Chronicles of an Emperor and his general

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  1. §iegmund
     
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    Allora un po' di spiegazioni.
    Io e Frà in questo periodo ci stiamo dedicando alla nobile arte del fancazzismo e in una mattinata (mi sembra che sia stato domenica), egli mi ha detto che aveva in mente di fare una fiction ambientata nel Medio Evo, ma non sapeva in che periodo. Io che sforno idee senza sosta, gli consiglio una cosa, e mi esce "per caso" fuori che si sarebbe potuto scrivere la fic a quattro mani :sisi:
    Bene, io e lui ci siamo organizzati e stamattina abbiamo deciso come farla.
    L'ambientazione è mia, indi per quello ringraziate me (sempre se vi piace :look: ).
    La storia dei personaggi è simile all'idea che aveva avuto Frà, ma io ho riadattato a favore della mia ambientazione (indi ringraziate me per la loro storia :look: ).
    Se qualche capitolo vi piacerà per come è scritto, ringraziate Frà (ma solo per questo eh :look: ).
    Ultima cosa, che è la più importante, la nostra storia è ambientata in un Medio Evo alternativo, quindi aspettatevi di tutto :P
    Il prologo è scritto da me, con le correzioni di Frà :sisi:
    Ma ciancio alle bande (ricordo il copyright ù.ù) ora lo posto.

    Goodbye, my world
    La scura superficie marina fu illuminata per pochi minuti dagli argentei raggi lunari, liberatisi solo per quella piccola porzione di tempo dall’opprimente prigione di una nera nube.
    Sulla riva del canale Della Manica, un giovane ragazzo, i cui occhi di ghiaccio brillarono per quei pochi minuti, stava contestando le decisioni del padre.
    “Non voglio andare papà!” continuava ad esclamare tra un singhiozzo e l’altro. L’uomo gli si inginocchiò davanti e parlò con tono dolce; non aveva mai sentito suo padre parlare così.
    “Ascolta Charles. Non puoi restare qui. Hai visto anche tu cosa hanno fatto al nostro quartier generale.”
    Nella mente del giovane i momenti di vita vissuti fino a poco tempo fa si accavallarono: corpi straziati, croci impresse con il fuoco sui corpi dei membri dell’Ordine, uomini penetrati analmente, altri impiantati al suolo con delle spade, a formare una croce, come quella per la quale stavano morendo.
    Il ragazzo versò delle lacrime e cadde a terra, in ginocchio. Aveva appena ricordato la madre, stuprata da guardie arabe e ridotta in fin di vita, a cui non riuscì a dire, neanche per un’ultima volta, un “ti voglio bene”.
    “Forza figliolo. Sei la nostra ultima speranza, non puoi rifiutarti così. Porta avanti il mio ultimo desiderio e vendicami in un lontano futuro.” L’uomo iniziò a carezzare dolcemente il figlio lungo la guancia attraversata dalle lacrime del ragazzo. Lo osservava affascinato. Il suo viso era la controparte maschile di quello della sua amata moglie: occhi di ghiaccio, lineamenti dolci, quasi aristocratici, naso leggermente all’insù e labbra carnose.
    Si riscosse da quella visione solo dopo un minuto, e riprese il discorso; questa volta più deciso.
    “Avanti, Charles. Imbarcati e parti verso l’Inghilterra. Pensa alla vendetta; un giorno potrai offrire le anime dei nostri nemici al Signore, per far riposare noi in pace, finalmente.”
    Il giovane rimase ancora a terra, apparentemente impassibile alle parole del padre, ma, d’un tratto, lentamente, si rialzò. Il genitore lo aiutò a salire sulla nave, quando fu percosso da un’ondata d’orgoglio per il coraggio del suo bambino, anche se ormai aveva tredici anni. Il giovane guardò verso la fronda d’un albero e rivide una piccola figura umana, avvolta in un panno di lana.
    “Addio fratellino.” Sussurrò.
    Il padre stava per pronunciare le ultime parole al figlio, ma fu interrotto dall’arrivo di un alto uomo, piuttosto robusto, i cui occhi neri affondavano nelle tenebre di una notte di sangue.
    “Sei arrivato finalmente.” Pronunciò lentamente il padre di Charles, la voce rotta dalla tristezza.
    “Credevi, o meglio speravi, che non venissi? Se vuoi posso andare solo io in Inghilterra, non c’è bisogno che lui mi segua.” Disse alludendo al ragazzo.
    “No. Tu hai i tuoi progetti, vuoi vivere in pace, senza più preoccuparti del mondo, mentre lui ha una missione. Tu hai il diritto di vivere seguendo la tua strada, non posso privarti della tua felicità solo per lo sciocco desiderio di morire accanto a mio figlio.” Si interruppe un attimo.
    “ E comunque il Signore già conosce il nostro percorso, affidiamoci a lui e tutto andrà bene.”
    Anche l’altro uomo si imbarcò e preparò il piccolo mezzo alla partenza.
    Per un’ultima volta, lo sguardo azzurro del giovane incontrò quello verde del padre e i due s’abbracciarono, in segno d’addio.
    La nave salpò dopo pochi minuti.

    Stava ancora salutando i due emigranti con dei cenni della mano, quando si ricordò del suo ultimo compito. S’avvicinò all’albero, alla cui ombra sedeva il piccolo figlio, e raccolse un ramo di legno secco, che accese sfregandolo contro un altro.
    Si alzò e si avvicinò ad una nave vicino all’albero. Avvicinò la torcia al legno che componeva il mezzo. La scoppiettante e calda fiamma tenuta in mano dall’uomo attraverso il legno, fece nascere delle sue figlie, che, al contrario di essa, erano soffocanti, tanto da inglobare in poco tempo la nave negli abbaglianti colori del rosso e del giallo. Dopo aver compiuto la stessa operazione per tutte le imbarcazioni, l’uomo gettò la torcia nelle acque Della Manica.
    “Perché non sono partito anche io? Perché? Non c’era alcun motivo per me di rimanere qua.” Pensò, ma riuscì a trovare una risposta alla sua domanda dopo poco tempo. “Ma certo. Che sciocco che sono stato. Potevo benissimo partire, nessuno me lo impediva, né l’Ordine, né gli arabi che non sono riusciti a trattenerli; l’ostacolo era solo me stesso. Non voglio abbandonare la mia terra, né il cadavere di mia moglie. Voglio morire qui.”
    Fece per girarsi e ritornare dalla consorte, per morire vicino al suo corpo, ma fu avvistato da un soldato arabo, il quale era di ronda per il paese. Corse verso l’uomo a spada estratta e lo colpì a morte al polmone sinistro.
    Ebbe solamente il tempo di girarsi e vedere il volto coperto di un soldato arabo, e di sentire le sue ultime parole: “Non tradire Allah”, prima di cadere in mare, gli occhi vuoti e privi di vita.
    Il soldato rinfoderò la spada e si guardo intorno. Niente, non una sola imbarcazione per seguire il ragazzo scampato alla morte. Decise di sedersi sotto ad un albero, e il caso volle che fosse quello dove era riposto il neonato. Lo vide.
    “Avrai un anno, ad occhio e croce. Bene” disse, prendendolo con sé. “Sarai un perfetto musulmano.”

    Era ancora sul ponte, nonostante le proteste dell’accompagnatore che lo voleva in coperta, ad osservare i movimenti del genitore alla debole e fioca luce argentata della luna.
    Continuava a seguire con lo sguardo i movimenti del padre, fin quando non vide le fiamme scoppiare davanti all’albero e al padre.
    Quando non riuscì più a vedere niente pensò d’essere veramente solo. Si chiese come avrebbe vissuto, poiché pensava che il sovrano inglese lo avrebbe mandato via dal suo castello reale dopo aver ricevuto la notizia, del resto era solo un povero cristiano.
    Iniziò a immaginare la sua vita come viandante solitario per le strade di Londra, a chiedere l’elemosina davanti alle cappelle e a mangiare di erba che avrebbe trovato per le contrade cittadine. Un futuro completamente diverso da quello che avevano progettato per lui suo padre e sua madre.
    Al solo pensiero dei genitori il suo cuore gli si riempì nuovamente di commozione e le lacrime s’accalcarono agli occhi per colare.
    Un barlume di speranza di rivedere suo padre ricomparve nel suo ghiaccio, quando le fiamme si aprirono quasi appositamente per far osservare al giovane cosa stava succedendo sulla costa francese, ma scomparve subito non appena vide il corpo del padre scivolare in acqua e cadere nel fondale marino. Inoltre, oltre a vedere un uomo con in braccio un bambino e capì cos’era successo. L’arabo aveva ucciso il padre e aveva trovato il piccolo neonato, e lo stava portando con sé, per insegnargli ad essere un bravo musulmano.
    Una tremenda forza ci volle al suo accompagnatore per trattenerlo sulla nave e impedirgli di gettarsi nelle acque Della Manica.
    Gli occhi lacrimavano, dal naso colava del muco e continuava a sputare a terra, come se in quel modo potesse rilasciare una parte della sua anima e farla volare via, libera, per non sentire più dolore. Gli ci vollero diverse ore per calmarsi, infatti rimase lì, seduto con la schiena appoggiata all’albero maestro.
    Due ore dopo il suo volto tanto amato dal padre era trasfigurato. Profonde occhiaie circondavano la parte inferiore degli occhi rossi del giovane e le labbra erano sanguinanti a causa del suo continuo morderle.
    “Addio papà e mamma, addio fratellino. Addio mondo mio.”

    Correva allora l’anno 1340…

    Speriam :look:

    Edited by §iegmund - 24/6/2009, 16:29
     
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    hai corretto quel che ti ho detto di correggere, ma nel farlo hai fatto altri errori
    Ho notato un paio di ripeizioni e una frase che non mi è molto piaciuta, ma per il resto, come ti ho già detto, è un buon prologo, bravo.
    PS: spero la fic vi piaccia^^
    SPOILER (click to view)
    Non mi va di fare un commento lungo u_u
     
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  3. §iegmund
     
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    Ripeto quel che ho detto di là:
    E che...
     
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  4. axel36
     
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    a me non piacciono molto le ambientazioni storiche ma il modo in cui è stato scritto questo prologo incuriosisce il lettore...bravi!
     
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  5. §iegmund
     
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    CITAZIONE (axel36 @ 24/6/2009, 12:11)
    a me non piacciono molto le ambientazioni storiche ma il modo in cui è stato scritto questo prologo incuriosisce il lettore...bravi!

    È alternativa la storia, non ne sai niente di questa :asd:
    Anche se ci sono cenni alla vera storia :sisi:
     
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  6. bioshock
     
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    non mi piacciono le ambientazioni storiche ma la storia intriga
     
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    ~Bridges Burned

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    L'ambientazione è mia, indi per quello ringraziate me (sempre se vi piace ).
    La storia dei personaggi è simile all'idea che aveva avuto Frà, ma io ho riadattato a favore della mia ambientazione (indi ringraziate me per la loro storia ).
    Se qualche capitolo vi piacerà per come è scritto, ringraziate Frà (ma solo per questo eh ).

    l'abientazione mi fa schifo, la storia mi fa schifo e invece è scritto molto bene... dai che scherzo... quanto sono idiota! è tutto molto bello: ambientazione, descrizioni, dialoghi, la situazione... sì insomma, tutto!

    solo questo mi ha lasciata un attimo... diciamo colpita!
    CITAZIONE
    uomini penetrati analmente

    poi per il resto mi ispira alla grande^^
     
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  8. §iegmund
     
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    Grazie ^^

    Mickey, allora ti voglio quando posterò il mio primo racconto splatter :asd:
     
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  9. axel36
     
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    ommio...
     
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    Allora, un paio di premesse.
    prima: sono enormemente dispiaciuto per il ritardo. Il fatto è che tra cali di voglia e ispirazione, mancanza di tempo e altro, ho passato 5 mesi e passa a rimandare in continuazione la stesura del cap, ma finalmente, oggi, ho avuto l'occasione di finirlo. Mi spiace solo che, probabilmente, vi sarete già scordati quanto letto nel prologo...
    Seconda: come probabilmente vi accorgerete, il capitolo ha alti e bassi stilistici (messa così sembra che abbia degli alti stilistici °__°"), essendo stato scritto in diversi archi di tempo con diversi livelli di voglia e ispirazione.
    terza: purtroppo, avendo il pc rotto, le altre due mani della fic (alias Sieg) non hanno potuto correggere l'obrobrio come da copione, quindi posto a mio rischio e pericolo con le (seppure sommarie) correzioni di KingMickey, che ringrazio molto^^
    Ovviamente, a mio rischio e pericolo perché Sieg potrebbe linciarmi per eresia, una volta ripreso il controllo del pc ^^"

    Bon, vi sarete anche stufati di sentirmi ciarlare, quindi beccatevi 'sto capitolo^^


    Ejoy it! u.u



    Capitolo 1: Dover

    Il torbido cielo notturno aveva già cominciato a schiarirsi e a mostrare i primi sintomi dell’avvento dell’astro, quando Charles trovò finalmente la forza di rialzare la testa e guardarsi intorno.
    Da quando il profilo della sua amata costa Francese era svanito in lontananza nell’opprimente buio di quella notte senza stelle, non aveva fatto altro che piangere; per suo padre, per sua madre, per il fratellino, che da lì a pochi anni sarebbe diventato un perfetto musulmano, totalmente inconscio delle sue nobili origini di templare.
    Gettò lo stremato sguardo verso la sempre più vicina costa inglese.
    Dovevano essere vicini ormai: il pittoresco profilo della città di Dover, loro destinazione, con le sue mura di palizzata e i fieri alberi delle navi attraccate al porto, era già chiaramente distinguibile.
    Sospirò, ripensando a quanto gli stesse succedendo.
    Era accaduto tutto così in fretta; è vero, suo padre l’aveva avvertito che quel giorno sarebbe giunto, prima o poi, ma non se lo immaginava… in quel modo. L’aveva sognato diversamente: era con loro in quei sogni, la sua famiglia.
    Insieme, avrebbero raggiunto la corte inglese, recapitato il messaggio e diventati eroi!
    Tutti, in Europa, avrebbero ricordato la famiglia Boudelaire come coloro che dettero inizio agli eventi che avrebbero comportato la cacciata degli arabi dal suo paese, il ritorno del dominio della religione cristiana.
    Ma le gloriose fantasie della sua giovane mente non ancora adolescente, non si stavano dimostrando per nulla veritiere: non c’era nulla d’eroico, in quell’impresa; la sua famiglia,i suoi amici, erano tutti quanti morti e lui si sarebbe per sempre ritrovato a dover elemosinare in giro per le strade di Londra, come un qualsiasi mendicante.
    Nessuno avrebbe ricordato l’impresa di Charles Boudelaire.
    Scosse la testa, rassegnato, tentando di scacciare dalla mente quei tristi pensieri: era inutile piangere sul latte versato; ora più che mai, doveva essere forte.
    Dopotutto, stava svolgendo una missione in nome del Signore.
    Sussultò. L’inaspettato pensiero dell’Altissimo, l’aveva turbato. All’improvviso, si era sentito come a disagio, come in colpa per essersi lasciato andare alla sofferenza e al travaglio senza nemmeno essersi affidato a lui, anche solo per un attimo, senza aver pensato che forse, invece di disperarsi e piangere, la preghiera, in quel momento così buio avrebbe potuto confortarlo, ridargli forza.
    Batté lievemente la nuca sull’albero della piccola imbarcazione, al quale era appoggiato.
    La fede era la sua unica amica, arma e alleata in quel viaggio. Doveva imparare a fidarsene meglio e a confidarne, o in quell’impresa già all’apparenza così tremenda, sarebbe rimasto solo e senza protezione.
    Gemette lievemente, mentre il suo bel volto si deformava in una tenue smorfia di dolore.
    Era stato in piedi per cinque ore e adesso il suo fisico protestava.
    Per un attimo, dimenticò le sue domande e preoccupazioni, e portò la mano destra al collo per massaggiarselo un po’, sperando di ottenere da quel gesto almeno un po’ di sollievo.
    Quasi sussultò quando le sue dita andarono a sfiorare la liscia superficie dei minuscoli grani di una corona*; d’improvviso, gli tornò alla mente il momento in cui suo padre gliela aveva data: all’ultimo suo compleanno con lui, due giorni prima della tragedia.
    Si concesse un’ultima lacrima, dopodiché sfilò la corona dal collo e la strinse forte tra le mani, fissando intensamente il piccolo crocifisso in argento posto alla sua estremità.
    Ovattate, dalla sua bocca cominciarono a fuoriuscire le sentite parole di una preghiera:

    Rèquiem aetèrnam dona eis, Domine,
    et lux perpètua lùceat eis.
    Requiéscant in pace.
    Amen



    Rimase in quello stato, immobile, appoggiato all’albero della piccola imbarcazione, per una mezz’oretta buona, come immerso in uno stato di angosciosa trance.
    Si ridestò solo quando la sgraziata voce del suo burbero compagno, Jacques, gli giunse alle orecchie intimandogli di aiutarlo a preparare la nave per l’attracco, che ormai erano arrivati.
    Preso com’era dai suoi pensieri, non si era nemmeno accorto che la loro imbarcazione era ormai a soli cento metri dal molo di Dover.
    Sebbene fosse consapevole che la disobbedienza all’ordine gli sarebbe costata cara, Charles si concesse un momento per ammirare le bellezze del posto:
    la prima cosa che catturò il suo sguardo, ancora prima del pittoresco villaggio e del piccolo ma affollatissimo porto, furono le famose scogliere bianche di Dover, che, con la loro affascinante e in qualche modo inconsueta bellezza, dominavano l’intera costa per miglia e miglia, a perdita d’occhio.
    Non aveva mai visto nulla del genere.
    Volse di nuovo lo sguardo alla loro meta: il piccolo porto era stato edificato in una rientranza delle imponenti scogliere, unico punto, in un arco di un centinaio di miglia, in cui la terra edificabile era allo stesso livello del mare, e dove quindi era proponibile un attracco.
    Gli risultò impossibile non pensare a come quelle affascinanti e bizzarre scogliere, costituissero in realtà anche un ottimo strumento di difesa per qualunque nemico arrivasse via mare da sud. Erano una sorta di immensa muraglia, le quali brecce erano costituite per la maggior parte da porti di modeste dimensioni, inadatti a sbarchi di massa; uno dei tanti fattori che facevano dell’Inghilterra un paese praticamente inespugnabile, persino forse dall’inarrestabile armata araba.
    Un secondo ordine, stavolta più “deciso” del compagno di viaggio, richiamò la sua mente distratta al suo compito.
    Con uno sbuffo, rimise al suo posto il simbolo sacro, sistemandolo bene sotto la maglia, e si mise a lavoro.
    In poco più di dieci minuti, la piccola nave attraccò.


    Certo, Charles non si sarebbe mai aspettato un’accoglienza da eroe, tanto più che nessuno era a conoscenza di ciò che la piccola nave portava con sé, ma la freddezza e il distacco che lesse nei volti degli uomini, prevalentemente mercanti e pescatori, che affollavano il piccolo porto di Dover, era quasi deprimente. Ad accogliere lui e il suo compagno allo sbarco, nessun cenno di benvenuto, nessun saluto, solo la fredda e atona voce di un controllore degli attracchi, che non appena Charles e il suo compagno misero piede sul legno scricchiolante del molo, intimò ai due nuovi arrivati di dichiarare nomi, provenienza, carico, e motivo per il quale erano giunti a Dover. Con la raccomandazione, piuttosto sentita, di non allontanarsi di un centimetro, Jacques andò a sistemare le varie norme burocratiche, lasciando il ragazzino solo ad ammirare lo scenario intorno a lui.
    Di barche attraccate ai moli ce n’erano di tutti i gusti, forme e grandezze, ma per la maggior parte erano pescherecci di modeste dimensioni, affollati da un continuo via vai di giovani e vecchi, impegnati nei preparativi per l’ormai imminente nottata di pesca. Poco più avanti, laddove terminavano i moli e iniziava il terreno edificabile, si ergeva orgogliosa la cinta di palizzata, unica ed ultima effettiva difesa per gli abitanti del borgo, del quale Charles, da dove si trovava in quel momento, riusciva a scorgere solo le punte dei tetti in paglia.
    Notando che Jacques non aveva ancora terminato il suo colloquio con il controllore, Charles si concesse un altro attimo per studiare i volti dei passanti: non era stato avventato nel suo giudizio, tutte quelle persone avevano davvero un’aria distaccata, preoccupata, poco serena.
    Occupò qualche minuto a non fare altro, eppure non scorse mai un volto non minimamente velato da quel pizzico di angoscia, di rassegnazione.
    “Chissà cos’è che li strugge.” si chiese, stupito, rivolgendo in contemporanea lo sguardo al suo compagno di viaggio, che aveva appena pagato la quota d’attracco e stava ora tornando verso di lui.
    -Cos’ha questa gente, Jacques?- chiese, spontaneo, con quel tono a metà tra l’ingenuo e il curioso così tipico della prima età adolescenziale.
    Il più grande non rispose subito.
    -Bhe ragazzino, non è difficile da immaginare dopotutto.- Asserì, con il suo solito tono di sufficienza.
    -Ti sei forse dimenticato che l’Inghilterra è l’ultima superstite, l’ultimo baluardo della cristianità? Questa gente vive nel terrore, Charles; nel costate terrore di un massiccio attacco dell’armata araba.- fece una breve pausa, accompagnata da un sospiro. -E sinceramente, non hanno tutti i tori ad essere spaventati. Se il re non si decide a fare qualcosa, prima o poi l’attacco arriverà davvero. E non saranno le scogliere di Dover, ne la loro potente flotta a proteggerli, questo è poco ma sicuro.-
    Charles rimase basito. Così nemmeno l’Inghilterra non era più un posto sicuro? L’armata araba aveva davvero raggiunto una potenza tale da spaventare anche la leggendaria flotta inglese? Se era davvero così, le cose non si mettevano affatto bene, per quel poco che rimaneva del mondo cristiano.
    -In ogni caso, credo sia meglio andare.- proclamò Jacques, ridestando il ragazzo dai suoi ragionamenti.
    -Prima ti porto dove ti devo portare, prima potrò liberarmi di te.-

    Al’entrate del borgo, com’era prevedibile, la coppia venne nuovamente fermata per un controllo. Due guardie armate fino ai denti, poste a sbarrare totalmente il piccolo cancello che dava sull’interno, chiesero ad entrambi di ripetere preghiere, salmi della Bibbia e intere parti del Vangelo, in modo da essere sicuri dell’effettiva cristianità dei due.
    Quando ebbero finito, si scansarono e gli permisero di entrare. Charles, eccitato e curioso com’era, si fiondò subito all’intero, senza badare se il suo compagno l’avesse seguito o meno. Dopo appena qualche passo, il ragazzo si accorse che Jacques non era entrato con lui; era rimasto sull’ingresso, a parlare con una delle due guardie. Incuriosito, osservò da lontano il dialogo dei due:il sorvegliante, a giudicare dall’ espressione, gli sembrò alquanto turbato, quasi spaventato dalle parole che il compagno di viaggio stava rivolgendo lui. Che Jacques gli stesse raccontando la loro storia? Probabile, magari sperava di ottenere qualche aiuto in più.
    Dopo appena un paio di minuti, Charles vide la guardia annuire, e l’espressione sul suo volto distendersi. Il dialogo era finito. Poco dopo, si sentì chiamare. Era Jacques. Non appena il ragazzo incrociò lo sguardo del compagno di viaggio, intuì subito cosa stava per accadere. L’uomo infatti, alzò la mano in segno di saluto, rivolse un ultima parola alla guardia, e si diresse nuovamente verso il molo, senza più voltarsi. Charles si sentì crollare il mondo addosso. E’ vero, Jacques ‘aveva avvisato che prima o poi se ne sarebbe andato per la sua strada, ma non si aspettava certo così presto! Lui non sapeva nemmeno da che parte fosse Londra, né come arrivarci, né soprattutto come procurarsi da mangiare e da bere, dato che soldi e provviste se ne sarebbero andati con il compagno di viaggio. Si sentì perduto: anche il suo ultimo punto di riferimento era crollato, il suo unico appoggio in quella missione già all’apparenza impossibile, sparito. Cadde in ginocchio sul duro e lastricato pavimento del borgo, facendosi anche male. Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime erano finite già dalla notte scorsa; così rimase lì, fermo, con lo sguardo perso nel vuoto, la gente intorno a lui che lo guardava storto, senza però degnarsi di intervenire in alcun modo.
    Non poteva ancora credere di essere davvero rimasto solo.
    Passò qualche secondo così, immobile e sguardo perso, senza trovare la forza di muoversi o prendere una qualsiasi iniziativa. Nemmeno si era accorto della guardia che nel frattempo era venuta verso di lui, e che ora gli aveva posto una mano sulla spalla. Il ragazzo sussultò, svegliandosi dal suo coma. Intriso di una nuova, anche se fioca, speranza, alzò la testa a incrociare lo sguardo del sorvegliante. Nell’espressione dell’uomo, vi trovò compassione, dolcezza, ma anche un punta di bizzarro rispetto.
    -Si alzi, signorino- Decretò, dolce. -L’accompagnerò io a Londra-


    Il borgo di Dover sembrava un po’ riprendere l’atmosfera e lo stile del già visitato piccolo porto: le botteghe vendevano prevalentemente prodotti ittici, e la maggior parte dei passanti portava in braccio o una rete da pesca o ceste di pesce. Le abitazioni erano tutte piuttosto semplici e simili tra di loro, in perfetto stile inglese: struttura quasi esclusivamente in legno, tetti di paglia.
    Analogamente al porto, l’atmosfera che si respirava non era delle migliori: uomini e donne, vecchi giovani, camminavano a testa bassa, cupi, senza degnare di alcun tipo di saluto o cordialità i concittadini. Solo i bambini, nella loro innocente ignoranza, sembravano avere la forza di ridere e giocare.
    Charles volse lo sguardo al nuovo compagno. Era enorme: un metro e novanta di puri muscoli; occhi azzurri; capelli talmente biondi quasi da sembrar bianchi, portati lunghi fino alle spalle. Si chiamava Smith. Non era molto eloquente, a dire il vero, ma Charles era comunque riuscito ad estrapolargli le informazioni che più gli premeva sapere. Ad esempio, aveva appurato che era stato lo stesso Jacques ad incaricare la guardia di accompagnarlo a Londra. Almeno ora sapeva che non l’aveva del tutto abbandonato.
    Dopo qualche minuto di cammino, Smith si fermò. Erano giunti davanti ad una scuderia.
    Il gigante rivolse dolcemente lo sguardo al ragazzo francese.
    -Sai cavalcare?-



    *per chi non lo sapesse, la corona del rosario è una specie di collana, formata da 50 grani in gruppi di dieci (le decine), con un grano più grosso tra ciascuna decade, ed è appunto usata nella preghiera del rosario.

    Edited by Frenz; - 5/2/2010, 18:48
     
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  11. xander.XVII
     
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    Ottimamente scritta, solo una cosa, è pressoché impossibile che soldati o pirati arabi siano giunti nel 1340 nella Manica °-°
     
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    Grazie Xander... o dovrei dire... Xan-chan? :look:
    Dio, è una vita che non ci si sente :asd:


    CITAZIONE
    Ottimamente scritta, solo una cosa, è pressoché impossibile che soldati o pirati arabi siano giunti nel 1340 nella Manica °-°

    CITAZIONE
    Ultima cosa, che è la più importante, la nostra storia è ambientata in un Medio Evo alternativo, quindi aspettatevi di tutto :P

    :look:

    Edited by Frenz; - 18/12/2009, 20:36
     
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  13. xander.XVII
     
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    CITAZIONE (Frenz; @ 17/12/2009, 22:33)
    Grazie Xander... o dovrei dire... Xan-chan? :look:
    Dio, è una vita che non ci si sente :asd:

    Xander :addit:
    CITAZIONE
    Ottimamente scritta, solo una cosa, è pressoché impossibile che soldati o pirati arabi siano giunti nel 1340 nella Manica °-°

    CITAZIONE
    Ultima cosa, che è la più importante, la nostra storia è ambientata in un Medio Evo alternativo, quindi aspettatevi di tutto :P

    :look:
    [/QUOTE]
    Ah, ok.Pardon interpretazione errata del post di spiegazione :sese:
     
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    Tu sai già che ne penso, Frenz :sese:
    Ok, forse no! ""^^
    Beh, ti risparmio la valanga di cose che ti avevo detto riguardo al tuo "si vede che è un pezzo che non scrivo"ecc ecc...
    Bene, capitolo davvero messo giù a regola d'arte (secondo il mio modesto parere), descritto alla perfezione... la storia si fa interessante, molto interessante anche se normalmente non vado matta per sfondi storici...
    Una cosa la devo assolutamente dire, altrimenti poi me ne pento: Smith, avrà fatto le sue quattro cose in croce? ma gli voglio bene :asd: (anche se mi ricorda quel bastardo del moroso di mia sorella, lui lo odio... e anche tanto!)!

    Beh, non sapendo più che dire, concludo qui^^
    Continua presto e piantala di dire cacchiate come:
    CITAZIONE
    (messa così sembra che abbia degli alti stilistici °__°")

    mi danno sui nervi e poi divento bastarda e cattiva!
     
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    CITAZIONE (KingMickey @ 20/12/2009, 15:39)
    Bene, capitolo davvero messo giù a regola d'arte (secondo il mio modesto parere), descritto alla perfezione... la storia si fa interessante, molto interessante anche se normalmente non vado matta per sfondi storici...
    Una cosa la devo assolutamente dire, altrimenti poi me ne pento: Smith, avrà fatto le sue quattro cose in croce? ma gli voglio bene :asd: (anche se mi ricorda quel bastardo del moroso di mia sorella, lui lo odio... e anche tanto!)!

    Ma grazie infinite carissima^^
    Comunque, per la storia, ti ricordo che devi ringraziare solo Sieg, dato che la trama è quasi esclusivamente sua :asd:


    CITAZIONE (KingMickey @ 20/12/2009, 15:39)
    Beh, non sapendo più che dire, concludo qui^^
    Continua presto e piantala di dire cacchiate come:
    CITAZIONE
    (messa così sembra che abbia degli alti stilistici °__°")

    mi danno sui nervi e poi divento bastarda e cattiva!

    Questo mi autorizza a diventare bastardo e cattivo quando tu spari boiate del genere nei tuoi riguardi? :look:
     
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14 replies since 23/6/2009, 15:48   129 views
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