dentro, si fermarono al fianco di un letto. Steso e inerme, con accanto un bastone di ferro a cui era appeso un sacchetto di flebo, c’era Kirito che dormiva, con in testa uno strano casco attaccato alla corrente. A differenza di quello che avevano incontrato, era quasi anoressico, tanto che si potevano distinguere le ossa della braccia, posate sopra il lenzuolo.
    “Quindi è così che sono ridotti nella realtà…” commentò lei.
    “Già. Dopotutto, quelli che abbiamo incontrato noi sono solo delle entità virtuali.”
    “Come facevi a sapere che era qui?”
    “Quando sono entrato nel varco, ho pensato a lui. Speravo che così il varco ci portasse dove si trovava realmente, e così è stato.”
    Kairi fece per replicare, ma il rumore della porta che si apriva la interruppe.
    I due si voltarono, vedendo una ragazza dai capelli neri a caschetto, che indossava una divisa scolastica.
    “E voi chi siete? Cosa ci fate nella stanza di mio fratello?” domandò dubbiosa.
    La keyblader la guardò sorpresa, mentre Naruto si mosse per uscire.
    “Siamo suoi amici.” Disse, dopo averla superata. “Volevamo solo vedere come stava.”
    “Lo potete vedere con i vostri occhi. È costretto in un letto per colpa di quel dannato videogioco.” Rispose lei con astio.
    Kairi sorrise, per poi metterle una mano sulla spalla. “Non è colpa del videogioco in sé, ma di chi l’ha creato. E credici, tuo fratello sta combattendo con tutto se stesso per poter tornare in questo mondo.”
    “Ne sono sicura… ma deve sentirsi molto solo… e vivere ogni giorno non sapendo se riuscirai a tornare a casa è-”
    “Orribile. Lo so.” La anticipò la rossa. “Nemmeno noi sappiamo se torneremo mai a casa, ma questo non ci demoralizza. Anzi, ci dà la forza di andare avanti. Non perdere la speranza. Kirito tornerà di sicuro.”
    “Sembra quasi che lo abbiate incontrato poco fa… siete così convinti.” Disse la ragazza, staccando la mano di Kairi dalla propria spalla e andandosi a sedere sul letto di Kirito, facendo attenzione a non toccare né il fratello né i cavi o i tubi della flebo.
    “È così.” Affermò Naruto. “E fidati, sta più che bene. Pensa, ha anche trovato una ragazza.”
    “Non prendetemi in giro. Lo sanno tutti che nessun giocatore può andarsene dal gioco finché non sarà completato. Non potete averlo incontrato.” replicò la sorella di Kirito, dando le spalle ai due e guardando il fratello.
    “I giocatori no… ma i custodi sì.” Fece Kairi, uscendo dalla stanza assieme a Naruto e chiudendosi la porta alle spalle.
    La ragazza spalancò gli occhi, per poi correre subito fuori dalla stanza.
    Ma quando riaprì la porta, tutto quello che vide fu una piccola luce scomparire.

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