Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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  1. darkroxas92
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    暗いロクサス92

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    E come promesso, ecco qui la seconda parte!
    Allora, eravamo rimasti con il risveglio dei veri poteri di Saiko e la partenza per il salvataggio degli altri, giusto?
    E allora direi che è arrivato il momento di svelare la fine di questo capitolo! XD
    Ringrazio ancora Liberty89 per avermi prestato i suoi personaggi e avermi fatto da beta reader e Ottoperotto per avermi concesso l'uso dei suoi personaggi, oltre che di scrivere questo "dietro le quinte" della sua versione di darkroxas92.
    Ma prima di lasciarvi al capitolo, le risposte alle recensioni!

    @ Liberty89: Tranquilla, tanto mi fai comunque sapere sempre che ne pensi dei capitoli XD. Ormai dovresti esserti abituata ai miei capitoli assurdi oltre ogni limite, e i personaggi folli non sono ancora finiti XD. Per gli spoiler, beh, ormai ci ho fatto il callo XD. E Loony... è sempre Loony XD

    E adesso, prima del capitolo, una piccola sorpresa per voi: l'ultima opening di Equilibrio! Attenzione, spoilera i prossimi due capitoli, perciò guardatela solo se siete pronti al peggio XD

    Equilibrio - Opening 5



    Capitolo 77: Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore! - Torna all'indice dei capitoli
    Jessie si ritrovò ad affondare nel buio.
    “Dove sono?” si chiese, cercando di intravedere qualcosa attorno a sé.
    “Temo proprio che siamo finiti nella mia mente.” Rispose la voce di darkroxas92, rivelando così la sua presenza poco lontano.
    “La tua mente?”
    “Mentirei se dicessi che questo è il mio cuore, visto che me lo sono strappato io stesso molti secoli orsono.” Rispose la divinità.
    “Perché è così buio? Nemmeno io ho una tale oscurità…”
    “Questo è il risultato di ciò che mi è successo. Questo è ciò che resta di Lan Yami, un re vissuto molto, molto tempo fa… In un tempo che nessuno ricorda nemmeno più.”
    “Ma tu chi sei?”
    “Una divinità. Provengo da una dimensione parallela, proprio come te, dove sono temuto praticamente da tutti i ragazzi, e non. Sono il signore della distruzione, sinonimo di tutte le calamità naturali… anche se, a malincuore, devo ammettere che non è sempre stato così.”
    “Che cosa intendi dire?”
    Ma nessuna voce rispose alla custode, che si ritrovò nuovamente sola.
    Poi, come dal nulla, sotto di lei cominciarono a prendere forma varie sagome, creando lentamente una piccola cittadella. Subito dopo apparvero anche molte persone, che sembravano star acclamando qualcuno.
    Jessie atterò in mezzo a loro, senza essere notata da nessuno.
    “Che cosa starà succedendo?”
    “Mamma, guarda, eccolo!” disse un bambino, cercando di saltare per vedere meglio.
    La donna al suo fianco sorrise, per poi prenderlo in braccio e sollevarlo.
    Jessie spostò lo sguardo, vedendo così una carrozza che stava attraversando il paese.
    “Il re è arrivato!” esclamò felice una ragazza poco lontana, mentre tutti gli altri presenti cominciarono ad urlare felici.
    “Re?” ripeté Jessie, cercando di vedere meglio.
    Sgranò gli occhi quando vide che dentro la carrozza vi era seduto niente meno che darkroxas92.
    Solo, sembrava in qualche modo diverso.
    Nei suoi occhi c’era gioia, e non quel freddo che lei aveva visto. In più, rispondeva con un sorriso sincero ai saluti della gente.
    “Ho sentito che ha deciso di eliminare la classe nobile, così da poter rendere tutti noi sudditi uguali!” Sentì dire da un uomo, che stava parlando felice con un suo amico.
    “Quello… è davvero la stessa persona che ho incontrato poco fa? Sembra così diverso…” disse Jessie, per poi girarsi sentendo il rumore di uno sputo.
    “Bastardo di un re…” fece una voce proveniente da un vincolo poco lontano, a cui la custode del Tramonto si era avvicinata.
    Vide subito un piccolo gruppetto di persone, che a differenza delle altre fissava con rabbia e odio la carrozza reale.
    “Già il padre ci aveva dato parecchie grane, e lui è anche peggio.” Disse un’altra voce.
    “Ma tanto lo sarà ancora per poco.” Commentò con un ghigno una terza persona, tirando fuori qualcosa da una borsa, avvolto da un panno. “Da domani sarà solo un brutto ricordo. Noi nobili non gli permetteremo mai di toglierci i nostri privilegi come se niente fosse!”
    Jessie sgranò gli occhi, incredula.
    Evocò subito i Keyblade, cercando di colpire quelle persone, ma non riuscì nemmeno a sfiorarle.
    Lo scenario cambiò subito, trasformandosi in un’enorme stanza, al centro della quale si trovava un letto.
    Seduto su questo vi era il re, che stava parlando con un’altra persona.
    “Sire, il popolo vi considera già migliore di vostro padre. Nella nostra storia non era mai successo prima che un re venisse amato subito da tutti.”
    Lan Yami sorrise.
    “Mi fa piacere sapere che la maggior parte delle persone mi apprezzi, ma non è abbastanza… il mio desiderio è che tutti siano felici, e considerati allo stesso livello!”
    “I nobili non glielo permetteranno così facilmente.” Lo ammonì l’uomo.
    “Lo so… Ma non riesco proprio a capire questo loro attaccamento al potere. I più ricchi e privilegiati dovrebbero aiutare i più sfortunati, invece, loro pensano solo a loro stessi. Spero solo di riuscire in qualche modo a farglielo capire. Non voglio che loro diventino miei nemici. Io voglio un regno di pace, dove tutti possano vivere felici e-”
    Ma il re si fermò sentendo il rumore di un vaso che cadeva a terra.
    Jessie guardò verso la fonte del rumore, vedendo un bambino di dieci anni accanto ai cocci del vaso, che stava osservando terrorizzato.
    Il bambino aveva dei capelli castani a punta e un volto che esprimeva purezza.
    “Sora?” fece sorpresa la custode, osservando meglio il bambino.
    “Mi scusi signore… Non devo aver chiuso bene le finestre.” Si apprestò a dire il servitore. “Ci penserò io a punire questo ragazzo e a riportarlo ai genitori.”
    “No!” esclamò Lan. “Non si farà niente al ragazzo. Sono sicuro che voleva solo incontrarmi, non è vero?” disse, avvicinandosi al bambino, che annuì.
    Poi lo sguardo del re cadde sulla mano del ragazzino, dalla quale stava uscendo un po’ di sangue.
    “Ti sei fatto male, eh?” fece, per poi girarsi verso il servitore. “Per piacere, vai a prendere qualcosa per medicarlo e per pulire.” Disse.
    L’uomo fece un inchino, per poi uscire, mentre Lan prendeva in braccio il bambino, allontanandolo così dai cocci.
    “Allora, dimmi, come ti chiami? Immagino lo saprai già, ma io sono Lan Yami.”
    Il bambino, però, continuò a tremare impaurito, incapace di rispondere.
    “Tranquillo, non ti farò nulla. Dirò ai tuoi genitori che ti eri perso mentre tornavi a casa, e mi assicurerò che non ti puniscano in alcun modo.” Fece il re, sorridendo. “Però tu devi dirmi come ti chiami.”
    “S-Somau…” rispose balbettando il bambino.
    “Allora Somau, come mai sei entrato dalla mia finestra, distruggendo un vaso?”
    “I-Io non volevo… sono inciampato nella tenda e-”
    “Del vaso non m’importa nulla, ce ne sono tanti altri. L’importante è che tu non ti sia fatto nulla oltre quel graffietto, che presto medicheremo.”
    “E-Ecco… io sono venuto qui… perché ho sentito che lei è tanto buono…”
    “Oh, così dicono questo di me?” rifletté il re, per poi sorridere. “Allora significa che sto facendo proprio un bel lavoro, no?”
    Il bambino annuì, mostrando un piccolo sorriso.
    “Io sono venuto qui… per chiederle aiuto…” continuò, incerto su cosa dire.
    “Di che genere?”
    “Ecco… la mia famiglia è povera, e fatica ad andare avanti… Per questo volevo sapere se… potevo avere un po’ di pane da portare a casa…” disse, per poi coprirsi la faccia con le braccia, impaurito per la reazione che avrebbe potuto avere l’adulto.
    Lan sospirò.
    “Questo significa che c’è ancora molto da fare…” fece preoccupato, per poi prendere una collana che portava al collo, togliendosela e porgendola al bambino.
    Jessie osservò con attenzione il ciondolo.
    Era una piccola corona d’argento, che il re mise attorno al collo del bambino.
    “Con questa potrai avere tutto il pane che desideri. Domani stesso darò l’ordine di diffondere per tutti i negozi della città che quando vedranno un ragazzo con questa collana, non dovranno fargli pagare nulla, e di mandare direttamente a me il conto. Vedi di non strafare però, e soprattutto di non mostrarla ai quattro venti. Dovrà essere il tuo piccolo segreto.”
    Somau guardò incredulo l’oggetto, per poi cominciare a piangere.
    “I-Io… non so come ringraziarla, Sire…” disse in mezzo alle lacrime, poco prima che il re gli scompigliasse i capelli, ridacchiando.
    “È solo Lan.” Rispose lui.
    Jessie guardava intenerita la scena.
    Vide il servitore tornare e medicare la ferita del bambino, per poi raccogliere i cocci e portarli fuori.
    “Ora ti farò riportare a casa. Sentiti pure libero di tornare quando desideri. Questo castello sarà sempre aperto per te, come per chiunque altro avrà bisogno del mio aiuto.”
    Il bambino sorrise, per poi saltare giù dal letto.
    “Cerca di non finire in nessun guaio.” Gli disse il re, sorridendo, per poi ordinare al servitore di accompagnarlo a casa, assieme a un sacco di pane e diverse caraffe d’acqua.
    L’uomo s’inchinò, per poi uscire assieme al bambino, che però rimase fermo.
    “Tu ci aiuterai sempre, vero?” chiese infine.
    “Certo, finché ne avrò la possibilità, non esiterò ad aiutare chi ne avrà bisogno.” Rispose lui, sorridendo.
    Il bambino annuì felice, per poi seguire l’uomo, chiudendo la porta.
    Il re continuò a sorridere.
    “Se solo tutti fossero puri come i bambini.” Disse a bassa voce. “Come l’antica leggenda narra, sono stati proprio loro a ricostruire i mondi dopo che l’oscurità aveva ricoperto tutto. Nessuno dovrebbe toccarli. Sono loro coloro che manderanno avanti i mondi. E chissà… forse un giorno li salveranno di nuovo.”
    Poi il tempo attorno a Jessie cominciò a scorrere velocemente, finché il sole fuori dalla finestra non scomparve, e Lan andò a dormire.
    La ragazza rimase in attesa che il tempo tornasse normale, finché la porta della stanza non si aprì.
    Il re stava dormendo profondamente, e non si accorse di nulla.
    La custode si voltò, vedendo il servitore di prima entrare tenendosi una mano insanguinata sopra lo stomaco.
    “S-Sire…” ansimò, con voce troppo bassa per essere sentito.
    Ma prima che potesse ritentare, cadde a terra, privo di vita.
    “Povero stupido… poteva salvarsi.” Fece una voce, mentre uno dei tre uomini che Jessie aveva visto in quella via entrava, tenendo in mano un pugnale già sporco di sangue.
    La custode del Tramonto spalancò gli occhi, mentre l’uomo si avvicinava a Lan, alzando l’arma.
    “Fermo!” urlò la custode, che però non venne udita.
    Si portò una mano sulla bocca e l’altra sulla pancia quando vide il braccio dell’uomo scendere in corrispondenza del petto del re.
    “Così impari a metterti in mezzo ai nostri affari.” Disse l’uomo, per poi uscire di corsa dalla stanza, dopo aver messo il pugnale tra le mani del servitore.
    “Perché…” fece Jessie, lasciando cadere lungo il viso delle lacrime silenziose.
    Lo scenario cambiò nuovamente.
    Si trovava in un’enorme campo verde, dove c’erano centinaia di persone riunite in un solo punto, tutte con sguardi tristi.
    Uno ad uno se ne andarono tutti, lasciando solo un bambino, Somau, che continuò a guardare la lapide di fronte a sé, stringendo con forza il ciondolo che il re gli aveva regalato.
    “Avevi promesso… Avevi promesso che ci avresti sempre aiutato…” disse, piangendo.
    Jessie abbassò lo sguardo.
    “Mi dispiace principalmente per lui.” Disse una voce triste, che le fece spalancare gli occhi.
    La custode si girò di colpo, ritrovandosi ad osservare Lan, affiancato da una donna, avvolti entrambi da un alone di luce.
    “Posso capire quel che senti.” Disse la donna. “Io però, posso offrirti la possibilità di continuare a vegliare su di lui. E come lui, anche i molti altri che seguiranno sia le tue che le sue impronte.”
    “Come?” chiese lui.
    “Posso dirti come accedere a un livello superiore dell’esistenza. È questo il mio compito. Potrai far diventare tuo compito guidare i ragazzi come lui, aiutandoli nel loro percorso.”
    “Ma ne sarò all’altezza? Non sono nemmeno riuscito ad aiutare lui… Non ho fatto in tempo…”
    “Potrai sempre aiutarlo ad andare avanti, indicandogli la via giusta da prendere.”
    Lan parve riflettere un attimo.
    “Cosa devo fare, Oma?”
    La donna sorrise.
    “Una goccia in un oceano è insignificante… ma in un deserto può essere determinante.”
    “Userai sempre questi aforismi per rispondere, vero?” fece Lan, sorridendo.
    “Oh, per molto più tempo di quanto tu possa immaginare.” Rispose lei.
    Lo scenario cambiò ancora, mostrando Lan, che indossava una tunica bianca, osservare qualcosa in un vicolo buio.
    Jessie vide solo una mano che stringeva un ciondolo, sdraiata a terra come il corpo da cui proveniva, senza dare alcun segno di vita.
    “Mi dispiace…” disse l’uomo, senza riuscire a trattenere le lacrime. “Mi dispiace tanto… è tutta colpa mia… ho sbagliato a guidarti… Somau, perdonami se puoi…”
    Jessie spostò lo sguardo, incapace di guardare quella scena e portandosi le mani al ventre, preoccupata.
    “Quell’oscurità… era dovuta a questo?”
    Come per risponderle, le immagini cambiarono, mostrando Lan sempre in quel modo, ma ogni volta in luoghi e con persone differenti.
    “Questa sofferenza… Ha dovuto soffrire così tanto, per tutto quel tempo?!” esclamò incredula la custode.
    Poi, ad un certo punto, le immagini si fermarono, mostrando un Lan diverso, sospeso nello spazio.
    I suoi occhi ormai, mostravano solo pura tristezza, non era rimasta alcuna traccia della gioia che in passato li aveva fatti brillare come stelle.
    “Io sono diventato una divinità con il solo scopo di proteggere i ragazzi e tutti coloro che hanno deciso di seguire il mio cammino…” disse freddo. “Eppure, per millenni e millenni non ho fatto altro che rivedere la stessa scena! Perché gli uomini sono così… perché per il loro potere passano sopra tutto e tutti?!”
    Jessie poteva percepire senza problemi la sua sofferenza.
    “Il mio cuore… Il mio cuore mi fa male… Ho visto Somau reincarnarsi decine di volte, e tutte le volte è finita sempre nello stesso modo! Nonostante i miei tentativi di aiutarlo, c’è sempre stato qualcuno a fermare la sua strada. E come per lui, infinite altre persone!”
    Si portò una mano al petto, lasciando che altre lacrime gli scorressero sul viso.
    “Se le cose stanno così… Se davvero non si possono cambiare… Vorrà dire che sarò io a cambiare! Distruggerò io stesso il male! Anche a costo di diventare io stesso un malvagio! Salverò i ragazzi che verranno dal mio stesso fato, anche a costo di doverli fermare con la forza!”
    Sotto gli occhi increduli di Jessie, si colpì il petto con tale forza da farvi entrare le mani.
    “Non ho più bisogno di questo!” urlò, per poi estrarre il proprio cuore con un gesto secco e deciso e scagliarlo lontano da sé.
    “Lan Yami non esisterà mai più! Da oggi solo la sua oscurità andrà avanti nel suo compito! E distruggerà tutta la corruzione che incontrerà. Non importa se sarò chiamato distruttore, o calamità.” Dichiarò. “La verità non dovrà mai saperla nessuno! Sono stato chiaro, Oma?”
    Jessie si girò, ritrovandosi di nuovo di fronte alla donna dal corpo etereo, che però stavolta aveva uno sguardo triste.
    “Come desideri, Lan…”
    “No, non Lan… è darkroxas92.” Disse lui, mentre il suo abito cambiava colore, diventando nero, dopodiché si mise il cappuccio che da quel momento in poi avrebbe celato il suo volto.
    “Che cosa dovrò dire agli altri?” chiese Oma.
    “Digli che Yami è stato rinchiuso in una dimensione parallela da me e che io ti ho ingannata per poter ascendere. C’è solo un’ultima cosa che voglio chiederti, prima di cadere totalmente nelle tenebre.”
    “Dimmi pure.”
    “Prenditi cura delle vittime della mia crociata. Solo di coloro che lo meriteranno, ovviamente. Tu sei l’unica in grado di vedere così bene dentro le persone.”
    “Non mi sopravvalutare. Non ho saputo vedere completamente la tua immensa sofferenza.”
    La divinità sorrise.
    “Quella nemmeno Lan è stato in grado di vederla.” Disse, per poi scomparire, lasciando spazio ad un’altra città.
    Questa volta Jessie vide centinaia di persone in preda al panico alla ricerca vana di una via di fuga, mentre la città collassava rapidamente su se stessa. Lo scenario si spostò attorno alla custode, fermandosi di fronte a un ragazzo che stava scappando, che Jessie riconobbe subito essere Sora.
    Il ragazzo inciampò, cadendo a terra e perdendo un oggetto, che scivolò qualche metro più in là, fermandosi ai piedi di una persona, che lo prese tra le mani.
    Jessie riconobbe subito il ciondolo che Yami aveva donato a Somau.
    “G-Grazie…” fece il ragazzo, rialzandosi e avvicinandosi all’uomo, il cui volto era celato da un cappuccio nero.
    “Dev’essere molto prezioso per te questo, vero?” chiese, prima di restituirlo al proprietario.
    “A dir la verità non saprei… l’ho sempre avuto da quando ho memoria, ma sono sicuro che per me è importante. Percepisco come un antico legame con questo ciondolo.”
    “Capisco… Qual è il tuo nome?”
    “Hamalau! E il tuo?”
    A Jessie parve di scorgere un sorriso triste sul volto di darkroxas92.
    “Non ha importanza. Ti conviene sbrigarti, prima che per questo mondo giunga alla sua fine.”
    “Non posso senza prima essermi accertato che i miei amici siano al sicuro. Il Magister sta facendo di tutto per arginare l’attacco di quel mostro! Cerca di metterti in salvo anche tu!” fece Hamalau, per poi correre via.
    L’uomo si tolse il cappuccio.
    “Perdonami di nuovo, ma è meglio se per questa volta passi direttamente alla tua prossima reincarnazione, Somau. Questo mondo era troppo corrotto per andare avanti.”
    darkroxas92 si rimise il cappuccio, proseguendo nel suo cammino, mentre diversi palazzi crollavano attorno a lui.
    “E chissà… forse in futuro, sarai proprio tu a fermarmi, dato che ti farò soffrire molto.”
    “Sei sicuro di ciò che stai facendo?” chiese una voce.
    “In questo modo dovranno sigillarmi per aver violato la Grande Regola, ponendo così un freno alla mia mania distruttrice. Un tempo sufficiente per far regnare un po’ di pace, mentre il mio nome continuerà a incutere timore.”
    Oma sospirò.
    “Ti avverto che farò ascendere Hirurogeita Lau. E lui cercherà sempre un modo per farti capire ciò che hai fatto, oltre ad intralciarti.”
    “Capisco. Sì, credo che lui possa riuscire là dove Lan ha fallito, però lui non dovrà mai sapere del suo predecessore, chiaro?”
    “Come desideri… Darky.”
    Poi tutto scomparve, lasciando Jessie nuovamente persa nelle tenebre.
    “Quindi è così che stanno le cose…”
    “Esatto.” Rispose la voce di darkroxas92. “Ho passato ogni instante della mia esistenza a cercare di salvare tutti quelli che potevo, fallendo sempre. Poi, ho capito che l’unico modo per far sì che non soffrissero quanto me era quello di farli soffrire in maniera minore, anche se probabilmente loro non ci crederebbero mai.”
    Jessie rimase in silenzio ad ascoltarlo.
    “Somau… Hamalau… Sora… ho cercato di aiutarlo infinite volte… Il mio senso di colpa per non essere riuscito a mantenere quell’unica promessa mi ha sempre tormentato. E adesso, per mia scelta, quel ragazzino mi odia con tutto se stesso, considerandomi giustamente per quel che sono: un essere senza cuore, privo di sentimenti e morale, il cui solo obiettivo è quello di far soffrire lui e tutti i suoi coetanei.”
    “Era davvero necessario?” chiese Jessie. “Non c’era nessun altro modo per aiutarlo?”
    “CI ho provato per millenni!” replicò con rabbia la divinità. “Ma ogni misera volta… Ogni volta che lui interveniva per aiutare qualcuno, qualcun altro lo fermava. È come se fosse una maledizione, quel ciondolo che gli donai quel giorno, lo segue in ogni sua reincarnazione, come se fosse parte di lui!”
    “Questo significa che continua a credere in quella promessa, no?” fece Jessie. “Significa che crede ancora in te!”
    “No… significa solo che la mia maledizione continua a colpirlo, in un ciclo infinito…”
    “È inutile che provi a salvarlo, custode!” esclamarono diverse voci, mentre la sagoma oscura prendeva nuovamente forma, assieme a una stazione del cuore grigia.
    Non appena Jessie atterrò su di essa, un vento freddo la investì, portando con sé qualche fiocco di neve.
    Poco lontano vi era anche darkroxas92, che però era sdraiato a terra, senza alcuna intenzione di muoversi.
    “Voi siete le persone che lo hanno ucciso quella notte, vero?” chiese la custode, evocando i due Keyblade.
    “Non solo. Noi siamo tutti coloro che abbiamo fermato lui e i suoi innumerevoli protetti. Noi siamo coloro che hanno creato la sua sofferenza, e siamo fieri di averlo fatto!”
    “Voi… Credevo di averne viste di persone malvage… Certo, non siete ancora ai suoi livelli, però voi… Voi non potete essere perdonati!”
    “E che cosa vuoi fare? Sconfiggerci? Eliminarci? Nessuno può farlo! Siamo oscurità pura, e tu non hai sufficiente luce per affrontarci. Anzi, è più facile che tu ti unisca a noi!”
    “Siete degli illusi se sperate che lasci accadere una cosa del genere!”
    “Allora affrontami, custode, e vediamo fin dove arriva la tua determinazione!”
    Jessie strinse con maggiore forza i suoi Keyblade.
    “Credo proprio che ti serva un piccolo aiuto, non è vero?” fece una voce, che risuonò in quello spazio all’apparenza vuoto.
    “Dark!” esclamò Jessie, guardando verso l’alto.
    “Io e Hikari abbiamo provato a raggiungervi, ma nonostante i miei poteri, c’è una barriera che ci impedisce di proseguire. Tuttavia, credo di aver trovato qualcun altro in grado di aiutarvi!”
    Non appena ebbe detto ciò, tre fasci di luce attraversarono le tenebre, cadendo affianco a Jessie, che si coprì gli occhi.
    Quando li riaprì, Sora, Riku e Kairi erano al suo fianco, tutti e tre con il Keyblade in mano.
    “Non posso proprio lasciarti sola un attimo, eh?” fece Riku, sorridendole. “Ti lascio sul letto e ti ritrovo a combattere contro un altro essere oscuro.”
    Poi il ragazzo si fece serio.
    “Tutto bene? Hai avuto difficoltà?”
    Jessie scosse la testa.
    “Tranquillo, non ho esagerato.” Assicurò con un sorriso.
    “Perfetto allora! Vediamo di dare una lezione a questo tizio e di tornare a casa!” esclamò Sora.
    “Somau… Così anche tu osi affrontarci.” Disse la figura, alzando il pugnale, preparandosi ad attaccare.
    “Somau? E chi diamine sarebbe?” chiese il castano confuso.
    “Una vecchia conoscenza del proprietario di questo cuore vuoto.” Rispose Jessie, alzando i Keyblade per difendersi.
    “Che sarebbe?”
    “Quel tipo a terra.” Rispose la figura, indicando la divinità con un cenno. “Poverino… immagino che rivivere millenni e millenni di brutti ricordi lo abbia provato non poco, dev’essere stato doloroso anche per una divinità della distruzione.”
    I quattro custodi lo guardarono con occhi infuriati.
    “Siete voi la causa di tutto questo!” esclamò Jessie. “Ho visto cosa gli è successo! E mi meraviglio che la sua volontà lo abbia fatto andare avanti per così tanto tempo, ma questo significa soltanto che avete fallito! Non siete riusciti a farlo cadere completamente nelle tenebre!”
    “Sì, forse hai ragione, ma presto soccomberà totalmente di fronte all’oscurità! E voi con lui.”
    Detto ciò, la figura scagliò un’onda nera contro i custodi, che li investì in pieno.
    I quattro usarono i Keyblade per contrastare l’onda d’urto, che fu comunque sufficientemente potente da farli indietreggiare.
    Il braccio sinistro di Jessie si fece leggermente più scuro, costringendo la custode a cacciare un piccolo urlo di dolore.
    “Jessie!” esclamò Riku preoccupato.
    “N-Non ti preoccupare… questo non è niente…”
    Ma con grande sorpresa di tutti, l’onda fu spezzata da qualcosa.
    Di fronte ai quattro custodi c’era darkroxas92, con lo sguardo verso il basso e la mano aperta.
    “Basta così…” disse, senza alzare il capo. “Questo è abbastanza. Andatevene.”
    “Non se ne parla nemmeno! Non possiamo lasciarti in balia di quell’essere!” esclamò Sora.
    “Già, non ce la farai mai da solo contro di lui!” aggiunse Kairi.
    “Va bene così… Sparirò con lui. Le mie sofferenze, la mia verità, il mio passato… farò sparire tutto insieme a me!” urlò, creando una sfera di energia e scagliandosi contro l’avversario.
    Tuttavia, la divinità fu respinta come se niente fosse, rotolando a terra.
    “Patetico. E tu saresti l’essere più temuto da tutti? Sei solo un debole, che si atteggia da forte.”
    “Sì, è vero… In effetti, ho passato gli ultimi ventimila anni a far credere a tutti di essere il signore della distruzione… e devo dire che mi è anche venuta bene come recitazione. Forse avrei dovuto fare l’attore, ma sembra che questo caratterizzi tutti i Dark esistenti… Anche il me di questa dimensione ha fatto lo stesso, anche se per un tempo infinitamente più breve.”
    “E con ciò? Credi che basterà? Ti farò sprofondare nelle tue tenebre peggiori, dalle quali non uscirai mai più!”
    Senza che nessuno potesse fare qualcosa, la figura lanciò il pugnale contro darkroxas92, colpendolo in pieno petto.
    La divinità sgranò gli occhi, poco prima che essi si spegnessero, lasciandolo cadere a terra come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
    “No!” urlò Jessie, per poi girarsi irata verso la figura, come gli altri tre custodi.
    “Non si risveglierà mai più! Perso dentro sé stesso per sempre!”
    “Beh, ho una brutta notizia per te. Nemmeno tu uscirai da questo posto vivo!” esclamò Sora, per poi creare una sfera di luce con il Keyblade. “Noi te lo impediremo!”
    “Fatevi sotto allora.”

    “E così, alla fine ti sei arreso, eh?” fece una voce, che risuonò attorno a darkroxas92.
    “Perché non avrei dovuto? Sono solo un fallito, che non è riuscito in niente.”
    “In effetti, ti ho sempre impedito di fare ciò che volevi, ma dopotutto, come hai detto, sei stato un ottimo attore.” Aggiunse un’altra voce, che costrinse la divinità a spalancare gli occhi e a mettersi seduto.
    Di fronte a lui c’erano Oma e Ottoperotto, che lo guardavano divertiti.
    “Che cosa…?”
    “Sei giunto così lontano, Lan. Non vorrai davvero fermarti adesso, vero?” chiese la donna.
    “Io…”
    “Lo dicevo io che eri una divinità della domenica, ‘gnorante!” Esclamò un’altra voce, mentre dal nulla appariva suor Nausicaa.
    “Però bisogna concedergli un premio come miglior attore delle ultime epoche. Cavoli, è riuscito a ingannare l’intero Alto dei Cieli, più qualche milioncino di mondi.” Aggiunse Loony.
    “Io… Io ero serio! Io volevo davvero distruggere! E volevo punire i tuss!”
    “Sì, certo… e io amo passare le vacanze da Xehanort.” Commentò Ventus, apparendo alle sue spalle.
    “E io non somiglio vagamente a Sora.” Fece Vanitas, mostrandosi al suo fianco.
    “E Xaldin non impreca mai.” Aggiunse Roxas, sbucando di fronte a Vanitas.
    “Che cos’è? Una riunione per prendermi in giro?”
    “Prenderti in giro?” fece una voce, mentre di fronte a lui appariva Sora. “Direi di no, anzi, il contrario.”
    “Siamo qui per ringraziarti.” Disse un altro ragazzo, il cui volto era però inesistente, mentre attorno alla divinità ne apparvero centinaia.
    “Tu ci hai sempre guidato, cercando di aiutarci in tutti i modi possibili.”
    “Non ci hai mai abbandonato.”
    “Hai cambiato metodi, e dobbiamo ammettere che quelli degli ultimi millenni non sono stati proprio di nostro gradimento, ma l’intenzione è rimasta sempre la stessa.”
    “Anche quando svolgevi il tuo nuovo ruolo… hai sempre pensato a noi.” Fece Hamalau, apparendo al fianco di Sora.
    “Hai sempre cercato di mantenere quella promessa fatta tanto tempo fa.” Disse Somau, comparendo anche lui di fronte a darkroxas92.
    Poi i tre ragazzi tirarono fuori il loro ciondolo, mostrandolo alla divinità, imitati da molti altri.
    “Questo non è il simbolo di una maledizione.” Dissero insieme. “Questo è il simbolo che dimostra la tua lealtà verso di noi! La tua devozione verso la tua promessa!”
    “Da migliaia di anni siamo stati legati da questo ciondolo. Tu mi hai sempre protetto, e hai sempre sofferto ogni volta che qualcuno mi fermava.” Fece Somau.
    “Non permettere ai tuoi incubi di avere la meglio!” esclamarono tutti insieme.
    “Affrontali!” fece Sora.
    “Annientali!” disse Hamalau.
    “Vendicaci!” concluse Somau.
    darkroxas92 li guardò incredulo, per poi sorridere, scuotendo la testa.
    “Cavoli… devo essere proprio caduto in basso se tutti voi siete venuti qui. Mi dispiace, ma il qui presente darkroxas92 non ha intenzione di farsi consolare!” disse, saltando in piedi.
    “Non c’è bisogno che me lo diciate voi. È arrivato il momento di affrontare le mie tenebre, e di mantenere fede alla mia promessa!”
    Tutti i ragazzi sorrisero, per poi cominciare a svanire, lasciando darkroxas92 da solo di fronte alle tre incarnazioni di Sora.
    “Questo credo sia tua.” Dissero, porgendoli il ciondolo, che la divinità prese tra le mani.
    “Buona fortuna… Lan…” fece Somau, scomparendo assieme agli altri due.
    Yami osservò il ciondolo che teneva in mano.
    “La tua luce…” fece una voce alle sue spalle, che lo costrinse a girarsi. “È molto più forte di quanto tu creda.”
    Di fronte alla divinità c’era una donna avvolta dalla luce, che lo guardava sorridendo.
    “Tu chi sei? Non mi sembra di averti mai visto…”
    “Il mio nome è Lucis… E sono la madre del Dark di questa dimensione.”
    Lan spalancò gli occhi.
    “Vuoi dire che tu sei…”
    “La Luce, esatto. Lan Yami, la tua oscurità ha solo ricoperto la tua luce. È arrivato il momento di risvegliarla!”
    “Non posso… ho gettato via il mio cuore, non posso più risvegliare la mia luce…”
    “Il tuo cuore sta ancora battendo. Non è scomparso, è solo disperso.”
    Poi Lucis alzò una mano verso di lui.
    Il ciondolo s’illuminò, per poi scomparire, lasciando il posto a un Keyblade dorato, con striature bianche e nere.
    “Questo è… un Keyblade?!”
    “Usalo per affrontare le tue tenebre e i tuoi incubi. Tieni fede alla tua promessa!” esclamò Lucis, per poi scomparire.
    Lan rimase fermò per qualche secondo, per poi puntare il Keyblade verso l’alto, rilanciando un raggio di luce.
    Istantaneamente, sotto i suoi piedi apparve un mosaico, che rappresentava lui, sia come Lan Yami che come darkroxas92, circondato da centinaia dei suoi ciondoli.
    Dietro di lui si scorgevano anche tutti i ragazzi che gli erano apparsi poco prima.
    “Non vi deluderò.” Disse Lan, mentre tutto svaniva nella luce.

    Il corpo di darkroxas92 s’illuminò, attirando su di sé l’attenzione dei presenti.
    Il pavimento grigio cominciò a dissolversi, rivelando lo stesso mosaico che aveva visto Lan.
    Il suo corpo si alzò da solo, mentre nella sua mano compariva il Keyblade.
    “Che cosa?!” esclamò Riku. “Anche lui è un custode?!”
    “Impossibile!” urlò la figura, mentre Lan riapriva gli occhi.
    “Direi che è arrivato il momento di porre fine a questa storia!” disse, puntando il Keyblade contro l’avversario.
    “Non ti lasceremo vincere così facilmente!” replicò la figura, creando un secondo pugnale.
    Lan si scagliò contro di lui, ma l’avversario lo evitò saltando in alto.
    “Siamo pur sempre nel nostro elemento, credi che non possa-”
    Ma s’interruppe quando Sora e Riku apparvero ai suoi lati, afferrandogli le braccia per tenerlo fermo.
    “Lasciateci andare!”
    “Ora!” urlarono i due custodi.
    “Con immenso piacere!” esclamò la divinità, saltando verso la figura, per poi scomparire e riapparire alle sue spalle.
    “Noi… non spariremo così facilmente…” cominciò a dire quella, mentre i due custodi la lasciavano andare. “Saremo sempre dentro di te…”
    “Sì, è vero, ma non mi darete più fastidio!” disse darkroxas92, puntandogli contro il Keyblade e colpendolo con un raggio di luce.
    Sul corpo dell’avversario apparve una serratura, che s’illuminò, costringendo i cinque a chiudere gli occhi.
    Quando riuscirono a riaprirli, dell’avversario non era rimasta alcuna traccia.
    “È finita?” chiese Jessie, ansante, mentre Riku la raggiungeva.
    “Direi di sì.” Rispose una voce, mentre un varco si apriva, lasciando entrare Dark e Hikari.
    “Ma chi era quello?” chiese Kairi.
    “Era un concentrato dei miei incubi.” Rispose darkroxas92. “Millenni di storia, di eventi tragici… tutti riuniti in quell’essere.”
    “Millenni?” fece Sora.
    “Ehi, state parlando con una divinità. Non sono di certo nato ieri.” Replicò Lan, sorridendo divertito e osservando il Keyblade.
    “Tieni.” Disse, porgendolo a Dark, che però scosse la testa.
    “È il tuo Keyblade. Io non posso prenderlo.”
    “Me l’ha dato tua madre, io non posso usarlo ancora. Non ne sono degno.”
    “Se mia madre te l’ha donato, significa che pensa tu lo sia.”
    “Il Keyblade non viene mai dato a qualcuno che non è in grado di usarlo.” Aggiunse Hikari.
    “Quindi è così che funziona qui? Non appena uno si dimostra degno del Keyblade lo riceve?” chiese Sora.
    “Possiamo dire di sì, ma non chiunque. Solitamente sono io che scelgo svariati guardiani.” Rispose Dark, per poi lanciare a Lan il telecomando di Loony. “Con quello potrete tornare tutti nella vostra dimensione.” Spiegò.
    Jessie annuì, recuperando la benda dalla sua tasca.
    “Sei sicura?” le chiese Riku.
    Lei annuì.
    “Sì. Qui mi limiterei a fuggire. Inoltre, c’è anche l’altra Jessie. Non voglio complicarle l’esistenza.”
    “E poi, credo sia meglio per voi tornare nel vostro universo.” Fece Dark, dando a Jessie un’occhiata più che eloquente. “Dubito che vogliate che succeda qui, vero?”
    I quattro custodi lo guardarono sorpresi.
    “E tu come-”
    “Sono una delle entità portanti di questo universo. Credete davvero che non sia in grado di accorgermi di una cosa del genere?”
    “Se sta parlando di quel che penso, me n’ero reso conto anch’io. Era fin troppo palese.” Commentò darkroxas92, sorridendo. “Cerca solo di non passare nella mia dimensione nei prossimi due decenni. Ho intenzione di continuare con i miei soliti metodi.”
    “Uh?” fece Kairi.
    “Sono la divinità della distruzione, e ho una luna piena di ragazzi a cui far capire cos’è giusto e cos’è sbagliato. E per farglielo capire, intendo dire che devo punirli oltre l’umana immaginazione!”
    Jessie sorrise.
    “Va bene. Quindi continuerai a tenere fede alla promessa fatta a Somau.
    “Somau?” chiese Hikari.
    “Sempre.” Rispose la divinità, senza girarsi e premendo un bottone, facendo aprire due varchi.
    “Au revoir! Non vedo l’ora di vedere la faccia di quei quattro tuss quando vedranno la mia nuova arma.” Fece, sparendo dentro uno di essi.
    “Allora andiamo anche noi.” Disse Riku. “Jessie ha bisogno di riposo.”
    “Credo proprio che tu abbia ragione…” disse lei, rassegnata, però sorridendo.
    Dark e Hikari annuirono.
    “Prima di andare… Dark, posso chiederti un piccolo favore?”
    L’Equilibrio guardò la custode incuriosito. “Uh? Certo, dimmi.”
    La castana si avvicinò al ragazzo, prendendogli una mano per posarla sul suo ventre.
    Dark arrossì per un istante, ma si riprese quando avvertì la stretta della ragazza.
    “Jessie…” disse preoccupato il custode dell’Alba, avendo capito i pensieri della castana.
    “Dark puoi dirmi cosa senti? Come ha detto quella custode oscura, la mia luce s’è ridotta ad un punto immerso nelle tenebre… ti prego, dimmi che quel punto è uguale a prima.” Supplicò, puntando i suoi occhi color nocciola colmi d’ansia in quelli dell’altro.
    Per qualche istante nessuno disse nulla, poi Dark sorrise. “Non devi preoccuparti, questa luce non cadrà facilmente sotto l’oscurità, mi sembra tenace.”
    “Grazie. Grazie davvero.” Fece la keyblader.
    “Grazie a voi per il vostro aiuto. Credo che anche quelli della dimensione dell’altro Dark vi saranno grati.”
    “Più di quanto possiate immaginare. Sarebbe stata una grave perdita per loro.” Disse Jessie, per poi stringere con forza la benda, attraversando il varco assieme ai tre compagni.



    Pan lanciò un’onda energetica contro la parete, senza pero riuscire minimamente a scalfirla.
    “Niente da fare…” ansimò, lasciandosi cadere seduta a terra. “Questa volta Azuki ci ha giocato.”
    “Non può essere indistruttibile!” esclamò Natsu, continuando a colpire il muro con il fuoco. “Fairy Tail è famosa per essere la gilda più distruttiva, non posso di certo fallire nella nostra specialità!”
    “Aye!”
    “È inutile.” Fece Protoman. “Se ha hackerato i dati di questo posto, può aver creato delle pareti assolutamente indistruttibili.”
    “Beh, noi non ci arrenderemo di certo!” disse Sora. “Sono già finito in un mondo dentro un computer, e ne sono uscito sano e salvo!”
    Edward batté le mani, per poi appoggiarle al muro.
    “Maledizione… anche l’alchimia è inutile. Non riesco a riconoscere i materiali di questo muro. Non è semplice oscurità.”
    “E voi sareste dei custodi? Tutti così impazienti e scalmanati?” commentò Protoman.
    “Sentì un po’, Mr Io-Sono-Perfetto.” cominciò Black Star. “Non so chi tu sia esattamente e non me ne importa un accidente, però tu non puoi di certo pretendere che ce ne stiamo qui buoni ad aspettare che Dark o qualcun altro ci salvi!”
    “E io non sono di certo venuto fin qua per morire in questo modo.” Fece Conan.
    “Argh!!!” urlò Masaru, prendendo la rincorsa e colpendo il muro con un pugno.
    Per qualche secondo rimase attaccato ad esso, per poi venire respinto indietro come allontanato da una forza misteriosa.
    “Aniki!” esclamò Agumon.
    “Non sia mai detto… che un fottuto muro mi fermi!” esclamò il ragazzo, rialzandosi.
    “Se solo potessimo usare i nostri Keyblade…” fece Riku, chiudendo le mani a pugno per la rabbia.
    “E io non riesco a mettermi in contatto con Chad.”
    Poco lontano, Kuroyukihime e Haru erano intenti ad esaminare le pareti.
    “Quella ragazza è stata molto abile.” Fece la ragazza. “È riuscita a manipolare in maniera a dir poco perfetta i dati, unendoli a qualcosa di sconosciuto, probabilmente come dicono i custodi, oscurità.”
    “Se solo mio padre fosse qui... o anche Ax. Anzi, forse lui sarebbe il più adatto, visto che considera la nostra informatica piena zeppa di errori…” disse l’Animorph.
    “E chi sarebbe? Un hacker?” chiese Haru.
    “No, un alieno mutaforma con conoscenze minime di informatica, ma ad ogni modo superiori a quelle degli esperti del mio mondo. È uguale per te?”
    “Alieno mutaforma?” fece Protoman. “Come sarebbe a dire?”
    Marco sbuffò, per poi avvicinarsi ad Agumon.
    “Puoi darmi un attimo la zampa per piacere?”
    “Eh? Okay, ma per-”
    Non appena il Digimon fu toccato dall’Animorph, si zittì, mentre i suoi occhi diventarono vuoti.
    Marco gli lasciò la zampa dopo pochi secondi, lasciandolo tornare normale.
    “Cosa mi hai fatto?!” esclamò questi, preparandosi a combattere.
    “Solitamente preferisco evitare di farlo con creature intelligenti, ma credo sia l’unico modo per dimostrarvi il mio potere.” Disse Marco, mentre cominciava a diventare più piccolo.
    Lentamente sul suo corpo crebbero delle scaglie arancioni, mentre la sua testa si allungava.
    Le sue braccia e gambe si trasformarono in zampe con tre artigli al posto delle dita.
    Un paio di minuti dopo, di fronte a tutti c’era una copia esatta di Agumon.
    “Questo potere mi è stato donato da uno di quei alieni, per poter proteggere il mio mondo. Posso trasformarmi in tutto ciò che tocco e che possiede un DNA.” Spiegò l’Animorphs. “Purtroppo, ho un limite di due ore, e non mi limito a copiare l’aspetto… In questo momento sto provando un’inspiegabile voglia di tirare pugni a qualcuno.”
    “Wow… è proprio identico a me!” esclamò Agumon, mentre Masaru lo guardava sconvolto.
    “Capisco… sembra proprio che i custodi non siano mai delle persone normali.”
    “Beh, il mio unico potere è quello di poter diventare un bambino.” Rispose Conan. “Purtroppo al momento sono bloccato in questo aspetto, ma in realtà sono un liceale.”
    “Eh?!” esclamò incredulo Haru, guardandolo.
    “Credo che di umani puri ci siamo solo io, Riku, Kairi, Saiko, Ran e Asuka.” Fece Sora. “Infatti in questa situazione siamo i più svantaggiati.”
    “Oh, non sai quanto, custode della luce.” Disse una voce.
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad un’armatura nera, con pezzi bianchi e azzurri.
    Sulla vita e sull’elmo aveva un simbolo simile a quello dei Nessuno, con la differenza che questi era all’ingiù.
    Ma la cosa che sorprese tutti era che impugnava un Keyblade, anch’esso nero.
    “E tu chi sei?!” esclamò Natsu, mentre tutti si preparavano a combattere.
    “Un incubo.” Rispose questi. “Proprio come quello che stanno affrontando i vostri amici fuori di qui.”
    “E di chi saresti? Non credo ti abbiamo mai visto prima.” Fece Sora.
    “Oh, il fatto che non mi abbiate mai incontrato, non significa che l’oscurità non possa materializzarmi qui. In compenso, i tre custodi che vi hanno preceduto dieci anni fa, sanno bene chi sono.”
    “Quindi è un vecchio nemico di Aqua, Terra e Ventus?” domandò Kairi.
    “Ora preparatevi… perché vi eliminerò tutti, dal primo all’ultimo!”

    Master, Tell Me The Truth


    “Non te lo permetteremo!” urlò Inuyasha, partendo all’attacco.
    Ma con sua sorpresa, dal terreno uscirono delle catene, che lo imprigionarono, facendolo cadere a terra.
    “Che cosa-?” fece il mezzo demone, spalancando gli occhi quando vide l’armatura alzare il Keyblade, sollevando assieme a esso un pezzo del terreno, come se niente fosse.
    “Attento!” urlò Pan, correndo in suo aiuto affiancata da Natsu e Ichigo, colpendo il pezzo di terra con i loro attacchi, facendolo esplodere.
    Senza però avere nemmeno il tempo di riprendere fiato, attorno all’armatura apparvero una decina di lame di luce, che si mossero da sole contro i custodi, colpendoli in pieno e facendoli cadere tutti a terra.
    “Maledizione… Chi accidenti è questo tipo?!”
    “Lasciate che sia un Master a occuparsi di lui!” urlò Black Star, mentre il suo corpo veniva ricoperto da strisce nere.
    L’assassino scomparve, riapparendo di fronte all’avversario e colpendolo in pieno con l’onda dell’anima, senza però sorbire alcun effetto.
    “Che cosa? Perché non funziona?!” esclamò poco prima di venire respinto da un calcio.
    “Non sarà…” fece Edward, per poi battere le mani e creare dal terreno una spada di ferro, con la quale si scagliò contro l’armatura, colpendola.
    L’alchimista spalancò gli occhi, per poi saltare all’indietro.
    “Non pensavo avrei più rivisto qualcosa del genere…” mormorò.
    “Di cosa si tratta?” chiese Kuroyukihime.
    “È proprio com’era mio fratello… Quell’armatura è vuota!” esclamò, facendo girare tutti verso di lui.
    “Che cosa?!” fece Protoman. “Come fa un’armatura a essere vuota?”
    “Nel caso di mio fratello, lui aveva perso il corpo, e io ho legato la sua anima a un’armatura… Ma per questo qui, non ne ho idea…”
    “Ed!” urlò Sora. “Devi crearci delle spade con cui combattere!”
    “Credo che per stavolta sarò costretta a chiedere il tuo aiuto…” si aggiunse Asuka, sbuffando, mentre anche Conan si avvicinava ai quattro.
    Edward fece un ghigno, per poi battere la mani e appoggiarle a terra, creando cinque spade che lanciò ai quattro custodi.
    Ran invece creò dal nulla una spada di luce, mentre Marco tornava al suo aspetto umano.
    “Credete forse di poter battere uno dei Master più vecchi?” chiese l’armatura, per poi venire avvolta da un’aura dorata.
    “Che cosa? Uno dei Master…” fece Ichigo. “Sei Xehanort?!”
    “Certo che no, ma lo conosco bene.”
    Poi, senza dare tempo a nessuno di reagire, dal suo Keyblade uscirono decine di catene, che avvolsero tutti i presenti.
    “Lasciaci andare!” urlò Natsu, cercando inutilmente di liberarsi.
    Per tutta risposta, l’armatura alzò il Keyblade, creando una decina di copie dell’arma, che lo circondarono.
    Sulla punta di tutti i Keyblade cominciò a crearsi una sfera d’energia.
    “Ditevi addio, custodi!” fece l’armatura.
    “Non così in fretta!” urlò una voce.
    Dal muro si creò un varco di luce, dal quale uscì Saiko, con il Keyblade in mano, con cui colpì in pieno l’avversario, costringendolo a interrompere l’attacco e a sciogliere le catene.
    “Saiko?! Che cosa gli è successo?!” esclamò Sora, per poi vedere altre tre figure uscire dal varco.
    “Ha liberato il suo vero potere. O almeno, così ha detto Dark.” Rispose Megaman, mentre Chad e Lan lo affiancavano.
    “Chad?!” fece sorpreso Protoman. “Come-?”
    “Un certo essere superiore mi ha permesso di venire ad aiutarti. Sei pronto a combattere?”
    Il Net-Navi annuì, raggiungendolo.
    “Allora, siete pronti?” chiese Lan, ricevendo tre assensi.
    Lui e Chad presero subito i loro dispositivi elettronici, inserendo un chip al loro interno.
    I due ragazzi scomparvero assieme ai loro Navi avvolti dalla luce.
    Quando essa scomparve, solo Megaman e Protoman erano ancora presenti.
    “Dove sono finiti gli altri due?” chiese Ichigo.
    “Siamo ancora qui.” Rispose Megaman, usando però la voce di Lan. “Ci siamo fusi con i nostri Navi. È un chip speciale, che solo in pochi possono usare.”
    “Tu… come hai fatto a rientrare in possesso del tuo Keyblade?” chiese l’armatura, rivolgendosi a Saiko.
    “Il nostro potere non consiste solo nel Keyblade.” Rispose il mangaka, portandosi una mano sul petto. “Il nostro potere è il nostro cuore! E ora, te lo dimostrerò!”
    “Provaci!” replicò l’armatura, alzando il Keyblade.
    Ma prima che riuscisse a fare qualcosa, Haru lo colpì in pieno con un calcio.
    “Non ci lasceremo colpire di nuovo!” esclamò, volando subito via, lasciando il posto a Kuroyukihime, che lo colpì con le sue lame, costringendolo a indietreggiare ulteriormente.
    “Maledetti…”
    “Ora tocca a noi!” urlarono i due Navi, facendo scomparire le loro braccia per sostituirle con delle spade d’energia, per partire subito all’attacco.
    L’armatura riuscì a respingerli con il Keyblade, sebbene dovette compiere altri passi indietro.
    “Non ti sarai dimenticato di noi, vero?” fece Masaru, mentre Agumon veniva ricoperto dalla sua aura arancione, aumentando di dimensioni e trasformando le sue zampe in ali ricoperte da dati.
    Masaru salì sulla sua schiena, volando subito verso l’alto, mentre anche lui veniva completamente ricoperto dalla sua aura.
    “Questo è il potere… della nostra DigiSoul!” urlò, saltando giù non appena fu sufficientemente in alto, colpendo l’avversario con un pugno, facendolo così volare contro il muro, riempiendolo di crepe.
    “M-Maledetti… come osate…!”
    L’armatura si interruppe quando vide Saiko di fronte a lui, con alle sue spalle tutti gli altri custodi.
    “Per te è finita!” esclamò il mangaka, alzando il Keyblade verso l’alto. “Torna da dove sei venuto, incubo!”
    Il Keyblade cominciò subito ad emanare luce, che costrinse l’armatura a portarsi una mano sopra l’elmo.
    “Fermo!”
    Saiko non lo ascoltò, e abbassò il Keyblade direttamente sul suo petto, trafiggendolo e distruggendolo il muro che si trovava alle sue spalle, e con esso l’intera struttura oscura, che collassò su se stessa, lasciando liberi i presenti.
    Dark e Hikari erano poco lontani, ad aspettare quel momento.
    “Ce l’avete fatta, eh?” fece il custode dell’Equilibrio, sorridendo e avvicinandosi al gruppo e all’armatura.
    “Già…” ansimò Saiko, mentre il Keyblade tornava normale.
    “M-Maledetti… Una simile forza… superiore a quella dei Master…” disse l’armatura, rialzandosi a fatica. “Ma io non mi arrenderò così fac-”
    Tutti spalancarono gli occhi non appena videro un Keyblade grigio trapassargli l’elmo, facendo scomparire nell’oscurità l’armatura, e mostrando così ai presenti il Blue Ranger.
    “Ancora tu?!” esclamò Natsu.
    Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi a girarsi e ad allontanarsi.
    “Aspetta!” fece Saiko, venendo fermato da Dark, che scosse la testa.
    “Se non vuole unirsi a noi, non possiamo costringerlo.” Disse. “Ma sono sicuro che presto sapremo di più sul suo conto.”

    -------------------------------------



    “Allora tuss, dove lo avete spedito?!” esclamò Sidious, guardando minaccioso Sora, Roxas, Vanitas e Ventus.
    “Ma non ne abbiamo idea, te l’abbiamo già detto!” rispose Sora.
    “Sciocchezze! Solo voi potete essere i responsabile della scomparsa del Maestro!”
    “Senti, signore oscuro dei miei stivali, noi non centriamo nulla!” fece Vanitas.
    “Oh, vedo che un tuss è desideroso di prenderle!”
    “Ascolta Sidious…” fece Ottoperotto. “Secondo me non ne sanno proprio nulla. Ci hai svegliato alle tre di notte ordinandoci di venire qui, e ci abbiamo messo dieci minuti buoni per svegliarli!”
    “E allora dov’è il Maestro? Ha saltato la punizione dei tuss del dopo cena, non era mai successo prima!”
    “Suvvia, qualcuno avrà richiesto i suoi servizi da distruttore.” Commentò Xaldin.
    “A quello ‘gnorante? Figuriamoci! Ora però voglio far vedere a un certo sith cosa succede a svegliarmi senza un motivo ben valido!”
    “E io mi unisco a te!” aggiunse Larxene, evocando i suoi kunai.
    “E-Ehi… Ragioniamo…” fece Sidious, indietreggiando spaventato.
    “Però ora che ci faccio caso, anche Loony è sparito da un po’…”
    “Non dirmi che ti stai preoccupando per me, vero?” fece il diretto interessato, apparendo dal nulla assieme a Oma, facendo saltare tutti i presenti per lo spavento.
    “Loony! Oma! Volete farci venire un attacco di cuore?!”
    “Nah, troppo banale.” Commentò Loony. “Comunque sono di ritorno da un mondo fantastico! Sapete, c’erano virus, programmi dalla forma umana, divinità della distruzione che affrontavano i loro incubi…”
    “Solita amministrazione insomma, eh?” fece Sora, per poi zittirsi.
    “Aspetta… ripeti l’ultimo punto, scusa?”
    “Punto.”
    “Intendeva l’ultima cosa che hai detto, Loony…” disse acido Otto.
    “Oh, che darky ha affrontato i suoi incubi aiutando quel simpatico gruppo di custodi?”
    “Stai dicendo che il Maestro si trova in una dimensione parallela?!” esclamò Sidious, prendendo l’emanazione per il colletto e sollevandola di peso.
    “Certo che no.”
    “E allora dov’è?!”
    “Forse in quel varco dietro di voi.” Rispose Loony, indicandolo con un dito.
    Tutti si girarono, vedendo un varco aperto.
    “Che cactus…?” cominciò Sora, poco prima di venire colpito alla bocca da un raggio di luce, che però non gli fece alcun danno.
    “Che cosa è stato?” esclamò Ventus, girandosi verso il varco.
    Con grande sorpresa di tutti, un Keyblade dorato, striato di bianco e nero, sbucò dal varco.
    “Un Keyblade?!” urlarono tutti quanti.
    “Ma non l’ho mai visto prima! Di chi è?”
    “Da come ha colpito Sora, di sicuro non è un amico!”
    “Hai ragione, tuss.” Fece una voce, mentre dal varco usciva una familiare figura vestita di nero, che continuava a tenergli puntata contro la chiave leggendaria. “Diciamo che sono tornato, più forte e determinato di prima.”
    “Darky?! Con un Keyblade?!” urlarono tutti.
    “Si salvi chi può!” urlò Sora, scappando via seguito dagli altri tre ragazzi.
    “Per tutti i nomi del convento!” esclamò Nausicaa.
    “Questo dev’essere un sogno.” Fece Sigmund. “Sì, un sogno, non c’è altra spiegazione… Altrimenti dovrò psicanalizzare a fondo l’incosciente che ha dato un Keyblade al signore della distruzione!”
    Solo Oma si soffermò a guardare il ciondolo del Keyblade, lasciandosi sfuggire un sorriso.

    -------------------------------------



    Il Blue Ranger era fermo a fissare lo schermo di un cellulare.
    “Nostalgia dei vecchi tempi?” chiese una voce alle sue spalle.
    Il Ranger si girò subito, facendo scomparire il cellulare ed evocando il Keyblade.
    Di fronte a lui si trovava un ragazzo con addosso un impermeabile bianco, con il cappuccio che gli celava il volto.
    “Un emissario di Lucis?” fece la voce robotica del Ranger.
    “No, non direi. Io sono solo un osservatore.”
    “Un osservatore?”
    “Esattamente. Potrei essere definito come colui che sa tutto quello che sta succedendo. Motivo per cui so chi sei realmente.”
    Il Blue Ranger rimase in silenzio, limitandosi a prepararsi ad attaccare.
    “E cosa vuoi fare adesso?”
    “Te l’ho detto: sono un osservatore. Non rientra nel mio interesse ingaggiare battaglia contro di te. Sono qui solo per riferirti alcuni particolari sull’ultima prova che i custodi sotto la guida di Dark dovranno sostenere.”
    “E perché mai verresti a dirlo a me?”
    “Perché sei tu che li salverai, ma ti serve un piccolo aiuto. Prima che ti spieghi tutto però, gradirei che ti togliessi quel casco. Sai, mi piace parlare direttamente con le persone.”
    “Allora anche tu devi levarti quel cappuccio.”
    Il ragazzo sorrise, obbedendo.
    Gli occhi sotto l’elmo del Ranger si spalancarono.
    “Tu sei-”
    “Non sono Dark. E nemmeno una sua copia. Diciamo che io sono la base.” Rispose lui.
    Il Blue Ranger non disse altro.
    Poi, come se niente fosse, si portò le mani al casco, cominciando a toglierselo, lasciando così liberi dei lunghi capelli castani.
    Il ragazzo sorrise.
    “Adesso possiamo parlare di ciò che dovrai fare… anche se sarà molto difficile per te.”


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