Equilibrio

la mia nuova fan fiction

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  1. darkroxas92
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    暗いロクサス92

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    E finalmente, dopo poco più di un mese, il nuovo capitolo!
    Chiedo scusa per il ritardo, ma tra impegni, mancanza d'ispirazione e difficoltà di stesura (della serie che questo è stato forse il capitolo più difficile da scrivere XD), sono riuscito a finirlo solo pochi giorni fa, dopodiché l'ho affidato alla revisione della mia betareader di fiducia, Liberty89, che dovete ringraziare se vi eviterete un mal di testa leggendo il capitolo XD.
    Ok, prima di rispondere alla recensioni, voglio avvisarvi che alcune parti sono scritte ispirandosi a mie esperienze personali, e spero non possando offendere nessuno.
    E ora... le recensioni!
    @ Liberty89: Beh, sai che mi piacciono i finali così! E... potresti spostare quella falce dal mio collo per piacere? XD Ok, per Dark, avendo fatto da betareader sai già la risposta, mentre per Reborn... aspetta e vedrai. Niente è fatto a caso, tranquilla! E ricorda che tu sei l'unica a conoscenza del vero volto di Dark XD
    @ Armitrael: Per Reborn, la risposta è la stessa che ho dato a Liberty. Per il sacchetto invece non dovrai fare altro che leggere le prime righe del capitolo XD
    @ francix94: se ne hai la possibilità, ti consiglio di vederlo, è veramente interessante come storia, credimi, sopratutto pian piano che si va avanti. Per Marco... "la risposta è sempre quella, fai merenda con girella!" *si da una botta in testa* Così imparo a mettermi a cantare e a sfondare i vetri di casa XD
    E ora... a voi il capitolo, e buona lettura!

    Capitolo 51: Coma. La verità sul ragazzo che cercò di rimuovere i sentimenti. - Torna all'indice dei capitoli
    “Maledizione…” fece Light, continuando a lanciare magie curative su Dark, senza però sortire nessun miglioramento.
    “Ma contro chi accidenti ha combattuto?” chiese Sora. “Chi può avergli inflitto ferite così gravi da non poter essere curate con la magia?”
    “Non ne ho idea, ma la cosa mi spaventa…” rispose Rexenet. “In tutti questi anni, non era mai successo che Dark si riducesse in questo stato. Chiunque sia stato, è ben oltre il nostro livello attuale…”
    “In pratica, se dovessimo incontrare questa persona, per noi sarebbe la fine?” chiese Tsuna.
    “Però Dark è finito nel futuro… Per quanto ne sappiamo, adesso potrebbe essere un normalissimo essere umano senza nessun potere, com'eravamo noi fino a poco tempo fa…” rispose Saiko. “Ok, forse com’ero io fino a poco tempo fa, dato che a quanto pare sia Marco che Tsuna avevano già qualche potere…”
    “A essere sincero, il mio potere derivava dai proiettili che Reborn usava su di me. Ma quella voce che mi ha dato il Keyblade mi ha fornito queste.” Fece Sawada, tirando fuori un sacchetto.
    “Cosa c’è lì dentro?” chiese Sora.
    “Pillole dell’ultimo desiderio. In pratica mi basta ingoiarne una per attivare la mia fiamma, senza dover usare i proiettili.”
    “Comodo… Anche perché immagino che morire ogni volta non sia proprio bello, eh?”
    “Guarda, con Reborn come maestro, la vita la si rischia in altri modi… Tipo quando ti lascia cadere giù da una montagna per poi fartela scalare a mani nude, senza nessun tipo di sicurezza…”
    “Accidenti… E dire che sembra così innocuo…” commentò Kairi, volgendo lo sguardo alla sorella, che continuava a fissare Dark.
    “Pazzesco… L’ho tenuto sotto controllo per tanto tempo… L’ho visto sottoporsi ad allenamenti strazianti, ma mai l’avevo visto in questo stato…”
    “Come facciamo a curarlo?” chiese Riku.
    “Se nemmeno la magia ha effetto, non ne ho idea… Non possiamo di certo portarlo in un ospedale, ci chiederebbero come si è procurato quelle ferite e immagino che la risposta ‘Oh, nulla di che: è solo finito nel futuro dove ha combattuto contro non so chi e quando è tornato era in questo stato’ ci procurerebbe un biglietto di sola andata per un manicomio…”
    “Effettivamente se non lo avessi visto non ci avrei creduto. Ora però, mi sorge un’altra domanda: se il Dark del futuro stava combattendo contro questa persona, e non mi sembrava troppo malconcio, questo significa che si è trattenuto con me e Saiko. Qual era il suo vero potenziale?” intervenne Marco.
    “Probabilmente, se solo lo avesse voluto, ci avrebbe spazzati via tutti senza muovere un dito…” rispose Light, prima che l’allarme iniziasse a farsi sentire forte e chiaro.
    “Accidenti, questa non ci voleva…” fece Riku, dirigendosi ai monitor.
    “Non preoccupatevi.” Disse Hikari. “Voi andate pure, rimarrò io qui con Dark.”
    “Ne sei sicura?” chiese Rexenet.
    La custode annuì.
    “D’accordo.” Fece lui, aprendo un varco oscuro. “Cercheremo di fare il prima possibile.”
    “Ehm… devo venire anch’io?” domandò Tsuna, guardando con timore il varco.
    “Tranquillo, credo sia il modo di muoversi più sicuro nell’intero universo. In più, una volta che hai visitato un mondo, puoi apparire dove vuoi.”
    “E la prima volta?”
    “Beh, lì c’è il rischio di ritrovarsi sopra il mare o in pieno cielo… ma tanto sappiamo volare-”
    “VOI sapete volare!” gli urlarono in coro i tre neo custodi.
    “Ops, vero. Ma non preoccupatevi, capita difficilmente. E alla peggio, vi prenderemo al volo.”
    “Che bello… Ripeto, quasi quasi preferivo l’invasione Yeerk. Era più monotona e c’erano meno sorprese. Speriamo solo che stavolta non ci sia in mezzo David…” asserì Marco con un sospiro.
    “Dopo la batosta che gli hai dato, dubito che si ripresenterà tanto presto.”
    “Non è bastato trasformarlo in un topo per farlo stare calmo, e dubito fortemente che quel che gli ho fatto sia riuscito in questa impresa…” rispose l’animorph, attraversando il varco.
     
    “Beh, direi che stavolta ci è andata bene.” fece Sora, mentre camminavano tranquilli per le strade di una città. “Siamo sbucati fuori in un bosco a pochi metri da una strada.”
    “Già, e almeno per ora non sembrano esserci Heartless o Nessuno… Anche se dovremmo aspettare…” intervenne il custode dell'Alba.
    Tuttavia, mentre parlavano di ciò, videro che dietro di loro una folla di persone urlanti stava correndo senza controllo, come se fossero spaventate da qualcosa.
    “Voi che dite? Ho parlato troppo presto?” chiese Riku.
    “Sembra proprio di sì…” rispose Light, dirigendosi velocemente verso il punto da cui scappavano tutti, seguito dai compagni.
    Prima ancora di arrivarci, però, videro chiaramente cos’era stato a scatenare il panico e la conseguente fuga di tutta quella gente.
    “Cavolo! Questo proprio non me l'aspettavo…” fece Rexenet.
    “State dicendo che finora non vi era ancora capitato di incontrare un mostro alto decine di metri impegnato nel radere al suolo una città?” chiese Saiko.
    “Beh, diciamo non così alto…” rispose Sora, studiando l'essere.
    “Perfetto… e cosa facciamo ora?”
    “Che domande, com-”
    “Che cosa ci fate qui?! Sbrigatevi a scappare!” ordinò una voce alle loro spalle, che fu rapidamente sostituita da cinque persone che li superarono, puntando il mostro.
    “No… Questo è troppo…” fece Light, chiudendo a metà un occhio e mettendosi una mano in faccia.
    “Okay… Vedete anche voi cinque ragazzi in tuta colorata, rispettivamente di rosso, blu, verde, rosa e giallo, più comunemente chiamati Power Rangers?” chiese Marco.
    “Guarda, se c’era una cosa di cui ero convinto che fossero una nostra completa invenzione, erano proprio loro…” rispose Rexenet.
    “E chi sarebbero?” domandò Sora.
    “Sono un gruppo di ragazzi che sono in grado di combattere mostri come quello.”
    “Una sorta di custodi?”
    “Se la vuoi vedere così, allora sì. Solo che puntualmente vengono sconfitti e ricevono nuovi poteri con cui annientano il nemico… Direi che è una cosa piuttosto normale per loro…” disse Saiko, mentre osservava i rangers che combattevano contro il mostro.
    “Che dite? Gli diamo una mano?” chiese Rexenet, creando una sfera di fuoco.
    “Direi che bastiamo noi due…” aggiunse Light, creandone una di ghiaccio.
    Poi insieme le scagliarono contro il mostro, investendolo con una potentissima esplosione, che alla fine non lasciò tracce del bersaglio.
    “Era così poco potente? Non mi aspettavo di certo di eliminarlo con tanta facilità!” fece il custode oscuro.
    “Cos’è successo?” chiese il ranger rosso, girandosi verso i custodi, imitato dai suoi quattro compagni.
    “Forte! Quei ragazzi… hanno eliminato il mostro come se niente fosse!” fece quello blu.
    “Chi siete?” domandò il ranger rosa, rivelando così di essere una ragazza.
    “Non ha importanza chi siamo.” Rispose Riku. “Piuttosto, è stato imprudente da parte vostra cercare di attaccare quel mostro senza nessun tipo di arma o potere particolare…”
    “Guarda che noi combattiamo mostri tutti i giorni!” esclamò il ranger blu, irritato da quelle parole.
    “Calmati.” Gli disse il rosso, per poi rivolgersi ai custodi. “In ogni caso, credo vi dobbiamo ringraziare… Probabilmente ci avremmo messo più tempo ad eliminarlo senza il vostro intervento.”
    “Non c’è bisogno che ci ringraziate. È il nostro dovere.” Rispose Sora, per poi venire interrotto da una musichetta, proveniente dai braccialetti dei rangers.
    “Rangers, tornate subito al centro di commando. È importante.” Disse una voce metallica.
    “Okay Alpha, arriviamo subito.” Rispose il rosso, per poi schiacciare in contemporanea agli altri quattro un tasto del bracciale.
    Immediatamente diventarono dei fasci di luce dello stesso colore delle loro tute, e volarono via, sparendo in pochi secondi dalla vista dei custodi.
    “Accidenti… Ma si può sapere chi erano?” chiese Tsuna agli altri.
    “Immagino che tu non abbia mai visto telefilm americani, vero?” disse Marco.
     
     
    “Capisco…” asserì Tsuna, mentre lui e gli altri si sedevano ad un tavolo, dopo aver ordinato da bere.
    “Ma come facevi ad avere dietro i soldi giusti?” chiese Sora a Light.
    “Beh, mettendo in preventivo una possibilità del genere, ho fatto qualche cambio nel nostro mondo, in modo tale da avere un po’ tutti i tipi di moneta…”
    “E ora cosa facciamo? Non possiamo di certo rimanere seduti in un bar finché non appariranno Heartless o Nessuno… Senza considerare Dark…”
    “Suvvia, scommetto che si è già svegliato e se la starà spassando con Hikari!” esclamò Saiko con una risata.
    A quel punto furono Light e Rexenet a scoppiare a ridere.
    “Prima che ciò avvenga, l’universo farà in tempo a venire distrutto cinque o sei volte, credimi!” Disse il custode oscuro, smettendo di ridere.
    “Ehm… e come mai?” chiese Saiko.
    “Perché lo conosciamo da più tempo di te e sappiamo bene che l’unica cosa che ha in testa è di vincere questa guerra.”
    “E dopo cosa farà? Possibile che non ci ha mai pensato?”
    A quella domanda i due custodi abbassarono gli sguardi.
    “Sentite, Dark non vorrebbe che vi venisse detto, ma credo sia giusto farlo invece. Vi chiedo solo di non riferirlo a Hikari e di non chiedere spiegazioni a Dark, quando riprenderà i sensi.” Disse Light.
    “E così grave la questione?” chiese Sora.
    “Dark non può sopravvivere alla guerra.” Rispose Rexenet. “Potrà uscirne vittorioso, ma in ogni caso scomparirà.”
    “Cosa?!” urlò Riku, sbattendo le mani sul tavolo. “Cosa significa?!”
    “Fin da quando ha avuto accesso ai ricordi dei suoi predecessori Dark era conscio di questo epilogo. Nel momento stesso in cui la guerra si concluderà, per lui sarà la fine. Purtroppo non sappiamo dirvi di più. Abbiamo provato per anni a farci dare qualche altra informazione, ma niente…”
    “Beh, sappiamo per certo che tra dieci anni è vivo. A questo punto viene da chiedersi se ciò significa che la guerra durerà più di dieci anni…”
    “Non è detto…” disse Tsuna. “Il Dark arrivato dal futuro potrebbe non essere lo stesso del nostro futuro…”
    “Vuoi dire che potrebbe provenire da una dimensione alternativa?”
    “Il Lambo del futuro mi ha detto che il futuro è soggetto a continui cambiamenti. Basta toccare un fiore, dire una frase diversa, e il futuro cambia.”
    “Anche questo è vero.” fece Light. “Ad ogni modo, Dark rimane un mistero anche per me che sono suo fratello. Credetemi, temo proprio che dovremmo aspettare la guerra per-”
    “Guerra? State parlando di un videogioco?” chiese improvvisamente una voce dietro di loro, che li fece sussultare dalla sorpresa.
    “S-Sì, è un nuovo videogioco…” rispose Light, girandosi e trovandosi davanti un ragazzino dagli occhi marroni, con capelli a caschetto castani che indossava un paio di jeans, una maglietta a maniche corte blu e un orologio al polso.
    “Dev’essere veramente interessante per prendervi a tal punto. Cavolo, per un momento credevo che steste parlando sul serio!”
    “No, no. Stiamo solo facendo ipotesi. Nessuno di noi è ancora riuscito a finirlo, perciò…”
    “Se volete posso provarci io. Me la cavo bene, sapete?”
    “Ecco… noi non siamo di qui e lo abbiamo lasciato a casa nostra…”
    “Peccato. Era da un po’ che cercavo una nuova sfida…”
    “Mi spiace…” s'interruppe il custode non conoscendo il nome del ragazzino.
    “Justin! Voi invece siete?”
    “Io sono Light, mentre loro sono Rexenet, Sora, Riku, Kairi, Tsuna, Saiko e Marco.”
    “Accidenti, certo che siete in tanti! State passando le vacanze insieme?”
    “Proprio così.” Rispose Rexenet. “Ma come mai tutte queste domande?”
    “Curiosità. Non capita spesso di vedere stranieri da queste parti. Tutti preferiscono rimanere alla larga da questa città…”
    “Come mai?”
    “Negli ultimi anni è stata soggetta a continui attacchi da parte di mostri, che hanno rischiato più volte di distruggerla.”
    “E come mai nessuno qui mi sembra preoccupato?”
    “Perché ci sono i Power Rangers a proteggerci!”
    “Ah, è vero, i Power Rangers…” rispose Light. “Scusaci, ma ne siamo venuti a conoscenza da poco tempo, e ancora fatichiamo a crederci…”
    “Beh, se sarete fortunati nella sfortuna, potrete incontrarli. Anche se questo significherebbe che la città è sotto attacco.”
    “Allora speriamo di no.” Fece Riku. “Preferiamo rimanere fuori dagli scontri se possibile.”
    “Immagino! Soprattutto ora che l’agenzia spaziale ha localizzato una navicella che si trova nello spazio vicino alla Terra!”
    A sentire ciò i custodi ammutolirono.
    “Cos’hai detto scusa?” chiese Saiko.
    “Che hanno localizzato una navetta spaziale non identificata. Speriamo solo che non si tratti di nuovi pazzi che vogliono conquistare o distruggere questo pianeta…”
    “Sbaglio, o non sembri troppo preoccupato?”
    “E perché dovrei? Ve l’ho già detto, ci sono i Power Rangers. E inoltre, sono già partiti alla volta della navicella, per scoprire da dove viene e se c’è qualcuno al suo interno.”
    “E… Cosa farebbero se trovassero qualcuno?” chiese Tsuna.
    “Dipende da chi ci sarà, ma difficilmente arrivano ad eliminare qualcuno.”
    Light guardò i compagni.
    “Okay… Temo che per noi sia ora di andare.” disse, alzandosi assieme agli altri. “Grazie per la chiacchierata Justin.”
    “Ve ne andate di già?”
    “Sì, vogliamo tornare indietro presto… c'è un nostro amico che non sta bene…” disse Rexenet, uscendo dal locale con gli altri custodi, venendo però seguito da Justin.
    “Volete una mano per ritrovare l’hotel?”
    “No grazie, ce la caveremo da soli.”
    “Ne siete sicuri?”
    “Scusa se te lo dico, ma noi siamo più grandi di te. E credici, non sarà difficile per noi ritrovare l’hotel.”
    A quel punto Justin si fermò. “Non è che non avrete difficoltà per il semplice fatto che non avete nessun hotel in cui tornare?” chiese, con tono serio.
    “Come scusa?” chiese Sora, girandosi verso il ragazzino.
    “Non è che in realtà siete solo di passaggio, eh?” rispose il ragazzino, tornando al suo tono normale.
    “Accidenti… Ci hai scoperto, eh?” fece Saiko, ridendo.
    “Ok, allora temo proprio che dovrò lasciarvi andare. È stato un piacere parlare con voi!” disse Justin, correndo via.
    “Finalmente!” esclamò Light qualche secondo dopo. “Temevo che non se ne sarebbe più andato…”
    “Voi che dite? Parlava sul serio riguardo alla navicella? Non vorrei che fosse la nostra Gummyship…”
    “Impossibile. Cid aveva previsto eventualità del genere e l’ha schermata. Nessuna tecnologia dovrebbe poterla trovare.” Fece Riku, mentre si allontanavano.
    Per loro sfortuna, non si erano accorti che Justin non se n’era andato, ma si era solo nascosto dietro un muro, e aveva ascoltato tutto.
    “Nessuna tranne la nostra…” mormorò a bassa voce, per poi schiacciare un tasto del suo orologio. “Alpha, mi senti? Di’ agli altri di procedere pure. I sospetti sono confermati.”
    “Okay.” Rispose una voce dall'orologio.
    “E ora pensiamo ad un diversivo…” fece Justin, osservando i custodi allontanarsi.
     
     
    Hikari provò nuovamente a lanciare una magia curativa su Dark, ottenendo però lo stesso risultato.
    “Si può sapere cosa ti è successo nel futuro?” chiese all'amico pur sapendo che non le avrebbe risposto, dopodiché si allontanò e andò a controllare i monitor. “Cosa posso fare? La magia non ha effetto e le ferite non sono di quelle che si rimarginano facilmente da sole…” fece, prima di venire distratta da un rumore proveniente dai computer. “Uh? E ora cosa succede?” domandò, guardando i monitor.
    Poco ci mancò che rimanesse con la bocca spalancata per la sorpresa.
    Sui monitor c’erano 4 fuoristrada che volavano nello spazio e che si stavano dirigendo verso la Gummyship.
    “E questo cosa significa?” fece, uscendo di corsa dalla stanza e dirigendosi verso il portellone della nave, evocando il Keyblade e sigillando le altre porte.
     
    “Okay Alpha, ringrazia Justin da parte nostra. Noi faremo il prima possibile, sperando che non ci sia nessuno ad aspettarci.” Disse il Red Ranger, parlando tramite il bracciale.
    “Ve lo auguro! Abbiamo già abbastanza guai con Divatox!”
    “Ci siamo, quello dev’essere il portello d’ingresso!” disse la Yellow Ranger, avvicinandosi, seguita dagli altri.
    “Che strano… Sembra che non sia stato usato tanto di recente…” fece il Green, per poi tirare fuori una pistola. “Speriamo in bene…” disse, sparando al portellone, provocandone l'apertura.
    Tuttavia, non appena lo ebbero aperto completamente, si trovarono di fronte ad Hikari, che li osservava con il Keyblade in mano, incurante del fatto che l’ossigeno stava sparendo.
    “Chi siete?” chiese, puntandogli contro l'arma leggendaria. “E come avete fatto a scoprire questa Gummyship? Parlate, o non esiterò a disintegrarvi!”
    “Ehi, calmati bellezza! Non abbiamo cattive intenzioni!”
    “Strano, dalle mie parti, chi ha buone intenzioni non colpisce con una pistola laser una porta!”
    “E da noi le persone normali non possono respirare nello spazio aperto.”
    “Ho i miei metodi per riuscirci. Ora vi invito gentilmente a tornare da dove siete venuti senza fare storie. Se possibile, preferirei evitare di combattere qui.”
    “Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di combattere.”
    “Ve lo dirò un’ultima volta: andatevene.”
    “Non possiamo. Che tu lo voglia o no, dobbiamo esplorare quest’astronave. Se non ci aiuterai, saremmo costretti a renderti inoffensiva.”
    “Credete davvero di poterci riuscire? Giusto per avvertirvi, sono già tornata una volta dall’ultimo viaggio che una persona può compiere e sappiate che su di me quei raggi laser sono perfettamente inefficaci.” Disse, serrando meglio le dita attorno all'elsa del Keyblade, e creando nella mano libera una sfera di fuoco.
    Il Red Ranger la guardò per qualche secondo. “Immagino che non sia possibile una soluzione pacifica che soddisfi entrambi, vero?”
    “Vi ho già detto cosa dovete fare per non rischiare la pelle. Credetemi, uno solo dei miei colpi e quelle vostre tutine colorate finiranno in mille pezzi. E dubito che voi possiate sopravvivere senza nello spazio aperto…”
    “Rangers, fatemi parlare con lei.” Disse una voce proveniente dai braccialetti dei quattro rangers.
    “Zordon, Ne sei sicuro?” chiese il Pink Ranger.
    “Zordon?” ripeté Hikari, mentre il Red Ranger toccava una serie di tasti del braccialetto.
    Pochi secondi dopo, davanti ai rangers apparve la testa gigante di un uomo, completamente bianca.
    “Come immaginavo… Dunque sei una custode.” Disse Zordon, osservando Hikari.
    “Come hai fatto a capirlo?” chiese lei, senza far sparire il Keyblade.
    “Il Keyblade è un’arma che solo i custodi possono usare… Ma se un custode è giunto fin qui, di sicuro non è un buon motivo.”
    “Infatti. È la guerra ad averci portato qui. E anche la ricerca di una cura per un nostro compagno.”
    “Di chi parli?” chiese il Red Ranger.
    “Di un mio amico, che in seguito ad uno scontro ha riportato ferite tali da non essere ancora riuscito a riprendere i sensi. Abbiamo provato con tutto ciò che abbiamo, ma non siamo riusciti a curarlo.” Rispose la custode, facendo finalmente sparire la sua arma.
    “Allora è per questo che non volevi combattere qui, vero?” chiese la Pink Ranger.
    “Esatto.”
    “Potrei vederlo?” chiese Zordon.
    “In questo momento se dovessi aprire la porta, tutto l’ossigeno presente nella sua stanza sparirebbe, e lui al momento non è in grado di farne a meno, perciò non potrei portarlo da te neanche volendo. E poi, perché dovrei fidarmi di voi?”
    “Perché Zordon potrebbe avere le conoscenze necessarie per curare il tuo amico.” Rispose il Green Ranger.
    Hikari rifletté per qualche secondo, per poi sospirare. “In momenti come questi quasi rimpiango di essere rientrata in possesso del mio cuore…” mormorò, per poi rivolgersi a Zordon. “E va bene, ma ho bisogno di sapere il posto preciso in cui devo portarlo. Sarebbe meglio se uno di questi quattro in tuta potesse accompagnarmi.”
    “Questo non possiamo farlo! Non pos-” cominciò la Yellow, venendo però interrotta da Zordon stesso.
    “Va bene. Tommy, accompagnala tu.” Disse, per poi sparire.
    “Cosa?!” fece il Red Ranger, cercando di parlare nuovamente con Zordon. “Ma perché dovremmo portarla al centro di commando? Non sappiamo nemmeno chi sia!”
    “Il mio nome è Hikari e come ha detto quel tipo, sono una custode, ovvero una di coloro che combattono per proteggere l’universo dall’oscurità. O dalla luce, a seconda dei custodi. Vi basti sapere questo.” Disse, aprendo poi un varco accanto a lei. “Non so chi di voi sia Tommy, ma lo pregherei di seguirmi. Non mi va di cercare per ogni angolo del mondo.” Concluse, sparendo al suo interno.
    “È-È sparita!” fece la Yellow Ranger, osservando il varco, per poi girarsi verso il Red.
    “È un ordine di Zordon… Non posso tirarmi indietro.” Disse quest’ultimo, per poi seguire la custode.
    Quando uscì dal varco si ritrovò nella stanza accanto, e vide Hikari che stava prendendo di peso Dark, per poi appoggiarlo sulle proprie spalle.
    “Oh, quindi sei tu?” chiese, accorgendosi del ranger.
    “Che cos’era quel varco?”
    “Il nostro mezzo di trasporto. Può potarci ovunque vogliamo, a condizione che conosciamo il posto, altrimenti ci porta in un punto a caso. Per questo avevo bisogno di qualcuno che mi guidasse.” Rispose la custode, aprendo un varco vicino a Tommy. “Ti basterà pensare a dove dobbiamo uscire. E ti conviene non giocarmi brutti tiri, o questa volta non mi fermerò.”
    “È un ordine di Zordon, non potrei rifiutare neanche volendo.” rispose Tommy, entrando nel varco seguito da Hikari.
     
     
    “Cosa avete detto?!” chiese Justin, parlando all’orologio.
    “Proprio così. Ordini di Zordon.” Rispose una voce femminile dall’altra parte.
    “Prima ci chiede di sorvegliarli e poi di portarli al centro di commando?! Si può sapere perché questo cambio di idee?”
    “Ne sappiamo quanto te Justin.”
    “D’accordo, ho capito… Allora ora ci penso io agli altri… Cavolo, ho appena fatto la figura del moccioso petulante per poter scoprire qualcosa sul loro conto, sarà difficile…”
    “Mi spiace, lo so che odi fare cose simili, ma era necessario…”
    “Non preoccuparti, lo so benissimo.” concluse il ragazzo, tornando a guardare verso i custodi, per poi sospirare e correrli incontro. “Ehi, voi!” urlò, raggiungendoli.
    “Ancora tu?” chiese Rexenet, girandosi.
    “S-Scusate per prima…” disse Justin, riprendendo fiato. “Mi rendo conto di essere stato un po’ troppo petulante, ma purtroppo non è nella mia natura fingere quel ruolo in maniera normale…”
    “Fingere? Cosa intendi con fingere?” chiese Sora.
    “Ho un messaggio per voi: Hikari e Dark sono assieme ai Power Rangers.”
    I custodi lo fissarono ad occhi sgranati.
    “Cos’hai detto, scusa?” chiese Light.
    “Ho detto che Hikari e Dark sono con i Power Rangers.”
    “Ascoltami moccioso, non so come tu sappia quei nomi, ma ti assicuro che è impossibile.” Disse arrabbiato Rexenet.
    “Li hanno raggiunti sulla vostra navicella e Hikari ha deciso di seguirli nella loro base, dopo aver minacciato di disintegrali con una specie di chiave gigante. E se ho capito bene il termine, è una custode, o qualcosa del gen-” ma Justin fu bruscamente interrotto da Light, che lo prese per la maglietta e lo alzò di peso.
    “Parla: come fai a sapere tutte queste cose?”
    “N-Non respiro…” disse il ragazzo, venendo lasciato cadere a terra. “Ahia… Un po’ di delicatezza no?” chiese, per poi ritrovarsi il Keyblade di Kairi puntato sul collo.
    “Rispondi alla domanda di Light.” Disse la custode.
    Justin deglutì. “Ok, temo proprio di non aver scelta… Io sono il Blue Ranger, per questo so cos’è successo con Hikari e Dark.”
    “Tu… il Blue Ranger?” ripeté incredulo Rexenet, scoppiando a ridere. “Inventane un’altra, questa è assolutamente non credibile. L’abbiamo visto il Blue Ranger, ed era più alto di te!”
    “D’accordo, se non mi credete allora lasciatemelo dimostrare. Non qui però, potrebbe vedermi qualcuno.”
    “Beh, perché non provare?” intervenne Sora. “Ne abbiamo viste di tutti i colori, non mi sorprenderebbe più di tanto vederlo diventare uno di quei tipi che abbiamo visto prima. In più, è a conoscenza di Dark e Hikari, e già questo non è da sottovalutare.”
    “Sora ha ragione.” Confermò Riku.
    Rexenet sbuffò, per poi aprire un varco dietro di lui. “Seguici. Andremo dove nessuno potrà vederti.” Disse, attraversandolo seguito da tutti gli altri.
     
    “D-Dove siamo?” chiese Justin, guardandosi attorno e correndo a guardare lo spazio dall’oblò.
    “Fantastico!” fece.
    “Ok, e ora dimostraci di essere il Blue Ranger. Qui non ti vedrà nessun’altro oltre a noi.”
    Justin si girò, per poi annuire. “Va bene.” Disse, portandosi il braccio sinistro davanti al volto.
    Il suo orologio s’illuminò, trasformandosi in una specie di telefono da polso.
    Contemporaneamente, nella mano destra di Justin apparve una luce blu, che anticipò l’apparizione di una chiave, simile a quelle delle automobili. Il ragazzo inserì la chiave nel telefono, venendo avvolto da una luce blu. Pochi secondi dopo, al suo posto c’era il Blue Ranger.
    “Ecco fatto. Direi che è sufficiente, no?” chiese lui.
    “Wow… Mi puoi dire come hai fatto a crescere così di colpo?” chiese Tsuna.
    “Mi spiace, ma questo è un mistero anche per me. Ora, potete seguirmi per piacere? Vi porterò da Dark e Hikari.”
    Rexenet sbuffò.
    “Accidenti, non ci avrei scommesso un centesimo… E va bene!” disse, aprendo un varco dietro il ranger. “Ti basterà attraversare quel varco pensando a dove vuoi portarci. Noi ti seguiremo.”
     
     
    Quando i custodi uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala piena di schermi e di computer.
    Di fronte a loro c’erano due ragazze e due ragazzi, dietro i quali si intravedeva Hikari, al cui fianco c’era Dark, sdraiato su un lettino, analizzato da vari strumenti.
    “Ahia ahiai! Zordon, sono arrivati!” disse una voce dietro di loro, rivelando così la presenza di un robot dalla forma umanoide, ma con la testa ovale e un fulmine inciso sul petto.
    “Hikari, si può sapere che succede?” chiese Sora.
    “Questo ve lo posso spiegare io.” intervenne una voce, che sembrava provenire da un enorme cilindro di vetro davanti a loro.
    Pochi secondi dopo, all’interno di esso apparve un enorme testa bianca.
    “Pazzesco…” si lasciò sfuggire Saiko. “Questo non avrei nemmeno lontanamente immaginato di viverlo veramente…”
    “Basta chiacchiere. Tu sei Zordon, giusto? Come mai Dark e Hikari si trovano qui?” chiese Light.
    “La vostra compagna ha acconsentito a portare il vostro amico qui per cercare di curarlo. In questo momento i miei strumenti lo stanno esaminando.” Rispose la testa.
    “Dopo che questi ragazzi hanno fatto irruzione nella Gummyship, ho subito cercato di mandarli via, ma poco prima che cominciassi l’attacco, Zordon è intervenuto, e alla fine, non ho ancora capito bene nemmeno io il perché, mi sono lasciata convincere a portare qui Dark.” Disse la custode, mentre gli strumenti venivano spenti dal robot.
    “E gli altri mi hanno chiesto di avvisarvi.” Disse il Blue Ranger, poco prima di illuminarsi e far riapparire Justin. “Il resto lo sapete già.”
    “Ma si può sapere cos’ha fatto il vostro amico per ridursi in questo stato?” chiese una delle due Rangers.
    “Guarda, se lo sapessimo te lo diremmo volentieri.” Rispose Light. “Mio fratello è finito nel futuro per qualche ora, e quando è tornato, era in quello stato.”
    “Nel futuro? Siete in grado di viaggiare nel tempo?” chiese Justin.
    “Non proprio… diciamo che un mio amico che può farlo ce l'ha spedito per sbaglio…” disse Tsuna, portandosi una mano dietro la testa.
    “Ahia ahiai! La situazione non è per niente buona!” esclamò il robot, avvicinandosi ai custodi.
    “Cosa intendi dire Alpha?” chiese un ragazzo dai capelli lunghi e dalla maglietta rossa.
    “Che il custode in questo momento è vittima di un potente attacco, per il quale non esiste cura, Tommy.” Rispose Zordon.
    “Cosa?!” chiesero gli altri custodi.
    “Come sarebbe a dire che non esiste cura?” domandò Rexenet.
    “Il vostro amico in questo momento sta combattendo una battaglia dentro il suo cuore. È impossibile intervenire per aiutarlo!” rispose Alpha.
    “Dentro il suo cuore? In pratica è come se stesse combattendo contro se stesso, giusto?” fece Saiko.
    “In questo caso… Temo non ci sia altra soluzione…” disse Hikari, evocando il Keyblade.
    “Cosa vuoi fare?”
    “La stessa cosa che ho fatto con te, Sora. Entrare nel suo cuore e aiutarlo direttamente!” Rispose la custode, puntando l’arma contro Dark.
    “No! È troppo pericoloso!”
    “Lo so, ma non abbiamo altre possibilità. Cercherò di fare il prima possibile, tranquilli.” Detto ciò, dal Keyblade partì un raggio di luce, che colpì il petto di Dark.
    Istantaneamente, sopra di lui apparve una serratura di luce, la quale cominciò a risucchiare l’aria al suo interno.
    “E quella cosa sarebbe?” chiese Tommy.
    “L’entrata del cuore di Dark.” Rispose Hikari, avvicinandosi e facendo per entrare.
    Ma prima di riuscirci, una forza invisibile la scaraventò indietro, facendola andare a sbattere contro i macchinari presenti nella sala.
    “Hikari!” urlò Kairi, andando a soccorrere la sorella. “Tutto bene?”
    “Ugh… Sono stata respinta…” disse lei, rimettendosi in piedi a fatica.
    “Respinta? Come sarebbe a dire?” chiese Rexenet, per poi avvicinarsi anche lui alla serratura, ma prima di poterla anche solo toccare, la sua mano fu colpita da una piccola scossa.
    “E questo cosa significa?” domandò Light, ricevendo lo stesso trattamento. “Perché non possiamo entrare?”
    “Forse… Dark non vuole che si entri nel suo cuore…” azzardò Riku, provando anche lui senza risultato ad avvicinarsi al custode. “O forse, nessuno che ha uno spazio al suo interno può farlo…”
    “In poche parole, solo chi non conta niente per Dark può accedere al suo cuore?” chiese Marco. “Solo io ho l’impressione che questa storia finirà male?”
    “Perché?” domandò Tsuna.
    “Indovina. Secondo te, tra i custodi qui presenti, chi conta meno per Dark?” fece l’animorph.
    “Oh…”
    “Mi spiace, ma come vedete, a noi è impossibile anche solo avvicinarsi…” disse Sora.
    “Per piacere, almeno evitate. Sigh, comincio veramente a rimpiangere i cari vecchi Yeerk…” Detto ciò, Marco, Saiko e Tsuna evocarono il proprio Keyblade, per poi riuscire finalmente ad avvicinarsi alla serratura.
    “Aspettate!” disse Justin, raggiungendoli. “Verrò anch’io!”
    “Justin, ma cosa dici?” chiese Tommy.
    “Almeno così potranno rimanere in contatto con voi.” Rispose il ragazzo, mostrando l’orologio. “E alla peggio, un po’ d’aiuto non guasta mai!”
    “Ne sei sicuro?” domandò Light. “Un cuore non è un posto da sottovalutare. Potresti rimanere al suo interno anche per giorni, e credimi: conosco poco mio fratello, ma so che il suo cuore contiene segreti molto importanti, e difficilmente saranno incustoditi.”
    “Ah, perfetto! Qualche altra notizia positiva o possiamo andare tranquillamente verso la nostra fine?” chiese Marco.
    “Marco… Smettila di fingere.” Disse Hikari. “E vedi di fare attenzione. Gli Yeerk potrebbero realmente rivelarsi un giochetto da bambini in confronto a ciò che stai per affrontare.”
    L’animorph la guardò per qualche secondo, per poi sbuffare. “Accidenti… E dire che se non faccio così finisco con l’innervosirmi… E va bene, cercheremo di salvare Dark, tranquilli!”
    Detto ciò, i tre custodi e il ranger si lanciarono all’interno della serratura, sparendo nel nulla.
    “Speriamo bene…” mormorò Kairi.

    ***


    “Aiuto!!!” urlò Tsuna, con le lacrime agli occhi, mentre lui e gli altri tre ragazzi continuavano a precipitare nel vuoto.
    “Maledizione! Lo sapevo che avremo dovuto imparare a volare! Mi chiedo se sia così difficile come sembra…” esordì Saiko, cercando di reprimere la paura.
    “Ehm… Da come ne parlate, deduco che per voi vedere gente che vola sia normale…” fece Justin
    “Per esperienza personale, ti posso dire che dopo aver visto il proprio corpo mutare in ogni modo possibile, vedere una persona che vola ti può sembrare quasi normale… Però credimi, quando questa persona volendo può distruggere un mondo… Beh, i punti di vista cambiano…” rispose Marco.
    “Scusa, ma questo sarebbe un giro di parole per dirmi che siamo appena entrati nel cuore di uno che è in grado di farlo?”
    “Precisamente.”
    “Ma che bello… Uh? E quello cos’è?”
    Justin indicò una luce che proveniva dal basso, che nel giro di pochi secondi, li inghiottì.
     
    “Ehi, tutto bene ragazzi?” chiese Marco, non appena riprese i sensi.
    “Ohi… Diciamo che ho visto di peggio. Con Reborn come tutor, sono abituato a shock simili…”
    “Ehm… Noi in teoria siamo nel cuore di Dark, giusto?” domandò Saiko, guardandosi attorno. “Anche se sinceramente, mi sembra più il cuore di Ichigo…”
    “Teoricamente parlando, anche se non mi spiego il perché ci sia una città…” fece Justin.
    “Sinceramente mi preoccupa di più quel sole… Almeno, è la prima volta che vedo un sole per metà nero e per metà bianco…”
    “Semplice… Perché quello è il mio sole.” Disse una voce dietro di loro.
    “Cosa?” fece Marco, voltandosi, senza trovare nessuno.
    “Chi ha parlato?” chiese Justin, guardandosi attorno.
    “Ha importanza?” chiese la voce, mentre davanti ai ragazzi compariva per qualche secondo l’immagine disturbata di un bambino.
    “Cosa succede?”
    “Siete voluti entrare qui? E ora dovrete pagare questa vostra scelta.”
    “Hai intenzione di combattere?” chiese Saiko, evocando il Keyblade.
    “Certo che no. Sarebbe da stupidi. Però, vi mostrerò ciò che è nascosto in questa città…”
    Il silenziò calò sui presenti per qualche minuto.
    “Cavolo, spero per Dark che nessuno venga mai a sapere tutto questo…” disse Saiko.
    “Uh? Perché?” chiese Justin.
    “Ha fuso assieme parti di Final Fantasy VII, Bleach e credo qualche altro anime e manga… Dovrebbe pagare ingenti cifre in copyright…” rispose lui, mentre entravano nella città.
    Non appena furono dentro furono colpiti da un forte vento.
    “Ma che razza di città è?!” esclamò Tsuna, coprendosi il viso dalle sferzate d'aria.
    All’esterno sembrava piena di palazzi, ma ora che erano al suo interno la trovarono completamente vuota.
    “Questo posto è vuoto… Perché il cuore è vuoto…” spiegò la voce, mentre attorno a loro il paesaggio cambiava, facendo apparire alberi e panchine.
    “E questo che posto è ora?” domandò Marco, per poi sentire diverse voci di bambini di circa tre, quattro anni dietro di loro.
    Apparvero uno alla volta, tutti impegnati a correre.
    “Ehi, aspettate, e lui?” chiese uno, indicando un bambino rimasto indietro.
    “Oh, lascialo stare! Non sa nemmeno parlare, perché dovrebbe venire con noi?” rispose un altro.
    I bambini corsero via, lasciando indietro quel bambino, che si era fermato a riprendere fiato e quando aprì la bocca per comunicare con i compagni, non uscì nessun suono. Rendendosene conto, smise di provare ad emettere qualsiasi suono e abbassò lo sguardo, triste e amareggiato per la piega presa dagli eventi, mentre il suo volto veniva rigato da una scia di lacrime.
    “Quel bambino è… muto?” chiese Justin.
    “Temo proprio di sì… Certo che quei bambini saranno stati anche piccoli, ma di certo sono senza cuore…” fece Saiko, osservando meglio il bambino.
    D’improvviso spalancò gli occhi. “Non è possibile…” disse.
    “Che succede?”
    “Osservate bene quel bambino… non vi ricorda qualcuno di nostra conoscenza?”
    “E chi dovr-! No, non è possibile!” rispose Marco.
    “Insomma, di chi parlate?” chiese Justin.
    “Dark… Quel bambino dev’essere Dark…”
    “Cosa?!” dissero assieme Tsuna e Justin, guardando bene il bambino.
    “Ne siete sicuri? Non mi sembra proprio… il colore dei capelli è diverso…” fece il ranger.
    “Quando l'ho incontrato per la prima volta, i suoi capelli erano normali, come anche i suoi occhi. È stato in seguito che ha cambiato aspetto.”
    “Ma se quel bambino è Dark, allora lui non dovrebbe essere muto?”
    “Non saprei… Potrebbe essere anche muto per una questione psicologica…” azzardò Marco.
    “No, non credo…”
    “Ma allora… cosa significa tutto questo?”
    “Questi sono ricordi. Ricordi che Dark stesso ha preferito rimuovere, allontanare da sé… Sebbene sia stato incapace di eliminarli completamente…” intervenne la voce.
    “Ricordi? In pratica stiamo assistendo al passato di Dark? E questo come ci aiuterebbe a salvarlo?” urlò l’animorph, senza però ottenere risposta. “Maledizione… Un contagocce ci darebbe più informazioni…”
    “Beh, credo che dovremmo seguirlo a questo punto…” disse Justin, indicando il bambino che si stava allontanando.
    “Già…”
    Seguirono Dark per diversi minuti, fino ad arrivare a casa sua. Fu lì che si resero conto di essere invisibili per ogni presente.
    “Che bello… ridotto ad una specie di fantasma…” commentò Tsuna, mentre, estranei a quel mondo fatto di memorie, accompagnavano il bambino nella sua camera.
    Lo videro sedersi sul letto, per poi sdraiarsi e fissare il soffitto, mentre nuove lacrime scendevano silenziosamente dai suoi occhi.
    “Cavoli… Comincio a capire perché Dark agisca ben poche volte in prima persona…” commentò Marco. “Chi non reagirebbe così?”
    Tuttavia, prima che qualcuno potesse rispondere, il bambino si alzò di colpo, volgendo lo sguardo verso i custodi.
    “Dite che ci ha visti?” chiese Justin.
    “N-Non saprei… Ma di certo, se ci avesse notati, difficilmente ci avrebbe fatto entrare in casa…”
    Dark scese dal letto e si diresse verso di loro. Muoveva gli occhi come se fosse in cerca di qualcosa che non riusciva a vedere.
    “Tranquillo. Non ho intenzione di farti del male.” Disse una voce alle loro spalle.
    Sia Dark che i custodi sgranarono gli occhi.
    Di fronte a loro c’era un essere per metà nero e per metà bianco.
    Era impossibile scorgere qualsiasi segno che ne delineasse i tratti del viso, sembrava quasi un manichino. Dark fece un passo indietro spaventato, finendo però con l’inciampare e cadere sul pavimento.
    “Ti ho già detto di non preoccuparti. Voglio solo palarti.” Disse l’essere con calma e serietà.
    A sentire ciò, Dark abbassò lo sguardo, per poi indicarsi la gola.
    “È proprio quello l’argomento. Dimmi, ti piacerebbe poter parlare?”
    Dark spalancò gli occhi, fissando lo sconosciuto.
    “Chi sarà quel tipo?” chiese Marco.
    “Di certo non è umano…” rispose Justin.
    “Immagino che quell’espressione fosse un sì. Molto bene allora.”
    Non appena ebbe detto ciò, dal corpo del misterioso essere cominciò a fuoriuscire una specie di liquido, che formò una sfera che prese a galleggiare fino a raggiungere Dark, che la guardò con gli occhi che tremavano, increduli e stupiti da ciò che stava avvenendo.
    “Se afferrerai quella sfera, essa ti guarirà dal tuo problema. Ma ti avverto: prendila, e la tua pace finirà. Prendila, e conoscerai solo dolore. Prendila, e dovrai salvare l’universo dalla crisi più grande che dovrà mai affrontare! Quella sfera non ti permetterà di parlare subito. Dovrai essere tu, gradualmente, ad imparare, come prevede il corso naturale delle cose. Sei disposto ad accettare tutto questo? Sappi che se rifiuterai, condannerai l’universo ad una fine certa.”
    “Quel tipo non conosce minimamente il significato della parola ‘tatto’…” commentò Saiko, guardandolo quasi con disgusto. “Parlare in questo modo ad un bambino…”
    “Aspetta, guarda.”
    Dark si rialzò, osservando attentamente la sfera, che era alla stessa altezza dei suoi occhi. Era immerso nei suoi pensieri e il dubbio lo stava dilaniando dall’interno, come un veleno che si diffonde nel corpo della sua vittima, e si poteva capire dalla rapidità dei movimenti delle sue iridi, che schizzavano da una parte all'altra forse in cerca di una risposta.
    Poi, d’un tratto, li chiuse, respirando profondamente. Quando li riaprì, ogni traccia di dubbio era svanita nel nulla, era stato completamente spazzato via dalla sua nuova determinazione.
    “Capisco… Quindi accetti, sebbene non per poter guarire, ma solo perché non te la senti di dover vivere con il rimorso di aver condannato l'intero universo all'estinzione…” disse l’essere, ricevendo un'occhiata stranita e sorpresa da parte del bambino. “Sì. Sono in grado di leggerti nella mente.” Aggiunse, colmando la sua curiosità. “Incredibile, sei così piccolo e già compi questi ragionamenti, molto più grandi di te… Il fato è stato proprio maligno nei tuoi confronti…”
    Dark a quel punto alzò le mani, osservandole, dopodiché le spostò verso la sfera, afferrandola. Non appena lo ebbe fatto, essa esplose, liberando nella stanza un liquido completamente nero, affiancato da uno bianco.
    Contemporaneamente l’essere cominciò a sciogliersi.
    “Grazie…” disse, prima di sparire, fondendosi con quello strano liquido, che cominciò a riempire velocemente l’intera stanza.
    “Questa roba… non ci sta toccando.” disse Justin, provando ad afferrare senza successo il liquido.
    “Ma lo stesso sembra non valere per Dark! Guardate!” urlò Tsuna, indicando il bambino, che invano tentava di allontanare la sostanza da sé, poiché lo stava gradualmente ricoprendo.
    I ragazzi guardarono impotenti il piccolo Dark che fu completamente avvolto dal liquido, scomparendo al suo interno.
    “Non possiamo fare proprio niente? Di questo passo morirà annegato!” disse Justin.
    “Non siamo nemmeno in grado di toccarlo. Come possiamo salvarlo?” rispose Marco, stringendo i pugni.
    Ma proprio in quell'istante, il liquido s’illuminò, cominciando a diminuire.
    Fu allora che lo videro: il liquido stava venendo assorbito dal corpo di Dark, i cui occhi ora erano completamente vuoti. Nel giro di pochi secondi scomparve del tutto senza lasciare tracce del suo silenzioso passaggio, lasciando il bambino in mezzo alla stanza, in piedi ed immobile.
    Poi, lentamente, cadde in avanti, andando a sbattere contro il pavimento.
    Dalla sua mano cominciò a fuoriuscire lo stesso liquido che poco prima aveva inconsciamente assorbito, con l'unica differenza che questa volta assunse gradualmente una forma ben precisa. Lentamente, cambiò colore, tingendosi di prezioso argento. E infine, tra le mani di Dark si creò una Catena Regale.
    La scena scomparve con una fortissima luce, lasciando i custodi nuovamente per le strade della città.
    “C-Come siamo finiti qui?” chiese Justin.
    “Siete pur sempre nel mio cuore. Sono io a controllare tutto.” Disse una voce dietro di loro, che li costrinse a voltarsi.
    Di fronte a loro c’era Dark da bambino, che li guardava tenendo le braccia incrociate. “Beh, cosa sono quelle facce idiote?” chiese. “Vi aspettavate il me stesso più grande, vero?”
    “Sinceramente parlando, sì.” ammise Marco.
    “Tsk. È ancora presto per incontrarlo. Il cuore è ancora troppo danneggiato…”
    “Cos’è successo nel futuro?” domandò Saiko.
    Il bambino lo guardò male. “Ho incontrato una persona la cui forza superava la mia immaginazione. Ho subito danni di tale portata che le barriere che avevo eretto attorno al mio cuore hanno ceduto e questa è la conseguenza: l’impossibilità a risvegliarsi finché i danni non saranno stati riparati. Per farlo però, è necessario rivivere i momenti cruciali della mia vita, compresi quelli dimenticati.”
    “Beh, immagino che da qui sia possibile accedere senza problemi a tutti i ricordi, no?”
    “Non è quello il problema. Il punto è che è troppo doloroso rivivere quei momenti… Sono pur sempre un essere umano, sebbene abbia provato a rinunciare a questa mia natura…”
    “Cosa intendi dire?”
    “Capirete presto…” rispose il bambino, sparendo in una scia di luce talmente intensa, che costrinse i ragazzi a chiudere gli occhi per evitare di restare accecati.
    Quando finalmente la luce diminuì, si ritrovarono nuovamente nel parco.
    La loro attenzione si rivolse subito a due bambini: uno lo identificarono subito come Dark, sebbene cresciuto di circa un paio d’anni rispetto al ricordo precedente, mentre l’altra era una bambina dai capelli neri. Dark era seduto su una panchina, con lo sguardo rivolto verso il basso.
    I ragazzi si avvicinarono per sentire che cosa stavano dicendo.
    “Non mi diverto con loro. E loro non mi considerano nemmeno” disse Dark.
    La bambina rimase in silenzio qualche secondo.
    “Hai una ‘chiave’, vero?” chiese infine, costringendo il bambino ad alzare lo sguardo.
    “Ho indovinato, vero?” aggiunse lei, sorridendo. “Non ti preoccupare. Te l’ho chiesto solo perché anch’io ne ho una”
    Dark continuò a fissarla. “Come fai a saperlo? Non l’ho detto a nessuno. Credevo non fosse normale”
    “Beh, su questo ha ragione…” commentò Saiko, poco prima di ricevere una gomitata nello stomaco da parte di Marco.
    “Come facciamo a sentire se tu parli?”
    “Che ne dici? Facciamo una piccola sfida tra di noi, giusto per vedere come sappiamo usarle?” propose la bambina, allontanandosi di qualche passo dalla panchina.
    “Una sfida? Non saprei… non sono molto bravo…” ammise il bambino, alzandosi.
    “Cosa ti costa provare? Forza, evocala al mio tre! Uno… Due… e tre!”
    Davanti agli occhi sorpresi dei ragazzi, i due bambini evocarono un Keyblade a testa.
    “Sei pronto?” domandò la bambina
    “S-Si” rispose insicuro Dark.
    “Allora via!”
    Marco, Saiko, Tsuna e Justin non riuscivano a credere ai loro occhi.
    Quei due bambini avevano cominciato uno scontro di un tale livello che tremarono dall'incredulità.
    “S-Secondo me quella bambina dev’essere Hikari…” azzardò Marco, cercando di riprendersi.
    Ma prima che avessero il tempo di realizzarlo, lo scenario cambiò all'improvviso.
    Si ritrovarono in mezzo ad un strada, e lo spettacolo davanti a loro li fece inorridire. La stessa bambina di poco prima si trovava in piedi, con le braccia aperte, e un Keyblade incastrato nel petto.
    Dietro di lei c’era Dark, a terra, che la guardava con occhi increduli, mentre di fronte a tutti e due c’era una persona che indossava un’impermeabile nero.
    Il Keyblade scomparve nel nulla, ricomparendo nelle mani dello sconosciuto, mentre dalla sua lama continuavano a cadere gocce scarlatte provenienti dal corpo di Hikari.
    La bambina sputò sangue, che si unì a quello che stava uscendo senza sosta dalla ferita, dopodiché cadde all’indietro, ma evitò l'impatto col suolo grazie a Dark che la prese tra le braccia.
    “Che stupida. Ha scelto di farsi eliminare solo per prolungare di qualche secondo la vita di un moccioso che non è nemmeno in grado di difendersi. Ben gli sta!” esclamò l’uomo.
    “N-Non… Non può essere…” fece Tsuna, tremando. “Hikari è viva! L’abbiamo vista tutti quanti! Dev’essersi salvata, vero?!”
    “No…” rispose Marco. “O meglio, è riuscita a non perdere la propria identità… Ma non pensavo che le cose fossero andate in questo modo…”
    Ma prima che potesse aggiungere altro, fu distratto dal bambino. Attorno al suo corpo, i pochi colori che era possibile vedere, a causa del buio della scena, stavano sparendo, venendo sostituiti da un tetro grigio.
    E non era l’unica anomalia: gli oggetti, la strada, i lampioni e tutto ciò che si trovava vicino a Dark stavano cambiando forma, piegandosi su se stesso per poi tornare normale, in un ciclo infinito.
    “Tu…” disse il bambino con la voce colma d'odio, alzando lo sguardo, rivelando due occhi azzurri ridotti a fessure, mentre le mani tremavano, come se fossero preda delle convulsioni. “Tu la pagherai cara!!!” urlò, facendo saltare l’asfalto sotto di lui, che si disintegrò completamente, e dando vita ad un piccolo sisma.
    “C-Cavoli… Ripeto che dobbiamo solo sperare che Dark e Goku non si affrontino mai in un duello, o la guerra non farà nemmeno in tempo a cominciare!” disse Marco, cercando di rimanere in piedi.
    “Era così forte già da bambino? Mi preoccupa sempre di più scoprire chi può essere riuscito a sconfiggerlo…”
    “Qualcuno è riuscito a sconfiggerlo?” chiese Justin. “Speriamo di non incontrarlo mai!”
    “Io sono colui che ti distruggerà, usando il tuo stesso potere. Il mio nome è Dark.” Disse il bambino, avvicinandosi all’uomo, sul cui volto era comparsa la paura.
    Infatti, preso dal panico, cominciò a lanciare una serie di sfere oscure, che colpirono in pieno il bambino, ma che crearono una nube nera e fitta che celava a tutti i presenti il destino di Dark.
    “Uff, uff… ce l’ho fatta” ansimò l’uomo.
    “Beh, quel tipo la pensa proprio come noi…” fece Saiko, sovrastando ciò che stava dicendo l’uomo.
    Quando però, vide che il bambino era uscito dall’attacco perfettamente incolume, dovette faticare parecchio per non mettersi ad urlare.
    “È tutto inutile. Non puoi colpirmi. I tuoi attacchi su di me non hanno effetto” affermò Dark, per poi parare un fendente dell’avversario.
    Poi, dopo aver detto qualcosa, scomparve nelle tenebre, riemergendo alle spalle del nemico, e infine, mosse velocemente il Keyblade contro di lui.
    Per qualche secondo non successe niente.
    Alla fine, di punto in bianco, l’uomo si spaccò a metà, sparendo lentamente in una scia d'oscurità.
    Saiko, Marco, Tsuna e Justin osservarono sconvolti la scena.
    “I… Incredibile…” fece l’animorph, faticando a parlare.
    Lentamente, gli occhi di Dark tornarono normali, dopodiché si misero a guadarsi attorno alla ricerca della compagna ferita. Quando l'ebbe scorta con lo sguardo, non perse altro tempo e la raggiunse.
    “Tutto bene?” chiese
    “Mi dispiace…” rispose lei. “Non riuscirò a portarti nella mia scuola…”
    “Non ci pensare nemmeno! Sono sicuro che ti riprenderai!”
    “È inutile farsi illusioni. A quanto pare era questo il mio destino… l’importante è che tu non ti sia unito a loro… Sono sicura che diventerai un ottimo custode.”
    “No, non dire così!”
    “Ascoltami bene. Presto gli Heartless e i Nessuno arriveranno su questo mondo… Sono alla ricerca dei cuori dei custodi e non risparmieranno coloro che incroceranno sulla loro strada… Ricordati che chi viene eliminato da quegli essere diventa a sua volta un Heartless e un Nessuno, poi si uniscono ai loro compagni per attaccare il cuore del mondo… È così che si distrugge un mondo… Tu devi fare di tutto per impedirglielo.
    Arriverà il giorno in cui riceverai la visita di altri custodi della luce… Quando succederà, dovrai lasciare questo mondo per seguirli. Quando capiterà, ti chiedo solo di cercare mio padre e di fargli sapere di me. Sono sicura che è ancora vivo…” disse, cominciando a illuminarsi.
    “No, non può essere! Non puoi andartene!”
    La bambina sorrise. “Grazie per l’incontro di oggi… è stato il più bello della mia vita…” detto questo, smise di parlare, lasciando cadere a terra le mani.
    Il suo corpo s’illuminò completamente, per poi dissolversi in migliaia di sfere di luce, che volarono via.
    La scena cominciò a scomparire mentre il bambino si chinava per prendere qualcosa.
    Quando i ragazzi si ritrovarono nuovamente al centro della città, si lasciarono cadere a terra, sconvolti da ciò che avevano visto.
    “C-Cavoli… Ora mi sono chiare molte più cose…” commentò Marco. “Ora comprendo perché Dark è così freddo. Una simile esperienza avrebbe segnato chiunque!”
    “Non è stato così facile come può sembrare.” intervenne Dark, riapparendo di fronte a loro, questa volta con lo stesso aspetto che avevano appena visto.
    “Posso ben immaginarlo…” fece Justin.
    “Quello… è stato solo l’inizio del mio dolore… La pace era finita due anni prima, sebbene dubito tutt’oggi che ci sia mai stata…”
    “Ma perché ti sei caricato tutto questo peso da solo?” chiese il ranger. “Non c’era nessuno che poteva aiutarti?”
    Dark abbassò lo sguardo. “Io sono l’unico in grado di portare questo peso… Nessun altro può farlo…” rispose, scomparendo.
    Il terreno sotto ai custodi cominciò a tremare, prima di far uscire dal nulla un palazzo proprio sotto i loro piedi.
    “E ora cosa succede?!” urlò Tsuna.
    “Dirò l’ovvio, ma pare che un grattacielo stia crescendo alla velocità della luce sotto di noi!” rispose Marco.
    La salita durò qualche secondo, dopodiché finalmente il palazzo si arrestò e i ragazzi poterono rialzarsi. Attorno a loro era buio, e nell’aria si sentiva forte l’odore di un imminente temporale.
    Senza dare ai ragazzi nemmeno il tempo di riprendersi, di fronte a loro apparve la figura di un ragazzo, di circa dodici anni. Indossava un completo scuro a maniche corte, con un cappuccio che cadeva sulla schiena e i capelli che si concludevano in un piccolo codino. Attorno al collo portava una collana, con un ciondolo a forma di cuore a cinque punte. Infine, sul polso destro c’era un braccialetto nero, in cui era incastrata una striscia di metallo con sopra disegnata un’onda.
    “Quello… Sarebbe Dark?” chiese sorpreso Saiko. “Devo dire che è la prima volta che lo vedo così diverso…”
    “Beh, credo che lo stesso valga anche per me…” rispose Marco.
    Ad un tratto, però, Dark cade in ginocchio, evocando un Keyblade per tenersi su, mentre portava l’altra mano sul petto.
    “Maledizione…” fece, faticando a respirare e stringendo con forza il petto. “Non posso continuare così… O finirò con l’andarmene ancor prima che il mio viaggio cominci…”
    “Cosa… Cosa succede?” chiese Tsuna. “Non mi avevate detto che era malato!”
    “Infatti non ne avevamo idea… Almeno, in nostra presenza non è mai stato male!”
    “Questi sentimenti… mi uccideranno…” continuò Dark, rialzandosi. “Maledetto amore… Maledetta tristezza… MALEDETTI TUTTI I SENTIMENTI!!!” urlò, alzando la testa verso il cielo e lanciando una sfera di fuoco.
    Subito dopo, dalle scure e tetre nubi, cadde un fulmine, che illuminò a giorno il tetto del palazzo, anticipando la pioggia che cominciò a cadere lenta ma fitta.
    Dark abbassò la testa.
    I ragazzi non riuscirono a capire se le gocce che stavano scendendo dal suo volto appartenessero al cielo o ai suoi occhi.
    “Perché… Perché devo sopportare questi sentimenti… Non sarebbe meglio non averli?”
    “Ragazzi… credo stiamo per scoprire qualcosa di cruciale del passato di Dark…” fece Saiko.
    “Perché, gli altri due eventi tu li chiami cose da niente?” domandò ironico Marco.
    Prima che potessero dire altro, Dark guardò il Keyblade. “Diventare un Nessuno… Se non fosse per il fatto che corro il rischio di perdere la mia volontà, sarei tentato di diventarlo… Però, forse posso fare qualcosa di simile…” disse, girando la punta del Keyblade contro il suo petto. “Basterà non andare troppo a fondo nel mio cuore… In questo modo, dovrei riuscire a rimuovere solo i sentimenti…”
    Sotto gli occhi stupidi dei custodi, dal Keyblade di Dark partì un raggio, che lo colpì in pieno, proprio dove si trovava il cuore. Immediatamente, Dark cacciò un urlo di dolore straziante, che risuonò nel rumore del temporale notturno. Nonostante il male che stava provando, il ragazzo non fermò il raggio, finché dal suo petto non uscì una piccola sfera di luce, che prese in mano poco prima di cadere in ginocchio, esausto.
    “B-Bene… Ci sono riuscito… Ecco i miei sentimenti… Sebbene siano solo alcuni, dovrebbero essere quelli più importanti… Giovanni non mi disturberà più…”
    Detto ciò, portò la sfera verso il Porta Fortuna, che l’assorbì non appena l’ebbe toccata.
    La scena scomparve, riportando i ragazzi nuovamente al centro della città.
    “D-Ditemi che ho visto male…” chiese Justin. “H-Ha rimosso… i suoi sentimenti…”
    “Ora capisco perché è sempre così chiuso.”
    “Non c’era altra soluzione.” Disse Dark, apparendo di fronte a loro, anche questa volta con l’aspetto della sua ultima apparizione.
    “Se non lo avessi fatto, i miei sentimenti mi avrebbero consumato, portandomi alla cancellazione.” Disse un altro Dark, quello che aveva incontrato Hikari, apparendo al fianco del primo.
    “E se fosse successo, l’universo sarebbe stato condannato.” Concluse un terzo Dark, il bambino che avevano visto all’inizio.
    “Cosa… Come mai siete tutti qui?”
    “Per prepararvi. Adesso il mio destino dipende da voi…”
    “Cosa volete dire?”
    “Colui che mi ha sconfitto nel futuro. Una sua copia è rimasta all’interno del cuore. Per questo non posso risvegliarmi. Dovete sconfiggerla.”
    “Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Marco. “Fammi capire bene… Tu vorresti che noi quattro, di cui solo tre in possesso del Keyblade e ben poche conoscenze in proposito, sconfiggessimo un nemico che TU, che ti alleni da quando sei un bambino, non sei riuscito a battere?!”
    “Ad essere sincero, non sono nemmeno riuscito a sfiorarlo.” Risposero i tre Dark.
    “Ah, che bello…” fece Tsuna. “Qualcos’altro?”
    “Sì. Se non riuscirete a sconfiggerlo, sarà la fine per tutti noi. Voi non potrete più uscire da questo cuore.”
    “COSA?!” urlarono i quattro.
    “Ma tu sei pazzo!” disse Justin, per poi vedere le tre apparizioni svanire nel nulla. “Accidenti, se ne sono andati!”
    “E ci hanno lasciati qui in mezzo al nulla… senza dirci nient’altro…”
    “Ma voi non avete bisogno di nient’altro…” disse una voce dietro di loro.
    I ragazzi si girarono, trovandosi di fronte ad una persona che indossava un impermeabile nero, con il cappuccio che nascondeva completamente il suo volto.
    Marco, Saiko e Tsuna evocarono subito il Keyblade.
    “E tu chi sei?”
    “Non è ovvio? Sono colui che ha sconfitto Dark!”
    “Era ciò che temevo…” commentò Marco. “Justin, ti direi ti scappare via, ma so benissimo che sarebbe inutile. Perciò preparati ad una dura battaglia… Non sarà facile…”
    “Lo so perfettamente!” disse lui, facendo apparire la chiave che girò nel suo orologio, facendo così apparire la sua tuta da Blue Ranger.
    “All’attacco!” urlò Marco, correndo verso l’avversario, pronto a colpirlo con il Keyblade.
    Ma egli lo bloccò usando semplicemente una mano. “Tutto qui?” chiese ironico, per poi lanciare una sfera di ghiaccio dietro di lui, colpendo in pieno Saiko, che stava per colpirlo alle spalle.
    “Maledizione…” fece lui, rialzandosi. “Riesce a prevedere le nostre mosse…”
    “Niente di più facile.”
    Tsuna nel frattempo prese il suo sacchetto, dal quale tirò fuori due caramelle, che ingoiò subito.
    Immediatamente sulla sua fronte apparve la consueta fiamma, e Tsuna volò verso l’uomo, preparandosi a colpirlo sia con il Keyblade che con il fuoco. Tuttavia, con sua grande sorpresa, l’uomo allontanò Marco con un calcio, per poi evocare un Keyblade nero, con il quale disperse le fiamme e poi parò il colpo, rispedendolo indietro.
    “Prendi questo!” urlò Justin, colpendolo con dei raggi laser, che però gli rimbalzarono contro.
    “Siete solo delle nullità! Proprio come Dark!” urlò lui, per poi far sparire il Keyblade e portando le mani davanti a sé.
    I quattro ragazzi vennero investiti da un’ondata di forza talmente potente da farli volare all’indietro e cadere poi a terra rovinosamente.
    La tuta di Justin si illuminò, per poi sparire nel nulla.
    Il cinturino del suo orologio si ruppe, facendolo così cadere a terra, proprio ai piedi dell’uomo, che si era avvicinato ai suoi avversari.
    “Interessante…” disse, prendendolo in mano. “Quindi questo è uno dei famosi morpher…”
    “Lascialo… stare…” fece Justin, cercando di rialzarsi.
    “Un oggetto completamente inutile!” esclamò l’individuo, distruggendo l’orologio, stringendolo nel pugno.
    Gli occhi del ranger si spalancarono, mentre i pezzi di quello che una volta era il suo morpher cadevano a terra. “No… Non è possibile…”
    “La pagherai cara!” sentenziò Tsuna, facendo sparire il Keyblade e volando contro di lui.
    Solo all’ultimo evocò nuovamente l’arma, per poi avvolgerla completamente tra le fiamme.
    L’avversario lo imitò richiamando la propria arma, con cui parò il colpo, ma non il fuoco che per la prima volta, riuscì a toccarlo, facendo bruciare i suoi vestiti, anche se solo per pochi secondi.
    “Non male… Quindi sei riuscito anche tu a risvegliare il potere del tuo Keyblade…”
    “Non ne ho idea. So solo che ho una voglia matta di sconfiggerti!” Disse il decimo, preparandosi nuovamente ad attaccare.
    “Cerca di non fare troppo il presuntuoso!” urlò il tipo, sparendo per poi riapparire davanti a Tsuna, colpendolo in pieno stomaco con un pugno.
    Sawada rimase fermo per qualche secondo, per poi volare letteralmente via a causa della forza del colpo ricevuto.
    “Tsuna!” urlò Marco, per poi rivolgere lo sguardo all’avversario. “Maledetto!”
    L’animorph partì nuovamente all’attacco, ma anche stavolta senza successo.
    “Mi potete spiegare come sperate di potermi sconfiggere, se nemmeno Dark c’è riuscito?” chiese lui, rifilando a Marco un calcio, che lo fece andare a sbattere contro Saiko, mettendoli entrambi K.O.
    “Sta zitto!” urlò Justin, cercando di colpirlo con un pugno, che venne facilmente evitato. “Non importa quanto tu sia forte, non possiamo arrenderci!”
    “Proprio tu parli? Guardati, ora non sei altro che un comunissimo ragazzo. Non puoi più diventare un Power Rangers. Non puoi usare la magia. Non possiedi una forza particolare. Sei solo un insetto!”
    Justin lo guardò con rabbia. “Potrà essere così, ma anche gli insetti possono dar fastidio! E per quanto mi riguarda, io mi arrenderò solo quando non avrò più fiato in corpo!”
    “Molto bene allora… Accontenterò il tuo desiderio!” urlò l’uomo, lanciando due sfere di fuoco contro il ragazzo, che chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
    Ma prima che le sfere potessero raggiungerlo, tra le sue mani apparve un Keyblade, completamente blu, che si mosse da solo, distruggendo i dardi.
    “Cosa? E questo com’è arrivato qui?” chiese Justin, osservando l’arma.
    Ma prima di poter anche solo pensare ad una risposta, impugnò istintivamente il Keyblade, per poi partire all’attacco.
    Mentre raggiungeva il nemico, per un secondo, gli parve di vedere un sorriso nell’ombra del cappuccio. Un sorriso buono.
    Quando finalmente gli fu di fronte, tentò un affondo con la chiave, che però, fu parato dall'avversario, provocando il classico stridio di metallo contro metallo.
    Dalle due lame cominciò a fuoriuscire della luce, che lentamente avvolse tutti.
    “Hai scelto bene, Justin, nuovo custode della luce.” Disse l’uomo, sparendo lentamente nella luce. “Vedi di non perdere i tuoi ideali… Ti torneranno utili nella guerra che dovrai affrontare…”

    ***


    Il corpo di Dark s’illuminò, per poi sparire in una scia di sfere luminose.
    “Cos’è successo?” domandò Sora, osservando stupito l’avvenimento. “Perché il suo corpo è sparito?”
    “Justin!” urlò Tommy. “Cosa gli è successo?!”
    “Io… Non lo so… Non sarebbe dovuto succedere…” rispose Hikari, mordendosi un labbro.
    “Non preoccupatevi, sta bene.” Disse una voce dietro di loro.
    Tutti si girarono, vedendo così Dark, in piedi, che aiutava i quattro ragazzi a stare in piedi, e con in mano il morpher di Justin, nuovamente intero. “Ma se non vi spiace, avrei bisogno di una mano… Sapete, sono pur sempre quattro da tenere su, e io mi sarei appena svegliato…” disse, sorridendo divertito. “E per quanto riguarda Justin… è stato scelto anche lui. È un custode.”
     
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