Kingdom Hearts Forum

Posts written by ~ Lev

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    Ciao, Manuel.

    Mi dispiace un sacco per questa mazzata che ti è arrivata. Mi rendo perfettamente conto del fatto che le emozioni che provi in questo momento sono probabilmente soverchianti, totali e magari anche legittime, però per quel che vale ti mando la mia solidarietà, sperando che tu riesca ad attraversare piano piano questo periodo.
    Se hai voglia di fare due chiacchiere scrivimi, sono a disposizione.
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    Non sono, probabilmente, la persona ideale per rispondere in maniera adeguata al tuo post, in quanto utente il cui arrivo coincise con l'inizio dell'ultimo anno di vita "propriamente detta" del KHF, certamente non il periodo a cui ti riferisci tu e/o alla presenza assidua della gente apparsa nel tuo incubo. Provo però a dire comunque la mia.

    Se anche un sogno fosse semplicemente un sogno, tu fai delle considerazioni molto concrete rispetto a dei patemi che accompagnano la tua attuale quotidianità, e sospetti che a questo momento della tua vita sia collegato il riemergere di conflitti che credevi chiusi. Mi viene da pensare che, forse, la verità non stia in conclusioni semplici. Di solito, con le nostre battaglie interiori acquisiamo una capacità di convivenza più o meno funzionale che può sfociare anche, perché no, in veri e propri periodi, pure molto lunghi, di pace, in cui pare sia tutto risolto o quantomeno, appunto, archiviato. Ma una vecchia ferita, quando il tempo è sfavorevole, può sempre tornare a far male, e persino riaprirsi. Mi sembra plausibile che entrare in un contesto così ricco di talento come quello che descrivi possa aver messo seriamente alla prova i punti (semi-)fermi che avevi raggiunto, rispetto alla tua insicurezza sul fatto se avessi qualcosa da esprimere, e su come tirarlo fuori.
    Per quanto sia decisamente difficile sfuggire alle solite botte di pressione capitalista sul timore di essere in ritardo, di non aver agito a sufficienza, di non essere adeguati e tutto il resto, in linea di massima ricorda che non esistono gerarchie. I tuoi colleghi hanno i loro cervelli, le loro sensibilità, le loro creatività, tu hai le stesse cose alla maniera tua. Potrebbe capitare che, nell'ambito di un contesto lavorativo o comunque performativo, loro riescano a ottenere risultati che si sarebbe tentati di giudicare "superiori", almeno relativamente al riconoscimento che gli viene accordato da figure più o meno autorevoli e anche da te, ma questo non dice tutto sul valore di quello che hai da dire tu, in primo luogo perché nessuno è nella tua testa, e in secondo luogo perché non è scritto da nessuna parte che il giudizio che può venire espresso su di te sia esaustivo o anche solo parzialmente centrato. In buona sostanza, non è qualcosa che si possa controllare, uno fa quello che può alla maniera sua, ovviamente influenzato dal contesto in cui si trova e inevitabilmente intenzionato a infondere il proprio nel suddetto, ma insomma, va come va e succedono le cose che capita succedano. Tieniti i tuoi dubbi se proprio ti sono connaturati, ma non cedere a facili rinunce e privazioni. Se a Los Angeles ci sei arrivata ora, di fatto non ci saresti potuta arrivare prima.

    Per quanto riguarda la seconda questione che poni, come utente credo di avere le mie colpe nei confronti di alcune delle persone con cui ho interagito qui nel corso del 2013, persone che contarono molto su di me e che io trascurai, in un caso addirittura abbandonai, provocando forse più danni di quanto non potessi immaginare e capire. Non avrebbe senso cercare di ricontattare chicchessia e avanzare delle scuse dieci anni dopo, anche perché non avrei modo di farlo, quindi posso solo sperare di stare ampiamente sopravvalutando gli effetti del mio comportamento di allora, cosa peraltro molto probabile, ma che non posso dare per scontata.
    Io da questo forum ho ricevuto praticamente solo stimoli positivi, anche nei momenti di contrasto più duro, ma sono sicuro che il clima molto specifico che si respirava qui e, in qualche modo, in giro per l'Internet di quel periodo, votato a una comunicazione a tratti netta e brutale (in modo molto diverso da quella dei social), che si connetteva con l'esigenza di molti utenti di crearsi un personaggio che godesse di un certo carisma anche "tossico", possa aver inflitto dei traumi a più di qualche povera anima isolata, anche perché, pur non volendo generalizzare, diciamo che all'epoca frequentare questi angoli di Internet era almeno in parte sintomatico di un rapporto particolarmente sofferto con la vita "là fuori", e quindi di un tipo molto specifico di fragilità emotiva che, di fronte alle modalità "espressive" di certi utenti, poteva forse aprire la strada a ferite profonde. A me non è mai capitato di subire nulla del genere, ma ci sono andato vicinissimo in più occasioni, epperò ho sentito storie di persone meno fortunate (soprattutto, anzi, soltanto ragazze) che, guarda un po', ancora si portano le cicatrici e, come te, hanno incubi francamente terrificanti legati ad ambienti come questo, roba che a sentirmeli raccontare mi si è rivoltato lo stomaco e mi sono venute le lacrime agli occhi.
    Non ci sono risposte e soluzioni facili di fronte a dinamiche di questo tipo, però trovo sempre importante parlarne e contare sul supporto di persone care che possano aiutare a reggersi e ad accettarsi.

    Internet fa male, come fa male la strada e come fa male la natura selvaggia.
    Qualsiasi rapporto tu intrattenga con le tensioni che ti attraversano e i dolori che ti tormentano, e nonostante dubiti che sia possibile essere davvero in pace con se stessi, spero che le circostanze e la vicinanza altrui ti aiuteranno a non sentirti radicalmente sbagliata, fuori tempo, inadeguata, qualsiasi aggettivo gratuitamente annientante e mortificante ti attribuiresti.
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    Gadadu - Cicadas
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    Ryuichi Sakamoto - Asience
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    Takashi Yoshimatsu - Dream Colored Mobile
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    Yoko Kanno - Sad Waltz
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    J.M.D. Leonard - Theme and Variations for Piano
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    Masashi Hamauzu - Sanzui
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    Deniz Akbulut - Autumn's Fall
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    Kana Shibue - Gen ni Asobare
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    Kosuke Mizukami - Ash Climbing
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    Porcupine Tree - Harridan

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    Heitor Villa-Lobos - Bachianas Brasileiras No.4, II. Coral: Canto do Sertão
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    Kosuke Mizukami - Geo Frontier
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    Di questi tempi, sto svolgendo una serie di riflessioni di natura nettamente contraria a quella della persona che sono sempre stato, giunte in seguito a numerosi cambi di prospettiva e a "batoste morali" che mi hanno condotto a riconsiderare notevolmente il mio sistema di valori.

    Negli ultimi mesi ho gradualmente messo da parte tutti i miei interessi. L'unica forma di intrattenimento e, se proprio vogliamo, di godimento artistico di cui senta ancora il bisogno consiste nell'ascoltare ogni tanto un po' di musica, ma senza che ci siano di mezzo quelle velleità creative e di approfondimento che avevo in passato (e a cui ho rinunciato non per solenne decisione, ma per progressivo e spontaneo distacco). Mi sono reso conto di aver trascorso gran parte della mia vita a consumare prodotti mediatici, che pur avendomi dato tanto durante la preadolescenza e i primissimi anni dell'adolescenza, sono poi diventati fondamentalmente un mezzo di escapismo e di anestesia a cui mi sono abbandonato completamente, convincendomi pure di avere nei confronti di essi un approccio critico ed edificante tale da renderli autentiche e rilevanti esperienze di vita vissuta, così da non dover aprire davvero gli occhi e rendermi conto che il mio altro non era se non un disperato sbafo a tempo perso.
    Mi sono così accorto di non sapere essenzialmente nulla del mondo, quel mondo più-che-post-moderno ormai illeggibile e apparentemente diretto verso la sua completa dissoluzione. Il presente è preoccupante, il futuro lo è ancora di più, e io non sono minimamente equipaggiato non solo per fare la mia parte e cercare di intervenire, nel mio piccolo, per migliorare le cose ed essere un appoggio per chi mi è vicino, ma anche semplicemente per sopravvivere in quanto individuo autosufficiente e indipendente (non solo economicamente). Ho trascorso quasi l'interezza dell'ultimo decennio all'insegna del fancazzismo assoluto, rinchiudendomi nei miei patemi e nella mia pigrizia, vivendo all'insegna di un egocentrismo incapace di aprirsi agli altri e avere cura di loro, identificandomi esclusivamente nel desiderio di recuperare un passato luminoso.

    Ma si è fatta ora di archiviare quei giorni e quella sensibilità, è il momento di ingoiare il boccone amaro del presente così com'è; non è più tempo per rifiutare capricciosamente la realtà e il mondo, anche perché il mio non voler fare niente non ha più alcuna rilevanza. Quello che invece conta è ciò che posso fare e che devo fare. Del resto, non siamo più ai tempi del boom economico e i prossimi decenni si prospettano apocalittici, quindi mi pare quasi una conseguenza naturale che la mia (non) volontà sia, rispetto a questi incontestabili fatti, perfettamente impossibilitata a sussistere, priva di qualsiasi giustificazione: restare bambini non è semplicemente più pensabile e attuabile.
    Due anni fa sono tornato all'Università e, anche se una Laurea in Filosofia serve probabilmente a poco a uno che non abbia veramente qualcosa da dire in questo campo, ormai è questa la strada che ho scelto, ed è da qui che devo partire per provare a capire in quale direzioni orientarmi, anche solo per provare a campare. Del resto, nel mio ambito di studi riesco tutto sommato molto bene, nonostante il mio disinteresse nei confronti della materia.
    Che però, in realtà, è disinteresse nei confronti di tutto: questo è uno dei maggiori ostacoli che in questo momento ho davanti. Anche se sono teoricamente arrivato a capire di cosa mi dovrei preoccupare e curare, non "sento" nessun corrispondente stato di urgenza. Sono talmente anestetizzato da non percepire l'importanza di ciò che so essere fondamentale. Ed è qui che cedo nuovamente alla pigrizia, la caratteristica che più di tutte mi definisce, e mi blocco, senza riuscire ad agire. A questo si aggiunge un generale disorientamento rispetto all'enorme quantità e profondità delle "grandi questioni" che caratterizzano il nostro presente: non riesco a capire cosa conta davvero studiare, su quali argomenti documentersi, e come farlo; quali attività è opportuno saper fare e, ancora una volta, in che modo.

    Insomma, in questo momento credo di aver bisogno di suggerimenti pratici su come vivere in maniera altrettanto pratica, facendo quello che devo fare senza assecondare il mio infantilismo. Ho accettato lo scorrere del tempo, ho fatto pace con la consapevolezza di non aver vissuto la mia gioventù, ho messo da parte ogni scusante pseudo-depressiva e non vagheggio più ideali di salvezza che non mi richiedano di soffrire e faticare. Non ci sono ulteriori conclusioni da raggiungere in questo campo, so esattamente di avere tutto da imparare e di doverlo fare in tempi strettissimi. Sono disposto a riconoscermi un bambino troppo cresciuto, e non col fine di umiliarmi e abbandonarmi nuovamente al disfattismo perché "ormai è tardi", ma anzi proprio per chiarire con franchezza una condizione da cui non resta che ripartire.

    Come si fa, quindi, a convivere con la fatica, con lo sforzo, con il lavoro? Come si fa a vederle come cose normalissime, che fanno parte della propria quotidianità, e non come deterrenti cronici? Non credo sia una questione di distrazioni, perché riesco senza problemi a metterle tutte da parte. La questione è, in termini assurdi quanto diretti, "fare e basta quel che va fatto e basta", partendo dal dovere per, si spera, riformare anche la propria volontà, trasformando la forzatura in un agire deliberato di cui si riconosce l'imprescindibilità.
652 replies since 3/9/2012
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