Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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  1. darkroxas92
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    暗いロクサス92

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    E finalmente eccomi quà con il nuovo capitolo! *si ferma per colpire un Dream Eater* Scusatemi, ma come potete immaginare, dopo aver impreccato in aramaico e ostrogoto antichi per la non traduzione del gioco, mi vedo comunque costretto a giocarci in inglese XD.
    Ma non siamo qui per parlare di questo, ma per vedere la mia terza follia! (che sarà comunque insignificante rispetto alla Follia Finale che ho già scritto... mi sono fatto paura da solo... 40 pagine e più di settanta personaggi... un record XD. Ma tranquilli, ho deciso di dividerlo in due capitoli, perciò non vi darò il colpo di grazia in un solo... colpo XD.
    Ma prima di quel momento, c'è ancora qualche prova che i nostri amici custodi devono sostenere... e non solo loro!
    La guerra è sempre più vicina, i nemici aumentano, come anche gli alleati... Che cos'ha il serbo il destino per l'universo?
    In più c'è da considerare anche il misterioso ritorno del Blue Ranger, il quale però non sembra intenzionato a riunirsi ai custodi...
    Beh, presto la risposta a tutte queste domande!
    E ora, le risposte alle recensioni!

    @ Armitrael: Beh, diciamo che nemmeno io ho resistito al vortice delle Puella... Quindi anche loro sono entrate nella fic XD. Per Justin invece... Non credo tu abbia capito la verità, anche perché in quel caso saresti nelle mie stesse condizioni mentali, e spero per te no XD. Ma presto saprai la verità... Una verità scorcetante ovviamente XD
    @ Liberty89: Tranquilla, mi aiuti sempre facendo la Beta Reader, perciò so già cosa pensi ù.ù. Per i due shinigami, era già da tempo che volevo farne incontrare due tipi, e Rinne era più facile da gestire rispetto a Ryuk XD. Per Justin, vedrai, riuscito a sorprenderti ancora una volta! XD (Il testo è venuto gigante per conto suo e non mi andava di impazzire per sistemarlo XD). Ah, dimenticavo: Kyubey ti saluta e ti ringrazia per il complimento XD.

    Bene, e ora... Buona scuola a tutti! *legge quel che ha scritto* Ehm, volevo dire, Buona lettura a tutti!

    Capitolo 75: Terza prova! Accademia, allievi e... umani? - Torna all'indice dei capitoli
    “Ah…” esclamò un ragazzo dai capelli neri, che indossava una divisa scolastica verde, sbadigliando e alzando le braccia verso l’alto. “Finalmente posso uscire da qui! Non ne potevo più di stare sdraiato su quel letto!”
    “Però eri ferito piuttosto gravemente.” Gli ricordo una ragazza dai vistosi capelli rosa, che indossava una divisa dello stesso colore e portava un grosso rosario attorno al collo.
    “Lo so, ma ho perso un sacco di giorni di lezione. Ora mi toccherà recuperare tutto in fretta e furia. Come se non avessi già abbastanza problemi…” disse, spostando involontariamente lo sguardo verso un braccialetto che aveva attorno al polso destro.
    Cosa che la ragazza non mancò di notare, abbassando anche lei lo sguardo.
    “Mi sp-”
    “Non fa niente! L’importante è che ora sono nuovamente in forma!” esclamò lui, non permettendole di finire la frase e sorridendole.
    La ragazza lo guardò sorpresa, per poi sorridere anche lei.
    “Già! E ad ogni modo non c’è bisogno che ti preoccupi. Il programma è stato sospeso.”
    “Davvero? Come mai?”
    “Beh, mentre eri in infermeria, c’è stata qualche novità.”
    “Ovvero?”
    “Il preside, per facilitare il rapporto tra noi e gli umani, ha deciso di convocarne un gruppo qui. Ha detto che avrebbe scelto gli elementi migliori per sostenere questo ruolo.”
    “Che cosa?!” esclamò sorpreso il ragazzo. “Ma credevo fosse assolutamente vietato! Almeno, è la prima cosa che mi hai detto quando sono arrivato.”
    “Girano voci che il preside sia stato obbligato a fare questa scelta.”
    “Obbligato? La vedo dura e-”
    Ma il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò il collo morso dalla ragazza, che si fece indietro qualche secondo dopo, lasciandogli due fori.
    “Scusami, ma era tanto che non bevevo il tuo sangue.” Disse lei, pulendosi la bocca dal sangue, mentre il ragazzo scivolava a terra, per poi portarsi subito una mano a coprirsi i due buchi.
    “Moka! Sono appena uscito dalla convalescenza e tu cominci subito a bermi il sangue?!” esclamò, leggermente irritato.
    “Beh, mi sono trattenuta finora. Direi che è stato un record, no? E poi lo sai che il tuo sangue è così dolce, Tsukune.”
    Il ragazzo sospirò rassegnato, rialzandosi.
    “Se altri umani verranno qua, cerca di non farti vedere mentre mi bevi il sangue, o rischi di fargli venire un infarto. Sai bene che sono pochi quelli che non si spaventano vedendo un vampiro.”
    “Tranquillo, saranno avvertiti di ciò che potrebbero incontrare. E comunque, pare che dopo gli verrà fatto dimenticare tutto.”
    “E le altre novità?”
    “A dir la verità ce n’è solo un’altra. Noi due siamo stati temporaneamente trasferiti in un'altra classe.”
    Tsukune la guardò sorpresa.
    “Come mai?”
    “Beh, è arrivata un’intera nuova classe di studenti. A quanto pare, sono stati per tanto tempo isolati sia da noi che dagli umani, perciò il preside ha chiesto che due studenti dell’accademia li aiutassero ad ambientarsi.”
    “E perché hanno scelto proprio noi due?!” esclamò il ragazzo.
    “Beh, tu perché sei stato in infermeria, e così potrai riposarti ancora per un po’, e io perché sono stata nel mondo degli umani, quindi posso aiutare, dato che gli umani saranno inseriti proprio nella nuova classe. Il che direi che per te è un vantaggio, no?”
    “Moka, abbassa la voce!” gli mormorò Tsukune, assicurandosi che vicino a loro non ci fosse nessuno in grado di sentirli.
    “Suvvia, sai che non ti farei di certo scoprire.” Lo tranquillizzò la ragazza.
    “Ad ogni modo… tu li hai già visti?”
    “I nuovi studenti? Sì, anche se sinceramente non so cosa pensarne… sono strani.”
    “Strani?”
    “Credo sia meglio che li veda tu stesso.” Rispose, fermandosi di fronte ad una porta. “Siamo arrivati.”
    “Sono così terrib-” cominciò a chiedere Tsukune, fermandosi quando il muro affianco alla porta esplose, facendo volare un ragazzo dai capelli castano scuro che indossava la sua stessa divisa, trafitto da un tubo di metallo allo stomaco, contro l’altro muro del corridoio.
    Tsukune si girò lentamente e a scatti, mentre Moka sospirava sonoramente.
    “M-Ma l’hanno u-ucciso…” balbettò incredulo il ragazzo.
    “Questo faceva male, sai?” si lamentò quello appena volato fuori dall’aula, rivelando due occhi rossi e alzandosi per poi togliersi come se niente fosse il tubo dallo stomaco, lasciando che la sua ferita si rimarginasse in pochi secondi.
    “Come ha fatto?!” esclamò Tsukune, mentre dal buco nel muro usciva un altro ragazzo, dai vistosi capelli azzurri a punta, che aveva strappato le maniche alla divisa.
    “Divinità dei miei stivali! Non puoi continuare a rigenerarti come se niente fosse! Vieni qui e affrontami da uomo a uomo!” sbraitò quest’ultimo.
    “Ti ho già detto che non ho intenzione di combattere contro un demone.” Rispose calmo l’altro. “Sarebbe solo una perdita di tempo. E poi guarda che cos’hai combinato!”
    Tsukune continuò ad osservare incredulo i due, mentre la porta al suo fianco si apriva, rivelando un ragazzo dai lunghi capelli dorati, come i suoi occhi, che guardò annoiato lo spettacolo.
    “È già la terza volta oggi… Potrei anche stufarmi di sistemare i vostri guai, sapete?” disse, per poi appoggiare una mano al muro, che si riparò all’instante, venendo avvolto da fulmini rossi.
    “Nessuno ti ha chiesto nulla, umano.” Fece il ragazzo dai capelli castani.
    Sulla tempia del dorato apparve una visibile vena, mentre univa le mani, battendole e venendo avvolto anche lui dai fulmini rossi.
    Pochi instanti dopo il suo corpo era avvolto da un’armatura di metallo, mentre in mano impugnava una spada.
    “A chi hai dato dell’umano? Non mettermi ai livelli di quella razza inferiore! Io sono un alchimista che ha superato quel limite!”
    “Allora potevi dirlo subito che volevi la guerra!” esclamò l’azzurro, chiudendo una mano a pugno, che venne subito avvolta da dei fulmini bianchi.
    “M-Ma chi sono questi tipi?” chiese Tsukune, mentre Moka si avvicinava a lui. “Fanno paura solo a guadarli!”
    “Sono tre dei nuovi studenti.” Rispose la ragazza. “Il castano si chiama Shinji Ikari, e a quanto pare è una divinità, come hai potuto notare dalla sua elevata capacità di rigenerazione. Quello con i capelli azzurri invece è Black Star, un demone, anche se non sa nemmeno lui di che tipo, pare possa colpire direttamente le anime delle sue vittime. Il terzo, invece, è Edward Elric: sembra che una volta fosse umano, ma i suoi studi nel campo dell’alchimia l’hanno portato a perdere tale natura.”
    “E sono tre idioti!” continuò una voce, poco prima che di fronte all’entrata dell’aula apparisse una ragazza dai capelli rossi, che in quel momento erano tutti in aria, come a provare la sua ira, con in mano una sfera composta da fulmini. “Che non fanno altro che disturbare la quiete!”
    Tsukune saltò letteralmente all’indietro per lo spavento.
    “Su Asuka, calmati.” Fece un’altra ragazza, dai capelli castani, affiancata da una dai capelli neri, che terminavano in una lunghissima coda che superava la schiena.
    “È inutile Ran.” Disse un bambino dai capelli neri e con un paio di occhiali. “Dopotutto, calmare un demone come lei è praticamente impossibile.”
    “U-Un bambino?” esclamò sorpreso Tsukune.
    Conan sorrise, per poi farsi avvolgere da una piccola nube di fumo, lasciando il posto a un ragazzo più grande.
    “Spiacente, ma sono più grande.” Disse come se niente fosse.
    Nel frattempo, la ragazza dai capelli neri raggiunse Black Star, per poi trasformare il braccio destro in una lama, che sbatté di piatto sulla testa del ragazzo.
    “Ahi! Tsubaki, ma che cosa fai?!” esclamò lui.
    “Questo dovrei chiederlo io a te. Quante volte ti ho detto di calmarti?”
    Tsukune nel frattempo continuava a guardare con gli occhi fuori dalle orbite la scena.
    “Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio per te vederli di persona.” disse Moka.
    “Così è lui l’altro studente che ci farà da guida?” chiese una voce, mentre dall’aula usciva un ragazzo dai capelli castano chiaro, con una vistosa fiamma che bruciava sulla fronte. “Mi aspettavo qualcuno di più… forte.”
    “Suvvia, magari è solo apparenza. Forse il suo vero aspetto è decisamente più pericoloso!” esclamò un altro ragazzo, dai capelli rosa e una sciarpa attorno al collo, nonostante indossasse anche lui la divisa come gli altri.
    “No, il decimo ha ragione.” Replicò una bambina, che li raggiunse, mostrando la propria coda, che si agitò per aria. “Quello lì non ha un grammo di forza. Lo definirei quasi umano. Quasi perché ci sono sicuramente umani decisamente più forti di lui.”
    “Suvvia Pan, non essere ridicola.” Si intromise un ragazzo dai capelli bianchi, tra i quali spuntavano due orecchie da cane. “Se è in questo istituto, significa che qualcosa deve valere. Certo, non sarà ai miei livelli, però forse qualcosa sa fare.”
    “Per me sono più forte io in questa forma.” Aggiunse un ragazzo dai capelli neri.
    “Ora però che ne dite di rientrare tutti?” chiese uno dai capelli arancio. “Direi che avete spaventato a sufficienza il nuovo arrivato. E non fatemelo ripetere, altrimenti vi porto direttamente all’altro mondo.”
    “Non ti pare di esagerare? Dopotutto ci siamo abituati, no?” chiese un altro ragazzo, dai capelli neri con striature blu, seduto davanti a un banco preso a disegnare sopra un quaderno.
    “Per me sei troppo calmo per essere un mago, Saiko.” fece un ragazzo dai capelli castani a punta, con due canini in bella mostra, affiancato da una ragazza dai capelli rossi, che aveva i suoi stessi denti.
    “V-Vampiri?!” esclamò sorpreso Tsukune, guardando Moka, che sorrise.
    “Qualche problema?” chiese un terzo vampiro, dai capelli argentati, che si avvicinò. “Se hai paura che ti mordiamo, non preoccuparti. Siamo vampiri particolari, e non abbiamo bisogno di bere il sangue.”
    “Credimi, quello sarebbe il minore dei problemi…” commentò il ragazzo, lanciando un’occhiata a Moka, che si portò una mano dietro la testa sorridendo.
    “Quindi è lui il famoso Tsukune.” Fece Black Star, rivolgendosi a lei. “Avevi detto che era un tipo in gamba, ma non mi pare niente di straordinario.”
    “Ecco… non sono uno che ama mettersi in mostra…” cercò di replicare il ragazzo.
    “Che mostro sei tu?” chiese Pan. “Direi che tu ormai ci hai già visti tutti, ma tu sembri proprio un comunissimo umano.”
    “I-Io… Ecco… preferirei non dirvelo.” Rispose titubante. “Tanto rimarrò sempre con il mio aspetto da umano.”
    “Contento tu.” Disse Inuyasha. “Mi risultava che tutti odiassero la propria forma umana, ma a quanto pare non è così.”
    “Stai forse insinuando che chi ha l’aspetto di un umano è più debole di voi che siete incapaci di trasformarvi?” chiese Marco.
    “Precisamente! Ed è un dato di fatto!”
    “Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio, cagnaccio!”
    “Credi che ne abbia paura, psicopatico?”
    Ma prima che i due potessero scendere alle mani, un piccolo shurinken bianco sfrecciò tra di loro, incastonandosi nella lavagna.
    “La potete piantare?” chiese gelida una ragazza dai lunghi capelli neri e bianchi seduta a un tavolo assieme a un ragazzo dagli stessi capelli, entrambi con un libro davanti. “Noi staremo cercando di studiare.”
    Tsukune si voltò sorpreso verso lo shurinken, che scomparve nel nulla.
    “S-Scusateci…” rispose Marco, calmandosi come tutti gli altri.
    “E loro chi sono?” chiese Tsukune a bassa voce all’amica.
    “So che si chiamano Dark e Hikari, però non si sa molto su di loro. Sono distaccati rispetto al resto della classe, che sembra temerli per qualche motivo ignoto. Inoltre, non sono ancora riuscita a capire quali siano i loro poteri.”
    “Ma sono parenti? È difficile trovare qualcuno con quei capelli ma due insieme-”
    “Qualche problema sui nostri capelli?” chiese Dark, guardandolo, rivelando così i suoi occhi neri e bianchi.
    Occhi freddi e duri, che misero subito in soggezione Tsukune, che fece istintivamente un passo indietro, quasi terrorizzato.
    “Beh, è comprensibile.” Fece Hikari, girandosi anche lei è rivelando gli stessi occhi. “Ci scambiano spesso per parenti, ma non è così, anzi.”
    “Per quanto riguarda che mostri siamo… credimi, meglio per voi non saperlo. E comunque… io ci metterei un cerotto sul collo, o rischierai di morire dissanguato.” Aggiunse Dark.
    Tsukune si riportò subito la mano sul collo, accorgendosi che il morso aveva ripreso a sanguinare.
    “A-Accidenti...” fece, per poi guardare avanti e ritrovarsi di fronte Hikari.
    “Lascia, ci penso io.” Gli disse, alzando una mano avvolta da un’aura verde verso il suo collo, che smise subito di sanguinare.
    “Come hai fatto?” esclamò sorpresa Moka.
    “Segreto professionale.” Rispose Hikari, per poi tornare al suo posto.



    “Maledizione…” si lamentò una ragazza dalla pelle scura, che in qualche modo tradiva la sua natura di non umana, con addosso uno strano cappello bianco a strisce blu che le sostituiva i capelli e una tuta marrone, in quel momento seduta di fronte ai comandi di una piccola navetta spaziale.
    “Questa volta non me la sono cavata troppo bene…” continuò, cercando di impedire al sangue di uscire ulteriormente dal braccio sinistro.
    “Devo trovare rifugio… e scappare da lui…” fece, per poi fare una smorfia di dolore e cominciando a digitare una serie di comandi sul computer di bordo.
    Non appena terminò si lasciò scivolare sulla poltrona, perdendo i sensi.



    Tsukune continuava a guardare nervosamente i nuovi arrivati.
    “Tranquillo.” Fece Moka. “Sarà solo per qualche giorno, poi torneremo nella nostra classe.”
    “Certo che sei davvero un fifone.” Commentò Asuka, che in quel momento stava dondolando sulla sedia, con i piedi appoggiati sul banco.
    “Io non lo sottovaluterei al tuo posto.” Replicò Moka. “È molto più forte di quel che sembra!”
    “Per piacere Moka, non istigarla…” intervenne Tsukune, spaventato dall’idea di dover affrontare anche solo uno di quegli strani compagni.
    “Parlando d’altro…” disse Ed, sbadigliando sonoramente. “Oggi dovrebbero arrivare anche gli umani, giusto?”
    “Così ho sentito.” Rispose la vampira.
    “E infatti stanno per arrivare con il pullman.” Fece una donna, entrando in aula.
    La cosa che saltava subito all’occhio erano le orecchie e la coda da gatto di cui era provvista.
    “Professoressa, sa dirci qualcosa in più su di loro?” chiese Tsukune.
    “Spiacente, ma nemmeno noi professori sappiamo nulla, sono stati scelti personalmente dal preside. Ad ogni modo, li conoscerete molto presto.”
    “Basta che siano forti!” esclamò Black Star, saltando sul banco. “Voglio un avversario alla mia altezza!”
    Per tutta risposta, Asuka gli lanciò in piena testa un libro, facendolo cadere miseramente a terra.
    “Bene, allora se non ci sono altre domande, andrò ad aspettare il loro arrivo. Akashiya, Aono, affido a voi la loro integrazione.” Disse l’insegnante, rivolgendosi a Moka e Tsukune.
    “Ricevuto!” Risposero insieme i due.
    “Certo che ne ha di fiducia in voi due.” Commentò Hikari, chiudendo il libro che stava leggendo.
    “Beh, probabilmente perché sa che solitamente siamo noi a risolvere i principali problemi… Anche se di recente sono stato io la causa di quest’ultimi…” rispose Tsukune, abbassando la voce verso la fine della frase.
    “Devi averne passate proprio di tutti i colori.” Fece Riku. “Però se sei ancora qui, significa che te la sai cavare.”
    “Diciamo che ho avuto… vari aiuti.” Rispose lui, sorridendo, mentre Moka spostava il suo sguardo verso il braccialetto del compagno.
    “Ad ogni modo…” continuò Marco. “Mi chiedo fino a che punto potranno resistere degli umani qui dentro. Secondo me, qualche ora e scaperanno a gambe levate.”
    “Secondo me no.” Fece Tsukune. “O meglio, dipende dalla loro personalità.”
    “Sono pur sempre umani.” Disse Shinji, appoggiandosi al muro accanto alla porta. “Gli basterà vedere Pan e Inuyasha e scapperanno via, vedrai. Sono tutti dei miserabili codardi-”
    Ma proprio mentre diceva ciò, una spada di legno perforò il muro al suo fianco, mancandolo di pochi centimetri.
    Shinji si girò sorpreso verso questa, mentre la porta si apriva lentamente.
    “A chi è che hai dato della codarda?” chiese una ragazza dai capelli color paglia, che entrò guardando truce Shinji, mentre tirava fuori dal muro la spada, che mise a posto dietro la schiena, infilandola nella maglietta della divisa.
    “T-Taiga… non potevi cercare di fare un’entrata… meno d’effetto?” chiese un ragazzo dai capelli blu, entrando dopo di lei. I suoi occhi esprimevano malvagità, ma il suo tono di voce lo tradiva completamente.
    “Sta zitto, cane!” gli urlò contro la ragazza. “Dove speri di andare con quell’atteggiamento? Sai bene dove siamo finiti, no?”
    “Sì, lo so… ed è proprio per questo che ti chiedo di calmarti… hai quasi ucciso quel ragazzo!”
    “Tranquillo.” Rispose Shinji. “Anche se mi avesse colpito, non mi avrebbe fatto nulla di grave. Dopotutto, è pur sempre una misera umana.”
    “E sentiamo, tu che cosa saresti? Intendo oltre a uno che sta cercando un modo per farsi massacrare, ovviamente.”
    “Simpatica quell’umana.” Commentò Black Star, rialzandosi di colpo da terra.
    Tsukune invece osservava incredulo i nuovi arrivati.
    “Per essere un’umana, fa più paura di parecchi mostri…” commentò, attirando su di sé lo sguardo di Taiga.
    “Oh, vedo che qualcuno ha capito subito la mia natura.” Fece, poco prima di venire distratta da un tonfo.
    Si girò subito assieme agli altri verso la porta, dove a terra c’era una ragazza che guardava incredula il gruppo all’interno dell’aula, mentre dal naso cominciava ad uscire del sangue.
    “Kushieda!” esclamò il ragazzo dai capelli blu, andando a soccorrerla. “Lo sapevo, non doveva venire anche lei…”
    “Lo sai anche tu, Ryuji, che Minori è una fan dell’horror a tal punto da non riuscire a resistere nonostante la sua paura. Non te l’avrebbe mai perdonato se tu le avessi impedito di venire.”
    “P-Proprio così, Taiga…” balbettò la ragazza, per poi cercare di rimettersi in piedi.
    “E così questa è una scuola di mostri…” fece un’altra ragazza, questa volta dai lunghi capelli blu, entrando nell’aula. “Non mi sembra troppo diversa da una normalissima scuola.”
    “Le apparenze ingannano, sai?” replicò Natsu, avvicinandosi, per poi avvolgere la sua mano destra con del fuoco. “Dubito che da te qualcuno faccia qualcosa di simile.”
    La ragazza lo guardò sorpresa per qualche secondo, per poi riprendersi.
    “Farsi avvolgere dal fuoco no, in compenso-”
    Ma non fece in tempo a finire la frase che dalle sue spalle partirono decine di proiettili, tutti diretti verso Natsu, che riuscì a erigere in tempo una barriera di fuoco con cui li fuse.
    “Che cosa…?” fece lui, mentre alle spalle della ragazza appariva come dal nulla un ragazzo dai capelli neri, con vistose cicatrici sul volto e con addosso decine di armi da fuoco e bombe.
    “Non osare più minacciare Kaname Chidori in mia presenza.” Disse, guardando serio Natsu. “Mostro o no, diventerebbe automaticamente mio compito eliminarti.”
    “Scusate un secondo…” fece Chidori, girandosi verso di lui, per poi fare un profondo respiro e prendendo il ragazzo per un braccio.
    Sotto lo stupore di tutti, lo sollevò, per poi scaraventarlo fuori dalla finestra, distruggendola.
    “Sei un idiota, Sousuke!” gli urlò contro.
    “M-Ma sono veramente umani?!” esclamò Tsukune, deglutendo.
    “Certo che siamo umani, che razza di domanda idiota!” Replicò Taiga.
    “Beh, allora che ne dite di presentarvi?” fece Dark, guardando verso di loro.
    La ragazza si fermò, come anche gli altri, nel vedere i suoi occhi.
    “T-Tu chi sei?” chiese Chidori.
    “Il mio nome è Dark, e questo vi deve bastare.” Rispose lui, poco prima che una bomba gli volasse contro, esplodendogli a pochi centimetri dal volto.
    “Non parlare in questo modo a Kaname.” Disse Sousuke, rientrando dalla finestra.
    “H-Ha… appena colpito Dark?” fece Marco, indietreggiando, come spaventato, mentre il fumo si dissipava, rivelando Dark perfettamente incolume, con semplice fuliggine sul volto.
    “Che cosa? Come ha fatto ad uscirne perfettamente illeso?” esclamò il ragazzo, tirando fuori un’altra bomba dalla tasca.
    Ma questa gli volò via dalla mano, finendo direttamente fuori dall’aula, dove esplose senza provocare danni.
    “Ringrazia il fatto che ho una buona dose di pazienza…” gli fece Dark, guardandolo truce. “O a quest’ora saresti diventato tu stesso una bomba umana.”
    Poi, senza aggiungere altro, si avviò verso la porta, uscendo dall’aula.
    “Scusatelo.” Disse Hikari, seguendolo e lasciando l’aula nel silenzio.
    “M-Menomale che si è trattenuto…” commentò Saiko, tirando un sospiro di sollievo.
    “Perché, che cosa avrebbe potuto provocare?” chiese il ragazzo dai capelli blu.
    “Se ci andava bene, solo la distruzione di quest’aula.” Rispose Tsuna. “Ma per nostra fortuna, una mera esplosione non basta di certo a farlo infuriare.”
    “E permettono a uno così pericoloso di frequentare l’accademia?!” esclamò Tsukune.
    “Su, andiamo a vedere se va tutto bene.” Disse Moka, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori. “Voi non muovetevi da qui, torniamo subito!”
    Moka e Tsukune cominciarono a girare per i corridoi, finché non li trovarono qualche corridoio più in là, in un’ala deserta della scuola, dove Dark era appoggiato a un muro, mentre Hikari era in piedi poco lontano, con un sorriso sul volto.
    I due studenti rimasero nascosti, vedendo che i due stavano parlando.
    “Come mai quella scenata?” chiese Hikari, non riuscendo a trattenere una piccola risata, mentre Dark si toglieva di dosso la fuliggine.
    “Con un tipo che lancia bombe e che è fornito di mitra, non potevo di certo mostrarmi troppo accondiscendente, no?” rispose lui. “Almeno così ci staranno tutti alla larga. Dopotutto, sembra proprio che noi due siamo gli unici ad aver mantenuto i nostri ricordi originali.”
    “Certo che è curioso come siano convinti di essere dei mostri. Probabilmente non si riconoscerebbero nemmeno loro stessi. In fondo, sono quasi tutti umani provvisti di poteri particolari.”
    “Beh, le uniche eccezioni credo siamo io, Inuyasha, Pan, Shinji e Tsubaki. Però è stata una sorpresa vedere come alcuni di loro abbiano cambiato completamente atteggiamento. Come anche Tsuna che continua a mantenere la sua fiamma. È già qualche giorno che siamo arrivati in questo mondo, eppure non riesco ancora ad abituarmici.”
    “Certo che, per essere un essere superiore, ne hai avuta di fantasia per ideare simili prove.”
    “Probabilmente ho pensato che se fossero riusciti a superare questa situazione senza usare i loro ricordi originali, sarebbero stati in grado di diventare più forti. Purtroppo non mi ricordo proprio nulla, ma il fatto che il preside di questa scuola avesse precise istruzioni su cosa fare dopo il nostro arrivo significa che sapevo bene ciò che facevo.”
    “Mi preoccupano quei ragazzi. In fondo, si ritrovano coinvolti in qualcosa più grande di loro. Cinque umani privi di poteri in una scuola di mostri…”
    “Non c’è pericolo. Hai visto anche tu che non sono da sottovalutare. Quel dinamitardo potrebbe anche rivelarsi pericoloso, per chi non ha poteri di rigenerazione o una grande resistenza fisica. E poi, non sono gli unici umani.”
    Sentendo ciò, Tsukune e Moka spalancarono ulteriormente gli occhi.
    “Ti riferisci a quel Tsukune?” chiese Hikari. “Sinceramente, mi chiedo come abbia fatto a resistere in questa scuola tanto tempo. È chiaramente un umano, e del nostro gruppo sono stati in parecchi a capirlo. Figuriamoci se Pan, Ichigo, Natsu o Inuyasha non se ne sono resi conto.”
    “Però in lui c’è qualcosa che non quadra. Come anche nella sua compagna. Non sono riuscito a individuarlo chiaramente, ma c’è come qualcosa che li tiene sigillati.”
    “Quindi come vuoi procedere? Farai saltare la nostra copertura?”
    “No, non ce ne sarà bisogno. Presto gli altri si troveranno di fronte alla loro prova, e in quel momento la verità verrà sicuramente a galla. Inoltre, è probabile che qualche altro sottoposto di mio padre o di Xehanort interferisca. Se così fosse, nemmeno questa scuola di mostri potrebbe reggere contro di loro.”
    “È un bel problema. Purtroppo continuano a seguirci obbedendo agli ordini di tuo padre.”
    “Ad ogni modo, per il momento continuiamo a far finta di nulla. Nel momento in cui dovesse succedere qualcosa, interverremo.”
    Hikari annuì, per poi allontanarsi assieme a Dark, lasciando Tsukune e Moka increduli.
    “C-Chi sono veramente quei due?” fece il ragazzo.
    “Non lo so… ma mi preoccupa ciò che hanno detto. Hanno capito subito cosa sei, e che entrambi abbiamo un sigillo. Sono pericolosi, senza dubbio.”
    “Che cosa facciamo? Avvertiamo i professori?”
    “Meglio di no. Se quello che hanno detto è vero, il preside è al corrente della situazione. E se li ha fatti entrare all’accademia, deve aver avuto un buon motivo.”

    Quando Tsukune e Moka rientrarono, videro che Dark e Hikari erano al loro posto.
    “Oh, allora siete tornati. Ecco perché non vi trovavamo.” Fece la rosa, per poi raggiungere assieme al compagno il suo posto, aspettando l’inizio delle lezioni.
    Quando qualche ora dopo la campanella segnalò la fine della giornata, Dark e Hikari furono i primi a prepararsi per andarsene.
    “Certo che quei due sono strani.” Commentò Taiga, parlando ad alta voce. “Si credono superiori a tutti, e la cosa mi fa infuriare!”
    “Beh, dopotutto sono dei m-m-mostri…” rispose Minori, mentre pronunciando l’ultima parola riprendeva a sanguinare dal naso.
    “Sicuri che stia bene?” chiese Edward. “Non mi risulta che sanguinare così tanto faccia bene. Inoltre…”
    L’alchimista indico con un dito Moka, Sora, Riku e Kairi, che restituirono lo sguardo. “Con quattro vampiri, non so se è sicuro perdere in questo modo tutto quel sangue.”
    “Guarda che noi non assaliamo qualunque umano che perde un po’ di sangue…” replicò Riku.
    “In effetti, sono pochi i vampiri che lo fan-” cominciò Tsukune, interrompendosi quando Moka gli saltò di nuovo al collo, cominciando a bere il suo sangue.
    Questa volta Minori svenne direttamente.
    “Scusatemi…” fece Moka, pulendosi la bocca, mentre Tsukune scivolava nuovamente a terra più per lo spavento che per il morso. “Ma non riesco a resistere al suo sangue, è così buono!”
    “Non osare avvicinarti a Chidori!” esclamò Sousuke, impugnando subito una pistola, mentre anche Taiga tirava fuori la sua spada.
    “Non preoccupatevi…” fece Tsukune, rialzandosi. “Moka beve solo il mio sangue. E poi tranquilli, è solo una diceria quella che se un vampiro vi succhia il sangue vi rende un suo simile.”
    “E tu come lo sai?” chiese Black Star.
    “Beh, ecco… è perché-”
    “Ovviamente perché anche Tsukune è un vampiro.” Rispose Moka.
    “E da quando in qua un vampiro beve il sangue di un altro vampiro?” chiese Ryuji.
    “Non c’è scritto da nessuna parte che è vietato.” Replicò la ragazza, poco prima che cinque piccole lame rosse le passassero davanti alla vista.
    “L’hai fatto ancora, eh? Come te lo devo dire di smetterla?” chiese una ragazza dai capelli azzurri, rivelando così che le cinque lame altro non erano che le sue unghie.
    “Kurumu.” fece Moka, diventando improvvisamente gelida. “Che cosa ci fai qui?”
    “Mi sembra ovvio. Sono venuta a trovare il mio Tsukune.” Rispose lei, facendo tornare normali le unghie e abbracciando il ragazzo, che divenne subito rosso dall’imbarazzo.
    “Come scusa?” commentò Marco, inarcando un sopracciglio. “Vuoi dire che non è Moka la sua ragazza? Ero pronto a scommetterci.”
    “N-No, vi state sbagliando…” provò a dire inutilmente Tsukune, mentre Moka lo prendeva per un braccio.
    “Lascialo subito andare.” Sibilò all’altra ragazza, che per tutta risposta mostrò di nuovo le sue unghie. “Scommetto che non appena ti hanno detto che saresti stata in classe con lui senza di me hai fatto i salti di gioia. Mi dispiace, ma non te lo lascerò così facilmente!”
    Prima che Moka potesse replicare, le due si ritrovarono avvolte dal ghiaccio.
    “Che storia è questa?” fece una terza ragazza dai capelli viola, entrando nell’aula, portando con sé una folata di freddo.
    “Mi sembrava di essere stata chiara: Tsukune è il mio ragazzo.” Disse, sottolineando il mio.
    “Mizore, liberaci subito!” esclamò Kurumu, cercando di rompere il ghiaccio.
    “No, aspettate un secondo…” fece Asuka, portandosi una mano sulla fronte, mentre le altre due ragazze si liberavano del ghiaccio. “Quello sfigato… non ha una, ma ben tre ragazze che gli vanno dietro? E io che credevo di averne viste di tutti i colori!”
    Non appena ebbe detto ciò, le tre ragazze si voltarono verso di lei.
    “Come hai detto, scusa?” chiese Kurumu, allungando le unghie, mentre Moka si limitò a guadarla male e Mizore creava degli artigli di ghiaccio.
    “I miei complimenti Asuka.” Gli disse Shinji, sghignazzando divertito. “Sei riuscita a mettere d’accordo tre rivali in amore. Un’impresa che definirei unica.”
    Asuka si girò verso di lui con occhi che lanciavano fiamme.
    “Vuoi morire così presto, divinità dei miei stivali?!”
    Ma prima che potesse continuare, si ritrovò a dover schivare una serie di lame di ghiaccio, che finirono contro il muro, infrangendosi.
    “Così mi dichiarate guerra, eh?” fece lei, creando una sfera di elettricità. “Vorrà dire che fulminerò voi e quel tipo!”
    Non appena ebbe detto ciò, una pentola d’oro apparve dal nulla sopra di lei, cadendole in testa.
    “Non farai del male a Tsukune e Moka!” esclamò una bambina dai capelli castani vestita da strega. “La qui presente Yukari Sendo te lo impedirà!”
    “Ha anche una bambina come spasimante?” fece Ran sorpresa. “Si potrebbe pensare parecchio male, sai? A meno che lei non sia come Shinichi, ovvio…”
    “No, no, è proprio una bambina.” Rispose Moka.
    Tsukune nel frattempo era rimasto paralizzato dove si trovava.
    “Uhm… temo che bambina o non bambina, quando Asuka riprenderà i sensi farà una strage.” Commentò Edward, osservando il bernoccolo apparso sulla testa dell’ex pilota.
    “Come se una sciocca ragazzina potesse farci paura.” Replicò Mizore.
    “Avete finito?” chiese Dark, che era rimasto a guardare impassibile la scena con Hikari. “Vorremo andarcene, visto che le lezioni sono finite.”
    Le nuove arrivate si girarono verso di loro, rimanendo sorprese per il loro aspetto.
    “E voi che cosa siete?” fece Kurumu.
    “Due che vi conviene non affrontare, credimi.” Rispose Hikari. “Soprattutto lui.”
    Dark la guardò, mostrandosi leggermente sorpreso.
    “Se parli in quel modo, mi fai passare per un serial killer, sai?”
    “E con ciò? Dopotutto è la verità. Se ti dovessero attaccare, tu non ti dimostreresti certamente misericordioso nei loro confronti, no?”
    “Come osate…!” cominciò la ragazza di ghiaccio, fermandosi quando Moka le mise una mano davanti, intimandola a fermarsi.
    “Non stanno scherzando. Potrebbe spedirti sul muro senza nemmeno muoversi.” Disse seria.
    “Oh, vedo che almeno qualcuno l’ha capito subito. Con Black Star ci ho messo decisamente più tempo per riuscire a convincerlo a non attaccarmi.”
    “Confermo… Non so quante volte ho dovuto ricostruire il muro a causa della testa dura di quell’assassino.” Fece Edward, guadagnandosi un’occhiataccia del diretto interessato.
    “Umpf!” disse Taiga, tirando fuori la sua spada. “Mi sono stufata di te! Ti credi forse così superiore? Affrontami senza usare i tuoi poteri, se ne hai il coraggio!”
    “T-Taiga!” esclamarono insieme Ryuji e Minori, che aveva appena ripreso i sensi.
    “Tranquilli, ci metterò un minuto a battere questo tipo!”
    Dark la fissò duro, per poi sospirare.
    “Come vuoi.” Disse, spalancando la mano, dalla quale si creò dal nulla una spada di legno identica a quella della ragazza. “Ma poi non ti lamentare.”
    “Vuoi davvero accettare?” chiese sorpresa Hikari.
    “Beh, visto che è convinta che io sappia usare solo i miei poteri, le dimostrerò che non è così.”
    “Ancora con quel tuo tono superiore?!” urlò Taiga, partendo all’attacco e cercando di colpirlo.
    Dark alzò la sua spada, limitandosi a parare senza difficoltà l’affondo della ragazza.
    “Purtroppo per te, mi esercito nell’uso della spada fin da bambino.” Fece il custode dell’Equilibrio. “E credimi, ne ho sconfitti parecchi di avversari.”
    “E tu non mi sottovalutare!” replicò la ragazza, aumentando la forza dell’affondo, senza però riuscire a muovere di un millimetro la spada avversaria. “Non per niente mi chiamano tigre!”
    “Tigre?” ripeté Marco. “Curioso… mi chiedo il perché… non le assomigli per niente.”
    “Non l’hai vista scatenarsi, ecco perché.” Rispose Ryuji, sospirando. “Nella nostra scuola è la più temuta di tutti.”
    “Se è per questo anche tu incuti un certo timore, Takasu.” gli disse Minori.
    Non appena ebbe detto ciò, il ragazzo cercò di coprirsi gli occhi con i capelli.
    “Lo sai perfettamente che è per colpa di questi stupidi occhi…”
    Ma il loro discorso fu interrotto da Taiga, che fu fatta volare all’indietro da Dark, subito dopo che la sua spada si era spaccata in due parti.
    La ragazza cadde a terra, scivolando fino al muro.
    “Taiga!” urlarono i due compagni, andando subito a soccorrerla.
    Dark nel frattempo lasciò cadere a terra la spada, allontanandosi seguito da Hikari.
    “Non preoccupatevi, non le ho fatto nulla di grave. Qualche minuto e sarà nuovamente in piedi. Ditele pure che si può tenere la mia spada in cambio della sua.”
    Tsukune, come tutti gli altri, lo guardò sorpreso andarsene dall’aula.
    “Quel tipo…” fece Mizore, scivolando a terra scioccata. “Chi è veramente?”
    “Su questo punto…” le sussurrò Moka all’orecchio. “Sarà meglio tenere una riunione tra poco al club. Io e Tsukune arriveremo subito.”
    La ragazza annuì.
    “Farete meglio a non fare tardi. Dobbiamo scrivere quell’articolo entro stasera!” esclamò, per poi fare cenno a Kurumu e Yukari di seguirla.
    “Articolo?” chiese Ichigo, osservando le ragazze andarsene.
    “Noi siamo i membri del club di giornalismo dell’accademia.” Rispose Tsukune. “E siamo in ritardo per il prossimo numero del giornale. Perciò scusateci se vi lasciamo da soli, ma non possiamo proprio perdere tempo.”
    Detto questo, anche lui e Moka uscirono di fretta dall’aula.
    “Mostri… che si occupano di giornali?” fece Sousuke, leggermente sorpreso.
    “Beh, perché no? Siamo pur sempre in una scuola e-” ma Pan s’interruppe, voltandosi di colpo verso la finestra.
    “Che succede?” chiese Ryuji.
    “Sta arrivando qualcuno…” disse, per poi spalancare gli occhi. “No… Non è qualcuno… Sono decine, forse centinaia di auree che si stanno avvicinando…”
    “Ne sei sicura?” fece Ichigo, chiudendo gli occhi, come per concentrarsi.
    “Hai ragione.” Disse qualche secondo dopo, riaprendo gli occhi. “Anch’io percepisco un gran numero di anime… ma è strano. Sembrano quasi tutte uguali.”
    “Anime?” fece Taiga, dopo un colpo di tosse. “Come sarebbe a dire anime?”
    “Sono uno Shinigami, di conseguenza posso percepire le anime.” Spiegò l’arancione, deglutendo. “E una di queste è dannatamente nera…”
    “Per i comuni mortali?” chiese Asuka, riprendendo i sensi.
    “Significa che qualcuno di estremamente malvagio sta arrivando qui.”
    “Che si faccia avanti! Non gli permetterò di torcere un solo capello a Chidori!” esclamò Sousuke, prendendo due bombe a mano.
    “Tranquillo, non è ancora così vicino. Anzi… Se devo fare una stima, direi che si trova ancora nello spazio. E questo mi preoccupa non poco. Se sono riuscito a percepirlo a una tale distanza, significa che è veramente forte. Le altre auree le percepisco per via della quantità.”
    “Che cosa facciamo?” chiese Sora. “Sembra si tratti di un qualche esercito.”
    “Forse sarebbe meglio avvisare Dark e Hikari. Dopotutto, sono più forti di noi e-” Fece Kairi.
    Ma mentre diceva ciò, un forte boato proveniente dal giardino distrasse tutti.



    Dark si fermò nel giardino della scuola.
    Subito dopo di lui, anche Hikari si fermò, volgendo lo sguardo verso il cielo.
    “Sta arrivando qualcuno.” Fece la custode.
    “Ma è debole. Troppo debole.” Continuò Dark, per poi alzarsi in volo, seguito da Hikari, ignorando lo sguardo sorpreso degli altri studenti.
    “Dici che la copertura salterà?”
    “Probabile.” Si limitò a rispondere lui.
    Sopra di loro apparve improvvisamente un piccolo luccichio, ben visibile sebbene fosse pieno giorno.
    Pochi secondi dopo, una sagoma nera cominciò a prendere forma, diventando più grande ogni instante che passava.
    “Dobbiamo andare più in alto, o il nostro tentativo di fermarla distruggerà la scuola.” Disse il custode, volando verso l’oggetto in caduta.
    Hikari annuì, seguendolo subito.
    Quando furono a qualche centinaio di metri di altezza, i due portarono avanti le braccia, pronti a prendere al volo l’oggetto, che ormai si rivelava per ciò che era, ovvero una piccola navicella spaziale.
    “Ora!” urlò Dark, avvolgendo le proprie mani con la luce, imitato subito da Hikari.
    I due custodi presero in pieno la nave, la cui forza fu tale da trascinarli a terra con essa, sebbene a velocità notevolmente ridotta, provocando un boato con la loro collisione con il suolo, fortunatamente in un’area deserta del giardino.
    Dark e Hikari riemersero da sotto la navicella con i vestiti rovinati e le braccia ricoperte di lividi e bruciature, che tuttavia scomparvero in pochi secondi.
    “Una navicella spaziale qui? Com’è possibile?” chiese la custode, guardandola sorpresa.
    Prima che Dark potesse formulare qualche ipotesi, il portellone dell’astronave si aprì, per poi lasciar uscire fuori una ragazza dalla carnagione scura, con il braccio sinistro ferito.
    “A-Aiuto…” ansimò, prima di cadere giù dalla navetta, finendo a terra.
    Dark e Hikari si precipitarono subito a verificarne le condizioni, mentre attorno a loro cominciavano ad arrivare gli altri studenti, incuriositi, con in prima fila il club di giornalismo.
    “È ferita gravemente.” fece Hikari, mentre Dark batteva le mani e le poggiava sulla pancia della ragazza, avvolgendola con piccoli fulmini rossi, mentre la custode le lanciava una magia curativa.
    Sotto gli occhi sorpresi di tutti, la ferita sul braccio dell’aliena cominciò a cicatrizzarsi, mentre il suo respiro tornò lentamente nella norma.
    Qualche secondo dopo, la ragazza riaprì gli occhi, guardandosi intorno confusa.
    “Tranquilla, sei al sicuro.” Le disse subito Hikari, intimandola a rimanere sdraiata.
    “Master Dark…” fece lei, facendo spalancare gli occhi ai due custodi. “Devo trovare… Master Dark…”
    “Sono io.” Rispose il custode dell’Equilibrio. “Tu chi sei? Perché mi stai cercando?”
    “Ho un messaggio… da parte del maestro Yoda.” ansimò la ragazza, chiudendo nuovamente gli occhi.
    “Yoda?” ripeterono i due custodi, guardandola increduli.
    Ma le loro domande furono interrotte da Moka e Tsukune, che si avvicinarono.
    “È meglio portarla in infermeria.” Disse la vampira. “Se rimane qui fuori, rischia solo di stare peggio.”
    Dark annuì, per poi prendere la ragazza tra le braccia e seguire i membri del club, mentre gli altri li facevano passare, ancora increduli per l’accaduto.
    Nel frattempo Hikari continuò a lanciare altre magie curative per far riprendere del tutto la ragazza.
    Pochi minuti dopo il gruppetto entrò nell’infermeria, in quel momento deserta, lasciando così che Dark appoggiasse su un letto la ragazza.
    “Grazie.” fece lei, accennando a un sorriso. “È stata una vera fortuna, averti incontrato qui. Sono stata costretta a un atterraggio di emergenza.”
    “Come ti chiami?” chiese Dark.
    “Il mio nome è Ahsoka Tano, è come avrete già immaginato, sono una Jedi.”
    “Jedi?” ripeté Tsukune. “E il nome del tipo di mostri a cui appartieni?”
    “No.” Rispose Dark. “È un gruppo, ormai quasi completamente estinto, di guerrieri con il compito di salvaguardare i mondi sotto il loro controllo. Sono stati sterminati qualche tempo fa, proprio sotto i nostri occhi.”
    “Voi chi siete esattamente?” chiese Moka, facendosi seria.
    “Chi lo sa?” replicò Hikari, leggermente divertita.
    “Quella ragazza ti ha chiamato Master Dark.” fece Kurumu. “E sinceramente, l’unico Master che ho sentito nominare è stata Master Aqua, durante quel famoso annuncio.”
    Ahsoka guardò i due custodi, che si erano fatti seri.
    “E con ciò?” chiese Dark, spostando lo sguardo verso di loro.
    “E con ciò gradiremmo sapere chi e cosa siete veramente.” disse Mizore.
    “Come ha detto Ahsoka, io sono Master Dark, e lei è Master Hikari. E sì, siamo due custodi.”
    “Custodi? E che cosa ci fanno due custodi qui?” chiese Kurumu. “E soprattutto, perché si fingono due studenti di un’accademia frequentata da soli mostri?”
    “No, non è così.” Fece Tsukune, rivolgendosi a Dark. “Tu che cosa sei? Vi abbiamo sentito parlare prima. E Hikari si rivolgeva a te come essere superiore. Che cosa intendeva dire?”
    “Essere superiore?” ripeté Ahsoka, guardando il custode.
    “Complimenti, siete riusciti a nascondere la vostra presenza.” Disse. “Sì, hai ragione. Non sono un semplice custode dell’Equilibrio.”
    Mentre diceva ciò, si girò verso di loro, fissandoli.
    “Io sono l’Equilibrio stesso, l’entità che controlla luce e tenebre allo stesso modo. Contenti della risposta?”
    Per qualche secondo il gruppo rimase in silenzio.
    “E-Equilibrio?!” esclamò infine Ahsoka. “Stai scherzando, vero?”
    “È serissimo.” Rispose Hikari. “E io sono la sua custode. Per questo il mio aspetto è così simile al suo.”
    “State dicendo… che nella nostra scuola c’è un essere così potente?!” esclamò Tsukune, spaventato.
    “Non mi stupisce che ha capito subito che cos’eri.” fece Moka, portandosi una mano sul rosario al collo.
    “Avete già visto che cosa siamo in grado di fare. Non vi conviene attaccarci. Inoltre, non abbiamo intenzioni ostili verso di voi. Ora Ahsoka, che cosa devi riferirmi da parte del maestro Yoda?”
    La Jedi si riprese subito.
    “Darth Vader.” disse, senza nascondere un velo di amarezza nel pronunciare quel nome. “È alla vostra ricerca. Sta cercando i custodi su ordine dell’Imperatore. Ha già attaccato molti mondi per cercarvi, senza dimostrare alcuna pietà verso i suoi abitanti.”
    “Skywalker…” rifletté Hikari, venendo subito interrotta da Ahsoka.
    “Lui non è Skywalker!” esclamò, irritata. “Lui è il suo assassino, non osate paragonarli!”
    “Darth Vader? Imperatore? Skywalker? Di che cosa state parlando?” chiese Moka.
    “Da dove vengo, molti mondi avevano deciso di formare un’alleanza, che per mille anni è stata chiamata semplicemente ‘La Repubblica'. Ma Darth Vader ha aiutato uno dei politici a prendere il controllo assoluto su tutti i nostri mondi. Darth Vader era un Jedi come me, ma ci ha tradito, sterminando la maggior parte di noi. Per quanto ne so… siamo sopravvissuti solo in tre.”
    “T-Tre? Su quanti?”
    “Centinaia, anche di più. Darth Vader ha ucciso tutti! Non ha risparmiato neppure gli apprendisti bambini. E anche il mio maestro è stato eliminato dalla sua oscurità.”
    “Non eravate granché, se è bastata una sola persona a sterminarvi.” Commentò Kurumu, poco prima di ritrovarsi due spade laser verdi puntate al collo, che Ahsoka aveva estratto e attivato velocemente.
    “I Jedi si fidavano di Darth Vader! Sono stati colpiti alle spalle! Inoltre, Darth Vader aveva dalla sua parte un intero esercito, che l’ha aiutato. Milioni di soldati privi di volontà che hanno attaccato i Jedi che stavano aiutando, tutto per un misero ordine di quello che adesso si fa chiamare Imperatore! Non osare più definire debole un Jedi in mia presenza!”
    Ma la Jedi s’interruppe quando Dark tirò un pugno al muro.
    “Ho sbagliato… Ho sbagliato tutto con quel mio maledetto piano.” Disse, mentre Hikari abbassava lo sguardo.
    “Per proseguire con il mio piano ho lasciato andare via Vader e l’Imperatore… E l’unica cosa che ho ottenuto è stata una guerra che potrebbe distruggere l’universo… Il karma si è proprio preso gioco di me, eh?” continuò lui.
    “Tu non ne hai nessuna colpa.” Fece la custode dell’Equilibrio. “Xehanort si è semplicemente rivelato essere a un livello più alto di quanto avevate previsto.”
    “Non è una scusa!” urlò Dark. “Non è affatto una scusa… e lo sai bene quanto me.”
    “Ehm… Riassunto per chi non sa di cosa state parlando?” chiese Mizore.
    “Io sono il responsabile di questa guerra del Keyblade che è ormai alle porte. Ed è per questo che sarò io a porle termine… qualsiasi sia il costo che dovrò pagare.”
    Ahsoka fece per parlare, fermandosi però di colpo.
    “Oh no…” fece, voltandosi verso la finestra.
    Nello stesso momento anche Dark e Hikari si voltarono, evocando i loro Keyblade.
    “Sta arrivando qualcuno…” disse l’incarnazione dell’Equilibrio. “No… non qualcuno… molti di più.”
    “Mi hanno seguito!” esclamò la Jedi, senza riuscire a nascondere un velo di paura.
    “Chi ti ha seguito?” chiese Tsukune.
    “Darth Vader e il suo esercito. E io li ho portati direttamente dai loro obiettivi!”
    “Non ti preoccupare.” Le disse Dark, appoggiando la mano libera sul muro, creando una porta che dava direttamente sul giardino. “Sarebbe finita così in ogni caso.”
    “Okay, e sentiamo, in quanti sono?” chiese Moka.
    Ahsoka alzò lo sguardo verso il cielo.
    “Migliaia…” rispose Ahsoka, mentre sopra di loro cominciavano ad apparire i profili di decine di navi spaziali, decisamente più grandi di quella con cui era arrivata la Jedi.
    “Tu che dici Dark? In fondo non si tratta di Heartless. Sono pur sempre esseri viventi.” Fece Hikari.
    “Se vi state ponendo problemi per questo, sono tutti dei cloni!” esclamò Ahsoka. “Non provano niente e obbediscono solo agli ordini.”
    “In questo caso…” disse Dark, alzando le mani e creando una sfera di luce affiancata da una d’oscurità. “Non gli permetterò nemmeno di avvicinarsi!”
    Ma l’attenzione di tutti loro fu distratta da un profondo respiro, amplificato come da una specie di microfono.
    “Master Dark.” Disse una voce robotica. “E non solo. C’è anche una sporca Jedi superstite.”
    Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a un uomo vestito di nero, con una maschera integrale dello stesso colore che gli copriva la testa.
    Sul petto aveva uno strano macchinario, e un mantello nero svolazzava dietro di lui, mosso dal vento.
    “E questo qui chi è?” chiese Mizore, creando nuovamente degli artigli di ghiaccio.
    “Darth Vader!” rispose Ahsoka, attivando le sue spade laser.
    “Così hai usato il tuo esercito per mascherare il tuo arrivo. Complimenti.” Disse Dark, facendo scomparire le sfere e puntandogli contro il Keyblade, affiancato da Hikari.
    Il rumoroso respiro di Vader risuonò ancora nell’aria.
    “Ho atteso questo momento per molto tempo. Tu sei responsabile quanto i Jedi di queste mie condizioni.”
    “Colpa dei Jedi?!” esclamò Ahsoka. “Tu hai ucciso tutti! Hai ucciso anche Padme! Te lo sei forse dimenticato?”
    “Io non ho ucciso Padme!” rispose irato il Sith. “Siete stati voi Jedi a costringerla a tradirmi, e a toglierle la vita. E tu, rifiutando di passare al Lato Oscuro, ti sei resa loro complice, furbetta.”
    “Non chiamarmi in quel modo! L’unico che poteva farlo era il mio maestro, che tu hai ucciso con la tua oscurità. E non dire che sei tu Sky-coso. Il mio maestro è morto quando tu sei nato.”
    “Se questo tipo vuole attaccare il nostro mondo, è nostro compito fermarlo.” Disse Kurumu, allungando le sue unghie.
    “Davvero? E mentre voi affronterete me, chi affronterà il mio esercito?” Chiese Vader, mentre le navi spaziali si facevano sempre più vicine.
    “Spiacente di doverti comunicare che non siamo gli unici custodi presenti su questo mondo.” Replicò Dark.
    “Che cosa? E dove sono gli altri?” chiese Tsukune.
    “Li avete già conosciuti tutti.” Fece Hikari, sorridendo. “Sono quattordici, più due guardiani dell’Equilibrio. Mi dispiace dirtelo, ma il tuo esercito non è nemmeno lontanamente alla loro altezza.”



    “Che cosa sta succedendo?” chiese Sora a Riku, mentre rientravano in aula. “Come mai Dark e Hikari hanno soccorso quella ragazza? E perché lei si è rivolta a Dark chiamandolo Master?”
    “Non lo so…” rispose l’albino. “È come se mi stesse sfuggendo qualcosa d’importante…”
    “Ragazzi…” li interruppe Marco, che si era affacciato da una delle finestre del corridoio. “Temo che quella ragazza non fosse sola…”
    “Che cosa vuoi dire?” fece Conan, raggiungendolo assieme agli altri.
    Ma qualunque altra frase che poteva venirgli in mente, morì nei suoi pensieri.
    Nel cielo sopra di loro, una decina di gigantesche navi spaziali si stavano preparando ad atterrare nei pressi della scuola.
    “Alieni?! E così tanti?!” esclamò Shinji.
    “Magari hanno buone intenzioni, no?” azzardò Natsu.
    “Per quel che so io, gli alieni mossi da buoni propositi non atterrano con una decina di astronavi, che sembrano proprio pronte a fare… fuoco…” rispose l’Animorph, abbassando il tono di voce nel vedere che di fronte alle navi cominciavano ad apparire diversi raggi laser.
    “Maledizione, ci stanno davvero per attaccare!” disse Pan, uscendo dalla finestra, seguita dagli altri.
    La Sayan spostò le mani dietro la schiena, cominciando a creare una sfera di energia.
    “Kame…”
    “Che cosa sta facendo?” chiese Taiga.
    “hame…”
    “Pensate solo a tenervi forte!” rispose Ichigo.
    “…ha!” completò Pan, scagliando l’onda energetica contro i raggi laser, distruggendoli e colpendo in pieno un’astronave, che esplose in pochi secondi.
    “Che?!” esclamò incredulo Sousuke, guardando i resti della nave cadere verso il suolo avvolti dalle fiamme.
    “Troppo facile, non ho avuto nemmeno bisogno di trasformarmi.” Fece la Sayan, sorridendo.
    “Dobbiamo distruggere anche le altre, e sono parecchie.” Fece Shinji, osservando le astronavi rimanenti.
    Ma prima che potessero fare qualcosa, da esse cominciarono a uscire centinaia di veicoli più piccoli.
    “Hanno proprio intenzione di attaccarci, eh?” commentò Natsu, avvolgendo le mani con il fuoco.
    “Se solo avessi un AS a portata di mano…” fece Sousuke. “Sarebbe uno scherzo eliminarli tutti…”
    “AS?” chiese Marco.
    “Sono dei robot che uso per combattere.”
    “Oh, allora credo che ne abbiamo uno dalla nostra parte.” Fece Inuyasha, osservando Shinji che cominciava a diventare più grande.
    Sotto gli occhi sorpresi del gruppo di umani, l’EVA 01 fece la sua apparizione.
    “Il solito esibizionista.” Commentò Asuka, sorridendo. “Vedi almeno di farne fuori il più possibile, StupiShinji.”
    Il ragazzo non disse nulla, limitandosi a spiccare un salto verso una nave, colpendola con un pugno e provocandone l’immediata distruzione.
    “E noi occupiamoci dei pesci piccoli!” esclamò Natsu, preparandosi a colpire le navette che stavano per raggiungerli.
    Ma prima che potesse fare qualcosa, un raggio rosso colpì quelle più vicine, facendole esplodere.
    “Che cosa?!” esclamò Saiko, girando lo sguardo verso la fonte del raggio.
    “Non credevo che qualcuno potesse essere così folle da creare un esercito di cloni.” Disse un uomo che indossava una tuta blu, sul cui petto spiccava una S rossa all’interno di un pentagono giallo, avvolto da un mantello rosso, che era tranquillamente in volo di fronte alle astronavi.
    “Che ci vuoi fare.” Fece un’altra voce, proveniente da dietro i custodi.
    Apparteneva a un tipo che indossava una tuta rossa e blu integrale, su cui sembrava essere disegnata un’enorme ragnatela, con degli occhi bianchi sulla maschera che li copriva il capo, in quel momento a testa in giù sotto un lampione del giardino, appeso per un filo bianco.
    “In fondo, ci sono sempre dei pazzi in giro per l’universo.”
    “Che cosa?!” esclamò Ryuji, guardando i due nuovi arrivati. “Come possono essere reali?!”
    “Ehi ragazzino!” gli rispose Spiderman, girandosi verso di lui. “Hai idea di quanta strada abbiamo fatto per arrivare qui in tempo? Il mio mondo è decisamente lontano da questo. E neppure quello di Super è tanto vicino.”
    “Ma chi sono quei due?” fece Asuka, guardandoli male. “Due pazzi scappati da un manicomio?”
    Prima che potesse aggiungere altro, Spiderman lanciò dalle mani due ragnatele gigantesche, che presero in pieno una navicella.
    Poi come se niente fosse, l’uomo ragno prese i due fili di ragnatela e li mosse di colpo, facendo finire la navicella contro una sua gemella, facendole esplodere.
    “Prego?” chiese infine alla pilota di Evangelion, che si era zittita.
    Superman invece cominciò ad aspirare aria, per poi soffiare contro le navette, provocando una tromba d’aria che le fece scontrare tra di loro.
    “Umpf! Credono di mettersi in mostra con così poco?” commentò Inuyasha, mentre Edward appoggiava le mani a terra, creando una scala verso le altre navette che stavano arrivando.
    “Sarà abbastanza facile vincere. Shinji da solo riuscirà a distruggere quelle navi, mentre noi ci occuperemo di quelle più piccole.” Disse Ichigo.
    “E non dimenticatevi di noi!” esclamò Taiga, impugnando la sua spada, mentre Sousuke consegnava agli altre tre umani una pistola, tenendosi per sé un mitra e qualche bomba a mano.
    “E questa come si usa?!” fece Ryuji, guardando l’arma appena ricevuta.
    “Non ce ne sarà bisogno.” Rispose Tsuna, alzando le mani verso un gruppo di navicelle, affiancato da Natsu.
    I due fecero partire in contemporanea due onde di fuoco, che distrussero completamente i loro obiettivi.
    “Ai miei tempi a scuola il massimo che i ragazzi sapevano fare era far scoppiare qualche petardo.” Commentò Spiderman, saltando affianco dei custodi. “Ma pare che adesso quello sia il minimo.” Concluse, osservando Superman raggiungere Shinji e aiutandolo a distruggere una nave, colpendola con un solo pugno.
    “Ma quel tipo di cos’è fatto? Ha la stessa forza di Shinji adesso che è trasformato!” esclamò incredulo Edward.
    “Mi pare ovvio.” Fece una voce che risuonò nell’aria. “Dopotutto, è conosciuto come l’uomo più forte dell’universo.”
    Sopra una delle navi superstiti, un varco oscuro si aprì, lasciando uscire Xadvid, affiancato da Homunculus.
    Tutti i custodi si girarono verso di loro.
    “E quelli chi sono?” chiese Marco, osservandoli sorpreso.



    Vader saltò all’indietro, evitando così un affondo da parte di Dark.
    “Sei agile, per essere ridotto a un cyborg.” Commentò il custode.
    Il Sith non rispose, osservando la sua flotta esplodere poco alla volta sotto gli attacchi degli altri custodi.
    “Sono in grado di combattere esattamente come prima.” Rispose lui. “E ora ve lo dimostrerò.”
    Senza aggiungere altro, spostò il mantello con una mano, prendendo anche lui una spada laser, che attivò subito, rivelando il suo colore rosso.
    “Fate attenzione.” Fece Ahsoka. “È molto forte.”
    “Come se potesse preoccuparmi!” esclamò Mizore, partendo all’attacco e preparandosi a colpirlo.
    Ma prima ancora che i suoi artigli i ghiaccio potessero raggiungerlo, Vader li tagliò come se niente fosse con la spada laser, per poi alzare una mano e far volare via la ragazza.
    “Come…?” cominciò Tsukune, venendo interrotto da Ahsoka.
    “La Forza. Noi Jedi e i Sith come lui siamo in grado di usarla. La Forza ci circonda sempre e ovunque, e possiamo usarla anche per manipolare i pensieri degli individui deboli o per spostare oggetti. E anche per attaccare, proprio com’è successo adesso.”
    “Dunque dobbiamo affrontare qualcosa che non possiamo vedere?” chiese Tsukune.
    “Non sapevo che potevi già metterti a spiegare la Forza a degli sconosciuti, Ahsoka.” Fece Darth Vader. “Ma ad ogni modo, nessuno di voi uscirà vivo da questo scontro.”
    Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, cominciò a correre verso i cinque studenti dell’accademia, superando con un salto la sua ex allieva, mentre Dark e Hikari partirono subito dopo di lui per fermarlo.
    “Cominciamo dal più debole!” esclamò il Sith, alzando la mano libera.
    Tsukune sentì subito come uno strano vento che lo attirava verso il nemico.
    Sotto gli occhi increduli delle sue compagne, cominciò a spostarsi.
    “Tsukune!” urlarono queste.
    Il ragazzo guardò spaventato Vader che si avvicinava.
    Senza perdere un secondo, sentendo il contatto con la terra venire meno, Tsukune afferrò il rosario che Moka teneva al collo, strappandoglielo via.
    “Buona fortuna!” disse semplicemente, prima di sollevarsi completamente da terra, finendo con il petto direttamente contro la spada laser, che lo trapassò.
    “Tsukune!!!” urlarono insieme le ragazze, tranne Moka che osservava la collana privata del suo rosario.
    “Tsukune…” disse, mentre i suoi capelli diventavano più chiari, avvicinandosi al bianco.
    Allo stesso tempo i lineamenti del suo viso si fecero più seri, perdendo ogni espressione di incredulità che aveva fino a pochi secondi prima, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure.
    Dark, Hikari e Ahsoka la guardarono sorpresi.
    “Così era questo che nascondeva.” Osservò Dark, per poi creare una sfera di fuoco che scagliò contro Vader, colpendolo alle spalle e facendolo volare qualche metro in là, mentre il corpo di Tsukune scivolò a terra.
    “Non siamo stati sufficientemente veloci…” fece Ahsoka, guardando il ragazzo.
    Ma l’attenzione di tutti fu attirata proprio da questi, che cominciò a tossire, per poi rialzarsi di colpo.
    “Che cosa?!” esclamò Hikari, guardandolo. “L’ha colpito in pieno, come può-”
    Ma la custode s’interruppe vedendo la ferita rimarginarsi, mentre il volto del ragazzo si faceva serio, e i suoi occhi diventavano come quelli di Moka.
    “Allora sei veramente un vampiro anche tu.” Disse Hikari.
    “Avevate ragione… in origine ero un normale umano.” Rispose Tsukune. “Ma per varie circostanze, adesso ho dentro di me sangue da vampiro.”
    “Potete pure trasformarvi…” fece Darth Vader, rialzandosi. “Ma non cambierà nulla. Il Lato Oscuro della Forza mi permetterà di sconfiggervi!”
    “Sei diventato ancora più presuntuoso.” Replicò Ahsoka, mettendo di fronte a sé le spade laser. “E riponi troppa fiducia nel Lato Oscuro.”
    “Non ho idea di che cosa state parlando, ma non me ne starò di certo da parte!” disse Moka, affiancandosi a Tsukune, entrambi pronti a combattere.
    “Poveri stolti. Sperate davvero che io mi faccia sconfiggere da dei ragazzini?”
    “Dipende dai punti di vista. Per me, anche tu sei un ragazzino!” urlò una voce, poco prima che un’onda rossa colpisse in pieno il Sith, facendolo volare indietro.
    Dark e Hikari si girarono, vedendo delle piume bianche cadere a terra.
    “Quel tipo ha un terribile odore.” Continuò la voce, appartenente a un ragazzo dai capelli arancio con una vistosa cicatrice a X sulla guancia destra, con addosso un completo verde a righe e una strana collana, che in quel momento si stava rimettendo le mani in tasca.
    Dietro di lui, il gruppo vide Happy, che li salutò con una zampa.
    “E così, sei andato a chiamare rinforzi, eh?” chiese Dark, accennando a un sorriso. “Avevo il sospetto che tu agissi sotto gli ordini di mia madre, e il fatto che sei riuscito a rimanere fuori dalle mie prove ne è la conferma.”
    “Mi spiace, aye, ma non potevo rivelartelo subito. E ti chiedo di non dire nulla agli altri.” Rispose il gatto, facendosi spuntare le ali, raggiungendo i custodi.
    “Quindi voi due siete i famosi custodi dell’Equilibrio.” Fece il ragazzo, girandosi verso di loro. “Umpf. Dodicimila anni fa non dovevate essere molto attivi, visto che non avete fatto nulla.” Continuò, cambiando leggermente tono di voce.
    Per un momento, dalle sue spalle spuntarono un paio di ali, che tuttavia scomparvero subito.
    “E tu chi sei?” chiese Kurumu. “Sei anche tu un mostro?”
    “Chissà… Di certo, il nome che porto ha molti significati. Se sono stato richiamato dall’oblio dov’ero finito, è solo per far sì che il nostro sacrificio non sia stato vano.”
    Detto ciò, il suo corpo fu avvolto da una fortissima luce, mentre il ragazzo si metteva a quattro zampe.
    Vader si rialzò giusto in tempo per vederlo cominciare a correre come un animale, per poi saltare di fronte a lui.
    Il Sith alzò la mano per usare la Forza, ma con sua grande sorpresa, il ragazzo non ne risentì, riuscendo a colpirlo con un pugno sul dispositivo che aveva sul petto.
    “Che cosa?!” esclamò Vader incredulo, osservando alcune scintille uscire dal suo petto. “Come hai fatto a evitare la Forza?”
    “Forza? E che cosa sarebbe?” chiese il ragazzo, rimettendosi su due gambe e passando la mano sotto il naso, sorridendo.
    “Chi sei?” chiese l’avversario, arretrando e portandosi una mano sull’apparecchio.
    “Mi hanno chiamato con diversi nomi, ma direi che puoi usare quello di questo corpo. Mi chiamo Apollo.”
    “Apollo…” fece Tsukune. “Lo stesso nome della divinità greca del Sole…”
    “Come hai fatto a capire… il mio punto debole?”
    “Semplice: ho colpito il punto dove puzzavi di più.” Rispose Apollo, indicandosi il naso. “Purtroppo per te, il mio olfatto è decisamente sviluppato. E ora, il colpo di grazia!”
    Il ragazzo alzò nuovamente il pugno, preparandosi a colpire nuovamente Vader, ma Dark si mise in mezzo, fermandolo.
    “Basta così.” Disse semplicemente.
    “E tu che cosa vuoi?! Fatti da parte!” gli urlò contro Apollo, pochi instanti prima di venire scaraventato via come se niente fosse.
    “Ti ringrazio per l’aiuto, ma non lascerò che tu lo uccida.” Continuò Dark.
    “Che cosa?!” esclamò Ahsoka. “Ma non puoi farlo! Tornerà, e ucciderà altre persone per trovarvi!”
    “Forse, ma non spetta a noi sconfiggerlo.” Replicò Hikari.
    “Come sarebbe a dire?” fece Moka, guardando il Sith che ansimava.
    “Diciamo che abbiamo qualche idea del futuro. Chi vuole troppo potere non otterrà altro che disperazione. È questa la realtà. Sith o Jedi, custodi o non custodi, il destino è questo.” Disse Dark, per poi girarsi verso Darth Vader.
    “Lo capisci, vero? La tua sete di potere, quel potere che volevi per salvare chi ti era caro, ti ha portato via le persone a cui tenevi di più.”
    “Mi hanno tradito tutti quanti… I Jedi, voi custodi… mia moglie… Tutti, nessuno escluso!”
    “Sei uno stupido!” gli urlò contro Ahsoka. “Noi non abbiamo mai nemmeno pensato di tradirti! Padme ti amava, con tutta se stessa! Credevi forse che non me ne fossi accorta?”
    “Davvero?” chiese Vader, alzando lo sguardo verso di lei. “Allora perché non mi hai mai chiesto nulla come spiegazione?”
    “Ah, guarda, avrei dovuto farlo. Almeno saresti stato espulso dall’ordine e non avresti condannato la Repubblica!” sputò con rabbia la Jedi.
    “E io che credevo che la stupidità umana avesse un limite.” Disse Apollo, riavvicinandosi. “Tranquillo, non lo attaccherò.” Aggiunse subito rivolgendosi a Dark.
    “Come osi darmi dello stupido?” fece Vader.
    “Coda di paglia, eh? Non ho mai detto di star parlando con te. Comunque, hai ragione. E sei uno stupido per come ti sei comportato. Da quel che mi ha detto quel gatto, tu una volta eri dalla parte del bene e per l’amore che provavi verso tua moglie, hai tradito tutti quanti, e infine, convinto che lei non ti amasse più, l’hai uccisa assieme al figlio che portava in grembo. E tu osi considerarti un essere vivente?”
    Tutti lo guardarono sorpresi per l’odio che dimostrò in quell’ultima frase.
    “E soprattutto, continui a comportarti così, di fronte a me… Io, che sono stato costretto a separarmi dalla persona che amavo per dodicimila anni, rincontrandola solo per poco tempo. Per poi dovermi separare da lei per altri dodicimila anni. E mi stai dicendo che tu avresti veramente amato tua moglie?”
    Vader rimase in silenzio, mentre nuove scintille fuoriuscivano dal suo petto.
    “Ormai non ha più importanza… il tuo pugno ha colpito e danneggiato il computer che mi permetteva di restare in vita. Tra poco rivedrò Padme… e affronterò la punizione che la Forza mi darà.”
    Apollo sorrise.
    “Ehi, tu!” esclamò, girandosi verso Dark. “Non te la prendi se me ne occupo io, vero?”
    “Che cosa vuoi farne?” chiese il custode.
    “Lo porterò via da questo mondo. Da quando ho cominciato a collaborare con Lucis, ne ho visti di parecchi. E ce n’è uno dove potrà recuperare sia salute che buon senso.”
    “Come mai questo cambio di idea?” domandò Hikari.
    “Non lo so. Forse perché ho già incontrato altre persone come lui.”
    Apollo non aggiunse altro, limitandosi ad avvicinarsi a Darth Vader, che non fece nemmeno un passo per allontanarsi.
    Ahsoka e gli altri lo guardarono mentre gli posava la mano sulla spalla, per poi svanire entrambi in un fascio di luce, lasciando al loro posto delle piume, che volarono via spinte da un leggero vento che attraversò il campo di battaglia.
    “L’oscurità è molto potente… Ma non invincibile.” Disse Dark, girandosi verso la Jedi. “Anakin Skywolker esiste ancora dentro Vader.”
    Ahsoka accennò ad un sorriso.
    “Mi hanno detto che le ultime parole di Padme sono state molto simili a queste. Nonostante le abbia spezzato il cuore, togliendole la voglia di vivere, lasciandogliene a sufficienza solo per portare a termine il parto, lei non ha mai voluto pensarlo come malvagio.”
    “Come?” intervenne Mizore. “Avevo capito che quel tipo l’aveva uccisa prima che potesse far nascere loro figlio.”
    “Lui è convinto che sia così. E noi stiamo continuando a farglielo credere. In realtà ha avuto due gemelli, che sono stati subito separati per tenerli al sicuro. Nemmeno io ho idea di dove si trovino.”
    “Bene, allora adesso andiamo ad aiutare Natsu e gli altri!” esclamò Happy, facendo per volare via ma venendo preso dalla coda da Dark.
    “Prima di andare… saresti così gentile da spiegarmi come mai un mio guardiano agisce per conto di mia madre senza dirmi nulla? Sai, giusto per sapere…”
    Il gatto cominciò subito a sudare vistosamente.
    “E-Ecco… io, come dire…”
    “E in più, come mai sei andato subito a prendere un guerriero scelto da Lucis, come se lo conoscessi?” aggiunse Hikari, avvicinandosi, mentre gli studenti e la Jedi guardavano curiosi la scena.
    Happy li guardò spaventato, per poi sospirare.
    “Immagino di non poter fare altro che dirvi tutto, vero?” disse infine, facendosi serio.



    “Chi siamo?” ripeté Xadvid, per poi scoppiare a ridere. “Tu ci chiedi chi siamo? Questa sì che è bella, Marco!”
    L’Animorph sgranò gli occhi.
    “Come fai a sapere il mio nome? Chi diavolo sei?!”
    “Pare che davvero non ricordi nulla.” Fece Homunculus, sorridendo.
    “Di che cosa state parlando?” esclamò Riku, mentre Superman e Spiderman, assieme a Shinji che tornò al suo aspetto normale, si riunivano al gruppo.
    “Oh, sembra proprio un’amnesia di gruppo. Ma che peccato…” disse Xadvid, evocando il Keyblade. “Così sarà meno divertente eliminarvi.”
    “Eliminarci? Chi ti assicura di poterci riuscire?”
    “Il fatto…” cominciò il Nessuno, scomparendo e riapparendo dietro Marco. “…che in questo momento sembra proprio che voi non abbiate la benché minima idea di chi siate veramente. Non è così, Animorph?”
    Marco rimasse spiazzato dalla velocità del suo avversario.
    “C-Come mi hai chiamato?”
    “Non ricordi neppure questo? Dimmi, come hai ottenuto il tuo potere di metamorfosi?”
    “L’ho sempre avuto, ovvio!”
    “Davvero? E allora perché… sei stato proprio tu a convincere i tuoi amici a donarmi lo stesso potere?” chiese Xadvid, trasformando il suo braccio in una coda di serpente.
    “Ha il suo stesso potere?!” esclamò sorpresa Taiga.
    “Com’è possibile?”
    “Il potere della metamorfosi… il potere degli Andaliti.” Continuò il Nessuno. “Il tuo potere non è naturale, ma artificiale.”
    “E con ciò?” chiese Spiderman. “Nemmeno il mio potere si può definire proprio naturale, ma non mi sono mai posto troppi quesiti su quel ragno radioattivo che mi ha morso anni fa. Ciò che conta è il potere che abbiamo e come lo usiamo!”
    “Miserabili mortali.” Replicò Homunculus. “Voi potete avere tutti i poteri che volete, ma contro l’oscurità non servirà a nulla. Verrette tutti annientati, schiacciati come mosche! Proprio come ho fatto con il vostro amico blu!”
    “Di chi stai parlando?” chiese Tsuna.
    “Ovviamente del Blue Ranger. Quello a cui ho distrutto personalmente il cuore!”
    “Voi due…” cominciò Superman. “Per chi combattete esattamente? Xehanort? O qualcun altro?”
    “Perspicace come ci si aspetta da te, Kal-El.” Rispose Xadvid, allontanandosi da Marco. “Io in teoria combatto per Xehanort, ma quando ho scoperto che è solo un debole, ho cominciato a fare il doppiogiochista. Il mio padrone è uno molto più potente. Il suo potere va oltre la vostra immaginazione. Delle persone qui presenti, solo due sono in grado di tenergli testa.”
    “E io sono uno di quei due!” urlò Black Star, partendo all’attacco.
    Ma prima che potesse anche solo avvicinarsi, venne sbalzato via da un muro invisibile.
    “Tu?” fece fintamente sorpreso il Nessuno. “Figuriamoci. Sei solo una schiappa che va urlando di essere una divinità. Ma sei una nullità. Sarai anche un Master del Keyblade, ma non sei alla mia altezza.”
    “Master… del Keyblade?” ripeté l’azzurro, rialzandosi. “Di che cosa diamine… stai parlando?”
    “Basta parlare!” esclamò Homunculus, creando un piccolo sole rosso, attraversato da dei fulmini verdi.
    Immediatamente Superman cominciò a respirare più faticosamente, cadendo in ginocchio.
    “Come…?”
    “Come faccio a conoscere i tuoi punti deboli?” completò per lui l’avversario, sorridendo. “Ho studiato parecchio. I tuoi poteri svaniscono quando sei sotto un sole rosso, e ti indebolisci di fronte ai resti del tuo pianeta natale. Mi è bastato viaggiare sul tuo mondo d’origine, in previsione di una tua chiamata nella guerra, copiando i materiali della kriptonite, per poterla così riprodurre da solo. Astuto, no?”
    “Maledetto…” fece Superman, guardandolo con rabbia, ma non riuscendo a fare un passo.
    “Che cosa intendevi dire chiamando Black Star Master del Keyblade?” chiese Sora, girandosi verso Xadvid.
    “Poveri stupidi… non sapete neppure chi siete realmente. È bastato che Dark vi sottoponesse al suo esame per farvi dimenticare tutto, sovrascrivendo i vostri ricordi con memorie fasulle.” Rispose il Nessuno, evocando il Keyblade.
    “L’esame di Dark?” ripeté Shinichi. “Che cosa c’entra lui?!”
    “Lui c’entra in tutto! È stato lui, insieme a Hikari, a portarvi su questo mondo, cancellarvi la memoria e farvi entrare in questa scuola da quattro soldi.”
    Homunculus scoppiò a ridere, lanciando in aria il suo sole, che si fermò a qualche metro da loro.
    “E ora…” disse, creando una sfera nera. “Continuiamo l’opera di bonifica dei custodi!”
    Detto ciò, scagliò la sfera contro Saiko, che era il più vicino.
    Il ragazzo mise le mani davanti a sé, nel tentativo di respingere la magia, chiudendo gli occhi per non vedere.
    Ma tutto quello che sentì fu un rumore secco di qualcosa che andava a sbattere.
    Saiko riaprì subito gli occhi, ritrovandosi di fronte al Blue Ranger, che impugnava il suo Keyblade.
    “Che cosa?!” esclamò incredulo Homunculus. “E tu che cosa ci fai qui?! Ti ho distrutto con le mie mani!”
    Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi ad alzare una mano, creando un varco di luce dietro a Superman.
    Con un movimento della testa, fece capire a Spiderman di aiutarlo a spostarsi.
    “Va bene.” Rispose l’uomo ragno, annuendo, per poi aiutare il collega a rialzarsi, portandolo dentro il varco, che si richiuse dietro di loro.
    “Cos’è questa storia, Homunculus?” chiese Xadvid. “Credevo che lo avessi eliminato definitivamente. Come mai è ancora qui?”
    “Non ne ho idea… Ma lo rispedirò immediatamente nell’oblio!”
    L’uomo artificiale urlò l’ultima frase, creando una nuova sfera oscura che scagliò contro il Blue Ranger, che rispose con una di luce, provocando un’esplosione che allontanò tutti i custodi.
    Solo Saiko, che si trovava dietro di lui, riuscì a rimanere al suo posto.
    “Piuttosto forte per essere un fantasma.” Commentò Xadvid, avvicinandosi assieme a Homunculus, entrambi con il Keyblade in mano. “Ma anche i fantasmi possono morire, sai?”
    Il Blue Ranger rimase ancora in silenzio, limitandosi a mettersi in posizione di guardia.
    “Povero stolto. Distruggerò questo mondo, come ho fatto con il mio!” fece il Nessuno. “È stato piuttosto facile. Dopotutto, erano tutti di pietra.”
    Detto ciò, alzò il Keyblade, pronto ad attaccare.
    Ma il suo fendente venne intercettato a mezz’aria da un altro Keyblade.
    “Grazie…” disse Marco, alzando lo sguardo, rivelando due occhi pieni di odio. “Grazie alle tue ultime parole, i miei ricordi hanno cominciato a tornare. Quindi… sei ancora vivo, David!”
    “Oh, bene! Almeno uno di voi ha recuperato la memoria. Ed è proprio quello a cui voglio farla pagare di più.”
    “Mi dispiace deluderti, ma non te lo permetterò! Questa volta mi assicurerò di eliminarti con le mie mani!”
    “Credi davvero di farcela? Sei da solo, contro due custodi delle tenebre.”
    “Conta meglio.” Disse una voce alle spalle di Homunculus, seguita da vari rumori di evocazione.
    “Sembra che le nostre memorie fossero collegate.” Continuò Sora, puntandogli contro il Keyblade. “Nel momento in cui Marco ha ricordato, anche noi lo abbiamo fatto!”
    “Quel bastardo di Dark… Questa volta ci ha tirato proprio un pessimo scherzo.” Fece Inuyasha, mostrando i suoi artigli.
    “Umpf. Pare che non sarà tanto facile andarcene. Non è ancora il momento di rivelare tutto il nostro potere.” Fece Xadvid, sorridendo. “Tuttavia… non ce ne andremmo senza aver fatto qualche danno!”
    Prima che Marco potesse reagire, Xadvid creò una sfera di fuoco che scagliò contro Saiko.
    Il Nessuno scoppiò a ridere, scomparendo assieme a Homunculus in un varco.
    Saiko sgranò gli occhi, evocando il Keyblade per deviare la magia.
    Ma prima che essa potesse raggiungerlo, il Blue Ranger si mise in mezzo, facendo da scudo con il suo corpo.
    La magia lo colpì in pieno, provocando una nuova esplosione che investì tutti.
    Quando il nuvolone scomparve, tutti videro che il Blue Ranger era ancora in piedi, sebbene la sua tuta fosse piena di abrasioni, e il suo casco presentava nella parte anteriore una crepa a metà della visiera.
    “P-Perché l’hai fatto, Justin! Non ti è bastato rischiare la vita una volta?!” esclamò incredulo Saiko.
    Il Ranger si girò verso di lui, proprio mentre un pezzo della visiera cadeva a terra, rivelando un occhio marrone parzialmente coperto da dei capelli dello stesso colore.
    Il custode portò subito una mano a coprire il viso scoperto.
    “Tu… Tu chi sei?!” esclamò il mangaka, facendo per avvicinarsi.
    Ma si fermò quando vide il Keyblade di Justin puntato contro di lui.
    Gli altri custodi reagirono subito, rispondendo con la stessa minaccia.
    L’unico che non fece nulla fu Saiko, che rimase fermo al suo posto.
    “Chi sei?” ripeté, cercando di trovare il coraggio per andare avanti. “Come fai ad avere il Keyblade e i poteri di Justin?”
    Il Ranger fece scomparire il Keyblade.
    “Non ha importanza chi sono.” Rispose infine, con una voce modificata elettronicamente, probabilmente una delle funzioni della tuta di Justin. “Vi basti sapere che sono l’erede di Justin, e che sono riuscito a impadronirmi del suo Keyblade rubandolo a colei che l’aveva recuperato.”
    “Colei… Stai forse parlando di Azuki?!” esclamò Saiko, urlando.
    “Non ho idea di come si chiamasse… l’ho attaccata alle spalle, per poi lasciarla ferita e andarmene.”
    Il mangaka spalancò gli occhi.
    “Tu…” fece, cominciando a tremare.
    Il ranger spostò lo sguardo, per poi alzare la mano, aprendo un varco di luce alle sue spalle.
    “Continuerò ad eliminare i membri dell’organizzazione e dell’oscurità.” Disse, arretrando nel passaggio, togliendosi la mano dal casco. “E darò la mia vita per portare a termine questo mio compito.”
    I custodi rimasero in silenzio a osservare il punto dove era scomparso.
    “Insomma, alla fine era un vostro alleato o un vostro nemico?” chiese Sousuke.
    “Né uno, né l’altro.” Rispose Dark, avvicinandosi assieme a Hikari, Happy, Ahsoka e i componenti del club di giornalismo. “Non ho idea di chi sia, ma è certo che odia quanto noi i nostri nemici. Anzi, forse anche di più.”
    “Dark! Maledetto bastardo!” urlò Black Star, correndogli contro, ma venendo fermato dalla semplice mano del custode.
    “Vedo che avete recuperato i vostri ricordi.” Continuò lui come se nulla fosse.
    “Già… anche se mi chiedo come avremmo fatto se non fosse stato per quei due.”
    “Sarebbe successo qualcos’altro che vi avrebbe aiutato. Non per niente ho scelto un mondo piuttosto… credo che definirlo caotico sia il termine giusto. Inoltre, ho portato qui rappresentanti di altri mondi, che vi permettessero in qualche modo di recuperare i ricordi perduti, causando scenari simili a questo appena avvenuto.”
    “In pratica ci hai palesemente usati?” chiese un’arrabbiata Taiga.
    “Possiamo dire così, ma la Guerra del Keyblade ci porrà di fronte a scelte e situazioni disperate. E per questo, dovete essere pronti a perdere tutto, ecco perché vi siete ritrovati senza i vostri ricordi originali.”
    “E noi che cosa c’entravamo in tutto questo? Perché proprio noi?” esclamò Chidori.
    Dark come risposta alzò una mano.
    Sulle fronti dei cinque umani apparve il suo simbolo.
    “Perché anche voi siete miei guardiani.” Rispose infine, girandosi verso i mostri, che stavano osservando le loro braccia, sulle quali era apparso anche per loro il simbolo dell’Equilibrio.
    “Come sarebbe a dire che siamo i tuoi guardiani?!” gli sbraitò contro Ryuji.
    “Siete come me.” Spiegò Ran, mostrando loro la sua fronte. “Con un po’ di allenamento, potrete usare anche voi poteri simili a quelli dei custodi.”
    “In pratica potremmo usare la magia?” chiese Kushieda, per poi svenire e cadere a terra con un sorriso stampato sul volto.
    “E ora che cosa dovremmo fare?” chiese Tsukune.
    “Ho già parlato con il vostro preside. Potete lasciare la scuola per raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra. Inoltre lì, se vi può interessare, troverete diverse persone in grado di creare sigilli anche migliori di quelli che avete al momento.”
    Tsukune si guardò il braccialetto.
    “Sembra interessante!” esclamò Yukari, sorridendo. “Quante persone troveremo laggiù?”
    “Centinaia. O forse migliaia. In quel mondo si stanno riunendo custodi e guardiani provenienti da tutto l’universo.” Spiegò Hikari. “Potrete allenarvi e sviluppare i vostri poteri.”
    “Io ci sto!” disse Taiga, facendo un passo avanti. “Serviva giusto un modo per rompere la routine!”
    Ryuji sospirò.
    “Allora immagino di dover andare anch’io. Altrimenti non oso immaginare che cosa combinerà…”
    “Non atteggiarti da drago solo perché è il tuo soprannome.” Replicò la ragazza, per poi sorridere divertita.
    “Anch’io credo che andrò…” fece Chidori. “Forse lì riuscirò a trovare un modo per difendermi meglio da sola.”
    “In questo caso ti seguirò!” replicò Sousuke, facendo un saluto militare. “Il mio compito è di proteggerti, non importa dove e come!”
    “Era quello che temevo…” rispose abbattuta la ragazza, mostrando però anche un po’ di sollievo.
    “Molto bene allora!” disse Dark, aprendo un varco di fronte a loro. “Noi vi raggiungeremo quando quest’esame sarà finito. Aspettateci fino ad allora!”
    Il gruppo di neo guardiani annuì, per poi varcare il passaggio dimensionale, che si chiuse dietro di loro.
    “E ora possiamo andare anche noi.” Fece Hikari, mentre Dark apriva un secondo varco.
    “Mi chiedo che cosa ci succederà nel prossimo mondo.” Commentò Marco, scuotendo rassegnato la testa, per poi farsi serio. “Ma se David va ancora in giro a portare distruzione… e se ha veramente distrutto il mio mondo… allora non m’importa che cosa dovrò affrontare per toglierlo di mezzo definitivamente.”
    Uno ad uno, tutti i custodi attraversarono il varco.
    L’unico oltre ai due dell’Equilibrio che rimase indietro fu Saiko.
    “Sapete…” disse. “Mi chiedo perché quel tipo si sia esposto così tanto per salvarci e poi si è comportato in quel modo. Inoltre, non riesco a credere che abbia davvero ferito Azuki… So che adesso è sotto il controllo delle tenebre, ma non riesco a pensarla come un nemico…”
    “Detto da me suonerà sicuramente strano, visto come la pensavo…” cominciò Dark, sospirando. “Ma secondo me puoi ancora riportare Azuki come prima. Fallo anche per Justin, che non ha avuto il coraggio di eliminarla, pensando proprio al rapporto che aveva con te. E quell’impostore che si fa passare per lui… vedrai che presto sveleremo il suo segreto.”
    Il mangaka annuì.
    “Spero solo che quel giorno arrivi presto…” mormorò, per poi seguire i due custodi nel varco.

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    “Maledizione!” urlò Homunculus, sbattendo un pugno su una parete. “Com’è possibile? Mi sono assicurato di aver distrutto il suo cuore, come può essere ancora vivo?!”
    “Direi che è ovvio che si tratti di un impostore.” Replicò Gin.
    “Ma a questo punto mi chiedo chi sia…” fece Jyassmie.
    “Qualcuno sufficientemente potente da entrare in questo mondo passandone inosservato.” Rispose Azuki, raggiungendoli, con la spalla fasciata. “E di attaccarmi alle spalle per impadronirsi del Keyblade di Justin che avevo recuperato dal cimitero dei Keyblade.”
    Tutti si girarono verso di lei, senza però dire nient’altro.
    “A quanto pare, abbiamo un problema in più.” Commentò Reborn, sorridendo.

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    Temo che questa volta dovranno agire per contro proprio.
    ~
    Lasciatemi indovinare: devo ritracciare quei quattro che sono rimasti e ottenere più informazioni possibili, esatto?
    ~
    Della serie che c’è mancato poco perché dicessi realmente addio a questo mondo…
    ~
    In effetti, il loro aiuto potrebbe tornarci utile.
    ~
    Non preoccuparti… Manterrò la mia parola.
    ~
    No… Non posso credere di essere stato così stupido!
    ~
    Non vorrai deludere i tuoi fan, vero?
    ~
    Siamo in tre contro uno, possiamo farcela!
    ~
    Poveri stupidi! Credete davvero che tutto questo vi salverà?!
    ~
    Siamo tutti qui per aiutarvi!
    ~
    Non osare… mai più… dire simili assurdità!
    ~
    Quindi è questo il vostro obiettivo? Ridurre tutti gli abitanti dell’universo ad essere dei mostri?
    ~
    Vediamo di scoprire chi c’è sotto il casco!
    ~
    Vorrà dire che da adesso in poi combatterò sul serio contro di te.
    ~
    Ora riusciamo a vedere qual è il vero potere!
    ~
    Ma non importa… ho avuto il piacere… di combattere ancora al tuo fianco.
    ~
    Sembra sia giunta l’ora che anche noi interveniamo.



    Una figura incappucciata di bianco, seduta su una roccia da cui era possibile vedere una città poco lontana, si portò una mano sulla fronte, digrignando i denti per il dolore.
    “Questo… non è possibile…” mormorò, alzandosi in piedi.
    “Dark… Quello che stai per affrontare è oltre la tua portata.” Continuò, mentre alle sue spalle si aprirono dei varchi di luce.
    Il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Lucis e Black Rock Shooter.
    “Che cos’hai visto?” chiese Luce, guardandolo seria.
    “Devi riunirle.” Rispose lui. “Servirà il loro potere per far fronte a ciò che sta per succedere.”
    “Si tratta dell’ultima prova, vero?” fece Rock, ricevendo un assenso come risposta.
    “Io devo andare a incontrare una persona, il cui ruolo sarà fondamentale.” Continuò il ragazzo, aprendo anche lui un varco.
    “Questa… probabilmente è l’ultima volta che ci incontreremo. Non interferirò nella guerra. Non è in mio potere cambiare il destino. Posso solo agevolarlo.”


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